Citazioni errate

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Raccolta di citazioni generalmente ritenute corrette, ma in realtà errate.

Indice
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Rovine del tempio di Apollo a Delfi, dove era scritta l'esortazione «conosci te stesso» (γνῶθι σαυτόν), poi erroneamente attribuita a Talete, Solone, Chilone e Socrate
  • 640K dovrebbero essere sufficienti per chiunque. (Bill Gates)
La citazione risalirebbe al 1981, ma contesto e occasione sono sconosciuti e lo stesso Gates ha più volte negato di averla pronunciata.
  • A pensar male degli altri si fa peccato ma spesso ci si indovina. (Giulio Andreotti)
La citazione viene solitamente ed erroneamente attribuita ad Andreotti, ma appartiene a Pio XI, che la espresse nella forma: «A pensar male del prossimo si fa peccato ma si indovina». Lo stesso Andreotti, nel suo libro Il potere logora..., riferisce di averla ascoltata dal Vicario di Roma, cardinal Marchetti Selvaggiani, nel 1939, durante gli studi di Giurisprudenza all'Università Lateranense.
Questa citazione viene classicamente attribuita a Freud, tuttavia la prima attribuzione allo psicoanalista austriaco sembrerebbe risalire ad un articolo del 1950, undici anni dopo la sua morte. Inoltre diverse fonti hanno confermato che si tratta di una citazione apocrifa.
  • Ahi ahi ahi, signora Longari: mi è caduta sull'uccello. (Mike Bongiorno)
Il conduttore si sarebbe rivolto con questa frase alla signora Giuliana Longari, concorrente del quiz televisivo Rischiatutto, che stava rispondendo a domande sulla storia romana. Sebbene molti ricordino il dialogo in questione, la circostanza è sempre stata smentita dagli interessati e non sono mai state rinvenute registrazioni della frase citata.
La frase, in genere, viene erroneamente attribuita a Franklin. La citazione corretta però è «[...] è impossibile essere sicuri di qualcosa se non della morte e delle tasse [...]» ed è tratta da The Cobler of Preston (1716) di Christopher Bullock.
Benché Adorno sia noto, insieme a Horkheimer, anche per aver dato un «contributo ineludibile» al «tema dell'oppressione animale e del suo ruolo nelle strutture del dominio sociale» (cfr. Annamaria Rivera), la frase sopra riportata — citata per la prima volta nel libro Un'eterna Treblinka (Eternal Treblinka, 2002) di C. Patterson e ripresa dall'organizzazione animalista PETA in apertura del proprio sito — risulta errata, dato che l'unico passaggio simile negli scritti di Adorno esprime un concetto più ampio: «Le atrocità sollevano un'indignazione minore, quanto più le vittime sono dissimili dai normali lettori, quanto più sono "more", "sudice", dago. Questo fatto illumina le atrocità non meno che le reazioni degli spettatori. Forse lo schema sociale della percezione presso gli antisemiti è fatto in modo che essi non vedono gli ebrei come uomini. L'affermazione ricorrente che i selvaggi, i negri, i giapponesi, somigliano ad animali, o a scimmie, contiene già la chiave del pogrom. Della cui possibilità si decide nell'istante in cui l'occhio di un animale ferito a morte colpisce l'uomo. L'ostinazione con cui egli devia da sé quello sguardo – "non è che un animale" – si ripete incessantemente nelle crudeltà commesse sugli uomini, in cui gli esecutori devono sempre di nuovo confermare a se stessi il "non è che un animale", a cui non riuscivano a credere neppure nel caso dell'animale». (da Minima moralia)
  • Bisogna avere sempre una mente aperta, ma non così aperta che il cervello caschi per terra. (Piero Angela)
La paternità di questo celebre aforisma è incerta: è stato attribuito a varie personalità, specie di ambito scientifico, prima che a Piero Angela, il quale lo attribuisce a James Randi. Lo si può considerare un proverbio inglese.
  • C'è qualcosa nell'esteriorità di un cavallo che si attaglia all'interiorità di un uomo. (Winston Churchill)
Secondo The quote verifier: who said what, where, and when, Keyes, Macmillan, 2006, p. 91 ISBN 0312340044, ha citato questa frase riferita a Churchill, ma risale al diciannovesimo secolo, ed è stata di volta in volta attribuita tra gli altri ad Henry Ward Beecher, Oliver Wendell Holmes, Theodore Roosevelt, Thomas Jefferson, Will Rogers e Lord Palmerston. Risulta un uso documentato in George William Erskine Russell, Social Silhouettes, 1906, p. 218, in cui la frase è attribuita a Lord Palmerston.
Questa frase viene attribuita da Gianni Brera a Guicciardini, che in realtà non pronunciò né scrisse mai queste parole. Brera utilizzò questa citazione in varie opere di natura storica e in vari articoli. Il giornalista ammise di essersi inventato la citazione in questo pezzo tratto da un suo articolo: «Il ragazzino Campanella crotonese come Milone! consola il cronista di ogni sconsiderata nequizia commessa in pedata e lo esime per una volta dal parafrasare ser Francesco Guicciardini, al quale ha fatto dire ormai da molti anni: Che se tu fiderai nelli italiani, sempre aurai delusione.»
La frase è stata attribuita a Louis-Adolphe Thiers.
La citazione viene spesso attribuita a Schopenhauer, tuttavia quando il filosofo riporta la frase nell'opera Parerga e paralipomena cita esplicitamente lo scrittore spagnolo Mariano José de Larra e, in particolar modo, l'opera El doncel de Don Enrique el doliente.
  • Chi non legge, a 70 anni avrà vissuto una sola vita: la propria. Chi legge avrà vissuto cinquemila anni: c'era quando Caino uccise Abele, quando Renzo sposò Lucia, quando Leopardi ammirava l'infinito... perché la lettura è un'immortalità all'indietro. (Umberto Eco)
Diffusasi nei social network all'indomani della morte di Eco, la citazione appare falsa. Un brano simile, nelle opere di Eco, è il seguente da La bustina di Minerva: «Non ce ne rendiamo conto, ma la nostra ricchezza rispetto all'analfabeta (o di chi, alfabeta, non legge) è che lui sta vivendo e vivrà solo la sua vita e noi ne abbiamo vissuto moltissime. Ricordiamo, insieme ai nostri giochi d'infanzia, quelli di Proust, abbiamo spasimato per il nostro amore ma anche per quello di Piramo e Tisbe, abbiamo assimilato qualcosa della saggezza di Solone, abbiamo rabbrividito per certe notti di vento a Sant'Elena e ci ripetiamo, insieme alla fiaba che ci ha raccontato la nonna, quella che aveva raccontato Sheherazade».
  • Ci siamo rotti i coglioni dei giovani del Mezzogiorno, che vadano a fanculo i giovani del Mezzogiorno! Al Sud non fanno un emerito cazzo dalla mattina alla sera. Al di là di tutto, sono bellissimi paesaggi al Sud, il problema è la gente che ci abita. Sono così, loro ce l'hanno proprio dentro il culto di non fare un cazzo dalla mattina alla sera, mentre noi siamo abituati a lavorare dalla mattina alla sera e ci tira un po' il culo. (Matteo Salvini)
Molte fonti sostengono che Salvini abbia pronunciato questo discorso durante il congresso Giovani Padani del 2013. In realtà la prima parte della citazione è stata pronunciata da Luca Salvetti, dei Giovani padani Valle Camonica, mentre la seconda parte è stata pronunciata da Michael Quercia, dei Giovani padani della Romagna. Entrambi gli interventi risalgono allo stesso congresso del 2013 precedentemente menzionato.
  • Ci sono decenni in cui non succede nulla e ci sono settimane in cui sembrano passati decenni. (Lenin)
Forse ispirata da questo passaggio del Compito principale dei nostri giorni (11 marzo 1918): «In pochi giorni noi abbiamo distrutto una delle monarchie più antiche, più potenti, più barbare e più feroci. In pochi mesi abbiamo attraversato una serie di tappe dalla politica di conciliazione con la borghesia al superamento delle illusioni piccolo-borghesi, compiendo un percorso per il quale altri paesi hanno speso decenni.»
  • Ci sono più sciocchi che furbi al mondo, altrimenti i furbi non avrebbero abbastanza da vivere. (Samuel Butler)
There are more Fools than Knaves in the World, else the Knaves would not have enough to live upon.
La citazione viene erroneamente attribuita al Samuel Butler vittoriano da Guido Almansi che la riporta nella raccolta Dizionario dei luoghi non comuni; in realtà la citazione è tratta da un poema del Samuel Butler seicentesco.
In realtà non esistono prove che Ciotti abbia effettivamente proferito tale frase. Più recenti ricostruzioni la attribuiscono ad altri giornalisti, quali Ezio Luzzi, Nuccio Puleo, Niccolò Carosio o Luigi Prestinenza, oppure sostengono che non sia mai stata pronunciata da nessun cronista di Tutto il calcio minuto per minuto.
  • Colpire tutto ciò che si muove a pelo d'erba. Se è il pallone, meglio. (Nereo Rocco)
Nel libro Nereo Rocco: la leggenda del paròn si legge che tra le tante frasi storiche attribuite al paròn una, indimenticabile, va cancellata e il riferimento è proprio a questa citazione. Nello stesso libro Rivera inoltre aggiunge: «Una frase come questa Rocco non l'avrebbe detta nemmeno da ubriaco [...] Io l'ho sentito un'infinità di volte raccomandare una marcatura stretta, asfissiante. Non gli ho mai sentito dire di far male a qualcuno. Sono certo che non gli è mai venuto in mente.» Aurelio Scagnellato (capitano del Padova) parla di frase attribuita che è diventata poi una leggenda metropolitana.
  • Come capo scientifico, datemi Scott; per un rapido ed efficiente viaggio polare, Amundsen; ma quando la situazione è disperata e non sembra esserci via d'uscita, inginocchiatevi e pregate per Shackleton. (Raymond Priestley)
L'attribuzione originale di questa citazione è spesso erroneamente attribuita a Priestley, il quale sta però citando Apsley Cherry-Garrard che nel suo libro Il peggior viaggio del mondo scrisse: «Per organizzare un lavoro congiunto di tipo scientifico e geografico, datemi Scott; per un viaggio d'inverno, Wilson; per una capatina al Polo e nient'altro, Amundsen; ma se mi trovo in un dannato buco e voglio uscirne, datemi Shackleton tutte le volte.»
  • Con la forza della verità, in vita, ho conquistato l'universo.
In originale: Vi Veri Veniversum Vivus Vici (V.V.V.V.V.). Nel film V per Vendetta il protagonista V attribuisce questa citazione al Faust. L'attribuzione è certamente errata in quanto la citazione non è presente né nell'opera teatrale La tragica storia del Dottor Faust di Christopher Marlowe né tanto meno nel Faust di Johann Wolfgang von Goethe, per approfondire vedi qui.
  • Concedimi la serenità di accettare le cose che non posso cambiare, il coraggio per cambiare quelle che posso e la saggezza per riconoscerne la differenza. (Francesco d'Assisi)
Citazione attribuita erroneamente a San Francesco da Alexander Dubcek, talvolta attribuita anche ad Agostino d'Ippona e Aristotele. La citazione è tratta invece dalla Serenity Prayer di Reinhold Niebuhr.
  • Conosci te stesso.
La citazione è stata attribuita a Talete, Solone, Chilone, Femonoe e all'oracolo di Apollo. Qualcuno attribuisce la frase a Socrate, vissuto tuttavia in un periodo storico successivo; tale massima può comunque considerarsi uno dei fondamenti della sua filosofia. Stando a quanto narrano Platone nel Protagora, Marco Tullio Cicerone nel De oratore, Senofonte nei Detti memorabili di Socrate, Pausania e Plutarco, un giorno i sette savi si sarebbero riuniti a Delfi e avrebbero scritto a lettere d'oro nel tempio di Apollo tale motto: Γνω̃θι σαυτόν in greco antico (Nosce te ipsum in latino). Tuttavia, stando a quanto riporta Giuseppe Fumagalli, sembrerebbe che il reale significato della frase fosse stato frainteso. Tale frase infatti faceva parte di due versi che indicavano le norme etiche da rispettare nel tempio di Apollo. Questo verso, in particolare, invitava semplicemente i visitatori a chiarirsi bene le idee sulla domanda da porre all'oracolo, prima di interrogarlo. Tuttavia già nel IV secolo a.C. i versi non erano più interpretati in tal modo.
Diogene Laerzio in Vite dei filosofi attribuisce la frase a Talete e afferma, tra l'altro, che «conoscere se stessi» sarebbe stata la risposta del filosofo a chi lo interrogava su cosa fosse realmente difficile. Antistene di Rodi nelle Successioni dei filosofi attribuisce il motto a Femonoe e afferma che successivamente se ne appropriò Chilone. Vedi anche qui.
Frase attribuita erroneamente a Tertulliano, non appare in nessuno dei testi originali conosciuti. Citazione corretta: «È credibile perché è sciocco». La citazione viene attribuita erroneamente anche ad Agostino d'Ippona.
La prima traccia di questa citazione risale al 1777 ed è una raccolta di pensieri filosofici intitolata Pensées Nouvelles et Philosophiques. In questa raccolta la frase viene attribuita a Bernard le Bovier de Fontenelle ma la fonte è abbastanza debole perché risale a venti anni dopo la morte dello scrittore. Presumibilmente la citazione è opera di un anonimo. La frase viene spesso attribuita a Napoleone che probabilmente invece la citò soltanto. Anche Mark Twain e James Joyce, successivamente, hanno citato questa frase e talvolta la citazione è attribuita erroneamente a uno di loro.
In realtà come l'autore stesso sottolinea in Aforismi sulla saggezza del vivere, si tratta di una «massima araba molto efficace e poco nota».
In realtà l'autore originale della citazione risulta essere Eugène Ionesco.
  • E coloro che sono stati visti danzare erano ritenuti pazzi da coloro che non potevano ascoltare la musica. (Friedrich Nietzsche)
La frase viene spesso attribuita a Nietzsche sia in lingua italiana che in lingua inglese, tuttavia non vi è alcuna evidenza che la citazione appartenga realmente al filosofo tedesco. La prima attribuzione nota a Nietzsche risale infatti solo al 2003, più di cento anni dopo la sua morte. Una delle prime tracce di questa citazione risale al 1927, quando venne riportata in una versione molto simile dal giornale londinese The Times. In quell'articolo la citazione era stata etichettata come "vecchio proverbio" ("old proverb)".
  • E il mare concederà a ogni uomo nuove speranze, come il sonno porta i sogni. (Cristoforo Colombo)
La citazione è stata inventata di sana pianta da Larry Ferguson, sceneggiatore del film Caccia a Ottobre Rosso (1990). Ferguson ha poi attribuito la citazione a Colombo.
  • È meglio rimanere in silenzio ed essere considerati imbecilli piuttosto che aprire bocca e togliere ogni dubbio.
La citazione viene erroneamente attribuita ad Abraham Lincoln (prima traccia nel Golden book magazine del novembre 1931), Mark Twain (prima traccia in un articolo di un giornale canadese del 1953) e in misura minore a Confucio, John Maynard Keynes e Arthur Burns. Inoltre diversi proverbi esprimono un concetto simile, tra questi ne va ricordato uno incluso nel Libro dei Proverbi della Bibbia: «Anche lo stolto, se tace, passa per saggio | e, se tien chiuse le labbra, per intelligente.». In realtà la citazione sembrerebbe appartenere a Maurice Switzer, infatti una prima traccia di questa frase si ritrova proprio nel suo libro, Mrs. Goose, Her Book del 1907.
  • È molto difficile fare previsioni, specialmente riguardo al futuro. (Niels Bohr)
L'autore della citazione è sconosciuto. La prima apparizione nota della frase è in lingua danese, nel libro Farvel og Tak (1948) di K. K. Steincke. La prima attribuzione a Bohr risale al 1971 (ben nove anni dopo la morte dello scienziato, nel 1962), nel Bulletin of the Atomic Scientists. È possibile che Bohr abbia citato la frase, ma è alquanto improbabile che sia stato lui a coniarla.
  • Egli usa la statistica come un ubriaco usa i lampioni - come appoggio, non come illuminazione.
Questa frase deriva da una simile di Alfred Edward Housman relativa ai manoscritti, ed è stata pronunciata dallo scrittore scozzese Andrew Lang; tuttavia, viene spesso attribuita erroneamente a diverse persone, tra cui Mark Twain.
Sherlock Holmes non ha mai pronunciato questa frase, Arthur Conan Doyle non l'ha mai scritta. Tuttavia in una pagina de Il caso dell'uomo deforme c'è uno scambio di battute che potrebbe aver generato la leggenda: Watson, dopo aver ascoltato una delle proverbiali deduzioni di Holmes, dice: «Semplice!». E Holmes risponde: «Elementare!».
Nonostante il testo riportato da Las Cases nel Memoriale di Sant'Elena fosse differente, si diffuse in forma orale la versione sopra citata, «dovuta certamente a qualche bonapartista che volendo conservare la riputazione di profeta al suo idolo, pensò di rimandare di quarant'anni il giorno fissato per il compimento di una delle sue più notevoli predizioni politiche», come spiega Giuseppe Fumagalli. Citazione corretta: «Prima che passino dieci anni, tutta l'Europa può essere cosacca, o tutta avere la forma repubblicana».
La frase, che molti ritengono pronunciata da Galileo Galilei al tribunale dell'Inquisizione al termine dell'abiura dell'eliocentrismo, in realtà non si trova in alcun documento del XVII secolo. Il primo scrittore ad aver menzionato la frase è stato il giornalista Giuseppe Baretti, che aveva ricostruito la vicenda per il pubblico inglese in un'antologia pubblicata a Londra nel 1757, Italian Library.
  • Fatta l'Italia, bisogna fare gli italiani.
L'Italia è fatta, gl'italiani sono ancora da farsi.
L'Italia è fatta, gli Italiani sono da farsi.
La frase viene spesso attribuita a Massimo d'Azeglio in diverse forme. In realtà essa rappresenta una sintesi non completamente fedele di un pensiero espresso dallo stesso d'Azeglio ne I miei ricordi (1867): «[...] il primo bisogno d'Italia è che si formino Italiani dotati d'alti e forti caratteri. E pur troppo si va ogni giorno più verso il polo opposto: pur troppo s'è fatta l'Italia, ma non si fanno gl'Italiani.» Molte fonti riportano che il primo a citare la frase di d'Azeglio in questa forma fosse stato Ferdinando Martini nel 1896 e per questo motivo qualcuno arriva ad attribuire questa versione della frase allo stesso Martini. In realtà le prime attribuzioni a d'Azeglio di questa versione (o comunque di versioni molto simili) della frase risalgono a ben prima del 1896: Rivista sicula di scienze, letteratura ed arti (1870), conferenze di Francesco De Sanctis a Napoli (1872-1873), L'Italia vivente di Leone Carpi (1878). Ne deriva che l'attribuzione a Martini è indubbiamente erronea.
  • Fin dalla più tenera età, ho rifiutato di mangiar carne e verrà il giorno in cui uomini come me guarderanno all'uccisione degli animali nello stesso modo in cui oggi si guarda all'uccisione degli uomini. (Leonardo da Vinci)
Benché il vegetarianismo di Leonardo sia attestato da una lettera del navigatore Andrea Corsali a Giuliano de' Medici, e Giorgio Vasari abbia descritto la compassione di Leonardo per gli animali, queste esatte parole non sono di Leonardo. Scrive in proposito Alessandro Vezzosi, fondatore del Museo ideale Leonardo da Vinci: «La fonte di questa erronea attribuzione è da ascriversi alla peraltro eccellente antologia di articoli di scrittori, filosofi, scienziati e altri personaggi illustri intitolata The Extended Circle: A Commonplace Book of Animal Rights (1985) di Jon Wynne-Tyson. Tale citazione a sua volta era stata tratta da un romanzo (che aveva riportato anche alcune citazioni reali di Leonardo) di Dimitri Merejkowski intitolato The Romance of Leonardo da Vinci (tradotto dal russo nel 1928)».
  • Follia è fare sempre la stessa cosa ed aspettarsi risultati diversi.
La citazione viene spesso attribuita erroneamente ad Einstein e talvolta anche a Benjamin Franklin e Mark Twain. In realtà essa proviene da un documento del 1981 dei Narcotici Anonimi. Molte fonti attribuiscono la citazione a Rita Mae Brown, ma ella cita solamente la frase nel suo libro Sudden Death.
  • Genova, aria senza uccelli, mare senza pesci, monti senza legna, uomini senza onore e donne senza pudore. (Dante Alighieri)
La paternità di questo proverbio è ignota.
  • Gli italiani corrono sempre in aiuto del vincitore. (Ennio Flaiano)
Riportando le parole dello stesso Flaiano: "Bruno Barilli scrisse: «L'italiano vola in soccorso del vincitore»". Si veda anche l'articolo Cagliostro apparso su Il Mondo il 4 giugno 1949: "La verità è che molti italiani sono soltanto degli ottimi e incondizionati ammiratori: e questa loro tendenza è aggravata da quell'altra tendenza mirabilmente intuita da Bruno Barilli con queste parole che ricaviamo da un Suo vecchio scritto: «Gli italiani volano in soccorso del vincitore»." Una frase simile è presente ne Il paese del melodramma di Barilli: "Voi volate sempre in soccorso del vincitore".
La citazione spesso viene erroneamente attribuita a George Bernard Shaw. In realtà la citazione originale «A scout troop consists of twelve little kids dressed like schmucks following a big schmuck dressed like a kid.» («Un reparto scout è formato da dodici piccoli bambini vestiti da cretini che seguono un grande cretino vestito da bambino.») fu pronunciata da Jack Benny. Il comico infatti ironizzava spesso sugli scout nei suoi spettacoli radiofonici e televisivi, come molti altri comici negli anni '60.
  • Hai una pistola in tasca o sei semplicemente felice di vedermi? (Mae West)
Questa frase viene spesso indicata come una battuta di Mae West nel film Lady Lou - La donna fatale del 1933. Tuttavia Fred R. Shapiro nel suo libro The Yale Book of Quotations asserisce che tale battuta non è presente né in questo né in altri film della West realizzati prima del 1967. Nel corso dell'opera teatrale Catherine was great messa in scena a Broadway nel 1944, Mae West improvvisando pronuncia la battuta: «Is that your sword or are you just glad to see me?» («È la tua spada o sei semplicemente felice di vedermi?»). Nella pagina delle citazioni del libro The Wit and Wisdom of Mae West del 1967 alla West viene attribuita la frase «Is that a gun...» ma non viene indicata alcuna fonte a sostegno. Solo nel film Sextette del 1978 Mae West pronuncia inequivocabilmente la famosa battuta. La frase ha avuto fortuna nel corso degli anni ed è stata anche riportata in diverse varianti.
  • Ho visto cose che voi umani non potete neppure immaginare. (Blade Runner)
Citazione corretta: «Io ne ho viste cose che voi umani non potreste immaginarvi.» La citazione, parte del celebre monologo del personaggio Roy Batty, viene riportata spesso in maniera errata: nelle varianti non potreste immaginare, non potreste neanche immaginarvi, non potreste neanche immaginare, o omettendo una o entrambe delle due parole iniziali, Io ne. Il doppiaggio italiano non è comunque del tutto fedele all'originale, poiché una traduzione letterale sarebbe io ne ho viste cose che voi altri (e non "voi umani") non potreste immaginarvi; in lingua inglese, l'espressione "you people" è utilizzata per descrivere un gruppo di persone al quale non si appartiene (diversa razza, abitudini, ecc.), ed è considerata sostanzialmente dispregiativa. Per approfondire, vedi qui.
Questa frase viene spesso attribuita erroneamente a Jim Lovell. Nella sua versione originale la citazione infatti era "Okay, Houston, we've had a problem here." ("Okay, Houston, abbiamo avuto un problema qui") ed era stato Jack Swigert, un altro astronauta della missione spaziale Apollo 13, a pronunciarla per primo, come si può verificare dalla cronologia ufficiale dei messaggi. La frase errata è divenuta celebre grazie al film Apollo 13, nel quale viene pronunciata proprio dal comandante Lovell, interpretato da Tom Hanks.
La citazione viene spesso erroneamente attribuita a Picasso, soprattutto da Steve Jobs che riprese più volte la frase. In realtà non ci sono evidenze a supporto di tale attribuzione. Una prima frase simile risale al 1892, William Henry Davenport Adams in quell'occasione però si riferì ai poeti e non agli artisti in senso lato: «i grandi poeti imitano e migliorano, mentre quelli piccoli rubano e si rovinano.» Poi nel 1920 Thomas Stearns Eliot scrisse (riferendosi sempre ai poeti): «I poeti immaturi imitano; i maturi rubano.» Nel 1959 comparve per la prima volta una frase simile in cui si faceva riferimento agli artisti e non ai poeti nello specifico: «Gli artisti immaturi prendono in prestito; gli artisti maturi rubano.» Versioni leggermente diverse di questa citazione sono state in seguito erroneamente attribuite anche a Igor' Fëdorovič Stravinskij (1967) e William Faulkner (1974).
  • Il buon cristiano dovrebbe stare attento ai matematici e a tutti i falsi profeti. C'è il pericolo che i matematici abbiano stretto un patto col diavolo per annebbiare lo spirito, e mandare l'uomo all'inferno. (Agostino d'Ippona)
Una traduzione corretta della citazione potrebbe essere: «Ecco perché un buon cristiano deve guardarsi non solo dagli astrologhi ma anche da qualsiasi indovino che usi mezzi contrari alla religione, soprattutto quando dicono il vero, per evitare che ingannino l'anima mettendola in rapporto con i demoni e la irretiscano in una specie di patto d'alleanza con loro.» La traduzione errata, diffusasi largamente nel corso del tempo, è dovuta soprattutto all'interpretazione della parola "mathematici". Come testimoniano l'Historia Augusta, un'opera contemporanea o successiva a Sant'Agostino e altre opere di Agostino come De diversis quaestionibus octoginta tribus (45.2) e De Doctrina Christiana (II, 21, 32), la parola "mathematici" a quei tempi non voleva indicare tanto i cultori della matematica, quanto gli indovini e gli astrologi. Questo appare particolarmente evidente nel De diversis quaestionibus octoginta tribus, dove si legge: «Ma contro coloro che oggi si chiamano matematici, che pretendono di sottomettere le nostre azioni ai corpi celesti, di venderci alle stelle e di riscuotere da noi il prezzo stesso col quale siamo venduti, non si può dire nulla più esattamente e brevemente di questo: non rispondono se non dopo aver consultato le costellazioni.» Infine nelle sue opere, come ad esempio in De Doctrina Christiana (II, 38), Agostino d'Ippona parla della "scienza dei numeri" in modo tutt'altro che negativo.
La citazione, spesso attribuita ad Einstein, venne pronunciata in realtà da Ashley Montagu mentre intervistava lo scienziato.
Questa citazione tradizionalmente attribuita a Machiavelli, non è attestata in nessuna delle opere machiavelliane. Nel capitolo XVIII del Principe tuttavia è presente una citazione simile e il famoso motto potrebbe essere considerato una sintesi di questa citazione: «[...] nelle azioni di tutti gli uomini, e massime de' Principi, dove non è giudizio a chi reclamare, si guarda al fine. Facci adunque un Principe conto di vivere e mantenere lo Stato; i mezzi saranno sempre giudicati onorevoli, e da ciascuno lodati [...]».
Questa citazione viene attribuita in genere a Mark Twain (Reader's Digest nel 1948 e Peter's Quotations nel 1977), ma nessuna fonte diretta sembra confermare questa attribuzione. L'aforisma è apparso per la prima volta nel 1913 su un giornale statunitense, ma in forma anonima. La citazione è stata attribuita anche a George Bernard Shaw, W. C. Fields e a Winston Churchill (nel film Lock & Stock - Pazzi scatenati). Non è ancora chiaro chi sia il vero autore della citazione.
  • Il paradiso per il clima, l'inferno per la compagnia. (Mark Twain)
La paternità della citazione viene spesso attribuita a Twain, che durante un discorso politico nel 1901 enunciava in questo modo i vantaggi di entrambi i posti dove andare una volta morto. Tuttavia il primo a dire una citazione del tutto simile a questa fu il politico Benjamin Wade: «Penso, da tutto quello che posso sapere, che il paradiso ha il miglior clima, ma l'inferno ha la miglior compagnia.»
Il 27 marzo 1955, in occasione del Giro ciclistico della Provincia, durante la radiocronaca, Nando Martellini pronunciò la frase in riferimento al Lungomare Falcomatà di Reggio Calabria, attribuendola a Gabriele D'Annunzio. Secondo lo storico Agazio Trombetta tuttavia la citazione non appartiene a D'Annunzio, che non era mai stato a Reggio Calabria e non aveva mai scritto nulla a tal proposito, come confermato anche dalla Biblioteca Dannunziana.
  • Il risentimento è come bere veleno sperando che un altro muoia.
La massima esiste anche in altre varianti (in alcune ad esempio si parla di odio e non di risentimento) e viene attribuita erroneamente a Gautama Buddha, Nelson Mandela, Agostino d'Ippona (nel film Affari di famiglia) ed altri. A quanto pare, questo concetto venne espresso per la prima volta da Emmet Fox in The Sermon on the Mount (1938), un testo molto famoso tra gli Alcolisti Anonimi: «Un cristiano non può considerare "giustificabili" l'odio o l'esecrazione in nessuna occasione e qualunque sia la tua opinione in merito non ci sono dubbi sulle conseguenze pratiche che la cosa avrebbe su di te. Potresti ingoiare una dose di acido prussico in due sorsi e pensare di proteggerti dicendo: "Questo è per Robespierre, quest'altro è per l'assassino di Bristol", ma sarà difficile avere dubbi su chi beneficerà del veleno.» La massima, nelle sue diverse varianti, pare essersi diffusa successivamente.
Potrebbe essere un adattamento da un dialogo del libro di George Berkeley Alciphron, or the Minute Philosopher (1732), mentre la "posizione ridicola" è un'aggiunta postuma (Harry R. Sargent, Pensieri per lo sport, 1894).
Come viene sostenuto in Richard M. Langworth (a cura di), Churchill by Himself: The Definitive Collection of Quotations la citazione non appartiene a Churchill. Sembrerebbe essere comparsa la prima volta in David Guy Powers, How to Say a Few Words (1953).
  • Il successo non è definitivo, il fallimento non è fatale: ciò che conta è il coraggio di andare avanti. (Winston Churchill)
Attribuita a Winston Churchill da Ken Abraham and Daniel Hart in The Prodigal Project. Book I: Genesis, 2003, p. 224, e altrove sebbene non sia indicata alcuna fonte. In realtà la frase nasce da una campagna pubblicitaria per la Budweiser alla fine degli anni '30.
Qualcuno attribuisce la frase a Karr. In realtà la citazione è di Voltaire ed è tratta dall'opera Le Mondain (1736). Karr, in Nouvelles guêpes (1853), ha ripetuto e sviluppato lo stesso concetto: «Il superfluo è diventato cosi necessario che molte persone, per procurarselo, considerano il necessario come superfluo».
  • Il tuo manoscritto è sia bello che originale, ma le parti belle non sono originali, e quelle originali non sono belle. (Samuel Johnson)
Questa citazione viene spesso attribuita a Johnson ma non trova alcun riscontro nelle opere o nelle lettere dello scrittore, né tanto meno nelle biografie di Johnson scritte dai suoi contemporanei.
La citazione è in realtà di Gian Piero Alloisio. Infatti, nonostante Gaber abbia sempre espressamente attribuito la citazione ad Alloisio, la frase è stata spesso erroneamente attribuita allo stesso Gaber. È lo stesso Alloisio ad ammetterlo nel libro Il mio amico Giorgio Gaber: «Malgrado Gaber abbia rispettato il mio "diritto di proprietà intellettuale", [la frase] quasi sempre è stata attribuita a lui. Perché? Perché funziona di più.»
La frase, citata dal filosofo animalista Tom Regan in epigrafe all'edizione italiana di un proprio libro, risulta decontestualizzata da un discorso tenuto dal cardinal Biffi cinque anni prima, in un convegno dedicato a Solov'ëv, nel periodo in cui ricorreva il centenario della morte del filosofo russo. Condividendo il pensiero di Solov'ëv, Biffi sottolineò come i valori «nuovi», anche se positivi, possano rappresentare un pericolo per la Chiesa nella misura in cui siano slegati dalla fede: «In lui [l'Anticristo], come qui [da Solov'ëv] è presentato, non è difficile ravvisare l'emblema, quasi l'ipostatizzazione, della religiosità confusa e ambigua di questi nostri anni; egli sarà un "convinto spiritualista", un ammirevole filantropo, un pacifista impegnato e solerte, un vegetariano osservante, un animalista determinato e attivo».
La citazione tradizionalmente attribuita a de Coubertin, appartiene in realtà ad un vescovo della Pennsylvania, Ethelbert Talbot. Lo stesso de Coubertin, quando la pronunciò, ne citò la fonte: la predica del vescovo durante le Olimpiadi del 1908.
Questa frase, attribuita al teologo svizzero dalla stampa, dopo un convegno tenuto a Roma nel 1984 sulla figura di Adrienne von Speyr, è stata in seguito ripresa da altri autori e attribuita anche a Giovanni Paolo II. Nel saggio Sperare per tutti (1986), rispondendo alle critiche mossegli, Balthasar ha precisato: «ecco sorgere la questione se si possa, come cristiani, stando sotto il giudizio, sperare per tutti gli uomini. Io ho osato affermarlo [...]. In una conferenza stampa tenuta a Roma, tempestato di domande sulla questione dell'inferno, avevo manifestato il mio parere, il che ha portato a fin troppo grossolane deformazioni sui giornali ("L'inferno è vuoto") [...]. Ma io non ho mai parlato di certezza, bensì di speranza», aggiungendo: «L'occhio dell'inquisizione resta puntato su di me [...]. Lo stupore manifestato [...] dimostra che non hanno mai preso conoscenza delle mie opere maggiori, nelle quali da un bel pezzo si sarebbe potuta trovare abbondante legna per il mio rogo». Nella parte conclusiva della sua TeoDrammatica (tomo V, 1983), influenzata dalle visioni di Adrienne von Speyr, Balthasar aveva difatti già sostenuto la «dilatazione della speranza», avanzando l'idea che «il peccato, il male, dev'essere limitato e finito, e che troverà pure la sua fine nell'amore che lo abbraccia». Va rilevato a margine come il teologo Elio Guerriero, curatore delle edizioni italiane delle opere di Balthasar, consideri l'espressione «vuoto», in relazione all'inferno, concretamente in linea col pensiero balthasariano, fatto salvo che si tratta di una speranza: «se l'inferno è talmente reale da provocare dolore e sofferenza (è dunque assurdo parlare di inesistenza) è anche vero che, avendolo Cristo attraversato e sconfitto con la sua morte obbediente, possiamo fondatamente sperare che esso sia vuoto. È questa la parola forte di von Balthasar, l'annuncio che egli cercò di trasmettere con un'opera sinfonica ma anche profondamente unitaria».
La citazione non compare in nessuno degli scritti, delle lettere private o di altre pubblicazioni di Mark Twain.
  • L'istruzione è ciò che rimane dopo che si è dimenticato tutto ciò che si era imparato a scuola. (Albert Einstein)
Sebbene la citazione venga talvolta attribuita allo scienziato, Einstein nel suo saggio Sull'istruzione riporta la citazione attribuendola apertamente ad un anonimo, una persona «arguta» non meglio precisata.
  • L'obiettivo della mia vita è stato annientare il comunismo. [...] Per raggiungere tale finalità ho approfittato della mia posizione nel Partito e nel Paese. [...] Quando El'cin ha distrutto l'URSS, ho lasciato il Cremlino, e qualche giornalista ha immaginato che piangessi per questo. Ma non ho affatto pianto, perché sono stato io a farla finita con il comunismo in Europa. (Michail Gorbačëv)
La citazione non datata è apparentemente apparsa per la prima volta nella rivista slovacca Uzvit n° 24 e presa da un discorso tenuto nell'"università statunitense in Turchia", di cui non ci sono segnalazioni.
Questa citazione è in realtà è di James Branch Cabell, autore satirico americano. La frase originaria, contenuta nell'opera Lo stallone d'argento (1926) è «L'ottimista afferma che viviamo nel migliore dei mondi possibili, il pessimista teme che sia vero» («The optimist proclaims that we live in the best of all possible worlds; and the pessimist fears this is true»). Oppenheimer ha ripreso la frase molto tempo dopo, nei primi anni Cinquanta.
Nonostante la citazione venga spesso attribuita a Wilde, non vi sono evidenze a sostegno di tale attribuzione. La citazione è apparsa in varie forme, sempre in maniera anonima tra fine Ottocento e inizio Novecento, le più simili a quella riportata appaiono nel libro Light Interviews with Shades (1922) e in The Literary Digest di New York (1929). Erica Jong nel suo libro Paura di volare del 1973 ha proposto una variante della citazione sostituendo la parola "marito" a "moglie" e ha probabilmente contribuito alla diffusione dell'aforisma.
Si tratta di una citazione del padre, Isaac D'Israeli, tratta da The Curiosities of Literature, in "Literary Journals".
  • La grandezza di una nazione e il suo progresso morale possono essere valutati dal modo in cui vengono trattati i suoi animali. (Mahatma Gandhi)
Benché Gandhi abbia scritto altre frasi non meno animaliste (ad es. «per me la vita di un agnello non è meno preziosa di quella di un essere umano» ne La mia vita per la libertà), questa sopra riportata, spesso attribuitagli, non risulta nelle sue opere. Ne L'antica e la nuova fede (1872) di David Friedrich Strauß è presente una frase molto simile: «Il modo, in cui vengono trattati gli animali da una nazione, è la misura principale della civiltà di questa».
Si tratta invece di una teoria di Thomas Szasz.
  • La morte risolve tutti i problemi: niente uomini, niente problemi. (Stalin)
Questa citazione, erroneamente attribuita a Iosif Stalin, in realtà deriva dal romanzo I bambini di Arbat (1987) di Anatoly Rybakov. L'autore stesso ha poi ammesso di essersela inventata nel suo successivo romanzo, Romanzo-ricordo pubblicato nel 1997.
  • La musica di Wagner è molto migliore di quello che si potrebbe pensare ascoltandola. (Mark Twain)
Molti la attribuiscono a Twain, ma la citazione è di Edgar Wilson Nye. Mark Twain menziona più volte la frase citando esplicitamente Edgar Wilson Nye.
  • La parola all'uomo è stata data per nascondere il pensiero.
La citazione viene erroneamente attribuita a Charles Maurice de Talleyrand-Périgord e Joseph Fouché. Più probabilmente la citazione appartiene a Voltaire che scrisse nei Dialogues: «Ils [les hommes] ne se servent de la pensée que pour autoriser leurs injustices, et n'emploient les parles que pour déguiser leurs pensées» («Gli uomini usano il pensiero per giustificare le proprie ingiustizie, e il discorso solo per nascondere i loro pensieri»).
  • "La Rivoluzione" si fa nelle piazze con il popolo, ma il cambiamento si fa dentro la cabina elettorale con la matita in mano. Quella matita, più forte di qualsiasi arma, più pericolosa di una lupara e più affilata di un coltello. (Paolo Borsellino)
La citazione è in realtà del direttore responsabile di Siracusanews.it Giangiacomo Farina, dall'articolo "Forconi": L'alba dell'ultimo giorno. La rabbia della "Rivoluzione" ma la forza è nel voto. Siracusa al collasso del 20 gennaio 2012.
  • La storia ha insegnato quanto quella favola riguardo a Cristo ci abbia giovato. (Papa Leone X)
Secondo quanto riporta John Bale nella sua opera The Pageant of Popes, il papa Leone X avrebbe scritto questa frase in una lettera al cardinale Bembo. Sembra che il primo a narrare tale episodio sia stato proprio Bale nella sua opera. La citazione fu poi riportata da centinaia di scrittori che la estrapolarono proprio dal The Pageant of Popes. Dal momento che Bale era in guerra aperta contro il Papa e la Chiesa Romana, è ragionevole pensare che l'episodio e la citazione riportati da Bale siano in realtà falsi.
Questa frase viene attribuita a Chesterton ma non è presente nei suoi scritti. Molti la collegano ad Eretici, ma nel libro questa frase non compare. La frase sembra essere una liberissima sintesi di alcune idee di Chesterton e sembra provenire da un saggio dal titolo La visione della Chiesa in G. K. Chesterton inserto in un numero di Vita e pensiero (la rivista dell'Università Cattolica) del 1956.
Nell'episodio della risurrezione di Lazzaro, la cui salma era stata deposta in una grotta, Gesù pronuncia queste parole: «Lazzaro, vieni fuori!» (Vangelo secondo Giovanni, 11, 43). La frase viene talvolta confusa con: «Alzati, prendi il tuo lettuccio e cammina», rivolta da Gesù a un uomo che era malato da trentotto anni (Vangelo secondo Giovanni, 5, 8).
  • Le anime delle donne sono così piccole che alcuni credono che non ce l'abbiano nemmeno. (Samuel Butler)
The souls of women are so small, that some believe they've none at all.
La citazione viene erroneamente attribuita al Samuel Butler vittoriano da Guido Almansi che la riporta nella raccolta Dizionario dei luoghi non comuni; in realtà la citazione è tratta da un poema del Samuel Butler seicentesco.
Le prime attribuzioni note di questa citazione allo scienziato risalgono al 2000, molti anni dopo la sua morte, e non vi è alcuna evidenza che la citazione sia stata ideata da lui.
  • Le menti sono come i paracadute: funzionano solo quando sono aperte.
La paternità di questa citazione è incerta: alcune fonti la attribuiscono a Thomas Dewar, altre a James Dewar. Probabilmente l'ambiguità nasce dal fatto che i due hanno lo stesso cognome e sono vissuti in un periodo storico molto simile. La citazione è stata erroneamente attribuita anche ad Albert Einstein e a Frank Zappa, che appartengono ad un periodo storico successivo e hanno con tutta probabilità solamente citato la frase.
La diretta interessata ha smentito che Agnelli possa essersi espresso sul suo conto in modo così rude: «Forse proprio quella frase non l’ha detta, ma di sicuro mi ha detto: “Mozzoni, io vorrei clonarti”».
La frase appare per la prima volta in un resoconto pubblicato sul Journal Général de France il 24 giugno 1815, cioè sei giorni dopo la battaglia di Waterloo. Léon Brunschvicg esclude che sia mai stata pronunciata; l'esclamazione è invece attribuita al giornalista Michel-Nicolas Balisson de Rougemont, dell'Indépendant, o ad Alphonse Martainville, redattore del Journal de Paris.
  • Mi hanno sepolto, ma quello che non sanno è che io sono un seme. (Alda Merini)
In realtà l'autrice originale della citazione è l'attivista keniota Wangari Maathai.
  • Mi scuso con voi ma non posso smettere di fare quel che faccio perché sono Roger Federer e sono nato per dare alla racchetta istruzioni che lei credeva di non poter eseguire. (Roger Federer)
Questa è la frase conclusiva di un articolo scritto da un giornalista di Ubitennis.com ed impostato come se fosse una lettera di Federer ai suoi fan. In seguito molte fonti hanno parlato della lettera attribuendola direttamente a Federer (che l'avrebbe scritta dopo la sconfitta nelle ATP World Tour Finals 2015), citando questa o altre frasi tratte dalla lettera.
  • Mostratemi un giovane conservatore e io vi mostrerò qualcuno senza cuore. Mostratemi un vecchio liberale e vi mostrerò qualcuno senza cervello. (Winston Churchill)
La frase, al contrario di quanti molti riferiscono, non appartiene a Churchill.
  • Muore lentamente chi non si permette almeno una volta nella vita di fuggire ai consigli sensati. (Pablo Neruda)
Questo è il primo verso di una poesia dal titolo ¿Quién muere? diffusasi via posta elettronica e riportata su molti siti web. La poesia viene attribuita erroneamente a Pablo Neruda, come confermano la Fundación Pablo Neruda e Stefano Passigli, presidente della Passigli editori, editore delle opere di Neruda in Italia. Lo stesso Passigli ha infatti precisato: «Chi conosce la sua poesia si accorge all'istante che quei versi banali e vagamente new-age non possono certo essere opera di uno dei più grandi poeti del Novecento». La poesia appartiene in realtà alla scrittrice e poetessa brasiliana Martha Medeiros, giornalista e scrittrice brasiliana nata nel 1961.
La frase viene spesso attribuita a Galbraith, in realtà essa appartiene a John Maynard Keynes e la citazione completa è: «Ma questo lungo termine è una guida fallace per gli affari correnti: nel lungo termine siamo tutti morti.»
  • Nel tempo dell'inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario. (George Orwell)
La citazione viene spesso attribuita ad Orwell e in molti credono che tale frase sia tratta dal suo famoso libro, 1984. In realtà questa citazione non è presente né in questa né in altre opere di Orwell e la prima attribuzione della frase ad Orwell sembrerebbe risalire al 1982 (più di trent'anni dopo la pubblicazione del libro e la morte dello scrittore) nel libro australiano Partners in Ecocide. Una frase simile si ritrova nell'articolo di Antonio Gramsci, Democrazia operaia del 21 giugno 1919 sul periodico L'Ordine Nuovo: «Dire la verità, arrivare insieme alla verità, è compiere azione comunista e rivoluzionaria.»
 
La rivista Vegetarische Warte, a volte citata erroneamente come Vegetarian Watch-Tower
  • Niente aumenterà le possibilità di sopravvivenza della vita sulla Terra quanto l'evoluzione verso un'alimentazione vegetariana. (Albert Einstein)
Secondo la IVU (International Vegetarian Union), la frase inglese «Nothing will [...] increase chances for survival of life on Earth as much as the evolution to a vegetarian diet» risulta «completamente non verificata» e «sembra una cattiva traduzione dal tedesco» della frase di Einstein correttamente tradotta in inglese come «a vegetarian manner of living by its purely physical effect on the human temperament would most beneficially influence the lot of mankind» (da una lettera del 27 dicembre 1930 a Hermann Huth, editore della rivista Vegetarische Warte, che avrebbe pubblicato la frase originale). Citazione corretta: «Uno stile di vita vegetariano, per il suo effetto puramente fisico sul temperamento umano, avrebbe la più benefica influenza sulle sorti dell'umanità».
  • Non avevo idea che l'amore potesse fare così tanto ed ho capito che ogni donna è il riflesso del proprio uomo, se l'ami alla follia, lei impersonerà il sentimento. (Brad Pitt)
Questa è la frase conclusiva di una lettera che Brad Pitt avrebbe dedicato alla compagna Angelina Jolie. Secondo Snopes.com la lettera sarebbe in realtà il riadattamento di un testo che girava sul web già da molto tempo e avrebbe sfruttato la doppia mastectomia preventiva cui si era sottoposta la Jolie nel 2013 (visto il riferimento ad una "malattia" presente nel testo). Tale lettera falsa si è poi diffusa tramite i social network ed è stata pubblicata da un blog di gossip e celebrità nigeriano chiamato Couples & Co, dalla rivista egiziana di moda Identity Magazine e da tanti altri blog.
  • Non c'è bisogno di inasprire le pene per bigamia, un bigamo ha due suocere e come punizione mi pare che basti. (Winston Churchill)
La citazione viene spesso attribuita a Churchill ma fu in realtà Charles Russell a rispondere per primo «Due suocere» alla domanda «Qual è la massima pena per la bigamia?»
  • Non correre mai dietro un bus, una donna o una teoria cosmologica. Ce ne sarà sempre un'altra nel giro di pochi minuti. (John Archibald Wheeler)
Questa frase viene spesso attribuita a Wheeler ma in realtà appartiene a un professore di storia francese dell'Università di Yale.
  • Non è la specie più forte o la più intelligente a sopravvivere, ma quella che si adatta meglio al cambiamento. (Charles Darwin)
Questa frase è tradizionalmente attribuita a Darwin e in genere si ritiene che tale citazione sia tratta dal libro L'origine della specie (Origin of Species). In realtà tale citazione non è presente in nessuno degli scritti di Darwin, come confermato anche dallo storico John van Wyhe. Con ogni probabilità la citazione è da attribuire a Leon C. Megginson, professore universitario e saggista statunitense. Questa citazione è tuttora riportata sul pavimento di pietra della California Academy of Sciences, ma l'attribuzione a Darwin è stata rimossa.
L. C. Megginson in Lessons from Europe for American Business (1963) scrive: «Secondo L'origine delle specie di Darwin, non è la più intelligente delle specie a sopravvivere; non è nemmeno la più forte; la specie che sopravvive è quella in grado di adattarsi meglio ai cambiamenti dell'ambiente in cui si trova.» («According to Darwin's "Origin of Species", it is not the most intellectual of the species that survives; it is not the strongest that survives; but the species that survives is the one that is able best to adapt and adjust to the changing environment in which it finds itself.»). Lo stesso Megginson in Key to Competition is Management (1964): «Non è la più intelligente delle specie quella che sopravvive; non è nemmeno la più forte; la specie che sopravvive è quella che è in grado di adattarsi e di adeguarsi meglio ai cambiamenti dell'ambiente in cui si trova. [...] così dice Charles Darwin nel suo Origine delle specie.» («It is not the most intellectual of the species that survives; it is not the strongest that survives; but the species that survives is the one that is able to adapt to and to adjust best to the changing environment in which it finds itself. [...] so says Charles Darwin in his "Origin of Species".») Il fatto che queste frasi siano associate alla teoria darwiniana e in particolare al libro L'origine della specie potrebbe giustificare in parte l'origine della falsa attribuzione.
Questa citazione è attribuita ad Agostino, ma queste parole non sono presenti nei suoi scritti. Tuttavia nelle Esposizioni sui Salmi, XXXIX, 6 si legge un passo dal quale emerge un concetto simile: «Ma se sei giusto, non voler contare il numero ma pesane il valore: usa una bilancia giusta, non ingannatrice, dato che sei stato chiamato giusto: Vedranno i giusti e avranno timore, è stato detto di te. Non contare dunque le folle degli uomini che procedono sulla via larga, che domani riempiranno il circo celebrando con grida il natale della città, disonorando la città stessa con la loro vita malvagia. Non badare a questi: sono molti e chi li conterà? Pochi invece procedono per la via stretta. Prendi, ripeto, una bilancia, e pesa: vedi quanta paglia metterai sul piatto contro pochissimo grano. Questo facciano i giusti fedeli che seguono.»
La citazione, attribuita talvolta anche a Omar Bradley, apparve per la prima volta nel settembre del 1946 in un articolo di Walter Winchell. In tale articolo venivano riportate le parole di un tenente, che interrogato sulle possibili armi di una futura guerra mondiale, rispose: «I dunno, but in the war after the next war, sure as Hell, they'll be using spears!» («Non lo so, ma nella guerra dopo la prossima, sicuro come l'inferno, useranno le lance!»). La frase venne citata in diversi contesti, talvolta con qualche variazione, soprattutto in merito al tipo di arma utilizzata in un'ipotetica quarta guerra mondiale. Ad esempio Dean Arthur L. Beeley, direttore dell'University of Utah's Institute of World Affairs, nel giugno 1947 affermò che probabilmente una quarta guerra mondiale si sarebbe combattuta con «archi e frecce» («Unless the free people of the earth unite to avert World War III, it is probable — as some sage recently prophesied — that World War IV will be fought with bows and arrows.»). Nel giugno del 1948, due anni dopo la prima apparizione della citazione, in un articolo su Einstein pubblicato su The Rotarian si affermava che lo scienziato, interrogato sulle armi potenzialmente utilizzabili nella Terza guerra mondiale, avesse risposto: «I don't know. But I can tell you what they'll use in the fourth. They'll use rocks!» («Non lo so, ma posso dirvi cosa useranno nella quarta. Useranno le pietre!»). Anche nell'articolo Einstein at 70, pubblicato sul periodico Liberal Judaism nel'aprile 1949 venne attribuita ad Einstein una citazione molto simile a quella riportata su The Rotarian.
  • Non sono d'accordo con quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo. (Voltaire)
Tale citazione viene solitamente attribuita, anche in altre formulazioni, al filosofo e scrittore francese, ma trova in realtà riscontro soltanto in un testo di Evelyn Beatrice Hall, saggista conosciuta anche con lo pseudonimo di Stephen G. Tallentyre, precisamente in una biografia del filosofo del 1906: The Friends of Voltaire (Gli amici di Voltaire). La citazione così formulata non ha riscontro in alcuna opera di Voltaire, tuttavia secondo alcuni autori la frase sarebbe stata estrapolata dal Trattato della tolleranza del 1763 e rappresenterebbe realmente una citazione dello scrittore francese. In tale Trattato infatti si trovano alcune frasi simili. Inoltre esiste anche un'altra frase di Voltaire piuttosto simile che potrebbe aver ispirato l'aforisma: «Mi piaceva l'autore de L'Esprit [Helvétius]. Quest'uomo era meglio di tutti i suoi nemici messi assieme; ma non ho mai approvato né gli errori del suo libro, né le verità banali che afferma con enfasi. Però ho preso fortemente le sue difese, quando uomini assurdi lo hanno condannato...» (da Questioni sull'Enciclopedia)
Citazione corretta: Non ragioniam di lor, ma guarda e passa.
  • Non tutto quel che conta può essere contato e non tutto quello che può essere contato conta. (Albert Einstein)
La citazione, spesso attribuita ad Einstein, appare per la prima volta nel testo di William Bruce Cameron del 1963, Informal Sociology: A Casual Introduction to Sociological Thinking. Anche se probabilmente una delle due parti della citazione esisteva già in qualche forma differente, Cameron è stato il primo a mettere insieme le due frasi e sembra aver coniato almeno una delle due. Il primo riferimento ad Einstein risale invece al 1986, più di trent'anni dopo la morte dello scienziato, nel libro di business, Peak Performance. In tale libro si affermava che Einstein avesse scritto tale citazione sulla lavagna del suo ufficio all'Institute for Advanced Studies di Princeton. Nello stesso libro, del resto, la citazione veniva attribuita a George Pickering.
  • O Signore, fa' di me uno strumento della tua pace. | Dove è odio, fa' che io porti l'amore. | Dove è offesa, che io porti il perdono. | Dove è discordia, che io porti l'unione. | Dove è dubbio, che io porti la fede. | Dove è errore, che io porti la verità. | Dove è disperazione, che io porti la speranza. | Dove è tristezza, che io porti la gioia. | Dove sono le tenebre, che io porti la luce. | O Signore fa' che io | non cerchi tanto di essere consolato | quanto di consolare; | di essere compreso, quanto di comprendere; | di essere amato, quanto di amare. | Poiché donando, si riceve; | perdonando, si è perdonati; | morendo, si resuscita alla vita eterna. | Amen (Francesco d'Assisi)
Questa preghiera viene attribuita a san Francesco da diverse fonti. Tuttavia questi versi vennero pubblicati per la prima volta nel 1912, da una piccola rivista francese, La Clochette. Nel 1915 Papa Benedetto XV entrò in possesso di questa preghiera e la apprezzò particolarmente tanto da volerne la pubblicazione su L'Osservatore Romano. La preghiera di lì in poi ebbe una diffusione mondiale, tanto che nei decenni successivi venne citata da Madre Teresa di Calcutta, Margaret Thatcher e Bill Clinton. Restano tuttora ignoti sia l'origine della falsa attribuzione a San Francesco, sia il reale autore della preghiera. Vedi anche qui.
  • Ogni cuoco deve imparare a governare lo stato. (Lenin)
La citazione corretta è «Non siamo degli utopisti. Sappiamo che una cuoca o un manovale qualunque non sono in grado di partecipare subito all'amministrazione dello Stato. In questo siamo d'accordo con i cadetti, con la Bresckovskaia, con Tsereteli. Ma ci differenziamo da questi cittadini in quanto esigiamo la rottura immediata dal pregiudizio che solo dei funzionari ricchi o provenienti da famiglia ricca possano governare lo Stato, adempiere il lavoro correte, giornaliero di amministrazione. Noi esigiamo che gli operai e i soldati coscienti facciano il tirocinio nell'amministrazione dello Stato e che questo studio sia iniziato subito o, in altre parole, che si cominci subito a far partecipare tutti i lavoratori, tutti i poveri a tale tirocinio.»
  • Ogni persona che incontri sta combattendo una battaglia di cui non sai nulla. Sii gentile, sempre. (Carlo Mazzacurati)
Questa citazione viene spesso attribuita a Mazzacurati, soprattutto in seguito alla sua dipartita, ma in realtà egli sembra averla semplicemente citata durante un'intervista. La citazione originale («Be kind, for everyone you meet is fighting a hard battle.») è tratta infatti dal libro Beside the Bonnie Briar Bush di Ian Maclaren (1890 circa) e viene talvolta attribuita a Platone e Filone di Alessandria.
  • Pace per Israele significa sicurezza, e dobbiamo con tutti i nostri mezzi proteggere il suo diritto a esistere. Israele è uno degli importanti avamposti della democrazia nel mondo, è un meraviglioso esempio di come una terra arida può essere trasformata in un'oasi di fratellanza e di democrazia. Pace per Israele significa sicurezza, e la sicurezza deve essere reale. (Martin Luther King)
Questa frase è tratta da Lettera ad un amico antisionista, una lettera aperta erroneamente attribuita a Martin Luther King. Per approfondire vedi qui
  • Penso che ci sia un mercato mondiale per, forse, cinque computer. (Thomas J. Watson)
Si suppone che il presidente della IBM abbia pronunciato questa citazione nel 1943. Tale citazione venne resa popolare da The Expert Speak, tuttavia essa non trova riscontri nei discorsi e negli scritti di Watson, né tanto meno negli archivi della IBM. Secondo il biografo Kevin Maney, il figlio e successore di Thomas, Thomas Watson Jr. in un discorso del 1953 dichiarò che negli anni Quaranta l'IBM aveva previsto di ottenere cinque ordini per uno dei primi computer sviluppati. La citazione attribuita a Thomas J. Watson, potrebbe derivare da una frase molto simile di Howard Aiken, progettista della macchina calcolatrice Mark I. Secondo Aiken, quattro o cinque computer sarebbero stati sufficienti per l'intero Regno Unito. Un'altra citazione di questo tipo fu pronunciata dal fisico britannico Douglas Hartree nel 1951.
La citazione si è diffusa sul web nel novembre 2015, soprattutto quando Remi Maalouf, una giornalista russa, ha riportato in un tweet la citazione, attribuendola a Putin. In seguito la giornalista, dopo aver appurato che la citazione era falsa, si è scusata per aver contribuito a diffonderla. Una frase simile veniva detta comunemente durante l'addestramento dei soldati del ROTC negli anni '80: «Your enemy's duty is to die in defense of his country. Your duty is to see that your enemy does his duty.» («Il compito del vostro nemico è quello di morire in difesa della propria patria. La vostra missione è quella di assicurarvi che il vostro nemico porti a termine il suo compito.»). Inoltre nel film Man on Fire - Il fuoco della vendetta (2004), il personaggio John W. Creasy, interpretato da Denzel Washington, pronuncia una battuta alquanto simile: «Il perdono è una cosa tra loro e Dio, io provvedo ad organizzare l'incontro.»
Questa frase viene spesso attribuita a Walcott, ma venne in realtà pronunciata per la prima volta da Bob Fitzsimmons prima di un combattimento all'incirca nel 1900.
  • Qualsiasi uomo che guida in maniera sicura mentre bacia una bella ragazza è un uomo che non sta dando al bacio l'attenzione che merita. (Albert Einstein)
La citazione venne attribuita per la prima volta ad Einstein nel 2002 nel libro More Sex Talk, quasi cinquant'anni dopo la morte dello scienziato, si può quindi affermare con ragionevole certezza che tale attribuzione è erronea. La citazione era apparsa per la prima volta nel 1923 in un articolo di un giornale statunitense.
  • Qualunque cosa tu possa fare, o sognare di fare, incominciala. L'audacia ha in sé genio, potere e magia. (Incomincia adesso.) (Johann Wolfgang von Goethe)
La frase viene spesso attribuita a Goethe in inglese e anche in italiano, ma non esiste una corrispondente versione in lingua originale (tedesco) per questa citazione, in nessuna opera di Goethe. La frase sembrerebbe provenire da una traduzione molto libera del Faust dal tedesco all'inglese di John Anster. È stato poi William Hutchinson Murray in The Scottish Himalayan Expedition (1951) a citare questa frase affermando di ammirare tale distico di Goethe e contribuendo probabilmente alla diffusione della falsa citazione.
  • Quando avranno inquinato l'ultimo fiume, abbattuto l'ultimo albero, preso l'ultimo bisonte, pescato l'ultimo pesce, solo allora si accorgeranno di non poter mangiare il denaro accumulato nelle loro banche. (Toro Seduto)
La frase viene abitualmente attribuita a Toro Seduto, tuttavia la sua origine per quanto incerta è recente.
La frase erroneamente attribuita a Keynes sarebbe frutto, secondo Samuel Brittan, di un banale errore di attribuzione. La citazione originale probabilmente fu: «Quando cambio idea io lo dico; e voi?»
Sebbene qualcuno attribuisca direttamente la citazione a Carniege, egli nel suo How to Stop Worrying and Start Living (1948) scrive chiaramente che la citazione gli era stata riferita da Maynard Hutchins, che a sua volta l'aveva attribuita a Julius Rosenwald. In ogni caso la frase deriva, molto probabilmente, da una citazione di Elbert Hubbard (1915): «Era una confutazione vivente del dogma Mens sana in corpore sano. Era una mente sana in un corpo malato. Ha dimostrato il paradosso eterno delle cose. Ha approfittato delle sue disabilità. Ha raccolto i limoni che il destino gli aveva mandato e ha aperto un chiosco di limonate.» Spesso questa citazione di Hubbard viene riportata anche in una forma più semplice: «Un genio è un uomo che prende i limoni che il destino gli ha dato e apre un chiosco di limonate con essi.»
Nel 1917 si era diffusa anche un'altra versione della citazione, ma l'autore in questo caso non è noto: «Se la vita ti porge un limone utilizza dei bicchieri colorati di rosa e inizia a vendere limonata rosa.»
  • Quando i missionari vennero in Africa loro avevano la Bibbia e noi avevamo la terra. Dissero: "Preghiamo". Chiudemmo i nostri occhi. Quando li riaprimmo, noi avevamo la Bibbia e loro avevano la terra. (Desmond Tutu)
La citazione viene erroneamente attribuita a Desmond Tutu che in realtà ha solamente citato l'aneddoto durante un discorso al Waldorf-Astoria Hotel di New York, poco prima di ricevere il premio Nobel nel 1984. In realtà, la prima traccia della citazione è in The Deputy, libro di Rolf Hochhuth, nel quale la frase viene attribuita a Jomo Kenyatta senza alcun riferimento temporale o di altro genere.
  • Quando la gente smette di credere in Dio, non è vero che non crede in niente, perché crede in tutto. (Gilbert Keith Chesterton)
Questa citazione attribuita a Chesterton non trova alcun riscontro nei suoi scritti. Sembra risalire piuttosto a Chateaubriand, «On est bien près de tout croire quand on ne croit rien», da Génie du Christianisme, parte III, libro V, cap. VI.
  • Quando la rivoluzione scoppiò in Germania, come amante della libertà, mi aspettavo che le università la difendessero, dato che avevano sempre vantato il loro attaccamento alla causa della verità. Ma no, le università vennero subito ridotte al silenzio. Poi rivolsi le mie attese ai grandi direttori dei giornali, che in passato avevano proclamato nei loro ardenti editoriali l'amore per la libertà. Ma anch'essi, come le università, nel giro di poche settimane furono ridotti al silenzio. Infine guardai agli scrittori che, come guide intellettuali della Germania, spesso avevano scritto del ruolo della libertà nella vita moderna e constatai che essi pure tacevano.
    Soltanto la Chiesa si oppose decisamente alla campagna di Hitler per sopprimere la verità. Non mi ero mai interessato alla Chiesa prima di allora, ma adesso provo ammirazione e stima per la Chiesa, poiché sola ebbe il coraggio e la perseveranza di difendere la verità intellettuale e la libertà morale. Sono costretto ad ammettere che quel che una volta disprezzavo ora ammiro incondizionatamente. (Albert Einstein)
Questa citazione venne riportata nell'articolo Religion: German Martyrs, pubblicato sul Time Magazine del 23 dicembre 1940. La citazione ebbe una grande diffusione e più scrittori la interpretarono in modo diverso. In una lettera dello scienziato del 1943 indirizzata a un ministro presbiteriano, che aveva chiesto una conferma in merito alle parole riportate da Time Magazine, Einstein confermò di aver dichiarato approssimativamente qualcosa del genere, ma precisò che le dichiarazioni risalivano ai primi anni del regime nazista (ben prima del 1940) e erano state più «moderate» rispetto a quelle riportate successivamente dal Time MagazineIt is true that I made a statement which corresponds approximately with the text you quoted. I made this statement during the first years of the Nazi-Regime — much earlier than 1940 — and my expressions were a little more moderate.»). Secondo lo scienziato William C. Waterhouse lo stralcio riportato dal Time Magazine sarebbe stato estrapolato da un commento casuale rilasciato dallo scienziato ad un giornalista, durante il periodo in cui Einstein viveva ancora in Germania. L'opinione di Waterhouse trova conferma in una lettera successiva dello scienziato, risalente al 14 novembre 1950.
Si tratta di una lettera di risposta ad una missiva invitagli da un pastore di una chiesa di Brooklyn, l'11 novembre 1950. Nella lettera il pastore ricordò che dopo l'avvento di Hitler, Einstein aveva rilasciato tale dichiarazione (una copia venne allegata alla lettera) e chiese gentilmente ad Einstein di inviargli una copia manoscritta di quel brano. Einstein rispose così: «Sono colpito dal tono generoso e leale della Sua lettera dell'11 novembre. Sono tuttavia un po' imbarazzato. Le parole che Lei cita non sono mie. Poco dopo l'ascesa al potere da parte di Hitler, ebbi un colloquio con un giornalista su questi argomenti. Da allora le mie osservazioni sono state rielaborate ed esagerate: non le riconosco più. Non posso trascrivere in buona fede il brano che Lei mi manda, credendolo mio. L'argomento è ancora più imbarazzante per me perché, come Lei, sono estremamente critico nei confronti degli atteggiamenti e soprattutto delle attività politiche del clero ufficiale nel corso della storia. Quindi il brano, anche se potessi trascriverlo con le mie parole originali (che non ricordo particolareggiatamente) dà un'impressione sbagliata del mio pensiero a riguardo.»
  • Quando un governo non fa ciò che vuole il popolo, va cacciato via anche con mazze e pietre. (Sandro Pertini)
La citazione riportata da blog, siti web, giornali e radio ed attribuita generalmente a Pertini, in realtà non è stata mai pronunciata dall'ex Presidente della Repubblica, come confermato dalla Fondazione Sandro Pertini.
  • Ridere, lottare, mangiare! Ecco i tre elementi indispensabili al mondo del ragazzo. [...] Un ragazzo non è un animale da tavolino, e non è fatto per restare seduto. E non è neanche un pacifista, o un seguace del detto "prudenza innanzitutto", o un topo di biblioteca, o un filosofo. È un ragazzo, Dio lo benedica, pieno di allegria, di combattività, di appetito, di audace monelleria, di rumorosità, di spirito di osservazione, di agitazione, fino a traboccarne. Se no, è un anormale. (Robert Baden-Powell)
Questa citazione è spesso attribuita al fondatore dello scautismo Robert Baden-Powell, estrapolandone il contenuto e omettendo la citazione del vero autore (Mr. Casson). Baden-Powell tuttavia nel suo Il libro dei capi aveva riportato tale frase citando esplicitamente Mr. Casson.
  • Ridere spesso e di gusto; ottenere il rispetto di persone intelligenti e l'affetto dei bambini; prestare orecchio alle lodi di critici sinceri e sopportare i tradimenti di falsi amici; apprezzare la bellezza; scorgere negli altri gli aspetti positivi; lasciare il mondo un pochino migliore, si tratti di un bambino guarito, di un'aiuola o del riscatto da una condizione sociale; sapere che anche una sola esistenza è stata più lieta per il fatto che tu sei esistito. Ecco, questo è avere successo. (Ralph Waldo Emerson)
Una forma differente di questa citazione risale al 1905 e appartiene in realtà a Bessie Anderson Stanley. La prima attribuzione nota ad Emerson risale invece al 1951 e sembra non avere alcun fondamento. La citazione di Bessie A. Stanley è: «Ha avuto successo colui che ha vissuto bene, ha riso spesso e amato molto; chi si è guadagnato il rispetto di persone intelligenti e l'amore dei bambini piccoli; chi ha trovato il suo posto e ha portato a termine il suo compito; chi ha lasciato il mondo meglio di come l'ha trovato, grazie a un papavero coltivato, a una poesia perfetta o a un'anima salvata; chi ha saputo apprezzare la bellezza della Terra e non ha mai mancato occasione di esprimerla; chi ha cercato sempre il meglio negli altri e ha dato loro il meglio di sé; colui la cui vita è stata una fonte di ispirazione, il cui ricordo è una benedizione.»
Questa citazione è attribuita ad Agostino, ma queste parole non sono presenti nei suoi scritti. Tale estrapolazione deriva con ogni probabilità dai Discorsi 131, 10: Iam enim de hac causa duo concilia missa sunt ad Sedem Apostolicam: inde etiam rescripta venerunt. Causa finita est: utinam aliquando finiatur error! («Appunto a proposito di questa causa, sono già stati inviati alla Sede Apostolica gli Atti di due Concili; ne abbiamo avuto di ritorno anche i rescritti. La causa è finita: voglia il cielo che una buona volta finisca anche l'errore.»).
In italiano, «gli scritti volano, le parole rimangono». Tale citazione non è certamente originale (è presente, ad esempio, in Jean Ajalbert, Clémenceau, Parigi, Gallimard, 1931), ma è un'espressione che utilizzava sovente. Essa deriva dalla locuzione latina «verba volant, scripta manent», che trae origine da un discorso di Caio Tito al senato romano. «La sua scrivania era stracolma di articoli e lettere: lui rispondeva con quella strana espressione a chi gli chiedeva quando sarebbe riuscito a leggere quella montagna di messaggi di ogni genere. Sorridente, quasi sornione, nel pronunciarla mimava con la mano il volo di tutte quelle carte piene di matematica – provenienti da tutte le parti del mondo – verso la finestra del suo studio, che si affacciava sulla bellissima Piazza dei Cavalieri. Chi la sentiva rimaneva divertito, senza magari accorgersi immediatamente che dietro a quel motto si muoveva una fondamentale questione di linguaggio. Insomma, leggerò quando ascolterò».
  • Se avanzo seguitemi, se indietreggio uccidetemi, se muoio vendicatemi. (Benito Mussolini)
Questa frase è comunemente attribuita a Mussolini, che pronunciò realmente la citazione al termine di un discorso il 7 aprile 1926, all'insediamento del nuovo Direttorio fascista, citando il «vecchio combattitore». In realtà, la frase appartiene a Henri de la Rochejaquelein ed è stata pronunciata dopo la vittoria nella battaglia di Les Aubiers il 25 aprile 1793.
Attribuita a Franklin da Julita Agustin-Israel in Lakas ng Loob, 1996, p. 53, non vi è alcuna prova che Franklin abbia ideato questa frase.
  • Se l'ape scomparisse dalla faccia della terra, all'uomo non resterebbero che quattro anni di vita. (Albert Einstein)
Non esiste una fonte originale per questa citazione attribuita a Einstein, essa non viene menzionata in nessun documento prima del 1994. In quell'anno, la frase venne citata per la prima volta su un volantino distribuito a Bruxelles dall'Unione Nazionale Apicoltori francesi, in rivolta a causa della concorrenza del miele d'importazione. È quindi probabile che la citazione sia stata creata ad hoc per avvalorare la protesta.
Questa citazione è tradizionalmente attribuita a Maria Antonietta, che l'avrebbe pronunciata riferendosi al popolo affamato, durante una rivolta dovuta alla mancanza di pane. In realtà la frase è stata scritta da Jean-Jacques Rousseau nelle Confessioni, in riferimento ad un evento del 1741, quando Maria Antonietta non era ancora nata.
  • Se si insegnasse la bellezza alla gente, la si fornirebbe di un'arma contro la rassegnazione, la paura e l'omertà. All'esistenza di orrendi palazzi sorti all'improvviso, con tutto il loro squallore, da operazioni speculative, ci si abitua con pronta facilità, si mettono le tendine alle finestre, le piante sul davanzale, e presto ci si dimentica di come erano quei luoghi prima, ed ogni cosa, per il solo fatto che è così, pare dover essere così da sempre e per sempre. È per questo che bisognerebbe educare la gente alla bellezza: perché in uomini e donne non si insinui più l'abitudine e la rassegnazione ma rimangano sempre vivi la curiosità e lo stupore. (Peppino Impastato)
La citazione viene attribuita da molte fonti a Peppino Impastato ed è stata in parte inserita anche su un murale a lui dedicato a Genova. In realtà la citazione è stata utilizzata come slogan in uno spot per pubblicizzare una marca di occhiali ed è stata ricavata da una rielaborazione di un dialogo del film del 2000, I cento passi, ispirato alla vita e all'omicidio di Peppino Impastato. La frase quindi non è in alcun modo attribuibile all'attivista.
  • Se uomo ama donna più di birra gelata davanti a tv con finale champions' forse vero amore, ma non vero uomo. (Vujadin Boškov)
La frase in realtà è stata pubblicata da un account twitter falso dedicato all'allenatore. Il tweet risale infatti al 2 luglio 2013 e prima di questa data non c'è alcuna traccia della citazione sul web, successivamente invece la frase è stata attribuita al tecnico serbo, in particolar modo dopo la sua dipartita.
  • Si cercano uomini per un viaggio pericoloso. Salario modesto, freddo intenso, lunghi mesi di completa oscurità, pericolo costante, ritorno sani e salvi non garantito. Onori e riconoscimenti in caso di successo. (Ernest Shackleton)
Si tratta di un presunto annuncio che Shackleton avrebbe fatto pubblicare sul Times per cercare uomini per la sua famosa Spedizione Endurance del 1914. Tuttavia, non ci sono prove a sostegno dell'esistenza di tale annuncio, tanto che alcuni storici hanno offerto una ricompensa a chi fosse in grado di fornire il documento originale.
  • Si ottiene di più con una parola gentile e una pistola in mano che solo con una parola gentile. (Al Capone)
La frase, tradizionalmente attribuita ad Al Capone (anche in forme leggermente diverse), sembra essere del comico Irwin Corey. Questi infatti nel 1953 durante un monologo disse: «La mia filosofia è che si può ottenere di più con una parola gentile e una pistola che solo con una parola gentile.» Successivamente nel luglio 1969 venne pubblicata su Parade Magazine una raccolta di frasi umoristiche dello stesso Corey, in una di queste fu lo stesso comico ad attribuire la citazione ad Al Capone, probabilmente solo per aumentare l'effetto comico. Successivamente l'attribuzione della frase ad Al Capone si è diffusa anche grazie a film come The Untouchables - Gli intoccabili (1987) in cui Robert De Niro (che interpreta Al Capone) pronuncia una frase molto simile.
  • Sii cauto nell'accettare consigli, ma sii paziente con chi li dispensa. I consigli sono una forma di nostalgia. Dispensarli è un modo di ripescare il passato dal dimenticatoio, ripulirlo, passare la vernice sulle parti più brutte e riciclarlo per più di quel che valga.
    Ma accetta il consiglio... per questa volta. (Kurt Vonnegut)
Questa è l'ultima parte del monologo finale del film The Big Kahuna (2000). Il brano è anche conosciuto come Wear sunscreen ed è apparso per la prima volta sul web nel giugno 1997 sotto forma di catena di Sant'Antonio: il testo veniva indicato come un discorso ai laureati del Mit (Massachusetts Institute of Technology) pronunciato da Kurt Vonnegut. Lo stesso Vonnegut tuttavia affermò di non essere mai stato al Mit e di non aver mai pronunciato tale discorso. Il vero autore del testo, infatti, è Mary Schmich, una giornalista del Chicago Tribune che il 1º giugno 1997 pubblicò questo articolo (Advice, like youth, probably just wasted on the young) come una sorta di "Guida alla vita per i neolaureati". Nel film The Big Kahuna il monologo finale viene letto dalla voce fuori campo di Danny DeVito in lingua inglese (sia nel doppiaggio originale sia in quello italiano) che scandisce il testo al ritmo di un sottofondo musicale. Nel frattempo scorrono le immagini finali del film e la parte iniziale dei titoli di coda e vengono mostrati man mano anche i sottotitoli in italiano per le parole pronunciate da Danny DeVito. Baz Luhrmann nel 1998 realizzò un singolo musicale partendo da questo testo, Everybody's free to wear sunscreen. Dopo aver visto il film Linus, nel 2002, rimase colpito dal monologo finale e decise di realizzarne una versione in italiano, Accetta il consiglio, utilizzando il testo italiano dei sottotitoli del film e lo stesso sottofondo musicale. Tale brano viene recitato da Giorgio Lopez, il quale aveva doppiato Danny DeVito in molti film ma non in The Big Kahuna.
La frase non compare in nessuno degli scritti di Mark Twain.
  • Solo i morti hanno visto la fine della guerra. (Platone)
Attribuita a Platone nel film Black Hawk Down, non trova riscontri nelle sue opere. È in realtà una frase di George Santayana, tratta da Soliliquies in England (1924).
  • Soltanto chi mette a prova l'assurdo è capace di conquistar l'impossibile.
Spesso questa citazione viene attribuita, in forme simili, a Albert Einstein e Maurits Cornelis Escher, in realtà le prime attribuzioni ai due sono tardive rispetto alla data della loro morte (1997 per Einstein, morto nel 1955 e 2007 per Escher, morto nel 1971). La citazione appartiene in realtà a Miguel de Unamuno ed è tratta dal suo libro Vida de Don Quijote y Sancho (1905): «Soltanto chi mette a prova l'assurdo è capace di conquistar l'impossibile.»
Una delle battute più famose del film Casablanca viene spesso ricordata in maniera errata. Nell'immaginario collettivo infatti Rick (interpretato da Humphrey Bogart) rivolge tali parole a Sam, il pianista del night club. Nel doppiaggio originale la citazione comunemente ricordata è «Play it again, Sam», titolo tra l'altro di un film di Woody Allen. In realtà a pronunciare una frase molto simile a questa è Ilsa (interpretata da Ingrid Bergman). Nel doppiaggio italiano tale citazione è «Suonala Sam. Suona "Mentre il tempo passa"» mentre in quello originale è «Play it, Sam. Play "As Time Goes By"».
  • Temo il giorno in cui la tecnologia andrà oltre la nostra umanità: il mondo sarà popolato allora da una generazione di idioti. (Albert Einstein)
La frase sul web viene spesso citata e attribuita ad Einstein sia in lingua italiana che in lingua inglese, soprattutto in relazione al crescente utilizzo dei cellulari e degli smartphone e al loro impatto sulle relazioni sociali. In realtà la frase non appare in nessuno scritto di Einstein, né tanto meno nella raccolta The Ultimate Quotable Einstein (Pensieri di un uomo curioso). Inoltre non vi è alcuna evidenza che Einstein abbia mai fatto una dichiarazione del genere. La frase è stata probabilmente creata ad hoc e risale probabilmente al 2012.
  • Tutto ciò che è necessario per il trionfo del diavolo è che gli uomini buoni non facciano nulla. (Edmund Burke)
La frase comunemente attribuita a Burke, non è presente in nessuna delle opere dello statista. La falsa attribuzione potrebbe essere nata da un celebre libro di citazioni, il Bartlett's Familiar Quotations uscito nel 1905. La citazione potrebbe derivare da una frase simile di John Stuart Mill: «Gli uomini malvagi non hanno bisogno che di una cosa per raggiungere i loro scopi, cioè che gli uomini buoni guardino e non facciano nulla». Mill sembrerebbe essersi ispirato a una citazione dello stesso Burke, contenuta in Pensieri sulle cause dell'attuale malcontento (1770): «Quando i malvagi si uniscono, i buoni devono associarsi. Altrimenti cadranno uno ad uno, un sacrificio spietato in una lotta disprezzabile». La citazione è talvolta attribuita anche a John Fitzgerald Kennedy e Charles F. Aked.
Questa frase viene spesso attribuita all'impiegato dell'ufficio brevetti statunitense, Charles Duell. Secondo il bibliotecario Samuel Sass tuttavia la frase sarebbe un falso, anche perché Duell aveva spesso dichiarato l'esatto contario. Nel 1902 ad esempio disse: «A mio parere, tutti i precedenti progressi che si sono avuti con le varie invenzioni, appariranno del tutto trascurabili rispetto a quelli di cui sarà testimone questo secolo. Desidererei quasi poter vivere la mia vita di nuovo per vedere quali meraviglie sono alle soglie.»
La citazione non è presente nei frammenti della sua opera a noi pervenuti. Si tratta, molto probabilmente, di una formula con la quale si è voluto condensare il pensiero del filosofo sul perenne divenire delle cose, e la fonte principale di questa attribuzione risalirebbe a Platone, che nel suo Cratilo scrive: «Dice Eraclito "che tutto si muove e nulla sta fermo" e confrontando gli esseri alla corrente di un fiume, dice che "non potresti entrare due volte nello stesso fiume"». Il riferimento è al frammento 91DK, dove si può constatare che l'espressione "tutto scorre" non è presente: il divenire è simboleggiato dallo scorrere dell'acqua nel fiume, che rende impossibile bagnarsi nella stessa acqua più di una volta. Per approfondire vedi qui.
La citazione è in realtà di Alfréd Rényi, anche se viene spesso erroneamente attribuita a Paul Erdős. Probabilmente l'errata attribuzione deriva dal fatto che Erdős ripeteva spesso la frase citando Rényi e dal fatto che molti matematici, tra i quali lo stesso Erdős, frequentavano regolarmente le coffeehouse a Budapest, Praga e Parigi.
  • Un Paese che distrugge la sua scuola non lo fa mai solo per soldi, perché le risorse mancano, o i costi sono eccessivi. Un Paese che demolisce l'istruzione è già governato da quelli che dalla diffusione del sapere hanno solo da perdere. (Italo Calvino)
La citazione è di Gabriella Giudici, apparso sul suo blog, sul "declino della scuola pubblica e sul particolare accanimento mostrato dai governi degli ultimi vent'anni nel portare a compimento l'opera di decostituzionalizzazione della pubblica istruzione", nel quale veniva richiamato l'articolo di Calvino Apologo sull’onestà nel paese dei corrotti, apparso su "La Repubblica" del 15 marzo 1980.
  • Un politico guarda alle prossime elezioni. Uno statista guarda alla prossima generazione. (Alcide De Gasperi)
La frase è spesso attribuita a De Gasperi, ma molto probabilmente egli la riprese da James Freeman Clarke, predicatore e politico statunitense.
  • Un taxi vuoto si è fermato davanti al n. 10 di Downing Street, e ne è sceso Attlee. (Winston Churchill)
Questa battuta sui giri di Clement Attlee dopo la seconda guerra mondiale venne erroneamente attribuita a Churchill, che smentì riferendo a John Colville che «Attlee è un gentiluomo onorevole e prode, e un fedele collega che ha servito bene il suo Paese nel momento del massimo bisogno. Le sarei obbligato se chiarisse, alla prima occasione, che non avrei mai fatto una simile osservazione su di lui, e disapprovo fortemente chiunque lo faccia».
  • Una morte è una tragedia, un milione di morti è statistica. (Stalin)
Questa citazione viene classicamente attribuita a Stalin. Nel 1958 in un articolo del New York Times la massima «A single death is a tragedy, a million deaths is a statistic.» viene attribuita a Stalin. Nel 1965 John le Carré cita nel romanzo The Spy Who Came in from the Cold la frase «Half a million liquidated is a statistic, but one man killed in a traffic accident is a national tragedy.», attribuendola a Stalin. Tuttavia in questi ed altri casi simili, non viene mai indicata una fonte. Inoltre la citazione non è presente in alcuna biografia credibile di Stalin, né tanto meno nelle sue lettere. Per questo si può concludere con ragionevole sicurezza che tali parole siano state messe in bocca a Stalin.
La citazione è tratta in realtà da Torniamo a Matusalemme di George Bernard Shaw. John F. Kennedy citò poi queste parole in un discorso rivolto al Parlamento irlandese a Dublino il 28 giugno 1963. Successivamente, nel 1968, Robert Kennedy durante la campagna elettorale per le elezioni presidenziali usò una citazione molto simile: «Alcuni uomini vedono le cose come sono e chiedono: perché? Io sogno cose non ancora esistite e chiedo: perché no?» («Some men see things as they are and say, why; I dream things that never were and say, why not.»). In quello stesso anno Robert morì e Ted Kennedy citò questa frase del fratello durante il suo elogio funebre.
  • Vivi come se tu dovessi morire subito. Pensa come se tu non dovessi morire mai.
La citazione appartiene in realtà a Julius Evola, ma viene erroneamente attribuita anche a Giorgio Almirante e Moana Pozzi. Almirante aveva fatto apporre la frase su un poster destinato alle sedi dell'MSI e l'aveva utilizzata come frase conclusiva del suo libro Autobiografia di un fucilatore. Moana Pozzi invece amava ripetere questa frase nel periodo in cui si occupava dell'edizione di un giornale erotico, poco prima di morire. Una frase simile è di Martin Lutero: «Bisogna lavorare come se si volesse vivere in eterno, ma vivere come se dovessimo morire adesso». Cfr. la raccolta Vivi come se dovessi.