Alda Merini

poetessa, aforista e scrittrice italiana (1931-2009)

Alda Merini (1931 – 2009), poetessa e scrittrice italiana.

Alda Merini

Citazioni di Alda Merini

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  • Bacio che sopporti il peso | della mia anima breve | in te il mondo del mio discorso | diventa suono e paura.[1]
  • Beati coloro che hanno | due fedi al dito | una quella degli sponsali | e l'altra quella dell'arte. | Beati coloro che si baceranno | sempre al di là delle labbra | varcando dei gemiti | il confine del piacere | per cibarsi dei sogni. (a Lillo Gullo e Flora Graiff)[2][3][4]
  • Che cosa mi manca? Mi mancherebbe tanto di morire, perché io l'inferno della vita me lo sono goduto tutto.[5]
  • Credo che contro la pazzia niente e nulla possano valere.[6]
  • Di fatto, non esiste pazzia senza giustificazione e ogni gesto che dalla gente comune e sobria viene considerato pazzo coinvolge il mistero di una inaudita sofferenza che non è stata colta dagli uomini.[6]
  • Ho il colon ustionato di versi.[5]
  • Ho la sensazione di durare troppo, di non riuscire a spegnermi: come tutti i vecchi le mie radici stentano a mollare la terra. Ma del resto dico spesso a tutti che quella croce senza giustizia che è stato il mio manicomio non ha fatto che rivelarmi la grande potenza della vita.[7]
  • Il disegno per Casiraghy è un mito e la linea logica della sua distruzione. Il colore è il vero ambiente per Alberto, vale a dire che il trauma della luce opera in lui fantasiosi ricordi. Scrive come un bambino, portando dietro pesi che a volte sembrano pesanti, ma tutti all'insegna di un'allegria sconsiderata che fa il cuore di tutti i grandi artisti. ... e come dice la sua insegna: è un pulcino che ha salvato le parole dei grandi elefanti.[8]
  • La gente quando non capisce inventa e questo è molto pericoloso.[9]
  • La salute non ha mai prodotto niente. L'infelicità è un dono. Io mangio solo per nutrire il dolore. La preparazione alla morte dura una vita intera.[10]
  • La verità è sempre quella, la cattiveria degli uomini che ti abbassa e ti costruisce un santuario di odio dietro la porta socchiusa. Ma l'amore della povera gente brilla più di una qualsiasi filosofia. Un povero ti dà tutto e non ti rinfaccia mai la tua vigliaccheria.[11]
  • La visitazione dell'angelo | t'ingravida di poesia | ma poi ti lascia da sola | a dipanarla con parole | adeguate alla tua carne | e all'udito degli altri. (a Lillo Gullo)[12]
  • Le mosche non riposano mai perché la merda è davvero tanta.[13]
  • [Su Idia Brighenti] Melodica e pura... braccata in una spettacolare provincia che la tormenta dentro e fuori per la sua incapacità di capirla.[14]
  • Prima di entrare in quel popolo che di solito è chiamato «dei matti», bisogna ricordarsi che tra loro ci sono stati Campana, la Merini, il Tasso, Hölderlin e tanti altri.[15]
  • Ringrazio sempre chi mi dà ragione.[16]
  • Sai, una donna decomposta, | come sono io, | un uomo decomposto, | com'eri tu, | non potevano che trasmigrare | in due figure di sogno, | un grande pinocchio | e una fatina petulante e misera che, | come Coppelia, vanno a vedersi | dall'alto di un loggione | di cartapesta. | Idealmente, io e te, abbiamo portato | un cappello a sonagli | per tutta la vita.[17]
  • [...] santa Teresina indietreggia | davanti all'arcangelo del comando | dal quale avrà aspra sete | e avremo costanti rimorsi.[18]

Attribuite

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  • Mi hanno sepolto, ma quello che non sanno è che io sono un seme.
[Citazione errata] La frase viene talvolta attribuita a Merini, ma è stata in realtà pronunciata dall'attivista keniota Wangari Maathai.[19]

Corpo d'amore

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  • Domandano tutti come si fa a scrivere un libro: si va vicino a Dio e gli si dice: feconda la mia mente, mettiti nel mio cuore e portami via dagli altri, rapiscimi. Così nascono i libri, così nascono i poeti. (p. 81)
  • La bellezza non è che il disvelamento di una tenebra caduta e della luce che ne è venuta fuori.[20]
  • Tutti gli innamorati sono in Cristo.

La presenza di Orfeo

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  • Mi hai suscitato dalle scarse origini | con richiami di musica divina, | mi hai resa divergenza di dolore, | spazio per la tua vita di ricerca | per abitarmi il tempo di un errore... (Lettere)
  • Sarai alle soglie piano e divinante | di un mistero assoluto di silenzio, | ignorando i miei limiti di un tempo, | godrai il possesso della sola essenza. (La presenza di Orfeo)
  • Così, nelle tue braccia ordinatrici | io mi riverso, minima ed immensa; | dato sereno, dato irrefrenabile, | attività perenne di sviluppo. (La presenza di Orfeo)
  • Ardo di mille musiche diverse | ma dove è tempo di un incontro nuovo, | resiste il "poter essere" di te. (Lirica)
  • Quando si ha in noi il ricordo del passato | e l'ansia del futuro, | Cristo, la morte beve | da noi l'eterno suo sostentamento... (La sosta)
  • Amo i colori, tempi di un anelito | inquieto, irresolvibile, vitale, | spiegazione umilissima e sovrana | dei cosmici "perché" del mio respiro. (Colori)
  • Dalla tua adolescenza | fatta di lunghi brividi ai capelli | e d'usignoli infitti alle tue palme, | sgorgava la vertigine di un giglio | esalante profumo di domanda. (S. Teresa del Bambino Gesù)
  • E, dopo, rose, rose di stupore, | placide nevicate d'innocenza, | variare d'onde al largo dei tuoi occhi. (S. Teresa del Bambino Gesù)
  • Lasciando adesso che le vene crescano | in intrichi di rami melodiosi | inneggianti al destino che trascelse | te fra gli eletti a cingermi di luce... (Lasciando adesso che le vene crescano)
  • Non è ancora per me giunto il momento | di riposare queste membra stanche | sull'iniziale della fissità! (Il pericolo)
  • La notte: quante mai disconoscenze | mi spinsero ad urlare questo frutto | di dannata certezza, | quante dalle mie braccia dolorose | angosce risollevo | ad affogare in turbini sanguigni! (La notte)
  • Ti vedo, Estasi ripida dell'oro, | flusso di gemma alzata all'agonia; | il Tuo Unico Senso | occhieggia misterioso e ineluttabile | dietro cieca persiana. (Estasi di san Luigi Gonzaga)
  • E forse staccherò dalle radici | la rimossa speranza dell'amore, | ricorderò che frutto d'ogni | limite umano è assenza di memoria, | tutta mi affonderò nel divenire... (Sarò sola?)

Paura di Dio

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  • Mentre della notturna s'addolora | quiete silvestre e cinge a dominare | il boato del tempo la più cauta | trepida luce, salgono veloci | i profili irrequieti del destino. (Maria Egiziaca)
  • Io non fui originata | ma balzai prepotente | dalle trame del buio | per allacciarmi ad ogni confusione. (Il testamento)
  • Sono animale all'infelice coppia | prona su un letto misero d'assalti | sono la carezzevole rovina | dai fecondi sussulti alle tue mani. (Dies Irae)
  • Ma nel giorno di morte | quando l'amante, tenebroso duce | abbandona le redini del sangue, | sì, più pura vicenda | si spiegherà entro un ordine di regno. (Pax)
  • Ma poi che avvenne il crollo onde d'un moto | originario mosse la dolcezza | della Sua pura Essenza, | nudi giacciono in sonno gli Antenati, | anfore chiuse al fremito del parto. (Gli Antenati di Cristo)
  • Per cadenzare armonico il mio passo | sopra la sabbia, vale ch'io risorga. (Resurrezione di Cristo)
  • Quando sarò bassorilievo al tempo | della Tua eternità, non avrò fronti | contro cui capovolgere la faccia. (La fuga)
  • Se giungo dalle tenebre feroci | fate che trovi intatto ogni confine! (Sorgente)
  • Povera cosa vagabonda e sola | quest'anima mia che Ti tradisce | dentro stretti recinti | mentre spazio infinito è generato | dal Tuo unico seno! (Eccomi)
  • Spazio non ho più dentro le pupille | ma sicurezza d'ogni cosa pura, | ma minuzia d'oggetti | che apprezzo, sollevandoli nel fuoco | della mia carità senza confini. (San Francesco)

Nozze romane

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  • Quando, fanciulla appena, mi concessi | quando mi sciolsi per la prima volta | da quel bruciore acuto di purezza | che sublimava ambiguità tremende | sentii l'impegno che covavo dentro | crescere, quasi a forza di missione. (Una Maddalena)
  • E non sarà ch'io incida sulla pietra | sacra del cuore il segno del sospetto | mortale, né mi inarchi di supina | trasparenza sul male, né decada | di somiglianza impura con la vita. (E la bellezza non potrà cessare)
  • Variata | stupendamente da codesti incontri | numererò la plurima mia essenza | entro un solo, perenne, | insistere di toni adolescenti. (Io vorrei, superato ogni tremore)
  • Serrati | nel centro del mio spirito i già mondi | segreti del passato hanno versioni | di pudiche allegrezze e il movimento | che potrebbe fluirmi nelle membra | è pari alla perfetta | grazia delle nature primitive. (Anche se addormentata)
  • Anche se addormentata, il mio costante | volgermi è ricco di rivelazioni, | il mio largo stupore è maturante | un attacco improvviso di perfetti | ignorati strumenti, la mia voce | prepara i toni della profezia, | il mio corpo ogni grado di scintilla | vitale, le mie labbra | la parola finale cui converge | il brivido del sangue. (Anche se addormentata)
  • Ora si piega la visione acuta | delle cose superne | sopra il linguaggio oscuro di un presente | pienamente scontato. (La Pietà)
  • Quando la giovinezza si fa buia | prima che sopravvenga a dominare | la luce dell'ascolto, | ogni parte di me si fa tensione | e le mani scrittura misurata. (Giovanni Evangelista)
  • Ma non so quale leggerezza imbeve | logicamente adesso la natura | del mio corpo rinato. (Cristo portacroce)
  • Mamma, io ti ringrazio | dalla rigida tomba entro cui siede | il mio pensiero finalmente puro. (Lettera alla mamma di un seminarista morto)
  • Quando l'angoscia spande il suo colore | dentro l'anima buia | come una pennellata di vendetta, | sento il germoglio dell'antica fame | farsi timido e grigio | e morire la luce del domani. (Quando l'angoscia)

Tu sei Pietro

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  • Sempre, Violetta, il tempo ti oscurava | dentro quella mordente nostalgia | di cose pure, nate dal pensiero | purificate al vivo nel dolore. (Sogno)
  • E, infuriata com'esse grido all'ara | del tuo amore perfetto | tutta la forza del mio sangue oscura. (Rinnovate ho per te)
  • Fa che le mani m'escano dal buio | incantesimo amaro che non frutta. | Sono gioielli, vedi, le mie mani, | sono un linguaggio per l'amore vivo | ma una fosca catena le ha ben chiuse | ben legate ad un ceppo. Amore mio | ho sognato di te come si sogna | della rosa e del vento. (Lirica antica)
  • Vorrei un figlio da te che sia una spada | lucente, come un grido di alta grazia. [...] (Genesi)
  • Spoglierei questa insipida memoria | per immergermi in te, fatto mio uomo. (S'avessi io)
  • Se affidassi al buon vento questo viso | dove già si accavallano le tracce | di un'antica bellezza e mi affissassi | alla mano pulita della luce, | so che ne tornerei trasfigurata. (Prigione)
  • Vorrei essere te, così violenta | così aspra d'amore, | così accesa di vene di bellezza | e così castigata. (Per una rosa)
  • E veramente | son'io diversa dalle tue pupille | mamma, di morta, dalle lunghe ciglia | che ti velano gli occhi addormentati? (Al momento che l'anima)
  • Preservata in eterno dai tuoi rami | ricchi d'amore giaci e la tua faccia | è un anello di quiete | dopo le furie attive della morte. (Al momento che l'anima)
  • Se non vuoi che mi immerga dentro un fango | di realtà fatta più strenua luce | Dio della forza gettami nel grembo | oro e staffili per le mie preghiere. (Come posso perciò trasfigurare)
  • Ho buttato il mio verbo come Iddio | (l'amore fa di questi prepotenti | e nuovissimi doni) ed ho creato | proprio col soffio identico iniziale | con cui Dio ha fatto l'uomo. (Ho buttato il mio verbo come Iddio)
  • Ed anche a me tu rappresenti l'Angelo | quando reprimi nel tuo velo azzurro | dei bellissimi occhi | questo colore amaro di emozione. (Visito spesso in te)
  • Perciò io ti riguardo che ti assenti | mentre anch'io mi dilungo abbandonata | presso la mia mortale era di pace. (Ti ho detto addio)
  • O fermento | bello di donna dalle dritte spalle | cui le dita di angelo racchiuso | hanno impresso una curva di mistero | mentre che all'apparenza ne gioivi | profondamente come in veste nuova. (Donna al pianoforte)
  • So per me stessa tutta la visione | del tuo canto patito come neve | che ti preme d'amore alle ginocchia. (Di Vanni Scheiwiller)

Destinati a morire. Poesie vecchie e nuove

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  • Così io, ombra delicata e fiori | di velo ricoperti | tra marmi antichi e divorate chiome | svolgo il mio passo acceso alle veggenti | distese d'erba e anche al tuo passato. (Psyche a Pan)
  • I poeti lavorano di notte | quando il tempo non urge su di loro, | quando tace il rumore della folla | e termina il linciaggio delle ore. (I poeti lavorano di notte)
  • No, non volgerti indietro, la vestale | cammina adagio, lenta, a sé davanti | guardando sempre; no, non ritornare | su ciò che hai fatto, può essere morte. (A mia figlia)
  • O larghe nubi come fonderei | volentieri il mio passo | dentro quel cielo che racchiude tutta | tutta l'avversità del mio destino. (Anche oggi sarà dentro la storia)
  • Ora non più, ma forse dentro il vento | è rimasto qualcosa del tuo amore, | come una foglia o un grigio mutamento | dentro l'umore di un dannato Iddio. (Ora il corpo è sublime)
  • Chiedo che un flutto almeno | dal mio grembo discenda | a suscitar miriadi di me stessa. (Perché duplice amore)
  • Poi, furente la noia | che si aggroviglia intorno al tuo balcone | dove tu stai instancabile giullare | a ricantare di madonne antiche. (Per un quadro di Gentilucci)
  • Dimmi, tu, cieco ragazzo | dell'antico complesso, che successe | quando noi ci scindemmo in due riviere. | Ora alla foce ci troviamo invano; | ch'io non ricordo, mio divino Orfeo, | come raggiunsi l'unità infinita. (Orfeo ad Orfeo)
  • L'essere stata in certi tristi luoghi, | coltivare fantasmi, | come tu dici, attento amico mio, | non dà diritto a credere che dentro | dentro di me continui la follia. (Canto di risposta)
  • Oggi da te riascolterò il mio canto | rammenterò la dolce giovinezza | e i miei lieti futuri, avrò paura | di una bellezza morta che non dura. (A Fiorenza)
  • Non tornare a vedermi, sono in pace | con le sfere assolute dell'amore | e mi giaccio scoperta e solitaria | come una rosa sfatta nel sereno. (No, non tornare)

Le rime petrose

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  • Ho sentimento di una cosa strana | che tutta mi colora e m'indurisce; | e mi pare di essere sovrana | di largo tempo e tutta mi smarrisce | questa tua apparizione così bella | che a me sembri non uomo ma una stella.
  • Ho conosciuto in te le meraviglie | meraviglie d'amore sì scoperte | che parevano a me delle conchiglie | ove odoravo il mare e le deserte | spiagge corrive e lì dentro l'amore | mi sono persa come alla bufera | sempre tenendo fermo questo cuore | che (ben sapevo) amava una chimera.
  • Sì, io t'amo e come posso dire | quel che mi accade quando sale in seno | questa grande visione che rapire | potrebbe al cielo tutto il suo sereno?
  • O foss'io di nubi coronata | sì che potessi esser Beatrice | e te distante me chiamar Beata.

Poesie e satire

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  • Il sonno non porterà ombra ma luce, | avrai un orizzonte mitologico, | molti spazi vitali | e la colomba della allegrezza | visiterà il tuo seno di madre. (Al calar della notte)
  • Ch'io fossi là al Getzemani, | o che fossi ai piedi della croce, | e se io fossi Maria | e continuassi a soffrire di parto? (La parte malata)
  • Anch'io t'amo o mio gemito lontano | ma non ho risonanza nella vita | sì che altrove se io mi volgo getto | aspro veleno invece che d'amore, | lievito dolce della mia natura. (A B.B.)
  • Ma perché hai solo memoria del nulla | che è dentro la tua lingua velenosa, | ma solo perché hai memoria del tempo | allora scopri audaci le tue forme | e ti volgi al rivo ove Afrodite | d'oro si scaturiva dal suo niente. (La ricerca del bene)
  • Il tonfo buio della notte sale | dalle fulgide onde del destino | ed annienta il mio corpo come densa | avida acqua e sì mi fa scoperta | come naiade bianca che incammini | i suoi teneri passi | sopra la ghiaia oscura del fato. (Il tonfo buio della notte sale)

La Terra santa

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  • Manicomio è parola assai più grande | delle oscure voragini del sogno. (Manicomio è parola)
  • O una mano impietosa di malato | saliva piano sulla tua finestra | sillabando il tuo nome e finalmente | sciolto il numero immondo ritrovavi | tutta la serietà della tua vita. (Manicomio è parola)
  • Al cancello si aggrumano le vittime | volti nudi e perfetti | chiusi nell'ignoranza, | paradossali mani | avvinghiate ad un ferro. (Al cancello si aggrumano le vittime)
  • E tu le sbarre | guardi nel sonno come allucinato | e ti canti le nenie del martirio. (Il dottore agguerrito nella notte)
  • E quando l’ombra cupa | del delirio incombeva | sulla nuca profonda | noi chinavamo il capo | come sotto una legge. (Il piede della follia)
  • Solo un canto | può trasparirmi adesso dalla pelle | ed è un canto d'amore che matura | questa mia eternità senza confini. (Io ho scritto per te ardue sentenze)
  • Tangenziale dell'ovest, | queste acque amare debbono morire, | non vi veleggia alcuno, né lontano | senti il rimbombo del risanamento. (Tangenziale dell'ovest)
  • Le dune del canto si sono chiuse, | o dannata magia dell'universo, | che tutto può sopra una molle sfera. (Le dune del canto si sono chiuse)
  • La triste toeletta del mattino, | corpi delusi, carni deludenti, | attorno al lavabo | il nero puzzo delle cose infami. (Toeletta)
  • Ah se almeno potessi, | suscitare l'amore | come pendio sicuro al mio destino! (Ah se almeno potessi)
  • O se solo potessi | toccar con dita tremule la luce | quella gagliarda che ci sboccia in seno, | corpo astrale del nostro viver solo | pur rimanendo pietra, inizio, sponda | tangibile agli dei. (Ah se almeno potessi)

Vuoto d'amore

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  • Come vorrei io invadere la terra | con i miei carmi e che tremasse tutta | sotto la poesia della canzone. (Il volume del canto)
  • Non ho tempo | di decifrare gli aridi messaggi | del mio tempo dannato, mi arridosso | al mio muro di futile speranza, | arrossendo se mai tu mi perdoni. (Non ho quiete)
  • Se il verbo è delicato, dolcemente | chino alla fede bevi di quell'acqua | che satura il tuo indocile dolore. (Allegramente dentro la funesta)
  • Nulla vale la durata di una vita | ma se mi alzo e divoro | con un urlo il mio tempo di respiro, | lo faccio solo pensando alla tua sorte, | mia dolce chiara bella creatura, | mia vita e morte, | mia trionfale e aperta poesia | che mi scagli al profondo | perché ti dia le risonanze nuove. (O mia poesia, salvami)
  • Qui passò forse una furiosa bestia | avida sete che dette tempesta | alla terra, a ogni clima, al firmamento, | ma qui passò soltanto il mio tormento. (Lascio a te queste impronte sulla terra)

Ipotenusa d'amore

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  • E mi teneva dentro quel suo limbo, | dolce di sonno, come le colline | tengono dentro la città selvaggia, | piena di quei cavalli e quelle muse | che sono sole al paroliere antico | e cieco, come Omero sul verone | degli dei che fremevano dabbasso | egli vaticinava la sua donna. (A Cremona)
  • Tu mi stai a domandare | quanto disti il cammino della morte: | non so, lo chiedo al mio galoppatoio, | dove ardono inquieti i miei cavalli | di muse manifeste. (A Marina)
  • Quando morsi la mela del peccato, | quando mi feci baciare le ciglia | allora, allora mi meravigliai | che il mondo fosse gonfio di paura | e così il clavicembalo del mondo | mi morì tra le mani e fu fuscello. (A un amore giovane)

Ballate non pagate

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  • Inebriami di baci, come statua | che abbia compiuto musiche maggiori. | O coscia del destino semiaperto | lascia che ti ricami una chimera | sull'avambraccio. (Rendimi i miei capelli)
  • Vieni a rapirmi e dentro questo ardente | panorama di sogno a rinverdirmi. | Vieni allo spazio della vita mia, | cambiamento di tempo: se sei uomo | devi divaricare la mia mente, | ma se sei donna non avrai salute | né fame né ricordo maledetto. (Vieni a rapirmi)
  • Asfodelo di morte ti pensavo, | piatta e scorretta come la paura, | e invece sei sinuosa come un liuto | come calunnia dentro laghi spenti | che son larghi e adoranti di magia. (Asfodelo di morte)
  • O labbra, labbra disunite e bianche | nel valore del pianto penitente. (O labbra, labbra disunite)
  • Le tue carezze dividono il mio viso | in due pareti piene di armonia: | lo spaccano in due mondi universali. (O idolo tremendo)
  • Alata donna, cessa il tuo rancore: | la vita che ti porti del mistero | profuma male sopra il tuo cuscino | e moribonda si appassisce via. (Alata donna, cessa il tuo rancore)
  • Quando mi venne quel calar di denti | che ancora mi addolora tra le spoglie, | comprasti quella mela del futuro | per darmi il frutto della tua fragranza. (Follia, mia grande giovane nemica)
  • Non pronunciare la parola amore: | qui sulla terra è un gergo che si spregia. (Lamento per la morte di Paolo Volponi)
  • Reggimi amore, mutilo cavallo, | sopra la staccionata maledetta | in cui percorsi le mie valli antiche. (Reggimi amore, mutilo cavallo)
  • Tua moglie, una conchiglia di mistero, | donna che si difende alle parole, | come Petrarca ne farei una dea. (Tua moglie, una conchiglia di mistero)
  • Ti dirò di cercar la voce nuova | di cui io forse sono sentimento | e che profonda come la tua voce | mi tolse dall'inferno del sapere. (Ero al balcone della tua fortuna)
  • L'altro, il tiranno delle tue lenzuola, | ti strappa fuori da ogni movimento | e precipita cupo nel ricordo. (Sul tavolo imbronciato di bellezza)

La volpe e il sipario

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Ascolta, il passo breve delle cose.
− assai più breve delle tue finestre −
quel respiro che esce dal tuo sguardo
chiama un nome immediato: la tua donna.

Citazioni

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  • O dammi canto da cantar soave, | sì che lacrime di cielo | colorino la vita.
  • A te che vivi e muori | quando morendo si alza primavera, | cosa dire del giorno che mi attende? | Lui è come un drago dalle mille facce | che mi abbraccia nel seno del destino | e vive vittorioso con la luce.
  • Fa di donna rovesciata nell'erba | il supplizio di Tantalo infinito, | quello che arde nel glicine a maggio. | Gli Apostoli dei miei segreti | visiteranno queste antiche grazie.
  • Sono assetata del primo sangue | della rima sofferta, | verginità di lettere di amore | e di mostruosi impatti col demonio.
  • Nulla che possa compararsi a un uomo | che ti lascia supina | con il seme di Bacco nella testa.
  • Spegnimi come il lume della notte, | come il delirio della fantasia. | Spegnimi come donna e come mimo, | come pagliaccio che non ha nessuno. | Spegnimi perché ho rotta la sottana: | uno strappo che è largo come il cuore.
  • Dentro le braccia come fossi unita | a un legame fantasma che disperde.
  • Angeli lunghi come la mia attesa, | fonti di amore e di gran pentimento, | fiori del bene, mondi di paura, | trasalimenti puri della voce.
  • A volte io respiro nella notte | e penso a quante luci sono morte | intorno a un cimitero di bambina.
  • Intanto l'ombra è il quieto passaggio | di una vita molesta che discende | fino al ginocchio del conquistatore.
  • Egli tarda a venire e il cuore è spento | come un braciere su cui cade l'acqua.
  • Prendimi nelle rapide stagioni | io mi sento in silenzio con la vita.
  • Ala che sfiori il mio bel corpo | come se fosse virginale appena | e vi metti lo sperma del pensiero: | polluzione notturna è la veggenza.
  • Mi mandavi parole benedette | prima del carme – un piacere sublime – | un concerto così di malagrazia | sopra gli ardui cammini della sera. | Eri cosciente di quel tuo travaglio | così umano e perciò come un foglio | dove adagio scrivevo le mie rime.
  • Essa giace, è un feto musicale | che muore nel mio grembo | e partorirlo io non riesco. | È un morto che cammina | con la speranza della prima vita.
  • È un porto la mente dove il coraggio s'affloscia | di fronte al sogghigno.
  • Vorrei parlarti del freddo del cuore, | del mio cuore di radice ferita.

Superba è la notte

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  • La cosa più superba è la notte | quando cadono gli ultimi spaventi | e l'anima si getta l'avventura. (La cosa più superba)
  • Lasciami andare contro la parete | tu che hai un fucile carico d'inganni | e che vuoi farmi morta con la vita. (Lasciami andare)
  • Nascono a volte muse furibonde | musi tribali intorno ad un banchetto | che lava nel mattino i suoi pensieri. (Nascono a volte)
  • Ricordami il pensiero della vita | tu che ti sei calato nelle pietre | credendole il mio fango musicale. (Anima, solamente la parola)
  • Sono spoglie le dita della morte | sono piene di rughe maliziose | e la vendetta nasce sulla fronte | di questa tua indomabile vicina. (Sono spoglie le dita della morte)

La poesia luogo del nulla

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  • Portatore di luce e nascimento | di nuova legge tu al cospetto umano. (Uomo che ingigantisci la tua ombra)
  • Come ghianda si sfascia sulla terra | ogni tanto il tuo resto viene meno | alla fascinazione dell'Iddio | ma ti immergi in Tomaso e vi ricavi | quell'acqua nuova della scienza pura. (Uomo che ingigantisci la tua ombra)
  • Che tu sia benedetto per la donna | che ti sei tolta al fianco come diva | uomo di spalle luminose assorte | dentro l'aperta musica del bene. (Tu che sei il fratello del marito)
  • Fosti l'arcata audace | che mi posò dal ponte alla pianura | e la duna vorace | che spaventò l'invereconda luna. (Tu ti ricordi amico)
  • Ahimè che smarrimento | Nicola avanti l'uomo che tu Adamo | felice dentro l'ali del disio | muovevi nel cuor mio | adagio lento di voler sovrano. (Allor che luce l'ombra)

Le briglie d'oro. Poesie per Marina 1984-2004

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  • C'era, Alina, intorno a te un presepe | di cose pure, appena toccate, | un fiore d'arpa, angelico silenzio | di labbra maledette. (Presepe)
  • Tempo rimane dentro l'usignolo | in cui si stende quell'odor di canto | che spande intorno malaccorto volo. (Tempo rimane dentro l'usignolo)

Mistica d'amore

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  • Perché vergine se io sono madre di tutti? | Perché madre se sono una vergine senza confini? (Magnificat, p. 97)
  • E poiché mi ha redenta | posi vicino a Te | la pietra della Tua resurrezione. | E poiché mi ha redenta | fammi carne di spirito | e spirito di carne. (Magnificat, pp. 100–101)
  • Miserere di me, | o universo, | egli era la punta di uno spillo | l'ago supremo della mia paura. (Magnificat, p. 136)
  • Ma Tu, | che non avevi principio, | mi hai sprofondata | nella carne angelica | dove non si nasce | e non si muore | se non con la sua resurrezione | e il suo grido. (Magnificat, p. 151)
  • Ogni volta che nasce un uomo | Dio è attaccato dal suo amore. | Ogni volta che nasce un uomo | Dio conosce i tormenti del parto | e se ne vergogna, | perché da questo amore | sono nati fiori e montagne, | olocausti e vergini, | parole confuse e parole vere: | Dio ha espresso il suo amore per l'uomo col pianto. (Poema della croce, p. 199)
  • Eterna natura paziente angelica, | pane vivo ad oltranza, | che hai dita sacre come la luce. (Poema della croce, pp. 199–200)
  • Fuggirò da questo sepolcro | come un angelo calpestato a morte dal sogno, | ma io troverò la frontiera della mia parola. | Addio crocifissione, | in me non c'è mai stato niente: | sono soltanto un uomo risorto. (Cantico dei Vangeli, p. 237)
  • E beati voi, | che avete il dono delle sante lacrime, | e se anche le trovate ingiuste | agli occhi di Dio | appariranno rugiada | che farà crescere rose | nella vostra carne. | Beati voi che piangete | e vi santificate per gli altri | e siete maledettamente storpi nel corpo | ma dritti nello spirito. (Cantico dei Vangeli, pp. 293–294)
  • Perché amo gli animali? | Perché io sono uno di loro. | Perché io sono la cifra indecifrabile dell'erba, | il panico del cervo che scappa, | sono il tuo oceano grande | e sono il più piccolo degli insetti. | E conosco tutte le tue creature: | sono perfette | in questo amore che corre sulla terra | per arrivare a te. (Francesco, p. 422)

Lettere al dottor G

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  • Ora che ti ho perduto veramente | con quali rime canterò all'ingrato | che mi ha mossa gemente alla follia. (Ora che ti ho perduto veramente)
  • Anche io non sono sazia | come tu fosti ma mi aggiro eterna | dentro anime aperte ad ogni lutto. (Saffo antica maestra)
  • Eppure le pupille | mi si dilateranno all'infinito | finché la cecità forte m'incolga | e mi faccia rapire. (Queste pietre miliari così fonde)
  • Tutto io perderò, tornando fuori | all'aperto nel mondo che qui dentro | ove resiste un tremito o follia | qui si nasconde veramente il vero. (Queste pietre miliari così fonde)
  • Ogni vergine donna ha il suo momento | primigenio nel grembo; ma io tremo | di generare cosa che mi atterri. (Mani vergini occorre possedere)
  • Padre, se amo e dimentico, perdono, | spiga profonda dell'ardore mio, | padre, non disdegnarmi anche se accendo | alle tue antiche e gelide ginocchia | questo rogo violento che ti atterra. | Vedo dentro nell'animo il tuo volto | così profondo di minaccia e altero, | sento su me il tuo dialogo scoperto, | ho la visione assurda del tuo riso. (Padre, se amo e dimentico)
  • Io scenderò sotterra desolata | di non sapere ancora equilibrare | la tua giusta bellezza alla sua luce. (L'alte purezze che io non delibo)
  • Ora nei nostri aspetti già traspare | la ferina imminenza del piacere. | Né so, quando mi penetri di baci | quanto di te il mio spirito trascini. (Non inizia più armonico momento)
  • Bere sarebbe troppo un atto duro | esplicito, cattivo, perentorio | ma questo gesto, che è di attesa solo, | di tanto ardore solamente include | in ogni vena dolcemente il senso. (Là, nel cavo dell'albero spaccato)
  • Madre diffusa come l'ape e il miele | madre sostanza, tienimi nascosta | dentro il tuo manto sì che io non veda | sotterfugi ed inganni, in te io pura | ridivento, siccome una bambina. (Madre diletta, mia sognata)
  • Tu hai le parole che non hanno voce | e che pure traversano le mura. (Madre diletta, mia sognata)
  • Lunghi anni cercando sopra rocce | aspro ristoro o presso la tua Croce, | Cristo, soffrendo ho gravitato invano. | Ora che se ne va sembra mi cada | questo lungo mantello e denudata | è la mia carne e presa dentro i ceppi | dell'abbandono. (Timorosa è la notte quando gela)
  • Se tu potessi pure come esperto | grave chirurgo giungermi nel cuore | e strapparvi il tormento, allora un urlo | io darei di beata meraviglia. (Quando codesto demone mi assalta)
  • Cristo, il silenzio, quanto mi è lontano, | come l'invoco, e macchine e roventi | televisioni rompono l'incanto | d'ogni sacro colloquio, nel deserto | io mi vorrei digiuna ad abitare | per saggiare il tuo suono, la tua voce. (Cristo, il silenzio, quanto mi è lontano)

Come polvere o vento

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  • Al principio di un'arida festa | compare il giglio della tua preghiera | è un abbandono lucido di pianto. (Il nulla)
  • Era bacio lo so era sfinimento | Era questo mio verde tramortire | a sommo dei colori dell'attesa. (Questa corda di vento di cammina)
  • Può venir palpitante una fanciulla | ed un brivido assurdo: sei l'umano | incarnato nell'era degli dei.
  • Patimento di angelo tu, donna | che sempre ridi roteando al cielo | i grandissimi occhi di fanciulla | non conosci il dolore o, manifesto | ti è siccome è dentro alle vestali | che si coprono i fianchi con i veli.
  • Tu sei esemplare come la cometa | e ti addormenti sopra quel presepe | che indora a notte nascite divine.
  • Lunga specie del tempo, o la ventura | portava certe sature memorie | con pesanti catene e tu mungevi | dalle stelle il sapere degli antichi. (Del ritorno di Venere leggiadra)

Santi e poeti

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  • Noi ci perdiamo, a volte, ed affanniamo | per i vicoli ciechi del cervello, | sbriciolati in miriadi di esseri | senza vita durevole e completa; | noi ci perdiamo, a volte, nel peccato | della disconoscenza di noi stessi. (Santi e poeti)
  • Aprirà nuovi cori l'imeneo | quando avremo una porta da rapire | a queste antiche sordità di spazio. | Con te fuso nel ritmo della forza | che mi ha cresciuta, compirò prodigi. (Imeneo)

La vita facile

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  • Ci sono adolescenze che si innescano a novanta anni.
  • Dopo tutto Cristo fu anche casto.
  • È una vita che cerco riparo dalla santità.
  • Gesù è il più grande favolista di tutti i tempi.
  • Il vero amore non ha peli.
  • Il peccato mi fa riposare.
  • Il poeta non dorme mai ma in compenso muore spesso.
  • La formica è un esempio di serietà naturale.
  • La menopausa è il periodo dorato dell'amore.
  • La miglior vendetta? La felicità. Non c'è nulla che faccia più impazzire la gente che vederti felice.
  • Si va in manicomio per imparare a morire.

Fiore di poesia

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  • Ci sono notti che non accadono mai.
  • Il genio muore per se stesso e chiede d'esser sepolto entro memorie deboli.
  • La calunnia è un vocabolo sdentato che, quando arriva a destinazione, mette mandibole di ferro.
  • L'unica radice che ho mi fa male.
  • Mi sveglio sempre in forma e mi deformo attraverso gli altri.
  • Ogni poeta vende i suoi guai migliori.[21]
  • Se Dio mi assolve, lo fa sempre per insufficienza di prove.

Aforismi e magie

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  • A volte mi slego per motivi di salute.
  • Amore, il mio seno era caldo | e calda la mia potenza. | Hai preso il mio seno | per un bivacco | e hai pianto a lungo sul cuore. | Infine siamo morti di sogno.
  • Anche la follia merita i suoi applausi.
  • Attualmente non mi conosco.
  • Capita anche a me, Maestro, di aver fatto l'amore con quelli che non ho mai conosciuto.
  • Certi figli che scorrono nel nostro sangue non avranno mai un parto.
  • Che tu mi copra di insulti, di pedate, di baci, di abbandoni, che tu mi lasci e poi torni senza un perché senza un variare di senso nel largo delle mie ginocchia a me non importa perché tu mi fai vivere perché mi ripari da quel gorgo di inaudita dolcezza da quel miele tumefatto e impreciso che è la morte di ogni poeta.
  • Chi è a corto di bugie non può salvarsi.
  • Chi è convinto di farci del bene spesso ci rovina.
  • Chi ha due occhi angelici spesso conduce al male.
  • Chi mette un piede in fallo spesso si trova gravido.
  • Chi muore in silenzio si vendica delle curiosità altrui.
  • Chi si nasconde nella tenerezza non conosce il fuoco della passione.
  • Chi si ostina fa scandalo.
  • Chi tace spaventa.
  • Ci sono notti che non accadono mai.
  • Colui che pesa le sue parole cade in miseria.
  • Così il tuo fallo meraviglioso mi ha dato una cicatrice nell'anima che mi ferirà a morte...
  • Dio mi salvi da ogni tenero amore.
  • Durante le estasi ci si denuda per vedere l'assoluto.
  • Gli uomini mi piacciono finché non mi spingono al pianto.
  • Gusto il peccato come fosse il principio del benessere.
  • Ho cominciato a piangere per gioco, e poi ho creduto che fosse il mio destino.
  • I colori maturano la notte.
  • I figli si partoriscono ogni giorno.
  • I lapsus sono delle tremende spie.
  • I miei amori sono di tipo randagio.
  • I molluschi sono più cerebrali dell'uomo.
  • I sassi abbandonati nelle acque a volte non han fiore di speranza così come non spero nel tuo amore.
  • I veri innamorati sono quelli che fuggono.
  • Il dolore non è altro che la sorpresa di non conoscerci.
  • Il fallo maschile mi fa solo pensare a quante rinunce mi ha fatto fare la vita.
  • Il grado di libertà di un uomo si misura dall'intensità dei suoi sogni.
  • Il mio letto non conosce freddure.
  • Il paradiso non mi piace perché verosimilmente non ha ossessioni.
  • Il peccato non si rifiuta mai.
  • Il poeta non dorme mai ma in compenso muore spesso.
  • Il vero amore non ha peli.
  • Il vero poeta non deve avere parenti.
  • Illumino spesso gli altri ma io rimango sempre al buio.
  • In amore sono una donna ustionata.
  • Io amo ciò che non si dice.
  • Io mangio solo per nutrire il dolore.
  • L'aforisma è il sogno di una vendetta sottile. L'aforisma è genio e vendetta e anche una sottile resa alla realtà biblica. Chi fa aforismi muore saturo di memorie e di sogni ma pur sempre non vincente né davanti a Dio né davanti a se stesso né davanti al suo puro demonio.
  • L'inferno è la mia grande passione.
  • L'uomo è sempre più vicino all'amore che alla fortuna.
  • L'uomo impara sempre a vivere quando è troppo tardi.
  • La bugia è l'optional del mistero.
  • La casa della poesia non avrà mai porte.
  • La corda più silenziosa è quella dei versi.
  • La nevrosi è qualche cosa di circoscritto al pube.
  • La pazzia mi visita almeno due volte al giorno.
  • La persona che ho sempre adorato sono io.
  • La pistola che ho puntato alla tempia si chiama Poesia.
  • La poesia è la pelle del poeta.
  • La superficialità mi inquieta ma il profondo mi uccide.
  • La tua parola era piena d'ansia come il sangue di un vaticinio. Avrei dato una vita a capire cos'è un amore, ma il tuo tono indelicato e triste ha bagnato il mio sguardo di tradimento.
  • Le ali degli angeli raffreddano i poeti.
  • Le mani un poco sudate fanno fuggire le parole.
  • Le sgualdrine non uccidono mai le proprie vittime.
  • Ma anche io come Pinocchio vendo il mio abbecedario per un bacio d'amore.
  • Mi hanno detto che sei un po' bianco e nero un po' teppista e un po' Eldorado ma quando mi baci diventi acqua materna diventi prato limpido diventi il mio destino.
  • Mi muovo secondo la mia violenza.
  • Mi piace rimanere lontana dai miei ideali.
  • Mi sono sempre uccisa da sola.
  • Mi sveglio sempre in forma e mi deformo attraverso gli altri.
  • Nessuno rinuncia al proprio destino anche se è fatto di sole pietre.
  • Niente è più necessario di ciò che non serve.
  • Non cercate di prendere i poeti perché vi scapperanno tra le dita.
  • Non faccio niente per diventare bambina.
  • Non ho paura della morte ma ho paura dell'amore.
  • Non ho più notizie di me da tanto tempo.
  • Non si può descrivere un cosa che non si è mai amata.
  • Non sono bella, sono soltanto erotica.
  • Non sono una donna addomesticabile.
  • Ogni amore per me è uno stupro.
  • Ogni giorno sono costretta a peccare.
  • Ogni male ha il suo colpo di ritorno.
  • Ognuno è amico della sua patologia.
  • Passo intere giornate a pensare cos'è il dubbio.
  • Per poter scrivere devo prima lamentarmi.
  • Perché mi dici cose fuggenti che non sanno di vero, perché inganni te stessa? Il violino armonico che avevi dentro si è rotto per sempre. Inutile sperare. Così spero che qualcuno bussi alla porta, e non solo il vento.
  • Più mi lasciano sola più splendo.
  • Prima di parlare con gli altri addormenta la tua belva segreta.
  • Quando amo un uomo passa alla storia.
  • Quando il mondo non mi dimentica mi dimentico io.
  • Quando la bugia sembra vera nasce la calunnia.
  • Quando mi presento nuda è come se fossi morta.
  • Quando sorge il sole mi pento amaramente di non aver peccato.
  • Quando un amore ti stringe e ha occhi di fuoco è ora di morire.
  • Si può essere qualcuno semplicemente pensando.
  • Si vive sempre troppo.
  • Solo quando sto morendo sono particolarmente in forma.
  • Sono anni che non ho più erotismi focalizzati.
  • Sono volgare quanto basta.
  • Sono una piccola ape furibonda.
  • Svengo sulle tue mani, svengo sulle tue labbra, ma se ti tocco il fatto mi compongono perché lì molti anni fa tu sei morto amandomi d'amore puro.
  • Vorrei morire come donna ma non rinascerei come un uomo.

Se gli angeli sono inquieti

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  • Amare un giovane è come sfidare Dio.
  • Anche la follia merita i suoi applausi.
  • Dante fu un genio miserabile.
  • Dio ci regala il sonno per vincerci il giorno dopo.
  • Il poeta non rigetta mai le proprie ombre.
  • Il vero poeta non deve avere parenti.
  • La persona che ho sempre adorato sono io.
  • Non sono bella sono soltanto erotica.
  • Ogni alba ha i suoi dubbi.

Citazioni su Alda Merini

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  • Alda era innamorata della vita. Di fronte all'amore non capiva più niente. Mi manca la sua ricchezza interiore. Si è lasciata spremere. Non dava importanza alle cose materiali. (Valentina Cortese)
  • C'è un brano della Madonna che parla in prima persona che è di grande effetto. Lo "spavento di Maria" è un pezzo potentissimo che rende benissimo l'immagine di questa ragazza sgomenta davanti all'annunciazione. È un testo affascinante, la Merini è una grande autrice e il Magnificat il suo gioiello. (Paola Pitagora)
  • Chi va con lo zoppo | impara a zoppicare, | ma zoppicare come Alda Merini | è difficilissimo. (Alberto Casiraghi)
  • L'ho fotografata in casa sua, al telefono, un po' come la Magnani nella Voce umana. È riflessa in uno specchio su cui sono scritti i numeri. La sua casa è un'esperienza mistica. Il giorno che le imbiancarono i muri, manca poco moriva. Mi ricordo che mi chiese: Mi trova piacente? No, risposi, la trovo intensa. E lei: ah, piacente no? Era molto dispiaciuta. (Guido Harari)
  • Nobile grazia di Venere e coraggio di Madre | dolcezza dell'umano genere | diangelo di stile. (Norman Zoia)
  • Per la Merini, i versi dovevano venir fuori di getto, come un fiotto di sangue da una ferita sempre aperta. Questa idea semplificata di poesia, che si lega intimamente a una vita maledetta (spesso messa a nudo in tv), ha favorito la popolarità di una poetessa che nei suoi testi migliori non è per nulla semplice. (Paolo Di Stefano)
  • [Sulla storia d'amore con Giorgio Manganelli] Uno che un giorno se ne scappò da Milano in Lambretta, o forse era una Vespa (che differenza c'è fra una Vespa e una Lambretta?) mollando tutto, ma proprio tutto per trasferirsi a Roma. Ma che dico trasferirsi, per fuggirsene da un matrimonio disgraziato, da una paternità per lui invivibile, soprattutto da un amore folle, nel vero senso della parola, per una giovanissima Alda Merini già poeta e già fuori di testa. Si erano conosciuti che lei aveva diciassette anni e lui ventisei. A un certo punto lui – trentunenne – salì sulla famosa Lambretta e faticosamente arrivò a Roma. Senza bagaglio. Senza casa. Senza niente. Rompendo i ponti con l'università dove insegnava, con la famiglia, con quella donna impossibile – la Merini, che un giorno aveva fermato per strada la Fausta, legittima moglie di Giorgio, apostrofandola: "Signora, lo sa che mi sono innamorata di suo marito?" e l'altra, senza fare una grinza: "Ma se lo prenda, benedetta, se lo prenda". (Sandra Petrignani)
  1. Da Clinica dell'abbandono, Einaudi, Torino, 2003.
  2. Citato in Amore, foto di Piero Cavagna, Edizioni Pulcinoelefante, Edizione N. 4673, Osnago, 40 copie, Febbraio 2002.
  3. Citato in Il maglio del poeta, sezione Dediche, Manni Editore, Lecce, 2002, p. 24. ISBN 88-8176-331-1
  4. Citato in Clinica dell'abbandono, Giulio Einaudi Editore, Torino, 2003, p. 82. ISBN 978-88-06-14749-5
  5. a b Citato in Paolo Di Stefano, Alda Merini, la poetessa dei Navigli che cantò i poveri, l'amore e l'inferno, Corriere della sera, 2 novembre 2009, p. 21.
  6. a b Da L'altra verità. Diario di una diversa, Rizzoli, Milano, 2013. ISBN 978-88-58-64435-5
  7. Da La pazza della porta accanto, Bompiani, 1955, p. 59.
  8. Da Manifesto del Pulcinirismo; in disegni per il rosso, disegni e aforismi di Alberto Casiraghy, Galleria l'Affiche, Milano, 2001.
  9. Da La nera novella: umorismo nero, Rizzoli, 2007, p. 83. ISBN 8817014036
  10. Citato in Una vita vissuta tra follia e poesia, Corriere della sera, 17 ottobre 1995, p. 47.
  11. Da Terra d'amore, Canzoniere.
  12. Citato in La visitazione dell'angelo, pastello di Flora Graiff, Edizioni Pulcinoelefante, Edizione 5329, 40 copie, Luglio 2003.
  13. Da Alla tua salute, amore mio, Acquaviva, 2004.
  14. Citato in Il regalo di Idia Brighenti alla ricerca dell'anima, bresciaoggi.it, 22 marzo 2016.
  15. Da Lettere a un racconto, a cura di Bruno Pedretti, Rizzoli, Milano, 2018. ISBN 978-88-58-69215-8
  16. Titolo dell'omonima opera, Stampa alternativa, Viterbo, 1997.
  17. Da A Giorgio Manganelli, in La palude di Manganelli o Il monarca del re (1992); ora in Fiore di poesia. 1951-1997, a cura di Maria Corti, Einaudi, Torino, 2014. ISBN 9788858413333
  18. Da La Terra Santa: e altre poesie, Lacaita, 1984.
  19. Cfr. Citazioni letterarie... sbagliate, raicultura.it
  20. Cfr. «La Bellezza non è che il disvelamento della luce | dopo che la tenebra è caduta.» (da Eternamente vivo (2010), in Voce di carne e di anima, Frassinelli, 2019)
  21. Citato nella canzone Canone Inverso (Luxury Goods) dei Bluvertigo.

Bibliografia

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  • Alda Merini, Aforismi e magie, Biblioteca Universale Rizzoli, 2003. ISBN 881710115X
  • Alda Merini, Corpo d'amore. Un incontro con Gesù, Frassinelli, 2001.
  • Alda Merini, La volpe e il sipario. Poesie d'amore, a cura di Benedetta Centovalli, BUR, 2017. ISBN 9788858691991
  • Alda Merini, Fiore di poesia. 1951-1997, a cura di Maria Corti, Einaudi, 1998. ISBN 8806173774
  • Alda Merini, La presenza di Orfeo, Paura di Dio, ne Il suono dell'ombra. Poesie e prose 1953-2009, a cura di Ambrogio Borsani, Mondadori, Milano, 2020. ISBN 9788835704607
  • Alda Merini, La vita facile. Aforismi, Pulcinoelefante.
  • Alda Merini, Mistica d'amore, Frassinelli, Milano, 2008. ISBN 978-88-88320-14-4
  • Alda Merini, Se gli angeli sono inquieti. Aforismi, Shakespeare and Company, 1993.

Voci correlate

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