Mariano José de Larra
scrittore e giornalista spagnolo
Mariano José de Larra (1809 – 1837), scrittore e giornalista spagnolo.
Citazioni di Mariano José de Larra
modifica- El que no ha tenido un perro, no sabe lo que es querer y ser querido. (da El doncel de Don Enrique el doliente, cap. 33)
Il poveraccio parlatore ed altre prose scelte
modifica- [...] l'uomo non è mai tanto filosofo quanto nei suoi momenti brutti; colui che non ha fortuna, si arma della propria filosofia, come chi è calvo si adatta in testa una parrucca; la filosofia è infatti, per lo sventurato, quello che la parrucca è per il calvo, entrambi immaginano di nascondere agli occhi degli altri l'immensa lacuna che in essi ha lasciato la natura matrigna. (da Tutto il mondo è in maschera, tutto l'anno è carnevale, p. 56)
- Il mondo è tutto in maschera; tutto l'anno è carnevale. (da Tutto il mondo è in maschera, tutto l'anno è carnevale, p. 62)
- [...] io non voglio imitare la gran parte degli uomini, che, o non dicono quello che pensano, o pensano troppo quello che dicono. (da Il mio nome e i miei propositi, p. 79)
- Lo scrittore satirico è, comunemente, come la luna, un corpo opaco destinato a dar luce, ed è forse il solo di cui a ragione si possa dire che dà quello che non ha. Quello stesso dono naturale di vedere le cose tali e quali sono, e di notare in esse il lato brutto prima che quello bello, di solito è il loro tormento. (da Della satira e dei satirici, pp. 96-97)
- Quell'acrimonia stessa, quella mordacità gioiosa che così spesso sogliono suscitare la gioia degli altri, in lui, nel satirico, è la fredda impassibilità dello specchio che riproduce le figure non solo senza goderne, ma talvolta anche appannandosi. (da Della satira e dei satirici, p. 97)
- [...] quando il vento passa tra le canne sibila; ebbene, quando passa tra i faziosi, parla: ecco l'origine dell'organo della voce nella specie. Il fazioso caccia anche fuori a guisa di rame due gambe e due braccia, una per ogni lato, le quali hanno il loro grappolo di dita, come ha le punte una spiga; presenta faccia e viso, e vedendolo, chiunque direbbe che ha occhi nella faccia, ma sarebbe un grave errore, egli si distingue essenzialmente dagli altri esseri perché è senza testa. (da la nuova epoca, o il fazioso, p. 162)
- Nei riguardi del regno minerale, il giornalista rassomiglia alla pietra, poiché non vi è scalpellino che non faccia saltare da lui una scheggia e non vi dia una martellata; deve avere tanti colori come il diaspro, poiché deve piacere a tutti; deve essere freddo come il marmo sotto ai piedi del magnate; deve essere dùttile come l'oro: d'argento non deve averne nemmeno il più lontano sentore; deve avere i piedi di piombo; deve servire come il bronzo per immortalare perfino le sciocchezze degli eroi; deve saldar tutto come lo stagno; deve possedere più vene d'una miniera, e più virtù di un'acqua termale. E, dopo tanto lavoro e tante qualità, deve saltare infine come l'acciaio quando cozza su cosa dura.
In una parola, il giornalista deve essere una cosa impossibile [...] (da L'uomo propone e Dio dispone, ovvero quello che il giornalista deve essere, p. 173) - [...] Avete detto idra della discordia, giustizia, società, orizzonte, arcobaleno e legalità? Ecco subito i popoli batter le mani, fare dei gesti; alzare degli archi, murare delle iscrizioni. Meraviglioso dono della parola! Facile felicità! Dopo un breve vocabolario di parole alla moda e d'effetto, prendetevi pure il tempo che vorrete: basterà dire «domani» di tanto in tanto, e buttar loro delle parole tutti i giorni, come Enea buttava la torta al Cerbero, e voi potrete dormire tranquillo sui vostri allori.
Tale è la storia di tutti i popoli, tale è la storia dell'uomo... Parole, sempre parole, e rumore, e confusione; nulla di positivo. Beati coloro che non parlano, poiché essi si capiscono! (da Le Parole, p. 177) - [...] i tiranni, generalmente miopi, hanno visto le diligenze soltanto come un mezzo per trasportare pacchi e persone da un paese all'altro; sicuri di raggiungere col loro braccio di ferro ogni luogo, hanno sorriso stupidamente nel vedere cambiar residenza i loro schiavi: non hanno considerato che le idee aderiscono come la polvere ai pacchi e viaggiano anch'esse in diligenza. (da La diligenza, p. 193)
Note
modifica- ↑ Citato in Arthur Schopenhauer, Parerga e paralipomena, a cura di Giorgio Colli, gli Adelphi, 1998, 4ª ediz., tomo secondo, p. 111. ISBN 88-459-1422-4
- ↑ La citazione viene spesso erroneamente attribuita ad Arthur Schopenhauer, tuttavia quando il filosofo riporta la frase nell'opera Parerga e paralipomena cita esplicitamente lo scrittore spagnolo.
Bibliografia
modifica- Mariano José de Larra, Il poveraccio parlatore ed altre prose scelte, a cura di Mario Puccini, Utet, Torino, 1943.
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