Solone

legislatore, giurista e poeta ateniese

Solone (VII – VI secolo a.C.), legislatore, giurista e poeta ateniese.

Busto di Solone

Citazioni di Solone modifica

  • Ciascuno ha buona stima di sé prima di subire qualcosa; poi subito si affligge, ma fino a quel momento a bocca aperta ci nutriamo di vane speranze.[1]
  • Congettura le cose che non appaiono da quelle che appaiono.[2]
  • Impara a ubbidire e imparerai a comandare.[3]
  • Invecchio imparando ogni giorno molte cose.[4]
Γηράσκω δ'αεί πολλά διδασκόμενος.
  • Sapendo taci.[5]
  • Se avete patito angherie per la vostra viltà non date in qualche cosa agli dei la colpa di queste.[6]

Attribuite modifica

Γνῶθι σαυτόν.[9]
  • Le leggi sono come ragnatele, che rimangono salde quando vi urta qualcosa di molle e leggero, mentre una cosa più grossa le sfonda e sfugge.[10]
La giustizia è come una tela di ragno: trattiene gli insetti piccoli, mentre i grandi trafiggono la tela e restano liberi.[11]

Citazioni su Solone modifica

  • Con Anacreonte e Teognide, e per gran parte con Alceo e Simonide, nessuno scrive più poesia con la passione religiosa che anima Omero, Esiodo e Solone. (Hans Urs von Balthasar)
  • Interrogato Solone in qual modo potesse essere ottimo il governo degli Stati, rispose: Se i cittadini obbediscono ai magistrati, ed i magistrati alle leggi. (Giovanni Stobeo)
  • Vidi Solon, di cui fu l’util pianta | che, se mal colta è, mal frutto produce, | cogli altri sei di che Grecia si vanta (Francesco Petrarca, Trionfo della Fama)

Note modifica

  1. Citato in I lirici greci, Bignami, p. 61.
  2. Citato in I lirici greci, Bignami, p. 48.
  3. Frase scritta da Solone in un angolo del tempio di Apollo a Delfi; citato in Luciano De Crescenzo, Storia della filosofia greca. I Presocratici, Mondadori, 2005, p. 20.
  4. Citato in I lirici greci, Bignami, p. 111.
  5. Citato in Luciano De Crescenzo, op. cit., p. 18.
  6. Citato in I lirici greci, Bignami, p. 99.
  7. Citato in Apuleio, Sulla magia e con sua difesa, EDIPEM, 1973.
  8. [Citazione errata] Attribuita a molti autori greci, tra cui lo stesso Solone.
    Stando a quanto narrano Platone nel Protagora, Marco Tullio Cicerone nel De oratore, Senofonte nei Detti memorabili di Socrate, Pausania e Plutarco, un giorno i sette savi si sarebbero riuniti a Delfi e avrebbero scritto a lettere d'oro questo motto nel tempio di Apollo. Tuttavia, stando a quanto riporta Giuseppe Fumagalli, sembrerebbe che il reale significato della frase fosse stato frainteso. Tale frase infatti faceva parte di due versi che indicavano le norme etiche da rispettare nel tempio di Apollo. Questo verso, in particolare, invitava semplicemente i visitatori a chiarirsi bene le idee sulla domanda da porre all'oracolo, prima di interrogarlo. Tuttavia già nel IV secolo a.C. i versi non erano più interpretati in tal modo.
    Diogene Laerzio in Vite dei filosofi attribuisce la frase a Talete e afferma, tra l'altro, che «conoscere se stessi» sarebbe stata la risposta del filosofo a chi lo interrogava su cosa fosse realmente difficile. Antistene di Rodi nelle Successioni dei filosofi attribuisce il motto a Femonoe e afferma che successivamente se ne appropriò Chilone. Vedi anche qui.
  9. Citato in Giuseppe Fumagalli, Chi l'ha detto?, Hoepli, 1921, p. 513.
  10. Citato in Plutarco, Vite parallele.
  11. Sovrimpresso nel finale del film Piazza delle Cinque Lune.

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