Martin Lutero

ex monaco agostiniano, teologo tedesco, predicatore e accademico, figura centrale della Riforma protestante (1483-1546)

Martin Lutero (1483 – 1546), frate agostiniano, teologo e riformatore tedesco.

Martin Lutero

Citazioni di Martin Lutero

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  • Chi ha cominciato a pregare coi Salmi in modo serio e regolare abbandonerà presto le altre piccole preghiere facili, particolari e pie e dirà: "Non certo in queste v'è la forza, il vigore, il fuoco che trovo in essi!".[1]
  • Chi predica le indulgenze è in errore quando dice che una persona è assolta e salvata da ogni pena per le indulgenze del papa.[2]
  • [Maria] Come madre di Dio è elevata sopra tutti gli uomini, ciò nonostante, rimane così semplice e modesta da non avere sotto di sé nemmeno la più piccola ancella. E noi, poveri noi uomini – che quando abbiamo qualche bene, potere o onore o se soltanto siamo un po' più belli degli altri, le nostre pretese divengono smisurate e non possiamo stare a fianco di uno più piccolo di noi che cosa faremmo mai se ricevessimo dei beni tanto grandi e sublimi? Perciò Dio ci lascia poveri e infelici, perché noi contaminiamo i suoi beni delicati, non sappiamo mantenere di noi l'opinione che avevamo prima, ma lasciamo che la nostra baldanza cresca o o diminuisca a seconda dei beni ricevuti o perduti. Ma questo cuore di Maria rimane saldo e uguale in ogni tempo, lascia che Dio operi in lei secondo la sua volontà, dalla sua azione non prende che una buona consolazione, gioia e fiducia in Dio. Così dovremmo fare anche noi; sarebbe il canto di un vero Magnificat.[3]
  • Dove Dio ha costruito una chiesa, il diavolo costruisce anche lui una cappella.[4]
  • I pensieri non pagano dazio.[5][6]
  • Il mondo è come un contadino ubriaco; non si fa tempo ad aiutarlo a montare in sella da una parte, che subito cade dall'altra.[7]
  • Il Salterio serve a comprendere il Padre nostro ed entrambi danno un identico suono.[8]
  • La medicina crea persone malate, la matematica persone tristi e la teologia peccatori.[9][6]
  • La ragione è direttamente opposta alla fede, perciò si deve abbandonarla. Nei credenti deve essere uccisa e sepolta.[10]
  • La Ragione è la più grande puttana del diavolo, di sua natura e maniera d'essere, è una puttana dannosa; è una prostituta, la puttana in potere del diavolo, una puttana rosa dalla rogna e dalla lebbra, che si dovrebbe calpestare e distruggere, lei e la sua sapienza... Meriterebbe che la si relegasse nel più sudicio luogo della casa, nelle latrine.[11]
  • Le campane rintoccano in modo molto diverso dal solito quando muore un caro amico.
Die Glocken klingen, klingen viel anders denn sonst, wenn einer einen Toten weiß, den er lieb hat.[12]
  • Non accetto l'autorità di papi e concili, perché si contraddicono fra loro.[13]
  • Se sei un predicatore della grazia, predica una grazia non finta, ma vera; se è vera grazia sopporta un peccato vero, non finto. Dio non salva i peccatori per finta. Sii peccatore e pecca fortemente, ma ancora più fortemente credi e godi in Cristo, che è vincitore del peccato, della morte e del mondo. Non si può che peccare, finché siamo qui; questa vita non è la dimora della giustizia, ma aspettiamo, dice Pietro, i nuovi cieli e la nuova terra in cui abiti la giustizia. È sufficiente che noi conosciamo per le ricchezze della gloria di Dio l'agnello che toglie il peccato del mondo; da questo non ci strappa il peccato, anche se fornicassimo o uccidessimo mille e mille volte in un solo giorno. Pensi che sia così piccolo il prezzo della redenzione per i nostri peccati offerto in un tale e tanto agnello? Prega fortemente, anche [essendo] un fortissimo peccatore.[14]
  • Si insulta la Parola di Dio quando, nella stessa omelia, si dedica alle indulgenze quasi più tempo che alla Parola.[15]
  • [Gli ebrei] Sono diventati talmente duri e insensibili, da non voler imparare neanche da quel terribile flagello che è un esilio lungo ormai da più di mille e quattrocento anni. E sebbene rivolgano incessantemente invocazioni e lamenti a Dio a tale scopo (almeno così credono), non riescono ancora a ottenere che venga fissato un termine per questo esilio.[16]
  • Un cristiano è perfettamente libero da tutti, soggetto a nessuno. Un cristiano è un servo di tutti, soggetto a tutti.[17]

Attribuite

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La frase «Il denaro è lo sterco del diavolo» sarebbe originariamente di Basilio di Cesarea, ripresa successivamente anche da Francesco d'Assisi.[19]
  • Chi non ama il vino, la donna e il canto, sarà un pazzo per tutta la vita.
[Citazione errata] Frase attribuita a Lutero da Johann Heinrich Voss.[20]

Breviario

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  • La guerra distrugge tutto quello che Dio può dare: la religione, lo stato, il matrimonio, la proprietà, la reputazione, la scienza, ecc. (p. 25)
  • Il prezzo della pace non è mai troppo alto: essa infatti porta grande utile a chi l'acquista. (p. 27)
  • La legge scopre la malattia, il Vangelo fornisce la medicina. (p. 28)
  • L'autorità terrena non è stata voluta da Dio per violare la pace e dare inizio alla guerra, ma per mantenere la pace e respingere la guerra. (p. 29)
  • Se esiste l'inferno, Roma ci sta sopra. (p. 30)
  • Chi ha inventato la birra è stato una peste per la Germania. [Non è strano] che nei nostri paesi tutto sia caro. I cavalli mangiano gran parte dei cereali, poiché [noi coltiviamo] più avena che grano; poi i bravi contadini e cittadini si bevono quasi la [stessa] quantità di cereali trasformati in birra. (p. 31)
  • [...] in questa vita non saremo mai così puri da compiere un'opera buona senza peccato. (p. 33)
  • Più profonda è la nostra ammirazione per il creato, più grandi sono i miracoli che in esso si scoprono. (p. 35)
  • La parola «verità» non si riferisce solo alle parole, ma deve regnare su tutta la vita in generale. Tutto quel che diciamo, pensiamo, viviamo e siamo dev'essere certo e veritiero, affinché non inganniamo non solo il mondo, ma neanche noi stessi. (p. 35)
  • Un'autorità saggia deve preoccuparsi molto più di mantenere la pace che di migliorare le leggi. (p. 45)
  • All'autorità non bisogna opporsi con la violenza, ma solo professando la verità; se si convince, va bene; se no, tu sei giustificato e patisci l'ingiustizia per amore di Dio. (p. 49)
  • L'autorità terrena si fonda sul quarto comandamento, come si può così dimostrare: l'obbedienza è necessaria; anche l'autorità dei genitori è necessaria. Se dunque cessa l'obbedienza verso i genitori e aumenta la disobbedienza dei figli, compito del diritto naturale è di intervenire come tutore dei figli, per aiutare ed educarli. Questo tutore è l'autorità terrena. (pp. 52-53)
  • Principi e signori sono dei poveracci. Dunque Nostro Signore non ha ordinato per caso di onorare l'autorità e di pregare per essa. (p. 53)
  • È meglio donare un centesimo al proprio prossimo che costruire a san Pietro una chiesa tutta d'oro; la prima cosa infatti è comandata da Dio, la seconda no. (pp. 59-60)
  • Si insegni ai cristiani: chi dà ai poveri o presta ai bisognosi agisce meglio che se acquista un'indulgenza (p. 60)
  • Il lavoro in sé è gioia. (p. 61)
  • Ciascuno deve condurre una vita che sa che piace a Dio, anche se è disprezzata e poco considerata. Essere servo, cameriera, padre, madre, sono tutti modi di vita fondati e santificati dalla parola di Dio, e che piacciono a Dio. (p. 63)
  • Bisogna pregare brevemente, ma spesso e con intensità. (p. 64)
  • Non devi credere che rubare significhi soltanto derubare il tuo prossimo dei suoi averi; se tu vedi il tuo vicino che soffre la fame, la sete, il bisogno, che non ha casa, vestiti e scarpe, e non lo aiuti, lo derubi esattamente come chi ruba i soldi a uno dalla borsa o dalla cassetta. Tu hai il dovere di aiutarlo nel bisogno. I tuoi beni infatti non sono tuoi; tu ne sei soltanto l'amministratore, col compito di distribuirli a coloro che ne hanno bisogno. [...] Perciò è raro che un uomo ricco non sia un ladro in questo senso, anzi un grosso ladro. (pp. 65-66)
  • Considero un danno minore perdere tutti i propri averi che perdere un amico fedele. (p. 67)
  • Chi ha due vacche deve cederne una, pur che la pace venga mantenuta. È meglio avere una vacca in pace che due in guerra. (p. 67)
  • Anche se hai dei cattivi pensieri non devi disperarti. Vedi però di non lasciare che si impadroniscano di te. (p. 68)
  • A un comando divino non bisogna esitare o discutere a lungo. Dio esige l'obbedienza, ma odia i rinvii. (pp. 68-69)
  • Ciò che si fa a propria discrezione [...] è per il diavolo. (p. 72)
  • Quando inizi a non voler migliorare, smetti di essere buono. (p. 72)
  • Se si ottiene subito tutto ciò che si desidera, il cuore dell'uomo non trova pace. Esauditi i desideri, infatti, il desiderio resta insaziato come prima. (p. 73)
  • Sia maledetta la vita di chi vive per se stesso e non per il suo prossimo. E invece sia benedetta la vita di chi vive e serve non sé, ma il suo prossimo, insegnando, punendo, aiutando e in qualunque altro modo. (p. 77)
  • Se esiste anche una sola persona verso cui nutri sentimenti ostili, tu non sei nulla, anche se compissi dei miracoli. (p. 80)
  • Se vuoi ascoltare tutto quel che si dice, sappi che sentirai anche qualcuno che ti maledice, e soprattutto da coloro da cui non te lo saresti mai aspettato. (p. 81)
  • Nelle ragazze la loquacità è sempre molto brutta. (p. 83)
  • Una grande ricchezza non dà tanto conforto quanto un cuore lieto. (p. 84)
  • Il maggiore ornamento di una donna e di una vergine è una casta riservatezza. (p. 101)
  • La mitezza è il cielo, l'ira è l'inferno, il punto di mezzo fra i due è questo mondo. [...] Perciò più sei mite, più sei vicino al cielo. (p. 101)
  • Giurare in nome di Dio oggi è d'uso generale e quotidiano. Di tutte le nostre membra infatti la più sventurata è la lingua, che chiacchiera a vanvera, fa poca attenzione a non nominare il nome di Dio con leggerezza in cose da poco, mentre dovrebbe tenerlo in alto onore. (p. 102)
  • Se non ci fossero le malvage lingue, non ci sarebbe mai bisogno della spada. (p. 102)
  • I sogni tristi provengono da Satana, perché tutto quello che serve alla morte e al terrore, all'assassinio e alle menzogne, è opera del diavolo. Spesso mi ha distolto dalla preghiera e mi ha insufflato pensieri tali che io sono fuggito. Le mie lotte migliori con lui le ho combattute a letto, a fianco della mia Käthe. (p. 103)
  • Lo spirito di tristezza viene dal diavolo, che ci invidia la gioia. (p. 107)
  • La vera giustizia prova pietà; la falsa giustizia sdegno. (p. 109)
  • Quello che nostro Signore mi dà, lo prendo volentieri; di quello che non mi dà, faccio tranquillamente a meno. Questo è il mio motto, in quanto so accontentarmi. (pp. 110-111)
  • Il vino è benedetto e se ne parla nella Sacra Scrittura, la birra invece fa parte della tradizione umana. (p. 112)
  • L'uomo è come il sole, la donna come la luna. (p. 120)
  • Chi combatte il matrimonio e osteggia la condizione coniugale, è un furfante come Marcione e Hätzer; costoro hanno condannato il matrimonio per poter sedurre tutte le donne perbene. (pp. 123-124)
  • San Geronimo fu un vero maestro di monaci. Egli scrisse diverse empietà sul matrimonio, in cui vedeva solo (la soddisfazione de)gli istinti. Ma in realtà nel matrimonio le tentazioni vengono sconfitte attraverso la carne. (p. 130)
  • L'obbedienza della carne allo spirito – questo sarebbe il paradiso. (p. 131)
  • Siamo veramente dei pazzi. Possiamo guadagnarci il paradiso o l'inferno con i nostri propri figli, e non ce ne curiamo. A che serve infatti se tu sei devoto e pio, ma per tua colpa fai crescere i tuoi figli fuori dalla religione? (p. 135)
  • Poiché voleva educare gli uomini, Cristo dovette farsi uomo. Se vogliamo educare i bambini, dobbiamo farci bambini insieme a loro. (p. 135)
  • Dio fa i bambini, e provvederà anche a mantenerli. (p. 137)
  • Il ventre è in tutte le religioni l'idolo più potente. (p. 149)
  • Come credi in Dio, così Dio sarà per te. Se credi che sia buono e misericordioso, per te sarà così. (p. 156)
  • Come credi, così ami, e viceversa. (p. 157)
  • Ogni giardino è un libro di Dio, in cui si può contemplare il miracolo che Dio compie ogni giorno. (p. 165)
  • Io non amavo il Dio giusto che punisce i peccatori, anzi, lo odiavo; pur vivendo infatti una vita di monaco irreprensibile, davanti a Dio mi sentivo un peccatore con la coscienza sempre inquieta, e non riuscivo a confidare che la mia riparazione potesse placarlo. [...] Fu così finché infine, riflettendo per giorni e notti, per misericordia di Dio rivolsi la mia attenzione al nesso [intimo] fra le parole «La giustizia di Dio viene in lui rivelata, secondo quanto sta scritto: il giusto vive per mezzo della fede», cominciai a intendere la giustizia divina come la giustizia in cui vive il giusto per dono di Dio, in grazia della fede, e cominciai a capire che questo significa che nel Vangelo si manifesta la giustizia di Dio, la giustizia passiva, per mezzo della quale Dio misericordioso ci rende giusti in virtù della fede [...]. A questo punto mi sentii come rinato, come se fossi entrato in paradiso attraverso le porte aperte. Tutta la Scrittura mi si mostrava sotto un nuovo aspetto. Ripercorsi tutta la Sacra Scrittura, per quanto me lo consentì la memoria, e rimarcai anche in altre espressioni la corrispondenza, per esempio «l'opera divina», cioè l'opera che Dio attua in noi; «la forza divina» con la quale ci rende forti; «la saggezza divina» con cui ci rende saggi; «la potenza divina», «la salvezza divina», «l'onore divino». (pp. 167-168)
  • Coloro che amano veramente Dio con amore e amicizia di bambini [...] si affidano liberamente alla volontà di Dio qualunque essa sia, anche all'inferno e alla morte eterna, se questa dovesse essere la volontà di Dio, solo affinché la sua volontà sia fatta interamente; tanto poco seguono la propria volontà. Ma come si conformano senza riserva alcuna alla volontà di Dio, così è impossibile che restino all'inferno. È impossibile infatti che rimanga escluso da Dio colui che si getta anima e corpo nella sua volontà. (pp. 169-170)
  • Tutto il regno di Cristo è perdono dei peccati. (p. 178)
  • Dobbiamo essere pronti per il Giudizio Universale, attenderlo con gioia [...] in quanto ci libererà dai peccati, dalla morte e dall'inferno. (p. 181)
  • Il potere del diavolo è la morte, il peccato e una cattiva coscienza, attraverso cui egli comanda. (p. 182)
  • Per i cristiani timorati di Dio le tentazioni sono estremamente utili, un autentico esercizio cristiano per la carne e il sangue. Chi non ha tentazioni non sa nulla. Perciò tutto il Libro dei Salmi, in ogni verso, non è altro che tentazione, tribolazione, disgrazia, un libro pieno di tentazioni. (pp. 192-193)
  • Molti non sono degni di fare neanche un'opera buona. Perché è una cosa grande che un uomo sia degno di fare un'opera buona. (p. 194)
  • La Sacra Scrittura la si deve sempre leggere e rileggere; essa infatti è utile e necessaria. Altrimenti non c'è nessun altro scritto che sia utile e che aiuti. (p. 198)
  • Il potere della Chiesa non è altro che la Parola di Dio. (p. 198)
  • Anche Occam, che pur era intellettualmente superiore a tutti e aveva confutato tutte le altre correnti, scrisse e teorizzò esplicitamente che nella Scrittura non c'è scritto da nessuna parte che per fare un'opera buona sia necessario lo Spirito Santo. Questa gente aveva una buona testa e tempo a disposizione, e con le loro lezioni arrivarono alla vecchiaia, ma di Cristo non capirono mai niente, perché disprezzavano la Bibbia e non la leggevano per esercitarsi [nella fede], ma per la conoscenza [scientifica], come se fosse un libro di storia. (p. 199)
  • Nel Nuovo Testamento non c'è una sola parola che non si riferisca al Vecchio, dove esso viene annunciato... Il Nuovo Testamento non è altro che la rivelazione del Vecchio, come se qualcuno fosse in possesso di una lettera chiusa e poi la aprisse. Il Vecchio Testamento è una lettera-testamento di Cristo, che egli, dopo la sua morte, ha fatto aprire, leggere e annunciare dappertutto attraverso il Vangelo. (p. 210)
  • Il Nuovo Testamento è un libro in cui sono scritti il Vangelo e la promessa divina, e oltre a ciò la storia sia di quelli che ci credono che di quelli che non ci credono. (p. 210)
  • Nel tradurre mi ero proposto di arrivare a un tedesco pulito e chiaro. E spesso ci è successo di cercare e di chiedere una sola parola per due, tre, quattro settimane, senza tuttavia trovarla per il momento. Al libro di Giobbe lavoravamo io, magister Filippo e Aurogallo, e a volte in quattro giorni riuscivamo a fare a malapena tre righe. (pp. 211-212)
  • Il mio fraterno consiglio dunque è: attingi alla fonte e leggi con zelo la Bibbia! Chi conosce bene il testo [biblico] infatti è anche un buon teologo. Un passo della Scrittura, un testo biblico infatti valgono di più dei commenti di quattro autori, che non sono attendibili e completi. [...] Il testo ha la precedenza su tutti i commenti. I cari Padri hanno goduto di grande fama, ma alla Bibbia è stato fatto torto. (p. 213)
  • L'autorità dei Padri non dev'essere tenuta in nessuna considerazione, e le decisioni sbagliate, prese tutte senza e al di fuori della Parola di Dio, devono essere criticate e rifiutate. Cristo infatti conta di più dell'autorità dei Padri. (p. 222)
  • I giuristi non sanno cos'è la Chiesa. Anche se spulciassero in tutti i loro libri, non troverebbero cos'è la Chiesa; e perciò non devono nemmeno riformarci. Omnis jurista est aut nequista aut ignorista: ogni giurista è o un furfante o un ignorante, che non sa nulla di cose divine. E se un giurista vuole disputarne, digli: «Ascolta, amico, qui non deve parlare nessun giurista, a meno che non scorreggi una scrofa». (pp. 223-224)
  • Beato colui che muore nel Signore. (p. 232)
  • Bisogna lavorare come se si volesse vivere in eterno, ma vivere come se dovessimo morire adesso.[21] (p. 233)
  • Chi non è bello a 20 anni, forte a 30, abile a 40, ricco a 50, dopo non ha più bisogno di sperare. La vecchiaia non preserva dalla stoltezza. (p. 234)

Scritti religiosi

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  • Come Madre di Dio è elevata sopra tutti gli uomini, eppure rimane sì semplice e modesta che a questo riguardo non potrebbe tenere sotto di sé una piccola ancella. O poveri noi uomini, che quando abbiamo qualche bene, potere od onore, anzi se soltanto siamo un po' più belli degli altri, non possiamo stare a fianco di uno minore di noi e le nostre pretese divengono smisurate, che cosa faremmo se ricevessimo dei beni tanto grandi e sublimi?
  • Dio è quel Signore che si compiace ad innalzare ciò che è umile, e ad abbassare ciò che è stato in alto, in poche parole, a rompere ciò che è costruito e a costruire ciò che è frantumato. (p. 436)
  • [...] mi ha dato [Dio] vestiti e scarpe, mangiare e bere, casa, moglie e figlio, campo, bestiame e tutti i beni [...] e tutto questo senza merito né dignità alcuna da parte mia, per pura, paterna, divina misericordia. Per tutto questo io devo ringraziarlo e lodarlo, servirgli e obbedirgli. (p. 683)

Discorsi a tavola

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  • Io non vorrei scambiare la mia Caterina né per il regno di Francia, né per Venezia, in primo luogo perché Dio ha donato lei a me e ha dato me a lei; 2) perché spesso ho sperimentato che ci sono più difetti nelle altre donne che nella mia Caterina; e se anche ne ha qualcuno, pure d'altra parte ci sono molte più grandi virtù; 3) perché osserva la fedeltà coniugale, vale a dire la fede e onestà. Così viceversa deve pensare una moglie del marito. (N° 49, p. 9-10)
  • Sono nemico dei contadini perché sono i più vicini alla benedizione divina e non hanno nessuna o pochissime occasioni di peccare. Amo invece il magistrato anche se pecca, perché pecca di necessità; quanto più infatti la funzione è importante, tanto più e più gravemente si pecca. (N° 50, p. 10)
  • Gli uomini hanno i petti larghi e le cosce strette, perciò hanno la saggezza. Le donne invece hanno i petti stretti e le cosce larghe. La donna deve essere casalinga; lo mostra la creazione, infatti hanno larghi il culo e le cosce, cosicché devono starsene sedute tranquille. (N° 55, p. 11)
  • Questo è il corpo umano nel quale sono le vere membra del corpo, cioè i cristiani; i giuristi invece, sono quasi lo sterco del corpo, senza il quale tuttavia il corpo non potrebbe esistere, eppure non sono malattie e vizi del corpo, ma non sono membra. (N° 320, p. 56)
  • Quando la coscienza è afflitta, è difficilissimo riconoscere Satana, perché si trasforma in Angelo della luce e nelle sembianze di Dio. Ma dopoché l'ho riconosciuto, mi vien facile dirgli: «Leccami il culo ecc.». (N° 83, p. 14)
  • Quando sei tentato dalla tristezza o dalla disperazione o da qualche altro dolore della coscienza, bevi, ricerca la conversazione, se puoi ritemprarti lo spirito pensando ad una fanciulla, fallo pure. (N° 122, p. 92)
  • Ora Erasmo dice ambiguità con studio e con malizia: questo voglio continuare a rinfacciargli. Se poi egli dirà: "Non intendevo dir questo", già questo è dire ambiguità studiatamente. Perciò vi ordino, per comando divino, di odiare Erasmo (questo rivolto a me). Egli considera tutta la nostra teologia come Democrito, vale a dire ci ride su. Per questo scriverò contro di lui, anche se sarà ucciso; infatti ho deciso di ucciderlo con la penna, benché l'idea mi abbia a lungo tormentato, e mi sono trattenuto perché ho pensato: "Che accadrebbe se tu lo uccidessi?" Così ho ucciso anche Müntzer, la cui morte pesa sulle mie spalle. Ma l'ho fatto, perché voleva uccidere il mio Cristo. Bisogna attaccare l'ambiguità. Io non posso eguagliare Erasmo nella retorica, ma lo supero nella dialettica; non sono elegante, ma, come dice il proverbio, "Goffo e solido". (N° 446, pp. 72-73)
  • I pensieri della mente non rendono tristi, sono invece i pensieri della volontà che fanno sì che una cosa ti crucci o ti faccia piacere; quelli sono pensieri malinconici e tristi, allora si sospira e ci si lamenta. La mente invece non è triste. Così, quando io muovevo contro il papa, non ero triste perché erano i pensieri della mente quelli che mi affaticavano. Allora ho scritto con gioia. (N° 491, p. 80).
  • Contro le tradizioni umane non conosco esempio migliore del culo; non si lascia stringere, vuol fare da padrone e basta. Perciò il papa ha vietato tutto, fuorché cacare. (N° 613, p. 92)
  • La legge dice: ogni persona è pubblica o privata. A quella privata la legge dice: "Non uccidere"; a quella pubblica dice: "Uccidi". E' invece peculiare del Vangelo dire: "Se credi, allora piacerai a Dio". Il Vangelo non fa distinzione fra le persone. (N° 643, p. 94)
  • È lecito uccidere il tiranno che compie ogni sorta di misfatti arbitrariamente contro il diritto umano e divino? "Ad un privato non è lecito, anche se potesse; glielo vieta infatti il quinto comandamento: non uccidere. Ma se lo sorprendessi con mia moglie o mia figlia, potrei ucciderlo anche se non fosse un tiranno. Allo stesso modo se egli portasse via ad uno la moglie, ad un altro la figlia, ad un altro i campi e i beni, ad un altro ancora la casa e gli averi, e i cittadini, non potendo sopportare più a lungo la sua violenza e la sua tirannide, congiurassero insieme, sarebbe loro lecito ucciderlo, infatti se questo è lecito ad un privato, quando sorprende il tiranno ecc.". (N° 1126, p. 120).
  • I papisti e gli anabattisti insegnano: "Se vuoi conoscere Cristo, sta' volentieri in solitudine; non ti unire agli uomini, fatti Nicolaita". Ma questo è un consiglio apertamente diabolico che contrasta con la prima e con la seconda tavola. La prima tavola reclama la fede ed il timore; nel secondo comandamento Dio vuole che si predichino e si esaltino queste due virtù di fronte agli uomini e tra gli uomini si deve parlare e non fuggire negli angoli. Così la seconda tavola insegna che si deve fare del bene al prossimo; non dobbiamo isolarci da lui, ma associarci [...]. Al diavolo perciò quelli che dicono: "Resta volentieri solo, così il tuo cuore si purifica". (N° 1329, p. 130)
  • Non bisogna picchiare i figli troppo duramente, perché mio padre una volta mi picchiò tanto, che fuggii da lui e ne ebbi paura finché non mi si rese di nuovo familiare. Anch'io non desidererei picchiare molto il mio Gianni, altrimenti diventerebbe timido e ostile a me, e allora non conoscerei dolore più grande. Così da Dio: "Io vi raddrizzerò figli miei, ma per mezzo di un altro, di Satana o del mondo; ma se mi chiamerete e correrete da me, vi libererò e vi consolerò". Perché il nostro Signore Iddio non desidera certo che noi gli diventiamo ostili. (N° 1559, p. 145)
  • Lo studio del diritto è un vero e proprio sordido artificio e nessuno vi si dedicherebbe se non servisse a riempire la borsa. Giuristi, cattivi cristiani.
Iuris studium est plane sordidum artificium, et nisi crumenam impleret, nemo huic studio operam daret. Juriste, böse christen (WA TR 3, 2809a).
  • Si deve resistere a cesare? (...) È perciò necessario fare una distinzione, cioè che il cristiano è una persona duplice, vale a dire in quanto fedele e in quanto politico. In quanto fedele sopporta tutto, non mangia, non beve, non genera. Ma in quanto politico è soggetto alle leggi ed al diritto ed è costretto a difendersi ed a preservare la pace. (N° 4342, p. 295-296)
  • L'uomo deve guadagnare, ma la donna deve risparmiare. Ecco perché la donna può rendere ricco l'uomo, e non l'uomo la donna, e un soldo risparmiato è meglio di un soldo guadagnato.
Der man sol erwerben, das weib aber sol ersparen. Darumb kann das weib den man wol reich machen und nicht der man das weib, dan der ersparte pfennig ist besser dan der erworbene. (WA TR 4, 4408)
  • I medici vogliono fare di me una stella fissa, quando sono un pianeta irregolare [errante].
medici volunt me facere stellam fixam, cum sim planeta et irregularis (WA TR 6, 5378); ipsi volunt me dacere stellam fixam, cum ego sum planeta errans (WA TR 5, 4784)
  • Anch'io bevo. Non tutti però devono imitarmi, perché non tutti sopportano le mie fatiche. (N° 5173, p. 315)
  • Noi Tedeschi e le restanti nazioni, siamo ingenui, quasi una nuda tavola; gli Italiani invece sono dipinti di tutte le false opinioni che è difficile abbandonare, ed i peggiori sono i più adatti ad abbracciarle. Gli Italiani infatti condannano tutte le altre nazioni, mentre proprio loro sono abominevoli. I loro digiuni sono più splendidi dei nostri più lauti banchetti. (N° 6143, p. 349)
  • [Ultime parole scritte da Lutero il giorno della sua morte] Siamo mendicanti. Questo è vero.
Wir sind Bettler. Hoc est verum (WA TR 6, 5468; TR 6, 5677).

Citazioni su Martin Lutero

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  • Condannato dal tribunale di Reggio Emilia per bestemmie e turpiloquio contro la Chiesa, Roberto Benigni avrebbe qualche ragione di considerarsi vittima di un'ingiustizia. Proprio il giorno prima la Chiesa riabilitava Martin Lutero, scomunicato ai suoi tempi pressappoco per gli stessi motivi. Come cambia, coi tempi, la sorte degli uomini! È inquietante pensare che Benigni, se fosse vissuto cinquecent'anni fa, sarebbe forse diventato Lutero. Ma addirittura sconvolgente è che Lutero, se fosse nato cinquecent'anni dopo, sarebbe forse diventato Benigni! (Indro Montanelli)
  • El grado che ho avuto con più pontefici, m'ha necessitato a amare per el particulare mio la grandezza loro; e se non fussi questo rispetto, arei amato Martino Luther quanto me medesimo, non per liberarmi dalle legge indotte dalla religione cristiana nel modo che è interpretata ed intesa communemente, ma per vedere ridurre questa caterva di scelerati a' termini debiti, cioè a restare o sanza vizi o sanza autorità. (Francesco Guicciardini)
  • Hitler annienta il padre e scatena in sé le forze della madre-cattiva, Lutero interiorizza il padre e stabilisce un compromesso col superego. Dall'altra parte si ha la folla, anch'essa definita edipicamente, da immagini parentali di second'ordine, collettive; l'incontro può dunque aver luogo, Lutero e i cristiani del XVI secolo, Hitler e il popolo tedesco, in corrispondenze che non implicano necessariamente l'identità (Hitler svolge il ruolo di padre per «trasfusione omosessuale», e rispetto alla folla femminile; Lutero svolge il ruolo di donna rispetto al Dio dei cristiani). (L'Anti-Edipo)
  • Il genio della discordia ha inviato Lutero nel mondo. Ogni suo angolo è stato sconvolto da lui. Tutti ammettono che la corruzione della Chiesa richiedeva una medicina drastica. (Erasmo da Rotterdam)
  • In altre parole, nello Spaccio Bruno liquida in via definitiva, e in modo esplicito, il modello cristiano di creazione.[...] In effetti, fra Spaccio e Cabala c'è una diversità su questo punto: nel primo la punta della critica è rivolta anzitutto contro Lutero e i suoi seguaci, mentre nella seconda è sotto tiro il ciclo ebraico-cristiano nella sua complessità. (Michele Ciliberto)
  • Io credo che le intenzioni di Martin Lutero non fossero sbagliate: era un riformatore. Forse alcuni metodi non erano giusti, ma in quel tempo, se leggiamo la storia del Pastor, per esempio - un tedesco luterano che poi si è convertito quando ha visto la realtà di quel tempo, e si è fatto cattolico - vediamo che la Chiesa non era proprio un modello da imitare: c'era corruzione nella Chiesa, c'era mondanità, c'era attaccamento ai soldi e al potere. E per questo lui ha protestato. Poi era intelligente, e ha fatto un passo avanti giustificando il perché faceva questo. E oggi luterani e cattolici, con tutti i protestanti, siamo d'accordo sulla dottrina della giustificazione: su questo punto tanto importante non aveva sbagliato. (Papa Francesco)
  • L'esperienza personale di Lutero, che considera le opere buone come il risultato automatico dello spirito umano trasfigurato dai meriti del Cristo, rappresenta in pratica un annullamento della morale associata, che è tutta per definizione basata sul codice positivo del bene e sul presupposto della capacità responsabile umana di tradurlo in atto. (Ernesto Buonaiuti)
  • La Chiesa cattolica è forse morta da mille anni per essere risuscitata solo da Martin Lutero? (Girolamo Aleandro)
  • La crisi personale di Lutero iniziò proprio quando vide che, nonostante il suo impegno nella vita monastica, non riusciva e rendersi giusto col suo sforzo di coerenza. (Walter Kasper)
  • Martin Lutero, gigantesca incarnazione dell’indole tedesca, era straordinariamente musicale. Io non lo amo, lo confesso apertamente. Ciò che è estremamente tedesco, separatista e antiromano, antieuropeo, mi sconcerta e mi spaventa anche quando si presenta come libertà evangelica e come emancipazione spirituale, mentre ciò che è specificamente luterano, la villania collerica, le invettive, l’eruttare infuriato, la spaventosa vigoria mischiata a delicata profondità d’animo e a massiccia credenza superstiziosa nei demoni, negli incubi e nei mostri, suscita la mia istintiva ripugnanza. Non mi sarebbe piaciuto essere ospite alla tavola di Lutero, mi sarei probabilmente sentito come nella dimora di un orco, mentre son persuaso che me la sarei cavata molto meglio con Leone X, cioè con Giovanni de’ Medici, il cortese umanista che Lutero soleva chiamare "la scrofa del demonio, il Papa". (Thomas Mann)
  • La riforma di Lutero dimostra che in quel secolo ogni moto di libertà dello spirito era ancora incerto, gracile, adolescente e la scienza non poteva ancora sollevare il capo. (Friedrich Nietzsche)
  • Lo spirito di Lutero verso il guadagno economico rimane cattolico-medievale: egli mantiene la condanna ecclesiastica del prestito ad interesse. (Luigi Salvatorelli)
  • Lutero donava così all'umanità una grande liberazione. Ci liberava, tutti, dall'intelligenza e dalla riflessione. Ci liberava da quella faticosa, incessante necessità di pensare. E a pensare, per giunta, secondo logica.[22] (Jacques Maritain)
  • Lutero fu più che Riformatore. Vero riformatore era Savonarola, che, quantunque infiammasse d'entusiasmo il suo zelo, si credesse ispirato da Dio, e da Dio traesse le sue profetiche rivelazioni, astenne la mano dalle credenze cattoliche, e pose l'ingegno e la parola soltanto a ristaurare il clero a santità di costumi e sommettere tutti alla pratica de' precetti evangelici per trarli fuori dalla marcida vita, in cui incadaverivano. Lutero levò la mente a più arditi concetti; e più che Riformatore fu iniziatore dello scisma, che divise l'Europa in due Chiese. (Luigi Anelli)
  • Lutero ha fondato il protestantesimo perché non digeriva le ostie. (Marcello Marchesi)
  • Martin Lutero disse che, anche se avesse saputo che il mattino successivo il mondo sarebbe finito, avrebbe ancora piantato un albero nel suo giardino. È evidente che anch'egli riteneva il cammino più importante della meta. Anche il profeta gli darebbe la sua approvazione. L'albero sta nel libro. (Ernst Jünger)
  • Quel rivoluzionario religioso antiumanista che fu Lutero si rivelò un vero seguace di Dante (e anche del Petrarca e del Boccaccio) molto di più dell'umanista ciceroniano Erasmo, quando si rivolse, in volgare, a un pubblico più vasto di quello mai raggiunto da quest'ultimo. La traduzione della Bibbia in tedesco compiuta da Lutero è un monumento di quella stessa fioritura culturale dell'Occidente moderno preannunciata dalla composizione della Divina Commedia in toscano. (Arnold J. Toynbee)
  • Senza la musica di Lyra, Lutero non avrebbe ballato.[23] (Anonimo)
  1. Dalla Prefazione al Salterio (1531); citato in Ravasi, pp. 143-144.
  2. Citato in AA.VV., Il libro delle religioni, traduzione di Anna Carbone, Gribaudo, 2017, p. 234. ISBN 9788858015810
  3. Da Commento al Magnificat, piacenza.chiesavaldese.org.
  4. Da Del matrimonio; citato in Elena Spagnol, Enciclopedia delle citazioni, Garzanti, Milano, 2009. ISBN 9788811504894
  5. Da Sull'autorità secolare.
  6. a b Citato in Dizionario delle citazioni, a cura di Ettore Barelli e Sergio Pennacchietti, BUR, Milano, 2013. ISBN 9788858654644
  7. Citato in Dizionario mondiale di Storia, Rizzoli Larousse, Milano, 2003, p. 677. ISBN 88-525-0077-4
  8. Dalla Prefazione al Salterio (1531); citato in Ravasi, p. 143.
  9. Da Apophthegmata.
  10. Citato in Vittorio Messori, Il Vaticano emette un francobollo per celebrare i cinquecento anni della Riforma luterana, La Madre della Chiesa.it, 16 gennaio 2017.
  11. Citato in Igor Bergler, La Bibbia perduta: romanzo in cinque parti, con una postfazione di Jean Harris, traduzione di Mauro Barindi, Baldini+Castoldi, Milano, 2018, p. 6. ISBN 9788893885720
  12. Da Colloquia, Oder Christliche / nützliche Tischreden Doctoris Martini Lutheri, 1566.
  13. Citato in AA.VV., Il libro della storia, traduzione di Roberto Sorgo, Gribaudo, 2018, p. 162. ISBN 9788858016572
  14. Da una lettera a Melantone del 1º agosto 1521; citato in Vittorio Subilia, La giustificazione per fede, Paideia, Brescia, 1976, pp. 165-166.
  15. Citato in AA.VV., Il libro della storia, traduzione di Roberto Sorgo, Gribaudo, 2018, p. 161. ISBN 9788858016572
  16. Da Degli ebrei e delle loro menzogne, Torino, Piccola Biblioteca Einaudi, 2000 e 2008, p. 6. ISBN 978-88-06-19512-0
  17. Citato in AA.VV., Il libro delle religioni, traduzione di Anna Carbone, Gribaudo, 2017, p. 233. ISBN 9788858015810
  18. Citato in Angelo d'Orsi, Il denaro, maledizione e benedizione degli umani, repubblica.it, 15 ottobre 2014. «Martin Lutero, con quella espressione forte – Denaro sterco del demonio, appunto – ha fissato quasi un paradigma (ripreso nel titolo del famoso volume di Le Goff [...])».
  19. Cfr. Papa Francesco, Ai rappresentanti della Confederazione cooperative italiane, vatican.va, 28 febbraio 2015.
  20. Carl Christian Redlich, Die poetischen Beiträge zum Wandsbecker Bothen (Hamburg, 1871, p. 57). Citato in Giuseppe Fumagalli, Chi l'ha detto?, Hoepli, 1921, p. 16.
  21. Cfr. la raccolta Vivi come se dovessi.
  22. Affermazione ironica sul riformatore protestante a proposito di un'affermazione di quest'ultimo sulla ragione.
  23. «Si Lyra non lirasset Lutherus non saltasset.» Si tratta di un detto che fa riferimento all'influenza su Lutero che ebbe il commento alla Bibbia del francescano francese Niccolò di Lyra. In questo detto si gioca sull'omonimia fra il comune che diede i natali al francescano (Lyre, latinizzato in Lira) e lo strumento musicale (lira).

Bibliografia

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  • Martin Lutero, Breviario, a cura di Claudio Pozzoli, traduzione di Carla Buttazzi, Rusconi, Milano, 1996. ISBN 88-18-36106-6
  • Martin Lutero, Discorsi a tavola, a cura di Leandro Perini, Einaudi, Torino, 1969.
  • Martin Lutero, Scritti religiosi, a cura di Valdo Vinay, UTET, Torino, 1967.
  • Gianfranco Ravasi, L'incontro: ritrovarsi nella preghiera, Mondadori, Milano, 2014. ISBN 978-88-04-63591-8
  • (DE) Martin Lutero, Tischreden, sei volumi, Böhlau, Weimar, 1912-1921[nota 1]:
(DE) Martin Lutero, Tischreden 1531-1546, vol I, Böhlau, Weimar, 1912.
(DE) Martin Luther, Tischreden 1531-1546, vol II, H. Böhlau, Weimar, 1913.
(DE) Martin Lutero, Tischreden 1531-1546, vol III, Böhlau, Weimar, 1914.
(DE) Martin Lutero, Tischreden 1531-1546, vol IV, Böhlau, Weimar, 1916.
(DE) Martin Lutero, Tischreden 1531-1546, vol V, Böhlau, Weimar, 1919.
(DE) Martin Lutero, Tischreden 1531-1546, vol VI, Böhlau, Weimar, 1921.

Note alla bibliografia

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  1. Citato come "WA TR" seguito da indicazione del volume e da indicazione del numero di trascrizione

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