Fascismo

movimento politico nato in Italia nel XX secolo ad opera di Benito Mussolini
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Citazioni sul fascismo e sui fascisti.

Il fascio littorio nel simbolo del Partito Nazionale Fascista

Citazioni

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  • A che pro sventolare lo spauracchio dei camerati? Semplice, caduto Silvio e sepolto – almeno per ora – l'antiberlusconismo, è indispensabile costruire un nuovo nemico. (Francesco Borgonovo)
  • A livello emozionale, il fascismo offre alla popolazione una visione affascinante della realtà, nella quale il cittadino non è colpevole di nulla, anzi, si considera eccezionale. In questa percezione idilliaca sono comunque presenti dei nemici, interni ed esterni, che non permettono la piena realizzazione del sistema perfetto. (Elena Kostjučenko)
  • A poco a poco tutto diventava calcolo e opportunismo. Era il corrotto costume politico italiano che riprendeva il sopravvento; mentre il fascismo, inteso nel senso migliore, avrebbe dovuto conquistare l'Italia, era l'Italia che conquistava il fascismo, lo riassorbiva, lo riplasmava secondo i propri vizi tradizionali
    Mi colpì una volta una frase di Giuseppe Prezzolini: «Ciò che mi fa paura - mi disse - non è il fascismo, ma il fatto che il fascismo è italiano». (Aldo Valori)
  • Al fascismo di oggi manca soltanto il potere per ridiventare quello che era, e cioè la consacrazione del privilegio e della disuguaglianza. (Primo Levi)
  • Al fascista è difficile rivolgersi. Che un altro prenda la parola, gli appare già come un'interruzione sfrontata. È inaccessibile alla ragione, poiché la vede solo nella capitolazione dell'altro. (Dialettica dell'illuminismo)
  • Alla fine del XX secolo fascismo rimane probabilmente il più vago fra i termini politici più importanti. (Stanley G. Payne)
  • Alla lurida feccia fascista | pianteremo una pallottola in fronte, | per la feccia dell'umanità | prepareremo una solida bara! (Vasilij Ivanovič Lebedev-Kumač)
  • Al principio e alla fine dell'evoluzione politica denominata fascismo sta Mussolini. Con Mussolini il fenomeno fascismo è entrato per la prima volta nel mondo fenomenico. A Mussolini il fascismo non deve solamente tutto il proprio nucleo ideale, bensì e inoltre la sua forma, struttura, organizzazione. (Joseph Goebbels)
  • Anche i fascisti, colti con il gagliardetto sulla giubba, venivano inesorabilmente ammazzati. (Mario Giannone)
  • Anche sotto il fascismo, in fondo, gli italiani sono il popolo piú libero di tutti, il piú spregiudicato [...] Perciò non vi è in Italia il pericolo che la gente ci creda e si esalti, come per il nazismo. Tutti "fanno" i fascisti, nessuno, quasi, lo è. E il fascismo potrà cadere da un giorno all'altro, svanire, nella sua apparenza esteriore, senza rumore. (Ranuccio Bianchi Bandinelli)
  • C'è bisogno di riconoscere quello che ancora di fascismo c'è nella nostra vita. Quando si sente qualcuno incitare all'odio, quando si discrimina, c'è fascismo. (Teresa Vergalli)
  • Catania e Messina sono le città più fasciste d'Italia. (Gianfranco Miccichè)
  • Certo, sono contro il fascismo, con la sua diffusione di pregiudizi sul colore, odio razziale e oppressione della classe operaia. Come potrebbe essere diversamente qualsiasi negro sensibile? (Langston Hughes)
  • Chi non ha nulla da dire sul capitalismo deve tacere anche sul fascismo. (Max Horkheimer)
  • Chi non li ha visti, i fascisti di allora, non li può certo immaginare: la violenza di cui erano capaci si manifestava nel loro abbigliamento con simboli e truculenza che suscitavano il ridicolo e la paura, il disprezzo e la commiserazione. (Rosario Bentivegna)
  • – Com'è un uomo normale secondo te?
    – "Un uomo normale"? Per me un uomo normale è quello che si volta per la strada per guardare il sedere di una bella donna che passa e scopre che non è il solo ad essersi voltato. E ce ne sono almeno cinque o sei. Ed è contento se scopre gente uguale a lui. I suoi simili. Perciò gli piacciono le spiagge affollate, le partite di football, i bar del centro...
    – ...e le adunate oceaniche a Piazza Venezia.
    – Ama quelli che sono come lui. E diffida di quelli che sente diversi. Per questo l'uomo normale è un vero fratello, un vero cittadino, un vero patriota, un vero...
    – ...un vero fascista.
    – Ti sei mai chiesto com'è che siamo amici? Perché noi due siamo diversi dagli altri. Siamo animali della stessa razza. (Il conformista)
  • Come un vecchio discende il fascismo, | succhia la vita ad ogni gioventù. (Banda Bassotti)
  • Dietro il milite delle Brigate nere più onesto, più in buonafede, più idealista, c'erano i rastrellamenti, le operazioni di sterminio, le camere di tortura, le deportazioni e l'Olocausto; dietro il partigiano più ignaro, più ladro, più spietato, c'era la lotta per una società pacifica e democratica, ragionevolmente giusta, se non proprio giusta in senso assoluto, chè di queste non ce ne sono. (Italo Calvino)
  • È fuori moda parlare di emergenza antifascista, in questo Paese; non fosse che è il Paese che il fascismo lo ha incubato, partorito e regalato al mondo, e come tale dovrebbe farsi qualche controllo periodico. (Michele Serra)
  • È troppo facile, e terribilmente vile, fare gli antifascisti senza fascismo. (Antonino Zichichi)
  • Ebbene, neofascisti che ancora una volta state nell'ombra a sentire, io mi vanto di avere ordinato la fucilazione di Mussolini, perché io e gli altri, altro non abbiamo fatto che firmare una condanna a morte pronunciata dal popolo italiano venti anni prima. (Sandro Pertini)
  • Esteriormente, per via delle decorazioni e di molti altri aspetti, i dittatori comunisti somigliano ai fascisti. Probabilmente, nella loro psiche e nella loro mentalità è all'opera lo stesso impulso irresistibile all'autoaffermazione e al dominio personale. Ma la differenza va cercata nella maniera con cui quest'impulso viene soddisfatto. Movimenti e capi comunisti sorgono dalle rovine dei vecchie strutture e di sogni primordiali: da essi trae alimento la loro forza, permettendo il ringiovanimento e la trasformazione delle forme.
    Col comunismo si sono manifestate nuove forme e nuovi imperi: il comunismo lascerà tracce profonde e sopravviverà ai vari stati comunisti, persino all'Unione Sovietica. Ben diversamente stanno le cose col fascismo. Tralasciando qui le differenze sostanziali tra fascismo italiano e nazionalsocialismo tedesco, mi limito a notare come a tutti i fascismi sia comune il proposito di mutare i rapporti politici ma di conservare intatti quelli sociali. Lo «stile di vita» del fascismo è quello del caos e delle frenesia, lo stile di vita del comunismo è contesto di coercizione e proibizione; il primo ha carattere temporaneo, il secondo duraturo. I dittatori fascisti sono scomparsi con il crollo delle grandi potenze fasciste, Italia e Germania: gli attuali dittatori dell'America Latina, dell'Africa e di altrove, sono semplicemente i capi di apparati militari corrotti, che invano si sforzano di «edificare» un'ideologia e un movimento di massa a difesa dei loro privilegi oligarchici e di forme superate. (Milovan Gilas)
  • Facendo credito alla pretesa del fascismo di essere stato una rivoluzione e di aver fondato uno Stato popolare, e alla luce di alcuni tratti della biografia mussoliniana, taluni ancora ritengono plausibile l'ipotesi di una concordanza tra il fascismo e la sinistra. [...] uno dei tratti più tipici del fascismo è quello di usare le parole come strumenti atti a suscitare emozioni, senza nessun riferimento al loro significato logico. Pertanto nessun credito può essere attribuito, senza un riscontro obiettivo, alle diverse immagini che il fascismo ha saputo dare di sé e che rimangono un puro artifizio retorico. Un esame disincantato del sistema fascista mostra chiaramente come al suo interno i tradizionali ceti detentori di prestigio sociale e di potere economico abbiano trovato ampia protezione. (Roberto Vivarelli)
  • [Nel 2023] Fascismo problema in Italia? No [...]. Lo abbiamo già sconfitto e torneremo a sconfiggerlo. Ci sono atteggiamenti fascisti come i pestaggi, il modo di parlare dei migranti. (Alessandro Cecchi Paone)
  • Fascismo: una dittatura temperata dall'inosservanza delle leggi. (Alberto Consiglio)
  • Forse il fascismo non è mai esistito. (Anonimo)
  • Gli stessi fascisti parlarono del loro pensiero politico più come di un «atteggiamento» che come di un sistema, ed esso infatti era una teologia che offriva una cornice al culto nazionale. In quanto tale, i suoi riti e le sue liturgie erano la parte centrale, essenziale, di una dottrina politica, che non si appellava alla forza persuasiva della parola scritta. (George Mosse)
  • I fascisti non sono esseri umani. Un serpente è più umano di un fascista. (Hugo Chávez)
  • I fascisti non sono mica come i funghi, che nascono così, in una notte. No. I fascisti sono stati i padroni a seminarli, li hanno voluti, li hanno pagati. E coi fascisti i padroni hanno guadagnato sempre di più, al punto che non sapevano più dove metterli i soldi. Così hanno inventato la guerra. Ci hanno mandato in Africa, in Russia, in Grecia, in Albania, in Spagna! Ma chi paga siamo sempre noi! Chi paga: il proletariato, gli operai, i contadini, i poveri! (Novecento)
  • Il desiderio del fascismo è un desiderio – come direbbe Umberto Eco – , "eterno" perché esprime una tendenza propria della realtà umana: disfarsi dell'inquietudine della libertà, preferire la consistenza delle catene e della dittatura rispetto all'aleatorietà della vita, cercare rifugio nella cementificazione della propria identità piuttosto che rischiare l'apertura e la contaminazione. L'inconscio delle masse contemporanee – per quanto private di ogni involucro ideologico e tendenzialmente polverizzate – , sospinge nella stessa direzione verso la quale si era incamminato il fantasma nero del totalitarismo: si invoca la mano pesante, la militarizzazione dei territori, l'irrigidimento dei confini, la repressione, l'esclusione etnica, il respingimento dell'invasore. Le Destre reazionarie in Europa e nel mondo cavalcano l'onda emotiva dell'emergenza. Il miraggio del muro promesso da Trump diviene così il simbolo di un desiderio rinnovato di fascismo. (Massimo Recalcati)
  • Il fascismo dei vincitori è niente in confronto al fascismo dei vinti. (Aldo Busi)
  • Il fascismo è il governo che si merita un'Italia di disoccupati e di parassiti ancora lontana dalle moderne forme di convivenza democratiche e liberali, e che per combatterlo bisogna lavorare per una rivoluzione integrale, dell'economia come delle coscienze. (Piero Gobetti)
  • Il fascismo è nemico dell'umanità! Morte al fascismo! (slogan comunista)
  • Il fascismo è sempre il momento crudele del sentimentalismo. (Francisco Umbral)
  • Il fascismo è stato un fenomeno storico che ha avuto un inizio e una fine e farlo diventare una categoria ideologica è un errore pericoloso. Il male nuovo che c'è non si chiama fascismo. Credo che il male, l'intolleranza, la pulizia etnica e altro, ci siano e vadano combattuti, ma se io le chiamo "fascismo" sono portato a rivedere le vecchie lotte e non le nuove. (Vittorio Foa)
  • Il fascismo è un'espressione della dominazione del grande capitale finanziario, che quando vede minacciato il suo dominio lo utilizza per impedire che la classe operaia e il popolo ascendano al potere e possano approfondire i cambiamenti. (Óscar Figuera)
  • Il fascismo è una dittatura terroristica aperta degli elementi più reazionari, più sciovinistici e più imperialistici del capitale finanziario. (definizione di fascismo secondo l'Internazionale Comunista[1][fonte 1])
  • Il fascismo è una forza reazionaria che sta cercando di preservare il vecchio mondo con la violenza. Cosa possiamo fare con i fascisti? Vogliamo metterci a discutere con loro? Vogliamo cercare di convincerli? Ma questo non avrebbe nessun effetto su di loro. (Iosif Stalin)
  • Il fascismo è un metodo. Il fascismo, che abbiamo processato solo sommariamente, è una attitudine mentale. Schernire è fascista. Minacciare è fascista. Confondere l’insegnamento o appiattirlo sull’indottrinamento è fascista. Come avrebbe detto Forrest Gump “Fascista è chi il fascista fa”, anche quando dice di essere altro. (Chiara Valerio)
  • Il fascismo era un individuo tracagnotto e insolente che passeggiava per la via principale della mia città al braccio di una signora bionda. (Antonio Muñoz Molina)
  • Il fascismo in Italia non è mai stato una dottrina criminale. Ci furono le leggi razziali, orribili, ma perché si voleva vincere la guerra con Hitler. Il fascismo in Italia ha quella macchia, ma null'altro di paragonabile con il nazismo e il comunismo. Era una dittatura, però nata e finita con sé stessa. (Silvio Berlusconi)
  • Il fascismo in Italia raccolse forze sociali disparate, di provenienza politica la più diversa (socialisti, anarchici, sindacalisti rivoluzionari, cattolici clericali, nazionalisti, repubblicani atei, ex ufficiali monarchici) unificate dal malcontento nei confronti delle agitazioni operaie e contadine e del trattato di pace. Una seria elaborazione programmatica mancava anche perché il fascismo nasceva come movimento di piazza organizzato da azioni squadriste e «spedizioni punitive» condotte per rappresaglia contro leghe, camere del lavoro, sezioni socialiste, giornali. (Umberto Cerroni)
  • Il fascismo, in quanto ideologia che richiede una costante mobilitazione del popolo, non può esistere senza la nozione di nemici esterni e interni. (Elena Kostjučenko)
  • Il fascismo non arriverà con un saluto nazista, più probabilmente si presenterà in doppiopetto. Di recente è stato ripulito per renderlo presentabile. [...] La nuova abilità del fascismo nel nascondersi è estremamente pericolosa, soprattutto in questo momento in cui i movimenti populisti di destra dell'occidente sono stati rafforzati dalla vittoria di Trump. (Rachel Shabi)
  • Il fascismo non è il carabiniere o la guardia regia della borghesia industriosa, ricca o procacciante; né sarà il manutengolo dell'industria parassitaria che vive alle spalle dello Stato, o meglio a carico del contribuente. Il moto rapido e violento col quale trasforma le leghe socialiste, comuniste o anarchiche in fasciste, mentre giova a sostituire i capi politici e i dogmi dell'internazionale rossa, con altro organamento e altri miti a base patriottica e nazionale, nulla modifica delle posizioni sindacali già conquistate. (Luigi Sturzo)
  • Il fascismo non era soltanto un malgoverno buffonesco e improvvido, ma il negatore della giustizia; non aveva soltanto trascinato l'Italia in una guerra ingiusta ed infausta, ma era sorto e si era consolidato come custode di un ordine e di una legalità detestabili, fondati sulla costrizione di chi lavora, sul profitto incontrollato di chi sfrutta il lavoro altrui, sul silenzio imposto a chi pensa e non vuole essere servo, sulla menzogna sistematica e calcolata. (Primo Levi)
  • Il fascismo non era un accidente da attribuire alla criminale iniziativa di Mussolini. Era il frutto di tutta la nostra storia. (Ernesto Rossi)
  • Il fascismo non è una forma di potere statale che stia «al di sopra di tutte e due le classi, del proletariato e della borghesia», come ha affermato, ad esempio, Otto Bauer. Non è la «piccola borghesia insorta che si è impadronita della macchina statale», come afferma il socialista inglese Brailsford. No! Il fascismo non è né un potere al di sopra delle classi, né il potere della piccola borghesia o del sottoproletariato sul capitale finanziario. Il fascismo è il potere dello stesso capitale finanziario. È la organizzazione della repressione terroristica contro la classe operaia e contro la parte rivoluzionaria dei contadini e degli intellettuali. Il fascismo, in politica estera, è lo sciovinismo nella sua forma più rozza, lo sciovinismo che coltiva l'odio bestiale contro gli altri popoli. (Georgi Dimitrov)
  • Il fascismo non si intenderebbe in molti dei suoi atteggiamenti pratici, come organizzazione di partito, come sistema di educazione, come disciplina, se non si guardasse alla luce del suo modo generale di concepire la vita. Modo spiritualistico. Il mondo per il fascismo non è questo mondo materiale che appare alla superficie, in cui l'uomo è un individuo separato da tutti gli altri e per sé stante, ed è governato da una legge naturale, che istintivamente lo trae a vivere una vita di piacere egoistico e momentaneo. L'uomo del fascismo è individuo che è nazione e patria, legge morale che stringe insieme individui e generazioni in una tradizione e in una missione. (La dottrina del fascismo)
  • Il fascismo, prima di venir disonorato dai propri crimini, è stato una speranza. Ha sedotto non solo milioni di uomini, ma anche molti intellettuali. (François Furet)
  • Il fascismo si divide in due parti: il fascismo propriamente detto e l'antifascismo. (Mino Maccari)
  • «Il lavoro è soggetto dell'economia» disse il fascismo e gli stessi economisti corporativi non erano d'accordo su ciò che la frase significava. Forse neanche chi l'aveva pronunciata ne avrebbe saputo dare la spiegazione, perché se no avrebbe fissato le «direttive» per la retta interpretazione di essa. (Luigi Grande)
  • Il mussolinismo è [...] un risultato assai più grave del fascismo stesso perché ha confermato nel popolo l'abito cortigiano, lo scarso senso della propria responsabilità, il vezzo di attendere dal duce, dal domatore, dal deus ex machina la propria salvezza. (Piero Gobetti)
  • Il pensiero politico fascista e nazionalsocialista non può essere giudicato in termini di tradizionale teoria politica; esso ha poco in comune con quei sistemi razionalmente e logicamente costruiti, ipotizzati da Hegel o da Marx. (George Mosse)
  • Il pubblico ha avuto appena una vaga e imperfettissima idea di tutto ciò che è avvenuto nel 1921 e 1922. Le purghe di olio di ricino, le randellate, le spedizioni punitive, i bandi, le distruzioni e gli incendi delle cooperative, delle Camere del lavoro, delle società operaie [...] trovavano appena cenni fuggevoli, attenuati, deformati nella cronaca dei nostri maggiori giornali. La stampa italiana – fatte poche onorevoli eccezioni – aveva disertato il campo; aveva tradito la sua missione. [...] Rari sono stati i casi di sincerità e di fierezza. [...] Io ho sempre pensato che se la stampa italiana in quel periodo avesse dato prova di maggior coraggio e previdenza, il fascismo non avrebbe preso un così largo sviluppo o, almeno, non sarebbe caduto in tanti eccessi. Ma la stampa ha lasciato fare senza opporre alcuna seria resistenza. Il suo silenzio poteva benissimo interpretarsi come una approvazione, una giustificazione, una sanatoria. Nel fatto era una deplorevole complicità. (Mario Borsa)
  • Il regime assicurava ai militari il pieno controllo dell'esercito, senza ingerenze né critiche, ed un clima di esaltazione patriottica. (Giorgio Rochat)
  • In tutto il mondo, laddove non c'è stato un radicale cambio di sistema non si sono mai fatti davvero i conti con il fascismo, perché il fascismo è sempre servito al sistema capitalistico. (Massimo Recchioni)
  • Io credo che verrà presto il giorno in cui bisognerà riformare anche il nostro vecchio vocabolario politico e si riconoscerà al Fascismo, più che il merito di aver instaurato, in tempi eccezionali, un regime di forza, la gloria d'aver dato all'Italia un ordinamento conforme alla sua indole e alle sue tradizioni. (Vincenzo Cardarelli)
  • Io credo, lo credo profondamente, che il vero fascismo sia quello che i sociologhi hanno troppo bonariamente chiamato la "società dei consumi". Una definizione che sembra innocua, puramente indicativa. E invece no. Se uno osserva bene la realtà, e soprattutto se uno sa leggere intorno negli oggetti, nel paesaggio, nell'urbanistica e, soprattutto, negli uomini, vede che i risultati di questa spensierata società dei consumi sono i risultati di una dittatura, di un vero e proprio fascismo. Nel film di Naldini noi abbiamo visto i giovani inquadrati, in divisa... Con una differenza, però. Allora i giovani nel momento stesso in cui si toglievano la divisa e riprendevano la strada verso i loro paesi e i loro campi, ritornavano gli italiani di cento, di cinquant'anni addietro, come prima del fascismo.
    Il fascismo, in realtà, li aveva resi dei pagliacci, dei servi, e forse in parte anche convinti, ma non li aveva toccati sul serio. Nel fondo dell'anima, nel loro modo di essere. Questo nuovo fascismo, questa società dei consumi, invece, ha profondamente trasformato i giovani, li ha toccati nell'intimo, ha dato loro altri sentimenti, altri modi di pensare, di vivere, altri modelli culturali. Non si tratta più, come all'epoca mussoliniana, di un'irregolamentazione superficiale, scenografica, ma di una irregolamentazione reale che ha rubato e cambiato loro l'anima. Il che significa, in definitiva, che questa "civiltà dei consumi" è una civiltà dittatoriale. Insomma, se la parola fascismo significa la prepotenza del potere, la "società dei consumi" ha bene realizzato il fascismo. (Pier Paolo Pasolini)
  • Io ho vissuto il fascismo in una famiglia modestissima e non so per quale ragione antifascista. Ricordo mia madre maestra elementare che ascoltava Radio Londra con una coperta in testa per non farsi sentire dai vicini. E alla cerimonia del sabato mi mandava con le scarpe marroni per rovinare la sfilata. Tutte stupidaggini che però fanno capire l’atmosfera che respiravo in casa. (Natalia Aspesi)
  • Io vi domando, signor Presidente, in quale paese il fascismo non è barbaro e selvaggio? (Georgi Dimitrov)
  • L'avanzata del fascismo verso la distruzione di ogni forma di democrazia e verso una nuova guerra, erano opera dei gruppi più reazionari e sciovinisti della borghesia capitalistica. Essa colpiva i diritti, gli interessi, le aspirazioni non degli operai soltanto, ma della grande maggioranza delle popolazioni, di tutti i movimenti politici non reazionari, di tutti coloro che amavano la civiltà o la pace. La iniziativa di una collaborazione di tutte queste forze per salvare, con un'azione comune, la pace e la democrazia, poteva però essere presa, come i fatti stessi dimostrarono, soltanto dalla classe operaia, che delle forze borghesi reazionarie è l'antagonista storico oggettivo. (Palmiro Togliatti)
  • L'esercito assicurava al fascismo il suo appoggio nelle contese civili e ne avallava la politica di prestigio, permettendo al regime di indossare una maschera bellica e di tentare un ruolo internazionale assai superiore alle possibilità del paese. L'accordo funzionò perfettamente per la politica interna, ma il conflitto mondiale mise a nudo le illusioni e i bluff su cui si basavano la politica militare e la politica di grandezza dell'Italia fascista: esercito e regime si erano arrampicati nel vuoto, fidando ognuno nella contro-assicurazione dell'altro, cioè nella propaganda anziché nella sostanza. (Giorgio Rochat)
  • L'immagine di un fascismo di sinistra nella fase iniziale è sostanzialmente errata e fuorviante. Il fascismo diciannovista[2] infatti usò una fraseologia di sinistra nel programma, ma nella pratica fu un movimento antisocialista e nazionalistico. (Giorgio Candeloro)
  • La Chiesa cattolica oggi si trova di fronte, non tanto a un nuovo Stato fascista, giacché questo esisteva già nell'anno del Concordato, ma di fronte a un'imperante sistema filosofico-religioso, nel quale, per quanto non lo si dica a parole, è implicita la negazione del Credo apostolico, della trascendenza spirituale della religione, dei diritti della famiglia cristiana e dell'individuo. [...]
    Di fronte a un credo apostolico e a una Chiesa cattolica di origine divina, abbiamo dunque un credo fascista e uno stato totalitario il quale, appunto come quello hegeliano, rivendica per sé degli attributi divini.
    Sul piano religioso il Concordato è vaporizzato. [...] Ora, se in filosofia vale ancora il principio di non contraddizione, ognun vede che tra il cristianesimo imperniato sul Decalogo e sul Credo di origine divina e codesto nuovo Stato hegeliano, totalitario, autoritario, sovrano fonte di eticità e spiritualità cattolica [...] – di quel cattolicesimo romano, s'intende, che preesisteva allo stesso cristianesimo – c'è un irriducibile antinomia. Il cristianesimo è essenzialmente soprannaturale, ed è spirito. Codesto Stato hegeliano, invece, è forza materiale ed è tutta cosa politica. Il cristianesimo vuole amare, temere e servire a Dio; codesta formula invece di statolatria usurpa i diritti di Dio e a lui si oppone. [..] Nello Stato fascista [...] c'è un unico assoluto, totalitario, interamente sovrano il quale non fa posto ad altri né cede lo scettro ad alcuno. È lo Stato, il quale penetra negli stessi spiriti e nelle coscienze. (Alfredo Ildefonso Schuster)
  • La differenza tra fascista e delinquente sta in questo, che mentre il delinquente è isolato e solitario – e questa solitudine è il suo dramma, il suo eroismo, la sua poesia – il fascista è un delinquente collettivo e 'sociale'. Il fascista isolato perde la sua qualità di fascista, la sua forza di delinquente 'svapora' ed egli diventa apparentemente un uomo innocuo – un uomo qualunque. (Alberto Savinio)
  • La parabola fascista toccò il suo zenit con la conquista dell'Etiopia: l'unico istante, durante il Ventennio Nero, in cui l'Italia borghese e l'Italia sottoproletaria si affratellarono su quella povera preda. (Paolo Pavolini)
  • La perdita di ogni libertà, la soppressione delle Camere e delle giunte comunali e provinciali elettive, codificò per tutto il ventennio fascista un iniquo rapporto di classe. (Paolo Pavolini)
  • [Sull'Ordine del giorno Grandi e la caduta del fascismo] La situazione maturò, purtroppo, con la catastrofe; e dinanzi a questa ogni speranza fu perduta e ogni scrupolo fu superato. (Luigi Federzoni)
  • Le conquiste sociali fatte sotto il fascismo oggi ce le sogniamo, il che è tutto dire. Non si trattava solo dei treni in orario. Assegni familiari per i figli a carico, borse di studio per dare opportunità anche ai meno abbienti, bonifiche dei territori, edilizia sociale. Questo perché solo dieci anni prima Mussolini era in realtà un socialista marxista e massimalista che si portò con sé il senso del sociale, del popolo. Le dirò, in un certo senso il fascismo modernizzò il paese. Nei confronti del nazismo fu dittatura all'acqua di rose: se Mussolini non avesse firmato le infamanti leggi razziali, sarebbe morto di morte naturale come Franco. Resta una dittatura, ma anche espressione d'italianità. Bisognerebbe fare un'analisi meno ideologica su questo. (Margherita Hack)
  • L'ideologia del fascismo [...] prima che degenerasse aveva una dimensione nazionale di comunità attinta a piene mani dal socialismo, un altissimo senso dello stato e la tutela della famiglia. (Roberta Lombardi)
  • Lei mi chiede se il fascismo possa tornare: la sola domanda mi fa paura. Forse può tornare in altre forme, spero di no. Certo ho visto quaranta milioni di italiani gridare: A noi! E dal conformismo difficilmente un popolo si libera. (Vittore Bocchetta)
  • Le trame eversive, più ampie e pericolose, sono di marca fascista. (Luigi Gui)
  • Mentre in Hitler e nel nazismo, l'antidemocrazia è un canone rigido, uno spartiacque, qualcosa da cui non si prescinde, nel fascismo c'è una residua duttilità politica nel trattare con le democrazie. Non con "la" democrazia, ma con gli stati democratici. (Renzo De Felice)
  • Nell'inverno del 1943 ero ancora fascista, come la massima parte dei miei coetanei. Ed ero contento di esserlo, tra mitografie imperiali, la divisa littoria che piaceva alle ragazze, il lavoro giornalistico su Roma fascista. Finché fui cacciato dal Guf per un articolo in cui denunciavo una speculazione dei gerarchi. Se Carlo Scorza non mi avesse espulso, avrei vissuto il post-fascismo da fascista. (Eugenio Scalfari)
  • Nella misura in cui il fascismo dipende da una fonte filosofica, non è a Nietzsche, ma a Hegel che si ricollega. Ci si rifaccia all'articolo che Mussolini stesso ha consacrato nell'Enciclopedia Italiana al movimento da lui fondato: il lessico e, più ancora del lessico, lo spirito sono hegeliani, non nietzscheani; anche se Mussolini vi impiega due volte l'espressione «Volontà di potenza», non è a caso che questa volontà sia solo un attributo dell'idea che unifica la moltitudine...
    L'agitatore rosso ha subito l'influenza di Nietzsche: il dittatore assoluto se n'è tenuto a distanza. Il regime stesso si è espresso sul problema. In un articolo su «Fascismo» del luglio 1933, Cimmino nega ogni filiazione ideologica fra Nietzsche e Mussolini. Solo la volontà di potenza costituirebbe un legame fra le loro dottrine. Ma la volontà di potenza di Mussolini «non è egoismo», essa è predicata a tutti gli italiani dei quali il duce «vuole fare dei superuomini» [sic.]. Perché, afferma l'autore, «qualora fossimo tutti superuomini saremmo soltanto tutti uomini. Che poi Nietzsche piaccia a Mussolini è naturale: vi è nel Nietzsche qualcosa che è stata sempre di tutti gli uomini di azione e volontà». La differenza profonda tra Nietzsche e Mussolini è «nel fatto che la potenza come volontà, la forza, l'azione sono fatti dell'istinto, direi quasi della natura fisica, e la possono avere le persone fra loro più opposte, servendosene per i più diversi scopi; mentre l'ideologia è fattore spirituale, ed è sempre una per tutti quelli che l'accettano». È inutile insistere sull'idealismo scoperto di questo testo che ha il merito dell'onesta, se lo si paragona con i testi tedeschi. È più importante notare come il duce venga assolto da una possibile accusa di egoismo nietzscheano. Le sfere dirigenti del fascismo sembrano essere rimaste all'interpretazione stirneriana di Nietzsche formulata intorno al 1908 dallo stesso Mussolini. (Georges Bataille)
  • Nella polemica sollevata da Pasolini il ricorso alla parola «fascismo» non ha né vuole avere esattezza storica o politologica. Si tratta al tempo stesso di una metafora e di una metonimia: «fascismo» sta per dittatura, tirannide, potere totalitario par excellence. Pasolini non è certo l’unico a usare il vocabolo in questo modo: per lui e per molti altri, i termini «fascismo» e «fascista» sono parametri di negatività e orrore, e vi ricorrono per definire ciò che vedono di negativo e orrendo nel presente e nel futuro prossimo. (Wu Ming)
  • Noi con i fascisti abbiamo finito di parlare il 25 aprile 1945! (Gian Carlo Pajetta)
  • Non c'è stato un fascismo buono e uno cattivo, anche se c'erano anime diverse all'interno del regime, ma una macchina finalizzata al furto della libertà e alla violenza. Matteotti, don Minzoni, i fratelli Rosselli. I massacri di popolo in Etiopia e Libia. E infine la tragedia della Seconda guerra mondiale. Siamo storici, e siamo anziani, conosciamo bene l'essenza intima del regime. (Andrea Riccardi)
  • Non dimenticare mai | che i meno fascisti | tra i fascisti | sono sempre | fascisti. (Roque Dalton)
  • Non è per metafora, neanche per metafora paterna, che Hitler faceva arrapare i fascisti. Non è per metafora che un'operazione di banca o di borsa, un titolo, una cedola, un credito fanno arrapare persone che non sono solo semplicemente banchieri. (L'Anti-Edipo)
  • Non occorre essere forti per affrontare il fascismo nelle sue forme pazzesche e ridicole: occorre essere fortissimi per affrontare il fascismo come normalità, come codificazione, direi allegra, mondana, socialmente eletta, del fondo brutalmente egoista di una società. (Pier Paolo Pasolini)
  • Non "rivoluzione", no, ma "rivelazione" è stato, e rimane, il fascismo: rivelazione di quel che realmente è, di quel che realmente vale l'Italia. Il fascismo è proprio l'Italia, di ieri e dell'altro ieri, così come sarà indubitatamente, l'Italia di domani e di domani l'altro. (Giustino Fortunato)
  • Ogni disperazione è fascista. (Giuseppe Antonio Borgese)
  • Ogni donna ama un fascista. (Sylvia Plath)
  • Ogni epoca ha la sua malattia, alla quale risponde un'altra (ma è probabilmente la stessa) nel campo morale. L'Ottocento ebbe la tubercolosi e gli sdilinquimenti sentimentali; il Novecento ha il cancro e il fascismo. Tutto il processo del fascismo – manifestarsi della sua vera natura quando è già tardi per un efficace intervento chirurgico; sua impossibilità di morire se non assieme alla vittima alla quale si è abbarbicato; tendenza a riprodursi in luoghi lontani dalla sua prima sede; disperate sofferenze che genera in quelli che ne sono colpiti; guasti profondi che si rivelano all'esame necroscopico dei corpi (o paesi) sui quali abbia totalitariamente imperato – tutto, dico, il suo processo ha sorprendenti somiglianze con quello del cancro. Ma in un'altra cosa gli assomiglia ancora.
    [...] Azzardo l'ipotesi che il cancro (malattia degli anziani) abbia le sue radici psichiche in un tentativo sbagliato dell'organismo per ringiovanire. La formazione di un neoplasma potrebbe significare il desiderio di rifarsi un nuovo organo, p. es. un nuovo stomaco. (Ho comunicata questa mia ipotesi ad alcuni medici intelligenti, i quali ne hanno tutt'altro che riso). Ebbene: che cosa è stata in fondo l'adesione al fascismo – in Italia e altrove – se non un tentativo sbagliato della borghesia di rifarsi una vita nuova, di ringiovanire? Troppo tardi si è accorta poi dell'errore; e allora... non c'era più rimedio; la buona cosa, la cosa provvidenziale, che si presentava apportatrice di un «ordine nuovo» recava invece inumane sofferenze; e, a più o meno lunga scadenza, la morte. (Umberto Saba)
  • [In Germania, fra il 1920 ed il 1930, il terrore repressivo esercitato dal regime fascista venne – ad eccezione della sinistra – generalmente ignorato] ognuno sceglieva del fascismo quegli elementi che piu gli tornavano utili. La destra nazionalconservatrice guidata dall'organizzazione degli ex combattenti Stahlhelm (Elmetti d’acciaio) credeva che Mussolini e la massa del suo movimento fossero stati ammansiti dalla monarchia e dall’esercito. Nei circoli delle confederazioni degli industriali si discuteva intensamente il modello di società corporativo che, con la Carta del lavoro, era diventato il marchio di qualità del fascismo. All'interno delle organizzazioni politiche cattoliche, Mussolini era diventato popolare dopo che nel 1929 aveva fatto pace col Vaticano firmando i Patti lateranensi. E dato che il fascismo, a differenza del nazionalsocialismo, non conosceva l'antisemitismo, persino giornalisti democratici come Theodor Wolff ed Emil Ludwig a partire dal 1930 provarono simpatia per Mussolini. Ciascuno si avvicinava al fascismo a modo suo. Nel complesso, si sviluppò nell'opinione pubblica tedesca, nei confronti di un regime repressivo come quello di Mussolini, un clima singolarmente positivo come verso nessun'altra dittatura del periodo. Hitler ne approfittò in modo decisivo. Più si richiamava a Mussolini, più sembrava accettabile una sua partecipazione al potere in Germania. Ci si illudeva che Hitler, come Mussolini, avrebbe potuto venir controllato dall'esercito e dalla burocrazia. L'anziano presidente del Reich, Hindenburg, fu visto, in modo non diverso dalla figura di Vittorio Emanuele III, come il garante di un regime autoritario del genere. (Wolfgang Schieder)
  • Onorevoli camerati! Era consuetudine parlamentare di altri tempi che il Presidente, appena insediato, promettesse di dimenticare il partito di origine, per garantire la imparzialità nel governo dell'Assemblea. In contrasto con questa consuetudine, solennemente dichiaro che in ogni momento, in ogni gesto, in ogni parola mi ricorderò di essere Fascista. (Giovanni Giurati)
  • Ormai sicura è già la dura sorte | del fascista vile traditor. (Felice Cascione)
  • Per quanto ci si sforzi di prenderle sul serio, le reincarnazioni del fascismo sembrano ispirarsi alle commedie di Monicelli e alla satira di Guzzanti. Raccontano sempre la stessa storia, comicamente irresistibile, di un gruppo di duri che parte per ripristinare l’ordine e finisce per combinare soltanto casini. (Massimo Gramellini)
  • Perché penso che i fascisti non siano scomparsi? Perché li vedo, perché vedo la stessa mentalità, la stessa strafottenza, la stessa volgarità. Sono arrivati loro al governo ed è arrivata la rissa volgare. È una cosa così fascista, così spaventosamente fascista. Virilismo fascista. Oh perbacco, così tipico. Nessuna forza politica usa così espressioni che riguardano la sfera sessuale per insultare la gente: pederasta! masturbatore! impotente! La tipica triade degli insulti fascisti. Non si può andare oltre il fascismo se i fascisti restano tali. Il fascismo rappresenta l'altra Italia, l'Italia incivile. (Norberto Bobbio)
  • Piuttosto che diventare un fascista, meglio essere un maiale. (Porco Rosso)
  • Poi ricordando che la ballerina viennese mi aveva detto che dopo Modena, sarebbe andata a Bologna, e quindi a Ferrara, risolsi una sera di andare in questa città. Presi la strada di Finale (una strada allora pessima). All'altezza di Medolla la mia macchina venne presa a sassate da un gruppo di giovani fascisti. Erano quelli i tempi delle sanzioni economiche, e i fasci di campagna avevano incaricato avanguardisti, e forse anche balilla, di dimostrare contro le automobili che si fossero azzardate a circolare comunque. Queste automobili, secondo la propaganda, sprecavano la benzina necessaria alla conquista dell'Impero. Dichiaro che anch'io avevo (per altre ragioni sentimentali) antipatia per le automobili, così che quelle sassate mi rallegrarono, e anzi mi ispirarono un po' di invidia verso quei ragazzi: avrei voluto essere uno di loro. Anche oggi tirerei volentieri sassate contro le macchine. (Antonio Delfini)
  • Questa guerra fascista mi aveva costretto a uccidere: era una cosa che non riuscivo a tollerare. Credo di aver odiato, in quel momento, ancora di più il fascismo, che mi aveva obbligato a sparare, a colpire altri uomini i quali, malgrado la loro camicia nera, avevano il destino di vivere che avevo io e che avevano i miei compagni. (Rosario Bentivegna)
  • Racconto la storia di un uomo che non prende posizione: è attraversato da tutte le posizioni. Alla mattina, quando si sveglia per andare a lavorare, è comunista perché ha nel sangue il padre partigiano; è fascista in mezzo al traffico, perché per arrivare prima vorrebbe farsi strada con un missile; per fare carriera di fronte al capufficio diventa un leccapiedi socialista, se per strada incontra un africano è subito cattolico, peccato che se quel nero si permette di toccare sua figlia si trasforma in leghista arrabbiato. (Dado)
  • Rimasto solo con Marco, Mauro gli spiegava quanto il fascismo fosse assurdo, come i grossi industriali, gli agrari si fossero illusi di fermare la storia, mentre questa, un giorno o l'altro, avrebbe ripreso il proprio cammino. Presto la dittatura, già ridotta a un regime di polizia, sarebbe irrimediabilmente caduta. Chi ci avrebbe rimesso più d'ogni altro sarebbero stati gli ingenui, i semplici, i puri come Paolo che avevano creduto a ideali traditi non appena il fascismo aveva preso il potere. (Romano Bilenchi)
  • Rivive nel Fascismo, più o meno espresso e consapevole, quello spirito nobilmente popolare che armò le repubbliche e fece fiorire e sparse per il mondo la civiltà dei nostri primi comuni. (Vincenzo Cardarelli)
  • Secondo Bottai, tutto il fascismo di destra e di sinistra, doveva abbandonare il campo e dissolversi, passando obbligatoriamente la mano, piacesse o no, all'unica forza superstite di un regime crollato, e cioè all'apparato militare del re. (Paolo Pavolini)
  • Siamo l'unico paese moderno [l'Italia] in cui un sistema politico, il fascismo, dato per morto e sepolto il 25 aprile 1945, ha visto tornare al governo nel 1994 un partito neo o postfascista che ne ha ereditato direttamente idee, costume, forme. (Giorgio Bocca)
  • Siamo stati vaccinati fortemente da vent'anni di fascismo e prima ancora da società molto chiuse. [...] La patria ha dato tante delusioni. (Piero Angela)
  • So che il fascismo è una cosa complicata che va studiato bene per non sbagliare e confondere, che è meglio spaccare il capello in quattro piuttosto che rischiare, che ci sono strumenti adeguati per misurare e tabelle per valutare, che un conto è il fascismo e un altro conto l'antifascismo; ma io so anche, e ne ho la tattile certezza, di vivere in un tempo dell'infelicità, esco di casa e sento, sottile e ottuso e persistente, il sordo ronzio di un rumore di fondo di infelicità, quest'epoca si è ingravidata di fascismo. (Maurizio Maggiani)
  • Sono anni che diciamo le stesse parole chiare sul fascismo, di condanna del fascismo, di condanna delle leggi razziali. (Giovanni Donzelli)
  • Sono giunto alla conclusione che il fascismo è fatto per la Germania e l'Italia, il comunismo per la Russia e la democrazia per l'America e l'Inghilterra. (John F. Kennedy)
  • Sono il primo a riconoscere che il fascismo fu una tragicommedia. Di più tragicomico, probabilmente, ci furono soltanto gli italiani. Non è il caso di disperarsi: anche i popoli hanno avuto un'infanzia difficile. (Luca Goldoni)
  • Sotto forme diverse, sotto diversi nomi, con maggiore o minore virulenza, esso ha serpeggiato in tutte le nazioni, come un' infezione diffusa in tutto l'organismo e che si localizza qua e là. (Carlo Levi)
  • Ti voglio dire questo: la cosa dannosa del fascismo è che induce gli imbecilli a credersi molto furbi. Quanto più uno è idiota, tanto più il fascismo lo fa sentire orgoglioso di sé. Ci sono iniziative da tutte le parti, inaugurazioni, bandiere, preti, fútbol e molto silenzio. Ti tranquillizza non dover pensare, e finisci schiavo di un principe fantoccio. (Osvaldo Soriano)
  • Tutti gli scrittori sono stati fascisti, nella qual cosa non vi è nulla di male. Ma perché oggi pretendono di farsi passare antifascisti, per martiri della libertà, per vittime della tirannia? Nessuno di loro, dico nessuno, ha mai avuto un solo gesto di ribellione contro il fascismo, mai. Tutti hanno piegato la schiena, con infinita ipocrisia, leccando le scarpe a Mussolini e al fascismo. E i loro romanzi erano pure esercitazioni retoriche, senza l'ombra di coraggio e di indipendenza morale e intellettuale. Oggi […] scrivono romanzi antifascisti come ieri scrivevano romanzi fascisti. (Curzio Malaparte)
  • Tutti voi fascisti siete destinati a perdere. (Woody Guthrie)
  • Veramente la caratteristica più saliente del moto fascista rimarrà, per coloro che lo studieranno in futuro, lo spirito "totalitario", il quale non consente all'avvenire di avere albe che non saranno salutate col gesto romano, come non consente al presente di nutrire anime che non siano piegate nella confessione "credo". Questa singolare "guerra di religione" che da oltre un anno imperversa in Italia non vi offre una fede [...] ma in compenso vi nega il diritto di avere una coscienza – la vostra e non l'altrui – e vi preclude con una plumbea ipoteca l'avvenire. (Giovanni Amendola)
  • Diversamente dalle monarchie o dalle dittature militari imposte dall'alto, il fascismo trae forza da uomini e donne sconvolti dalla guerra, dalla perdita del lavoro, da un'umiliazione subita o dalla percezione che il paese stia precipitando verso un rovinoso declino. Più acuto è il malcontento, più facile è per un leader fascista ottenere consenso prospettando un cambiamento o la restituzione del maltolto.
  • Laddove i monarchi sottomettono i sudditi, i fascisti li incitano affinché in caso di guerra abbiano la volontà e la forza di andare in prima linea.
  • Un fascista si identifica come membro di un gruppo tribale e dice che quel gruppo incarna una nazione. Un leader come questo fa del suo meglio per dividere le persone invece di unirle. E ciò che separa un fascista da un dittatore è l'uso della violenza per ottenere o mantenere ciò che vuole. Il modo più semplice per definirlo è un delinquente con un esercito.
  • Il militante fascista, il militante repubblicano, il militante comunista sono, in fondo, lo stesso uomo; portano la stessa uniforme del disinteresse e del coraggio. Ma gli uni giurano sull'eccellenza del suffragio universale, gli altri sull'infallibilità del proletariato, mentre i fascisti vogliono stabilire ordine e giustizia fra gli uomini senza consultarli.
  • Ogni tentativo di capire il fascismo, o soltanto di descriverlo esattamente, suppone che si ammetta una crisi nella società di oggi. Per coloro i quali pensano che tutto vada per il meglio nel migliore dei mondi, il fascismo non ha maggiori spiegazioni che la caduta di un aerolite. Ciò che i marxisti chiamano «alienazione del lavoratore», i fascisti dicono «alienazione del popolo». Se uno non sente questa alienazione è difficile capire sia il fascismo che il comunismo; se si è estranei a questo malessere, a questa frustrazione, si può essere certamente uno storico preciso del fascismo, ed io sono certo che De Felice fa ogni sforzo per esserlo, ma si hanno molte possibilità di capire la natura stessa del fascismo e quindi di farne un'analisi soddisfacente?
  • Tutti i fascismi hanno un tratto in comune, evidente e che fa parte della loro definizione: sono anti-democratici. Ma non lo sono per il gusto dell'autorità o per ridurre i loro avversari all'impotenza, meno ancora per asservire il popolo: sono anti-democratici perché vedono nella democrazia lo strumento del loro asservimento.
  • ll fascismo patteggia, si destreggia, fa la voce grossa ma contratta con quelli ch'esso, senza convinzione, definisce vinti e che sono i vincitori di fatto; governa con la forza di tutti i deboli - la lusinga, la menzogna, l'accomodantismo - e resta perché il Paese accetta lusinga menzogna e accomodantismo; e non se ne va perché i suoi più fieri nemici non lo vogliono e non lo possono sostituire, perché in esso si rispecchiano fedelmente.
  • Insieme a Nello [Rosselli] comprendevo ancora meglio quelle che direi le cause sociologiche immediate dell'avvento del fascismo, respingendo la tesi, allora abbastanza diffusa di un fascismo che si sarebbe imposto solo con la violenza al paese riluttante. No, per Nello, e in fondo per tutti noi del gruppo di GL [Giustizia e Libertà], le tare erano molto più lontane, affondavano nel processo della nostra formazione nazionale, che in apparenza si era realizzato nella seconda metà dell'Ottocento ma in pratica non aveva trovato la via di un efficiente ordinamento democratico, capace di superare una lunga tradizione autoritaria, che risale al rinascimento, o ancora più indietro nel tempo.
  • Le vicende politiche di questi ultimi anni, secondo il pensiero fascista, manifesterebbero presso tutti i popoli europei la volontà di rinunziare all'improba fatica dell'autogoverno, la volontà di accettare in cambio di tranquillità e di benessere materiale la paterna dittatura di un generoso signore o di un partito.
  • Delle cause e degli aspetti del fascismo, storici di diverse tendenze hanno già dato svariate interpretazioni: e hanno messo in evidenza, secondo le premesse politiche o filosofiche da cui partivano, i fattori psicologici e morali, o quelli sociali ed economici di questa crisi: la esasperazione contingente del primo dopoguerra, o le lontane tare tradizionali di servaggio e di conformismo, o l'ultimo tentativo reazionario di una classe conservatrice, che tenta di sbarrare il cammino alle nuove forze progressive che avanzano. Forse in ognuna di queste concezioni c'è una parte di vero. Ma ciò che soprattutto va messo in evidenza del fascismo è, secondo me, il significato morale: l'insulto sistematico, adoprato come metodo di governo, alla dignità morale dell'uomo: l'umiliazione brutale ostentata come una gesta da tramandare ai posteri, dell'uomo degradato a cosa. [...] Nel macabro cerimoniale in cui gli incamiciati di nero, preceduti dai loro osceni gagliardetti, andavano solennemente a spezzare i denti di un sovversivo o a verniciargli la barba o a somministrargli, tra sconce risa, la purga ammonitrice, c'era già, ostentata come un programma di dominio, la negazione della persona umana. Il primo passo, la rottura di una conquista millenaria, fu quello: il resto doveva fatalmente venire.
  • Fra le tante distruzioni di cui il passaggio della pestilenza fascista è responsabile, si dovrà annoverare anche quella, non riparabile in pochi anni, del senso della legalità. [...] Per vent'anni il fascismo ha educato i cittadini proprio a disprezzare le leggi, a far di tutto per frodarle e per irriderle nell'ombra.
  • Il ventennio fascista non fu, come oggi qualche sciagurato immemore figura di credere, un ventennio di ordine e di grandezza nazionale: fu un ventennio di sconcio illegalismo, di umiliazione, di corrosione morale, di soffocazione quotidiana, di sorda e sotterranea disgregazione morale. Non si combatteva più sulle piazze, dove gli squadristi avevano ormai bruciato ogni simbolo di libertà, ma si resisteva in segreto, nelle tipografie clandestine dalle quali fino dal 1925 cominciarono a uscire i primi foglietti alla macchia, nelle guardine della polizia, nell'aula del Tribunale speciale, nelle prigioni, tra i confinati, tra i reclusi, tra i fuorusciti. E ogni tanto in quella lotta sorda c'era un caduto, il cui nome risuonava in quella silenziosa oppressione come una voce fraterna, che nel dire addio rincuorava i superstiti a continuare: Matteotti, Amendola, don Minzoni, Gobetti, Roselli, Gramsci, Trentin. Venti anni di resistenza sorda: ma era resistenza anche quella: e forse la più difficile, la più dura e la più sconsolata.
  • L'elemento comune ai diversi movimenti e alle diverse personalità è il sentimento razzistico del rifiuto del diverso. Un principio efficacemente espresso da Mussolini a Bologna nel 1921, prima della Marcia su Roma: dobbiamo difendere la stirpe ariana e mediterranea. È questo il fondamento del fascismo, il tratto essenziale del suo Dna.
  • La discussione sul fascismo mai morto non è cominciata avantieri, ma dura da quando Mussolini è stato appeso a Piazzale Loreto. Nel suo Golia, tradotto in Italia nel 1946, Giuseppe Antonio Borgese volle dare un messaggio chiaro: il fascismo è caduto, ma dipenderà da noi la sua definitiva scomparsa.
  • La paura del diverso viene alimentata da Salvini con un argomento che sul popolo impoverito ha grande presa: il migrante ti porta via il lavoro. Se sei disoccupato, la colpa è di quelli là. Ecco, ci siamo: è questo il fascismo nascente. Oggi non c’è più bisogno di fez, di manganelli e di olio di ricino per instaurare forme fascistiche.
  • Cosa fu il fascismo in Italia, in Germania? L'esaltazione dei pregiudizi razziali. Invece di combattere il pregiudizio razziale, che è quello che fa la rivoluzione, il fascismo esalta il pregiudizio e lo converte in odio.
  • Il fascismo, con la sua violenza, liquida tutto: si scaglia contro le università, le chiude e le abbatte; si scaglia contro gli intellettuali, li reprime e li persegue; si scaglia contro i partiti politici; si scaglia contro le organizzazioni sindacali; si scaglia contro tutte le organizzazioni di massa e le organizzazioni culturali. Così non c'è nulla di più violento, retrogrado e illegale del fascismo.
  • Il fascismo appare nel mondo precisamente dopo la Rivoluzione d'Ottobre; il fascismo appare nel mondo come strumento contro il marxismo-leninismo. Furono i paesi capitalisti e i paesi imperialisti a creare le condizioni per la nascita del fascismo nel mondo; e tutta la campagna dei fascisti, da quando apparvero in Europa, si incentrava sull'anticomunismo, sullo sterminio dei comunisti e sulla distruzione dell'Unione Sovietica.
  • L'altro pericolo, quello degli ignoranti che teorizzano, giudicano, sentenziano, che fanno scorrere fiumi di spropositi, che mettono in giro formule senza senso, che credono di possedere nella loro ignoranza stessa una miracolosa sapienza, lo conosciamo perché lo abbiamo sperimentato bene. Si è chiamato, nella sua forma più recente, «fascismo». Io ho pensato denominarlo in greco: onagrocrazia.
  • Non si poteva aspettare e neppure desiderare che il fascismo cadesse a un tratto. Esso non è stato un infatuamento o un giochetto. Ha risposto a seri bisogni e ha fatto molto di buono. (Benedetto Croce)
  • Vedete: il fascismo è stato un bene; adesso è divenuto un male, e bisogna che se ne vada.
  • 1. La prima caratteristica di un Ur-Fascismo è il culto della tradizione.
  • 2. Il tradizionalismo implica il rifiuto del modernismo. [...] L'illuminismo, l'età della ragione vengono visti come l'inizio della depravazione moderna. In questo senso, l'Ur-Fascismo può venire definito come "irrazionalismo".
  • 3. L'irrazionalismo dipende anche dal culto dell'azione per l'azione. l'azione è bella di per sé, e dunque deve essere attuata prima di e senza una qualunque riflessione. Pensare è una forma di evirazione.
  • 4. Nessuna forma di scincretismo può accettare la critica. Lo spirito critico opera distinzioni, e distinguere è un segno di modernità. Per l'Ur-Fascismo, il disaccordo è tradimento. [...]
  • 5. Il disaccordo è inoltre un segno di diversità. L'Ur-Fascismo cresce e cerca il consenso sfruttando ed esacerbando la naturale paura della differenza. Il primo appello di un movimento fascista o prematuramente fascista è contro gli intrusi. L'Ur-Fascismo è dunque razzista per definizione.
  • 6. L'Ur-Fascismo scaturisce dalla frustrazione individuale o sociale. Il che spiega perché una delle caratteristiche tipiche dei fascismi storici è stato l'appello alle classi medie frustrate, a disagio per qualche crisi economica o umiliazione politica, spaventate dalla pressione dei gruppi sociali subalterni.
  • 7. A coloro che sono privi di una qualunque identità sociale, l'Ur-Fascismo dice che il loro unici privilegio è il più comune di tutti, quello di essere nati nello stesso paese. È questa l'origine del "nazionalismo". [...] I seguaci debbono sentirsi assediati. Il modo più facile per far emergere un complotto è quello di fare appello alla xenofobia. Ma il complotto deve venire anche dall'interno [...]
  • 8. I seguaci debbono sentirsi umiliati dalla ricchezza ostentata e dalla forza dei nemici. [...] I seguaci debbono tuttavia essere convinti di poter sconfiggere i nemici. Così, grazie a un continuo spostamento di registro retorico, i nemici sono al tempo stesso troppo forti e troppo deboli.
  • 9. Per l'Ur-Fascismo non c'è lotta per la vita, ma piuttosto "vita per la lotta". Il pacifismo è allora collusione col nemico, il pacifismo è cattivo perché la vita è una guerra permanente.
  • 10. [...] L'Ur-Fascismo non può fare a meno di predicare un "elitismo popolare".
  • 11. [...] ciascuno è educato per diventare un eroe. [...] Questo culto dell’eroismo è strettamente legato al culto della morte [...] L'eroe Ur-Fascista, invece, aspira alla morte, annunciata come la migliore ricompensa per una vita eroica. L’eroe Ur-Fascista è impaziente di morire.
  • 12. Dal momento che sia la guerra permanente sia l'eroismo sono giochi difficili da giocare, l'Ur-Fascista trasferisce la sua volontà di potenza su questioni sessuali. [...] Dal momento che anche il sesso è un gioco difficile da giocare, l'eroe Ur-Fascista gioca con le armi, che sono il suo Ersatz fallico: i suoi giochi di guerra sono dovuti a una invidia penis permanente.
  • 13. L'Ur-Fascismo si basa su un "populismo qualitativo". [...] Per l'Ur-Fascismo gli individui in quanto individui non hanno diritti [...]
  • 14. L'Ur-Fascismo parla la "neolingua".
  • Il fascismo era filosoficamente scardinato, ma dal punto di vista emotivo era fermamente incernierato ad alcuni archetipi.
  • Il fascismo non possedeva alcuna quintessenza, e neppure una singola essenza. Il fascismo era un totalitarismo fuzzy. Il fascismo non era un ideologia monolitica, ma piuttosto un collage di diverse idee politiche e filosofiche, un alveare di contraddizioni. Si può forse concepire un movimento totalitario che riesca a mettere insieme monarchia e rivoluzione, esercito regio e milizia personale di Mussolini, i privilegi concessi alla chiesa e una educazione statale che esaltava la violenza, il controllo assoluto e il libero mercato?
  • Se per totalitarismo si intende un regime che subordina ogni atto individuale allo stato e alla sua ideologia, allora nazismo e stalinismo erano regimi totalitari. Il fascismo fu certamente una dittatura, ma non era compiutamente totalitario, non tanto per la sua mitezza, quanto per la debolezza filosofica della sua ideologia. [...] Mussolini non aveva nessuna filosofia: aveva solo una retorica.
  • Si può dire che il fascismo italiano sia stata la prima dittatura di destra che abbia dominato un paese europeo, e che tutti i movimenti analoghi abbiano trovato in seguito una sorta di archetipo comune nel regime di Mussolini. Il fascismo italiano fu il primo a creare una liturgia militare, un folklore, e persino un modo di vestire [...].
  • Si può giocare al fascismo in molti modi, e il nome del gioco non cambia. [...] Il termine "fascismo" si adatta a tutto perché è possibile eliminare da un regime fascista uno o più aspetti, e lo si potrà sempre riconoscere per fascista. Togliete al fascismo l'imperialismo e avrete Franco o Salazar; togliere il colonialismo e avrete il fascismo balcanico. Aggiungete al fascismo italiano un anticapitalismo radicale (che non affascinò mai Mussolini) e avrete Ezra Pound. Aggiungete il culto della mitologia celtica e il misticismo del Graal (completamente estraneo al fascismo ufficiale) e avrete uno dei più rispettati guru fascisti, Julius Evola.
  • Il fascismo si è presentato come l'antipartito, ha aperto le porte a tutti i candidati, ha dato modo a una moltitudine incomposta di coprire con una vernice di idealità politiche vaghe e nebulose lo straripare selvaggio delle passioni, degli odii, dei desideri. Il fascismo è divenuto così un fatto di costume, si è identificato con la psicologia antisociale di alcuni strati del popolo italiano, non modificati ancora da una tradizione nuova, dalla scuola, dalla convivenza in uno Stato bene ordinato e amministrato.
  • La piccola borghesia, anche in questa sua ultima incarnazione politica del «fascismo», si è definitivamente mostrata nella sua vera natura di serva del capitalismo e della proprietà terriera, di agente della controrivoluzione. Ma ha anche dimostrato di essere fondamentalmente incapace a svolgere un qualsiasi compito storico: il popolo delle scimmie riempie la cronaca, non la storia, lascia traccia nel giornale, non offre materiali per scrivere libri.
  • [Al giudice, che prima della condanna a 20 anni e 4 mesi di carcere gli aveva chiesto che cosa avrebbero fatto i comunisti se l'Italia fosse entrata in guerra] Voi fascisti porterete l'Italia alla rovina, e a noi comunisti spetterà salvarla!
  • [Il fascismo] È stata la risposta alla crisi della democrazia liberale dopo un evento traumatico come la Grande Guerra. Il conflitto armato diventa un modello di governo della società, sia in pace che in guerra. Quando usiamo il termine totalitarismo intendiamo questo.
  • [Mussolini] Non rinunciò mai all'idea della rivoluzione, tanto da andarsi a suicidare in una prova sproporzionata rispetto alle sue forze: la guerra fu vista come l'unico modo per stabilire un ordine nuovo, mentre si sarebbe rivelata distruttiva per il Paese e per lo stesso fascismo. Da questo punto di vista l'idea di rivoluzione, seppure demagogica e irrealistica, restituisce tutta la dimensione tragica dell'esperienza fascista.
  • La violenza è un elemento costitutivo del fascismo. Una violenza "chirurgica" - per usare una definizione di Mussolini - che doveva costringere il Paese ad avviarsi sulla strada della rigenerazione. L'ideologia dello squadrismo, che si manifesta fin dalle origini, è destinata ad accentuarsi nel corso del decennio successivo: basti pensare alle stragi in stile squadrista perpetrate in Etiopia dopo l'attentato a Rodolfo Graziani.
  • È vero che l'Italia ha inventato il fascismo, in minima parte l'ha anche esportato. Ma questo non vuol dire che ci sia un fascismo eterno che covi sotto la cenere. Il nostro Paese ha fatto anche la storia dell'antifascismo.
  • È stata fatta una politica di incubazione del fascismo. Il signor Churchill, il signor Daladier, hanno fatto con Hitler esattamente quello che ha fatto in Italia Giolitti con Mussolini.
  • Finché vi saranno uomini in Italia che si dichiareranno orgogliosi di essere stati fascisti e di esserlo ancora, non vi può essere riconciliazione seria.
  • I dirigenti responsabili della Francia signor Daladier e dell'Inghilterra signor Chamberlain, i rappresentanti di queste due grandi Nazioni che, per le loro alleanze e le loro amicizie, avevano la chiave della situazione europea, hanno fatto esclusivamente una politica di incoraggiamento al fascismo per trascinare le grandi potenze fasciste, per trascinare la Germania, anzitutto, alla guerra e all'aggressione contro la Russia Sovietica. Monaco è opera loro. La guerra è opera loro.
  • Il fascismo italiano nacque non come dottrina ma come metodo, come una tecnica per la conquista del potere; e inizialmente i suoi principi erano mal definiti. Qualcuno lo collocava a destra, altri a sinistra dello schieramento politico. Altri ancora pensavano che fosse simultaneamente di destra e di sinistra. Forse questa ambiguità era indispensabile per saldare insieme una coalizione sufficientemente vasta da consentire la scalata al potere: una coalizione che includesse rivoluzionari e conservatori, monarchici e repubblicani, clericali e anticlericali, socialisti e reazionari, anarchici e nazionalisti.
  • La gente facoltosa, che aveva approvato il fascismo finché si limitava a soffocare gli scioperi, cominciò ad irritarsi a causa delle stravaganze e delle lungaggini della sua burocrazia; e il governo che era stato salutato con soddisfazione per la sua efficienza perdette la sua forza d'attrazione una volta che si dimostrò del tutto corrotto e inefficiente.
  • [Mussolini] Tentò di far credere che il fascismo non era né di destra né di sinistra. Si trattava non tanto di un partito dogmatico, quanto di una religione, e di un movimento essenzialmente spirituale. Bisognava concepirlo come un'incarnazione della bellezza e del coraggio, accompagnati dall'amore del rischio e dall'odio per i "pacefondai", e soprattutto da un desiderio bruciante di obbedire all'autorità personale di Mussolini.
  • Il fascismo, il nazismo, il razzismo non furono funghi velenosi nati per caso nel giardino ben curato della civiltà europea. Furono invece il prodotto di pulsioni, di correnti pseudo culturali, e persino di mode e atteggiamenti che affondavano le radici nei decenni e, persino, nei secoli precedenti. Certo, nei salotti di tante parti d’Europa, dove a cavallo tra l’Ottocento e il Novecento, si conversava, con irresponsabile civetteria, di gerarchia razziale, di superiorità ariana, di antisemitismo accademico, forse nessuno avrebbe pensato che si sarebbe poi arrivati un giorno a quella che fu crudelmente chiamata soluzione finale, ai campi di sterminio, ai forni crematori. Ma le parole, specialmente se sono di odio, non restano a lungo senza conseguenze. Quelle idee e quei pensieri grotteschi, nutriti di secoli di pregiudizi contro gli ebrei, rappresentarono il brodo di cultura nel quale nacque e si riprodusse il germe del totalitarismo razzista. Rimasto per molto tempo allo stato latente, esplose e si diffuse, con violenza inimmaginabile, quando infettò organismi politici e sociali indeboliti e sfibrati dalla crisi economica esplosa dopo la Grande Guerra. La disperazione e la paura del futuro, di fronte all’inefficacia e alle divisioni della politica, spinsero molte persone a consegnare il proprio destino nelle mani di chi proponeva scorciatoie autoritarie, ad affidarsi ciecamente al carisma “magico” dell’uomo forte. “Credere, obbedire e combattere”, intimava il fascismo. “Obbedienza incondizionata ad Adolf Hitler” giuravano invece i soldati e i funzionari del regime nazista. La fiducia nel potere diventava un atto di fede cieco e assoluto. L’arbitrio soppiantava la legge.
  • Sorprende sentir dire, ancora oggi, da qualche parte, che il fascismo ebbe alcuni meriti, ma fece due gravi errori: le leggi razziali e l'entrata in guerra. Si tratta di un'affermazione gravemente sbagliata e inaccettabile, da respingere con fermezza. Perché razzismo e guerra non furono deviazioni o episodi rispetto al suo modo di pensare, ma diretta e inevitabile conseguenza. Volontà di dominio e di conquista, esaltazione della violenza, retorica bellicistica, sopraffazione e autoritarismo, supremazia razziale, intervento in guerra contro uno schieramento che sembrava prossimo alla sconfitta, furono diverse facce dello stesso prisma.
  • Fascismo. Il più comico tentativo per instaurare la serietà.
  • Ha il diritto un uomo della strada di non far politica? Ha il diritto un uomo della strada a dire che il governo ha fatto bene a far questo e male a far quest'altro? Ha diritto un giornalista, che è un uomo della strada, il quale va a vedere e riferire le cose per conto degli altri uomini della strada, ha il diritto di riferire che i fatti si svolsero così e così, e che in essi c'era tanto il bello e tanto il brutto, tanto di giusto e tanto d'ingiusto? No, il fascismo disse che un uomo della strada non ha tutti questi diritti.
  • Mussolini capì una cosa fondamentale: che per piacere agli italiani bisognava dare a ciascuno di essi una piccola fetta di potere col diritto di abusarne. Questo era il fascismo. Il fascismo aveva creato una gerarchia talmente articolata e complessa che ognuno aveva dei galloni: il capofabbricato, il caposettore... tutti avevano una piccola fetta di potere, di cui naturalmente ognuno abusava, com'è nel carattere degli italiani.
  • Dal momento che il fascismo si è diffuso in altri paesi, è diventato chiaro che non è un fenomeno peculiare dell'Italia, ma che è qualcosa che appare quando predominano determinate condizioni sociali ed economiche. Ogni volta che i lavoratori diventano potenti e minacciano lo Stato capitalistico, la classe capitalistica cerca naturalmente di salvarsi. Generalmente una simile minaccia da parte dei lavoratori sorge nei periodi di violenta crisi economica. Se la classe proprietaria e dominante non può sopraffare i lavoratori con l'ordinaria soluzione democratica attraverso la polizia e l'esercito, allora adotta il metodo fascista. Questo consiste nel creare un movimento popolare di massa, con degli slogan che attirano la folla, destinato alla protezione della classe proprietaria capitalistica. La spina dorsale di questo movimento viene dalla piccola borghesia, poiché molti dei suoi membri sono colpiti dalla disoccupazione, e molti dei lavoratori e contadini arretrati e disorganizzati sono ugualmene attratti ad esso dagli slogan e dalle speranze di migliorare la loro condizione. Tale movimento è sostenuto finanziariamente dalla grande borghesia che spera di trarre profitto da esso, e sebbene faccia della violenza un credo e una pratica quotidiana, il governo capitalista del paese lo tollera in grande misura perché combatte contro il nemico comune - il movimento socialista dei lavoratori. Come partito, e molto di più qualora diventi il governo di un paese, distrugge le organizzazioni dei lavoratori e terrorizza tutti gli avversari.
  • I fascisti si oppongono all'intero principio che è alla base dell'idea democratica, e maledicono la democrazia con tutto il vigore a loro disposizione. Mussolini l'ha definita: "un cadavere in putrefazione"! Allo stesso modo l'idea della libertà individuale è disprezzata dai fascisti, lo Stato è tutto, l'individuo non conta.
  • I grandi movimenti sono quasi invariabilmente costruiti attorno ad una ideologia ben definita che cresce attorno a certi principi immutabili e ha obbiettivi e programmi definiti. Il fascismo si distingueva solo per il fatto di non avere alle sue spalle né principi fissi, né ideologia, né filosofia, a meno che possa essere considerata una filosofia la sola opposizione al socialismo, al comunismo e al liberalismo.
  • Il fascismo è accesamente nazionalistico, mentre il comunismo è internazionale. Il fascismo, infatti, si oppone all'internazionalismo. Fa dello Stato un dio sul cui altare le libertà e i diritti individuali devono essere sacrificati; tutti gli altri paesi sono estranei e quasi come nemici.
  • La sfida del Fascismo e del Nazismo era in essenza la sfida dell'imperialismo. Erano fratelli gemelli, con questa variante, che l'imperialismo funzionava all'estero con colonie e dipendenze, mentre il Fascismo e il Nazismo funzionavano allo stesso modo anche nella madrepatria.
  • La violenza è un fenomeno abbastanza comune nella storia, ma è considerata di solito una dolorosa necessità, e viene giustificata e spiegata. Il fascismo, però, non credeva affatto in nessun simile atteggiamento apologetico verso la violenza. La accettarono e la lodarono apertamente, e la praticarono sebbene non ci fosse alcuna resistenza contro di loro.
  • Il fascismo per me non può essere considerato una fede politica. Sembra assurdo quello che dico, ma è così: il fascismo a mio avviso è l'antitesi delle fedi politiche, il fascismo è in contrasto con le vere fedi politiche Non si può parlare di fede politica parlando del fascismo, perché il fascismo opprimeva tutti coloro che non la pensavano come lui.
  • La borghesia nostrana – la più gretta, egoistica e meschina di tutte le borghesie d'Europa, ostile a ogni rinnovamento sociale, aggrappata ai residui della feudalità – non esita a spingere il fascismo, uscito da una sanguinosa avventura nazionalistica, contro la classe operaia nella insensata idea di arrestarne l'ascesa.
  • [Riguardo le spedizioni punitive dei fascisti] Voi sapete come facevano: aspettavano – erano degli eroi! – di essere in venti o in trenta per aggredire gli antifascisti quando si trovavano isolati. Se eravamo in tre, allora non ci aggredivano più!
  • Gli iscritti al Partito Comunista a Torino, durante la Resistenza, dovevano resistere alle torture per 8 ore. [I fascisti] Ti toglievano gli occhi coi cucchiaini, ti strappavano le unghie con le pinze. E tu dovevi stare zitto per 8 ore, poi dopo potevi confessare e fare i nomi dei tuoi compagni, perché la direttiva del Partito consentiva a questi di sapere che in 8 ore dovevano scappare.
  • Il fascismo viene usato dalla borghesia quando quest'ultima ritiene di non esser più in grado di respingere il pericolo della rivoluzione socialista. Il fascismo è quindi organico alle logiche del capitalismo e rappresenta una gestione maggiormente autoritaria che i padroni attuano temporaneamente, quando necessario, per mantenere il proprio dominio.
  • La destra fascista e nazista sono nate con dei barlumi sociali ma poi si sono subito acconciate una volta preso il potere. Mussolini, mangiapreti, ha fatto i Patti lateranensi col Vaticano, ha appoggiato i latifondisti.
  • Oggi il fascismo si combatte riprendendo le lotte tra i lavoratori, portando le parole d'ordine della solidarietà e dell'uguaglianza nei quartieri e nelle periferie, rifiutando la guerra tra poveri e dando una reale alternativa di lotta alle classi popolari. Oggi l'antifascismo è anticapitalismo.

Modi di dire

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  1. Attribuita a Georgi Dimitrov, che la espose nel suo rapporto al VII Congresso dell'Internazionale Comunista (1935), citando le Tesi del XIII plenum; questa definizione «ortodossa» fu imposta centralisticamente dall'Internazionale a tutti i partiti comunisti; cfr. Edda Saccomani, Le interpretazioni del fascismo nelle scienze sociali § L'impostazione marxista, Enciclopedia delle scienze sociali, Istituto dell'Enciclopedia Italia, 1994.
  2. Del 1919, anno di fondazione dei Fasci italiani di combattimento, movimento trasformatosi nel 1921 in Partito Nazionale Fascista.
  3. Adagio livornese diffuso nel ventennio.
  1. Da Tesi del XIII plenum sul fascismo, il pericolo di guerra e i compiti dei partiti comunisti, dicembre 1933; in La Terza Internazionale: Storia documentaria, a cura di Aldo Agosti, vol. III, tomo 1 (1928-1943), Editori Riuniti, Roma, 1979, p. 504. Citato in Alessio Gagliardi, Il comunismo italiano nella storia del Novecento, a cura di Silvio Pions, Viella, 2021 p. 68. ISBN 9788833139449
  2. Citato in Aldo Santini, Madam Sitrì, che vergogna!, Belforte, 1982.

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