Benito Mussolini

politico e giornalista italiano (1883-1945), presidente del Consiglio dei ministri del Regno d'Italia, fondatore del Partito Nazionale Fascista
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Benito Amilcare Andrea Mussolini (1883 – 1945), politico, dittatore e giornalista italiano.

Benito Mussolini

Citazioni di Benito Mussolini

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  • [...] ad impiccare questa ribelle genia d'Italia, ci vuole corda assai. Non ne ha abbastanza il boia. Conrad[1] non ha avuto abbastanza uomini e cannoni per costringerci alla resa. Ci credevano ancora percossi, piegati nella rovina triste di Caporetto e ci hanno trovati in piedi, pronti a tutti i sacrifici. (da Dall'intervento al fascismo, Ulrico Hoepli Editore, Milano, 1934, p. 336)
  • Amate il pane, cuore della casa, profumo della mensa, gioia del focolare. Rispettate il pane, sudore della fronte, orgoglio del lavoro, poema di sacrificio. (da un articolo scritto in occasione delle Giornate del pane (14-15 aprile 1928), pubblicato su Il Popolo d'Italia, n. 73, 25 marzo 1928, p. 15; ora in Opera omnia, vol. 23)
  • [Su Joachim von Ribbentrop] Basta guardargli la testa per capire che ha un piccolo cervello. (citato in Galeazzo Ciano, Diario, 1937-1938, Cappelli, 1948)
  • Chi non è pronto a morire per la sua fede non è degno di professarla. (da Scritti e discorsi, vol. VII, p. 225)
  • Chi vuol governare, deve imparare a dir: no. (citato in Margherita Sarfatti, Dux, Mondadori, 1926)
  • Con le nostre macchine, come, soprattutto, col nostro popolo e con la nostra fede, andremo sicuramente verso la vittoria. (da Opera omnia, vol. 29, p. 298)
  • Comunichi al senatore Agnelli che nei nuovi stabilimenti Fiat devono esserci comodi e decorosi refettori per gli operai. Gli dica che l'operaio che mangia in fretta e furia vicino alla macchina non è di questo tempo fascista. Aggiunga che l'uomo non è una macchina adibita a un'altra macchina. (telegramma datato 16 luglio 1937, indirizzato al prefetto di Torino, in Opera Omnia, vol XLII, pp. 189-190)
  • De Bono è un vecchio cretino: non a causa degli anni, che possono rispettare l'ingegno se c'è stato, ma perché è sempre stato cretino ed ora è anche invecchiato. (citato in Galeazzo Ciano, Diario, 1937-1938, Cappelli, 1948)
  • Di fronte a una razza inferiore e barbara come la slava, non si deve seguire la politica che dà lo zuccherino, ma quella del bastone. [...] I confini d'Italia devono essere il Brennero, il Nevoso e le Dinariche: io credo che si possano sacrificare 500.000 slavi barbari a 50.000 italiani.[2]
  • [Dopo aver parlato con Gandhi, nel 1931] È un santone, un genio, che, cosa rara, usa la bontà come arma.[3]
  • [Su Filippo Corridoni] Egli era un nomade della vita, un pellegrino che portava nella sua bisaccia poco pane e moltissimi sogni e camminava così, nella sua tempestosa giovinezza, combattendo e prodigandosi, senza chiedere nulla. Leviamoci un momento dalle bassure della vita parlamentare; allontaniamoci da questo spettacolo mediocre e sconfortante; andiamo altrove col nostro pensiero che non dimentica; portiamo altrove il nostro cuore, le nostre angosce segrete, le nostre speranze superbe, e inchiniamoci sulla pietra che, nella desolazione dell'Altipiano di Trieste, segnò il luogo dove Filippo Corridoni cadde in un tumulto e in una rievocazione di vittoria.[4]
  • Era necessario farci strada con la violenza, con il sacrificio, con il sangue; era necessario stabilire un ordine e una disciplina voluti dalle masse, ma impossibili da ottenere con una propaganda all'acqua di rose, con parole, parole e ancora parole e con ingannevoli battaglie parlamentari e giornalistiche. (da La mia vita, 1983, p. 101)
  • Fate che le glorie del passato siano superate dalle glorie dell'avvenire. (da Scritti e discorsi, vol VII, p. 256)
  • Governare gli italiani non è difficile, è inutile.[5]
  • [Dopo il primo incontro con Hitler] [I tedeschi] sono sempre i barbari di Tacito e della Riforma, in perpetua lotta contro Roma. Non ho alcuna fiducia in loro.[6]
  • I vecchi governi hanno inventato, allo scopo di non risolverla mai, la questione meridionale. Non esistono questioni settentrionali o meridionali. Esistono questioni nazionali. (da un discorso del 31 marzo 1939; citato in Indro Montanelli e Mario Cervi, L'Italia dell'Asse, Milano, Rizzoli, 1980)
  • [Parlando con Galeazzo Ciano] Forse ti parrà mefistofelico quanto ti esporrò, ma conviene far così. Il De Vecchi ha sempre creato una massa di guai dovunque io lo abbia messo. Non ha mai saputo far niente. Ora a Rodi, va malissimo. Ma non importa. Anzi, bisogna incoraggiarlo perché vada sempre peggio. Dargli la sensazione di approvare il suo operato, insaponargli la via e attendere che prenda uno scivolone così grosso, così definitivo da sentirsi liquidato ancor prima che davanti agli altri, davanti a sé stesso. E allora, me lo sarò levato dai piedi per sempre. (citato in Galeazzo Ciano, Diario 1937-1943, liberliber.it, prima edizione elettronica del 13 gennaio 2015, 10 ottobre 1938, pp. 302-303)
  • Il fascismo è un metodo, non un fine; se volete è una autocrazia sulla via della democrazia.[7]
  • Il fascismo è una grande mobilitazione di forze materiali e morali. Che cosa si propone? Lo diciamo senza false modestie: governare la Nazione. Con quale programma? Col programma necessario ad assicurare la grandezza morale e materiale del popolo italiano. Parliamo schietto. Non importa se il nostro programma concreto, com'è stato notato giorni sono da un redattore del Resto del Carlino, non è antitetico ed è piuttosto convergente con quello dei socialisti, per tutto ciò che riguarda la riorganizzazione tecnica, amministrativa e politica del nostro Paese. Noi agitiamo dei valori morali e tradizionali che il socialismo trascura o disprezza; ma soprattutto lo spirito fascista rifugge da tutto ciò che è ipoteca arbitraria sul misterioso futuro. (da Dopo due anni, Il Popolo d'Italia, 23 marzo 1921)
  • Il fascismo femminile che porta bravamente la gloriosa camicia nera e si raccoglie intorno ai nostri gagliardetti, è destinato a scrivere una storia splendida, a lasciare tracce memorabili, a dare un contributo sempre più profondo di passioni e di opere al fascismo italiano. (da Scritti e discorsi, vol. III, p. 109)
  • Il fascismo non fece una rivoluzione: c'era una monarchia prima e una monarchia rimase. Se la Camera appariva un'emanazione del partito, il Senato sottolineava il suo lealismo monarchico per la sua nomina regia e la sua stessa composizione. Il numero dei generali, degli ammiragli, dei senatori per censo, era sempre imponente, una forza materiale e una riserva dello Stato in favore della monarchia. Tutta l'aristocrazia italiana, prima la bianca, poi dopo la Conciliazione anche la nera, costituiva un'altra forza monarchica. Definita la Questione Romana, la curia e il clero entrarono nell'orbita regia. La grossa borghesia industriale, agraria, bancaria, pur non esponendosi in prima linea, marciava anch'essa sotto le insegne regie. (citato in Paolo Pavolini, 1943, la caduta del fascismo)
  • Il lavoratore che assolve il dovere sociale senz'altra speranza che un pezzo di pane e la salute della propria famiglia, ripete ogni giorno un atto di eroismo. (dall'intervista di Ivanoe Fossani, Soliloquio in «libertà» all'isola Trimellone, Isola del Trimelone, 20 marzo 1945, da Opera omnia, vol. 32)
  • Il Mondo, me scomparso, avrà bisogno ancora dell'Idea che è stata e sarà la più audace, la più originale e la più mediterranea ed europea delle idee. (da Testamento politico di Mussolini: Dettato, corretto, siglato da lui il 22 aprile 1945, a cura di Gian Gaetano Cabella, Arti Grafiche Pedanesi, 1972)
  • Il "superuomo" ecco la grande creazione Nietzschiana. Qual impulso segreto, quale interna rivolta hanno suggerito al solitario professore di lingue antiche dell'università di Basilea questa superba nozione? Forse il taedium vitae... della nostra vita. Della vita quale si svolge nelle odierne società civili dove l'irrimediabile mediocrità trionfa a danno della pianta-uomo. E Nietzsche suona la diana di un prossimo ritorno all'ideale. Ma a un ideale diverso fondamentalmente da quelli in cui hanno creduto le generazioni passate. Per comprenderlo, verrà una nuova specie di "liberi spiriti" fortificati nella guerra, nella solitudine, nel grande pericolo, spiriti che conosceranno il vento, i ghiacci, le nevi delle alte montagne e sapranno misurare con occhio sereno tutta la profondità degli abissi. (da La filosofia della forza, Il pensiero romagnolo, 1908; in Scritti politici, a cura di Enzo Santarelli, Feltrinelli, 1979)
  • Il Vaticano odierno è identico al Vaticano del secolo XVI. È il covo dell'intolleranza e di una banda di rapinatori. (da L'Avvenire del Lavoratore, 22 luglio 1909; in Opera omnia, vol. 2)
  • I leoni di Traù sono stati distrutti; ma ecco che, distrutti, sono, come non mai, divenuti simbolo vivo e testimonianza certa. Solo uomini arretrati ed incolti possono illudersi che, demolendo le pietre, si cancelli la storia. (da La Dalmazia nella storia d'Italia, Ed. Hoepli)
  • Improntare il giornale a ottimismo, fiducia e sicurezza nell'avvenire. Eliminare le notizie allarmistiche, pessimistiche e deprimenti. (da Magazine, 4 giugno 2009)
  • I neutrali non hanno mai dominato gli avvenimenti. Li hanno sempre subiti. (da Scritti e discorsi, vol. I, p. 24)
  • I nostri generali, anche i migliori, sono rimasti all'800. Credono ancora che vincere una guerra sia una questione di mezzi. Ignorano l'elemento psicologico e gli effetti di quella super-arma che si chiama fede. I carri armati sono pezzi d'acciaio. Ma la storia non si fa con l'acciaio. Si fa con lo spirito. (1939: citato in Gian Carlo Fusco, Guerra d'Albania, Sellerio, 2001, p. 19)
  • Io ho del socialismo una nozione barbarica. Io lo immagino come il più grande atto di negazione e di distruzione che la storia registri. Io penso ad un socialismo che non "distingue", che non "patteggia" che non si "mortifica". (da Lotta di classe, 1910. Citato in Paolo Alatri, Mussolini, Tascabili economici Newton, Roma, 1995, p. 18)
  • Io mi vanto soprattutto di essere un rurale. (da Opera omnia, vol. 29)
  • Io sono l'uomo più disobbedito della storia.[8]
  • L'Italia non può rimanere neutrale per tutta la durata della guerra, senza dimissionare dal suo ruolo, senza squalificarsi, senza ridursi al livello di una Svizzera, moltiplicata per dieci. Il problema non è quindi di sapere se l'Italia entrerà in guerra; si tratta di sapere quando e come; si tratta di ritardare il più a lungo possibile, compatibilmente con l'onore e la dignità, la nostra entrata in guerra.[9]
  • La cinematografia è l'arma più forte.[10]
  • La democrazia ha tolto lo «stile» alla vita del popolo. Il fascismo riporta lo «stile» nella vita del popolo: cioè una linea di condotta; cioè il colore, la forza, il pittoresco, l'inaspettato, il mistico; insomma, tutto quello che conta nell'animo delle moltitudini. (da I discorsi della rivoluzione, Casa editrice del Partito Nazionale Fascista, Imperia, 1923)
  • La disciplina deve cominciare dall'alto, se si vuole che sia rispettata in basso. (da Scritti e discorsi, vol. I, p. 35)
  • La geniale invenzione nasce quasi sempre nel cervello dell'uomo isolato, ma solo l'opera tenace di pazienti ricercatori, con mezzi larghi ed adatti, può efficacemente svilupparla ed utilizzarla. (da Opera omnia, vol. 23)
  • La Germania si compone di diverse razze, più o meno felicemente miscelate fra loro come ognuno può constatare girando in Germania. Vedremo se il nazismo riuscirà a trarne un «armento» di sangue puro. Nella migliore delle ipotesi, secondo i calcoli degli esperti nella materia, occorrono sei secoli, fra matrimoni razziali e non meno razziali castrature. (da Opera omnia, vol. 26, p. 310)
  • La guerra si accetta in blocco o si respinge in blocco. Se questo processo deve essere eseguito, saremo noi che lo faremo e non gli altri. (da Scritti e discorsi, vol. I, p. 372)
  • La Lucania ha un primato che la mette alla testa di tutte le regioni italiane: il primato della fecondità, la quale è la giustificazione demografica e quindi storica dell'impero. (da Opera omnia, vol. 28)
  • Le persone intelligenti hanno meno amici e se l'invidia richiama l'astio altrui, non importa, molti nemici molto onore. (da "Scritti e discorsi", vol. II, p. 142)
  • Libertà di pensiero, di parola e di stampa? Sì, purché regolata e moderata da limiti giusti, chiaramente stabiliti. Senza di che, si avrebbe anarchia e licenza. E ricordatevi, sopra tutto la morale deve avere i suoi diritti. (da Testamento politico di Mussolini: Dettato, corretto, siglato da lui il 22 aprile 1945, a cura di Gian Gaetano Cabella, Arti Grafiche Pedanesi, 1972)
  • Libro e moschetto, fascista perfetto![11]
  • Mentre in tante parti del mondo tuona il cannone, farsi delle illusioni è follia, non prepararsi è delitto. Noi non ci illudiamo e ci prepariamo. (da Opera omnia, vol. 29)
  • [Telegramma inviato ad Adolf Hitler successivo all'annessione dell'Austria] Mio atteggiamento è determinato dall'amicizia tra i nostri due Paesi consacrata nell'Asse.[12]
  • Molto spesso il Trentino impiega il suo dialetto, anche conversando con «regnicoli» che parlano italiano. Alcuni difetti di pronuncia ci spiegano questa specie di boicottaggio dell'italiano. Il Trentino pronuncia la u, come i lombardi e i francesi, la s strisciante, aspra; le doppie, come può. Ferro diventa fero e querela aggiunge una l. Non insisto, per non sembrare pedante. Del resto nessuna regione d'Italia può vantarsi di parlare l'italiano vero: neppure i toscani, specie i fiorentini, colle loro aspiranti... teutoniche. L'italiano trentino si mantiene abbastanza puro data la vicinanza col confine linguistico.[13]
  • Mutevolissimo è lo spirito degli italiani. Quando io non sarò più, sono sicuro che gli storici e gli psicologi si chiederanno come un uomo abbia potuto trascinarsi dietro per vent'anni un popolo come l'italiano. Se non avessi fatto altro basterebbe questo capolavoro per non essere seppellito nell'oblio. Altri forse potrà dominare col ferro e col fuoco, non col consenso come ho fatto io. La mia dittatura è stata assai più lieve che non certe democrazie in cui imperano le plutocrazie. Il fascismo ha avuto più morti dei suoi avversari e il 25 luglio al confino non c'erano più di trenta persone. [...] Quando si scrive che noi siamo la guardia bianca della borghesia, si afferma la più spudorata delle menzogne. Io ho difeso, e lo affermo con piena coscienza, il progresso dei lavoratori. [...] Tra le cause principali del tracollo del fascismo io pongo la lotta sorda e implacabile di taluni gruppi industriali e finanziari, che nel loro folle egoismo temevano ed odiano il fascismo come il peggior nemico dei loro inumani interessi. [...] Devo dire per ragioni di giustizia che il capitale italiano, quello legittimo, che si regge con la capacità delle sue imprese, ha sempre compreso le esigenze sociali, anche quando doveva allungare il collo per far fronte ai nuovi patti di lavoro. L'umile gente del lavoro mi ha sempre amato e mi ama ancora. (da Opera omnia, vol. 32, pp. 170-171)[14]
  • [Alludendo alla diversabilità di Franklin Delano Roosevelt] Nella storia non si è mai visto un popolo retto da un paralitico. Si sono avuti Re calvi, Re grossi, Re belli e magari stupidi, ma mai Re che per andare al gabinetto, al bagno o a tavola avessero bisogno d'essere retti da altri uomini. (28 maggio 1941, citato in G. Ciano, Diario 1937-1943, Rizzoli, 1980, p. 517)
  • Niente c'è di definitivo nel mondo, ma le cose meno definitive di questo mondo sono le vittorie elettorali. (da Scritti e discorsi, vol. II, p. 44)
  • [Sul popolo tedesco] Noi possiamo guardare con un sovrano disprezzo talune dottrine d'oltralpe, di gente che ignorava la scrittura con la quale tramandare i documenti della propria vita, in un tempo in cui Roma aveva Cesare, Virgilio ed Augusto.[15]
  • Non c'è dubbio che, dopo il Concordato del Laterano, non tutte le voci, che si sono levate nel campo cattolico, erano intonate. Taluni hanno cominciato a fare il processo al Risorgimento; altri ha trovato che la statua di Giordano Bruno a Roma è quasi offensiva. Bisogna che io dichiari che la statua di Giordano Bruno, malinconica come il destino di questo frate, resterà dov'è? È vero che, quando fu collocata in Campo di Fiori, ci furono delle proteste violentissime; perfino Ruggero Bonghi era contrario e fu fischiato dagli studenti di Roma; ma, oramai, ho l'impressione che parrebbe di incrudelire contro questo filosofo, che, se errò e persisté nell'errore, pagò. Naturalmente, non è nemmeno il caso di pensare che il monumento a Garibaldi sul Gianicolo possa avere una ubicazione diversa.[16]
  • Oggi non ci sono più italiani di ponente o di levante, del continente o delle isole: ci sono soltanto degli italiani. (21 settembre 1938; da Opera omnia, vol. 29, p. 156)
  • O il governo accetta questa necessità, o il proletariato saprà imporgliela con tutti i mezzi: è giunta l'ora delle grandi responsabilità. Il proletariato italiano permetterà dunque che lo si conduca al macello ancora una volta ? Noi non lo pensiamo, ma occorre muoversi, agire, non perdere tempo, mobilitare le nostre forze: sorga dai circoli politici, dalle organizzazioni economiche, dai comuni, dalle province dove il nostro partito ha i suoi rappresentanti, dalle moltitudini profonde del proletariato, un solo grido e sia ripetuto per le piazze e le strade d'Italia: abbasso la guerra. E venuto il giorno per il proletariato italiano di tener fede alla vecchia parola d'ordine: non un uomo, non un soldo per la guerra a qualunque costo. (da Abbasso la guerra, Avanti!, 1914[17])
  • Quando mancasse il consenso, c'è la forza. Per tutti i provvedimenti anche i più duri che il Governo prenderà, metteremo i cittadini davanti a questo dilemma: o accettarli per alto spirito di patriottismo o subirli. (7 marzo 1923, da Scritti e discorsi, vol. III, p. 82)
  • Quella che chiamiamo «vita» non è che un quasi impercettibile «punto» fra due eternità, quella di prima e quella di dopo. — Confortante pensiero. (da Pensieri pontini e sardi n.º 4; citato ne La domenica di Repubblica, 22 luglio 2007, p. 36)
  • [Franklin D. Roosevelt] Quella sinistra figura. (citato in Piero Baroni, 8 settembre 1943: il tradimento!, p. 44)
  • [Sul nazismo] Razzismo al cento per cento. Contro tutto e contro tutti: ieri contro la civiltà cristiana, oggi contro la civiltà latina; domani, chissà, contro la civiltà di tutto il mondo! (da Teutonica, Il Popolo d'Italia, 26 maggio 1934)
  • Regimi democratici possono essere definiti quelli nei quali, di tanto in tanto, si dà al popolo l'illusione di essere sovrano, mentre la vera effettiva sovranità sta in altre forze talora irresponsabili e segrete. La democrazia è un regime senza re, ma con moltissimi re talora più esclusivi, tirannici e rovinosi che un solo re che sia tiranno. (da La dottrina del fascismo, con Luigi Contu, Hoepli, 1936)
  • [Telegramma al prefetto di Torino riferendosi a Piero Gobetti] Rendere nuovamente difficile vita questo insulso oppositore governo e fascismo.[18]
  • Ripetiamo che la parola fascista comprende anche gli Arditi e i Volontari di guerra, poiché le tre associazioni sono distinte nella forma, ma fuse e confuse nella sostanza: si tratta di tre corpi e di un'anima sola. Ora, il blocco fascista [...] potrà anche chiamarsi il blocco delle «teste di ferro». (da Scritti e discorsi, vol. II, p. 39)
  • Sarei grandemente ingenuo se chiedessi di essere lasciato in pace dopo morto. Attorno alle tombe dei Capi di quelle grandi trasformazioni, che si chiamano rivoluzioni, non ci può essere pace; ma tutto quello che fu fatto non potrà essere cancellato. Mentre il mio spirito, ormai liberato dalla materia, vivrà, dopo la piccola vita terrena, la vita immortale e universale di Dio. Non ho che un desiderio, quello di essere sepolto accanto ai miei nel cimitero di San Cassiano. (da Vita di Arnaldo, a cura di Gian Guglielmo Rebora, Edizioni FPE, Milano, 1966)
  • Se Dio esiste, gli do due minuti per fulminarmi. (citato in Indro Montanelli, Storia d'Italia)
  • Se la libertà dev'essere l'attributo dell'uomo reale, e non di quell'astratto fantoccio a cui pensava il liberalismo individualistico, il Fascismo è per la libertà. È per la sola libertà che possa essere una cosa seria, la libertà dello Stato e dell'individuo nello Stato. (dalla voce "Fascismo" redatta per l'Enciclopedia Treccani, 1932[19]; da Scritti e discorsi, vol. VIII, p. 71)
  • Se le masse lavoratrici rimangono in uno stato di miseria e di abbrutimento, non v'è grandezza di popolo, né dentro, né oltre i confini della Patria. (da Discorso da ascoltare, Il Popolo d'Italia, 1° maggio 1919)
  • Secondo le norme elementari dell’economia, fra massa di beni reali e massa di beni simbolici, ci dovrebbe essere un rapporto di equilibrio. Quando aumentano i beni simbolici – carta valuta – e diminuiscono gli altri, si ha il fenomeno dell’inflazione cartacea, con relative conseguenze tangibili a chiunque. (Il Popolo d'Italia, 8 dicembre 1920)[20]
  • Senza sforzo, senza sacrifìcio e senza sangue nulla si conquista nella storia. (da Scritti e discorsi, vol. V, p. 444)
  • So che a casa vostra siete dei buoni padri di famiglia, ma qui voi non sarete mai abbastanza ladri, assassini e stupratori. (ai soldati della Seconda Armata in Dalmazia, 1943; citato in Fascist Legacy, documentario BBC sui crimini di guerra italiani, diretto da Ken Kyrby)
  • Solo dall'armonia costituita dai tre principi, capitale, tecnica, lavoro, vengono le sorgenti della fortuna. (da Scritti e discorsi, vol. V, p. 350)
  • [Alla notizia dell'attacco dei bombardieri inglesi in Campania] Sono lieto che Napoli abbia delle notti così severe. La razza diventerà più dura. La guerra farà dei napoletani un popolo nordico.[21]
  • [Sul Dialetto trentino] Sono tuttavia visibili ancora le tracce di questa infiltrazione tedesca. Il vocativo frequentissimo toi o tei deve provenire dal tedesco du. I residui del tedeschismo nel dialetto trentino vanno scomparendo e il dialetto stesso s'italianizza nelle sue parole e nelle sue costruzioni. Già trent'anni fa il Malfatti notava che le parole tedesche grobian, fraila, pinter, tissler cadevano in disuso e cedevano il posto alle parole italiane vilan, siorata, botar, marangon. Questo processo eliminatore dei tedeschismi continua.[22]
  • Tutte le leggi umane, non quelle divine, sono il risultato di uno sforzo di uomini. Altri uomini vengono, modificano, aboliscono, perfezionano. Non ci vuole nulla ad abolire. Distruggere è facile, ma ricostruire è difficile. (1924, da Scritti e discorsi, vol. IV, p. 297-298)
  • [Balbo] Un bell'alpino, un grande aviatore, un autentico rivoluzionario. Il solo che sarebbe stato capace di uccidermi. (citato in Enzo Biagi, Storia del fascismo, Sadea-Della Volpe, 1964)
  • Un grande popolo è veramente tale se considera sacri i suoi impegni e se non evade dalle prove supreme che determinano il corso della storia. (dall'annuncio della dichiarazione di guerra, 10 giugno 1940)
  • [Gli inglesi] Un popolo che pensa col culo. (citato in Galeazzo Ciano, Diario, 1937-1943, Rizzoli, 1980, 14 settembre 1937)
  • Un'idea è al tramonto, quando non trova più nessuno capace di difenderla anche a prezzo della vita. (da Scritti e discorsi, vol. I, p. 257)
  • [Gli italiani] Un popolo di santi, di eroi e di navigatori.[23]
  • [Destituendo Buffarini Guidi ministro degl'Interni il 21 febbraio 1945] Un uomo che ha molti meriti ma è odiato da tutti, antifascisti e fascisti: è odiato persino più di me. (citato in Indro Montanelli e Mario Cervi, L'Italia della guerra civile (8 settembre 1943 – 9 maggio 1946), Rizzoli, Milano, 2001, p. 271)
  • Vado verso il popolo e sono col popolo per comunione di intenti e di spirito. (da Scritti e discorsi, vol. V, p. 132)

Intervista di Emil Ludwig, 1932

  • A tavola noi ragazzi sedevamo in tre reparti. Io dovevo sempre sedere in fondo e mangiare coi più poveri. Potrei forse dimenticare le formiche nel pane della terza classe. Ma che noi bambini fossimo divisi in classi, mi brucia ancora nell'anima![24]
  • Chi marcia non si diminuisce [...] ma si moltiplica attraverso tutti quelli che marciano con lui.[24]
  • Con la libertà di stampa i giornali pubblicano solo ciò che vogliono veder stampato le grandi industrie o le banche, le quali pagano il giornale.[24]
  • Gli uomini possono pregare Dio in molti modi. Si deve lasciare assolutamente a ciascuno il proprio modo. [passo eliminato dalla censura][24]
  • In ogni anarchico sta dentro un dittatore fallito.[24]
  • L'interesse del popolo è una cosa drammatica. In quanto io lo servo, moltiplico la mia vita.[24]
  • La donna deve obbedire. [...] Essa è analitica, non sintetica. Ha forse mai fatto dell'architettura in tutti questi secoli? Le dica di costruirmi una capanna, non dico un tempio! Non lo può! Essa è estranea all'architettura, che è la sintesi di tutte le arti, e ciò è un simbolo del suo destino. La mia opinione della sua parte nello Stato è in opposizione ad ogni femminismo. Naturalmente essa non dev'essere una schiava, ma se io le concedessi il diritto elettorale, mi si deriderebbe. Nel nostro Stato essa non deve contare.[24]
  • La gente oggi non vuol governare; essa vuole esser governata, e avere la sua pace. Se fossero di più i grandi uomini di stato in Europa, ci sarebbero meno partiti.[24]
  • La massa ama gli uomini forti. La massa è donna.[25]
  • La massa per me non è altro che un gregge di pecore, finché non è organizzata. Non sono affatto contro di essa. Soltanto nego che essa possa governarsi da sé. Ma se la si conduce, bisogna reggerla con due redini: entusiasmo e interesse. Chi si serve solo di uno dei due, corre pericolo.[24]
  • Non posso avere amici, non ne ho. Ma non ne sento la mancanza.[25]
  • Ogni rivoluzionario a un certo momento diventa conservatore.[25]
  • Razza: questo è un sentimento, non una realtà. Il 95% è sentimento. [...] L'orgoglio nazionale non ha affatto bisogno dei deliri di razza.[24]
  • So [...] ciò che si pubblica: che sono sorvegliato da mille poliziotti e che dormo ogni notte in un luogo diverso. Lo so. Ma io dormo ogni notte nella Villa Torlonia, e vado in auto e cavalco quando e dove mi piace. Se dovessi pensare alla mia sicurezza, mi sentirei umiliato.[24]

Da un'intervista del Matin, riportato in La Stampa, 16 maggio 1936.

  • Nessuno al mondo può dubitare che il Popolo italiano non sia volto verso una pace di cui ha bisogno per completare l'opera intrapresa. Esso vuole la pace e vuole lavorare per la pace.
  • Se si tentasse di carpirci i frutti di una vittoria pagata con tanti sacrifici ci si troverebbe in piedi pronti ad ogni resistenza.
  • Oggi l'Etiopia è irrevocabilmente, integralmente, unicamente italiana.
  • Irrevocabile, ripetetelo, ripetetelo ancora. Occorre che l'Europa intera intenda queste parole, questo grido di tutto un popolo che ha voluto il suo Impero e che saprà, se domani fosse necessario, difenderlo con tutto il suo coraggio e tutte le sue forze.

Citazioni tratte dalle lettere

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Citazioni tratte dai discorsi

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  • Bisogna che non appena questa gente tenterà di sbarcare, sia congelata su questa linea che i marinai chiamano del bagnasciuga. (Discorso del 24 giugno 1943 al Direttorio del Partito nazionale fascista)
  • Bisogna porsi delle mète per avere il coraggio di raggiungerle. (Milano, 28 ottobre 1925; da Scritti e discorsi, vol. V, p. 163)
  • Bisogna volere, fortemente volere![26] Solo con questa potenza di volontà potremo superare ogni ostacolo. Dobbiamo essere pronti a tutti i sacrifici. (Milano, 2 aprile 1923; da Scritti e discorsi, vol. III, p. 99)
  • Noi non daremo un solo minuto di tregua al partito socialista, sino a quando non la smetterà di parlare di comunismo, di dittatura, di Russia. Come si può disarmare dalla lotta contro un partito di vigliacchi e di mistificatori che, dopo tutto quel po' po' di roba riferita dai missionari italiani reduci dalla Russia, ha ancora la faccia tosta di invitare le masse a inneggiare al bolscevismo nella ricorrenza dell'anniversario del colpo di Stato di Lenin? Complessivamente sono state giustiziate a Mosca in un mese 1182 persone. E noi non dovremmo combattere - sino all'ultimo sangue - contro l'abietto partito che si propone di mascherare l'Italia alla moda di Lenin? Contro un partito che pratica, quando può, l'insurrezione, i mezzi blandi non contano: ci vogliono i nostri. È una dura, spietata, implacabile battaglia quella che abbiamo impegnato, buttando tutto nella posta in giuoco. (discorso tenuto il 6 novembre 1920)[27]
  • Camicie Nere della Rivoluzione, uomini e donne di tutta Italia! Una tappa del nostro cammino è raggiunta. Continuiamo a marciare nella pace per i còmpiti che ci aspettano domani e che fronteggeremo col nostro coraggio, con la nostra fede, con la nostra volontà. Viva l'Italia! (dal discorso tenuto il 5 maggio 1936)
  • Camminare, costruire e, se necessario, combattere e vincere! (Roma, Piazza Venezia, 28 ottobre 1932; dal discorso in occasione del decennale della Marcia su Roma)
  • Chi non è con noi è contro di noi. (Teatro Costanzi, Roma, 24 marzo 1924; da Scritti e discorsi, vol. IV, p. 81)
  • D'altra parte è pacifico, oramai, che sul terreno della violenza le masse operaie saranno battute [...]. Le masse operaie sono naturalmente, oserei dire santamente, pacifondaie, perché rappresentano sempre le riserve statiche della società umana, mentre il rischio, il pericolo, il gusto dell'avventura sono stati sempre il compito, il privilegio delle piccole aristocrazie. E allora, o socialisti, se voi convenite e ammettete e confessate che su questo terreno noi vi batteremo, allora dovete concludere che avete sbagliato strada. (dal primo discorso alla Camera, 21 giugno 1921)
  • Desidero rivolgere un elogio alla gente di Puglia perché è feconda e crede coi fatti nell'unico primato che veramente conta nella vicenda e nella lotta dei popoli: il primato dei figli, il primato della vita. (Lecce, 7 settembre 1934; da Opera omnia, vol. 26)
  • Dissi che avremmo spezzato le reni al Negus. Ora, con la stessa certezza assoluta, ripeto assoluta, vi dico che spezzeremo le reni alla Grecia. (Discorso del 18 novembre 1940 dal balcone di Palazzo Venezia)
  • Dodici anni della mia vita di partito [socialista] sono o dovrebbero essere una sufficiente garanzia della mia fede socialista. Il socialismo è qualche cosa che si radica nel sangue. Quello che mi divide ora da voi non è una piccola questione, è una grande questione che divide il socialismo tutto. (Teatro del popolo, Milano, 24 novembre 1914; da II Popolo d'Italia, n. 11, 25 novembre 1914 – anche in Scritti e discorsi[28])
  • Dopo la Roma dei Cesari, dopo quella dei Papi, c'è oggi una Roma, quella fascista, la quale con la simultaneità dell'antico e del moderno, si impone all'ammirazione del mondo. (18 aprile 1934; da Opera omnia, vol. 26)
  • Durante i trenta secoli della sua storia, l'Italia ha vissuto molte ore memorabili, ma questa è certamente una delle più solenni.
    Annuncio al popolo italiano che la guerra è finita. Annuncio al popolo italiano e al mondo che la pace è ristabilita. (dal discorso tenuto il 5 maggio 1936)
  • È l'aratro che traccia il solco, ma è la spada che lo difende. E il vomere e la lama sono entrambi di acciaio temprato come la fede dei nostri cuori. (dal discorso per l'inaugurazione della Provincia di Littoria, 18 dicembre 1934; da Scritti e discorsi, vol. IX, p. 154)
  • È questa un'altra giornata di decisioni solenni nella storia d'Italia e di memorabili eventi, destinati ad imprimere un nuovo corso nella storia dei continenti. (dall'annuncio della dichiarazione di guerra agli Stati Uniti, Palazzo Venezia, Roma, 11 dicembre 1941; da Opera omnia, vol. 30)
  • Ebbene, dichiaro qui, al cospetto di questa assemblea e al cospetto di tutto il popolo italiano, che io assumo, io solo, la responsabilità politica, morale, storica di tutto quanto è avvenuto [...]. Se il fascismo è stato un'associazione a delinquere, io sono il capo di questa soggezione a delinquere! [...] Il governo è abbastanza forte per stroncare definitivamente la secessione dell'Aventino. (dal discorso alla Camera, 3 gennaio 1925[29])
  • Fermarsi è male; fermarsi significa retrocedere. (Piazza De Ferrari, Genova, 24 maggio 1926; da Scritti e discorsi, vol. V, p. 342)
  • Il concetto di libertà non è assoluto perché nulla nella vita vi è di assoluto. La libertà non è un diritto: è un dovere. Non è una elargizione: è una conquista; non è un'uguaglianza; è un privilegio. Il concetto di libertà muta col passare del tempo. C'è una libertà in tempo di pace che non è più la libertà in tempo di guerra. C'è una libertà in tempo di ricchezza che non può essere concessa in tempo di miseria. (Teatro Costanzi, Roma, 24 marzo 1924; da La nuova politica dell'Italia: Volume 3, Alpes, 1925, p. 31)
  • Il contadino deve rimanere fedele alla terra, dev'essere orgoglioso di essere contadino, fiero di lavorare il suo campo, né cercare altrove una vita più facile perché una vita più facile non esiste. (Sala Regia, Palazzo Venezia, Roma, 27 ottobre 1937, da Scritti e discorsi di Benito Mussolini dal novembre 1936 al maggio 1938, Ulrico Hoepli Editore, Milano, 1938)
  • Il fascismo stabilisce l'uguaglianza verace e profonda di tutti gli individui di fronte al lavoro e di fronte alla nazione. (Milano, 6 ottobre 1934; da Opera omnia, vol. 26)
  • Il fascismo è tutto il popolo italiano. (Palazzo Municipale di Vercelli, 28 settembre 1925; da Scritti e discorsi, vol. V, p. 136)
  • Il libro ha qualche volta il valore di una ambasciata. (dal discorso alla Società Italiana degli Autori, Roma, 1° agosto 1926; da Scritti e discorsi, vol. V, p. 375)
  • Il pittoresco ci ha fregati per tre secoli. (dal discorso al consiglio nazionale del PNF, 25 ottobre 1938; da Opera omnia, vol. 29)
  • Il popolo italiano ha creato col suo sangue l'impero. Lo feconderà col suo lavoro e lo difenderà contro chiunque con le sue armi. (dal discorso di proclamazione dell'impero, 9 maggio 1936)
  • Il problema di scottante attualità è quello razziale. Anche in questo campo noi adotteremo le soluzioni necessarie. Coloro i quali fanno credere che noi abbiamo obbedito a imitazioni, o peggio, a suggestioni, sono dei poveri deficienti ai quali non sappiamo se dirigere il nostro disprezzo o la nostra pietà. Il problema razziale non è scoppiato all'improvviso, come pensano coloro i quali sono abituati ai bruschi risvegli, perché sono abituati ai lunghi sonni poltroni: è in relazione con la conquista dell'impero, poiché la storia ci insegna che gli imperi si conquistano con le armi ma si tengono col prestigio. E per il prestigio occorre una chiara, severa coscienza razziale che stabilisca non soltanto delle differenze ma delle superiorità nettissime. (dal discorso a Trieste, 19 settembre 1938)[30]
  • Il solo pensiero di una famiglia senza il necessario per vivere, mi dà un'acuta sofferenza fisica. Io so, per averlo provato, che cosa vuol dire la casa deserta ed il desco nudo. (Torino, 23 ottobre 1932; citato in Scritti e discorsi)
  • Io amo piuttosto di pensare a quello che faremo nel decennio prossimo. Del resto basta guardarsi attorno, per convincersi che il nostro consuntivo è semplicemente immenso. (dal rapporto tenuto alle gerarchie del Regime, 17 ottobre 1932)
  • L'Europa sarà dominata dalla Germania. Gli stati vinti saranno vere e proprie colonie. Gli stati associati saranno province confederate. Tra queste la più importante è l'Italia. Bisogna accettare questo stato di cose perché ogni tentativo di reazione ci farebbe declassare dalla condizione di provincia confederata a quella ben peggiore di colonia. (da Storia – idee, fatti, protagonisti, Vol. 3a, SEI)
  • L'Italia fascista può, se sarà necessario, portare oltre il suo tricolore. Abbassarlo mai! (Parlamento, 5 febbraio 1926; da Scritti e discorsi, vol. V, p. 269)
  • L'Italia ha finalmente il suo impero. Impero fascista, perché porta i segni indistruttibili della volontà e della potenza del Littorio romano, perché questa è la meta verso la quale durante quattordici anni furono sollecitate le energie prorompenti e disciplinate delle giovani, gagliarde generazioni italiane. Impero di pace, perché l'Italia vuole la pace per sé e per tutti e si decide alla guerra soltanto quando vi è forzata da imperiose, incoercibili necessità di vita. Impero di civiltà e di umanità per tutte le popolazioni dell'Etiopia. Questo è nella tradizione di Roma, che, dopo aver vinto, associava i popoli al suo destino. (dal discorso di proclamazione dell'impero, 9 maggio 1936)
  • La lotta è l'origine di tutte le cose perché la vita è tutta piena di contrasti. (Teatro Rossetti, Trieste, 20 settembre 1920; da Scritti e discorsi, vol. II, 99)
  • La parola d'ordine è una sola, categorica e impegnativa per tutti. Essa già trasvola ed accende i cuori dalle Alpi all'Oceano Indiano: vincere! E vinceremo, per dare finalmente un lungo periodo di pace con la giustizia all'Italia, all'Europa, al mondo. (dall'annuncio della dichiarazione di guerra, 10 giugno 1940)
  • La Sicilia è fascista fino al midollo. (Palermo, 20 agosto 1937; da Opera omnia, vol. 28)
  • La stampa più libera del mondo intero è la stampa italiana. Il giornalismo italiano è libero perché serve soltanto una causa e un regime; è libero perché, nell'ambito delle leggi del regime, può esercitare, e le esercita, funzioni di controllo, di critica, di propulsione. (Palazzo Chigi, 10 ottobre 1928; da Scritti e discorsi, vol. VI, 250-251)
  • La storia ci dice che la guerra è il fenomeno che accompagna lo sviluppo dell'umanità. Forse è il destino tragico che pesa su l'uomo. La guerra sta all'uomo, come la maternità alla donna. (dal discorso al Parlamento, 26 maggio 1934; da Scritti e discorsi, vol. IX, p. 98)
  • Là dove si è voluto esasperare ancora di più il capitalismo, facendone un capitalismo di Stato, la miseria è semplicemente spaventosa. (dal rapporto tenuto alle gerarchie del Regime, il 17 ottobre 1932, davanti a 25.000 adunati)
  • Lo schieramento è ormai completo. Da una parte Roma, Berlino, Tokio; dall'altra Londra, Washington, Mosca. Nemmeno il più lontano dubbio ci sfiora circa l'esito di questa immane battaglia: noi vinceremo. Vinceremo perché la storia dice che i popoli i quali rappresentano le idee del passato devono perdere dinnanzi ai popoli che rappresentano le idee dell'avvenire. (da Storia – idee, fatti, protagonisti, Vol. 3a, SEI)
  • Nella nuova organizzazione io voglio sparire, perché voi dovete guarire del mio male e camminare da voi. (Teatro Augusteo, Roma, 7 novembre 1921; da Scritti e discorsi, vol. II, p. 206)
  • Nessuno ha potuto fermarci.[31] Nessuno ci fermerà. (Udine, 20 settembre 1938; da Opera omnia, vol. 29)
  • Nessuno pensi di piegarci senza avere prima duramente combattuto. Un popolo geloso del suo onore non può usare linguaggio, né avere atteggiamento diverso! (dal discorso tenuto in occasione dell'adunata generale delle forze del Regime il 2 ottobre 1935)
  • Neve e freddo vanno benissimo, così muoiono le mezze cartucce e si migliora questa mediocre razza italiana. Una delle principali ragioni per cui ho voluto il rimboschimento dell'Appennino è stata per rendere più fredda e nevosa l'Italia. (da Storia – idee, fatti, protagonisti, Vol. 3a, SEI)
  • Noi marceremo con la Germania per dare all'Europa quella pace con giustizia che è nel desiderio profondo di tutti i popoli. (da Storia – idee, fatti, protagonisti, Vol. 3a, SEI)
  • Noi, oggi, con l'inaugurazione ufficiale del nuovo comune di Littoria, consideriamo compiuta la prima tappa del nostro cammino. Abbiamo, cioè, vinto la nostra prima battaglia.
    Sarà forse opportuno ricordare che una volta, per trovare lavoro, occorreva valicare le Alpi o traversare l'Oceano. Oggi la terra è qui, a mezz'ora soltanto da Roma. È qui che noi abbiamo conquistato una nuova provincia. È qui che abbiamo condotto e condurremo delle vere e proprie operazioni di guerra. È questa la guerra che noi preferiamo. Ma occorrerà che tutti ci lascino intenti al nostro lavoro. (dal discorso tenuto a Littoria, dalla terrazza del Municipio, il 19 dicembre 1932)
  • Noi tireremo diritto. (Palazzo Venezia, Roma, 8 settembre 1935; da Scritti e discorsi, vol. IX, 215)
  • Non è più permesso a nessuno di vivere su quello che fu fatto da altri prima di noi. Bisogna che noi creiamo. (Reggio Emilia, 30 ottobre 1926; da Scritti e discorsi, vol. V, p. 454)
  • Non possiamo dare la libertà a coloro che ne approfitterebbero per assassinarci. (Circolo rionale Sciesa, Milano, 4 ottobre 1922; da Scritti e discorsi, vol. II, 333)
  • [Sulla seconda guerra mondiale] Questa lotta gigantesca non è che una fase dello sviluppo logico della nostra rivoluzione. È la lotta dei popoli poveri e numerosi di braccia contro gli affamatori che detengono ferocemente il monopolio di tutte le ricchezze e di tutto l'oro della terra. È la lotta dei popoli fecondi e giovani contro i popoli isteriliti e volgenti al tramonto. È la lotta tra due secoli e due idee. (dall'annuncio della dichiarazione di guerra, 10 giugno 1940)
  • Ricordate che oggi non ci sarebbe la marcia su Mosca, marcia che sarà infallibilmente vittoriosa, se vent'anni prima non ci fosse stata la marcia su Roma, se primi tra i primi non avessimo alzata la bandiera dell'antibolscevismo. (da Storia – idee, fatti, protagonisti, Vol. 3a, SEI)
  • Rinunziare alla lotta significa rinunciare alla vita. (Palazzo Chigi, 20 dicembre 1923; da Scritti e discorsi, vol. III, p. 290)
  • Se è per fare onore alla vostra firma che il vostro governo ha dichiarato guerra alla Germania, voi [Winston Churchill] comprenderete che lo stesso senso d'onore e di rispetto agli impegni assunti col trattato italo-tedesco guidi oggi e domani la politica italiana di fronte a qualsiasi evento.[32]
  • Se veramente, cosa che io escludo sin da oggi, si meditasse, veramente, di soffocare la vita del Popolo Italiano in quel mare che fu il mare di Roma, ebbene si sappia che il Popolo Italiano balzerebbe come un solo uomo in piedi pronto al combattimento con una decisione che avrebbe rari precedenti nella storia. (Milano, 1° novembre 1936; da Scritti e discorsi, vol. X)
  • Temo più uno iettatore di un antifascista.[33]
  • Tutti i nodi furono tagliati dalla nostra spada lucente e la vittoria africana resta nella storia della patria, integra e pura, come i legionari caduti e superstiti la sognavano e la volevano. (dal discorso di proclamazione dell'impero, 9 maggio 1936)
  • Un'ora segnata dal destino batte nel cielo della nostra patria. L'ora delle decisioni irrevocabili. (dall'annuncio della dichiarazione di guerra, 10 giugno 1940)
  • Venti milioni di italiani sono in questo momento raccolti nelle piazze di tutta Italia. È la più gigantesca dimostrazione che la storia del genere umano ricordi. (dall'annuncio radiofonico della dichiarazione di guerra all'Etiopia, 2 ottobre 1935)

Attribuite

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  • Che in Italia si faccia del razzismo e dell'antisemitismo è cosa tanto importante nella sua apparenza politica quanto priva di peso nella sua sostanza reale. La purità della razza in questo popolo sul quale sono passate tante invasioni e che ha assorbito tante genti dai quattro punti cardinali, e il pericolo semita in una Nazione come la nostra dove persino l'alta finanza, e persino se manovrata dagli ebrei, non può non diventare qualcosa di cattolico [...], sono evidentemente fandonie da lasciar scrivere a certi zelatori. Ma se le circostanze mi avessero portato a un asse Roma-Mosca anziché a un asse Roma-Berlino, avrei forse ammannito ai lavoratori italiani, intenti alla loro fatica con tanta alacrità e però con un distacco che i razzisti potrebbero chiamare mediterraneo, l'equivalente fandonia dell'etica stakanovista e della felicità in essa racchiusa.
Riferito da Edvige Mussolini, Mio fratello Benito, La Fenice, Firenze, 1957, p. 175.
  • [Su D'Annunzio] È come un dente cariato: non c'è che da estirparlo o coprirlo d'oro.[34]
  • Dio e Patria. Ogni altro affetto, ogni altro dovere vien dopo.
È in realtà il primo precetto di un decalogo di Giovanni Giuriati, pubblicato su Gioventù fascista il 20 settembre 1931.
  • Il manifesto della razza poteva evitarsi. Si è trattato di una astruseria scientifica di alcuni docenti e giornalisti [...] C'è molta distanza da quanto io ho detto, scritto e firmato in materia. [...] Io ho sempre considerato il popolo italiano un mirabile prodotto di diverse fusioni etniche sulla base di una unitarietà geografica, economica e specialmente spirituale. È lo spirito che ha messo la nostra civiltà sulle strade del mondo. Uomini che avevano sangue diverso furono i portatori di un'unica splendida civiltà. Ecco perché io sono lontano dal mito di Rosenberg. Anche quella è una posizione da rettificare.
Riferito da Bruno Spampanato, Contromemoriale, C.E.N., Roma, 1974, vol. III, p. 638
  • Maestà, vi porto l'Italia di Vittorio Veneto. (30 ottobre 1922)
Secondo quanto riporta Antonio Spinosa in Mussolini: il fascino di un dittatore, Mondadori, 1989, l'ossequio di Mussolini al re Vittorio Emanuele III non è mai stato pronunciato; Mussolini confidò al figlio che la frase era "un'invenzione storica a posteriori". Romano Bracalini, in Il re vittorioso: la vita, il regno e l'esilio di Vittorio Emanuele III, Feltrinelli, 1980, riporta la testimonianza di Rachele Guidi, moglie di Mussolini: secondo la consorte, lui stesso ammetteva che la frase non era mai stata pronunciata, "è venuta fuori e gliel'hanno attribuita; gli era piaciuta e la lasciava correre".
  • Ringrazia ogni giorno devotamente Dio, perché ti ha fatto Italiano e Fascista.
Decimo precetto del decalogo di Giovanni Giuriati (v. sopra).
  • Se avanzo seguitemi, se indietreggio uccidetemi, se muoio vendicatemi.
[Citazione errata] Questa frase è comunemente attribuita a Mussolini. Benito pronunciò realmente la citazione al termine di un discorso il 7 aprile 1926, all'insediamento del nuovo Direttorio fascista, citando «il vecchio combattitore». In realtà, la frase appartiene a Henri de la Rochejaquelein ed è stata pronunciata dopo la vittoria nella battaglia di Les Aubiers il 25 aprile 1793.[35]
  • Dio stramaledica gli inglesi.
Diverse fonti (per citarne alcune, Umberto Eco, Sulla letteratura, Bompiani, 2003; Arrigo Petacco, Come eravamo negli anni di guerra: cronaca e costume, 1940/1945, Istituto geografico De Agostini, 1984; Marco Innocenti, L'Italia del 1945: come eravamo nell'anno in cui scoppiò la pace, Mursia, 1994) indicano come coniatore della frase il giornalista Mario Appelius. Appelius, durante la Seconda guerra mondiale, fu radiocronista: alla radio italiana ripeteva di continuo tale motto.
  • Siamo quelli che siamo.
Motto del battaglione "Barbarigo", reparto di fanteria di marina della Xª Flottiglia MAS della Repubblica Sociale Italiana (1943-1945); è riportato sul gagliardetto[36] e citato nell'inno del battaglione.
  • Una calamità, nefasto per la religione: peggio di questo papa in questo periodo non poteva capitare... Tu non sai il male che fa alla Chiesa. Fa cose indegne. Come quella di dire che noi siamo simili ai semiti. Come, li abbiamo combattuti per secoli, li odiamo, e ora siamo come loro. Abbiamo lo stesso sangue! Ah! Credi, è nefasto.
Sono le parole riportate a proposito di Pio XI in una lettera dell'8 ottobre 1938 all'amante Claretta Petacci. Fonte: Mauro Suttora, Pio XI fu assassinato dal padre di Claretta? edito nel «Sette – Corriere della Sera» n. 20 del 18 maggio 2012.
  • Ma... ma... ma, signor colonnello.[37]
  • Mirate al cuore![38]

Preludio al Machiavelli

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  • Al popolo non resta che un monosillabo per affermare e obbedire. La sovranità gli viene lasciata solo quando è innocua o è reputata tale, cioè nei momenti di ordinaria amministrazione. Vi immaginate voi una guerra proclamata per referendum? Il referendum va benissimo quando si tratta di scegliere il luogo più acconcio per collocare la fontana del villaggio, ma quando gli interessi supremi di un popolo sono in gioco, anche i Governi ultrademocratici si guardano bene dal rimetterli al giudizio del popolo stesso.
  • Il popolo non fu mai definito. È una entità meramente astratta, come entità politica. Non si sa dove cominci esattamente, né dove finisca. L'aggettivo di sovrano applicato al popolo è una tragica burla. Il popolo tutto al più, delega, ma non può certo esercitare sovranità alcuna. I sistemi rappresentativi appartengono più alla meccanica che alla morale.
  • L'individuo tende ad evadere continuamente. Tende a disubbidire alle leggi, a non pagare i tributi, a non fare la guerra. Pochi sono coloro – eroi o santi – che sacrificano il proprio io sull'altare dello Stato. Tutti gli altri sono in stato di rivolta potenziale contro lo Stato.
  • Regimi esclusivamente consensuali non sono mai esistiti, non esistono, non esisteranno mai.

[Benito Mussolini, Preludio al Machiavelli, in Gerarchia, aprile 1924 - anche in Scritti e discorsi, vol. IV.]

Memorie del commesso di Mussolini

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  • Sono andato da lui per la prima volta in borghese. Continuerà a vedermi così! Rispondendo alla domanda: "Perché non va mai dal re in divisa?"
  • Fino a ieri ero espulso. Ora invece sono ospite! Quando seppe che il governo svizzero voleva ospitarlo in occasione di una conferenza
  • E' bene che i primi a ridere delle storielle antifasciste siamo noi.
  • D'Annunzio gioca come un ragazzo. È un vecchio bambino che costa caro.
  • L'ammirazione e la paura sono sempre un po' parenti.
  • La pioggia può scolorirmi le parole, ma non le idee! A chi gli disse che la pioggia poteva rovinargli le pagine del discorso pronunciato a Berlino nel 1937, in occasione della visita a Hitler
  • De Bono: "Con la morte di Lenin abbiamo un avversario in meno". Mussolini: "No, abbiamo un immortale in più!"
  • Le donne, prima di sposarle, bisogna provarle.
  • Temo più uno iettatore che un antifascista!
  • Se fossi sicuro di essere lo Stellone d'Italia, non esiterei a dichiarare guerra alla Germania oggi stesso: credo nei segni del destino!
  • Ci vorrebbe una bella guerra per metterli a posto! Vedendo un gruppo di studenti tirarsi i coriandoli durante le vacanze di Carnevale
  • Per governare gli italiani ci vogliono soprattutto due cose: i poliziotti e le musiche in piazza.
  • Gli inglesi sono dei tedeschi che hanno viaggiato!
  • Ricordatevi che bisogna odiare il nemico!
  • Se gli italiani provassero un mese di governo di Stalin, farebbero un vitalizio con Mussolini.
  • Se la Russia non viene da noi, noi andremo verso la Russia.
  • In Italia possiamo benissimo fare a meno di Rabagliati e di Toscanini!
  • Questa faccia di feto di Badoglio! Quante anticamere ha mai fatto! Se c'è un uomo che io ho aiutato, che ho coperto di onori e di denaro è stato lui, il responsabile di Caporetto... Si salvò perché era massone, e massone rimase tutta la vita!
  • Io, io solo farò davvero il socialismo in Italia!
  • Il gioco dell'Inghilterra è molto rischioso. La Russia non si lascerà facilmente ingabbiare. La responsabilità di questa guerra, del resto, contrariamente a quanto si crede, non ricade su di me. Un giorno, ad esempio, si saprà che la guerra in Spagna io l'ho fatta con l'appoggio inglese!
  • Fa' il tuo dovere Rispondendo al giudice Vecchini che gli chiedeva se era il caso di condannare a morte Ciano, nonostante fosse suo genero

[Quinto Navarra, Memorie del commesso di Mussolini, Milano, Longanesi, II ed. 1983 - anche nella stessa opera, I. ed., 1946]

Citazioni su Benito Mussolini

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  • A molte riprese, la politica italiana, l'incapacità militare dell'Italia cacciarono la Germania in difficoltà gravi e fatali, e tuttavia mai una parola d'impazienza o di offesa uscì dalle labbra veementi del Führer. Perché Mussolini era un compagno di lotta. Era nato, anche lui, in mezzo ai poveri e aveva, anche lui, servito e sofferto sotto l'uniforme anonima del soldato delle trincee. Il parallelismo fra le loro due vite e le loro carriere colpiva Hitler che vi vedeva un simbolo. (Raymond Cartier)
  • A sei anni gli scrissi una lettera. "Caro duce io mi chiamo come te. Quando tu morirai – gli dissi – io prenderò il tuo posto". Mi rispose: "Stai tranquillo, io vivrò a lungo". (Benito Jacovitti)
  • Abbiamo in Italia il regime fascista, abbiamo a capo del fascismo Benito Mussolini, abbiamo una ideologia ufficiale in cui il "capo" è divinizzato, è dichiarato infallibile, è preconizzato organizzatore e ispiratore di un rinato Sacro Romano Impero [...] Conosciamo quel viso: conosciamo quel roteare degli occhi nelle orbite che nel passato dovevano, con la loro ferocia meccanica, far venire i vermi alla borghesia e oggi al proletariato. Conosciamo quel pugno sempre chiuso alla minaccia [...] Mussolini [...] è il tipo concentrato del piccolo borghese italiano, rabbioso, feroce impasto di tutti i detriti lasciati sul suolo nazionale da vari secoli di dominazione degli stranieri e dei preti: non poteva essere il capo del proletariato; divenne il dittatore della borghesia, che ama le facce feroci quando ridiventa borbonica, [...]. (Antonio Gramsci)
  • Alla Rafanelli, che gli chiedeva se fosse sentimentalmente impegnato, [Mussolini] rispondeva di essere libero «come l'aria». Leda sapeva benissimo del suo rapporto con Rachele e non gliene fece mistero, ma Benito replicava giurandole e spergiurandole di non essere legato a nessuna. Le rivelava tuttavia l'esistenza di due donne che lo amavano «follemente». Ma egli non le voleva: «Una è troppo brutta, pur avendo un'anima nobile e generosa. L'altra è bella, ma ha l'anima subdola, avara, sordida anzi. È ebrea». Le fece i nomi: Angelica Balabanoff e Margherita Sarfatti. (Antonio Spinosa)
  • Aveva un'autentica paura per gli iettatori di cui vietava si pronunciasse il nome in suo cospetto. (Julius Evola)
  • Benito Mussolini, dopo una delle sue tante umilianti sconfitte, se la prese, come spesso faceva, con gli italiani imbelli. Coronò una figuraccia, l'impresa sciagurata di Grecia, con una stentore sciocchezza. Disse che sarebbe stato meglio per l'Italia avere meno statue nei suoi musei e più bandiere strappate al nemico. Per nostra fortuna, la storia non è un supermarket dove si possano scambiare statue e bandiere. Fosse così, dubito comunque che oggi qualcuno sarebbe disposto a rinunciare alla Primavera di Botticelli per i gagliardetti di qualche vittoriosa strage. (Giorgio Ruffolo)
  • Che attore comico sarebbe stato! Il più grande, altro che Sordi. Era un po' tutti noi messi insieme: Villaggio, Gassman, Verdone, Manfredi, Montesano. (Enrico Montesano)
  • Ci voleva tutta la stupidità di Mussolini per dire che l'Inghilterra è il nostro eterno nemico. (Francesco Saverio Nitti)
  • Cosa avrebbe detto il povero Mazzini, il profeta dell'idealismo democratico del diciannovesimo secolo, al suo connazionale Mussolini! (Jawaharlal Nehru)
  • Credo che l'istituzione mussoliniana di una terza via in alternativa al comunismo sia ancora attualissima. (Gianfranco Fini)
  • Da giovane, come si è detto, Mussolini era stato ferocemente anticlericale e perfino ateo, e non aveva nascosto questi suoi sentimenti, ma anzi li aveva ostentati, non senza manifestazioni clamorose e volgari. Ma una volta al governo, girò di 180 gradi. L'appoggio della Chiesa gli era prezioso per solidificare il suo potere, ed egli non esitò sia a manifestare opinioni personali lontanissime da quelle giovanili, sia a fare vistose concessioni politiche al Vaticano. (Paolo Alatri)
  • Dalla finestra della mia stanza ora vedo con il cannocchiale Mussolini: è anch'egli alla finestra, in maniche di camicia e si passa nervosamente il fazzoletto sulla fronte. Scherzi del destino! Trent'anni fa eravamo in carcere assieme [...] legati da un'amicizia che sembrava dover sfidare il tempo e le tempeste della vita. Oggi eccoci entrambi confinati nella stessa isola [Ponza]: io per decisione sua, egli per decisione del re […] Mussolini è oramai un vinto, è l'eroe dannunziano che, ruzzolato dal suo trono di cartapesta, morde la polvere. (Pietro Nenni)
  • Davanti al male era pauroso e trepido, non aveva più quella sicurezza delle sue qualità fisiche che in altre occasioni ostentava. Anche da giovanotto, quando faceva l'eversore e il rivoluzionario, aveva una gran paura delle malattie; gli amici di Forlì sapevano di questa sua debolezza, si divertivano a spaventarlo, chiedendogli quando lo incontravano: «Cos'hai professore, che sei così pallido?» E lui impallidiva davvero. (Paolo Monelli)
  • «Del resto,» aggiunse Lippolis, «vivessimo in un paese serio, Benito Mussolini sarebbe freddo cadavere da un pezzo. Eh: se indietreggio uccidetemi,» e rovesciò le mani con un gesto avvocatesco. (Primavera di bellezza)
  • Dobbiamo dire che siamo stati anche dall'altra parte nobilmente assecondati. E forse ci voleva anche un uomo come quello che la Provvidenza Ci ha fatto incontrare; un uomo che non avesse le preoccupazioni della scuola liberale, per gli uomini della quale tutte quelle leggi, tutti quegli ordinamenti, o piuttosto disordinamenti, tutte quelle leggi, diciamo, e tutti quei regolamenti erano altrettanti feticci e, proprio come i feticci, tanto più intangibili e venerandi quanto più brutti e deformi. (Papa Pio XI)
  • È un grande uomo, molto più grande di Stalin. (Emil Ludwig)
  • [Berlusconi] è un personaggio da ridere e Mussolini era come lui! (Fidel Castro)
  • Egli non ha nulla di religioso, sdegna il problema come tale, non sopporta la lotta con il dubbio: ha bisogno di una fede per non doverci più pensare, per essere il braccio temporale di un'idea trascendente. Avrebbe potuto riuscire il duce di una Compagnia di Gesù, l'arma di un pontefice persecutore di eretici, con una sola idea in testa da ripetere e da far entrare "a suon di randellate" nei "crani refrattari". (Piero Gobetti)
  • Fino alla fine Mussolini, quando si è trattato di intervenire in guerra, ha a lungo sfogliato la margherita. (Renzo De Felice)
  • Fra gli allievi di quegli anni Benito Mussolini gode di una reputazione molto discutibile nonostante sia entrato alla Scuola Normale già con la fama del "genio giovinetto" destinato a un grande futuro proprio in quel campo che i romagnoli di allora prediligevano sopra ogni altra cosa: la politica. (Chino Alessi)
  • Giorni fa è venuto a Napoli Mussolini e ha pronunciato un lungo discorso al "popolo", si dice che in quel discorso abbia dichiarato che entro il 1935 egli intende riformare radicalmente tutta la vita dell'Italia. "La grande Roma deve essere quella d'un tempo: il centro della cultura mondiale, e il Vaticano sarà il ghetto del cattolicesimo". Un giornale ha pubblicato questa frase, ma è stato subito sequestrato e trovarlo è impossibile. (Maksim Gor'kij)
  • Il Duce, per quanto si sentisse lo sforzo fisico, imprimeva alle sue frasi l'energia, con la quale egli aspirava al dominio delle masse [che stavano] ai suoi piedi; il Duce nuotava sempre nella corrente sonora della sua madrelingua, le si abbandonava con tutte le sue rivendicazioni territoriali, era un parlatore, anche quando scivolava dall'oratoria alla retorica, parlatore senza distorsioni, senza convulsioni. Hitler al contrario voleva procedere patetico o beffardo – due toni tra i quali egli amava sempre oscillare – parlava, o piuttosto urlava, sempre convulsamente. Si può, anche nella più forte eccitazione, mantenere una certa dignità, una calma interiore, un'autoconsapevolezza, un sentimento di concordia tra sé e la propria comunità. Di questo mancò fin dall'inizio in poi il consapevole, l'esclusivo, l'essenziale retore, Hitler. (Victor Klemperer)
  • Il mussolinismo è [...] un risultato assai più grave del fascismo stesso perché ha confermato nel popolo l'abito cortigiano, lo scarso senso della propria responsabilità, il vezzo di attendere dal duce, dal domatore, dal deus ex machina la propria salvezza. (Piero Gobetti)
  • Il nostro Mussolini non è un socialista ordinario. Credetemi, lo vedremo forse un giorno alla testa di un battaglione sacro salutare con la spada la bandiera italiana. È un italiano del XV secolo. Un condottiero. (Georges Eugène Sorel)
  • Il più grande statista del secolo. Se vivesse oggi garantirebbe la libertà degli italiani. (Gianfranco Fini)
  • Io non mi opposi [alla campagna italiana in Abissinia]. Desideravo anzi distruggere la ridicola illusione che è nobile parteggiare per i deboli... Ho anche affermato che era immorale mandare armi a quei crudeli e brutali Abissini e, al tempo stesso, negarle ad altri che compiono azioni onorevoli. (Lord Mottistone)
  • L'ego smisurato che innalzò Mussolini ai vertici del potere fu lo stesso che in seguito lo tradì. Il Duce si fidava così ciecamente del suo istinto e credeva talmente nei suoi proclami che si rifiutava di chiedere o accettare consigli. Per gran parte del suo governo riunì nelle sue mani le redini dei ministeri più importanti, arrivando a guidare fino a sei contemporaneamente. A differenza di Hitler, che delegò ad altri il grosso del lavoro, Mussolini si dedicò con fierezza al governo della nazione. Un'arte nella quale, tuttavia, non eccelleva. (Madeleine Albright)
  • L'enorme tragedia del sogno sulle spalle curve del | contadino | Manes! Manes fu conciato e impagliato, | Così Ben e la Clara a Milano | per i calcagni a Milano | Che i vermi mangiassero il torello morto | DIGENES, διγενές, ma il due volte crocifisso | dove lo trovate nella storia? | eppure dite questo al Possum: uno schianto, non una lagna, | con uno schianto, non con una lagna, | Per costruire la città di Dioce che ha terrazze color delle stelle, | Gli occhi miti, sereni, non sdegnosi, | fa parte del processo anche la pioggia. | Quello di partire non è il modo | e l'albero di olivo soffiata bianchezza nel vento | lavata nel Kiang e nell'Han | che bianchezza aggiungerai a questo candore, quale candore? (Ezra Pound)
  • L'onorevole Mussolini ha tutte le fortune politiche: a me l'opposizione ha sempre dato fastidi e travagli, con lui se ne va dal Parlamento e gli lascia libero il campo. (Giovanni Giolitti)
  • L'uomo, nella sua realtà, era di corta intelligenza, correlativa alla sua radicale deficienza di sensibilità morale, ignorante di quella ignoranza sostanziale che è nel non intendere e non conoscere gli elementari rapporti della vita umana e civile, incapace di autocritica al pari che di scrupoli di coscienza, vanitosissimo, privo di ogni gusto in ogni sua parola o gesto, sempre tra il pacchiano e l'arrogante. (Benedetto Croce)
  • La destra fascista e nazista sono nate con dei barlumi sociali ma poi si sono subito acconciate una volta preso il potere. Mussolini, mangiapreti, ha fatto i Patti lateranensi col Vaticano, ha appoggiato i latifondisti. Hitler ha fatto gli accordi con gli industriali, con i banchieri, da Krupp a tutti gli altri, e ha scelto una via chiaramente dentro il meccanismo capitalistico. (Marco Rizzo)
  • La fine miserabile di Benito Mussolini è la giusta conclusione di una vita miserabile. (The New York Times[39])
  • Labbra diritte, mandibole prominenti, mento quadrato: è il suo volto fisso, volontario, diciamo classico. (Ugo Ojetti)
  • Max Weber distingueva tre tipi di capo carismatico. Il profeta religioso, il grande demagogo e il capo militare. Mussolini è stato soprattutto un gran demagogo. (Norberto Bobbio)
  • Mussolini è il più grande bluff d'Europa. Anche se domattina mi facesse arrestare e fucilare, continuerei a considerarlo un bluff. Sarebbe un bluff anche la fucilazione. Provate a prendere una buona foto del signor Mussolini ed esaminatela. Vedrete nella sua bocca quella debolezza che lo costringe ad accigliarsi nel famoso cipiglio mussoliniano imitato in Italia da ogni fascista diciannovenne. Studiate il suo passato. Studiate quella coalizione tra capitale e lavoro che è il fascismo e meditate sulla storia delle coalizioni passate. Studiate il suo genio nel rivestire piccole idee con paroloni. Studiate la sua predilezione per il duello. Gli uomini veramente coraggiosi non hanno nessun bisogno di battersi a duello, mentre molti vigliacchi duellano in continuazione per farsi credere coraggiosi. E guardate la sua camicia nera e le sue ghette bianche. C’è qualcosa che non va, anche sul piano istrionico, in un uomo che porta le ghette bianche con una camicia nera. (Ernest Hemingway)
  • Mussolini è il primo uomo politico del mondo, a cui nessuno può paragonarsi nemmeno lontanamente. (Adolf Hitler)
  • Mussolini è sempre stato tirchio con le sue amanti, e più che tirchio con la Claretta. Per razza e per educazione pensava che gli omaggi delle donne gli fossero dovuti, ed esse dovevano ringraziarlo per quello che faceva loro. (Paolo Monelli)
  • Mussolini è stato un grande uomo della storia, e bisogna dire la verità: ha fatto tante cose positive, come nelle infrastrutture, e nel rilancio dell'Italia. Pensiamo a Bolzano. Quando arrivò il fascismo qui c'erano ancora le fogne a cielo aperto. Chi inventò le fogne in Italia, e non solo in Alto Adige, fu Mussolini, fu il Ventennio. Prima i bagni erano fuori dalle abitazioni e i bambini morivano di broncopolmonite perché per andare fuori, in questi bagni fatti di legno, prendevano un freddo glaciale... È vero che è stato un dittatore, ma i dittatori talvolta lasciano delle cose ben fatte, non lo possiamo dimenticare. (Michaela Biancofiore)
  • Mussolini è una di quelle figure solitarie di tutti i tempi che non sono prodotti della storia, ma sono essi stessi artefici della storia. (Adolf Hitler)
  • Mussolini è un enigma per me. Molte delle riforme che ha fatto mi attirano. Sembra aver fatto molto per i contadini. In verità, il guanto di ferro c'è. Ma poiché la forza (la violenza) è la base della società occidentale, le riforme di Mussolini sono degne di uno studio imparziale. La sua attenzione per i poveri, la sua opposizione alla superurbanizzazione, il suo sforzo per attuare una coordinazione tra il capitale e il lavoro, mi sembrano richiedere un'attenzione speciale. [...] Il mio dubbio fondamentale riguarda il fatto che queste riforme sono attuate mediante la costrizione. Ma accade anche nelle istituzioni democratiche. Ciò che mi colpisce è che, dietro l'implacabilità di Mussolini, c'è il disegno di servire il proprio popolo. Anche dietro i suoi discorsi enfatici c'è un nocciolo di sincerità e di amore appassionato per il suo popolo. Mi sembra anche che la massa degli italiani ami il governo di ferro di Mussolini. (Mahatma Gandhi)
  • Mussolini era davvero un grande ipnotizzatore, come il mio Mandrake. Peccato non leggesse i fumetti: forse avrebbe preso la vita con più humour. (Lee Falk)
  • [Il 25 aprile 1945] Mussolini fa sapere al Comando del CVL e al CLNAI, tramite il cardinale Schuster, che è disposto ad incontrarsi con i suoi delegati per trattare la resa. Da tempo il cardinale manteneva i contatti con le due parti in lotta. [...] Mussolini chiede quali condizioni gli vengono fatte. Gli risponde Achille Marazza, dicendo che gli si può offrire soltanto la resa senza condizioni. Irritazione del "duce", il quale osserva di aver accettato il colloquio perché gli erano state offerte garanzie per lui, per la sua famiglia e per i fascisti. [...] Intervento aspro di Graziani per chiarire che mai essi avrebbero firmato un accordo all'insaputa dei tedeschi. Cadorna, Marazza e il cardinale Schuster provarono allora, documenti alla mano, che già da tempo i tedeschi trattavano la resa all'insaputa dei fascisti. Esplosione indignata di Mussolini: "I tedeschi ci hanno sempre trattato come schiavi, vado a telefonare al viceconsole tedesco Wolff e gli dirò che i tedeschi ci hanno tradito e che noi riprendiamo la nostra libertà d'azione." [...] Mussolini esita, alla fine sollecitato a prendere una decisione, si alza, dice che va a parlare con Wolff e che alle 20 avrebbe fatto conoscere la sua risposta. Alle 21 quelli rimasti all'Arcivescovado vengono a sapere che Mussolini e Graziani avevano deciso di rompere le trattative ed erano partiti per ignota destinazione. (Pietro Secchia)
  • Mussolini ha commesso tanti errori, tipo l'entrata in guerra quando gli sembrava di dover semplicemente salire sul carro dei vincitori. Andò a invadere l'Albania e la Grecia in modo insensato e persino Hitler, che era folle ma non fesso, s'infuriò. (Giorgio Bocca)
  • Mussolini, l'eroe che schiaccia il mostro col piede, era del nostro mondo: per questo, tutte le teste del mostro si slanciavano su di lui giurandogli morte. Per noi, gli altri, egli sarà un astro luminoso che ci infonderà speranza: sarà per noi la prova che l'idra può essere vinta. Una prova delle nostre possibilità di vittoria. (Corneliu Zelea Codreanu)
  • Mussolini non aveva nessuna filosofia: aveva solo una retorica. (Umberto Eco)
  • Mussolini non era un fine conoscitore dell'animo umano, ma sapeva cosa desideravano le masse: spettacolarità. Paragonava la folla a una donna che resta inerme (nella sua fantasia) di fronte alla possenza dell'uomo, e si faceva riprendere dai mezzi d'informazione governativi al volante di auto sportive, a torso nudo nei campi di frumento, in sella al suo stallone bianco di nome Frufrù, o in uniforme militare, corredata da stivali lucenti e una fila di medaglie sul petto, e accettava ogni invito che la sua agenda gli consentiva, passando da feste di matrimonio a inaugurazioni di fabbriche, a manifestazioni pattriotiche. (Madeleine Albright)
  • Mussolini pretendeva di essere un uomo di grande cultura e amava molto le adulazioni di chi si riferiva a lui come un grande scrittore. Ostentava interesse e competenza in fatto, oltre che di letteratura e di filosofia, anche di musica, di architettura, di arti e di cinema. Favorì il realismo e avversò ogni forma di astrattismo e di avanguardia, come del resto gli altri due dittatori [Adolf Hitler e Stalin] a lui contemporanei. (Paolo Alatri)
  • Mussolini si comportò come un vigliacco, senza un gesto, senza una parola di fierezza. Presentendo l'insurrezione si era rivolto al cardinale arcivescovo di Milano chiedendo di potersi ritirare in Valtellina con tremila dei suoi. Ai partigiani che lo arrestarono offrì un impero, che non aveva. Ancora all'ultimo momento piativa di aver salva la vita per parlare alla radio e denunciare Hitler che, a suo parere, lo aveva tradito nove volte. (Sandro Pertini)
  • Nel suo paese [Mussolini] funse da antidoto a un mortale veleno. Per l'Europa è stato un tonico, che ha fatto molto bene a tutti. Posso pretendere con sincera soddisfazione di essere la prima autorevole persona che ha presentato nella giusta luce gli splendidi risultati conseguiti da Mussolini: egli è la più grande possibilità del nostro tempo. (Lord Rothermere)
  • Nessuno dubita che il Plebiscito del 24 marzo, anziché il giudizio sui singoli candidati, abbia espresso la certezza unanime del popolo italiano nel Capo che con polso sicuro traccia il destino della Patria. (Giovanni Giurati)
  • Non s'era mai inteso, dalla costituzione del regno d'Italia in poi, un Presidente del Consiglio chiamar popolo l'Italia e professarsi suo servitore, come Mussolini. (Vincenzo Cardarelli)
  • Oggi vi è un Governo: il capo mostra volontà ferma ; si sente uno che comanda: dopo circa due anni che non si sentiva la parola voglio, c'è un uomo che vuole. L'Italia ha bisogno di chi comandi e di chi voglia, e dimentichi i torti. (Luigi Sturzo)
  • [Nel 1996] Penso che Mussolini fosse un buon politico. Ossia che tutto ciò che ha fatto, l'ha fatto per l'Italia. E ciò non succede con i politici che abbiamo avuto negli ultimi 50 anni. (Giorgia Meloni)
  • Per la paternità universale, che che è propria del nostro ufficio, formiamo nell'intimo del cuore il voto ardente che siano risparmiati all'Europa, grazie alle tue iniziative, alla fermezza, al tuo animo di italiano, più vaste rovine e più numerosi lutti; e in particolar modo sia risparmiata al nostro popolo e al tuo diletto paese una così grande calamità. (Papa Pio XII)
  • Per quanto riguarda l'episodio abissino, meno se parla e meglio è. Quando vecchi amici si riconciliano dopo una disputa, è sempre pericoloso andare alla ricerca delle cause prime. (Duff Cooper)
  • Persone ignoranti e piene di pregiudizi parlano degli affari italiani come se quella nazione fosse sottomessa a una tirannia, da cui vorrebbe liberarsi. Con quella quasi morbosa simpatie per le minoranza fanatiche, che è di regola presso certe sezioni dell'opinione pubblica britannica male informata, troppo a lungo questo paese ha chiuso gli occhi davanti agli splendidi risultati conseguiti dal regime fascista. Parecchie volte Mussolini in persona mi ha manifestato la sua gratitudine per il Daily Mail, il primo quotidiano inglese che abbia onestamente esposto al mondo gli scopi che egli si prefigge. (Ward Price)
  • Possedeva l'idealismo di Mazzini, unito alla pratica scienza di governo del Conte di Cavour e all'eroica tempra di Garibaldi. (John Arthur Ransome Marriott)
  • Qualunque giudizio di si dia di Mussolini, la verità è che egli fu sempre un nemico della Francia. (Francesco Saverio Nitti)
  • Quando c'era lui i treni partivano in orario, | quando c'era lui ci deportavano in orario, | quando c'era lui non c'eravamo noi | che se c'eravamo noi saremo stati impallinati. (Caparezza)
  • Quando Clinton chiese a Berlusconi cosa ne pensasse di Mussolini, lui rispose: "Ha fatto delle cose buone"! Ma dico, se neanche di Mussolini si può parlar male, ma che deve fare uno perché si possa parlarne male? Deve stuprare le capre in via Frattina? Che deve fare? Dice "Ha fatto delle cose buone", certamente: anche Adolf Hitler o Stalin, un ponte, una strada l'avranno fatta! Anche il Mostro di Firenze l'avrà detto "Buongiorno" a qualcuno qualche volta [...]. Sarebbe come se io invitassi un elettricista a casa, no?. Dico: "Scusi, mi rifà l'impianto?". "Prego". Quello mi rifà l'impianto, fatto bene, nel frattempo mi tromba la moglie, mi sventra la figlia, mi violenta la cognata, mi stupra il nonno. Dico: "Oh, ma questo è matto!". "No, però ha fatto delle cose buone: guarda che impianto." (Roberto Benigni)
  • Quando il suo destino sarà compiuto, nessun eroe della storia sarà stato più saggio di Mussolini[40], nessun uomo avrà lasciato maggior retaggio di grandi opere, nessuno avrà maggiormente contribuito alla vita unitaria del Continente europeo. (Ugo D'Andrea)
  • Quanto a Mussolini, lasciando da parte la politica, naturalmente, le confesso che come uomo mi era simpatico. Ricordo che una volta, ad una esposizione milanese che lui venne a visitare in forma ufficiale, due o tre carrozzieri lo aspettavano al varco, ai loro stands, per chiedergli non so più quali favori. Arrivò il mio turno e Mussolini mi chiese: «E voi, cosa avete da chiedermi?» «Niente» dissi. «Come niente!» E io ripetei: «Niente». Allora lui mi rivolse qualche parola di elogio e poi, rivolto a uno del seguito, ordinò di prendere il mio nome e di ricordargli l'episodio a Roma. Effettivamente qualche tempo dopo ricevetti non so quale agevolazione. (Battista Farina)
  • Quell'uomo, ragazzo mio, fa rapidi progressi, e invaderà tutto con la forza di un elemento naturale. Mussolini è un uomo formidabile. Mi ha capito bene? Un uomo formidabile! (Papa Pio XI)
  • Rivendico l'onore di essere stato in radiotelegrafia il primo fascista, il primo a riconoscere l'utilità di riunire in fascio i raggi elettrici, come Mussolini ha riconosciuto per primo in campo politico la necessità di riunire in fascio le energie sane del Paese per la maggiore grandezza d'Italia. (Guglielmo Marconi)
  • Rivoluzionario, socialista, pacifista, interventista, repubblicano, monarchico, e infine Duce e condottiero, egli si distingue da Lenin, da Hitler e dagli altri dittatori del suo tempo proprio per questa sua funambolica capacità di trasformarsi. Quelli conquistarono il potere fidando su incrollabili certezza e obbedendo a schemi precedentemente stabiliti, lui lo conquistò mutando i suoi programmi in corso d'opera con la disinvoltura di un esperto giocoliere. (Arrigo Petacco)
  • Salvo che la statura di Mussolini era ben altra [rispetto a Berlusconi]. Mussolini era un uomo colto che sapeva di politica, che era andato a scuola dai socialisti. (Giorgio Bocca)
  • Se Mussolini fosse nato negli anni Sessanta non avrebbe fatto le camicie nere, le leggi razziali, le guerre. Era un uomo che mirava a trasformare la società, usando gli strumenti e i bisogni dell’epoca. Oggi farebbe tutt'altro. (Giordano Bruno Guerri)
  • Secondo me è un onore per gli italiani che Mussolini abbia fatto la fine che ha fatto. (Alexandros Panagulis)
  • Senza farne una radiografia, tutto fa supporre che Mussolini abbia una tiroide eccezionale. (Enrico Ferri)
  • Senza Mussolini, impossibile capire il fascismo, impossibile capire l'Italia contemporanea. Al principio e alla fine dell'evoluzione politica denominata fascismo sta Mussolini. Con Mussolini il fenomeno fascismo è entrato per la prima volta nel mondo fenomenico. A Mussolini il fascismo non deve solamente tutto il proprio nucleo ideale, bensì e inoltre la sua forma, struttura, organizzazione. In ogni espressione vivente dell'Italia contemporanea è impresso così, e profondamente, il sigillo inimitabile di codesta individualità di specie unica. (Joseph Goebbels)
  • Soltanto Napoleone può paragonarsi a lui. (Roald Engelbreth Amundsen)
  • Sono certo di non offendere la verità affermando che contro il crimine organizzato solo Benito Mussolini ha fatto meglio di Berlusconi. (Mario Landolfi)
  • Sui «vizi» del nostro popolo esiste una copiosissima letteratura, quasi tutta di terz'ordine. Quando vogliamo averli davanti alla memoria, basta pensare che quell'ignobile attore, quell'astuto evocatore di fantasmi che fu Mussolini seppe individuarli tutti nelle pieghe più nascoste del nostro paese, e li portò ingigantiti sulla scena pubblica: la mediocrità intellettuale, la fragilità nervosa, la bassa furbizia, la vanteria fallica, la presunzione immotivata, la fantasticheria ad occhi aperti, il rozzo buon senso, il disprezzo per le idee, l'arroganza verbale... (Pietro Citati)
  • Tutto il mondo ha già detto di Mussolini. Non si può parlare che con entusiasmo del vostro eccezionale Capo del Governo, che nel giro di pochi anni è riuscito a trasformare la vostra Nazione in una formidabile Potenza, di già affermatasi in tutti i campi, all'estero ed all'interno. (Eleutherios Venizelos)
  • Un giorno fui convocato a Palazzo Venezia, era il 1932 e avevo 23 anni, perché il duce voleva vedermi. Ero emozionatissimo, entrai e mi misi sull'attenti, e il duce che faceva finta di scrivere mi lasciò lì per un quarto d'ora e alla fine mi disse: "Ho letto il vostro articolo sul razzismo (avevo scritto un articolo contro il razzismo). Bravo, vi elogio. Il razzismo è roba da biondi (non si era accorto che ero biondo), continuate così. Sei anni dopo fece le leggi razziali. Perché questo era Mussolini, diceva una cosa e ne faceva un'altra, secondo il vento del momento. Non creava il vento, vi si accodava da buon italiano. (Indro Montanelli)
  • [Sulla resa intimata a Benito Mussolini] Vidi la grossa faccia davanti a me sollevarsi e contrarsi per un momento, quasi per un moto riflesso, un ritorno inconscio alla consueta burbanza, poi le parole vennero frammentarie: "Non è per questo che io sono venuto qui... allora mi hanno ingannato..." (Achille Marazza)
  • Adesso gli sono di fronte, come prima: egli non si è mosso, continua il suo balbettio di invocazione. Vuol salvare solo quel grosso corpo tremante. E su quel corpo scarico cinque colpi. Il criminale si afflosciò sulle ginocchia, appoggiato al muro, con la testa reclinata sul petto. Non era ancora morto, gli tirai una seconda raffica di quattro colpi. La Petacci, fuori di sé, stordita, si mosse confusamente, fu colpita e cadde di quarto a terra. Mussolini respirava ancora e gli diressi, sempre col Mas, un ultimo colpo al cuore. L'autopsia constatò più tardi che l'ultima pallottola gli aveva troncato netto l'aorta. Erano le 16.10 del 28 aprile 1945.
  • Ogni uomo normale avrebbe pensato di difendersi ma Mussolini era al di sotto di ogni uomo normale e continuava a balbettare, a tremare, immobile con la bocca semiaperta e le braccia penzoloni.
  • Tremava livido di terrore e balbettava con quelle grosse labbra in convulsione: "Ma...ma...ma...ma signor colonnello. Ma...ma...ma signor colonnello". Nemmeno a quella donna [Clara Petacci] che gli saltellava vicino, che si muoveva di qua e di là, disse una sola parola. No: si raccomandava nel modo più vile, per quel suo grosso corpo tremante: solo a quello pensava: a quel grosso corpo appoggiato al muretto.
  • È ingovernabile questo Paese. Mussolini diceva che è inutile governare l'Italia, poi un giorno ha detto "È impossibile governare l'Italia" e io lo ripeto. Sto leggendo, tra l'altro, i diari di Mussolini e le lettere della Petacci e devo dire che mi ci ritrovo in molte situazioni.
  • Mussolini non ha mai ammazzato nessuno, Mussolini mandava la gente a fare vacanza al confino.
  • Non mi è passato neanche per l'anticamera del cervello di paragonarlo a Mussolini, è una semplificazione dei giornali... Mussolini è stato un protagonista della storia, Prodi invece è una comparsa della cronaca.
  • Oso citarvi una frase di colui che era considerato come un grande dittatore: dicono che ho potere, ma io non ho nessun potere, forse ce l'hanno i gerarchi, ma non io. Io posso solo decidere se far andare il mio cavallo a destra o a sinistra, ma nient'altro.
  • A Predappio dicono che il bambino Benito appena nato e attaccato al seno della madre ne morse il capezzolo. Ma questa storiella si spiega con la vanità dei suoi compaesani, i quali si compiacevano nel crederlo un leone. Ora, a parte che il leone è un nobile animale, non c'è stato mai nulla di leonino in Mussolini, che ha fatto il male solo per insensibilità È inutile paragonarlo al leone o ad altri animali più o meno nobili: quando si è detto che Mussolini è stato il più grande e più demagogico ciarlatano che mai si sia prodotto in quel circo equestre comunemente detto mondo politico, si è detto tutto.
  • L'uomo non mi ha mai persuaso. Mi ha sempre urtato quel suo io brutalmente presuntuoso, cupo e chiuso. I suoi occhi mi facevano venire in mente le parole di Macbeth allo spettro di Banco: «Tu non hai virtù visiva in quegli occhi che sbarri».
  • Mussolini dovette la sua fortuna alla conoscenza degli italiani e la sua disgrazia alla non conoscenza degli inglesi.
  • Mussolini non è stato un grand'uomo. «Alcuni nascono grandi», dice un clown di Shakespeare, «alcuni lo diventano, altri sono sorpresi dalla grandezza che è loro gettata sulle spalle». La grandezza di Benito Mussolini fu tutta in questa sorpresa. È stata la borghesia italiana a gettargli sulle spalle una grandezza, di cui nemmeno la sua incommensurabile vanità avrebbe mai osato sognare. Presa dalla paura del bolscevismo, la nostra borghesia credette di vedere in lui un baluardo contro il suo dilagare. Lo incoraggiò, lo applaudì, aiutò con tutti i mezzi lo squadrismo, gli aprì la strada che conduceva a Roma e, quando fu là, gli fece omaggio di tutte le sue libertà, di tutte le sue guarentigie, di tutte le sue dignità, mettendosi in ginocchio e leccandogli i piedi.
  • Era quasi un grande giornalista e ne aveva, anche politicamente, le qualità e i difetti: acuta capacità di diagnosi della situazione politica, intuito sicurissimo di ciò che il pubblico desidera, abilità di polemista, intelligenza rapida, vivace e superficiale, cultura disordinata, approssimativa e dilettantesca.
  • Fu un corruttore sapiente che all'occorrenza sapeva solleticare tutti i difetti degli uomini, quelli del popolo e quelli dei potenti. Non credeva negli uomini e li disprezzava. Non aveva amici. Restò sempre vicino al popolo nella misura in cui il capofazione è vicino ai suoi seguaci e, ancora più, nella misura in cui l'attore è vicino alla platea degli ammiratori.
  • Mussolini, romagnolo ed ex socialista, era stato accesamente anticlericale. La sua politica ecclesiastica e la mira di sfruttare la religione come instrumentum regni furono atti di una spregiudicatezza che si può definire cinica e che nessuno dei suoi predecessori al governo avrebbe mai pensato di compiere.
  • Più che dei collaboratori Mussolini voleva degli esecutori. Era disposto a chiudere un occhio se molti di costoro si arricchivano in modo più o meno lecito.
  • Che sia un grand'uomo io non lo nego... ma è anche un criminale.
  • Così finirono i ventuno anni della dittatura di Mussolini in Italia durante i quali egli aveva salvato il popolo Italiano dal Bolscevismo per portarlo in una posizione in Europa quale l'Italia non aveva mai avuto prima... Le grandi strade che egli tracciò rimarranno un monumento al suo prestigio personale e al suo lungo governo.
  • Gettare un esercito di un quarto di milione di uomini, comprendente il fior fiore della popolazione maschile italiana, su uno sterile lido distante duemila miglia dalla patria, contro l'opinione del mondo intero e senza controllo dei mari e quindi, in questa situazione, imbarcarsi in quella che può essere una serie di campagne contro un popolo ed in regioni che nessun conquistatore in quattromila anni ha ritenuto che valesse la pena di sottomettere, è un rendersi ostaggio del destino che non ha un parallelo in tutta la storia.
  • Il signor Mussolini è il più grande legislatore fra i viventi.
  • L'Italia [...] è retta da un governo che, sotto la sicura guida del signor Mussolini, non arretra di fronte alle logiche conseguenze della realtà economica e ha il coraggio di imporsi i correttivi finanziari indispensabili per stabilizzare la ripresa del paese.
  • Se io fossi italiano sarei stato con voi [Mussolini] fin dal principio [...] il vostro movimento ha reso un servigio al mondo intero.
  • Se fossi stato un italiano, sono sicuro che avrei dato la mia entusiastica adesione alla Vostra vittoriosa lotta contro gli appetiti e le passione bestiali del leninismo... L'Italia ci ha offerto l'antidoto necessario al veleno russo. D'ora in poi nessuna grande nazione sarà priva dei mezzi decisivi per proteggersi contro la crescita del cancro bolscevico.
  • Mussolini ha perso la guerra perché era troppo buono. Non era affatto un dittatore spietato e sanguinario come poteva essere Stalin. Leggendo i diari, giorno per giorno, per 5 anni dal '35 al '39, cioè alla vigilia della decisione di entrare in un conflitto mondiale già iniziato, le posso assicurare che trovo Mussolini un uomo straordinario e di grande cultura. Un grande scrittore, alla Montanelli, i suoi diari sembrano cronache di un inviato speciale, con frasi brevi e aggettivazioni efficaci come raramente ho letto.
  • Nei suoi diari Mussolini scrive che le leggi razziali devono essere blande. Tra gli Ebrei, il duce, spiega di avere i suoi più cari amici e si chiede perché seguire Hitler con le sue idee sulle razze ariane, razze pure che non esistono.
  • Non è colpa di Mussolini se il fascismo diventò un orrendo regime. Ci sono testimonianze autografe del duce in cui critica i suoi uomini che hanno falsato il fascismo, costruendosene uno a proprio modo, basato sul ricatto e sulla violenza. Il suo fascismo era di natura socialista.
  • Non ho paura di diventare impopolare con queste rivelazioni, perseguo solo la ricerca della verità. Io non ho alcuna intenzione di fare apologia né del fascismo né di Mussolini. Ho scoperto nei diari di Mussolini la figura di un grande uomo. Ha commesso errori ed è già stato condannato dalla storia. Ma da questi scritti viene fuori una figura diversa da quella che ci è stata propinata dagli storici dei vincitori, non era un buffone, non era un ignorante e tantomeno un sanguinario. Era un uomo buono. Mussolini era solo una brava persona che ha fatto degli errori.
  • Sono state le sanzioni a costringere Mussolini a trovare un accordo con la Germania di Hitler. Se non ci fossero state le sanzioni, probabilmente non si sarebbe mai alleato con Hitler che non stimava per niente, anzi temeva. Ci sono pagine inedite, scritte da Mussolini su questi anni, che faranno discutere molto e che dimostrano la disaffezione del duce nei confronti del Führer, tanto che definisce il suo Mein Kampf un rigurgitevole testo.
  • Guardai le finestre e il balcone [del Palazzo Venezia] da cui tante volte aveva recitato davanti alla folla i suoi evanescenti trionfi. Adesso era solo, uno sparuto prigioniero dei nazisti. Un dittatore non ha amici.
  • Le imprese di Mussolini nell'Africa Orientale avevano messo a repentaglio la pace in Europa.
  • Mussolini è, mi pare, un vero e proprio gangster e la sua parola d'onore non significa niente.
  • Mussolini ha la mentalità di un gangster e se stesse meditando un atto di aggressione contro di noi il suo modo attuale di procedere sarebbe il più confacente al suo carattere. Proclama di aver paura di essere attaccato e così può eccitare il suo popolo e nello stesso tempo prepararsi una scusa davanti al mondo, se ne avrà bisogno.
  • Se Mussolini pensa che gli basti strizzare l'occhio per indurci ad aprire le braccia, si sbaglia di grosso
  • La Italia la era padronescamente polluta dallo spiritato: lo spiritato l'era imperialescamente grattato e tirato a pruriggine dal plauso d'un poppolo di quarantaquattro milioni di miliardi di animalini a cavattappo.
  • Lui, il primo Racimolatore e Fabulatore ed Ejettatore delle scemenze e delle enfatiche cazziate, quali ne sgrondarono giù dal balcone ventitré anni durante: sulle povere e macre spalle di una gente sudata, convocata birrescamente a' sagrati maledetti, a' rostri delle future isconfitte, incitata alle acclamazioni obbligative. [...]
  • Vorrei, e sarebbe il mio debito, essere al caso d'aver dottrina di psichiatra e di frenologo di studio consumato in Sorbona: da poter indagare e conoscere con più partita perizia la follia tetra del Marco Aurelio ipocalcico dalle gambe a ìcchese: autoerotomane affetto da violenza ereditaria. [...] Frenologo non essendo, e tanto meno sifolologo, farò icché potrò.
  • Fra Facta e Mussolini, il paese aveva già fatto la sua scelta: il primo è un onest'uomo, con due baffi bianchi, ignoto a tutti, incapace di uscire dalla tutela giolittiana; il secondo ha due occhi autoritari, il passo spedito, la voce risoluta. Il primo spera, il secondo vuole, e tutti gli italiani vogliono.
  • Mussolini ha sempre ragione!
  • Se si osserva attentamente il nascere della sua personalità, se si leggono tutti i suoi scritti dal 1910 in poi, ci si accorge che il segreto della sua fortuna è racchiuso, soprattutto, nella sua eclettica cultura, in quel suo continuo passare da una tendenza all'altra, da una precisa ideologia a una opposta, in quel suo costante contraddirsi e ripetere sempre due o tre formule a lui care.
  • Mussolini era incapace di covare, da sé, l'uovo fascista.
  • È stata fatta una politica di incubazione del fascismo. Il signor Churchill, il signor Daladier, hanno fatto con Hitler esattamente quello che ha fatto in Italia Giolitti con Mussolini.
  • Giolitti credeva di poter allevare Mussolini: lo riscaldò, lo accarezzò, lo portò persino con sé trionfalmente alle elezioni politiche, sicuro di servirsene per domare il partito socialista; ma l'uccello ha dimostrato quello che era, e noi sappiamo che cosa è successo.
  • È un fatto che durante tutta la sua vita il vero Mussolini fu largamente occultato da una successione di maschere, e forse ognuna di tali maschere rivela in qualche modo aspetti autentici del suo carattere.
  • Il nuovo presidente del Consiglio s'era fatto le ossa come direttore di giornale, ed il giornalismo restò una delle sue grandi passioni. Era probabilmente il miglior giornalista popolare del suo tempo, abilissimo nel semplificare e volgarizzare le grandi questioni sul tappeto (quel ch'egli chiamava iperdrammatizzare o addirittura inventare i fatti), e nell'ignorare in caso di necessità ogni vincolo di coerenza. Ebbene, tutte queste lezioni, precocemente apprese nell'esercizio del mestiere giornalistico, contribuirono grandemente a farlo eccellere in quel tipo di politica populistica verso cui era istintivamente attratto. Esse lo porteranno al successo come uomo politico, anche se fecero di lui un cattivo statista.
  • Mussolini amava ricordare che la sua nascita seguiva a soli pochi mesi di distanza la morte di Garibaldi, come se l'eroe dell'unificazione nazionale dell'Italia avesse consegnato la fiaccola nelle mani di un successore destinato a creare un impero italiano.
  • Quando gli si chiedeva quale tra le varie arti amasse di più, Mussolini talvolta indicava il teatro, talaltra la musica, o magari il cinema o l'architettura. Ma sempre era ansioso di mostrare che s'occupava attivamente di ogni aspetto della cultura. Amava essere elogiato come un uomo che aveva pochi eguali per la vastità di conoscenze.
  • Fra le molte piacevoli storie che si raccontano a bassa voce in Italia su Mussolini, ve n'è una che dipinge assai bene quelle che saranno le condizioni morali del popolo tedesco fra qualche tempo. Una sera Mussolini, stanco di stare solo in casa, infilò un pastrano, si calò un cappello sugli occhi, e, col viso nascosto dal bavero del cappotto, uscì a piedi a spasso per Roma. Giunto davanti ad un cinematografo, gli venne il desiderio di divertirsi come tutti quanti, prese un biglietto ed entrò. Lo spettacolo incominciò con delle News Picture e, naturalmente, l'eroe delle News Picture era lo stesso Mussolini, sempre lui, sempre il solito Mussolini, a cavallo, in automobile, a piedi, in uniforme, in borghese, in camicia nera, in frack, in aeroplano, in motoscafo. Mussolini passava in rivista truppe fasciste, inaugurava un monumento, presiedeva un congresso di filosofi, stringeva la mano a un Cardinale, visitava una caserma, saliva sul Campidoglio, pronunciava un discorso, due discorsi, tre discorsi, un'infinità di discorsi. Appena il Duce era apparso sullo schermo, tutto il pubblico s'era alzato in piedi battendo le mani: soltanto Mussolini, che non era abituato ad alzarsi in piedi in proprio onore, era rimasto tranquillamente a sedere. Un modesto piccolo borghese, si era alzato anche lui, e vedendo quel signore accanto rimaner seduto con tanta inutile imprudenza, gli toccò la spalla, si chinò al suo orecchio, e gli disse: – Scusi, signore, anch'io la penso come lei, ma è meglio alzarsi. – Fra qualche tempo tutto il popolo tedesco la penserà come quel piccolo borghese italiano nel cinema di Roma, e, come lui, si alzerà subito in piedi battendo le mani appena Hitler apparirà sullo schermo.
  • Il Cardinale Gasparri, che era obbligato, dalla natura delle sue funzioni di Segretario di Stato del Vaticano, ad avere una certa conoscenza della miseria e della grandezza umane, diceva che «Mussolini certamente è un grand'uomo, se per grandi uomini s'intende degli uomini del genere di Mussolini.»
  • La sua voce è calda, grave, eppur delicata. Una voce che talvolta ha strani, profondi accenti femminili, un che di morbosamente femmineo.
  • Non si può fare il ritratto di Mussolini senza fare il ritratto del popolo italiano. Le sue qualità e i suoi difetti non gli sono propri: sono le qualità e i difetti di tutti gli italiani. Il dir male di Mussolini è legittimo: ma è un dir male del popolo italiano.
  • Quanti guai si sarebbero risparmiati, se Mussolini, invece di parlare dal balcone di Palazzo Venezia, avesse parlato dal terrazzino di Palazzo Vecchio.
  • Stringeva nella mano una rosa color carne. Mussolini ha sempre una rosa stretta con delicatezza nel pugno. [...] Quel gesto all'Oscar Wilde, quel gesto, in un certo senso, byroniano, quel gesto decadente, mi mise a disagio. Egli non sa il valore, il senso di quel suo gesto, di quella sua rosa. Il giorno in cui egli sarà fucilato, io vorrei esser presente per mettergli una rosa nella mano rattrappita. Non per insultarlo, per mancargli di rispetto: no. Non mi piace mancar di rispetto ai morti.
  • Mai Mussolini fu tanto seguito e ammirato come quando scatenò un'altra volta in Etiopia un esercito di 300.000 uomini contro le scalze armate del Negus: per la conquista inutile di uno "scatolone di sassi" che al pari dell'altra conquista, parimenti inutile, dello "scatolone di sabbia" libico segnò l'inizio di un conflitto mondiale.
  • Mussolini aveva perso la guerra delle armi, aveva perso la guerra della propaganda. Gli restava un'estrema carta: anticipare tutti i possibili aspiranti alla sua successione, inforcando per primo (ci perdoni il bisticcio) il cavallo vincente della sconfitta sicura.
  • Mussolini contribuì egregiamente ad accelerare la sconfitta delle sue truppe, tanto che qualche antifascista particolarmente sottile proclamò che Mussolini, a quel punto, lavorava contro Mussolini.
  • Confessando un peccato, per quanto odioso esso sia, si può ricevere l'assoluzione, e quindi andare a commetterne immediatamente un altro. Mussolini ne è un lampante esempio. Prima di fare la pace colla Gerarchia Cattolico-Romana egli era un ateo confesso, ed aveva fatto tutto un po', ma da quando fu entrato in Vaticano ed ebbe fatto alleanza col papato, egli si sentì autorizzato a commettere dei più gravi delitti. Infatti egli condusse una crudele guerra di conquista in Abissinia violando così la legge di Dio, e senza dubbio ricevette dal papa ciò che vien chiamato "l'assoluzione", poiché "quell'augusto personaggio" mandò la sua "benedizione" all'attività guerresca di lui.
  • L'ambizione di Mussolini è quella di diventare un grande signore della guerra e di reggere il mondo intero mediante la forza. L'organizzazione Cattolico-Romana, operando d'accordo con lui, appoggia la sua ambizione. Quando egli intraprese la guerra di conquista contro i poveri negri dell'Abissinia, durante la quale delle migliaia di vite umane furono sacrificate, il papa e l'organizzazione Cattolica lo spalleggiarono, e "benedissero" le sue micidiali armi. Oggi il Dittatore d'Italia cerca di costringere uomini e donne a procreare bestialmente, allo scopo di produrre in gran quantità degli uomini da essere sacrificati nelle guerre future, ed anche in questo egli è spalleggiato dal papa.
  • Si dice che Mussolini non si fida di nessuno, ch'egli non ha alcun vero amico, che non perdona mai un nemico. Temendo di perdere il controllo sul popolo, egli regge in modo inflessibile e con mano implacabile. Egli diffida di tutte le altre nazioni, ed è molto superstizioso. Quando s'impadronì del potere in Italia era un ateo, ma d'allora in poi è divenuto religiosissimo.
  • Mussolini [...] è un meraviglioso opportunista dell'azione.
  • Non dimentichiamo che Mussolini è un Italiano discendente dai Condottieri del Medioevo, e non dimentichiamo, parimenti, le sue origini, la sua formazione socialista, quasi comunista.
  • Non pongo in dubbio l'azione moralizzatrice di Mussolini. Dico che certe affermazioni e certi atteggiamenti nell'ordine morale sono imposti da Mussolini al Fascismo, non sono imposti dal Fascismo a Mussolini. Egli vuole così, e potrebbe volere tutto l'opposto senza contraddirsi.
  • Sfiorando un po' il ridicolo (per uno straniero che non vive la vita dell'Italia d'oggi) giovani appena adolescenti imitano la ferma andatura, l'aggrottar di ciglia, l'espressione dura, lo sguardo altero, l'aria di sfida e di assoluta padronanza di sè con che Mussolini si impone alle masse italiane. A me non stupisce il fatto, essendo certo che le moltitudini hanno tendenza a copiare i tratti salienti dei propri idoli, a volte anche i loro più gravi difetti.
  1. Franz Conrad von Hötzendorf, feldmaresciallo austriaco, capo di Stato Maggiore dell'esercito austroungarico nella prima guerra mondiale.
  2. Citato in Luigi Salvatorelli e Giovanni Mira, Storia d'Italia nel periodo fascista, Giulio Einaudi, Torino, 1964, p. 161.
  3. Citato in Storia del fascismo, diretta da Enzo Biagi, ed. Sadea, Firenze, 6 agosto 1964, fascicolo n. 23; citato in Aldo Capitini, La compresenza dei morti e dei viventi, Il Saggiatore, Milano, 1966, p. 139.
  4. Il "Il Popolo d'Italia", 23 ottobre 1917, ora, in Andrea Benzi, a cura di …Come per andare più avanti ancora – Filippo Corridoni, gli scritti, SEB, Milano, 2001
  5. Si tratta di un aforisma presente in Giulio Andreotti, Governare con la crisi, Rizzoli, 1991, e Indro Montanelli, La mia eredità sono io. Pagine da un secolo, Rizzoli, 2008, desunto dalla pubblicazione di Emil Ludwig, Colloqui con Mussolini, Mondadori, 1932, in cui l'autore, durante la sua intervista con Mussolini, gli chiese: "Ma deve essere ben difficile governare gente così individualista ed anarchica come gli italiani!", a cui Mussolini rispose: "Difficile?" Ma per nulla. È semplicemente inutile!". La frase è stata attribuita anche a Giovanni Giolitti.
  6. Citato in L'incontro di Stra del 1934: quando Mussolini studiò Hitler, lanostrastoria.corriere.it, 6 maggio 2021.
  7. Da Dall'attentato Zaniboni al discorso dell'ascensione (5 novembre 1925-26 maggio 1927), La Fenice, 1957, p. 287.
  8. Citato in Denis Mack Smith, Storia d'Italia dal 1861 al 1997, volume I (Modern Italy. A Political History, 1997), traduzione di Alberto Acquarono, Giovanni Ferrara Degli Uberti e Michele Sampaolo, Laterza, Bari, 1997, p. 469.
  9. Citato in Ennio Di Nolfo, Storia delle relazioni internazionali. Dal 1918 ai giorni nostri, Editori Laterza, Roma, 2008, p. 351. ISBN 978-88-420-8734-2
  10. Tale motto, a firma di Mussolini, fu posto su di una parete nel cantiere degli studi di Cinecittà a Roma, in occasione della posa della prima pietra, il 26 gennaio 1936. In Amedeo Benedetti, Gli archivi delle immagini, Erga, è descritto come «una scritta cubitale in caratteri moderni, seguiti dalla firma in facsimile»; si veda l'immagine della parete e l'immagine della posa della pietra, nella quale, sullo sfondo, si può intravedere parte della scritta e della firma.
  11. Motto ideato nel 1927 in occasione dell'inaugurazione della Libreria del Littorio a Roma (Giuseppe Fumagalli, Chi l'ha detto? Hoepli); attribuita anche a Leo Longanesi.
  12. Citato in Il Duce a Hitler, La Stampa, 14 marzo 1938.
  13. Da Il Trentino visto da un socialista, con uno scritto di Franco Cardini, La Finestra , Trento, 2003, pp. 101-102. ISBN 88-88097-29-05
  14. Erroneamente, si indica spesso come fonte di questa citazione un falso testamento di Mussolini, a volte definito "politico", diffuso in rete e composto da brani riportati in un ordine totalmente arbitrario e con omissioni non segnalate; si noti, a titolo di esempio, come l'incipit di tale falso testamento si ritrovi a pagina 182 del 32esimo volume dell'Opera omnia, mentre la sua conclusione sia a pagina 181.
  15. Dal discorso di Bari, 6 settembre 1934. (Link Youtube)
  16. Dal discorso alla Camera, 13 maggio 1929, citato in Corrado Marvasi, I disaccordi nei rapporti personali fra coniugi nel diritto vivente, Maggioli editore, 2011.
  17. All'inizio della prima guerra mondiale; citato in Luciano Canfora, 1914, Sellerio editore, 2006, p. 139.
  18. Citato in Bruno Quaranta, Piero Gobetti. Un intellettuale di penna e spada, Repubblica.it, 18 giugno 2021.
  19. Tale voce fu presumibilmente scritta con la collaborazione di Giovanni Gentile
  20. Citato in Federico Lordi, A chi conviene seppellire la storia?, L'intellettuale dissidente,11 maggio 2019.
  21. Citato in Paolo Alatri, Le origini del fascismo, Editori Riuniti, 1956, p. 349
  22. Da Il Trentino visto da un socialista, con uno scritto di Franco Cardini, La Finestra , Trento, 2003, p. 101. ISBN 88-88097-29-05
  23. Citato in Roberto Gervaso, Il dito nell'occhio. Interviste coi contemporanei, Rusconi, Milano, 1977, p. 25.
  24. a b c d e f g h i j k Citato in Emil Ludwig, Colloqui con Mussolini, traduzione di Tomaso Gnoli, Mondadori, 2000.
  25. a b c Citato in Enzo Biagi, Amori, Rizzoli, Milano, 1988, p. 139. ISBN 88-17-85139-6
  26. Questa prima frase non è originale, vedi Prospero Padoa, Intorno ai governi rappresentativi, 1859: "Bisogna durare ne' virili propositi, bisogna volere e fortemente volere, ed essere parati sempre e spiare e cogliere tutte le opportunità". Confronta anche Vittorio Alfieri: "Volli, e volli sempre, e fortissimamente volli".
  27. https://www.repubblica.it/cultura/2022/01/09/news/ezio_mauro_racconta_le_cronache_della_marcia_su_roma_gennaio_1922-333201810/
  28. Pronunciato al teatro del popolo di Milano, la sera del 24 novembre 1914, durante l'assemblea della sezione socialista milanese che decreta l'espulsione di Benito Mussolini dal partito socialista ufficiale.
  29. Citato in Giovanni Sabbatucci e Vittorio Vidotto, Il mondo contemporaneo. Dal 1848 a oggi, Laterza, Roma, 2008, p. 332. ISBN 978-88-420-8741-0
  30. Riportato su [https://www.archivioluce.com/2019/09/18/il-discorso-di-trieste/ Archivio Luce.
  31. Come nota Massimo Cardillo in Il duce in moviola: politica e divismo nei cinegiornali e documentari, Edizioni Dedalo, questa prima frase non è rintracciabile nelle registrazioni audio del discorso, mentre appare nelle trascrizioni successive.
  32. Dalla lettera di risposta a quella del 16 maggio 1940 di Winston Churchill, con la quale lo statista inglese, appena divenuto capo del governo in sostituzione di Neville Chamberlain, invitava Mussolini a non schierarsi in guerra a fianco della Germania. Citato in Richard Lamb, Mussolini e gli inglesi, Corbaccio, p. 409.
  33. Citato in Roberto Gervaso, Ve li racconto io, Milano, Mondadori, 2006, p. 235. ISBN 88-04-54931-9
  34. Riferito da Dino Provenzal, Fascismo e dannunzianesimo, in "L'Italia che scrive", 29 novembre 1945, p. 8.
  35. Cfr. Antonello Capurso, Le frasi celebri nella storia d'Italia, Edizioni Mondadori, 2012, p. 258. ISBN 885203126X
  36. Luca Villoresi, Barbarigo teschi e memorie, la Repubblica, 3 giugno 1994.
  37. Citato in Franco Bandini, Vita e morte segreta di Mussolini, A. Mondadori, 1978, p. 314.
  38. Citato in Aldo Lampredi, Documento inedito sulla fine del Duce, "L' Unità", 1972.
  39. 30 aprile 1945; citato in AA.VV., Il libro della Seconda guerra mondiale, traduzione di Sandro Matteoni, Gribaudo, 2022, p. 297. ISBN 9788858041406
  40. Così nel testo.

Bibliografia

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  • Benito Mussolini, La mia vita, traduzione di Monica Mazzanti, Rizzoli, Milano 1983.
  • Benito Mussolini, Scritti e discorsi di Benito Mussolini, Hoepli, Milano 1934.
  • Benito Mussolini, Opera omnia, a cura di Edoardo e Duilio Susmel, La Fenice, Firenze 1951.
  • Richard Lamb, Mussolini e gli inglesi, Ed. Corbaccio, Milano, 1998, ISBN 88-7972-286-7

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