Papa Benedetto XVI

265º vescovo di Roma e papa della Chiesa cattolica dal 2005 al 2013 (1927-2022)
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Benedetto XVI, al secolo Joseph Alois Ratzinger (1927 – 2022), papa della Chiesa Cattolica dal 19 aprile 2005 al 28 febbraio 2013, quindi papa emerito per rinuncia al ministero petrino.

Benedetto XVI nel 2006

Citazioni di papa Benedetto XVI

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  • Al di sopra del Papa, come espressione della pretesa vincolante dell'autorità ecclesiastica, resta comunque la coscienza di ciascuno, che deve essere obbedita prima di ogni altra cosa, se necessario anche contro le richieste dell'autorità ecclesiastica (Commentary on the documents of Vatican II, 1969)
  • Bisogna assolutamente suscitare di nuovo la gioia di possedere intatta nella sua realtà la società di fede che proviene da Gesù Cristo. È necessario riscoprire la via di luce che è la storia dei santi, la storia di questa realtà magnifica in cui si è espressa vittoriosamente lungo i secoli la gioia del Vangelo. Se qualcuno, quando si evoca il Medioevo, non trova altro nella sua memoria che il ricordo dell'Inquisizione, bisogna chiedergli dove ha gli occhi: è possibile che tali cattedrali, tali immagini dell'eterno, piene di luce e di una dignità tranquilla, avessero potuto sorgere se la fede fosse stata solo tortura per gli uomini? (citato in Radici Cristiane, n. 5, anno I, p. 34)
  • Che l'esempio della sua [di Pierre Goursat] vita di fede e quello del suo impegno missionario vi spronino e siano per voi un appello costante a camminare verso la santità! (in Zenit, 3 febbraio 2011)
  • Chi non avverte, oggi, il bisogno di dare più spazio alle «ragioni del cuore»? In un mondo come l'attuale dominato dalla tecnica, si sente bisogno di questa complementarietà della donna, affinché l'essere umano vi possa vivere senza disumanizzarsi del tutto. (dal discorso del 22 marzo 2009)
  • Un Gesù che sia d'accordo con tutto e con tutti, un Gesù senza la sua santa ira, senza la durezza della verità e del vero amore, non è il vero Gesù come lo mostra la Scrittura, ma una sua miserabile caricatura. Una concezione del Vangelo dove non esista più la serietà dell'ira di Dio, non ha niente a che fare con il Vangelo biblico.[1]
  • Con lo sguardo dell'artista, Michelangelo vedeva già nella pietra che gli stava davanti l'immagine-guida che nascostamente attendeva di venir liberata e messa in luce. Il compito dell'artista – secondo lui – era solo quello di toglier via ciò che ancora ricopriva l'immagine. Michelangelo concepiva l'autentica azione artistica come un riportare alla luce, un rimettere in libertà, non come un fare. La stessa idea applicata però all'ambito antropologico, si trovava già in san Bonaventura, il quale spiega il cammino attraverso cui l'uomo diviene autenticamente se stesso, prendendo lo spunto dal paragone con l'intagliatore di immagini, cioè con lo scultore. Lo scultore non fa qualcosa, dice il grande teologo francescano. La sua opera è invece una ablatio: essa consiste nell'eliminare, nel togliere via ciò che è inautentico. In questa maniera, attraverso la ablatio, emerge la nobilis forma, cioè la figura preziosa. Così anche l'uomo, affinché risplenda in lui l'immagine di Dio, deve soprattutto e prima di tutto accogliere quella purificazione, attraverso la quale lo scultore, cioè Dio, lo libera da tutte quelle scorie che oscurano l'aspetto autentico del suo essere, facendolo apparire solo come un blocco di pietra grossolano, mentre invece inabita in lui la forma divina. (citata in Paolo Gulisano, Tolkien. Il mito e la grazia, Ancora, Milano 2007, p. 134)
  • Cristo non condanna nessuno alla perdizione, egli è pura salvezza, e chi sta presso di lui, sta entro lo spazio della liberazione e della salvezza. Il male non viene inflitto da lui, ma esiste là dove l'uomo è rimasto lontano da lui, nasce dallo starsene chiusi nel proprio io. (citato in von Balthasar, Sperare per tutti, Jaca Book, Milano 1997, p. 65)
  • [...] desidero porgere le mie più sentite condoglianze con l'assicurazione della mia sincera partecipazione al grave lutto che colpisce anche l'intera Nazione italiana (.) Nel ricordare con vivo affetto e con speciale gratitudine questo illustre uomo cattolico di Stato integerrimo magistrato e fedelissimo servitore delle istituzioni che nelle pubbliche responsabilità ricoperte sempre si adoperò per la promozione del bene comune e dei perenni valori etico-religiosi cristiani propri della tradizione storica e civile dell'Italia elevo fervide preghiere di suffragio [...].[2]
  • Donando a noi Cristo Gesù, rendendolo vivo e presente in mezzo a noi, rigenerandolo continuamente nella fede e nella preghiera degli uomini, la Chiesa dà all'umanità una luce, un sostegno ed un conforto tali, che senza di essi il mondo non sarebbe più concepibile. Chi desidera la presenza di Cristo in mezzo all'umanità, la può trovare soltanto nella chiesa, mai contro di essa. [3]
  • È un bene che Lei faccia chiarezza sulle questioni di Harry Potter, giacché queste sono seduzioni sottili, che hanno un effetto impercettibile ed appunto per questo profondo, e logorano il Cristianesimo nell'anima prima che questo possa formarsi perfettamente.
Es ist gut, daß Sie in Sachen Harry Potter aufklären, denn dies sind subtile Verführungen, die unmerklich und gerade dadurch tief wirken und das Christentum in der Seele zersetzen, ehe es überhaupt recht wachsen konnte. (da una lettera inviata dall'allora cardinale a Gabriele Kuby, 7 marzo 2003)[4]
  • È venuto Gesù per dirci che ci vuole tutti in Paradiso e che l'inferno, del quale poco si parla in questo nostro tempo, esiste ed è eterno per quanti chiudono il cuore al suo amore. (Visita pastorale alla parrocchia romana di santa Felicita e figli martiri 25 marzo 2007)
  • Esiste uno stile cristiano di presenza anche nel mondo digitale: esso si concretizza in una forma di comunicazione onesta ed aperta, responsabile e rispettosa dell'altro. (dal messaggio del 5 giugno 2011)
  • Fare guerra a Dio per estirparlo dal cuore degli uomini porta l'umanità, impaurita e impoverita, verso scelte che non hanno futuro. (dal messaggio per la Giornata Mondiale della Pace, 1 gennaio 2006)
  • Fate sì che l'amore unificante sia la vostra misura; l'amore durevole sia la vostra sfida; l'amore che si dona la vostra missione! (dalla veglia con i giovani, 19 luglio 2008)
  • Gli angeli sono, per così dire, i pensieri di Dio rivolti a noi, che, in quanto pensieri divini, non sono solo idee, ma realtà, persone. L'angelo incarna e concretizza la sollecitudine di Dio per ogni uomo. Il mio angelo custode non è nient'altro che espressione del fatto ch'io sono conosciuto, amato e seguito in maniera del tutto personale da Dio, è il pensiero d'amore che Dio nutre per me, che mi circonda e mi guida in ogni istante. (da Famiglia Cristiana, anni 1970; citato in Renata Maderna, Quando Ratzinger scriveva per il nostro giornale, Famiglia Cristiana, n. 18, 1° maggio 2005)
  • Hans Urs von Balthasar è impensabile senza Adrienne von Speyr. Credo che si possa dimostrare come in tutte le figure dei grandi teologi sia possibile una nuova evoluzione teologica solo nel rapporto tra teologia e profezia. Finché si procede solo in modo razionale, non accadrà mai nulla di nuovo. Si riuscirà forse a sistemare meglio le verità conosciute, a rilevare aspetti più sottili, ma i nuovi veri progressi che portano a nuove grandi teologie non provengono dal lavoro razionale della teologia, bensì da una spinta carismatica e profetica. Ed è in questo senso, ritengo, che la profezia e la teologia vanno sempre di pari passo. La teologia, in senso stretto, non è profetica, ma può diventare realmente teologia viva quando viene nutrita e illuminata da un impulso profetico.[5]
  • Mi sembra che von Balthasar abbia messo in evidenza come dietro ogni grande teologo vi sia sempre, prima di tutto, un profeta. Agostino è impensabile senza l’incontro col monachesimo, specialmente con sant’Antonio. La medesima cosa vale per Attanasio. Tommaso d’Aquino non sarebbe concepibile senza Domenico, senza il carisma dell’evangelizzazione che gli era proprio. Si potrebbe dire la medesima cosa di Bonaventura e Francesco d’Assisi; la medesima cosa si produsse in Hans Urs von Balthasar, che è impensabile senza Adrienne von Speyr.[6]
  • I trapianti di tessuti e di organi rappresentano una grande conquista della scienza medica e sono certamente un segno di speranza per tante persone che versano in gravi e a volte estreme situazioni cliniche.[7]
  • Il coraggio di aprirsi all'ampiezza della ragione, non il rifiuto della sua grandezza – è questo il programma con cui una teologia impegnata nella riflessione sulla fede biblica, entra nella disputa del tempo presente. "Non agire secondo ragione, non agire con il logos, è contrario alla natura di Dio", ha detto Manuele II, partendo dalla sua immagine cristiana di Dio, all'interlocutore persiano. È a questo grande logos, a questa vastità della ragione, che invitiamo nel dialogo delle culture i nostri interlocutori. Ritrovarla noi stessi sempre di nuovo, è il grande compito dell'università.[8]
  • Il consenso informato è condizione previa di libertà, perché il trapianto abbia la caratteristica di un dono e non sia interpretato come un atto coercitivo o di sfruttamento. [...] È utile ricordare che i singoli organi vitali non possono essere prelevati che ex cadavere, il quale peraltro possiede pure una sua dignità che va rispettata.[7]
  • Il Papa ha una responsabilità unica che gli è stata data dal Signore e che solo il Signore può ritirare. (da un'intervista di Bruno Vespa prima di essere eletto Papa, visibile su YouTube)
  • In altre regioni vi sono forme più silenziose e sofisticate di pregiudizio e di opposizione verso i credenti e i simboli religiosi. I cristiani sono attualmente il gruppo religioso che soffre il maggior numero di persecuzioni a motivo della propria fede. (dal Messaggio per la XLIV Giornata Mondiale della Pace, 1° gennaio 2011)
  • In questi incontri divenne perfettamente chiaro che Europa solo in maniera del tutto secondaria è un concetto geografico: l'Europa non è un continente nettamente afferrabile in termini geografici, ma è invece un concetto culturale e storico. (dalla lectio magistralis tenuta nella Biblioteca del Senato, 13 maggio 2004; citato in zenit.org)
  • Inoltre c'è il pericolo che una legislazione che trasformi l'omosessualità in una fonte di diritto possa di fatto incoraggiare le persone con tendenze omosessuali a dichiarare la loro omosessualità o addirittura a cercare dei partners allo scopo di sfruttare le disposizioni della legge. (da Lettera sulla cura pastorale delle persone omosessuali)
  • L'ambiente digitale non è un mondo parallelo o puramente virtuale, ma è parte della realtà quotidiana di molte persone, specialmente dei più giovani. (dal Messaggio per la XLVII Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali, Libreria Editrice Vaticana, 12 maggio 2013)
  • L'atto d'amore che viene espresso con il dono dei propri organi vitali permane come una genuina testimonianza di carità che sa guardare al di là della morte perché vinca sempre la vita. Del valore di questo gesto dovrebbe essere ben cosciente il ricevente; egli è destinatario di un dono che va oltre il beneficio terapeutico. Ciò che riceve, infatti, prima ancora di un organo è una testimonianza di amore che deve suscitare una risposta altrettanto generosa, così da incrementare la cultura del dono e della gratuità.[7]
  • La Chiesa, nel proporre valutazioni morali per la ricerca biomedica sulla vita umana attinge infatti alla luce sia della ragione che della fede, in quanto è sua convinzione che ciò che è umano non solamente è accolto e rispettato dalla fede, ma da essa è anche purificato, innalzato e perfezionato. (citato in la Repubblica, 15 gennaio 2010)
  • La Chiesa sta divenendo per molti l'ostacolo principale alla fede. Non riescono più a vedere in essa altro che l'ambizione umana del potere, il piccolo teatro di uomini che, con la loro pretesa di amministrare il cristianesimo ufficiale, sembrano per lo più ostacolare il vero spirito del cristianesimo. (anni settanta; citato in Curzio Maltese, I conti della Chiesa: ecco quanto ci costa, la Repubblica, 28 settembre 2007)
  • La mistica non crea distanza dall'altro, non crea una vita astratta, ma piuttosto avvicina all'altro, perché si inizia a vedere e ad agire con gli occhi, con il cuore di Dio. (dall' udienza generale del 12 gennaio 2011)
  • La preghiera non è una cosa marginale: è proprio "professione" del sacerdote pregare, anche come rappresentante della gente che non sa pregare o non trova il tempo di pregare. (dall'incontro del 10 giugno 2010)
  • La reincarnazione ha un senso nell'induismo, è un cammino di purificazione. Fuori da tale contesto, la reincarnazione è moralmente crudele, perché questo eterno ritorno alla vita terrestre somiglia a un ciclo infernale.[9]
  • La vocazione non è frutto di un progetto umano o di un'abile strategia organizzativa. Nella sua realtà più profonda, è un dono di Dio, un'iniziativa misteriosa e ineffabile del Signore, che entra nella vita di una persona seducendola con la bellezza del suo amore, e suscitando di conseguenza un donarsi totale e definitivo a questo amore divino. (dal messaggio del 21 gennaio 2011)
  • Le donne sono capaci di parlare di Dio e dei misteri della fede con la loro peculiare intelligenza e sensibilità. (dall'udienza dell'8 settembre 2010)
  • [Sugli omosessuali] Le suddette persone si trovano, infatti, in una situazione che ostacola gravemente un corretto relazionarsi fra uomini e donne. (da Istruzioni circa i criteri di discernimento vocazionale riguardo alle persone omosessuali)
  • [Sul conclave] lo Spirito Santo non prende esattamente il controllo della questione, ma piuttosto da quel buon educatore che è, ci lascia molto spazio, molta libertà, senza pienamente abbandonarci. Così che il ruolo dello Spirito dovrebbe essere inteso in un senso molto più elastico, non che egli detti il candidato per il quale uno debba votare. Probabilmente l'unica sicurezza che egli offre è che la cosa non possa essere totalmente rovinata. Ci sono troppi esempi di Papi che evidentemente lo Spirito Santo non avrebbe scelto.[10]
  • Mentre la Chiesa esorta le autorità civili a perseguire la pace, non la guerra, e ad esercitare discrezione e misericordia nell'applicare una pena a criminali, può tuttavia essere consentito prendere le armi per respingere un aggressore, o fare ricorso alla pena capitale. Ci può essere una legittima diversità di opinione anche tra i cattolici sul fare la guerra e sull'applicare la pena di morte, non però in alcun modo riguardo all'aborto e all'eutanasia. (da una lettera inviata al cardinale Theodore McCarrick e al vescovo Bishop Wilton Gregory [11])
  • Nell'ambito morale, la vostra federazione è invitata ad affrontare la questione dell'obiezione di coscienza, che è un diritto che deve essere riconosciuto alla vostra professione, permettendovi di non collaborare, direttamente o indirettamente, alla fornitura di prodotti aventi come fine scelte chiaramente immorali, come ad esempio l'aborto e l'eutanasia. (da Discorso ai partecipanti al 25° Congresso internazionale dei farmacisti cattolici del 2007)
  • Occorre precisare che la particolare inclinazione della persona omosessuale, benché non sia in sé peccato, costituisce tuttavia una tendenza, più o meno forte, verso un comportamento intrinsecamente cattivo dal punto di vista morale. (da Lettera sulla cura pastorale delle persone omosessuali)
  • Penso che nessuno di noi sarebbe diventato sacerdote se non avesse conosciuto sacerdoti convincenti nei quali ardeva il fuoco dell'amore di Cristo. (dall'incontro del 10 giugno 2010)
  • Perfino riguardo al problema dell'omosessualità sono in atto tentativi di giustificazione: è accaduto addirittura che dei vescovi – per insufficiente informazione o per un senso di colpa dei cattolici verso "una minoranza oppressa" – abbiano messo a disposizione dei gays delle chiese per le loro manifestazioni. (da Rapporto sulla Fede, c.6)
  • [Qualora si tentasse] una teologizzazione della politica, allora ci sarebbe una ideologizzazione della fede [...] e la politica non si desume dalla fede ma dalla ragione. In questo senso lo stato dev'essere uno stato laico, profano nel senso positivo. (citato in Enzo Bianchi, La differenza cristiana, Einaudi, 2006, I, 3)
  • Quest'anno, nel consueto Messaggio quaresimale, desidero soffermarmi a riflettere sulla pratica dell'elemosina, che rappresenta un modo concreto di venire in aiuto a chi è nel bisogno e, al tempo stesso, un esercizio ascetico per liberarsi dall'attaccamento ai beni terreni. Quanto sia forte la suggestione delle ricchezze materiali, e quanto netta debba essere la nostra decisione di non idolatrarle, lo afferma Gesù in maniera perentoria: "Non potete servire a Dio e al denaro" (Lc 16,13). L'elemosina ci aiuta a vincere questa costante tentazione, educandoci a venire incontro alle necessità del prossimo e a condividere con gli altri quanto per bontà divina possediamo. (dal Messaggio per la Quaresima 2008)
  • Questo autore [Guglielmo di Saint-Thierry], che potremmo definire il "Cantore dell'amore, della carità", ci insegna ad operare nella nostra vita la scelta di fondo, che dà senso e valore a tutte le altre scelte: amare Dio e, per amore suo, amare il nostro prossimo; solo così potremo incontrare la vera gioia, anticipo della beatitudine eterna. (dalla udienza generale del 2 dicembre 2009)
  • Ritengo che la sua [di Hans Urs von Balthasar] riflessione teologica mantenga intatta fino ad oggi una profonda attualità e provochi ancora molti ad addentrarsi sempre più nella profondità del mistero della fede, tenuti per mano da una guida così autorevole. (dalla lettera inviata in occasione del convegno "Solo l'amore è credibile" del 6 al 7 ottobre 2005).
  • Sarebbe dunque una ben povera educazione quella che si limitasse a dare delle nozioni e delle informazioni, ma lasciasse da parte la grande domanda riguardo alla verità, soprattutto a quella verità che può essere di guida nella vita. (dalla lettera alla diocesi di Roma sull'educazione).
  • Se i fedeli vedono che è pieno della gioia del Signore, capiscono anche che non può far tutto, accettano i limiti, e aiutano il parroco. (dall'incontro del 10 giugno 2010)
  • Se il buddhismo seduce è perché sembra una promessa di toccare l'infinito, la felicità, senza avere obbligazioni religiose concrete. Una spiritualità erotica, in qualche modo.[9]
  • Se in certe teologie ed ecclesiologie di oggi Maria non trova più posto, la ragione è semplice e drammatica: hanno ridotto la fede a un'astrazione. E un'astrazione non sa che farsene di una madre. (citato in Vittorio Messori, Ipotesi su Maria, Edizioni Ares, Milano 2005)
  • [...] sono tratti costitutivi della fede la disponibilità a soffrire ma anche il coraggio di lottare. Ciò non manca certo a quegli uomini che dicono: la fede dovrebbe essere protesta e resistenza contro il potere di questo mondo. Ma quando si va a vedere più da vicino ci si rende conto che in realtà tali gruppi vogliono per lo più avere un altoparlante per le loro grida e per i loro slogan di partito. Accade tutt'altra cosa, invece, quando la Chiesa si oppone ai veri poteri e peccati di quest'epoca, quando essa denuncia la distruzione del matrimonio, la distruzione della famiglia, l'uccisione dei bambini non ancora nati, le deformazioni della fede: allora le si contrappone subito un Gesù che sarebbe stato solo misericordioso, sarebbe stato sempre comprensivo e non avrebbe mai fatto male a nessuno. E viene formulata la massima: non si può essere cristiani a spese dell'essere uomini; e per essere uomini si intende poi ciò che pare e piace a ciascuno. Esser cristiani è un optional gradito, ma non deve costare nulla... Cristo è salito sulla croce: un Gesù disponibile a tollerare tutto non sarebbe stato crocifisso. (da Collaboratori della verità, San Paolo, 1994[12])
  • Storicamente e culturalmente la Turchia ha poco da spartire con l'Europa: perciò sarebbe un errore grande inglobarla nell'Unione Europea. Meglio sarebbe se la Turchia facesse da ponte tra Europa e mondo arabo oppure formasse un suo continente culturale insieme con esso. L'Europa non è un concetto geografico, ma culturale, formatosi in un percorso storico anche conflittuale imperniato sulla fede cristiana, ed è un fatto che l'impero ottomano è sempre stato in contrapposizione con l'Europa. Anche se Kemal Ataturk negli anni Venti ha costruito una Turchia laica, essa resta il nucleo dell'antico impero ottomano, ha un fondamento islamico e quindi è molto diversa dall'Europa che pure è un insieme di stati laici ma con fondamento cristiano, anche se oggi sembrano ingiustificatamente negarlo. Perciò l'ingresso della Turchia nell'UE sarebbe antistorico. (18 settembre 2004)[13]
  • [Parlando di Francesco di Sales] Vissuto a cavallo tra due secoli, il Cinquecento e il Seicento, raccolse in sé il meglio degli insegnamenti e delle conquiste culturali del secolo che finiva, riconciliando l'eredità dell'umanesimo con la spinta verso l'assoluto propria delle correnti mistiche. (dall'udienza del 2 marzo 2011)
  • [Accogliendo il primo ministro Berlusconi in Vaticano] Signor Presidente, buon giorno. Saluto un vecchio amico, giovane ma vecchio. (citato in Berlusconi incontra il Papa: "Forte sintonia di vedute", repubblica.it, 7 giungno 2008)
  • L'AIDS è una tragedia che non si può superare solo con i soldi, non si può superare con la distribuzione di preservativi, che anzi aumentano i problemi. (citato in Viaggio in Africa del Papa: non mi sento solo "E l'AIDS non si vince con i preservativi", repubblica.it, 17 marzo 2009)
  • Io non sono un uomo a cui vengano in mente continuamente delle barzellette. Ma saper vedere anche l'aspetto divertente della vita e la sua dimensione gioiosa e non prendere tutto così tragicamente, questo lo considero molto importante, e direi che è anche necessario per il mio ministero. (Rispondendo alla domanda di un giornalista tedesco della Deutsche Welle sul ruolo dell'humour nella vita di un Papa; dall'intervista in preparazione al viaggio apostolico a München, Altötting e Regensburg, Castel Gandolfo, 5 agosto 2006)
  • Perché anche il papa non può fare quello che vuole. Non è un monarca assoluto, come un tempo lo furono alcuni re. È tutto il contrario, Egli è il garante dell'ubbidienza. Egli è il garante che noi non siamo dell'opinione sua o di chicchessia, ma che professiamo la fede di sempre che egli, "opportune importune", difende contro le opinioni del momento.[14]
  • [Ultime parole] Signore, ti amo.[15]

Angelus / Regina Coeli

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  • Nel divino Neonato, che deporremo nel presepe, si rende manifesta la nostra salvezza. Nel Dio che si fa uomo per noi, ci sentiamo tutti amati ed accolti, scopriamo di essere preziosi e unici agli occhi del Creatore. Il Natale di Cristo ci aiuta a prendere coscienza di quanto valga la vita umana, la vita di ogni essere umano, dal suo primo istante al suo naturale tramonto. A chi apre il cuore a questo "bambino avvolto in fasce" e giacente "in una mangiatoia" (cfr Lc 2,12), egli offre la possibilità di guardare con occhi nuovi le realtà di ogni giorno. Potrà assaporare la potenza del fascino interiore dell'amore di Dio, che riesce a trasformare in gioia anche il dolore. (24 dicembre 2006)
  • Riflettendo su questi testi biblici [il Vangelo proposto dalla liturgia in quella domenica, Mt 21, 28-32], ho pensato subito a Papa Giovanni Paolo I, di cui proprio oggi ricorre il trentesimo anniversario della morte. Egli scelse come motto episcopale lo stesso di san Carlo Borromeo: Humilitas. Una sola parola che sintetizza l'essenziale della vita cristiana e indica l'indispensabile virtù di chi, nella Chiesa, è chiamato al servizio dell'autorità. In una delle quattro Udienze generali tenute durante il suo brevissimo pontificato disse tra l'altro, con quel tono familiare che lo contraddistingueva: "Mi limito a raccomandare una virtù, tanto cara al Signore: ha detto: imparate da me che sono mite e umile di cuore... Anche se avete fatto delle grandi cose, dite: siamo servi inutili". E osservò: "Invece la tendenza, in noi tutti, è piuttosto al contrario: mettersi in mostra" (Insegnamenti di Giovanni Paolo I, p. 51-52). L'umiltà può essere considerata il suo testamento spirituale.
    Grazie proprio a questa sua virtù, bastarono 33 giorni perché Papa Luciani entrasse nel cuore della gente. Nei discorsi usava esempi tratti da fatti di vita concreta, dai suoi ricordi di famiglia e dalla saggezza popolare. La sua semplicità era veicolo di un insegnamento solido e ricco, che, grazie al dono di una memoria eccezionale e di una vasta cultura, egli impreziosiva con numerose citazioni di scrittori ecclesiastici e profani. È stato così un impareggiabile catechista, sulle orme di san Pio X, suo conterraneo e predecessore prima sulla cattedra di san Marco e poi su quella di san Pietro. "Dobbiamo sentirci piccoli davanti a Dio", disse in quella medesima Udienza. E aggiunse: "Non mi vergogno di sentirmi come un bambino davanti alla mamma: si crede alla mamma, io credo al Signore, a quello che Egli mi ha rivelato" (ivi, p. 49). Queste parole mostrano tutto lo spessore della sua fede. Mentre ringraziamo Dio per averlo donato alla Chiesa e al mondo, facciamo tesoro del suo esempio, impegnandoci a coltivare la sua stessa umiltà, che lo rese capace di parlare a tutti, specialmente ai piccoli e ai cosiddetti lontani. Invochiamo per questo Maria Santissima, umile Serva del Signore. (28 settembre 2008)
  • Chi avendo ricevuto il Battesimo, la Comunione, la Cresima seppellisce poi tali doni sotto una coltre di pregiudizi, sotto una falsa immagine di Dio che paralizza la fede e le opere, così da tradire le attese del Signore [non porta frutto]. (16 novembre 2008)
  • In effetti, gli esseri umani vivono la procreazione non come mero atto riproduttivo, ma ne percepiscono la ricchezza, intuiscono che ogni creatura umana che si affaccia sulla terra è il "segno" per eccellenza del Creatore e Padre che è nei cieli. (26 dicembre 2010)
  • Nel caso di Paolo, alcuni preferiscono non usare il termine conversione, perché – dicono - egli era già credente, anzi ebreo fervente, e perciò non passò dalla non-fede alla fede, dagli idoli a Dio, né dovette abbandonare la fede ebraica per aderire a Cristo. In realtà, l'esperienza dell'Apostolo può essere modello di ogni autentica conversione cristiana. (25 gennaio 2009)
  • Se invece ciascuno pensa solo ai propri interessi, il mondo non può che andare in rovina. (23 novembre 2008)
  • La prova più forte che siamo fatti ad immagine della Trinità è questa: solo l'amore ci rende felici, perché viviamo in relazione per amare e viviamo per essere amati. ([1] 7 giugno 2009)

Messaggi

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  • Il progresso tecnico ci ha offerto possibilità inedite di interazione tra uomini e tra popolazioni, ma la globalizzazione di queste relazioni sarà positiva e farà crescere il mondo in umanità solo se sarà fondata non sul materialismo ma sull'amore, l'unica realtà capace di colmare il cuore di ciascuno e di unire le persone. (Messaggio per la XXVIII GMG)
  • La Chiesa non agisce per estendere il suo potere o affermare il suo dominio, ma per portare a tutti Cristo, salvezza del mondo. (Messaggio Missionario Mondiale 2009)
  • La verità che è Cristo, in ultima analisi, è la risposta piena e autentica a quel desiderio umano di relazione, di comunione e di senso che emerge anche nella partecipazione massiccia ai vari social network.[16]
  • La fede è un dono che ci è dato perché sia condiviso; è un talento ricevuto perché porti frutto; è una luce che non deve rimanere nascosta, ma illuminare tutta la casa. E' il dono più importante che ci è stato fatto nella nostra esistenza e che non possiamo tenere per noi stessi. (Messaggio per la Giornata Missionaria Mondiale 2012)

Messaggio per la XXI GMG

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  • E' urgente che sorga una nuova generazione di apostoli radicati nella parola di Cristo, capaci di rispondere alle sfide del nostro tempo e pronti a diffondere dappertutto il Vangelo.
  • Gli Apostoli hanno accolto la parola di salvezza e l'hanno tramandata ai loro successori come un gioiello prezioso custodito nel sicuro scrigno della Chiesa: senza la Chiesa questa perla rischia di perdersi o di frantumarsi.
  • La presenza amorevole di Dio, attraverso la sua parola, è lampada che dissipa le tenebre della paura e rischiara il cammino anche nei momenti più difficili.

[Benedetto XVI, Messaggio per la XXI GMG, 2006]

Messaggio per la XXII GMG

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  • Cari giovani, vorrei invitarvi a "osare l'amore", a non desiderare cioè niente di meno per la vostra vita che un amore forte e bello, capace di rendere l'esistenza intera una gioiosa realizzazione del dono di voi stessi a Dio e ai fratelli, ad imitazione di Colui che mediante l'amore ha vinto per sempre l'odio e la morte (cfr Ap 5,13). L'amore è la sola forza in grado di cambiare il cuore dell'uomo e l'umanità intera, rendendo proficue le relazioni tra uomini e donne, tra ricchi e poveri, tra culture e civiltà. Questo testimonia la vita dei Santi che, veri amici di Dio, sono il canale e il riflesso di questo amore originario. Impegnatevi a conoscerli meglio, affidatevi alla loro intercessione, cercate di vivere come loro.
  • Cristo è l'Agnello di Dio, che prende su di sé il peccato del mondo e sradica l'odio dal cuore dell'uomo. Ecco la sua veritiera "rivoluzione": l'amore.
  • Il matrimonio cristiano è una vera e propria vocazione nella Chiesa.
  • In Cristo, vero Dio e vero Uomo, abbiamo conosciuto l'amore in tutta la sua portata.
  • In Dio, uno e trino, vi è un eterno scambio d'amore tra le persone del Padre e del Figlio, e questo amore non è un'energia o un sentimento, ma una persona, è lo Spirito Santo.
  • La manifestazione dell'amore divino è totale e perfetta nella Croce.

[Benedetto XVI, Messaggio per la XXII GMG, 1 aprile 2007]

Messaggio per la XXVII GMG

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  • Con Lui e in Lui, la sofferenza è trasformata in amore. E là si trova la gioia.
  • Dio non ha solo parlato, non ha solo compiuto segni prodigiosi nella storia dell'umanità, Dio si è fatto così vicino da farsi uno di noi e percorrere le tappe dell'intera vita dell'uomo.
  • Le gioie autentiche, quelle piccole del quotidiano o quelle grandi della vita, trovano tutte origine in Dio, anche se non appare a prima vista, perché Dio è comunione di amore eterno, è gioia infinita che non rimane chiusa in se stessa, ma si espande in quelli che Egli ama e che lo amano. Dio ci ha creati a sua immagine per amore e per riversare su noi questo suo amore, per colmarci della sua presenza e della sua grazia. Dio vuole renderci partecipi della sua gioia, divina ed eterna, facendoci scoprire che il valore e il senso profondo della nostra vita sta nell'essere accettato, accolto e amato da Lui, e non con un'accoglienza fragile come può essere quella umana, ma con un'accoglienza incondizionata come è quella divina: io sono voluto, ho un posto nel mondo e nella storia, sono amato personalmente da Dio. E se Dio mi accetta, mi ama e io ne divento sicuro, so in modo chiaro e certo che è bene che io ci sia, che esista.
  • L'amore infinito di Dio per ciascuno di noi si manifesta in modo pieno in Gesù Cristo. In Lui si trova la gioia che cerchiamo.
  • L'amore produce gioia, e la gioia è una forma d'amore.
  • L'esperienza insegna che l'avere non coincide con la gioia: vi sono tante persone che, pur avendo beni materiali in abbondanza, sono spesso afflitte dalla disperazione, dalla tristezza e sentono un vuoto nella vita. Per rimanere nella gioia, siamo chiamati a vivere nell'amore e nella verità, a vivere in Dio.
  • La Chiesa ha la vocazione di portare al mondo la gioia, una gioia autentica e duratura.
  • La gioia cristiana è aprirsi a questo amore di Dio e appartenere a Lui.
  • La giovinezza è un periodo di continua scoperta della vita, del mondo, degli altri e di se stessi. È un tempo di apertura verso il futuro, in cui si manifestano i grandi desideri di felicità, di amicizia, di condivisione e di verità, in cui si è mossi da ideali e si concepiscono progetti.
  • La prima causa della nostra gioia è la vicinanza del Signore, che mi accoglie e mi ama.
  • Un cristiano non può essere mai triste perché ha incontrato Cristo, che ha dato la vita per lui.

[Benedetto XVI, Messaggio per la XXVII GMG]

  • Avere una fede chiara, secondo il Credo della Chiesa, viene spesso etichettato come fondamentalismo. Mentre il relativismo, cioè il lasciarsi portare "qua e là da qualsiasi vento di dottrina", appare come l'unico atteggiamento all'altezza dei tempi odierni. Si va costituendo una dittatura del relativismo che non riconosce nulla come definitivo e che lascia come ultima misura solo il proprio io e le sue voglie. (18 aprile 2005)
  • Ci riusciamo solo se ragione e fede si ritrovano unite in un modo nuovo; se superiamo la limitazione autodecretata della ragione a ciò che è verificabile nell'esperimento, e dischiudiamo ad essa nuovamente tutta la sua ampiezza. In questo senso la teologia, non soltanto come disciplina storica e umano-scientifica, ma come teologia vera e propria, cioè come interrogativo sulla ragione della fede, deve avere il suo posto nell'università e nel vasto dialogo delle scienze.[8]
  • E che dire infine della famiglia? È l'elemento portante della vita sociale, per cui solo lavorando in favore delle famiglie si può rinnovare il tessuto della comunità ecclesiale – [applausi] vedo che siamo d'accordo – e della stessa società civile. (dall'21 aprile 2007)
  • I Magi hanno seguito la stella. Attraverso il linguaggio della creazione hanno trovato il Dio della storia. Certo, il linguaggio della creazione da solo non basta. Solo la Parola di Dio che incontriamo nella Sacra Scrittura poteva indicare loro definitivamente la strada. Creazione e Scrittura, ragione e fede devono stare insieme per condurci al Dio vivente. Si è molto discusso su che genere di stella fosse quella che guidò i Magi. Si pensa ad una congiunzione di pianeti, ad una Super nova, cioè ad una di quelle stelle inizialmente molto deboli in cui un'esplosione interna sprigiona per un certo tempo un immenso splendore, ad una cometa, e così via. Continuino pure gli scienziati questa discussione. La grande stella, la vera Super nova che ci guida è Cristo stesso. Egli è, per così dire, l'esplosione dell'amore di Dio, che fa splendere sul mondo il grande fulgore del suo cuore. E possiamo aggiungere: i Magi d'Oriente di cui parla il Vangelo di oggi, così come generalmente i Santi, sono diventati a poco a poco loro stessi costellazioni di Dio, che ci indicano la strada. In tutte queste persone il contatto con la Parola di Dio ha, per così dire, provocato un'esplosione di luce, mediante la quale lo splendore di Dio illumina questo nostro mondo e ci indica la strada. I Santi sono stelle di Dio, dalle quali ci lasciamo guidare verso Colui al quale anela il nostro essere. (da Omelia sull'Epifania, 6 gennaio 2012)
  • Il bambino non è proprietà dei genitori, ma è affidato dal Creatore alla loro responsabilità, liberamente e in modo sempre nuovo, affinché essi lo aiutino ad essere un libero figlio di Dio. (11 gennaio 2009)
  • Il cielo non appartiene alla geografia dello spazio, ma alla geografia del cuore. E il cuore di Dio, nella Notte santa, si è chinato giù fin nella stalla: l'umiltà di Dio è il cielo. E se andiamo incontro a questa umiltà, allora tocchiamo il cielo. Allora diventa nuova anche la terra. Con l'umiltà dei pastori mettiamoci in cammino, in questa Notte santa, verso il Bimbo nella stalla! Tocchiamo l'umiltà di Dio, il cuore di Dio! Allora la sua gioia toccherà noi e renderà più luminoso il mondo. (dall'Omelia della Messa di Mezzanotte, Natale 2007)
  • Il segno di Dio è la semplicità. Il segno di Dio è il bambino. Il segno di Dio è che Egli si fa piccolo per noi. È questo il suo modo di regnare. Egli non viene con potenza e grandiosità esterne. Egli viene come bambino – inerme e bisognoso del nostro aiuto. Non vuole sopraffarci con la forza. Ci toglie la paura della sua grandezza. Egli chiede il nostro amore: perciò si fa bambino. Nient'altro vuole da noi se non il nostro amore, mediante il quale impariamo spontaneamente ad entrare nei suoi sentimenti, nel suo pensiero e nella sua volontà – impariamo a vivere con Lui e a praticare con Lui anche l'umiltà della rinuncia che fa parte dell'essenza dell'amore. Dio si è fatto piccolo affinché noi potessimo comprenderLo, accoglierLo, amarLo. (da Omelia della Messa di Mezzanotte, Natale 2006)
  • La compassione cristiana non ha niente a che vedere col pietismo, con l'assistenzialismo. Piuttosto, è sinonimo di solidarietà e di condivisione, ed è animata dalla speranza. (15 giugno 2008)
  • La santa inquietudine di Cristo deve animare il pastore: per lui non è indifferente che tante persone vivano nel deserto. E vi sono tante forme di deserto. Vi è il deserto della povertà, il deserto della fame e della sete, vi è il deserto dell'abbandono, della solitudine, dell'amore distrutto. Vi è il deserto dell'oscurità di Dio, dello svuotamento delle anime senza più coscienza della dignità e del cammino dell'uomo. I deserti esteriori si moltiplicano nel mondo, perché i deserti interiori sono diventati così ampi. Perciò i tesori della terra non sono più al servizio dell'edificazione del giardino di Dio, nel quale tutti possano vivere, ma sono asserviti alle potenze dello sfruttamento e della distruzione. (24 aprile 2005)
  • Lourdes è un luogo di luce, perché è un luogo di comunione, di speranza e di conversione. (13 settembre 2008).
  • Quando recitiamo la corona, Maria ci offre il suo cuore e il suo sguardo per contemplare la vita del Figlio suo, Cristo Gesù. (13 settembre 2008).
  • Maria ama ciascuno dei suoi figli, concentrando in particolare la sua attenzione su coloro che, come il Figlio suo nell'ora della Passione, sono in preda alla sofferenza; li ama semplicemente perché sono suoi figli, secondo la volontà di Cristo sulla Croce. (15 settembre 2008).
  • Natale è diventato la festa dei doni per imitare Dio che ha donato se stesso a noi. Lasciamo che il nostro cuore, la nostra anima e la nostra mente siano toccati da questo fatto! Tra i tanti doni che compriamo e riceviamo non dimentichiamo il vero dono: di donarci a vicenda qualcosa di noi stessi! Di donarci a vicenda il nostro tempo. Di aprire il nostro tempo per Dio. Così si scioglie l'agitazione. Così nasce la gioia, così si crea la festa. (da Omelia della Messa di Mezzanotte, Natale 2006)
  • [I Magi] Erano persone certe che nella creazione esiste quella che potremmo definire la "firma" di Dio, una firma che l'uomo può e deve tentare di scoprire e decifrare. (6 gennaio 2011)
  • Il linguaggio del creato ci permette di percorrere un buon tratto di strada verso Dio, ma non ci dona la luce definitiva. (6 gennaio 2011)
  • Kateri ci impressiona per l'azione della grazia nella sua vita in assenza di sostegni esterni, e per il coraggio nella vocazione tanto particolare nella sua cultura. In lei, fede e cultura si arricchiscono a vicenda! Il suo esempio ci aiuti a vivere là dove siamo, senza rinnegare ciò che siamo, amando Gesù! Santa Kateri, patrona del Canada e prima santa amerinda, noi ti affidiamo il rinnovamento della fede nelle prime nazioni e in tutta l'America del Nord! Dio benedica le prime nazioni![17]
  • Andate controcorrente: non ascoltate le voci interessate e suadenti che oggi da molte parti propagandano modelli di vita improntati all'arroganza e alla violenza, alla prepotenza e al successo ad ogni costo, all'apparire e all'avere, a scapito dell'essere. Di quanti messaggi, che vi giungono soprattutto attraverso i mass media, voi siete destinatari! Siate vigilanti! Siate critici![18]

Omelia pronunciata il 15 ottobre 2006 a Roma; citato in vatican.va.

  • Questo Santo [Rafael Guízar Valencia] fu fedele alla parola divina, "viva ed efficace", che penetra nel più profondo dello spirito (cfr Eb 4, 12). Imitando Cristo povero rinunciò ai suoi beni e non accettò mai i doni dei potenti, oppure li ridonava subito. Per questo ricevette "cento volte tanto" e poté così aiutare i poveri, anche nelle "persecuzioni" senza tregua (cfr Mc 10, 30). La sua carità vissuta in grado eroico fece sì che lo chiamassero il "Vescovo dei poveri".
  • Con questo profondo senso di paternità sacerdotale affrontò nuove persecuzioni ed esilî, ma garantendo sempre la preparazione degli studenti. Che l'esempio di San Rafael Guízar y Valencia sia una chiamata per i fratelli Vescovi e sacerdoti a considerare come fondamentale nei programmi pastorali, oltre allo spirito di povertà e dell'evangelizzazione, la promozione delle vocazioni sacerdotali e religiose, e la loro formazione secondo il cuore di Gesù!
  • San Filippo Smaldone, figlio del Meridione d'Italia, seppe trasfondere nella sua vita le migliori virtù proprie della sua terra. Sacerdote dal cuore grande, nutrito di costante preghiera e di adorazione eucaristica, fu soprattutto testimone e servo della carità, che manifestava in modo eminente nel servizio ai poveri, in particolare ai sordomuti, ai quali dedicò tutto se stesso. [...] Nei sordomuti San Filippo Smaldone vedeva riflessa l'immagine di Gesù [...]. Raccogliamo dal suo esempio l'invito a considerare sempre indissolubili l'amore per l'Eucaristia e l'amore per il prossimo. Anzi, la vera capacità di amare i fratelli ci può venire solo dall'incontro col Signore nel sacramento dell'Eucaristia.
  • Santa Rosa Venerini è un altro esempio di fedele discepola di Cristo, pronta ad abbandonare tutto per compiere la volontà di Dio. [...] Da qui, dal suo abbandono in Dio, scaturiva la lungimirante attività che svolgeva con coraggio a favore dell'elevazione spirituale e dell'autentica emancipazione delle giovani donne del suo tempo. Santa Rosa non si accontentava di fornire alle ragazze un'adeguata istruzione, ma si preoccupava di assicurare loro una formazione completa, con saldi riferimenti all'insegnamento dottrinale della Chiesa.
  • Madre Théodore Guérin è una bella figura spirituale e un modello di vita cristiana. Fu sempre disponibile per le missioni che la Chiesa le affidava, e trovava la forza e l'audacia per metterle in pratica nell'Eucaristia, nella preghiera e in un'infinita fiducia nella Divina Provvidenza. La sua forza interiore la portava a rivolgere un'attenzione particolare ai poveri, e soprattutto ai bambini.

Omelia pronunciata il 3 giugno 2007 a Roma; citato in vatican.va.

  • La Sapienza di Dio si manifesta nel cosmo, nella varietà e bellezza dei suoi elementi, ma i suoi capolavori, dove realmente appare molto più la sua bellezza e la sua grandezza, sono i santi.
  • Un amico di Gesù e testimone della santità che viene da Lui fu Giorgio Preca, nato a La Valletta nell'isola di Malta. Fu un sacerdote tutto dedito all'evangelizzazione: con la predicazione, con gli scritti, con la guida spirituale e l'amministrazione dei Sacramenti e prima di tutto con l'esempio della sua vita. L'espressione del Vangelo di Giovanni "Verbum caro factum est" orientò sempre la sua anima e la sua azione, e così il Signore ha potuto servirsi di lui per dar vita ad un'opera benemerita, la "Società della Dottrina Cristiana" [...]. Anima profondamente sacerdotale e mistica, egli si effondeva in slanci d'amore verso Dio, verso Gesù, la Vergine Maria e i Santi. [...] San Giorgio Preca aiuti la Chiesa ad essere sempre, a Malta e nel mondo, l'eco fedele della voce del Cristo, Verbo incarnato.
  • Il novello santo, Simone da Lipnica, grande figlio della terra polacca, testimone di Cristo e seguace della spiritualità di San Francesco d'Assisi, è vissuto in epoca lontana, ma proprio oggi è proposto alla Chiesa come modello attuale di un cristiano che – animato dallo spirito del Vangelo – è pronto a dedicare la vita per i fratelli. Così, colmo della misericordia che attingeva dall'Eucaristia, non esitò a portare l'aiuto ai malati colpiti dalla peste, contraendo tale morbo che condusse alla morte anche lui. Oggi in modo particolare affidiamo alla sua protezione coloro che soffrono a causa della povertà, della malattia, della solitudine e dell'ingiustizia sociale. Tramite la sua intercessione chiediamo per noi la grazia dell'amore perseverante ed attivo, per Cristo e per i fratelli.
  • "L'amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori dallo Spirito Santo che ci è stato dato". In verità, nel caso del sacerdote passionista, Karel van Sint Andries Houben, osserviamo come quell'amore sia stato profuso in una vita totalmente dedicata alla cura delle anime. Nel corso dei numerosi anni di ministero sacerdotale in Inghilterra e Irlanda, il popolo si recò da lui alla ricerca di consigli saggi, della sua sollecitudine compassionevole e del suo tocco taumaturgico. Nella malattia e nella sofferenza egli riconobbe il volto di Cristo crocifisso, alla cui devozione aveva dedicato la sua intera vita. Attinse in abbondanza dai torrenti di acqua viva sgorgante dal fianco del Trafitto, e con la forza dello Spirito rese testimonianza di fronte al mondo dell'amore del Padre.
  • Marie-Eugénie Milleret ci ricorda prima di tutto l'importanza dell'Eucaristia nella vita cristiana e nella crescita spirituale. In effetti, come lei stessa sottolinea, la sua Prima Comunione fu un tempo forte, anche se non se ne rese completamente conto in quel momento. Cristo, presente nel più profondo del suo cuore, operava in lei, lasciandole il tempo di procedere a suo ritmo, di continuare la sua ricerca interiore che l'avrebbe portata a donarsi totalmente al Signore nella vita religiosa, in risposta agli appelli del suo tempo. Percepiva in particolare l'importanza di trasmettere alle giovani generazioni, soprattutto alle ragazze, una formazione intellettuale, morale e spirituale, che avrebbe fatto di esse adulte capaci di occuparsi della vita della loro famiglia, sapendo apportare il proprio contributo alla Chiesa e alla società. Nel corso della sua esistenza trovò la forza per la sua missione nella vita di preghiera, associando incessantemente contemplazione e azione. Possa l'esempio di santa Marie-Eugénie invitare gli uomini e le donne di oggi a trasmettere ai giovani i valori che li aiuteranno a divenire adulti forti e testimoni gioiosi del Risorto!

Omelia pronunciata il 12 ottobre 2008 a Roma; citato in vatican.va.

  • Il ministero della Riconciliazione è pertanto un ministero sempre attuale. Ad esso il sacerdote Gaetano Errico [...] si è dedicato con diligenza, assiduità e pazienza, senza mai rifiutarsi né risparmiarsi. Egli si inscrive così tra le figure straordinarie di presbiteri che, instancabili, hanno fatto del confessionale il luogo per dispensare la misericordia di Dio, aiutando gli uomini a ritrovare se stessi, a lottare contro il peccato e a progredire nel cammino della vita spirituale. La strada e il confessionale furono i luoghi privilegiati dell’azione pastorale di questo nuovo santo. [...] Quante ferite dell’anima egli ha così sanato! Quante persone ha portato a riconciliarsi con Dio mediante il Sacramento del perdono! In tal modo san Gaetano Errico è diventato un esperto nella "scienza" del perdono, e si è preoccupato di insegnarla ai suoi missionari.
  • Madre Maria Bernarda, una figura molto ricordata e amata soprattutto in Colombia, comprese a fondo che la festa che il Signore ha preparato per tutti i popoli è rappresentata in modo molto particolare dall'Eucaristia. In essa Cristo stesso ci riceve come amici e si dona a noi nella mensa del pane e della parola, entrando in intima comunione con ognuno. Sono la fonte e il pilastro della spiritualità della nuova santa, come pure del suo impulso missionario che la portò a lasciare il suo paese natale, la Svizzera, per aprirsi ad altri orizzonti evangelizzatori in Ecuador e in Colombia. Nelle serie avversità che dovette affrontare, incluso l'esilio, portò impressa nel cuore l'esclamazione del salmo che abbiamo ascoltato oggi: "Se dovessi camminare in una valle oscura, non temerei alcun male, perché tu sei con me" (Sal 22, 4). In tal modo, docile alla Parola di Dio, seguendo l'esempio di Maria, fece come i servi di cui ci parla il racconto del Vangelo che abbiamo ascoltato: andò ovunque proclamando che il Signore ci invita tutti alla sua festa. Così rendeva partecipi gli altri dell'amore di Dio al quale dedicò con fedeltà e gioia tutta la sua vita.
  • "Eliminerà la morte per sempre; il Signore Dio asciugherà le lacrime su ogni volto" (Is 25, 8). Queste parole del profeta Isaia contengono la promessa che ha sostenuto Alfonsa dell'Immacolata Concezione nel corso di una vita di estrema sofferenza fisica e spirituale. Questa donna eccezionale, che oggi è offerta al popolo dell'India come sua prima santa, era convinta che la sua croce fosse proprio lo strumento per raggiungere il banchetto celeste approntato per lei dal Padre. Accettando l'invito alla festa nuziale, e adornandosi con il vestito della grazia di Dio attraverso la preghiera e la penitenza, ha conformato la propria vita a quella di Cristo e ora partecipa con gioia al banchetto di grasse vivande e di vini eccellenti (cfr Is 25, 6). [...] Che possiamo imitarla nel portare le nostre croci per poterci unire a lei in paradiso.
  • La giovane laica ecuadoriana Narcisa di Gesù Martillo Morán ci offre un esempio completo di risposta pronta e generosa all'invito che il Signore ci fa a partecipare al suo amore. Già in tenera età, nel ricevere il sacramento della Confermazione, udì chiaramente nel suo cuore la chiamata a vivere una vita di santità e di dedizione a Dio. Per assecondare con docilità l'azione dello Spirito Santo nella sua anima, cercò sempre il consiglio e la guida di sacerdoti buoni ed esperti, considerando la direzione spirituale uno dei mezzi più efficaci per giungere alla santificazione. Santa Narcisa di Gesù ci mostra un cammino di perfezione cristiana accessibile a tutti i fedeli. Nonostante le abbondanti e straordinarie grazie ricevute, la sua esistenza trascorse con grande semplicità, dedita al lavoro come sarta e all'apostolato come catechista. Nel suo amore appassionato per Gesù, che la portò a intraprendere un cammino di intensa preghiera e di mortificazione, e a identificarsi sempre più con il mistero della Croce, ci offre una testimonianza attraente e un esempio completo di una vita totalmente dedita a Dio e ai fratelli.

All'Esplandade des Invalides

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  • Il denaro, la sete dell'avere, del potere e persino del sapere non hanno forse distolto l'uomo dal suo Fine vero dalla sua propria verità?
  • L'idolo è un inganno, perché distoglie dalla realtà chi lo serve per confinarlo nel regno dell'apparenza. Ora, non è questa una tentazione propria della nostra epoca, che è la sola sulla quale noi possiamo agire efficacemente? Tentazione d'idolatrare un passato che non esiste più, dimenticandone le carenze; tentazione d'idolatrare un futuro che non esiste ancora, credendo che l'uomo, con le sole sue forze, possa realizzare la felicità eterna sulla terra!
  • L'unico Dio – Padre, Figlio e Spirito Santo – ha creato la nostra ragione e ci dona la fede, proponendo alla nostra libertà di riceverla come un dono prezioso.
  • Mai Dio domanda all'uomo di fare sacrificio della sua ragione! Mai la ragione entra in contraddizione reale con la fede!
  • Mai, nei nostri giudizi, dobbiamo confondere il peccato, che è inaccettabile, e il peccatore del quale non possiamo giudicare lo stato di coscienza e che, in ogni caso, è sempre suscettibile di conversione e di perdono.
  • Niente rimpiazzerà mai una Messa per la salvezza del mondo!

[Benedetto XVI, Omelia in occasione della celebrazione eucaristica, Ippodromo di Randwick, 20 luglio 2008 ]

XXIII Giornata Mondiale della Gioventù

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  • Aprite il vostro cuore a questa forza! Rivolgo questo appello in modo speciale a coloro che il Signore chiama alla vita sacerdotale e consacrata. Non abbiate paura di dire il vostro "sì" a Gesù, di trovare la vostra gioia nel fare la sua volontà, donandovi completamente per arrivare alla santità e facendo uso dei vostri talenti a servizio degli altri!
  • Attraverso la grazia dei Sacramenti della Chiesa, questa forza [dello Spirito] fluisce anche nel nostro intimo, come un fiume sotterraneo che nutre lo spirito e ci attira sempre più vicino alla fonte della nostra vera vita, che è Cristo.
  • Che cosa è questo "potere" dello Spirito Santo? È il potere della vita di Dio!
  • La speranza ci liberi dalla superficialità, dall'apatia e dall'egoismo che mortificano le nostre anime e avvelenano i rapporti umani.

[Benedetto XVI, Omelia in occasione della celebrazione eucaristica all'Esplandade des Invalides, Parigi, 13 settembre 2008 ]

150° anniversario delle apparizioni Lourdes

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  • Il segno della Croce è in qualche modo la sintesi della nostra fede, perché ci dice quanto Dio ci ha amati; ci dice che, nel mondo, c'è un amore più forte della morte, più forte delle nostre debolezze e dei nostri peccati.
  • La preghiera è indispensabile per accogliere la forza di Cristo.
  • Rimettersi completamente a Dio è trovare il cammino della libertà vera. Perché volgendosi a Dio, l'uomo diventa se stesso. Ritrova la sua vocazione originaria di persona creata a sua immagine e somiglianza.

[Benedetto XVI, Omelia in occasione del 150° anniversario delle apparizioni, Lourdes, 14 settembre 2008]

4° anniversario della morte di Giovanni Paolo II

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  • Karol Wojtyła – Giovanni Paolo II, che sin da giovane si mostrò intrepido e ardito difensore di Cristo: per Lui non esitò a spendere ogni energia al fine di diffonderne dappertutto la luce; non accettò di scendere a compromessi quando si trattava di proclamare e difendere la sua Verità; non si stancò mai di diffondere il suo amore.
  • Nell'età della crescita, i ragazzi hanno bisogno di adulti capaci di proporre loro principi e valori; avvertono il bisogno di persone che sappiano insegnare con la vita, ancor prima che con le parole, a spendersi per alti ideali.
  • Fate però attenzione: in momenti come questo, dato il contesto culturale e sociale nel quale viviamo, potrebbe essere più forte il rischio di ridurre la speranza cristiana a ideologia, a slogan di gruppo, a rivestimento esteriore. Nulla di più contrario al messaggio di Gesù! Egli non vuole che i suoi discepoli "recitino" una parte, magari quella della speranza. Egli vuole che essi "siano" speranza, e possono esserlo soltanto se restano uniti a Lui! Vuole che ognuno di voi, cari giovani amici, sia una piccola sorgente di speranza per il suo prossimo, e che tutti insieme diventiate un'oasi di speranza per la società all'interno della quale siete inseriti.

[Benedetto XVI, Omelia in occasione del 4° anniversario delle morte di Giovanni Paolo II, Basilica Vaticana, 2 aprile 2009]

Veglia Pasquale, 7 aprile 2012

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  • La creazione è orientata verso la comunione tra Dio e creatura; essa esiste affinché ci sia uno spazio di risposta alla grande gloria di Dio, un incontro di amore e di libertà.
  • Il buio veramente minaccioso per l'uomo è il fatto che egli, in verità, è capace di vedere ed indagare le cose tangibili, materiali, ma non vede dove vada il mondo e da dove venga, dove vada la stessa nostra vita, che cosa sia il bene e che cosa sia il male. Il buio su Dio e il buio sui valori sono la vera minaccia per la nostra esistenza e per il mondo in generale. Se Dio e i valori, la differenza tra il bene e il male restano nel buio, allora tutte le altre illuminazioni, che ci danno un potere così incredibile, non sono solo progressi, ma al contempo sono anche minacce che mettono in pericolo noi e il mondo.
  • Oggi possiamo illuminare le nostre città in modo così abbagliante che le stelle del cielo non sono più visibili. Non è questa forse un'immagine della problematica del nostro essere illuminati? Nelle cose materiali sappiamo e possiamo incredibilmente tanto, ma ciò che va al di là di questo, Dio e il bene, non lo riusciamo più ad individuare. Per questo è la fede, che ci mostra la luce di Dio, la vera illuminazione, essa è un'irruzione della luce di Dio nel nostro mondo, un'apertura dei nostri occhi per la vera luce.
  • Il fuoco è forza che plasma il mondo, potere che trasforma. E il fuoco dona calore. Anche qui si rende nuovamente visibile il mistero di Cristo. Cristo, la luce, è fuoco, è fiamma che brucia il male trasformando così il mondo e noi stessi.

[Benedetto XVI, Omelia della Veglia Pasquale, 7 aprile 2012]

Discorsi

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  • Cari fratelli e sorelle, dopo il grande Papa Giovanni Paolo II, i signori cardinali hanno eletto me, un semplice e umile lavoratore nella vigna del Signore. Mi consola il fatto che il Signore sa lavorare e agire anche con strumenti insufficienti, e soprattutto mi affido alle vostre preghiere. Nella gioia del Signore risorto, fiduciosi nel suo aiuto permanente, andiamo avanti. Il Signore ci aiuterà e Maria, sua Santissima Madre, starà dalla nostra parte. Grazie. (dal suo primo discorso)
  • Coscienza è capacità di verità e obbedienza nei confronti della verità, che si mostra all'uomo che cerca col cuore aperto. (dal discorso alla Curia 20 dicembre 2010)
  • Eusebio interpella vivacemente i credenti di ogni tempo riguardo al loro modo di accostarsi alle vicende della storia e della Chiesa in particolare. Egli interpella anche noi: qual è il nostro atteggiamento nei confronti delle vicende della Chiesa? È l'atteggiamento di chi se ne interessa per una semplice curiosità, magari andando in cerca del sensazionale e dello scandalistico a ogni costo? Oppure è l'atteggiamento pieno d'amore, e aperto al mistero, di chi sa – per fede – di poter rintracciare nella storia della Chiesa i segni dell'amore di Dio e le grandi opere della salvezza da Lui compiute? Se questo è il nostro atteggiamento, non possiamo non sentirci stimolati a una risposta più coerente e generosa, a una testimonianza più cristiana di vita, per lasciare i segni dell'amore di Dio anche alle future generazioni. (dall'udienza generale del 13 giugno 2007)
  • I conti sull'uomo, senza Dio, non tornano, e i conti sul mondo, su tutto l'universo, senza di Lui non tornano. (dall'omelia alla spianata dell'Islinger Feld a Regensburg, 12 settembre 2006, in Chi crede non è mai solo. Viaggio in Baviera, tutte le parole del Papa, Cantagalli, Siena 2006, p. 46)
  • Il cedimento morale di tanti cristiani anzi, la crisi stessa della Chiesa hanno una causa. E questa causa è, per dirla chiara, l'indebolimento della fede. È impossibile vivere la morale cattolica se non si è più convinti, e fino in fondo, che Gesù Cristo è il figlio di Dio e che nel vangelo è contenuto il progetto divino per l'uomo. (dal Corriere della sera, 19 novembre 2003)
  • Il consumo brutale della creazione inizia dove non c'è Dio, dove la materia è ormai soltanto materiale per noi, dove noi stessi siamo le ultime istanze, dove l'insieme è semplicemente proprietà nostra e lo consumiamo solo per noi stessi. E lo spreco della creazione inizia dove non riconosciamo più alcuna istanza sopra di noi, ma vediamo soltanto noi stessi; inizia dove non esiste più alcuna dimensione della vita al di là della morte, dove in questa vita dobbiamo accaparrarci il tutto e possedere la vita nella massima intensità possibile, dove dobbiamo possedere tutto ciò che è possibile possedere. (dall'incontro con il clero della diocesi di Bressanone, 6 agosto 2008)
  • I Santi non sono un ornamento che riveste la Chiesa dall'esterno, ma sono come i fiori di un albero che rivelano la inesauribile vitalità della linfa che lo percorre. (dal discorso del 29 gennaio 2011)
  • Il cristiano non deve essere tiepido. L'Apocalisse ci dice che questo è il più grande pericolo del cristiano: che non dica di no, ma un sì molto tiepido. Questa tiepidezza proprio discredita il cristianesimo. La fede deve divenire in noi fiamma dell'amore, fiamma che realmente accende il mio essere, diventa grande passione del mio essere, e così accende il prossimo. Questo è il modo dell'evangelizzazione: «Accéndat ardor proximos», che la verità diventi in me carità e la carità accenda come fuoco anche l'altro. Solo in questo accendere l'altro attraverso la fiamma della nostra carità, cresce realmente l'evangelizzazione, la presenza del Vangelo, che non è più solo parola, ma realtà vissuta. (da Meditazione nel corso della prima congregazione generale, XII Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei Vescovi, 8 ottobre 2012)
  • La Chiesa vive, cresce e si risveglia nelle anime, che – come la Vergine Maria – accolgono la Parola di Dio e la concepiscono per opera dello Spirito Santo; offrono a Dio la propria carne e, proprio nella loro povertà e umiltà, diventano capaci di generare Cristo oggi nel mondo. Attraverso la Chiesa, il Mistero dell'Incarnazione rimane presente per sempre. Cristo continua a camminare attraverso i tempi e tutti i luoghi. (da Saluto di congedo agli Em.mi Signori Cardinali, 28 febbraio 2013, Roma)
  • L'annuncio cristiano, il cristianesimo non è un pacchetto complicatissimo di tanti dogmi, così che nessuno può conoscerli tutti; non è cosa solo per accademici, che possono studiare queste cose, ma è cosa semplice: Dio c'è e Dio è vicino in Gesù Cristo. (da Incontro con il clero delle diocesi di Belluno-Feltre e Treviso, 24 Luglio 2007, Auronzo di Cadore)
  • La Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo fu il risultato di una convergenza di tradizioni religiose e culturali, tutte motivate dal comune desiderio di porre la persona umana al cuore delle istituzioni, leggi e interventi della società, e di considerare la persona umana essenziale per il mondo della cultura, della religione e della scienza. I diritti riconosciuti e delineati nella Dichiarazione si aplicano a ognuno in virtù della comune origine della persona, la quale rimane il punto più alto del disegno creatore di Dio per il mondo e per la storia. Tali diritti sono basati sulla legge naturale iscritta nel cuore dell'uomo e presente nelle diverse culture e civiltà. (Discorso all'Assemblea Generale delle Organizzazione delle Nazioni Unite, 18 aprile 2008)
  • La libertà non è facoltà di disimpegno da; è facoltà di impegno per – una partecipazione all'Essere stesso. Di conseguenza, l'autentica libertà non può mai essere raggiunta nell'allontanamento da Dio. (dal discorso agli educatori cattolici, sala Conferenza dell'Università Cattolica d'America, Washington, D.C., giovedì, 17 aprile 2008)
  • Ma se la natura è realmente strutturata con un linguaggio matematico e la matematica inventata dall'uomo può giungere a comprenderlo, ciò significa che qualcosa di straordinario si è verificato: la struttura oggettiva dell'universo e la struttura intellettuale del soggetto umano coincidono [...]. (dal Messaggio del Santo Padre Benedetto XVI all'Arcivescovo Rino Fisichella, Rettore della Pontificia Università Lateranense, in occasione del Convegno sul tema: "Dal telescopio di Galileo alla cosmologia evolutiva. Scienza, filosofia e teologia in dialogo", 26 novembre 2009)
  • Non considerare il potere, la ricchezza e il prestigio come i valori superiori della nostra vita, perché in fondo essi non rispondono alle attese del nostro cuore. (dall'udienza generale del 1° giugno 2005)
  • Non si dica più "ha mentito, è umano; ha rubato, è umano". Questo non è il vero essere umani. Essere umani vuol dire esseri generosi, volere la giustizia, la prudenza, la saggezza, essere a immagine di Dio. Il peccato non è mai solidarietà, è sempre assenza di solidarietà. (dal discorso ai sacerdoti romani, 18 febbraio 2010)
  • Prima di ogni attività e di ogni mutamento del mondo deve esserci l'adorazione. Solo essa ci rende veramente liberi; essa soltanto ci dà i criteri per il nostro agire. (discorso alla Curia Romana 22 dicembre 2005)
  • Riflettiamo ora su cos'è la matematica. Di per sé è un sistema astratto, un'invenzione dello spirito umano, che come tale nella sua purezza non esiste. È sempre realizzato approssimativamente, ma – come tale – è un sistema intellettuale, è una grande, geniale invenzione dello spirito umano. La cosa sorprendente è che questa invenzione della nostra mente umana è veramente la chiave per comprendere la natura, che la natura è realmente strutturata in modo matematico e che la nostra matematica, inventata dal nostro spirito, è realmente lo strumento per poter lavorare con la natura, per metterla al nostro servizio attraverso la tecnica. (da Colloquio con i giovani, 6 aprile 2006)
  • Soltanto il tipo di certezza derivante dalla sinergia di matematica ed empiria ci permette di parlare di scientificità. Ciò che pretende di essere scienza deve confrontarsi con questo criterio. E così anche le scienze che riguardano le cose umane, come la storia, la psicologia, la sociologia e la filosofia, cercavano di avvicinarsi a questo canone della scientificità. Importante per le nostre riflessioni, comunque, è ancora il fatto che il metodo come tale esclude il problema Dio, facendolo apparire come problema ascientifico o pre-scientifico. Con questo, però, ci troviamo davanti ad una riduzione del raggio di scienza e ragione che è doveroso mettere in questione. [...] Il soggetto decide, in base alle sue esperienze, che cosa gli appare religiosamente sostenibile, e la "coscienza" soggettiva diventa in definitiva l'unica istanza etica. In questo modo, però, l'ethos e la religione perdono la loro forza di creare una comunità e scadono nell'ambito della discrezionalità personale. È questa una condizione pericolosa per l'umanità: lo costatiamo nelle patologie minacciose della religione e della ragione – patologie che necessariamente devono scoppiare, quando la ragione viene ridotta a tal punto che le questioni della religione e dell'ethos non la riguardano più. Ciò che rimane dei tentativi di costruire un'etica partendo dalle regole dell'evoluzione o dalla psicologia e dalla sociologia, è semplicemente insufficiente.[8]
  • Tutti gli uomini appartengono ad un'unica e medesima famiglia. L'esaltazione esasperata delle proprie differenze contrasta con questa verità di fondo. (dal messaggio per la Giornata Mondiale della Pace, 1 gennaio 2006)
  • Carissimi Fratelli, vi ho convocati a questo Concistoro non solo per le tre canonizzazioni, ma anche per comunicarvi una decisione di grande importanza per la vita della Chiesa. Dopo aver ripetutamente esaminato la mia coscienza davanti a Dio, sono pervenuto alla certezza che le mie forze, per l'età avanzata, non sono più adatte per esercitare in modo adeguato il ministero petrino. Sono ben consapevole che questo ministero, per la sua essenza spirituale, deve essere compiuto non solo con le opere e con le parole, ma non meno soffrendo e pregando. Tuttavia, nel mondo di oggi, soggetto a rapidi mutamenti e agitato da questioni di grande rilevanza per la vita della fede, per governare la barca di san Pietro e annunciare il Vangelo, è necessario anche il vigore sia del corpo, sia dell'animo, vigore che, negli ultimi mesi, in me è diminuito in modo tale da dover riconoscere la mia incapacità di amministrare bene il ministero a me affidato. Per questo, ben consapevole della gravità di questo atto, con piena libertà, dichiaro di rinunciare al ministero di Vescovo di Roma, Successore di San Pietro, a me affidato per mano dei Cardinali il 19 aprile 2005, in modo che, dal 28 febbraio 2013, alle ore 20,00, la sede di Roma, la sede di San Pietro, sarà vacante e dovrà essere convocato, da coloro a cui compete, il Conclave per l'elezione del nuovo Sommo Pontefice. Carissimi Fratelli, vi ringrazio di vero cuore per tutto l'amore e il lavoro con cui avete portato con me il peso del mio ministero, e chiedo perdono per tutti i miei difetti. Ora, affidiamo la Santa Chiesa alla cura del suo Sommo Pastore, Nostro Signore Gesù Cristo, e imploriamo la sua santa Madre Maria, affinché assista con la sua bontà materna i Padri Cardinali nell'eleggere il nuovo Sommo Pontefice. Per quanto mi riguarda, anche in futuro, vorrò servire di tutto cuore, con una vita dedicata alla preghiera, la Santa Chiesa di Dio. (Comunicazione di rinuncia al Ministero Petrino, 11 Febbraio 2013)

Discorso ai rappresentanti presso le organizzazioni internazionali, 18 Marzo 2006

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  • Le relazioni fra gli Stati e negli Stati sono giuste nella misura in cui esse rispettano la verità. Quando, invece, la verità è oltraggiata, la pace è minacciata, il diritto viene compromesso, allora, con logica conseguenza, si scatenano le ingiustizie.
  • La verità, infatti, trova forza in se stessa e non nel numero dei consensi che riceve.

[Benedetto XVI, Discorso ai rappresentanti della Santa Sede presso le Organizzazioni Internazionali, 18 Marzo 2006]

Discorso in apertura del convegno della diocesi di Roma, 11 Giugno 2007

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  • In una società e in una cultura che troppo spesso fanno del relativismo il proprio credo – il relativismo è diventato una sorta di dogma –, in una simile società viene a mancare la luce della verità, anzi si considera pericoloso parlare di verità, lo si considera "autoritario", e si finisce per dubitare della bontà della vita – è bene essere uomo? è bene vivere? – e della validità dei rapporti e degli impegni che costituiscono la vita.
  • Oggi più che nel passato l'educazione e la formazione della persona sono influenzate da quei messaggi e da quel clima diffuso che vengono veicolati dai grandi mezzi di comunicazione e che si ispirano ad una mentalità e cultura caratterizzate dal relativismo, dal consumismo e da una falsa e distruttiva esaltazione, o meglio profanazione, del corpo e della sessualità.

[Benedetto XVI, Discorso in apertura del convegno della diocesi di Roma nella Basilica di San Giovanni in Laterano, 11 Giugno 2007]

College de Bernardins

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  • Da questa esigenza intrinseca del parlare con Dio e del cantarLo con le parole donate da Lui stesso è nata la grande musica occidentale. Non si trattava di una "creatività" privata, in cui l'individuo erige un monumento a se stesso, prendendo come criterio essenzialmente la rappresentazione del proprio io. Si trattava piuttosto di riconoscere attentamente con gli "orecchi del cuore" le leggi intrinseche della musica della stessa creazione, le forme essenziali della musica immesse dal Creatore nel suo mondo e nell'uomo, e trovare così la musica degna di Dio, che allora al contempo è anche veramente degna dell'uomo e fa risuonare in modo puro la sua dignità.
  • Il Dio che parla nella Bibbia ci insegna come noi possiamo parlare con Lui.
  • Il lavorare degli uomini doveva apparire come un'espressione particolare della loro somiglianza con Dio e l'uomo, in questo modo, ha facoltà e può partecipare all'operare di Dio nella creazione del mondo.
  • La Parola di Dio stesso, infatti, non è mai presente già nella semplice letteralità del testo. Per raggiungerla occorre un trascendimento e un processo di comprensione, che si lascia guidare dal movimento interiore dell'insieme e perciò deve diventare anche un processo di vita.
  • La Parola non conduce a una via solo individuale di un'immersione mistica, ma introduce nella comunione con quanti camminano nella fede.
  • La ricerca di Dio richiede quindi per intrinseca esigenza una cultura della parola.
  • [I monaci] Nella confusione dei tempi in cui niente sembrava resistere, essi volevano fare la cosa essenziale: impegnarsi per trovare ciò che vale e permane sempre, trovare la Vita stessa. Erano alla ricerca di Dio.
  • Poiché nella Parola biblica Dio è in cammino verso di noi e noi verso di Lui, bisogna imparare a penetrare nel segreto della lingua, a comprenderla nella sua struttura e nel suo modo di esprimersi. Così, proprio a causa della ricerca di Dio, diventano importanti le scienze profane che ci indicano le vie verso la lingua.

[Benedetto XVI, Incontro con il mondo della cultura al College de Bernardins, Parigi, 12 settembre 2008]

Discorso in occasione dell'incontro con gli artisti, 21 Novembre 2009

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  • Troppo spesso, però, la bellezza che viene propagandata è illusoria e mendace, superficiale e abbagliante fino allo stordimento e, invece di far uscire gli uomini da sé e aprirli ad orizzonti di vera libertà attirandoli verso l'alto, li imprigiona in se stessi e li rende ancor più schiavi, privi di speranza e di gioia. Si tratta di una seducente ma ipocrita bellezza, che ridesta la brama, la volontà di potere, di possesso, di sopraffazione sull'altro e che si trasforma, ben presto, nel suo contrario, assumendo i volti dell'oscenità, della trasgressione o della provocazione fine a se stessa. L'autentica bellezza, invece, schiude il cuore umano alla nostalgia, al desiderio profondo di conoscere, di amare, di andare verso l'Altro, verso l'Oltre da sé.

[Benedetto XVI, Discorso in occasione dell'incontro con gli artisti, 21 Novembre 2009]

Discorso a conclusione degli Esercizi Spirituali, 23 febbraio 2013

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  • Credere non è altro che, nell'oscurità del mondo, toccare la mano di Dio e così, nel silenzio, ascoltare la Parola, vedere l'Amore.
  • Il "Logos" non è solo una ragione matematica: il "Logos" ha un cuore, il "Logos" è anche amore.
  • La verità è bella, verità e bellezza vanno insieme: la bellezza è il sigillo della verità.

[Benedetto XVI, Discorso a conclusione degli Esercizi Spirituali della Curia Romana, 23 febbraio 2013]

Veglia con i giovani a Sydney

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  • Arricchiti dei doni dello Spirito, voi avrete la forza di andare oltre le visioni parziali, la vuota utopia, la precarietà fugace, per offrire la coerenza e la certezza della testimonianza cristiana!
  • Dal bimbo derelitto di un campo nel Darfur ad un adolescente turbato, ad un genitore in ansia in una qualsiasi periferia, o forse proprio ora dalle profondità del vostro cuore, emerge il medesimo grido umano che anela ad un riconoscimento, ad un'appartenenza, all'unità.
  • Essere veramente vivi è essere trasformati dal di dentro, essere aperti alla forza dell'amore di Dio.
  • Fate sì che l'amore unificante sia la vostra misura; l'amore durevole sia la vostra sfida; l'amore che si dona la vostra missione!
  • La società contemporanea subisce un processo di frammentazione a causa di un modo di pensare che è per natura sua di corta visione, perché trascura l'intero orizzonte della verità – della verità riguardo a Dio e riguardo a noi.
  • Solo nella vita di comunione l'unità si sostiene e l'identità umana si realizza appieno.
  • Una vera unità non può mai essere fondata su relazioni che neghino l'uguale dignità delle altre persone.

[Benedetto XVI, Discorso in occasione della veglia con i giovani, Ippodromo di Randwick, 19 luglio 2008]

Udienze

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  • [Benedetto XV] Fu coraggioso e autentico profeta di pace e si adoperò con strenuo coraggio dapprima per evitare il dramma della guerra e poi per limitarne le conseguenze nefaste. Sulle sue orme desidero porre il mio ministero a servizio della riconciliazione e dell'armonia tra gli uomini e i popoli, profondamente convinto che il grande bene della pace è innanzitutto dono di Dio, dono purtroppo fragile e prezioso da invocare, tutelare e costruire giorno dopo giorno con l'apporto di tutti. (da Udienza Generale, 27 aprile 2005)
  • [San Benedetto da Norcia] costituisce un fondamentale punto di riferimento per l'unità dell'Europa e un forte richiamo alle irrinunciabili radici cristiane della sua cultura e della sua civiltà. (da Udienza Generale, 27 aprile 2005)
  • Di fatto il Vangelo predicato da Ireneo è quello che egli ha ricevuto da Policarpo, Vescovo di Smirne, e il Vangelo di Policarpo risale all'apostolo Giovanni, di cui Policarpo era discepolo. E così il vero insegnamento non è quello inventato dagli intellettuali al di là della fede semplice della Chiesa. Il vero Evangelo è quello impartito dai Vescovi, che lo hanno ricevuto in una catena ininterrotta dagli Apostoli. Questi non hanno insegnato altro che questa fede semplice, che è anche la vera profondità della rivelazione di Dio. Così – ci dice Ireneo – non c'è una dottrina segreta dietro il comune Credo della Chiesa. Non esiste un cristianesimo superiore per intellettuali. La fede pubblicamente confessata dalla Chiesa è la fede comune di tutti. Solo questa fede è apostolica, viene dagli Apostoli, cioè da Gesù e da Dio. (Udienza Generale, 28 marzo 2007)
  • Per il clima che lo contraddistingue, il Natale è una festa universale. Anche chi non si professa credente, infatti, può percepire in questa annuale ricorrenza cristiana qualcosa di straordinario e di trascendente, qualcosa di intimo che parla al cuore. È la festa che canta il dono della vita. La nascita di un bambino dovrebbe essere sempre un evento che reca gioia; l'abbraccio di un neonato suscita normalmente sentimenti di attenzione e di premura, di commozione e di tenerezza. Il Natale è l'incontro con un neonato che vagisce in una misera grotta. Contemplandolo nel presepe come non pensare ai tanti bambini che ancora oggi vengono alla luce in una grande povertà, in molte regioni del mondo? Come non pensare ai neonati non accolti e rifiutati, a quelli che non riescono a sopravvivere per carenza di cure e di attenzioni? Come non pensare anche alle famiglie che vorrebbero la gioia di un figlio e non vedono colmata questa loro attesa? Sotto la spinta di un consumismo edonista, purtroppo, il Natale rischia di perdere il suo significato spirituale per ridursi a mera occasione commerciale di acquisti e scambi di doni! In verità, però, le difficoltà, le incertezze e la stessa crisi economica che in questi mesi stanno vivendo tantissime famiglie, e che tocca l'intera l'umanità, possono essere uno stimolo a riscoprire il calore della semplicità, dell'amicizia e della solidarietà, valori tipici del Natale. Spogliato delle incrostazioni consumistiche e materialistiche, il Natale può diventare così un'occasione per accogliere, come regalo personale, il messaggio di speranza che promana dal mistero della nascita di Cristo. (dall'Udienza Generale, 17 dicembre 2008)
  • Il Natale è un'opportunità privilegiata per meditare sul senso e sul valore della nostra esistenza. L'approssimarsi di questa solennità ci aiuta a riflettere, da una parte, sulla drammaticità della storia nella quale gli uomini, feriti dal peccato, sono perennemente alla ricerca della felicità e di un senso appagante del vivere e del morire; dall'altra, ci esorta a meditare sulla bontà misericordiosa di Dio, che è venuto incontro all'uomo per comunicargli direttamente la Verità che salva, e per renderlo partecipe della sua amicizia e della sua vita. Prepariamoci, pertanto, al Natale con umiltà e semplicità, disponendoci a ricevere in dono la luce, la gioia e la pace, che da questo mistero si irradiano. Accogliamo il Natale di Cristo come un evento capace di rinnovare oggi la nostra esistenza. L'incontro con il Bambino Gesù ci renda persone che non pensano soltanto a se stesse, ma si aprono alle attese e alle necessità dei fratelli. In questa maniera diventeremo anche noi testimoni della luce che il Natale irradia sull'umanità del terzo millennio. (dall'Udienza Generale, 17 dicembre 2008)
  • Non bisogna aver paura della verità, perché essa è amica dell'uomo e della sua libertà. (dall'Udienza Generale, 30 Settembre 2009)
  • Fede e ragione, in reciproco dialogo, vibrano di gioia quando sono entrambe animate dalla ricerca dell'intima unione con Dio. Quando l'amore vivifica la dimensione orante della teologia, la conoscenza, acquisita dalla ragione, si allarga. La verità è ricercata con umiltà, accolta con stupore e gratitudine: in una parola, la conoscenza cresce solo se ama la verità. L'amore diventa intelligenza e la teologia autentica sapienza del cuore, che orienta e sostiene la fede e la vita dei credenti. (dall'Udienza Generale, 28 ottobre 2009)
  • Quando la fede, in modo particolare celebrata nella liturgia, incontra l'arte, si crea una sintonia profonda, perché entrambe possono e vogliono parlare di Dio, rendendo visibile l'Invisibile. (dall'Udienza Generale, 18 novembre 2009)
  • Che cos'è la bellezza, che scrittori, poeti, musicisti, artisti contemplano e traducono nel loro linguaggio, se non il riflesso dello splendore del Verbo eterno fatto carne? (dall'Udienza Generale, 18 novembre 2009)
  • [Santa Teresa di Lisieux] è uno dei "piccoli" del Vangelo che si lasciano condurre da Dio nelle profondità del suo Mistero. Una guida per tutti, soprattutto per coloro che, nel Popolo di Dio, svolgono il ministero di teologi. Con l'umiltà e la carità, la fede e la speranza, Teresa entra continuamente nel cuore della Sacra Scrittura che racchiude il Mistero di Cristo. (dall'Udienza Generale, 6 aprile 2011)
  • Dobbiamo essere consapevoli che la verità che cerchiamo di condividere non trae il suo valore dalla popolarità. (dall' Udienza Generale, 5 giugno 2011)
  • Nel Natale noi incontriamo la tenerezza e l'amore di Dio che si china sui nostri limiti, sulle nostre debolezze, sui nostri peccati e si abbassa fino a noi. (dall' Udienza Generale, 21 dicembre 2011)
  • La contemplazione di Cristo ha in Maria il suo modello insuperabile. Il volto del Figlio le appartiene a titolo speciale, poiché è nel suo grembo che si è formato, prendendo da lei anche un'umana somiglianza. Alla contemplazione di Gesù nessuno si è dedicato con altrettanta assiduità di Maria. Lo sguardo del suo cuore si concentra su di Lui già al momento dell'Annunciazione, quando Lo concepisce per opera dello Spirito Santo; nei mesi successivi ne avverte a poco a poco la presenza, fino al giorno della nascita, quando i suoi occhi possono fissare con tenerezza materna il volto del figlio, mentre lo avvolge in fasce e lo depone nella mangiatoia. I ricordi di Gesù, fissati nella sua mente e nel suo cuore, hanno segnato ogni istante dell'esistenza di Maria. Ella vive con gli occhi su Cristo e fa tesoro di ogni sua parola. (dall'Udienza Generale, 28 dicembre 2011)
  • La famiglia è Chiesa domestica e deve essere la prima scuola di preghiera. Nella famiglia i bambini, fin dalla più tenera età, possono imparare a percepire il senso di Dio, grazie all'insegnamento e all'esempio dei genitori: vivere in un'atmosfera segnata dalla presenza di Dio. Un'educazione autenticamente cristiana non può prescindere dall'esperienza della preghiera. Se non si impara a pregare in famiglia, sarà poi difficile riuscire a colmare questo vuoto. (dall'Udienza Generale, 28 dicembre 2011)
  • Prima delle parole dell'istituzione vengono i gesti: quello dello spezzare il pane e quello dell'offrire il vino. Chi spezza il pane e passa il calice è anzitutto il capofamiglia, che accoglie alla sua mensa i familiari, ma questi gesti sono anche quelli dell'ospitalità, dell'accoglienza alla comunione conviviale dello straniero, che non fa parte della casa. Questi stessi gesti, nella cena con la quale Gesù si congeda dai suoi, acquistano una profondità del tutto nuova: Egli dà un segno visibile dell'accoglienza alla mensa in cui Dio si dona. Gesù nel pane e nel vino offre e comunica Se stesso.
    Ma come può realizzarsi tutto questo? Come può Gesù dare, in quel momento, Se stesso? Gesù sa che la vita sta per essergli tolta attraverso il supplizio della croce, la pena capitale degli uomini non liberi, quella che Cicerone definiva la mors turpissima crucis. Con il dono del pane e del vino che offre nell'Ultima Cena, Gesù anticipa la sua morte e la sua risurrezione realizzando ciò che aveva detto nel discorso del Buon Pastore: «Io do la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. Nessuno me la toglie: io la do da me stesso. Ho il potere di darla e il potere di riprenderla di nuovo. Questo è il comando che ho ricevuto dal Padre mio» (Gv 10,17-18). Egli quindi offre in anticipo la vita che gli sarà tolta e in questo modo trasforma la sua morte violenta in un atto libero di donazione di sé per gli altri e agli altri. La violenza subita si trasforma in un sacrificio attivo, libero e redentivo.
    Ancora una volta nella preghiera, iniziata secondo le forme rituali della tradizione biblica, Gesù mostra la sua identità e la determinazione a compiere fino in fondo la sua missione di amore totale, di offerta in obbedienza alla volontà del Padre. La profonda originalità del dono di Sé ai suoi, attraverso il memoriale eucaristico, è il culmine della preghiera che contrassegna la cena di addio con i suoi. (dall'Udienza Generale, 12 gennaio 2012)
  • «Sursum corda», innalziamo i nostri cuori al di fuori del groviglio delle nostre preoccupazioni, dei nostri desideri, delle nostre angustie, della nostra distrazione. Il nostro cuore, l'intimo di noi stessi, deve aprirsi docilmente alla Parola di Dio e raccogliersi nella preghiera della Chiesa, per ricevere il suo orientamento verso Dio dalle parole stesse che ascolta e dice. Lo sguardo del cuore deve dirigersi al Signore, che sta in mezzo a noi: è una disposizione fondamentale. (dall'Udienza Generale, 26 settembre 2012)
  • La liturgia allora non è il ricordo di eventi passati, ma è la presenza viva del Mistero Pasquale di Cristo che trascende e unisce i tempi e gli spazi. Se nella celebrazione non emerge la centralità di Cristo non avremo liturgia cristiana, totalmente dipendente dal Signore e sostenuta dalla sua presenza creatrice. (dall'Udienza Generale, 3 ottobre 2012)
  • La liturgia è l'atto nel quale crediamo che Dio entra nella nostra realtà e noi lo possiamo incontrare, lo possiamo toccare. È l'atto nel quale entriamo in contatto con Dio: Egli viene a noi, e noi siamo illuminati da Lui. Per questo, quando nelle riflessioni sulla liturgia noi centriamo la nostra attenzione soltanto su come renderla attraente, interessante bella, rischiamo di dimenticare l'essenziale: la liturgia si celebra per Dio e non per noi stessi; è opera sua; è Lui il soggetto; e noi dobbiamo aprirci a Lui e lasciarci guidare da Lui e dal suo Corpo che è la Chiesa. (dall'Udienza Generale, 3 ottobre 2012)


San Francesco d'Assisi, 27 gennaio 2010

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  • San Francesco era veramente un'icona viva di Cristo.
  • La santità dell'Eucaristia ci chiede di essere puri, di vivere in modo coerente con il Mistero che celebriamo.
  • Tra la santità e la gioia sussiste un intimo e indissolubile rapporto.

[Benedetto XVI,Udienza Generale, 27 gennaio 2010]

Arte e preghiera, 31 agosto 2011

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  • Un'opera d'arte è frutto della capacità creativa dell'essere umano, che si interroga davanti alla realtà visibile, cerca di scoprirne il senso profondo e di comunicarlo attraverso il linguaggio delle forme, dei colori, dei suoni.
  • L'arte è capace di esprimere e rendere visibile il bisogno dell'uomo di andare oltre ciò che si vede, manifesta la sete e la ricerca dell'infinito. Anzi, è come una porta aperta verso l'infinito, verso una bellezza e una verità che vanno al di là del quotidiano. E un'opera d'arte può aprire gli occhi della mente e del cuore, sospingendoci verso l'alto.

[Benedetto XVI, Udienza Generale, 31 agosto 2013]

La santità, 13 aprile 2011

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  • La santità, la pienezza della vita cristiana non consiste nel compiere imprese straordinarie, ma nell'unirsi a Cristo, nel vivere i suoi misteri, nel fare nostri i suoi atteggiamenti, i suoi pensieri, i suoi comportamenti. La misura della santità è data dalla statura che Cristo raggiunge in noi, da quanto, con la forza dello Spirito Santo, modelliamo tutta la nostra vita sulla sua.
  • Chi è guidato dall'amore, chi vive la carità pienamente è guidato da Dio, perché Dio è amore.
  • In ogni epoca della storia della Chiesa, ad ogni latitudine della geografia del mondo, i Santi appartengono a tutte le età e ad ogni stato di vita, sono volti concreti di ogni popolo, lingua e nazione. E sono tipi molto diversi. In realtà devo dire che anche per la mia fede personale molti santi, non tutti, sono vere stelle nel firmamento della storia. E vorrei aggiungere che per me non solo alcuni grandi santi che amo e che conosco bene sono "indicatori di strada", ma proprio anche i santi semplici, cioè le persone buone che vedo nella mia vita, che non saranno mai canonizzate. Sono persone normali, per così dire, senza eroismo visibile, ma nella loro bontà di ogni giorno vedo la verità della fede. Questa bontà, che hanno maturato nella fede della Chiesa, è per me la più sicura apologia del cristianesimo e il segno di dove sia la verità.
  • Vorrei invitare tutti ad aprirsi all'azione dello Spirito Santo, che trasforma la nostra vita, per essere anche noi come tessere del grande mosaico di santità che Dio va creando nella storia, perché il volto di Cristo splenda nella pienezza del suo fulgore. Non abbiamo paura di tendere verso l'alto, verso le altezze di Dio; non abbiamo paura che Dio ci chieda troppo, ma lasciamoci guidare in ogni azione quotidiana dalla sua Parola, anche se ci sentiamo poveri, inadeguati, peccatori: sarà Lui a trasformarci secondo il suo amore.

[Benedetto XVI, Udienza Generale, 13 aprile 2011]

Il Natale del Signore: Mistero di gioia e di luce, 4 gennaio 2012

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  • Il Natale è gioia perché vediamo e siamo finalmente sicuri che Dio è il bene, la vita, la verità dell'uomo e si abbassa fino all'uomo, per innalzarlo a Sé: Dio diventa così vicino da poterlo vedere e toccare. La Chiesa contempla questo ineffabile mistero e i testi della liturgia di questo tempo sono pervasi dallo stupore e dalla gioia; tutti i canti di Natale esprimono questa gioia. Natale è il punto in cui Cielo e terra si uniscono.
  • Il Natale è pertanto la festa in cui Dio si fa così vicino all'uomo da condividere il suo stesso atto di nascere, per rivelargli la sua dignità più profonda: quella di essere figlio di Dio. E così il sogno dell'umanità cominciando in Paradiso – vorremmo essere come Dio – si realizza in modo inaspettato non per la grandezza dell'uomo che non può farsi Dio, ma per l'umiltà di Dio che scende e così entra in noi nella sua umiltà e ci eleva alla vera grandezza del suo essere.
  • La liturgia natalizia è pervasa di luce. La venuta di Cristo dirada le tenebre del mondo, riempie la Notte santa di un fulgore celeste e diffonde sul volto degli uomini lo splendore di Dio Padre. Anche oggi. Avvolti dalla luce di Cristo, siamo invitati con insistenza dalla liturgia natalizia a farci illuminare la mente e il cuore dal Dio che ha mostrato il fulgore del suo Volto.
  • Il Natale è fermarsi a contemplare quel Bambino, il Mistero di Dio che si fa uomo nell'umiltà e nella povertà, ma è soprattutto accogliere ancora di nuovo in noi stessi quel Bambino, che è Cristo Signore, per vivere della sua stessa vita, per far sì che i suoi sentimenti, i suoi pensieri, le sue azioni, siano i nostri sentimenti, i nostri pensieri, le nostre azioni. Celebrare il Natale è quindi manifestare la gioia, la novità, la luce che questa Nascita ha portato in tutta la nostra esistenza, per essere anche noi portatori della gioia, della vera novità, della luce di Dio agli altri.

[Benedetto XVI, Udienza Generale, 4 gennaio 2012]

L'Anno della fede. Le vie che portano alla conoscenza di Dio, 14 novembre 2012

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  • In realtà, l'uomo, separato da Dio, è ridotto a una sola dimensione, quella orizzontale, e proprio questo riduzionismo è una delle cause fondamentali dei totalitarismi che hanno avuto conseguenze tragiche nel secolo scorso, come pure della crisi di valori che vediamo nella realtà attuale. Oscurando il riferimento a Dio, si è oscurato anche l'orizzonte etico, per lasciare spazio al relativismo e ad una concezione ambigua della libertà, che invece di essere liberante finisce per legare l'uomo a degli idoli. Le tentazioni che Gesù ha affrontato nel deserto prima della sua missione pubblica, rappresentano bene quegli «idoli» che affascinano l'uomo, quando non va oltre se stesso. Se Dio perde la centralità, l'uomo perde il suo posto giusto, non trova più la sua collocazione nel creato, nelle relazioni con gli altri. Non è tramontato ciò che la saggezza antica evoca con il mito di Prometeo: l'uomo pensa di poter diventare egli stesso «dio», padrone della vita e della morte.
  • Penso che dobbiamo recuperare e far recuperare all'uomo d'oggi la capacità di contemplare la creazione, la sua bellezza, la sua struttura. Il mondo non è un magma informe, ma più lo conosciamo e più ne scopriamo i meravigliosi meccanismi, più vediamo un disegno, vediamo che c'è un'intelligenza creatrice.
  • Questo è un altro aspetto che noi rischiamo di smarrire nel mondo rumoroso e dispersivo in cui viviamo: la capacità di fermarci e di guardare in profondità in noi stessi e leggere quella sete di infinito che portiamo dentro, che ci spinge ad andare oltre e rinvia a Qualcuno che la possa colmare.
  • Soprattutto nella realtà del nostro tempo, non dobbiamo dimenticare che una via che conduce alla conoscenza e all'incontro con Dio è la vita della fede. Chi crede è unito a Dio, è aperto alla sua grazia, alla forza della carità. Così la sua esistenza diventa testimonianza non di se stesso, ma del Risorto, e la sua fede non ha timore di mostrarsi nella vita quotidiana, è aperta al dialogo che esprime profonda amicizia per il cammino di ogni uomo, e sa aprire luci di speranza al bisogno di riscatto, di felicità, di futuro. La fede, infatti, è incontro con Dio che parla e opera nella storia e che converte la nostra vita quotidiana, trasformando in noi mentalità, giudizi di valore, scelte e azioni concrete. Non è illusione, fuga dalla realtà, comodo rifugio, sentimentalismo, ma è coinvolgimento di tutta la vita ed è annuncio del Vangelo, Buona Notizia capace di liberare tutto l'uomo. Un cristiano, una comunità che siano operosi e fedeli al progetto di Dio che ci ha amati per primo, costituiscono una via privilegiata per quanti sono nell'indifferenza o nel dubbio circa la sua esistenza e la sua azione. Questo, però, chiede a ciascuno di rendere sempre più trasparente la propria testimonianza di fede, purificando la propria vita perché sia conforme a Cristo. Oggi molti hanno una concezione limitata della fede cristiana, perché la identificano con un mero sistema di credenze e di valori e non tanto con la verità di un Dio rivelatosi nella storia, desideroso di comunicare con l'uomo a tu per tu, in un rapporto d'amore con lui. In realtà, a fondamento di ogni dottrina o valore c'è l'evento dell'incontro tra l'uomo e Dio in Cristo Gesù. Il Cristianesimo, prima che una morale o un'etica, è avvenimento dell'amore, è l'accogliere la persona di Gesù. Per questo, il cristiano e le comunità cristiane devono anzitutto guardare e far guardare a Cristo, vera Via che conduce a Dio.

[Benedetto XVI, Udienza Generale, 14 novembre 2012]

Fu concepito per opera dello Spirito Santo, 2 gennaio 2013

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  • Maria è la nuova tenda santa, la nuova arca dell'alleanza: con il suo «sì» alle parole dell'arcangelo, Dio riceve una dimora in questo mondo, Colui che l'universo non può contenere prende dimora nel grembo di una vergine.
  • Solo se ci apriamo all'azione di Dio, come Maria, solo se affidiamo la nostra vita al Signore come ad un amico di cui ci fidiamo totalmente, tutto cambia, la nostra vita acquista un nuovo senso e un nuovo volto: quello di figli di un Padre che ci ama e mai ci abbandona.

[Benedetto XVI, Udienza Generale, 2 gennaio 2013]

Si è fatto uomo, 9 gennaio 2013

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  • Chi non riesce a donare un po' di se stesso, dona sempre troppo poco.
  • In quel bambino, il Figlio di Dio contemplato nel Natale, possiamo riconoscere il vero volto, non solo di Dio, ma il vero volto dell'essere umano.
  • In quella notte santa Dio, facendosi carne, ha voluto farsi dono per gli uomini, ha dato se stesso per noi; Dio ha fatto del suo Figlio unico un dono per noi, ha assunto la nostra umanità per donarci la sua divinità. Questo è il grande dono.
  • La fede ha un aspetto fondamentale che interessa non solo la mente e il cuore, ma tutta la nostra vita.

[Benedetto XVI, Udienza Generale, 9 gennaio 2013]

Deus caritas est

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«Dio è amore; chi sta nell'amore dimora in Dio e Dio dimora in lui» (1 Gv 4, 16). Queste parole della Prima Lettera di Giovanni esprimono con singolare chiarezza il centro della fede cristiana: l'immagine cristiana di Dio e anche la conseguente immagine dell'uomo e del suo cammino. Inoltre, in questo stesso versetto, Giovanni ci offre per così dire una formula sintetica dell'esistenza cristiana: «Noi abbiamo riconosciuto l'amore che Dio ha per noi e vi abbiamo creduto».

Citazioni

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  • All'inizio dell'essere cristiano non c'è una decisione etica o una grande idea, bensì l'incontro con un avvenimento, con una Persona, che dà alla vita un nuovo orizzonte e con ciò la direzione decisiva.
  • Amore è «estasi», ma estasi non nel senso di un momento di ebbrezza, ma estasi come cammino, come esodo permanente dall'io chiuso in se stesso verso la sua liberazione nel dono di sé, e proprio così verso il ritrovamento di sé, anzi verso la scoperta di Dio.
  • Chi vuol donare amore, deve egli stesso riceverlo in dono.
  • Dio non ci ordina un sentimento che non possiamo suscitare in noi stessi. Egli ci ama, ci fa vedere e sperimentare il suo amore e, da questo "prima" di Dio, può come risposta spuntare l'amore anche in noi.
  • Il modo di amare Dio diventa la misura dell'amore umano.
  • Il sentimento può essere una meravigliosa scintilla iniziale, ma non è la totalità dell'amore.
  • Io non posso avere Cristo solo per me; posso appartenergli soltanto in unione con tutti quelli che sono diventati o diventeranno suoi.
  • Io vedo con gli occhi di Cristo e posso dare all'altro ben più che le cose esternamente necessarie: posso donargli lo sguardo di amore di cui egli ha bisogno.
  • I santi — pensiamo ad esempio alla beata Teresa di Calcutta — hanno attinto la loro capacità di amare il prossimo, in modo sempre nuovo, dal loro incontro col Signore eucaristico e, reciprocamente questo incontro ha acquisito il suo realismo e la sua profondità proprio nel loro servizio agli altri.
  • L'amore non è mai «concluso» e completato; si trasforma nel corso della vita, matura e proprio per questo rimane fedele a se stesso.
  • L'amore per il prossimo è una strada per incontrare anche Dio e [...] il chiudere gli occhi di fronte al prossimo rende ciechi anche di fronte a Dio.
  • L'uomo diventa veramente se stesso, quando corpo e anima si ritrovano in intima unità; la sfida dell'eros può dirsi veramente superata, quando questa unificazione è riuscita. Se l'uomo ambisce di essere solamente spirito e vuol rifiutare la carne come una eredità soltanto animalesca, allora spirito e corpo perdono la loro dignità. E se, d'altra parte, egli rinnega lo spirito e quindi considera la materia, il corpo, come realtà esclusiva, perde ugualmente la sua grandezza.
  • La carità non è per la Chiesa una specie di attività di assistenza sociale che si potrebbe anche lasciare ad altri, ma appartiene alla sua natura, è espressione irrinunciabile della sua stessa essenza.
  • La vera novità del Nuovo Testamento non sta in nuove idee, ma nella figura stessa di Cristo che dà carne e sangue ai concetti – un realismo inaudito.
  • Se il contatto con Dio manca del tutto nella mia vita, posso vedere nell'altro sempre soltanto l'altro e non riesco a riconoscere in lui l'immagine divina.
  • Se il mondo antico aveva sognato che, in fondo, vero cibo dell'uomo – ciò di cui egli come uomo vive – fosse il Logos, la sapienza eterna, adesso questo Logos è diventato veramente per noi nutrimento – come amore. L'Eucaristia ci attira nell'atto oblativo di Gesù. Noi non riceviamo soltanto in modo statico il Logos incarnato, ma veniamo coinvolti nella dinamica della sua donazione. L'immagine del matrimonio tra Dio e Israele diventa realtà in un modo prima inconcepibile: ciò che era lo stare di fronte a Dio diventa ora, attraverso la partecipazione alla donazione di Gesù, partecipazione al suo corpo e al suo sangue, diventa unione. La "mistica" del Sacramento che si fonda nell'abbassamento di Dio verso di noi è di ben altra portata e conduce ben più in alto di quando qualsiasi mistico innalzamento dell'uomo potrebbe realizzare.
  • Siccome Dio ci ha amati per primo, l'amore adesso non è più solo un «comandamento», ma è la risposta al dono dell'amore, col quale Dio ci viene incontro.
  • Solo il servizio al prossimo apre i miei occhi su quello che Dio fa per me e su come Egli mi ama.

Santa Maria, Madre di Dio,
tu hai donato al mondo la vera luce,
Gesù, tuo Figlio – Figlio di Dio.
Ti sei consegnata completamente
alla chiamata di Dio
e sei così diventata sorgente
della bontà che sgorga da Lui.
Mostraci Gesù. Guidaci a Lui.
Insegnaci a conoscerlo e ad amarlo,
perché possiamo anche noi
diventare capaci di vero amore
ed essere sorgenti di acqua viva
in mezzo a un mondo assetato.

Sacramentum Caritatis

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Sacramento della carità, la Santissima Eucaristia è il dono che Gesù Cristo fa di se stesso, rivelandoci l'amore infinito di Dio per ogni uomo. In questo mirabile Sacramento si manifesta l'amore «più grande», quello che spinge a «dare la vita per i propri amici» (Gv 15,13). Gesù, infatti, «li amò fino alla fine» (Gv 13,1). Con questa espressione, l'Evangelista introduce il gesto di infinita umiltà da Lui compiuto: prima di morire sulla croce per noi, messosi un asciugatoio attorno ai fianchi, Egli lava i piedi ai suoi discepoli. Allo stesso modo, Gesù nel Sacramento eucaristico continua ad amarci «fino alla fine», fino al dono del suo corpo e del suo sangue. Quale stupore deve aver preso il cuore degli Apostoli di fronte ai gesti e alle parole del Signore durante quella Cena! Quale meraviglia deve suscitare anche nel nostro cuore il Mistero eucaristico!

Citazioni

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  • Attraverso il Sacramento eucaristico Gesù coinvolge i fedeli nella sua stessa «ora»; in tal modo Egli ci mostra il legame che ha voluto tra sé e noi, tra la sua persona e la Chiesa.
  • Il rapporto personale che il singolo fedele instaura con Gesù, presente nell'Eucaristia, lo rimanda sempre all'insieme della comunione ecclesiale, alimentando in lui la consapevolezza della sua appartenenza al Corpo di Cristo.
  • Il rapporto tra mistero creduto e celebrato si manifesta in modo peculiare nel valore teologico liturgico della bellezza. La liturgia, infatti, come del resto la Rivelazione cristiana, ha un intrinseco legame con la bellezza: è veritatis splendor.
  • In Gesù, come soleva dire san Bonaventura, contempliamo la bellezza e il fulgore delle origini. Tale attributo cui facciamo riferimento non è mero estetismo, ma modalità con cui la verità dell'amore di Dio in Cristo ci raggiunge, ci affascina e ci rapisce, facendoci uscire da noi stessi e attraendoci così verso la nostra vera vocazione: l'amore.
  • In questo ordine di riflessioni mi preme riprendere un concetto caro ai primi cristiani, ma che colpisce anche noi, cristiani di oggi: la testimonianza fino al dono di se stessi, fino al martirio, è sempre stata considerata nella storia della Chiesa il culmine del nuovo culto spirituale: "Offrite i vostri corpi" (Rm 12, 1). Si pensi, ad esempio, al racconto del martirio di san Policarpo di Smirne, discepolo di san Giovanni: tutta la drammatica vicenda è descritta come liturgia, anzi come un divenire Eucarestia del martire stesso. Pensiamo anche alla coscienza eucaristica che Ignazio di Antiochia esprime in vista del suo martirio: egli si considera "frumento di Dio" e desidera di diventare nel martirio "pane puro di Cristo". Il cristiano che offre la sua vita nel martirio entra nella piena comunione con la Pasqua di Gesù Cristo e così diviene egli stesso con Lui Eucarestia.
  • L'atto di adorazione al di fuori della santa Messa prolunga ed intensifica quanto s'è fatto nella Celebrazione liturgica stessa.
  • La bellezza della liturgia è parte di questo mistero; essa è espressione altissima della gloria di Dio e costituisce, in un certo senso, un affacciarsi del Cielo sulla terra. Il memoriale del sacrificio redentore porta in se stesso i tratti di quella bellezza di Gesù di cui Pietro, Giacomo e Giovanni ci hanno dato testimonianza, quando il Maestro, in cammino verso Gerusalemme, volle trasfigurarsi davanti a loro (cfr Mc 9,2). La bellezza, pertanto, non è un fattore decorativo dell'azione liturgica; ne è piuttosto elemento costitutivo, in quanto è attributo di Dio stesso e della sua rivelazione. Tutto ciò deve renderci consapevoli di quale attenzione si debba avere perché l'azione liturgica risplenda secondo la sua natura propria.
  • La prima e fondamentale missione che ci viene dai santi Misteri che celebriamo è di rendere testimonianza con la nostra vita. Lo stupore per il dono che Dio ci ha fatto in Cristo imprime alla nostra esistenza un dinamismo nuovo impegnandoci ad essere testimoni del suo amore. diveniamo testimoni quando, attraverso le nostre azioni, parole e modo di essere, un Altro appare e si comunica. Si può dire che la testimonianza è il mezzo con cui la verità dell'amore di Dio raggiunge l'uomo nella storia, invitandolo ad accogliere liberamente questa novità radicale. Nella testimonianza Dio si espone, per così dire, al rischio della libertà dell'uomo.
  • Nel Sacramento dell'altare, il Signore viene incontro all'uomo, creato ad immagine e somiglianza di Dio (cfr Gn 1,27), facendosi suo compagno di viaggio. In questo Sacramento, infatti, il Signore si fa cibo per l'uomo affamato di verità e di libertà.
  • Proprio in forza del Mistero che celebriamo, occorre denunciare le circostanze che sono in contrasto con la dignità dell'uomo, per il quale Cristo ha versato il suo sangue, affermando così l'alto valore di ogni singola persona.
  • Sottolineare il rapporto intrinseco tra Eucarestia e missione ci fa riscoprire anche il contenuto ultimo del nostro annuncio. Quanto più nel cuore del popolo cristiano sarà vivo l'amore per l'Eucarestia, tanto più gli sarà chiaro il compito della missione: portare Cristo. Non solo un'idea o un'etica a Lui ispirata, ma il dono della sua stessa Persona. Chi non comunica la verità dell'amore al fratello non ha ancora dato abbastanza. L'Eucarestia come sacramento della nostra salvezza ci richiama così inevitabilmente all'unicità di Cristo e della salvezza da Lui compiuta a prezzo del suo sangue. Pertanto, dal Mistero eucaristico, creduto e celebrato, sorge l'esigenza di educare costantemente tutti al lavoro missionario il cui centro è l'annuncio di Gesù, unico Salvatore. Ciò impedirà di ridurre in chiave meramente sociologica la decisiva opera di promozione umana sempre implicata in ogni autentico processo di evangelizzazione.

Spe Salvi

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Nella speranza siamo stati salvati, dice san Paolo ai Romani e anche a noi (Rm 8,24). La redenzione, la salvezza, secondo la fede cristiana, non è un semplice dato di fatto. La redenzione ci è offerta nel senso che ci è stata donata la speranza, una speranza affidabile, in virtù della quale noi possiamo affrontare il nostro presente: il presente, anche un presente faticoso, può essere vissuto ed accettato se conduce verso una meta e se di questa meta noi possiamo essere sicuri, se questa meta è così grande da giustificare la fatica del cammino.

Citazioni

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  • L'eternità non è un continuo susseguirsi di giorni del calendario, ma qualcosa come il momento colmo di appagamento, in cui la totalità ci abbraccia e noi abbracciamo la totalità. Sarebbe il momento dell'immergersi nell'oceano dell'infinito amore, nel quale il tempo – il prima e il dopo – non esiste più. Possiamo soltanto cercare di pensare che questo momento è la vita in senso pieno, un sempre nuovo immergersi nella vastità dell'essere, mentre siamo semplicemente sopraffatti dalla gioia.
  • La verità e la giustizia devono stare al di sopra della mia comodità ed incolumità fisica.
  • La vittoria della ragione sull'irrazionalità è anche uno scopo della fede cristiana.
  • Marx non ha solo mancato di ideare gli ordinamenti necessari per il nuovo mondo – di questi, infatti, non doveva più esserci bisogno. Che egli di ciò non dica nulla, è logica conseguenza della sua impostazione. Il suo errore sta più in profondità. Egli ha dimenticato che l'uomo rimane sempre uomo. Ha dimenticato l'uomo e ha dimenticato la sua libertà. Ha dimenticato che la libertà rimane sempre libertà, anche per il male. Credeva che, una volta messa a posto l'economia, tutto sarebbe stato a posto. Il suo vero errore è il materialismo: l'uomo, infatti, non è solo il prodotto di condizioni economiche e non è possibile risanarlo solamente dall'esterno creando condizioni economiche favorevoli.
  • Pregare non significa uscire dalla storia e ritirarsi nell'angolo privato della propria felicità. Il giusto modo di pregare è un processo di purificazione interiore che ci fa capaci per Dio e, proprio così, anche capaci per gli uomini.
  • Ragione e fede hanno bisogno l'una dell'altra per realizzare la loro vera natura e la loro missione.
  • Si rende evidente l'ambiguità del progresso. Senza dubbio, esso offre nuove possibilità per il bene, ma apre anche possibilità abissali di male – possibilità che prima non esistevano.
  • Soffrire con l'altro, per gli altri; soffrire per amore della verità e della giustizia; soffrire a causa dell'amore e per diventare una persona che ama veramente – questi sono elementi fondamentali di umanità, l'abbandono dei quali distruggerebbe l'uomo stesso.
  • «Speranza», di fatto, è una parola centrale della fede biblica – al punto che in diversi passi le parole «fede» e «speranza» sembrano interscambiabili.
  • Verità, giustizia, amore non sono semplicemente ideali, ma realtà di grandissima densità.

Il «regno» di Gesù era diverso da come gli uomini avevano potuto immaginarlo. Questo «regno» iniziava in quell'ora e non avrebbe avuto mai fine. Così tu [Maria] rimani in mezzo ai discepoli come la loro Madre, come Madre della speranza. Santa Maria, Madre di Dio, Madre nostra, insegnaci a credere, sperare ed amare con te. Indicaci la via verso il suo regno! Stella del mare, brilla su di noi e guidaci nel nostro cammino!
Dato a Roma, presso San Pietro, il 30 novembre, festa di Sant'Andrea Apostolo, dell'anno 2007, terzo di Pontificato.

Caritas in Veritate

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La carità nella verità, di cui Gesù Cristo s'è fatto testimone con la sua vita terrena e, soprattutto, con la sua morte e risurrezione, è la principale forza propulsiva per il vero sviluppo di ogni persona e dell'umanità intera.
L'amore — «caritas» — è una forza straordinaria, che spinge le persone a impegnarsi con coraggio e generosità nel campo della giustizia e della pace. È una forza che ha la sua origine in Dio, Amore eterno e Verità assoluta. Ciascuno trova il suo bene aderendo al progetto che Dio ha su di lui, per realizzarlo in pienezza: in tale progetto infatti egli trova la sua verità ed è aderendo a tale verità che egli diventa libero (cfr Gv 8,32). Difendere la verità, proporla con umiltà e convinzione e testimoniarla nella vita sono pertanto forme esigenti e insostituibili di carità. Questa, infatti, «si compiace della verità» (1 Cor 13,6).

Citazioni

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  • Solo nella verità la carità risplende e può essere autenticamente vissuta. La verità è luce che dà senso e valore alla carità. Questa luce è, a un tempo, quella della ragione e della fede, attraverso cui l'intelligenza perviene alla verità naturale e soprannaturale della carità: ne coglie il significato di donazione, di accoglienza e di comunione. Senza verità, la carità scivola nel sentimentalismo. L'amore diventa un guscio vuoto, da riempire arbitrariamente. È il fatale rischio dell'amore in una cultura senza verità. Esso è preda delle emozioni e delle opinioni contingenti dei soggetti, una parola abusata e distorta, fino a significare il contrario. La verità libera la carità dalle strettoie di un emotivismo che la priva di contenuti relazionali e sociali, e di un fideismo che la priva di respiro umano ed universale.
  • La Chiesa non ha soluzioni tecniche da offrire e non pretende «minimamente d'intromettersi nella politica degli Stati» . Ha però una missione di verità da compiere, in ogni tempo ed evenienza, per una società a misura dell'uomo, della sua dignità, della sua vocazione. Senza verità si cade in una visione empiristica e scettica della vita, incapace di elevarsi sulla prassi, perché non interessata a cogliere i valori — talora nemmeno i significati — con cui giudicarla e orientarla. La fedeltà all'uomo esige la fedeltà alla verità che, sola, è garanzia di libertà (cfr Gv 8,32) e della possibilità di uno sviluppo umano integrale. Per questo la Chiesa la ricerca, l'annunzia instancabilmente e la riconosce ovunque essa si palesi. Questa missione di verità è per la Chiesa irrinunciabile. La sua dottrina sociale è momento singolare di questo annuncio: essa è servizio alla verità che libera. Aperta alla verità, da qualsiasi sapere provenga, la dottrina sociale della Chiesa l'accoglie, compone in unità i frammenti in cui spesso la ritrova, e la media nel vissuto sempre nuovo della società degli uomini e dei popoli.
  • Il primo capitale da salvaguardare e valorizzare è l'uomo, la persona, nella sua integrità.
  • Il mercato non è, e non deve perciò diventare, di per sé il luogo della sopraffazione del forte sul debole.
  • Il mercato non esiste allo stato puro. Esso trae forma dalle configurazioni culturali che lo specificano e lo orientano.
  • Ogni decisione economica ha una conseguenza di carattere morale.
  • I diritti presuppongano doveri senza i quali si trasformano in arbitrio.
  • La natura è espressione di un disegno di amore e di verità.
  • I progetti per uno sviluppo umano integrale non possono pertanto ignorare le generazioni successive, ma devono essere improntati a solidarietà e a giustizia intergenerazionali.
  • Uno dei maggiori compiti dell'economia è proprio il più efficiente uso delle risorse, non l'abuso.
  • La ragione ha sempre bisogno di essere purificata dalla fede, e questo vale anche per la ragione politica, che non deve credersi onnipotente. A sua volta, la religione ha sempre bisogno di venire purificata dalla ragione per mostrare il suo autentico volto umano. La rottura di questo dialogo comporta un costo molto gravoso per lo sviluppo dell'umanità.
  • Ragione e fede si aiutano a vicenda. Solo assieme salveranno l'uomo. Attratta dal puro fare tecnico, la ragione senza la fede è destinata a perdersi nell'illusione della propria onnipotenza. La fede senza la ragione, rischia l'estraniamento dalla vita concreta delle persone.

per continuare a dedicarci con generosità all'impegno di realizzare lo «sviluppo di tutto l'uomo e di tutti gli uomini»
Dato a Roma, presso San Pietro, il 29 giugno, solennità dei SS. Apostoli Pietro e Paolo, dell'anno 2009, quinto del mio Pontificato.

[Benedetto XVI, Enciclica Caritas-in-Veritate, 29 Giugno 2009]

Gesù di Nazareth

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Al libro su Gesù, di cui ora presento al pubblico la prima parte, sono giunto dopo un lungo cammino interiore.

Citazioni

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  • Chi vuole comprendere la Scrittura nello spirito in cui è stata scritta deve badare al contenuto e all'unità dell'intera Scrittura.
  • [Sul Discorso della Montagna] Con questa grande composizione in forma di discorso Matteo ci presenta Gesù come il nuovo Mosè [...].
  • Chiedere di Dio, cercare il suo volto – è questo il presupposto basilare per l'ascesa che conduce all'incontro con Dio.
  • Come limite di ogni sforzo volto a conoscere il passato, bisogna prendere atto del fatto che non si può oltrepassare l'ambito delle ipotesi, perché propriamente non possiamo recuperare il passato nel presente.
  • I singoli libri della Sacra Scrittura, come essa stessa nel suo insieme, non sono semplicemente letteratura.
  • Il profeta non è la variante ebraica dell'indovino.
  • In una parola: la vera "morale" del Cristianesimo è l'amore. E questo, ovviamente, si oppone all'egoismo – è un esodo da se stessi, ma è proprio in questo modo che l'uomo trova se stesso. Nei confronti dell'allettante splendore dell'uomo di Nietzsche, questa via, a prima vista, sembra misera, addirittura improponibile. Ma è il vero "sentiero di alta montagna" della vita; solo sulla via dell'amore, i cui percorsi sono descritti nel Discorso della montagna, si dischiude la ricchezza della vita, la grandezza della vocazione dell'uomo. (p. 125)
  • L'amore è il fuoco che purifica e unisce ragione, volontà, sentimento, che unifica l'uomo in se stesso in virtù dell'azione unificantedi Dio, cosicché egli diviene servitore dell'unificazione di coloro che sono divisi: così l'uomo fa il suo ingresso nella dimora di Dio e può vederlo. Ed è questo appunto che significa essere beato. (p. 121)
  • L'organo con cui si può vedere Dio è il cuore: la mera ragione non basta; perché l'uomo possa arrivare a percepire Dio, le forze della sua esistenza devono agire insieme. La volontà deve essere pura e già prima dev'esserlo il fondo affettivo dell'anima, che indirizza la ragione e la volontà. "Cuore" indica appunto questo gioco d'insieme delle forze percettive dell'uomo, in cui è in gioco anche il giusto intreccio di corpo e anima, che appartiene alla totalità della creatura chiamata "uomo". La fondamentale disposizione affettiva dell'uomo dipende proprio anche da questa unità di anima e corpo e dal presupposto che egli accetti insieme il suo essere corpo e il suo essere spirito; che sottometta il corpo alla disciplina dello spirito, senza però isolare la ragione o la volontà ma, accettando se stesso da Dio, riconosca e viva anche la corporaità dell'esistenza come ricchezza per lo spirito. Il cuore – la totalità dell'uomo deve essere pura, intimamente aperta e libera perché l'uomo possa vedere Dio. (p. 118)
  • Nella misura in cui il metodo storico rimane fedele a se stesso, non deve soltanto cercare la parola come qualcosa che appartiene al passato, ma deve anche lasciarla nel passato.
  • Si può dire: mentre l'asse della predicazione pre-pasquale di Gesù è l'annuncio del Regno di Dio, il centro della predicazione apostolica post-pasquale è la cristologia.

[Joseph Ratzinger, Gesù di Nazareth (Jesus von Nazareth), traduzione di Chicca Galli e Roberta Zuppet, LEV - RCS, Roma - Milano, 2007]

Citazioni su Gesù di Nazareth

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  • Il libro di Benedetto XVI [Gesù di Nazareth] ha voluto rimettere al centro proprio questa unità fondante del cristianesimo, riproponendone la compattezza contro ogni tentazione di dissociazione. Sì, perché – se stiamo solo alla ricerca moderna – si è assistito a un processo di divaricazione o anche di separazione e persino di negazione di uno dei due poli di quell'unità [umano divina di Gesù]. (Gianfranco Ravasi)

Gesù di Nazareth. Dall'ingresso in Gerusalemme fino alla risurrezione

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  • Con la crescente conoscenza della verità funzionale sembra piuttosto andare di pari passo una crescente cecità per "la verità" stessa – per la domanda su ciò che è la nostra vera realtà e ciò che è il nostro vero scopo.
  • Di fatto, l'annuncio apostolico col suo entusiasmo e con la sua audacia è impensabile senza un contatto reale dei testimoni con il fenomeno totalmente nuovo ed inaspettato che li toccava dall'esterno e consisteva nel manifestarsi e nel parlare del Cristo risorto.
  • È proprio del mistero di Dio agire in modo sommesso. Solo pian piano Egli costruisce nella grande storia dell'umanità la sua storia.
  • L'annuncio del Vangelo starà sempre sotto il segno della croce – è ciò che i discepoli di Gesù in ogni generazione devono imparare nuovamente.
  • L'idea del formarsi dell'Eucaristia nell'ambito della "comunità" è anche dal punto di vista storico assolutamente assurda. Chi avrebbe potuto permettersi di concepire un tale pensiero, di creare una tale realtà? Come avrebbe potuto essere che i primi cristiani – evidentemente già negli anni 30 – accettassero una simile invenzione senza fare obiezioni? [...] Solo dalla peculiarità della coscienza personale di Gesù poteva nascere questo.
  • L'ingiustizia, il male come realtà non può semplicemente essere ignorato, lasciato stare. Deve essere smaltito, vinto. Solo questa è la vera misericordia.
  • La Chiesa, nella sua struttura giuridica, è fondata su Pietro e gli Undici, ma nella forma concreta della vita ecclesiale sono sempre di nuovo le donne ad aprire la porta al Signore, ad accompagnarlo fin sotto la croce e a poterlo così incontrare anche quale Risorto.
  • La Chiesa non deve preoccuparsi della conversione dei Giudei, perché occorre aspettare il momento stabilito da Dio.
  • La fede biblica non racconta storie come simboli di verità meta-storiche, ma si fonda sulla storia che è accaduta sulla superficie di questa terra.
  • La violenza non instaura il regno di Dio, il regno dell'umanesimo.
  • Le parole apocalittiche di Gesù non hanno nulla a che fare con la chiaroveggenza. Esse vogliono proprio distoglierci dalla curiosità superficiale per le cose visibili e condurci all'essenziale: alla vita sul fondamento della parole di Dio che Gesù ci dona.
  • Nella grandiosa matematica della creazione, che oggi possiamo leggere nel codice genetico dell'uomo, percepiamo il linguaggio di Dio.
  • Oggi la barca della Chiesa, col vento contrario della storia, naviga attraverso l'oceano agitato del tempo. Spesso si ha l'impressione che debba affondare. Ma il Signore è presente e viene nel momento opportuno. 'Vado e vengo a voi': è questa la fiducia dei cristiani, la ragione della nostra gioia.
  • Teresa d'Avila, Giovanni della Croce, Ignazio di Loyola, Francesco Saverio portano con sé nuove irruzioni del Signore nella storia confusa del loro secolo che andava alla deriva allontanandosi da Lui.
  • Solo attraverso la perdita veramente assoluta di ogni potere esteriore, attraverso lo spoglamento radicale della croce, la novità diventava realtà.
  • Solo un avvenimento reale di una qualità radicalmente nuova era in grado di rendere possibile l'annuncio apostolico, che non è spiegabile con speculazioni o esperienze interiori, mistiche.

[Joseph Ratzinger, Gesù di Nazareth.Dall'ingresso in Gerusalemme fino alla risurrezione, LEV - RCS, Roma - Milano, 2011]

Citazioni su Gesù di Nazareth. Dall'ingresso in Gerusalemme fino alla risurrezione

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  • Credo che la Chiesa debba rendere grazie a Dio per questo libro storico, per quest'opera cerniera tra due epoche, che inaugura una nuova era dell'esegesi teologica. (Marc Ouellet)
  • Se il Papa ci avesse rivelato cose lontane da noi, non ci potrebbe interessare, se il Cristo del giardino degli ulivi fosse stato un eroe, un superuomo, avrei poco da chiedergli, lo sentirei lontano, potrei tutt'al più ammirarlo. (Claudio Magris)

Il Dio di Gesù Cristo

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Ci ricordiamo ancora di quando Juri Gagarin, ritornando dal suo viaggio nello spazio – il primo della storia dell'umanità – affermò di non aver visto alcun dio. Anche per l'ateo meno sprovveduto era ovvio che una simile affermazione non poteva costituire un argomento convincente contro l'esistenza di Dio.

Citazioni

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  • Dio è l'eterno, mentre il tempo è un idolo, quando diventa oggetto di venerazione.
  • Dio è significa che al di sopra di tutti i nostri obiettivi ed interessi stanno la verità ed il diritto. Sta il valore di ciò che, dal punto di vista terreno, è privo di qualsiasi valore. C'è l'adorazione di Dio, la vera adorazione, che protegge l'uomo dalla dittatura dei fini e che è la sola in grado di difenderlo dalla dittatura esercitata dagli idoli.
  • È impossibile dissociare il problema dell'esistenza di Dio da quello di chi o che cosa Dio è.
  • Dio si rende garante del diritto. Egli difende i deboli dai potenti. È questo il suo vero volto.
  • L'uomo deve poter essere letto al computer, e ciò è possibile soltanto se egli viene tradotto in numeri.
  • La bestia è il numero e trasforma in numeri. Dio, invece, ha un nome e chiama per nome.
  • La prima proposizione della fede cristiana, l'orientamento di fondo della conversione del cristiano suona: Dio è.
  • Mentre tutto passa, egli [Dio] è oggi, ieri e domani. Eternità non significa passato, ma affidabilità incondizionata, solidità che sempre sostiene.
  • [Satana] è un numero e rende numeri.
  • Se non si danno altro che funzioni, anche l'uomo si ridurrà ad una funzione.

Una delle regole fondamentali per il discernimento degli spiriti potrebbe essere dunque la seguente: dove manca la gioia, dove l'umorismo muore, qui non c'è nemmeno lo Spirito Santo, lo Spirito di Gesù Cristo. E viceversa: la gioia è un segno della grazia. Chi è profondamente sereno, chi ha sofferto senza per questo perdere la gioia, costui non è lontano dal Dio del vangelo, dallo Spirito di Dio, che è lo Spirito della gioia eterna.

[Joseph Ratzinger, Il Dio di Gesù Cristo (Der Gott Jesu Christi), traduzione di Dino Pezzetta, Queriniana, Brescia, 1978]

Introduzione al Cristianesimo

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Chi oggi tenti di parlare sull'argomento della fede cristiana, di fronte ad uomini che per professione o per convenzione non hanno famigliarità col pensiero e col linguaggio ecclesiale, avvertirà ben presto quanto sia ostica e sconcertante tale impresa.

Citazioni

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  • L'uomo non ha creato il cosmo, per cui esso gli rimane impenetrabile nella sua ultima profondità.
  • Nel credente sussiste la minaccia dell'incertezza, che nei momenti della tentazione gli fa duramente e d'improvviso balenare dinnanzi agli occhi la paurosa fragilità dell'intero edificio in cui ha fede, il quale ordinariamente gli appare invece tanto ovvio e compatto.
  • Dio si rende garante del diritto. Egli difende i deboli dai potenti. È questo il suo vero volto.
  • Esser cristiani non significa adempiere il proprio dovere entro ben determinati limiti, e magari ostentare una particolare perfezione andando persino oltre la misura strettamente prestabilita dai propri obblighi. Autenticamente cristiano è invece colui, che ha la consapevolezza di vivere dovunque e comunque innanzitutto dei doni di cui è stato inondato; cristiano è colui che sa come la vera rettitudine consista unicamente nell'essere a sua volta un donatore, simile al mendicante che, grato per i regali ricevuti, li ridistribuisce munificamente agli altri. Colui che si limita solo ad esser giusto, conteggiando tutto col bilancino del farmacista, pensando di crearsi con le sue proprie mani una veste irreprensibile e di costruirsi così tutto da sé, è in fondo un autentico ingiusto. La rettitudine umana può tradursi in atto unicamente nell'abdicare alle proprie pretese e nel dimostrarsi munificamente generosi di fronte agli uomini e a Dio. È in sostanza la giustizia del "perdonaci, come noi abbiamo perdonato". Questa preghiera si presenta come la più genuina formula di giustizia umana cristianamente intesa: consiste essenzialmente nel perdonare a propria volta, per la semplice ragione che si vive già del perdono ricevuto. (2003, p. 209[19])

[Joseph Ratzinger, Introduzione al cristianesimo (Einführung in das Christentum), traduzione di Edoardo Martinelli, Queriniana, Brescia, 1969, 2003]

La mia vita

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Non è per nulla facile dire dove io sia di casa. Mio padre, che era un gendarme, dovette spesso trasferirsi, così che anche noi fummo spesso in giro. Queste peregrinazioni si conclusero nel 1937, quando, compiuti i sessant'anni, egli andò in pensione. Ci stabilimmo allora nella casa di Hufsclag, presso Traunstein, che è poi divenuto il nostro vero paese d'origine. Del resto tutti i precedenti spostamenti restarono comunque all'interno di un raggio limitato: nell'area compresa tra l'Inn e il Salzach, il cui paesaggio e la cui storia hanno profondamente segnato la mia giovinezza.

Citazioni

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  • Ogni nuovo passo che mi faceva entrare più profondamente nella liturgia era per me un grande avvenimento. (p. 17)
  • La filiazione divina di cui parla la fede non è un fatto biologico, bensì ontologico; non è un processo avvenuto nel tempo, bensì in grembo all'eternità di Dio.
  • La rivelazione, cioè il volgersi di Dio verso l'uomo, il Suo venirgli incontro, è sempre più grande di quanto può essere espresso in parole umane, più grande anche delle parole della Scrittura. (p. 93)
  • La Scrittura è la testimonianza essenziale della rivelazione, ma la rivelazione è qualcosa di vivo, di più grande – perché sia tale essa deve giungere a destinazione e deve essere percepita, altrimenti essa è divenuta "rivelazione". (p. 93)

[Joseph Ratzinger, La mia vita (Aus meinem Leben Erinnerungen 1927-1977), traduzione di Giuseppe Reguzzoni, Edizioni San Paolo, 1997]

L'unità delle nazioni. Una visione dei Padri della Chiesa

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  • La religione politica non ha alcuna verità. Essa poggia su una canonizzazione della consuetudine contro la verità. Questa rinuncia alla verità, anzi lo stare contro la verità per amore della consuetudine, è stata perfino ammessa dai rappresentanti della religione romana -Scevola, Varrone, Seneca. [...] La religione politica dei Romani non ha alcuna verità, ma al di sopra di essa esiste una verità, e tale verità è che l'asservimento dell'uomo a consuetudini ostili alla verità lo pone in balìa di potenze antidivine che la fede cristiana nomina demoni. (pp. 81-82)
  • [Nella religione politica e romana] Il bene dello Stato che si crede legato al persistere e sopravvivere delle sue antiche forme, viene posto al di sopra del valore della verità. Qui Agostino vede scoppiare in tutta la sua asprezza il contrasto vero e proprio: secondo la concezione romana, la religione è una istituzione dello Stato, quindi una sua funzione, e come tale è subordinata ad esso. Non è un assoluto il quale sia indipendente dagli interessi dei gruppi che la rappresentano, ma un valore strumentale rispetto allo "Stato" assoluto. Secondo la religione cristiana, per contro, nella religione non si tratta di consuetudine ma di verità, che quindi non viene istituita dallo Stato, ma ha per se stessa una nuova comunità la quale abbraccia tutti quanti vivono della verità di Dio. (p. 82)
  • Il servigio agli idoli non è, invero, solo uno stolto affaccendarsi senza oggetto, ma, consegnando l'uomo in balìa della negazione della verità diviene servigio ai dèmoni: dietro gli dèi irreali sta il potere sommamente irreale e dietro la schiavitù alla consuetudine vi è il servaggio agli spiriti malvagi. In ciò sta la vera profondità a cui scende la liberazione cristiana e la libertà conquistata in essa: liberando dalla consuetudine affranca da un potere, che l'uomo ha lui stesso dapprima creato, ma che di gran lunga si è levato sul suo capo e ora è signore su di lui; è divenuto un potere oggettivo, indipendente da lui, breccia d'invasione da parte della potenza del male come tale, che lo sopraffà, cioè dei "demoni". (p. 83)

[Joseph Ratzinger, L'unità delle nazioni. Una visione dei Padri della Chiesa (Die Einheit der Nationen. Eine vision der Kirchenväter), traduzione di Giulio Colombi, a cura di Giovanni Maria Vian, edito da dalla Libreria Editrice Vaticana e da Morcelliana Edizioni (serie "Pellicano rosso", vol. 102), 2ª edizione riveduta, 2009, OCLC 72415016]

Perché sono ancora cristiano. Perché sono ancora nella Chiesa

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  • Donando a noi Cristo Gesù, rendendolo vivo e presente in mezzo a noi, rigenerandolo continuamente nella fede e nella preghiera degli uomini, la Chiesa dà all'umanità una luce, un sostegno ed un conforto tali, che senza di essi il mondo non sarebbe più concepibile. Chi desidera la presenza di Cristo in mezzo all'umanità, la può trovare soltanto nella Chiesa, mai contro di essa.
  • La bellezza delle grandi cattedrali, l'armonia della musica scaturita al calore della fede, la solennità della liturgia ecclesiale, la stessa realtà della festa che non si può fare, ma soltanto accettare, l'organizzazione dell'anno liturgico, nel quale si fondono insieme l'ieri e l'oggi, il tempo e l'eternità – tutte queste cose che non sono, a mio avviso, casi fortuiti e insignificanti. Il bello è lo splendore del vero, ha detto Tommaso d'Aquino, e potremmo aggiungere che l'offesa del bello è l'autoironia del vero perduto. Le espressioni, nelle quali la fede ha saputo tradursi lungo i secoli della sua storia, sono testimonianza e conferma della sua verità.
  • La lotta contro il dolore e l'ingiustizia è senz'altro cristiana, ma il pensare che attraverso le riforme sociali o l'eliminazione del potere e dell'ordinamento giuridico si possa subito raggiungere un mondo libero dal dolore, è una vera e propria eresia, una profonda ignoranza dell'uomo e della sua natura. In questo mondo il dolore non deriva soltanto dalla disuguaglianza di ricchezza e di potere. La sofferenza non è l'unico fastidio che l'uomo dovrebbe scrollarsi di dosso. Chi pensa così, deve rifugiarsi nel mondo illusorio degli stupefacenti, per ritrovarsi poi ancor più distrutto ed in contrasto con la realtà.
  • L'unica possibilità che abbiamo di cambiare in senso positivo un altro uomo è proprio quella di amarlo, trasformandolo lentamente da ciò che è in ciò che può essere.
  • Soltanto sopportando se stesso e liberandosi dalla tirannide del proprio egoismo, l'uomo ritrova se stesso, la propria verità, propria gioia e la propria felicità. La crisi del nostro tempo dipende principalmente dal fatto che ci si vuol far credere che si può diventare uomini senza il dominio di sé, senza la pazienza della rinuncia e la fatica del superamento, che non è necessario il sacrificio di mantenere gli impegni presi, né lo sforzo per soffrire con pazienza la tensione fra ciò che si dovrebbe essere e ciò che effettivamente si è.

[Hans Urs von Balthasar - Joseph Ratzinger, Perché sono ancora cristiano. Perché sono ancora nella Chiesa, Queriniana, traduzione G. Mion, Brescia 2005 III ed.]

Svolta per l'Europa?

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  • La droga è la pseudomistica di un mondo che non crede, ma che tuttavia non può scuotersi di dosso la tensione dell'anima verso il paradiso. (p. 15)
  • L'«abolizione dell'uomo», che consegue dall'assolutizzazione di un'unica modalità del conoscere, è ad un tempo la palese falsificazione di questa visione del mondo. L'uomo c'è, e chi si condanna sulla base delle proprie teorie a trascinarlo nell'ambito degli apparati analizzabili e componibili a piacere vive in un ottundimento delle capacità percettive, cui sfugge proprio l'essenziale.
    Se la scienza mira a conoscenze il più possibile comprensive e adeguate alla realtà, allora una metodologia conoscitiva configurata in questa forma assolutamente unilaterale è l'esatto contrario della scienza. In altre parole: anche la ragion pratica, sulla quale si fonda la conoscenza propriamente morale, è ragione in senso pieno e non solo espressione di stati d'animo soggettivi, privi di valore conoscitivo. (pp. 27-28)
  • Il tragico è che in un regime di perfetta tirannide non è più possibile alcuna guerra di liberazione, e anzi il dominio della violenza si può tranquillamente stabilire come vittoria della pace. In questo senso il Nuovo testamento dice dell'Anticristo che costui si presenterà come messaggero di «pace e sicurezza». Ecco il paradosso, intrinsecamente connesso al nostro tema: ciò che si spaccia come pace definitiva può forse essere proprio la sua totale negazione. (p. 38)
  • Il diritto può essere forza efficace di pace solo quando la sua misura non sta nelle nostre mani. Certo il diritto viene da noi istituito, ma non creato. In altri termini: senza trascendenza non c'è fondazione del diritto. Dove Dio e la forma fondamentale dell'esistenza umana, da lui tracciata, vengono rimosse dalla mentalità comune e confinate a forza nel privato, nella sfera meramente soggettiva, anche la nozione di diritto svanisce, e così il fondamento della pace. (p. 43)
  • Dovunque il progresso viene considerato come processo necessario di sviluppo ordinato della storia, esso rimane al di sotto di ciò che è propriamente umano e, in ultima analisi, concepito contro l'uomo. La libertà dell'individuo e la responsabilità etica personale non possono allora venir considerate che come fattori di disturbo di tali processi deterministici. (p. 71)
  • L'alternativa fondamentale, di fronte alla quale ci pone l'itinerario percorso dall'epoca moderna, è la seguente: al principio di tutte le cose c'è l'irrazionale, l'origine vera del mondo è l'irrazionale, oppure esso proviene dalla ragione creatrice? Credere significa abbracciare la seconda posizione: solo essa è «ragionevole», nel più profondo senso della parola, e degna dell'uomo.
    Di fronte all'attuale crisi della ragione quest'essenziale natura ragionevole della fede deve tornare a risplendere con chiarezza. La fede salva la ragione, proprio perché l'abbraccia in tutta la sua ampiezza e profondità e la protegge contro i tentativi di ridurla semplicemente a ciò che può essere verificato sperimentalmente. Il mistero non si pone come nemico della ragione; al contrario, esso salva e difende l'intima razionalità dell'essere e dell'uomo. (p. 85)
  • [Il nazionalismo] Non è affatto un peccato nuovo; è anzi soltanto la radicalizzazione in età moderna dell'antico tribalismo; dunque di un retaggio primordiale del genere umano. Il tribalismo pesa come un tragico destino sulle epoche arcaiche della storia; la sua traccia di sangue corre lungo i millenni. (pp. 96-97)
  • L'Europa [...] non potrà – e neppure le sarà lecito – cessare di esportare le sue tecnologie e la sua razionalità. Ma se essa fa soltanto ciò, non può che distruggere le grandi tradizioni religiose e morali dell'umanità intera, distrugge le fondamenta dell'humanum e sottomette gli altri continenti ad una presunta legge necessaria della storia, che finirà per distruggere anche l'Europa medesima. Ciò sarebbe eurocentrismo in senso negativo.
    Insieme alla propria razionalità, il nostro continente deve comunicare anche la sua sorgente interiore e l'orizzonte di significato: la conoscenza del Logos come fondamento di tutte le cose, la visione di quella verità, che è insieme la misura del bene. Allora essa raccoglie in unità le grandi tradizioni del genere umano e le fa confluire in un dare e ricevere, nel quale tutto appartiene a tutti e nessuno è per l'altro un estraneo. (p. 115)
  • [Spira] Con gli alti e i bassi della sua storia, essa costituisce un vero e proprio specchio dell'Europa, delle sue forze di progresso e di distruzione, delle sue speranze e dei suoi pericoli.
    Collocata al bivio tra la Gallia e la Germania, Spira ha sperimentato l'ascesa come la decadenza dell'impero romano, ora come spazio aperto, nel quale il Reno non era confine invalicabile, bensì luogo e strada d'incontro, ora come fortezza contesa tra potenze nemiche. [...]
    in nessuna fase della sua storia questa città ha vissuto senza rivolgere lo sguardo al sacro, senza tentare di imparare dalla convivenza con Dio l'autentica convivenza reciproca tra gli uomini. Per un verso, così, questo luogo ci offre una lezione dell'incompiutezza d'ogni storia umana, che anche noi non siamo in grado di spezzare. Per l'altro, però – e proprio anche nei suoi fallimenti – la sua storia è una lezione di speranza. (pp. 115-116)
  • [Il Duomo di Spira] [...] il duomo degli imperatori della dinastia salica, che ne raccolse l'eredità, cercò di esprimere anche architettonicamente l'unità di Chiesa e impero, il nuovo regno cristiano nel quale regno e sacerdozio sono fraternamente ordinati l'uno all'altro. Ma ancor mentre la costruzione era in corso, la lotta per le investiture tracciò di nuovo i confini, e così il duomo, nella sua stessa compiuta conformazione, resta una testimonianza del fatto che sulla terra non può esistere la civitas Dei. Esso simboleggia unità e tensione al tempo stesso. [...]
    La grandezza dell'Europa riposa su di una razionalità, nella quale la ragione – al di là di tutto il suo sapere e potere – non dimentica ciò che costituisce il suo vertice: l'essere percezione dell'eterno, sensibile a Dio. Possa il duomo di Spira esser simbolo d'una tale apertura, d'un tale spirito europeo, e così segnavia di un nuovo millennio di benedizione. (pp. 116-117)
  • Ciò che differenzia l'uomo da tutti gli altri esseri viventi è il fatto che egli non solo riconosce come suo limite il non-potere in senso fisico, bensì anche rispetta liberamente il non-esser-lecito in senso morale come effettivo confine altrettanto reale e obbligante. Egli è libero, ed è un uomo, non solo quando si piega alla legge della necessità naturale, ma anche quando riconosce la legge della libertà come sua sfera determinante. Allora egli può cercare di forzare o differire i confini di quanto è fisicamente necessario, senza mettere in pericolo se stesso né la creazione. (pp. 140-141)
  • [Nelle società secolarizzate] Rimane però l'aspettativa d'una salvezza incondizionata. L'esperienza dell'irredenzione, dell'alienazione s'acuisce e la piena realizzazione umana – che non può essere nell'aldilà e non può essere donata per grazia – dev'essere ora conquistata in questo mondo mediante le sole proprie forze. Così però si carica la politica di un'attesa alla quale essa non può corrispondere. La religione fattasi politica esige troppo dalla politica stessa e diviene così fonte di disintegrazione dell'uomo e della società. (p. 128)

[Joseph Ratzinger, Svolta per l'Europa? Chiesa e modernità nell'epoca dei rivolgimenti, traduzione dal tedesco di Carlo Fedeli, Edizioni Paoline, Cinisello Balsamo (Milano), 19922. ISBN 88-215-2383-7]

Citazioni su papa Benedetto XVI

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  • Anch’io ritengo che la Verità debba essere annunciata nella sua integralità, senza sconti e senza camuffamenti: ma lo si deve fare con uno stile rispettoso degli altri. Se mi permette, in questo settore, papa Benedetto dà un grande esempio: il suo stile non è né aggressivo né caustico né pesante, ma pacato: dice tutto, ma senza urlare. Annuncia qualcosa più grande di lui, con umiltà, con discrezione, considerando gli altri come persone in ascolto, non come nemici da distruggere. Ad esempio il 12 maggio dell’anno scorso, nell’incontro al Centro cultural Belém con il mondo della cultura portoghese, il Papa ha detto qualcosa che mi ha molto colpito: «La convivenza della Chiesa, nella sua ferma adesione al carattere perenne della verità, con il rispetto per altre "verità", o con la verità degli altri, è un apprendistato che la Chiesa stessa sta facendo. In questo rispetto dialogante si possono aprire nuove porte alla trasmissione della verità». Perciò lo stile aggressivo di certi siti e blog non mi sembra per niente in linea con lo stile del Magistero, incarnato nella sua massima espressione dal Papa. (Claudio Maria Celli)
  • Benedetto è una figura straordinaria. Scrittore, studioso e teologo. Per capire il Papa ho indagato l’uomo Joseph Ratzinger. La sua è una storia di scelte drammatiche, dramma umano profondo. Mi ha spinto a scavare nella mia anima. (Michail Baryšnikov)
  • Benedetto XVI fa bene a ricordarci che l'uomo può conoscere Dio proprio perché Egli agisce secondo Ragione. (José María Aznar)
  • Bisognerebbe smetterla con la malafede, il partito preso e, per dirla tutta, la disinformazione, non appena si tratta di Benedetto XVI. (Bernard-Henri Lévy)
  • Come se non bastasse, anche il papa si permette di accusare gli scienziati di essere arroganti e avidi [...]. (Margherita Hack)
  • Dialogare dimostrerebbe pure che, come Benedetto XVI ha fatto forse meglio di chiunque altro, ragione e fede sono profondamente a fianco l'una dell'altra. (Tony Blair)
  • È Lui [Gesù] che spiega tutto, che fa comprendere tutte le scelte di papa Ratzinger, tutto quello che dice e che fa. Senza considerare Lui si rischia di fraintendere completamente questo pontificato. (Antonio Socci)
  • È un Papa chiaramente evangelico che sta parlando al mondo. Ratzinger è un difensore del ruolo della ragione negli affari umani, fu questo il cuore della sua lezione a Ratisbona anche se poi è diventata famosa per altre ragioni. Ha capito che è decisivo per la chiesa intercettare le nuove culture, deve essere un rapporto creativo. Il rapporto fra cultura e fede di cui parla Ratzinger. (Michael Nazir-Ali)
  • È un Papa da 'Rischiatutto' non sceglie mai la busta sbagliata. Lo avevano accolto con una certa freddezza e con un ingiustificato timore, ma con la sua mitezza, la sua linearità, la sua cultura e la forza del dialogo sta smentendo clamorosamente i profeti di sciagura. (Mike Bongiorno)
  • Eleggendo Papa Joseph Ratzinger la Chiesa cattolica ha mostrato innanzitutto la sua vitalità storica e la sua collaudata sapienza in quanto corpo politico, sia pure di un tipo specialissimo. Posta infatti di fronte a una difficile successione, la sua suprema assemblea non ha ripiegato sul compromesso e sulle mezze misure. Essa ha tagliato con risolutezza il nodo mostrando cosa significhi un rapporto antico e consapevole con la dimensione della leadership. E ha scelto. Ha scelto non già un arcigno conservatore o un occhiuto inquisitore: a dispetto di molti timori e di molti pregiudizi, Joseph Ratzinger non è questo. Egli è principalmente un testimone della nostra drammatica epocalità, l'uomo consapevole che – nella vampa infuocata dei tempi – interi universi storici, interi mondi antropologici e culturali che per secoli ci hanno plasmato, minacciano di venire annientati e di scomparire; e sente che, lungi dal corrispondere a un qualsiasi progresso, ciò apre solo la strada verso il nulla. (Ernesto Galli della Loggia)
  • Gli stessi che criticano Benedetto XVI usano Giovanni Paolo II come termine di paragone: il Papa polacco era bravo invece "il pastore tedesco" è reazionario, dimenticando, che del "bravo" dicevano, a suo tempo, le stesse cose che dicono oggi del "reazionario". (Giovanni Lindo Ferretti)
  • Gloria olivae. (Malachia di Armagh)
La gloria dell'olivo[20].
  • [...] il 5 settembre il cardinale Joseph Ratzinger, come prefetto della congregazione per la Dottrina della Fede, con la dichiarazione Dominus Jesus approvata da Giovanni Paolo II, ha affermato che la sola Chiesa di Roma è titolare della «pienezza della grazia della verità», e che «gli altri cristiani si trovano in posizione deficitaria per raggiungere la grazia eterna». È una dichiarazione che lascia poco spazio a una riunione delle Chiese cristiane, non essendo aperta a un dialogo di chiarimento tra le stesse, al di fuori dell'indice di supremazia che in ogni caso viene assegnato al cattolicesimo. (Claudio Rendina)
  • Il Pontefice gode del mio massimo rispetto personale, come figura che unisce una grande cultura a una grande sensibilità. L'opera che ha svolto per il dialogo fra le fedi è notevole. (Barack Obama)
  • Il tema del papa è il rapporto tra fede e ragione; l'analogia, nella differenza, tra Dio e l'uomo; il nesso tra religione e civiltà (come nel discorso di Monaco); la scientificità moderna, col suo valore; la necessità di «allargare l'illuminismo». [...] Ciò che importa al papa, nella lezione all'Università di Regensburg, è questo: «L'affermazione decisiva in questa argomentazione contro la conversione mediante la violenza è: non agire secondo ragione è contrario alla natura di Dio». (Enrico Peyretti)
  • Joseph Ratzinger aveva già da giovane una grande capacità intellettuale, una chiarezza di pensiero teologico straordinario che poi negli anni successivi, da professore, vescovo e cardinale, ha sviluppato e approfondito. È stupendo trovare una continuità nel pensiero del "giovane" e del "maturo" teologo Ratzinger. Anche se alcuni lo hanno definito progressista all'inizio del suo percorso di studioso, al tempo del Concilio Vaticano II, e poi conservatore. Questo è uno stereotipo inventato, tra amicizia e rivalità, dal teologo ed ex-collega a Tubinga Hans Küng. Nella visione della fede e della teologia di Ratzinger non c'è rottura. C'è un grande lavoro di approfondimento. (Georg Gänswein)
  • La notte prima della morte le ha sentite uno degli infermieri che faceva la guardia. Verso le tre: "Signore, ti amo". L'infermiere me l'ha detto la mattina appena sono arrivato nella camera da letto, queste sono state le ultime parole veramente comprensibili. (Georg Gänswein)
  • La più efficace (benché involontaria) celebrazione del Giorno della Memoria [...] l'ha offerta in queste ore il papa tedesco Joseph Ratzinger, cancellando la scomunica al vescovo Richard Williamson, quello che considera i lager "una invenzione degli ebrei". Quello che ricalcola le dimensioni dell'Olocausto in una misura per lui di evidente tollerabilità cristiana: "Di ebrei ne saranno morti al massimo due o trecento mila". Quello che neanche sa bene dove sia avvenuto questo trascurabile evento, dato che "le camere a gas non sono mai esistite". Benedetto XVI lo riaccoglie come un figliol prodigo. Insieme con gli altri vescovi seguaci di monsignor Lefebvre che vennero prima sospesi a divinis da Paolo VI e poi scomunicati da Papa Woytila nel 1988. [...] Il Papa li ha riabbracciati con un gesto che dovrebbe stupire il mondo non per la clemenza, ma per la resa. Che volta le spalle alla decenza, nega la verità, conduce al precipizio anche se rivestito di latino e oro. Per evitare il quale molte candele serviranno, a cominciare da quelle accese nel Giorno della Memoria. (Pino Corrias)
  • La presenza tra ragazzi come noi di Papa Benedetto XVI è un esempio di quanto una grande figura sacerdotale può trasmetterci oggi. (Carolina Kostner)
  • Le verità di papa Benedetto XVI stanno diventando sempre più numerose, e tenendo consto dello spazio che trovano sui nostri giornali e sulle televisioni sarà sempre più difficile contestarle tutte: qualcuna finirà per sfuggirci e a quel punto sarà tutto finito, lui andrà trionfalmente a dama e a noi poveri laici resterà solo la consolazione del suo inevitabile, odioso perdono. Per il momento, però, la parola d'ordine è ancora "resistere, resistere...". (Carlo Flamigni)
  • Leggere sulle prime pagine le parole "contro natura", pronunciate dal papa a proposito delle unioni omosessuali, mi fa rivoltare le viscere. La natura umana è così complicata e ricca (essendo biologica, psicologica, culturale, sociale) che estrarne un pezzo e appenderlo al lampione del Giudizio Divino equivale ad amputarla. L'omosessualità è sempre esistita ed esisterà sempre, consiste di amore e di vizio, di eros e di moda, di piacere e di colpa, di profondità e di futilità, tanto quanto le altre pulsioni dell'animo e del corpo. Si può diffidarne, si può criticarla, ma solo una violenta e impaurita torsione dello sguardo sulle persone, sulla vita, sull'eros, può arrivare addirittura a scacciare l'amore omosessuale dalla "natura umana". Leggendo quei titoli ho pensato ai miei amici omosessuali, ad alcune storie di sofferenza e di punizione, all'orribile marchio di "anormale" che qualcuno di loro ha dovuto leggere negli occhi e nelle parole degli altri, e mi sono profondamente vergognato per quel "contro natura". Possibile che i preti omosessuali, notoriamente molti, non abbiano niente da dire a questa Chiesa spietata? (Michele Serra)
  • Lo scorso agosto venni ricevuta in udienza privata da Ratzinger, insomma da Papa Benedetto XVI. Un Papa che ama il mio lavoro da quando lesse "Lettera a un bambino mai nato" e che io rispetto profondamente da quando leggo i suoi intelligentissimi libri. Un Papa, inoltre, col quale mi trovo d'accordo in parecchi casi. Per esempio, quando scrive che l'Occidente ha maturato una sorta di odio contro sé stesso. Che non ama più sé stesso, che ha perso la sua spiritualità e rischia di perdere anche la sua identità. (Oriana Fallaci)
  • Ma tra vent'anni Ratzinger sarà morto, sarà dove deve stare, all'inferno tormentato da diavoloni frocioni. (Sabina Guzzanti)
  • Mi mancherà quel vecchio lord sith. Era il miglior papa che gli atei potessero sperare. Cominciò come membro della gioventù hitleriana, con l'uniforme e tutto. Da cardinale, fu famoso per il suo ruolo nel nascondere crimini sessuali contro i bambini per il bene della chiesa. Da papa, si rivolse ad un pubblico in una zona dell'Africa sfregiata dall'AIDS, dicendogli che l'utilizzo dei preservativi incrementava il rischio di prendere le malattie veneree. La sua obiezione ai contraccettivi prese precedenza sopra la vita umana. Ecco quanto è malvagio. (Aron Ra)
  • Non credo che Benedetto XVI sia un grande filosofo, né un grande teologo, anche se generalmente viene rappresentato come tale. Le sue polemiche, la sua lotta contro il relativismo sono, a mio avviso, semplicemente molto grossolane, nemmeno uno studente della scuola dell'obbligo le formulerebbe come lui. La sua formazione filosofica è estremamente debole. (Umberto Eco)
  • Non è un Papa, è un teologo. Non mi piace. Non ha umanità. Ha fatto incavolare tutto il mondo islamico. (Beatrice Borromeo)
  • Non solo è stato insegnante di grande talento, di grande capacità, è un vero maestro nella scrittura e nella parola, nella parola viva e nei testi scritti. Io ho imparato tanto da lui. E penso che questa capacità dell'insegnamento della trasmissione della fede, la riflessione sulla fede, fanno di lui quasi un Padre della Chiesa. Rispetto a tutti i teologi del ventesimo secolo, a mio avviso, il papa Ratzinger è colui che più di tutti è simile ai padri della Chiesa. Con il suo ministero episcopale e poi pontificale, con la sua maniera di essere teologo io lo paragono a sant'Agostino che è stato suo maestro. Sant'Agostino e Joseph Ratzinger uso metterli vicini. (Christoph Schönborn)
  • Papa Woytila nel 1996 riconobbe il darwinismo come una «teoria corroborata da prove convergenti e provenienti da discipline diverse», non in contrasto con un «salto ontologico» riguardante la natura umana. Papa Ratzinger nella Conferenza di Ratisbona ha ripreso la distinzione tra una «ragione ristretta» tipica della scienza e una «ragione estesa» che coincide con la fede e comprende in sé la prima. Alla luce della ragione estesa, il darwinismo diventa irrazionale, o almeno dotato di una razionalità inferiore. Si apre così un conflitto non tra scienza e fede ma tra due razionalità di rango diverso». (Telmo Pievani)
  • Per Papa Benedetto XVI, la ragione è al centro della cultura del nostro tempo. Il suo pensiero su Galileo Galilei è stato mistificato, estrapolando una citazione di Feyerabend (che dichiarava giusta la condanna a Galilei), da un discorso che in realtà mirava a sostenere proprio la tesi opposta. E proprio in Galilei, il Pontefice vede una unione ideale tra scienza e fede. (Antonino Zichichi)
  • Personalmente non ho dubbi sulla sua santità, però, ben conoscendo anche la sensibilità espressami da Benedetto XVI, non mi permetterò di fare alcun passo per accelerare il processo canonico. (Georg Gänswein)
  • Pontefice molto moderno: è un conservatore ma sotto questo profilo è molto innovatore, molto aperto alle tecnologie anche perché, storicamente, c'è una dottrina sociale della Chiesa estremamente attenta ai mezzi di comunicazione di massa come la radio e la tv. C'è un'idea che bisogna fare apostolato attraverso strumenti più evoluti. (Maurizio Ferraris)
  • Prima o poi (meglio prima che poi) Papa Ratzinger riempirà il vuoto. Il suo volto è buono, il suo sorriso è mite, ma i suoi occhi sono molto fermi. Molto risoluti. Joseph Ratzinger, Papa Benedetto XVI, è tra i più acuti interpreti della crisi d'identità europea. (Oriana Fallaci)
  • Sono uno che iniziò a curiosare tra i libri dell'allora cardinal Ratzinger per capire perché molti ne parlassero male. E ora che so­no tornato a casa, Benedetto XVI è il mio maestro. (Giovanni Lindo Ferretti)
  • Spesso [...] Ratzinger viene ritratto come il papa del dialogo, animato da una ricerca teologica il cui filo conduttore è appunto l'equilibrio tra ragione e fede. In realtà andando a rileggere molti dei suoi scritti e delle sue dichiarazioni pubbliche emerge un quadro piuttosto diverso. Fede e ragione in Ratzinger diventano compatibili solamente se quest'ultima abdica completamente dalle sue prerogative per sottomettersi in maniera totale e incondizionata alla fede. [...] Ratzinger è stato sostanzialmente un "raffinato interprete del conservatorismo insito nella Chiesa". Ha svolto il suo ruolo, di cardinale prima e di pontefice poi, portando avanti posizioni tipiche della Chiesa Cattolica e in questo non vi è nulla di sorprendente. Quello che invece desta un certo stupore e un certo fastidio è che lo si voglia ritrarre per quello che non è stato e soprattutto il fatto che certe riletture vengano da parte di coloro che per ruolo e tradizione culturale dovrebbero mostrare un po' più di senso critico nel fornire valutazioni su esponenti del clero. (Silvano Fuso)
  • Come un sovrano assolutista, Benedetto XVI ha infranto il diritto canonico per poter beatificare alla spiccia Giovanni Paolo Il mediante l'aggiramento dei termini temporali stabiliti e l'approvazione di una delle più dubbie guarigioni miracolose.
  • In data 18 maggio 2001 Joseph Ratzinger diramò a tutti i vescovi una lettera dai toni solenni sui delitti più gravi ("Epistula de delictis gravioribus"), imponendo nel caso di abusi il "secretum pontificium", la cui violazione è punita dalla la Chiesa con severe sanzioni.
  • La politica di restaurazione di Benedetto XVI è fallita. Le sue pubbliche apparizioni, i suoi viaggi, i suoi documenti non sono serviti a influenzare nel senso della dottrina romana le idee della maggioranza dei cattolici su varie questioni controverse, e in particolare sulla morale sessuale. Neppure i suoi incontri con i giovani, in larga misura membri di gruppi carismatici di orientamento conservatore, hanno potuto frenare le defezioni dalla Chiesa, o incrementare le vocazioni al sacerdozio.
  • Papa Benedetto XVI sembra allontanarsi sempre più dalla grande maggioranza del popolo della Chiesa, il quale peraltro è già di per sé portato a disinteressarsi di quanto avviene a Roma, e nel migliore dei casi si identifica con la propria parrocchia o con il vescovo locale.
  • Dietro l'elezione di Ratzinger c'è davvero l'opera dello Spirito Santo: la Chiesa aveva bisogno di un Papa che allontanasse un po' le folle.
  • Dopo le legittime proteste di alcuni studenti e di alcuni professori, il Papa ha preferito rinunciare per motivi di immagine. E così oggi tutti i mezzi di informazione (con poche, lodevoli eccezioni) scrivono della "censura al Papa". Che non c'è mai stata! Ratzi è abile, altroché. Di questo passo potrebbe diventare addirittura direttore del Foglio.
  • – Parlate solo degli esempi negativi; ci sono anche quelli positivi!
    – E sono peggio di così?
    – Il Papa ha affermato che molestare i bambini è un crimine.
    – Oh, che uomo!
  • Spero che Luca [Sofri] si renda conto che il paragone fra il papa e me è irriguardoso e blasfemo: io non indosserei mai babbucce di Prada di pelle color rosso.
  • È il teologo più letto dell'età contemporanea, ogni suo libro su Gesù ha una diffusione di oltre 13 milioni di copie. Ovunque nel mondo si tengono simposi su di lui.
  • Era da tempo sulla sedia a rotelle, la sua voce si capiva appena. Ma lo spirito era ancora sveglio. Trasmetteva una grande tristezza per quanto accade in Europa, la guerra e la situazione della Chiesa. Gli ho chiesto, papa Benedetto, perché non ha ancora incontrato la morte? Mi ha risposto che sentiva di dover rimanere, com testimone di quanto rappresentava, un segnale della sua direzione, del messaggio di Cristo, della volontà di rafforzare la coscienza della fede e soprattutto di non pensare ad adulterazioni e cambiamenti strutturali.
  • Era un uomo umile e senza pretese. Soprattutto negli anni da Papa emerito, quando si è sempre guardato dal rivolgere qualsiasi critica al suo successore, si è sempre avuta la percezione che di fronte a papa Francesco stava un Santo. Benedetto sarà insostituibile per il futuro della Chiesa.
  • Non ci sono due Ratzinger, ce n'è uno solo che pratica la teologia non contro ma con la Chiesa. Per scrivere la sua biografia ho intervistato più di cento persone che lo conoscono, sono andate a scuola con lui, hanno studiato sotto di lui o per lui. E come giornalista che lo ha accompagnato per quasi 30 anni, sono convinto che questa definizione sia sbagliata.
  1. Da J. Ratzinger, Uno sguardo a Cristo, Jaca Book, 1986, p. 76. Come citato in Paolo Morocutti, Commento su Giovanni 2,13-25.
  2. Dal telegramma di cordoglio a Marianna Scalfaro, Telegrammi di cordoglio del Santo Padre per la morte del Presidente emerito della Repubblica Italiana Senatore Oscar Luigi Scalfaro, vatican.va, 30 gennaio 2012.
  3. Hans Urs von Balthasar – Joseph Ratzinger, Perché sono ancora cristiano. Perché sono ancora nella Chiesa, Queriniana, traduzione G. Mion, Brescia 2005 III ed., pp. 90-101.
  4. Scannerizzazione della lettera originale.
  5. Da Das problem der christlichen Prophetie; citato in Aa.Vv., Hans Urs von Balthasar: cento anni dalla nascita, Jaca Book, Milano, 2005, p. 43. ISBN 88-16-70204-4
  6. Dall'intervista di Niels Christian Viedt, 30giorni, 1999. Come citato in Filippo Rizzi, La mistica d'amore di von Speyr e Balthasar, Avvenire.it, 31 maggio 2024.
  7. a b c Citato in Benedetto XVI sui trapianti degli organi "Serve più certezza su morte avvenuta", Repubblica.it, 7 novembre 2008.
  8. a b c Da Fede, ragione e università. Ricordi e riflessioni, Aula magna dell'Università di Ratisbona, 12 settembre 2006.
  9. a b Dall'intervista a L'Express, marzo 1997; citato in Andrea Tornielli, Benedetto XVI: Il custode della fede, Piemme, 2005, p. 222. ISBN 88-384-8559-3
  10. Citato in La "partita" decisiva per la Chiesa: chi può succedere al Papa, il giornale.it, 9 agosto 2020.
  11. http://www.catholicculture.org/culture/library/view.cfm?recnum=6041
  12. Citato in Quanto Ratzinger metteva in guardia dall'inganno del «Gesù solo misericordioso» che piace al mondo, il Timone.org.
  13. Da un discorso agli operatori pastorali della diocesi di Velletri, citato in Sandro Magister, Esercizi di disinformazione: il papa raccontato dalla grande stampa, L'Espresso Online, 5 gennaio 2007.
  14. Citato in La lettera che mi ha scritto il Papa su "La profezia finale" e la mia risposta, AntonioSocci.com, 19 febbraio 2016.
  15. Citato in Le ultime parole di Benedetto XVI: «Signore, ti amo». Da domani in Vaticano l’omaggio dei fedeli, Open.online, 1° gennaio 2023.
  16. Messaggio per la 45ª Giornata mondiale delle comunicazioni sociali. Citato in 45a GIORNATA DELLE COMUNICAZIONI SOCIALI. Uno stile cristiano per stare nel web, Avvenire, 24 gennaio 2011
  17. Da OMELIA DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI vatican.va, 21 ottobre 2012.
  18. Da Visita pastorale a Loreto in occasione dell'Agorà dei giovani italiani, in 2 settembre 2007.
  19. Citato in "Introduzione al cristianesimo" Linee teologico-spirituali sull'opera di J. Ratzinger, diocesiimola.it, 6 settembre 2010
  20. Per approfondimenti vedi la voce Profezia di Malachia su Wikipedia.

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