Libro di Isaia

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Libro di Isaia, testo contenuto nella Bibbia ebraica e cristiana, attribuito al profeta Isaia.

Incipit modifica

 
Isaia (Michelangelo, 1509)

Visione che Isaia, figlio di Amoz, ebbe su Giuda e su Gerusalemme nei giorni di Ozia, di Iotam, di Acaz e di Ezechia, re di Giuda.

Udite, cieli; ascolta, terra,
perché il Signore dice:
"Ho allevato e fatto crescere figli,
ma essi si sono ribellati contro di me.
Il bue conosce il proprietario
e l'asino la greppia del padrone,
ma Israele non conosce
e il mio popolo non comprende".

[La sacra Bibbia, edizione CEI, 1974]

Citazioni modifica

  • Se il Signore degli eserciti | non ci avesse lasciato un resto, | gia saremmo come Sòdoma, | simili a Gomorra. (1, 9; 1974)
  • "Che m'importa dei vostri sacrifici senza numero?" | dice il Signore. | "Sono sazio degli olocausti di montoni | e del grasso di giovenchi; | il sangue di tori e di agnelli e di capri | io non lo gradisco. (1, 11; 1974)
  • Smettete di presentare offerte inutili, | l'incenso è un abominio per me; | noviluni, sabati, assemblee sacre, | non posso sopportare delitto e solennità. (1, 13; 1974)
  • Anche se i vostri peccati fossero come scarlatto, | diventeranno bianchi come neve. | Se fossero rossi come porpora, | diventeranno come lana. (1, 18; 1974)
  • Egli sarà giudice fra le genti | e sarà arbitro fra molti popoli. | Forgeranno le loro spade in vomeri, | le loro lance in falci; | un popolo non alzerà più la spada | contro un altro popolo, | non si eserciteranno più nell'arte della guerra.[1] (2, 4; 1974)
  • Canterò per il mio diletto | il mio cantico d'amore per la sua vigna. | Il mio diletto possedeva una vigna | sopra un fertile colle. | Egli l'aveva vangata e sgombrata dai sassi | e vi aveva piantato scelte viti; | vi aveva costruito in mezzo una torre | e scavato anche un tino. | Egli aspettò che producesse uva, | ma essa fece uva selvatica. | Or dunque, abitanti di Gerusalemme | e uomini di Giuda, | siate voi giudici fra me e la mia vigna. | Che cosa dovevo fare ancora alla mia vigna | che io non abbia fatto? | Perché, mentre attendevo che producesse uva, | essa ha fatto uva selvatica? (5, 1 – 4; 1974)
  • L'uomo sarà umiliato, il mortale sarà abbassato, | gli occhi dei superbi si abbasseranno. (5, 15; 1974)
  • Guai a coloro che chiamano | bene il male e male il bene, | che cambiano le tenebre in luce e la luce in tenebre, | che cambiano l'amaro in dolce e il dolce in amaro. (5, 20; 1974)
  • Nell'anno in cui morì il re Ozia, io vidi il Signore seduto su un trono alto ed elevato; i lembi del suo manto riempivano il tempio. Attorno a lui stavano dei serafini, ognuno aveva sei ali; con due si copriva la faccia, con due si copriva i piedi e con due volava. Proclamavano l'uno all'altro: "Santo, santo, santo è il Signore degli eserciti. | Tutta la terra è piena della sua gloria". (6, 1 – 3; 1974)
  • E dissi: "Ohimè! Io sono perduto, | perché un uomo dalle labbra impure io sono | e in mezzo a un popolo | dalle labbra impure io abito; | eppure i miei occhi hanno visto | il re, il Signore degli eserciti". Allora uno dei serafini volò verso di me; teneva in mano un carbone ardente che aveva preso con le molle dall'altare. Egli mi toccò la bocca e mi disse: "Ecco, questo ha toccato le tue labbra, | perciò è scomparsa la tua iniquità | e il tuo peccato è espiato". Poi io udii la voce del Signore che diceva: "Chi manderò e chi andrà per noi?". E io risposi: "Eccomi, manda me!". Egli disse: "Va' e riferisci a questo popolo: Ascoltate pure, ma senza comprendere, | osservate pure, ma senza conoscere. | Rendi insensibile il cuore di questo popolo, | fallo duro d'orecchio e acceca i suoi occhi | e non veda con gli occhi | né oda con gli orecchi | né comprenda con il cuore | né si converta in modo da esser guarito". Io dissi: "Fino a quando, Signore?". Egli rispose: "Finché non siano devastate | le città, senza abitanti, | le case senza uomini | e la campagna resti deserta e desolata". (6, 5 – 11; 1974)
  • Nei giorni di Acaz [...], Rezìn re di Aram e Pekach [...] marciarono contro Gerusalemme per muoverle guerra, ma non riuscirono a espugnarla. Fu dunque annunziato alla casa di Davide: "Gli Aramei si sono accampati in Efraim". Allora il suo cuore e il cuore del suo popolo si agitarono, come si agitano i rami del bosco per il vento. Il Signore disse a Isaia: "Va' incontro ad Acaz [...]. Tu gli dirai: Fa' attenzione e sta' tranquillo, non temere e il tuo cuore non si abbatta per quei due avanzi di tizzoni fumosi, per la collera di Rezìn degli Aramei e del figlio di Romelia. Poiché gli Aramei, Efraim e il figlio di Romelia hanno tramato il male contro di te, dicendo: Saliamo contro Giuda, devastiamolo e occupiamolo, e vi metteremo come re il figlio di Tabeèl". (7, 1 – 6; 1974)
  • Ecco: la vergine concepirà e partorirà un figlio, che chiamerà Emmanuele. | Egli mangerà panna e miele finché non imparerà a rigettare il male e a scegliere il bene.[2] (7, 14 – 15; 1974)
  • Per l'abbondanza del latte che faranno, | si mangerà la panna; | di panna e miele si ciberà | ogni superstite in mezzo a questo paese. (7, 22; 1974)
  • Avverrà in quel giorno: | ogni luogo, dove erano mille viti | valutate mille sicli d'argento, | sarà preda dei rovi e dei pruni. | Vi si entrerà armati di frecce e di arco, | perché tutta la terra sarà rovi e pruni. | In tutti i monti, | che erano vangati con la vanga, | non si passerà più | per paura delle spine e dei rovi. (7, 23 – 25; 1974)
  • In passato [Dio] umiliò la terra di Zàbulon e la terra di Nèftali, ma in futuro renderà gloriosa la via del mare, oltre il Giordano e la curva di Goim.[3] (8, 23; 1974)
  • Il popolo che camminava nelle tenebre | vide una grande luce; | su coloro che abitavano in terra tenebrosa | una luce rifulse.[3] (9, 1; 1974)
  • Poiché un bambino è nato per noi, | ci è stato dato un figlio. | Sulle sue spalle è il segno della sovranità | ed è chiamato: | Consigliere ammirabile, Dio potente, | Padre per sempre, Principe della pace; | grande sarà il suo dominio | e la pace non avrà fine | sul trono di Davide e sul regno, | che egli viene a consolidare e rafforzare | con il diritto e la giustizia, ora e sempre; | questo farà lo zelo del Signore degli eserciti. (9, 5 – 6; 1974)
  • Manàsse contro Efraim | ed Efraim contro Manàsse, | tutti e due insieme contro Giuda. (9, 20; 1974)
  • Oh! Assiria, verga del mio furore, | bastone del mio sdegno. | Contro una nazione empia io la mando | e la comando contro un popolo con cui sono in collera | perché lo saccheggi, lo depredi | e lo calpesti come fango di strada. | Essa però non pensa così | e così non giudica il suo cuore, | ma vuole distruggere | e annientare non poche nazioni. (10, 5 – 7; 1974)
  • Contro l'Assiria il Signore degli eserciti agiterà il flagello, come quando colpì Madian alla roccia di Oreb; alzerà la sua verga sul mare come fece con l'Egitto. (10, 26; 2008)
  • Un germoglio spunterà dal tronco di Iesse, | un virgulto germoglierà dalle sue radici. (11, 1; 1974)
  • Il lupo dimorerà insieme con l'agnello, | la pantera si sdraierà accanto al capretto; | il vitello e il leoncello pascoleranno insieme | e un fanciullo li guiderà. | La vacca e l'orsa pascoleranno insieme; | si sdraieranno insieme i loro piccoli. | Il leone si ciberà di paglia, come il bue. | Il lattante si trastullerà sulla buca dell'aspide; | il bambino metterà la mano nel covo di serpenti velenosi. (11, 6 – 8; 1974)
  • In quel giorno | la radice di Iesse si leverà a vessillo per i popoli, | le genti la cercheranno con ansia, | la sua dimora sarà gloriosa. (11, 10; 1974)
  • Cesserà la gelosia di Efraim | e gli avversari di Giuda saranno sterminati; | Efraim non invidierà più Giuda | e Giuda non osteggerà più Efraim. (11, 13; 1974)
  • Ecco, io eccito contro di loro i Medi | che non pensano all'argento, | né si curano dell'oro. | Con i loro archi abbatteranno i giovani, | non avranno pietà dei piccoli appena nati, | i loro occhi non avranno pietà dei bambini. (13, 17 – 18; 1974)
  • Babilonia, perla dei regni, | splendore orgoglioso dei Caldei, | sarà come Sòdoma e Gomorra sconvolte da Dio. | Non sarà abitata mai più né popolata | di generazione in generazione. | L'Arabo non vi pianterà la sua tenda | né i pastori vi faranno sostare i greggi. | Ma vi si stabiliranno gli animali del deserto, | i gufi riempiranno le loro case, | vi faranno dimora gli struzzi, | vi danzeranno i sàtiri. | Ululeranno le iene nei loro palazzi, | gli sciacalli nei loro edifici lussuosi. (13, 19 – 22; 1974)
  • Negli inferi è precipitato il tuo fasto, | la musica delle tue arpe; | sotto di te v'è uno strato di marciume, | tua coltre sono i vermi. | Come mai sei caduto dal cielo, | Lucifero, figlio dell'aurora? | Come mai sei stato steso a terra, | signore di popoli? | Eppure tu pensavi: | Salirò in cielo, | sulle stelle di Dio | innalzerò il trono, | dimorerò sul monte dell'assemblea, | nelle parti più remote del settentrione. | Salirò sulle regioni superiori delle nubi, | mi farò uguale all'Altissimo. | E invece sei stato precipitato negli inferi, | nelle profondità dell'abisso! (14, 11 – 15; 1974)
  • Io insorgerò contro di loro — parola del Signore degli eserciti —, sterminerò il nome di Babilonia e il resto, la prole e la stirpe – oracolo del Signore —. Io la ridurrò a dominio dei ricci, a palude stagnante; la scoperò con la scopa della distruzione — oracolo del Signore degli eserciti —. (14, 22 – 23; 1974)
  • Il Signore degli eserciti ha giurato: | "In verità | come ho pensato, accadrà | e succederà come ho deciso. | Io spezzerò l'Assiro nella mia terra | e sui miei monti lo calpesterò. | Allora sparirà da loro il suo giogo, | il suo peso dalle loro spalle". (14, 24 – 25; 1974)
  • Non gioire, Filistea tutta, | perché si è spezzata la verga di chi ti percuoteva. | Poiché dalla radice del serpe uscirà una vipera | e il suo frutto sarà un drago alato. | I poveri pascoleranno sui miei prati | e i miseri vi riposeranno tranquilli; | ma farò morire di fame la tua stirpe | e ucciderò il tuo resto. | Urla, porta; grida, città; | trema, Filistea tutta, | perché dal settentrione si alza il fumo | e nessuno si sbanda dalle sue schiere. (14, 29 – 31; 1974)
  • È stata devastata di notte, | Ar-Moab è stata distrutta; | è stata devastata di notte, | Kir-Moab è stata distrutta. | È salita la gente di Dibon | sulle alture, per piangere; | su Nebo e su Màdaba | Moab innalza un lamento; | ogni testa è stata rasata, | ogni barba è stata tagliata. (15, 1 – 2; 1974)
  • Emettono urla Chesbòn ed Elealè, | le loro grida giungono fino a Iàas. | Per questo tremano le viscere di Moab, | freme la sua anima. (15, 4; 1974)
  • Il mio cuore verso Moab grida, il suo sbarramento si è ritirato fino a Segor indomita come vitella trienne. (15, 5; 1959)
  • Le acque di Nimrìm sono un deserto, | l'erba si è seccata, finita è la pastura; | non c'è più nulla di verde. (15, 6; 1974)
  • Le acque di Dimòn sono piene di sangue, | eppure colpirò Dimòn con altri mali; | un leone per i fuggiaschi di Moab | e per il resto del paese. (15, 9; 1974)
  • Abbiamo udito l'orgoglio di Moab, | l'orgogliosissimo, | la sua alterigia, la sua superbia, la sua tracotanza, | la vanità delle sue chiacchiere. (16, 6; 1974)
  • Sono squallidi i campi di Chesbòn, | languiscono le viti di Sibmà. | Signori di popoli | ne hanno spezzato i tralci | che raggiungevano Iazèr, | penetravano fin nel deserto; | i loro rami si estendevano liberamente, | giungevano al mare. | Per questo io piangerò con il pianto di Iazèr | sui vigneti di Sibmà. | Ti inonderò con le mie lacrime, | Chesbòn, Elealè, | perché sui tuoi frutti e sulla tua vendemmia | è piombato il grido dei vignaioli. (16, 8 – 9; 1974)
  • Ecco, Damasco cesserà di essere una città, | diverrà un cumulo di rovine. | Le città di Aroèr saranno abbandonate; | saranno pascolo delle greggi, | che vi riposeranno senza esserne scacciate. | A Èfraim sarà tolta la cittadella, | a Damasco la sovranità. (17, 1 – 3; 2008)
  • Mi gridano da Seir: | "Sentinella, quanto resta della notte? | Sentinella, quanto resta della notte?". | La sentinella risponde: | "Viene il mattino, poi anche la notte; | se volete domandare, domandate, | convertitevi, venite!". (21, 11 – 12; 1974)
  • Vi invitava il Signore, Dio degli eserciti, in quel giorno | al pianto e al lamento, | a rasarvi il capo e a vestire il sacco. | Ecco invece si gode e si sta allegri, | si sgozzano buoi e si scannano greggi, | si mangia carne e si beve vino: | "Si mangi e si beva, perché domani moriremo!".[4] (22, 12 – 13; 1974)
  • Rècati da questo ministro, | da Sebna, il maggiordomo, e digli: | «Che cosa possiedi tu qui e chi hai tu qui, | tanto da scavarti qui un sepolcro?». | Scavarsi in alto il proprio sepolcro, | nella rupe la propria tomba! | Ecco, il Signore ti scaglierà giù a precipizio, o uomo, | ti afferrerà saldamente, | certamente ti rotolerà ben bene | come una palla, verso una regione estesa. | Là morirai e là finiranno i tuoi sontuosi cocchi, | o ignominia del palazzo del tuo signore! | Ti toglierò la carica, | ti rovescerò dal tuo posto. | In quel giorno avverrà | che io chiamerò il mio servo Eliakìm, figlio di Chelkia; | lo rivestirò con la tua tunica, | lo cingerò della tua cintura | e metterò il tuo potere nelle sue mani. | Sarà un padre per gli abitanti di Gerusalemme | e per il casato di Giuda. | Gli porrò sulla spalla la chiave della casa di Davide: | se egli apre, nessuno chiuderà; | se egli chiude, nessuno potrà aprire. | Lo conficcherò come un piolo in luogo solido | e sarà un trono di gloria per la casa di suo padre. (22, 15 – 23; 2008)
  • Su di lui [Eliakìm] faranno convergere ogni gloria della casa di suo padre: germogli e rampolli, ogni piccolo vasellame, dalle coppe alle anfore. In quel giorno – oracolo del Signore degli eserciti – cederà il piolo conficcato in luogo solido. Si spezzerà, cadrà e andrà in frantumi tutto ciò che vi era appeso, perché il Signore ha parlato. (22, 24 – 25; 2008)
  • È questa la vostra città gaudente, | le cui origini risalgono a un'antichità remota, | i cui piedi la portavano lontano | per fissarvi dimore? | Chi ha deciso questo | contro Tiro l'incoronata, | i cui mercanti erano principi, | i cui trafficanti erano i più nobili della terra? | Il Signore degli eserciti lo ha deciso | per svergognare l'orgoglio | di tutto il suo fasto, | per umiliare i più nobili sulla terra. (23, 7 – 9; 1974)
  • Perché tu sei sostegno al misero, | sostegno al povero nella sua angoscia, | riparo dalla tempesta, ombra contro il caldo; | poiché lo sbuffare dei tiranni è come pioggia d'inverno, | come arsura in terra arida il clamore dei superbi. | Tu mitighi l'arsura con l'ombra d'una nube, | l'inno dei tiranni si spegne. (25, 4 – 5; 1974)
  • Preparerà il Signore degli eserciti | per tutti i popoli, su questo monte, | un banchetto di grasse vivande, un banchetto di vini eccellenti, | di cibi succulenti, di vini raffinati. | Egli strapperà su questo monte | il velo che copriva la faccia di tutti i popoli | e la coltre che copriva tutte le genti. | Eliminerà la morte per sempre; | il Signore Dio asciugherà le lacrime | su ogni volto; | la condizione disonorevole del suo popolo | farà scomparire da tutto il paese, | poiché il Signore ha parlato. (25, 6 – 8; 1974)
  • Moab invece sarà calpestato al suolo, | come si pesta la paglia nella concimaia. | Là esso stenderà le mani, | come le distende il nuotatore per nuotare; | ma il Signore abbasserà la sua superbia, | nonostante l'annaspare delle sue mani. | L'eccelsa fortezza delle tue mura | egli abbatterà e demolirà, | la raderà al suolo. (25, 10 – 12; 1974)
  • Si usi pure clemenza all'empio, | non imparerà la giustizia; | sulla terra egli distorce le cose diritte | e non guarda alla maestà del Signore. (26, 10; 1974)
  • Ma di nuovo vivranno i tuoi morti, | risorgeranno i loro cadaveri. | Si sveglieranno ed esulteranno | quelli che giacciono nella polvere, | perché la tua rugiada è rugiada luminosa, | la terra darà alla luce le ombre. (26, 19; 1974)
  • In quel giorno il Signore punirà | con la spada dura, grande e forte, | il Leviatàn serpente guizzante, | il Leviatàn serpente tortuoso | e ucciderà il drago che sta nel mare. (27, 1; 1974)
  • In quel giorno la vigna sarà deliziosa: | cantàtela! | Io, il Signore, ne sono il guardiano, | a ogni istante la irrigo; | per timore che la si danneggi, | ne ho cura notte e giorno. (27, 2 – 3; 2008)
  • Ara forse tutti i giorni l'aratore, | rompe e sarchia la terra? | Forse non ne spiana la superficie, | non vi semina l'anèto e non vi sparge il cumino? | E non vi pone grano e orzo | e spelta lungo i confini? | E la sua perizia rispetto alla regola | gliela insegna il suo Dio. | Certo, l'anèto non si batte con il tribbio, | né si fa girare sul cumìno il rullo, | ma con una bacchetta si batte l'anèto | e con la verga il cumìno. | Il frumento vien forse schiacciato? | Certo, non lo si pesta senza fine, | ma vi si spinge sopra il rullo | e gli zoccoli delle bestie senza schiacciarlo. (28, 24 – 28; 1974)
  • Poiché questo popolo | si avvicina a me solo a parole | e mi onora con le labbra, | mentre il suo cuore è lontano da me | e il culto che mi rendono | è un imparaticcio di usi umani, | perciò, eccomi, continuerò | a operare meraviglie e prodigi con questo popolo; | perirà la sapienza dei suoi sapienti | e si eclisserà l'intelligenza dei suoi intelligenti.[5] (29, 13 – 14; 1974)
  • Oracolo sulle bestie del Negheb. | In una terra di angoscia e di miseria, | della leonessa e del leone che ruggisce, | di aspidi e draghi volanti, | essi portano le loro ricchezze sul dorso di asini, | i loro tesori sulla gobba di cammelli | a un popolo che non giova a nulla. | Vano e inutile è l'aiuto dell'Egitto; | per questo lo chiamo «Raab l'ozioso». (30, 6 – 7; 2008)
  • Considererai cose immonde le tue immagini ricoperte d'argento; i tuoi idoli rivestiti d'oro getterai via come un oggetto immondo. "Fuori!" tu dirai loro. Allora egli concederà la pioggia per il seme che avrai seminato nel terreno; il pane, prodotto della terra, sarà abbondante e sostanzioso; in quel giorno il tuo bestiame pascolerà su un vasto prato. I buoi e gli asini che lavorano la terra mangeranno biada saporita, ventilata con la pala e con il vaglio. (30, 22 – 24; 1974)
  • La luce della luna sarà come la luce del sole e la luce del sole sarà sette volte di più, quando il Signore curerà la piaga del suo popolo e guarirà le lividure prodotte dalle sue percosse. (30, 26; 1974)
  • Poiché alla voce del Signore tremerà l'Assiria, | quando il Signore percuoterà con la verga. | Ogni colpo del bastone punitivo, | che il Signore le farà piombare addosso, | sarà accompagnato con tamburelli e cetre. | Egli combatterà contro di essa con battaglie tumultuose. | Il Tofet, infatti, è preparato da tempo: | esso è pronto anche per il re. | Profondo e largo è il rogo, | fuoco e legna abbondano. | Lo accenderà, come torrente di zolfo, | il soffio del Signore. (30, 31 – 33; 2008)
  • Come per la sua preda | ruggisce il leone o il leoncello, | quando gli si raduna contro | tutta la schiera dei pastori, | e non teme le loro grida | né si preoccupa del loro chiasso, | così scenderà il Signore degli eserciti | per combattere sul monte Sion e sulla sua collina. (31, 4; 1974)
  • La terra è in lutto e piena di squallore, | si scolora il Libano e intristisce; | la pianura di Saron è simile a una steppa, | brulli sono il Basan e il Carmelo. (33, 9; 1974)
  • Poiché nel cielo si è inebriata la spada del Signore, | ecco essa si abbatte su Edom, | su un popolo che egli ha votato allo sterminio per fare giustizia. | La spada del Signore è piena di sangue, | è imbrattata di grasso, | del sangue di agnelli e di capri, | delle viscere grasse dei montoni, | perché si compie un sacrificio al Signore in Bozra, | una grande ecatombe nel paese di Edom. (34, 5 – 6; 1974)
  • Si rallegrino il deserto e la terra arida, | esulti e fiorisca la steppa. | Come fiore di narciso fiorisca; | sì, canti con gioia e con giubilo. | Le è data la gloria del Libano, | lo splendore del Carmelo e di Saròn. (35, 1 – 2; 1974)
  • Allora lo zoppo salterà come un cervo, | griderà di gioia la lingua del muto, | perché scaturiranno acque nel deserto, | scorreranno torrenti nella steppa. | La terra bruciata diventerà una palude, | il suolo riarso si muterà in sorgenti d'acqua. | I luoghi dove si sdraiavano gli sciacalli | diventeranno canneti e giuncaie. (35, 6 – 7; 1974)
  • Tu hai preservato la mia vita | dalla fossa della distruzione, | perché ti sei gettato dietro le spalle | tutti i miei peccati. | Poiché non gli inferi ti lodano, | né la morte ti canta inni; | quanti scendono nella fossa | non sperano nella tua fedeltà. | Il vivente, il vivente ti rende grazie | come io oggi faccio. (Ezechia: 38, 17 – 19; 1974)
  • Parlate al cuore di Gerusalemme | e gridatele | che è finita la sua schiavitù, | è stata scontata la sua iniquità, | perché ha ricevuto dalla mano del Signore | doppio castigo per tutti i suoi peccati. (40, 2; 1974)
  • Una voce grida: | "Nel deserto preparate | la via al Signore, | appianate nella steppa | la strada per il nostro Dio.[6] | Ogni valle sia colmata, | ogni monte e colle siano abbassati; | il terreno accidentato si trasformi in piano | e quello scosceso in pianura. | Allora si rivelerà la gloria del Signore | e ogni uomo la vedrà, | poiché la bocca del Signore ha parlato". (40, 3 – 5; 1974)
  • Ogni uomo è come l'erba | e tutta la sua gloria è come un fiore del campo. | Secca l'erba, il fiore appassisce | quando il soffio del Signore spira su di essi. | Secca l'erba, appassisce il fiore, | ma la parola del nostro Dio dura sempre. | Veramente il popolo è come l'erba. (40, 6 – 8; 1974)
  • Come un pastore egli fa pascolare il gregge | e con il suo braccio lo raduna; | porta gli agnellini sul seno | e conduce pian piano le pecore madri. (40, 11; 1974)
  • Io, il Signore, sono il primo | e io stesso sono con gli ultimi. (41, 4; 1974)
  • E avvierò i ciechi per la strada che mai avevano conosciuta, | e gl'incamminerò per i sentieri che avevano ignorato; | cangerò le loro tenebre in luce | e le vie torte in istrade diritte: | queste cose farò con essi e non li abbandonerò. (42, 16; 1959)
  • Chi abbandonò Giacobbe al saccheggio, | Israele ai predoni? | Non è stato forse il Signore contro cui peccarono, | per le cui vie non vollero camminare, | la cui legge non osservarono? | Egli, perciò, ha riversato su di esso | la sua ira ardente e la violenza della guerra. | L'ira divina lo ha avvolto nelle sue fiamme | senza che egli se ne accorgesse, | lo ha bruciato, senza che vi facesse attenzione. (42, 24 – 25; 1974)
  • I fabbricatori di idoli sono tutti vanità e le loro opere preziose non giovano a nulla; ma i loro devoti non vedono né capiscono affatto e perciò saranno coperti di vergogna. Chi fabbrica un dio e fonde un idolo senza cercarne un vantaggio? Ecco, tutti i suoi seguaci saranno svergognati; gli stessi artefici non sono che uomini. (44, 9 – 11; 1974)
  • Il fabbro lavora il ferro di una scure, lo elabora sulle braci e gli dà forma con martelli, lo rifinisce con braccio vigoroso; soffre persino la fame, la forza gli viene meno; non beve acqua ed è spossato. Il falegname stende il regolo, disegna l'immagine con il gesso; la lavora con scalpelli, misura con il compasso, riproducendo una forma umana, una bella figura d'uomo da mettere in un tempio. Egli si taglia cedri, prende un cipresso o una quercia che lascia crescere robusta nella selva; pianta un frassino che la pioggia farà crescere. (44, 12 – 14; 1974)
  • Io dico a Ciro: Mio pastore; | ed egli soddisferà tutti i miei desideri, | dicendo a Gerusalemme: Sarai riedificata; | e al tempio: Sarai riedificato dalle fondamenta. (44, 28; 1974)
  • Dice il Signore del suo eletto, di Ciro: | "Io l'ho preso per la destra, | per abbattere davanti a lui le nazioni, | per sciogliere le cinture ai fianchi dei re, | per aprire davanti a lui i battenti delle porte | e nessun portone rimarrà chiuso". (45, 1; 1974)
  • Potrà forse discutere con chi lo ha plasmato | un vaso fra altri vasi di argilla? | Dirà forse la creta al vasaio: "Che fai?" | oppure: "La tua opera non ha manichi"? (45, 9; 1974)
  • "Io l'ho stimolato per la giustizia; | spianerò tutte le sue vie. | Egli ricostruirà la mia città | e rimanderà i miei deportati, | senza denaro e senza regali", | dice il Signore degli eserciti. (45, 13; 1974)
  • Svegliati, svegliati, rivestiti di forza, | o braccio del Signore. | Svegliati come nei giorni antichi, | come tra le generazioni passate. | Non hai tu forse fatto a pezzi Raab, | non hai trafitto il drago? (51, 9; 1974)
  • Non ha apparenza né bellezza | per attirare i nostri sguardi, | non splendore per provare in lui diletto. | Disprezzato e reietto dagli uomini, | uomo dei dolori che ben conosce il patire, | come uno davanti al quale ci si copre la faccia, | era disprezzato e non ne avevamo alcuna stima. | Eppure egli si è caricato delle nostre sofferenze, | si è addossato i nostri dolori | e noi lo giudicavamo castigato, | percosso da Dio e umiliato. | Egli è stato trafitto per i nostri delitti, | schiacciato per le nostre iniquità. | Il castigo che ci dà salvezza si è abbattuto su di lui; | per le sue piaghe noi siamo stati guariti. (53, 3 – 5; 1974)
 
Statua raffigurante Isaia che porta una tavola con l'ultima parte del passo 53, 8 in latino
  • Maltrattato, si lasciò umiliare | e non aprì la sua bocca; | era come agnello condotto al macello, | come pecora muta di fronte ai suoi tosatori, | e non aprì la sua bocca. | Con oppressione e ingiusta sentenza fu tolto di mezzo; | chi si affligge per la sua sorte? | Sì, fu eliminato dalla terra dei viventi, | per l'iniquità del mio popolo fu percosso a morte. (53, 7 – 8; 1974)
  • Il giusto mio servo giustificherà molti, | egli si addosserà la loro iniquità. | Perciò io gli darò in premio le moltitudini, | dei potenti egli farà bottino, | perché ha consegnato se stesso alla morte | ed è stato annoverato fra gli empi, | mentre egli portava il peccato di molti | e intercedeva per i peccatori. (53, 11 – 12; 1974)
  • Ecco, io ho creato il fabbro | che soffia sul fuoco delle braci | e ne trae gli strumenti per il suo lavoro, | e io ho creato anche il distruttore per devastare. (54, 16; 1974)
  • L'empio abbandoni la sua via | e l'uomo iniquo i suoi pensieri; | ritorni al Signore che avrà misericordia di lui | e al nostro Dio che largamente perdona. | Perché i miei pensieri non sono i vostri pensieri, | le vostre vie non sono le mie vie – oracolo del Signore. | Quanto il cielo sovrasta la terra, | tanto le mie vie sovrastano le vostre vie, | i miei pensieri sovrastano i vostri pensieri. (55, 7 – 9; 1974)
  • Come infatti la pioggia e la neve scendono dal cielo | e non vi ritornano senza avere irrigato la terra, | senza averla fecondata e fatta germogliare, | perché dia il seme a chi semina | e il pane a chi mangia, | così sarà della mia parola uscita dalla mia bocca: | non ritornerà a me senza effetto, | senza aver operato ciò che desidero | e senza aver compiuto ciò per cui l'ho mandata. (55, 10 – 11; 2008)
  • Non dica l'eunuco: | "Ecco, io sono un albero secco!". | Poiché così dice il Signore: | "Agli eunuchi, che osservano i miei sabati, | preferiscono le cose di mio gradimento | e restan fermi nella mia alleanza, | io concederò nella mia casa | e dentro le mie mura un posto e un nome | migliore che ai figli e alle figlie; | darò loro un nome eterno | che non sarà mai cancellato". (56, 3 – 5; 1974)
  • I loro olocausti e i loro sacrifici | saranno graditi sul mio altare, | perché la mia casa si chiamerà | casa di preghiera per tutti i popoli.[7] (56, 7; 2008)
  • Gli empi sono come un mare agitato | che non può calmarsi | e le cui acque portan su melma e fango. | Non v'è pace per gli empi, dice il mio Dio. (57, 20 – 21; 1974)
  • È forse come questo il digiuno che bramo, | il giorno in cui l'uomo si mortifica? | Piegare come un giunco il proprio capo, | usare sacco e cenere per letto, | forse questo vorresti chiamare digiuno | e giorno gradito al Signore? | Non è piuttosto questo il digiuno che voglio: | sciogliere le catene inique, | togliere i legami del giogo, | rimandare liberi gli oppressi e spezzare ogni giogo? | Non consiste forse nel dividere il pane con l'affamato, | nell'introdurre in casa i miseri, senza tetto, | nel vestire uno che vedi nudo, | senza distogliere gli occhi da quelli della tua carne? (58, 5 – 7; 1974)
  • Se tratterrai il piede dal violare il sabato, | dallo sbrigare affari nel giorno a me sacro, | se chiamerai il sabato delizia | e venerando il giorno sacro al Signore, | se lo onorerai evitando di metterti in cammino, | di sbrigare affari e di contrattare, | allora troverai la delizia nel Signore. (58, 13 – 14; 1974)
  • Lo spirito del Signore Dio è su di me | perché il Signore mi ha consacrato con l'unzione; | mi ha mandato a portare il lieto annunzio ai miseri, | a fasciare le piaghe dei cuori spezzati, | a proclamare la libertà degli schiavi, | la scarcerazione dei prigionieri, | a promulgare l'anno di misericordia del Signore, | un giorno di vendetta per il nostro Dio, | per consolare tutti gli afflitti, | per allietare gli afflitti di Sion, | per dare loro una corona invece della cenere, | olio di letizia invece dell'abito da lutto, | canto di lode invece di un cuore mesto. (61, 1 – 3; 1974)
  • Allora si ricordarono dei giorni antichi, | di Mosè suo servo. | Dov'è colui che fece uscire dall'acqua del Nilo | il pastore del suo gregge? | Dov'è colui che gli pose nell'intimo | il suo santo spirito; | colui che fece camminare alla destra di Mosè | il suo braccio glorioso, | che divise le acque davanti a loro | facendosi un nome eterno; | colui che li fece avanzare tra i flutti | come un cavallo sulla steppa? | Non inciamparono, | come armento che scende per la valle: | lo spirito del Signore li guidava al riposo. (63, 11 – 14; 1974)
  • Mi feci ricercare da chi non mi interrogava, | mi feci trovare da chi non mi cercava. | Dissi: "Eccomi, eccomi" | a gente che non invocava il mio nome. (65, 1; 1974)
  • Saròn diventerà un pascolo di greggi, | la valle di Acòr un recinto per armenti, | per il mio popolo che mi ricercherà. (65, 10; 1974)
  • Ecco infatti io creo | nuovi cieli e nuova terra; | non si ricorderà più il passato, | non verrà più in mente, | poiché si godrà e si gioirà sempre | di quello che sto per creare, | e farò di Gerusalemme una gioia, | del suo popolo un gaudio. (65, 17 – 18; 1974)
  • Prima che mi invochino, io risponderò; | mentre ancora stanno parlando, | io già li avrò ascoltati. (65, 24; 1974)
  • Il lupo e l'agnello pascoleranno insieme, | il leone mangerà la paglia come un bue, | ma il serpente mangerà la polvere, | non faranno né male né danno | in tutto il mio santo monte. (65, 25; 1974)
 
Iscrizione in ebraico, presso il Muro del Pianto a Gerusalemme, della prima parte del passo 66, 14: «Voi lo vedrete e gioirà il vostro cuore, le vostre ossa saran rigogliose come erba fresca»
  • Il cielo è il mio trono, | la terra lo sgabello dei miei piedi. | Quale casa mi potreste costruire? | In quale luogo potrei fissare la dimora? | Tutte queste cose ha fatto la mia mano | ed esse sono mie – oracolo del Signore –. | Su chi volgerò lo sguardo? | Sull'umile e su chi ha lo spirito contrito | e su chi teme la mia parola. (66, 1 – 2; 1974)
  • Giunge un rumore, un frastuono dalla città, | un rumore dal tempio: | è la voce del Signore che paga | il contraccambio ai suoi nemici.[8] | Prima di provare i dolori, ha partorito; | prima che le venissero i dolori, | ha dato alla luce un maschio. (66, 6 – 7; 1974)
  • Voi lo vedrete e gioirà il vostro cuore, | le vostre ossa saran rigogliose come erba fresca. | La mano del Signore si farà manifesta ai suoi servi, | ma si sdegnerà contro i suoi nemici. | Poiché, ecco, il Signore viene con il fuoco, | i suoi carri sono come un turbine, | per riversare con ardore l'ira, | la sua minaccia con fiamme di fuoco. | Con il fuoco infatti il Signore farà giustizia | su tutta la terra [...]. (66, 14 – 16; 1974)

Explicit modifica

Uscendo, vedranno i cadaveri degli uomini
che si sono ribellati contro di me;
poiché il loro verme non morirà,
il loro fuoco non si spegnerà
e saranno un abominio per tutti.

[La sacra Bibbia, edizione CEI, 1974]

Citazioni sul Libro di Isaia modifica

  • Ebbene, non credo che Nostro Signore voglia sentirci contestare troppo. Isaia, capitolo 55, versetto 8: "Le mie vie non sono le vostre vie" e credo che in fondo con questo volesse dire "Sono misterioso ragazzi. Rassegnatevi!" (La famiglia omicidi)
  • L'atteggiamento del «Deutero-Isaia» di fronte al dolore è antitetico a quello del Buddha: egli non cercava di sfuggirlo, ma lo accettava come un'esperienza che poteva recare positivi frutti spirituali. Non sappiamo se parlando del «servo che soffre» egli si riferiva, come sembra, ad un individuo innominato ma storicamente concreto, oppure si tratti di una personificazione della comunità ebraica. La seconda delle due possibili interpretazioni di questa figura enigmatica è la più convincente, la più in linea con la tradizione profetica alla quale il «Deutero-Isaia» si ricollega. In ogni caso, è evidente che il «Deutero-Isaia» credeva che la sofferenza, sopportata pazientemente, può essere una esperienza creativa per tutti quelli che ne sono implicati, compresa la vittima stessa nel corso della propria tragedia. Gli scritti del «Deutero-Isaia» sono forse i più antichi nei quali si possa trovare questo atteggiamento verso il dolore. (Arnold J. Toynbee)
  • L'importanza del libro di Isaia è straordinaria. Esso, non solo impiega un ebraico classico e uno stile generalmente elevato, ma si riferisce ad un periodo delicatissimo della storia civile e religiosa del regno di Giuda. Ma, più ancora che su ciò, la sua importanza si fonda sui numerosi e chiarissimi preannunzi che esso contiene riguardo al futuro Messia, e che gli hanno meritato l'epiteto di Vangelo anticipato. (Giuseppe Ricciotti)

Note modifica

  1. Passo presente anche nel Libro di Michea (4, 3).
  2. Citazione considerata, nella tradizione cristiana, come pertinente a Maria e Gesù (alla venuta del Messia sono dedicati numerosi passi del Libro di Isaia).
  3. a b Cfr. Vangelo secondo Matteo: «Gesù si ritirò nella Galilea e, lasciata Nazaret, venne ad abitare a Cafarnao, presso il mare, nel territorio di Zàbulon e di Nèftali, perché si adempisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaia: Il paese di Zàbulon e il paese di Nèftali, | sulla via del mare, al di là del Giordano, | Galilea delle genti; | il popolo immerso nelle tenebre | ha visto una grande luce; | su quelli che dimoravano in terra e ombra di morte | una luce si è levata».
  4. Cfr. Prima lettera ai Corinzi: «Se i morti non risorgono, mangiamo e beviamo, perché domani moriremo».
  5. Cfr. Prima lettera ai Corinzi: «Sta scritto infatti: Distruggerò la sapienza dei sapienti | e annullerò l'intelligenza degli intelligenti».
  6. Cfr. la voce Vox clamantis in deserto su Wikipedia.
  7. Cfr. Vangelo secondo Matteo: «La mia casa sarà chiamata casa di preghiera».
  8. Si è fatta spesso erroneamente risalire a questo versetto la locuzione latina Vox populi, vox Dei (nella Vulgata è: «Vox clamoris de civitate, vox de templo, vox Domini reddentis retributionem inimicis suis»); cfr. la voce su Wikipedia.

Bibliografia modifica

  • La sacra Bibbia, traduzione di G. Bonaccorsi, G. Castoldi, G. Giovannozzi, G. Mezzacasa, F. Ramorino, G. Ricciotti, G. M. Zampini, Salani Editore, Firenze, 1959.
  • La sacra Bibbia, edizione CEI, 1974.
  • Isaia, edizione CEI, 2008.

Voci correlate modifica

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