Primo libro dei Maccabei
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Primo libro dei Maccabei, testo deuterocanonico della Bibbia.
Queste cose avvennero dopo che Alessandro il Macedone, figlio di Filippo, uscito dalla regione dei Kittim sconfisse Dario, re dei Persiani e dei Medi, e regnò al suo posto, cominciando dalla Grecia. Intraprese molte guerre, si impadronì di fortezze e uccise i re della terra; arrivò sino ai confini della terra e raccolse le spoglie di molti popoli. La terra si ridusse al silenzio davanti a lui; il suo cuore si esaltò e si gonfiò di orgoglio.
[La sacra Bibbia, edizione CEI, 1974]
Citazioni
modifica- Regnò dunque Alessandro dodici anni e morì. I suoi subalterni assunsero il potere, ognuno nella sua regione; dopo la sua morte tutti cinsero il diadema e dopo di loro i loro figli per molti anni e si moltiplicarono i mali sulla terra. Uscì da quelli una radice perversa, Antioco Epìfane [...]. (1, 7 – 10; 1974)
- [...] si avvicinò un Giudeo alla vista di tutti per sacrificare sull'altare in Modin secondo il decreto del re. Ciò vedendo Mattatia arse di zelo; fremettero le sue viscere ed egli ribollì di giusto sdegno. Fattosi avanti di corsa, lo uccise sull'altare; uccise nel medesimo tempo il messaggero del re, che costringeva a sacrificare, e distrusse l'altare. Egli agiva per zelo verso la legge come aveva fatto Pincas con Zambri figlio di Salom. (2, 23 – 26; 1974)
- Molti corsero ad inseguirli, li raggiunsero, si accamparono di fronte a loro e si prepararono a dar battaglia in giorno di sabato. Dicevano loro: "Basta ormai; uscite, obbedite ai comandi del re e avrete salva la vita". Ma quelli risposero: "Non usciremo, né seguiremo gli ordini del re, profanando il giorno del sabato". Quelli si precipitarono all'assalto contro di loro. Ma essi non risposero, né lanciarono pietra, né ostruirono i nascondigli, protestando: "Moriamo tutti nella nostra innocenza. Testimoniano per noi il cielo e la terra che ci fate morire ingiustamente". Così quelli mossero contro di loro a battaglia di sabato: essi morirono con le mogli e i figli e i loro greggi, in numero di circa mille persone. Quando Mattatia e i suoi amici lo seppero, ne fecero gran pianto. Poi dissero tra di loro: "Se faremo tutti come hanno fatto i nostri fratelli e non combatteremo contro i pagani per la nostra vita e per le nostre leggi, ci faranno sparire in breve dalla terra". Presero in quel giorno questa decisione: "Noi combatteremo contro chiunque venga a darci battaglia in giorno di sabato e non moriremo tutti come sono morti i nostri fratelli nei nascondigli". (2, 32 – 41; 1974)
- Mattatia poi e i suoi amici andarono in giro a demolire gli altari e fecero circoncidere a forza tutti i bambini non circoncisi che trovarono nel territorio d'Israele; non diedero tregua agli orgogliosi e l'impresa ebbe buona riuscita nelle loro mani; difesero la legge dalla prepotenza dei popoli e dei re e non la diedero vinta ai peccatori. (2, 45 – 48; 1974)
- Abramo non fu trovato forse fedele nella tentazione e non gli fu ciò accreditato a giustizia? Giuseppe nell'ora dell'oppressione osservò il precetto e divenne signore dell'Egitto. Pincas nostro padre per lo zelo dimostrato conseguì l'alleanza del sacerdozio perenne. Giosuè, obbedendo alla divina parola, divenne giudice in Israele. Caleb, testimoniando nell'adunanza, ebbe in sorte parte del nostro paese. Davide per la sua pietà ottenne il trono del regno per sempre. Elia, poiché aveva dimostrato zelo ardente per la legge, fu assunto in cielo. Anania, Azaria e Misaele per la loro fede furono salvati dalla fiamma. Daniele nella sua innocenza fu sottratto alle fauci dei leoni. Così, di seguito, considerate di generazione in generazione che quanti hanno fiducia in lui non soccombono. Non abbiate paura delle parole dell'empio, perché la sua gloria andrà a finire ai rifiuti e ai vermi; oggi è esaltato, domani non si trova più, perché ritorna alla sua polvere e i suoi calcoli falliscono. (Mattatia: 2, 52 – 63; 1974)
- Figli, siate valorosi e forti nella legge, perché in questa sarete glorificati. Ecco qui vostro fratello Simone, che io so uomo saggio: ascoltatelo sempre, egli sarà vostro padre. Giuda Maccabeo, forte guerriero dalla sua gioventù, sarà capo del vostro esercito e condurrà la battaglia contro i pagani. Voi, dunque, radunate intorno a voi quanti praticano la legge e vendicate il vostro popolo; rendete il meritato castigo ai pagani e applicatevi all'ordinamento della legge. (Mattatia, ultime parole: 2, 64 – 68; 1974)
- Egli accrebbe la gloria del suo popolo, | rivestì la corazza come gigante, | cinse l'armatura di guerra | e impegnò battaglia | difendendo il campo con la spada. | Nelle sue gesta fu simile a leone, | come leoncello ruggente sulla preda. | Inseguì gli empi braccandoli; | i perturbatori del popolo distrusse con il fuoco. | Gli empi sbigottirono per paura di lui | e tutti i malfattori furono confusi | e si avviò la salvezza per mano di lui. (3, 3 – 6; 1974)
- Non è impossibile che molti cadano in mano a pochi e non c'è differenza per il Cielo tra il salvare per mezzo di molti e il salvare per mezzo di pochi; perché la vittoria in guerra non dipende dalla moltitudine delle forze, ma è dal Cielo che viene l'aiuto. Costoro vengono contro di noi pieni d'insolenza e di empietà per eliminare noi, le nostre mogli e i nostri figli e saccheggiarci; noi combattiamo per la nostra vita e le nostre leggi. Sarà lui a stritolarli davanti a noi. Voi dunque non temeteli. (Giuda: 3, 18 – 22; 1974)
- Gerusalemme era disabitata come un deserto, | nessuno dei suoi figli vi entrava o ne usciva, | il santuario era calpestato, | gli stranieri erano nella fortezza dell'Acra, | soggiorno dei pagani. (3, 45; 1974)
- Si radunarono dunque e vennero in Masfa di fronte a Gerusalemme, perché nei tempi antichi Masfa era stato luogo di preghiera in Israele. In quel giorno digiunarono e si vestirono di sacco, si sparsero la cenere sul capo e si stracciarono le vesti. (3, 46 – 47; 1974)
- Non temete il loro numero, né abbiate paura dei loro assalti; ricordate come i nostri padri furono salvati nel Mare Rosso, quando il faraone li inseguiva con l'esercito. Alziamo la nostra voce al Cielo, perché ci usi benevolenza e si ricordi dell'alleanza con i nostri padri e voglia sconfiggere questo schieramento davanti a noi oggi; si accorgeranno tutti i popoli che c'è uno che riscatta e salva Israele. (Giuda: 4, 8 – 11; 1974)
- Furono assegnati a Simone tremila uomini per la spedizione in Galilea, a Giuda ottomila uomini per la regione di Gàlaad. Simone si recò in Galilea e sferrò molti attacchi contro i pagani e questi rimasero sconfitti davanti a lui; egli li inseguì fino alle porte di Tolemàide. Caddero dei pagani circa tremila uomini e Simone portò via le loro spoglie. Prese poi gli Israeliti che erano in Galilea e in Arbatta con le donne e i figli e tutti i loro averi e li condusse in Giudea con grande gioia. (5, 20 – 23; 1974)
- Giuda poi radunò tutti gli Israeliti che erano in Gàlaad [...]. Arrivarono a Efron, grande città posta sul percorso, particolarmente fortificata, che non era possibile evitare da nessuna parte e bisognava passarvi in mezzo. Gli abitanti della città avevano chiuso loro il passaggio barricando le porte con pietre. Giuda mandò a far loro proposte pacifiche dicendo: «Attraverseremo il vostro paese solo per tornare al nostro; nessuno vi farà del male, non faremo altro che passare a piedi». Ma non vollero aprirgli. Giuda fece annunciare a tutta la truppa che ciascuno si accampasse dov'era. I soldati si fermarono e diedero l'assalto alla città, tutto quel giorno e tutta la notte, e la città si consegnò nelle sue mani. Giuda passò tutti i maschi a fil di spada, la distrusse totalmente, ne prese le spoglie e attraversò la città passando sopra i cadaveri. (5, 45 – 51; 2008)
- Diedero ordine ai soldati che erano con loro e si diressero a Iàmnia. Ma Gorgia uscì dalla città con i suoi uomini incontro a loro per attaccarli. Giuseppe e Azaria furono vinti e inseguiti fin nel territorio della Giudea, e in quel giorno caddero circa duemila uomini del popolo d'Israele. Toccò questa grave sconfitta al popolo, perché non avevano ascoltato Giuda e i suoi fratelli, pensando di compiere gesta eroiche. (5, 58 – 61; 2008)
- Giuda con i suoi fratelli uscì ancora per combattere contro i figli di Esaù nella regione meridionale e colpì Ebron e le sue dipendenze, distrusse le sue fortezze e diede fuoco tutt'intorno alle sue torri. (5, 65; 1974)
- Giuda piegò su Asdòd, terra dei Filistei: distrusse i loro altari, bruciò le statue dei loro dèi, mise a sacco la loro città e fece ritorno in Giudea. (5, 68; 1974)
- Ora coloro che risiedevano nell'Acra impedivano il passaggio degli Israeliti intorno al tempio e cercavano di molestarli continuamente e di sostenere gli stranieri. Giuda si propose di eliminarli e radunò in assemblea tutto il popolo per stringerli d'assedio. Si organizzarono dunque e posero l'assedio attorno all'Acra nell'anno centocinquanta e Giuda fece costruire terrapieni e macchine. Ma alcuni di loro sfuggirono all'assedio e si unirono ad essi alcuni rinnegati d'Israele e andarono dal re e gli dissero: "Fino a quando non farai giustizia e vendetta dei nostri fratelli? Noi siamo stati lieti di servire tuo padre e di comportarci secondo i suoi comandi e di obbedire ai suoi editti. A causa di questo i figli del nostro popolo hanno posto assedio alla fortezza [...]". (6, 18 – 24; 1974)
- Eleàzaro, chiamato Auaran, vide uno degli elefanti, protetto di corazze regie, sopravanzare tutte le altre bestie e pensò che sopra ci fosse il re; volle allora sacrificarsi per la salvezza del suo popolo e procurarsi nome eterno. Corse dunque là con coraggio attraverso la falange e colpiva a morte a destra e a sinistra, mentre i nemici si dividevano davanti a lui, ritirandosi sui due lati. Egli s'introdusse sotto l'elefante, lo infilò con la spada e lo uccise; quello cadde sopra di lui ed Eleàzaro morì. (6, 43 – 46; 1974)
- Non faremo mai una cosa simile: fuggire da loro! Se è giunta la nostra ora, moriamo da eroi per i nostri fratelli e non lasciamo ombra alla nostra gloria. (Giuda: 9, 10; 2008)
- Giònata e Simone raccolsero Giuda loro fratello e lo seppellirono nel sepolcro dei suoi padri in Modin. Tutto Israele lo pianse: furono in gran lutto e fecero lamenti per molti giorni, esclamando: "Come è caduto l'eroe che salvava Israele?". Il resto delle imprese di Giuda e delle sue battaglie, degli eroismi di cui diede prova e dei suoi titoli di gloria non è stato scritto, perché troppo grande era il loro numero. (9, 19 – 22; 1974)
- Allora tutti gli amici di Giuda si radunarono e dissero a Giònata: "Da quando è morto tuo fratello Giuda, non c'è uomo simile a lui per condurre l'azione contro i nemici e Bàcchide e gli avversari della nostra nazione. Ora noi ti eleggiamo oggi nostro capo e condottiero nelle nostre battaglie". Giònata assunse il comando in quella occasione e prese il posto di Giuda suo fratello. (9, 28 – 31; 1974)
- Giònata inviò suo fratello [Giovanni], capo della turba, a chiedere ai Nabatei suoi amici di custodire presso di sé i loro equipaggiamenti che erano abbondanti. Ma i figli di Iambri che abitavano in Màdaba fecero una razzia e catturarono Giovanni, con tutte le cose che aveva, e portarono via tutto. Dopo questo fatto riferirono a Giònata e a Simone suo fratello: "I figli di Iambri hanno una grande festa di nozze [...]". Si ricordarono allora del sangue del loro fratello Giovanni, perciò si mossero e si appostarono in un antro del monte. Ed ecco alzando gli occhi videro un corteo numeroso [...]. Balzando dal loro appostamento li trucidarono [...]. Così vendicarono il sangue del loro fratello [...]. (9, 35 – 42; 1974)
- Alziamoci e combattiamo per la nostra vita, perché oggi non è come gli altri giorni. Ecco abbiamo i nemici di fronte a noi e alle spalle, dall'uno e dall'altro lato l'acqua del Giordano o la palude o la boscaglia, non c'è possibilità di sfuggire. Alzate ora le vostre grida al Cielo, perché possiate scampare dalla mano dei vostri nemici. (Gionata: 9, 44 – 46; 1974)
- Nell'anno centocinquantatré, nel secondo mese, Alcimo ordinò di demolire il muro del cortile interno del santuario; così demoliva l'opera dei profeti. Si incominciò dunque a demolire. Ma in quel tempo Alcimo ebbe un colpo e fu interrotta la sua opera. La sua bocca rimase impedita e paralizzata e non poteva più parlare né dare disposizioni per la sua casa. Alcimo morì in quel tempo con grande spasimo. Bàcchide, vedendo che Alcimo era morto, se ne tornò presso il re e la Giudea rimase tranquilla per due anni. (9, 54 – 57; 1974)
- Il re Alessandro seppe dell'ambasciata che Demetrio aveva mandato a Giònata; gli narrarono anche le battaglie e gli atti di valore che egli e i suoi fratelli avevano compiuto e le fatiche sopportate e disse: "Troveremo un altro come lui? Facciamocelo amico e alleato". Scrisse e spedì a lui questa lettera: "Il re Alessandro al fratello Giònata salute. Abbiamo sentito dire di te che sei uomo forte e potente e disposto ad essere nostro amico. Noi dunque ti nominiamo oggi sommo sacerdote del tuo popolo e amico del re – gli aveva inviato anche la porpora e la corona d'oro – perché tu favorisca la nostra causa e mantenga amicizia con noi". (10, 15 – 20; 1974)
- [Gionata] Si accampò presso Giaffa, ma gli abitanti avevano chiuso la città, perché a Giaffa c'era un presidio di Apollònio. Le diedero l'assalto e i cittadini, spaventati, aprirono. Così Giònata divenne padrone di Giaffa. (10, 75 – 76; 2008)
- [Gionata] Andò ad Ascalòna e i cittadini gli uscirono incontro a rendergli omaggio. Di là passò a Gaza, ma gli abitanti di Gaza gli chiusero le porte; egli la cinse d'assedio e incendiò i sobborghi e li mise a sacco. Allora quelli di Gaza supplicarono Giònata, il quale diede loro la destra, prelevando i figli dei loro capi come ostaggi e inviandoli a Gerusalemme; poi percorse la regione fino a Damasco. (11, 60 – 62; 1974)
- [Simone] Vedendo che il popolo era tremante e impaurito, andò a Gerusalemme e radunò il popolo; li confortò e disse loro: «Voi sapete bene quanto io e i miei fratelli e la casa di mio padre abbiamo fatto per le leggi e per il santuario, e le guerre e le difficoltà che abbiamo sostenuto. È per questo che i miei fratelli sono morti tutti per la causa d'Israele e sono restato io solo. Ebbene, mai risparmierò la vita di fronte a qualunque tribolazione, perché io non sono più importante dei miei fratelli. Anzi, io vendicherò la mia nazione, il santuario, le vostre mogli e i vostri figli, poiché tutti i pagani, spinti dall'odio, si sono radunati per sterminarci». Lo spirito del popolo si infiammò [...] gridando a gran voce: «Tu sei il nostro condottiero al posto di Giuda e di Giònata, tuo fratello; combatti la nostra guerra e quanto ci comanderai noi lo faremo». Egli allora radunò tutti gli uomini idonei alle armi e accelerò il completamento delle mura di Gerusalemme e la fortificò tutt'intorno. (13, 2 – 10; 2008)
- Trifone agiva con perfidia verso Antioco, il re ancora giovane, e lo uccise. Si fece re al suo posto, si mise in capo la corona dell'Asia e procurò grandi rovine al paese. Simone intanto completò le fortezze della Giudea, le cinse di torri elevate e di mura solide con portoni e sbarre e rifornì le fortezze di viveri. Poi Simone scelse alcuni uomini e li inviò al re Demetrio per ottenere esenzioni al paese, perché tutti gli atti di Trifone erano stati delle rapine. (13, 31 – 34; 2008)
- In quel tempo Simone pose il campo contro Ghezer, la circondò di accampamenti, fece allestire una torre mobile, la spinse contro la città e abbatté una torre impadronendosene. I soldati della torre mobile si lanciarono nella città e si produsse in città un grande trambusto. I cittadini salirono sulle mura insieme con le mogli e i bambini, con le vesti stracciate, e supplicarono a gran voce per indurre Simone a dar loro la destra e dissero: "Non trattarci secondo le nostre iniquità, ma secondo la tua clemenza". Simone venne a patti con loro e non combatté oltre contro di loro; ma li scacciò dalla città, purificò le case nelle quali c'erano idoli, e così entrò in città con canti di lode e di ringraziamento. Egli eliminò da essa ogni contaminazione e vi stabilì uomini che fossero osservanti della legge; poi la fortificò e costruì in essa la propria dimora. (13, 43 – 48; 1974)
- [Simone] Fortificò Giaffa, situata sul mare, e Ghezer presso i confini di Asdòd, nelle quali prima risiedevano i nemici, e vi impiantò i Giudei e provvide in esse quanto era necessario al loro sostentamento. Il popolo ammirò la fede di Simone e la gloria che egli si proponeva di procurare al suo popolo; lo costituirono loro capo e sommo sacerdote per queste sue imprese e per la giustizia e la fede che egli aveva conservate al suo popolo e perché aveva cercato con ogni mezzo di elevare la sua gente. Nei suoi giorni si riuscì felicemente per mezzo suo a scacciare dal loro paese i pagani e quelli che erano nella città di Davide e in Gerusalemme, che si erano edificati l'Acra e ne uscivano profanando i dintorni del santuario e recando offesa grande alla sua purità. Egli vi insediò soldati giudei, la fortificò per la purità della regione e della città ed elevò le mura di Gerusalemme. (14, 34 – 37; 1974)
Le altre azioni di Giovanni, le sue battaglie e gli atti di valore da lui compiuti, la ricostruzione delle mura da lui eseguita e le sue imprese, ecco stanno scritte negli annali del suo sommo sacerdozio, da quando divenne sommo sacerdote dopo la morte di suo padre.
[La sacra Bibbia, edizione CEI, 1974]
Bibliografia
modifica- La sacra Bibbia, edizione CEI, 1974.
- 1 Maccabei, edizione CEI, 2008.
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