Rino Gaetano
cantautore italiano (1950-1981)
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Salvatore "Rino" Antonio Gaetano (1950 – 1981), cantautore italiano.
Citazioni di Rino Gaetano
modifica- A questo punto vorrei ricordare un grosso personaggio [Aldo Moro] che è nato a pochi passi da qui, è nato a Maglie... è uno dei più grossi calzaturieri, è uno che ha fatto le scarpe a tutta Italia. [...] Io so benissimo che lui usa dei linguaggi chiarissimi, lui ha inventato diversi termini, infatti è un grosso filologo, ha inventato le convergenze parallele, la congiuntura, tutte queste cose qui... Una volta gli ho sentito fare dei discorsi stranissimi, tipo: "Questi fermenti di dissoluzione non dico iconoclastici ma proiettati verso nuove tentazioni ipertrofiche che mi riportano parimenti in un nuovo pragmatico universale e in nuove dimensioni tutt'ancora da scoprire..." e ci sono tutte queste cose qui che appunto tengono a non far chiarire assolutamente niente. È una cosa molto dispersiva e io ho scritto l'anno scorso un pezzo ancora più dispersivo proprio dedicandolo a questi grossi personaggi enigmatici del mondo politico e di altri mondi anche. Comunque questa sera lo voglio dedicare a questo personaggio che ha fatto le scarpe a tutta Italia.[fonte 1]
- Ahó, guardate che le canzoni non sono testi politici e io non faccio comizi. Questo è uno sfottò. Insomma, per me Nuntereggae più è la canzone più leggera che ho mai fatto.[fonte 2]
- Ci sono persone pagate per dare notizie, altre per tenerle nascoste, altre per falsarle. Io non sono pagato per far niente di tutto questo.[fonte 3]
- [Presentando la canzone E io ci sto] Diciamo che è un viaggio un po' rock, un po' ritmico attraverso l'Italia, in questa Italia che forse si ha voglia di cambiare, ci sono dei propositi in giro buoni, dei propositi cattivi. Sicuramente è un proposito e si vuole cambiare l'Italia, e io in questo proposito ci sto.[fonte 4]
- Già quando cantavo al Folkstudio ero al centro di certe discussioni... insomma molti non volevano che io facessi i miei pezzi perché, dicevano, sembrava che volessi prendere in giro tutti.[fonte 5]
- Il cane[1] c'entra moltissimo! Il nuovo LP si chiama Mio fratello è figlio unico, e penso che niente esprima meglio di un cane il concetto di emarginato, di escluso. Cioè, il cane è la solitudine per eccellenza. Il discorso è in fondo sui poveri cani che siamo tutti quanti noi, abbastanza avulsi dall'incontro umano e abbastanza soli... Cioè, praticamente siamo abbastanza messi da parte, l'uno con l'altro.[fonte 6]
- Io cerco di scrivere canzoni ispirandomi ai discorsi che si possono fare sui tram, in mezzo alla gente, dove ti rendi subito conto dell'andazzo sociale. Non voglio dare insegnamenti, voglio soltanto fare il cronista.[fonte 7]
- Io penso che Luigi Tenco dieci anni fa sia morto di noia perché da ventotto anni Sanremo è sempre uguale, perché non c'è la buona intenzione di cambiarlo davvero.[fonte 8]
- L'effendi è quel signore che consuma abitualmente una tazza di petrolio alle cinque del pomeriggio.[fonte 9]
- Il pezzo prossimo che faccio [Aida] è la storia degli ultimi 50 anni italiani, raccontati attraverso gli amori e gli umori di una donna che si chiama Aida.[2]
- Ma il festival resta una passerella e come tutte le passerelle ti offre tre minuti per fare un discorso che normalmente fai in uno spettacolo di due ore. Così devi trovare un sistema. Da parte mia, ho scelto la strada del paradosso un po' alla Carmelo Bene.[fonte 3]
- Me sembra de sta' all'ippodromo de le Capannelle! Ma fateme capi'... So' un cavallo vincente o piazzato?[fonte 8]
- Le canzoni vecchie non esistono.[fonte 10]
Dall'intervista di Enzo Siciliano, 15 luglio 1978
Nella trasmissione radiofonica Quadernetto romano, Radio Rai. Video disponibile su YouTube.com.
- [«Non credi che dicendo Nuntereggae più si rischi il qualunquismo?»] Si rischia il qualunquismo quando uno attribuisce ad una canzone l'effetto di un comizio politico non quando pensa di scrivere una canzone da ore liete, evasiva [...] Le mie sono canzoni d'amore per la società.
- [«Perché parli di varie problematiche sociali in canzoni che poi definisci "evasive"?»] Secondo me esistono dei periodi sociali. Cioè, c'era un periodo di boom economico in Italia, che ci ricordiamo tutti quanti, c'era Paul Anka che faceva Diana, quell'altro che faceva un'altra canzone divertente, Morandi che faceva Fatti mandare dalla mamma a prendere il latte, oggi il latte costa troppo quindi non si può assolutamente parlare di queste cose qui. E si parlava d'amore. Invece, dal momento che il boom economico non c'è più, ci sono dei problemi e chiaramente io, come uomo, non sono cieco. Però, nello stesso tempo, cerco di scrivere canzoni evasive, ma non essendo cieco sono costretto purtroppo a scrivere e cantare canzoni come Fabbricando Case, Stoccolma, Dans le château e Gianna.
- [«Chi è Gianna?»] Gianna è una ragazza, una quindicenne che si pone un grave problema, cioè, dice "Che faccio, mi politicizzo subito o aspetto di diventare prima donna e poi lo faccio?" Ecco, alla fine questa dura lotta non si risolve assolutamente perché fa tutte e due le cose insieme.
- [«Come nascono le tue canzoni?»] Diciamo che sto in macchina, penso a un motivo così, un'aria e allora cerco di ricordarmela, di cantarla proprio fino all'esaurimento altrimenti me la scordo subito, perché tra l'altro c'ho poca memoria. Arrivato a casa la registro, poi quest'aria ovviamente mi ispirerà un testo. [...] A volte però succede che sto in macchina, vedo un paesaggio marino bellissimo [...] e decido di descriverlo in una canzone. Cerco di descrivere le foglie gialle che cadono e cadendo fischiano. E fischiano e fanno Cip cip perché cercano di imitare il suono degli uccelli. Ecco una volta che ho trovato queste frasi molto belle, molto bucoliche, queste cose qui, cerco di rileggermi queste frasi a casa con la chitarra, cercando da queste frasi un'ispirazione musicale.
- [«Quindi l'auto è una specie di ventre da cui partorisci le tue canzoni?»] Sì, una volta le facevo a piedi, adesso in macchina... Sono canzoni da automobilista, molto più ricche infatti.
Citazioni tratte da canzoni
modificaIngresso libero
modificaEtichetta: IT ZSLT 70024, 1974.
- E sono ormai convinto da molte lune | dell'inutilità irreversibile del tempo. (da Tu, forse non essenzialmente tu, n. 1)
- E non si ha il tempo di vedere la mamma e si è già nati, | e i minuti rincorrersi senza convivenza, | mi svegli e sei decisamente tu... (da Tu, forse non essenzialmente tu, n. 1)
- E vado dal Barone ma non gioco a dama | e bevo birra chiara in lattina, | me ne frego e non penso a te. (da Tu, forse non essenzialmente tu, n. 1)
- Ma come fare non so, | sì, devo dirlo, ma a chi? | Se mai qualcuno capirà, | sarà senz'altro un altro come me.[3] (da Ad esempio a me piace il sud, n. 2)
- Ad esempio a me piace rubare | le pere mature sui rami se ho fame, | ma quando bevo sono pronto a pagare | l'acqua, che in quella terra è più del pane. (da Ad esempio a me piace il sud, n. 2)
- Camminare con quel contadino | che forse fa la stessa mia strada, | parlare dell'uva, parlare del vino | che ancora è un lusso per lui che lo fa. (da Ad esempio a me piace il sud, n. 2)
- Poi mi piace scoprire lontano | il mare se il cielo è all'imbrunire. (da Ad esempio a me piace il sud, n. 2)
- Sugli alberi le scimmie cloroformizzate | raccontano le storie delle fate. (da AD 4000 dc, n. 3)
- È una ruota che gira | che gira e se ne va | ma ritorna e dopo parte | gira gira e se ne va. (da AD 4000 dc, n. 3)
- Quest'anno | un inverno disertore | annuncia il fallimento di Sapporo | la strada mandarino e latte caldo | non la conosco, dove porterà? (da AD 4000 dc, n. 3)
- A Khatmandu non dormi più, | ti sforzi di scavare | dentro i tuoi tabù. (da A Khatmandu, n. 4)
- Supponiamo una stanza, | tu mi aspetti gia da un po', | il telefono squilla | dico forse non verrò, | sapresti tacere il dolore | e non portarmi rancore, | supponiamo che soffri | perché amore non ti do? (da Supponiamo un amore, n. 5)
- Non valse l'amore di tre cortigiane | per divietar l'emottoico pianto | né il rosso nettare di tre damigiane | l'erede è partito, il cavallo, il suo manto. (da E la vecchia salta con l'asta, n. 6)
- Nella foresta di faggi segati | le nuvole acerbe di cieli malati, | come gli illusi, le assurde chimere, seguendo l'amore partì il cavaliere. (da E la vecchia salta con l'asta, n. 6)
- Tremila città, tremila villaggi, | la sagoma bianca striata dei faggi, | scordò la sua terra, scordò la sua casta, | rimase una vecchia che salta con l'asta. (da E la vecchia salta con l'asta, n. 6)
- Seppure complessato il cuore gli piangeva | quando la sua gente andarsene vedeva, | perché la gente scappa ancora non capiva | dall'alto della sua locomotiva. (da Agapito Malteni il ferroviere, n. 7)
- La gente che abbandona spesso il suo paesello | lasciando la sua falce in cambio di un martello, | ricorda nei suoi occhi, nel suo cuore errante | il misero guadagno di un bracciante. (da Agapito Malteni il ferroviere, n. 7)
- Amo il sale della terra, | amo il sale della vita, | amo il sale dell'amore, | amo il sale che c'è in te. (da I tuoi occhi sono pieni di sale, n. 8)
- Di quel sale mattutino che tu prendi in riva al mare, | di quel sale che a pensarci ti vien voglia di pensare. (da I tuoi occhi sono pieni di sale, n. 8)
- È il tuo lavoro di catena | che curva a poco a poco la tua schiena, | neanche un minuto per ogni auto, | la catena è assai veloce | e il lavoro ti ha condotto | a odiare la 128. (da L'operaio della Fiat «La 1100», n. 9)
Mio fratello è figlio unico
modificaEtichetta: IT ZSLT 70029, 1976.
- Mio fratello è figlio unico | perché è convinto che Chinaglia non può passare al Frosinone, | perché è convinto che nell'amaro benedettino | non sta il segreto della felicità, | perché è convinto che anche chi non legge Freud può vivere cent'anni. (da Mio fratello è figlio unico, n. 1)
- Mio fratello è figlio unico [...] perché è convinto che esistono ancora gli sfruttati, malpagati e frustrati. | Mio fratello è figlio unico sfruttato, | represso, calpestato, odiato | e ti amo Mario.[4] (da Mio fratello è figlio unico, n. 1)
- E non ha mai criticato un film senza prima prima vederlo. (da Mio fratello è figlio unico, n. 1)
- I passi delle onde che danzavano sul mare a piedi nudi, | come un sogno di follie venduto all'asta, | la notte, quella notte cominciava un po' perversa | e mi offriva tre occasioni per amarti, e tu... (da Sfiorivano le viole, n. 2)
- Il marchese La Fayette ritorna dall'America | importando la rivoluzione e un cappello nuovo. (da Sfiorivano le viole, n. 2)
- Otto von Bismarck-Schönhausen realizza l'unità germanica | e si annette mezza Europa. (da Sfiorivano le viole, n. 2)
- Michele Novaro incontra Mameli e insieme scrivono un pezzo | tuttora in voga! (da Sfiorivano le viole, n. 2)
- Cogli la mia rosa d'amore, | regala il suo profumo alla gente, | cogli la mia rosa di niente. (da Cogli la mia rosa d'amore, n. 4)
- Cogli il suo figlio in Germania, | la miniera, il carbone, a Natale verrà. (da Cogli la mia rosa d'amore, n. 4)
- Lasciale almeno i ricordi | le loro mani nel chiedere e amore nel dare. (da Cogli la mia rosa d'amore, n. 4)
- E Berta filava e filava con Mario | e filava con Gino | e nasceva il bambino che non era di Mario | e non era di Gino. (da Berta filava, n. 5)
- I quattrini la speranza d'averne, far crepare d'invidia, | il lavoro è a casa, da lei la carriera sicura, | poi la sera ritornare se stessi pensare pensare. (da Rosita, n.. 6)
- Il mare è calmo ma il mio naso non sente, | assapora la mia bocca | l'avventura, l'arsura, la paura. (da Al compleanno della zia Rosina, n. 7)
- Non ci sarà avventura, questo già mi calma: | vedo già la mia salma portata a spalla | da gente che bestemmia e che ce l'ha con me. (da Al compleanno della zia Rosina, n. 7)
- Vecchi solai e ciminiere, | lavatoi al decimo piano, | fumo che sale in Paradiso | e gli angeli cadono giù. (da La zappa... il tridente, il rastrello, la forca, l'aratro, il falcetto, il crivello, la vanga..., n. 8)
- Giovane e bello, divo e poeta[5], | con un principio d'intossicazione aziendale, | fatturato lordo e la classifica che sale, | il resto lo trova naïf. (da La zappa... il tridente, il rastrello, la forca, l'aratro, il falcetto, il crivello, la vanga..., n. 8)
Aida
modificaEtichetta: IT ZPLT 34016, 1977.
- Lei sfogliava i suoi ricordi, | le sue istantanee, i suoi tabù. | Le sue madonne, i suoi rosari | e mille mari, | e alalà... (da Aida, n. 1)
- E poi il ritorno in un paese diviso, | più nero nel viso, | più rosso d'amore. (da Aida, n. 1)
- Aida, la Costituente, | la democrazia e chi ce l'ha, | e poi trent'anni di safari, | fra antilopi e giaguari, | sciacalli e lapin. (da Aida, n. 1)
- Fontana chiara, | un poco dolce, | un poco amara. (da Fontana chiara, n. 2)
- Ti sei fatto il palazzo sul Jumbo, | noi invece corriamo sempre appresso all'ambo. (da Spendi spandi effendi, n. 3)
- Spendi spandi spandi spendi effendi | spendi spandi spandi spendi effendi. (da Spendi spandi effendi, n. 3)
- A duecento c'è sempre una donna che ti aspetta, | sdraiata sul cofano all'autosalone, | che ti dice prendimi | maschiaccio libidinoso, coglione. (da Spendi spandi effendi, n. 3)
- Non più a gas ma a cherosene, | il riscaldamento centralizzato, più ti scalda più conviene, | niente carbone e mai più metano: | pace, prosperità e lunga vita al sultano. (da Spendi spandi effendi, n. 3)
- La luce discreta spiava e le ombre inventava, | mentre sul mare una luna dipinta danzava. (da Sei ottavi, n. 4)
- Chi coglierà il mio fiore bagnato di brina, | un principe azzurro o forse io adulta, io bambina. (da Sei ottavi, n. 4)
- Ma togli il cane, | escluso il cane, | tutti gli altri son cattivi, | pressoché poco disponibili, | miscredenti e ortodossi | di aforismi perduti nel nulla. (da Escluso il cane, n. 5)
- Non rimane che gente assurda | con le loro facili soluzioni, | nei loro occhi c'è un cannone, | e un elisir di riflessione. (da Escluso il cane, n. 5)
- Avrei voluto comprare dei fiori, | avrei dovuto trovare l'amore | ma non si compran quadri e cuori, | non si gioca a picche e a fiori con Maria. (da La festa di Maria, n. 6)
- Rare tracce di signori | benpensanti e non creduti, | traffichini grossi e astuti, | ricchi, forti e incensurati. (da Rare tracce, n. 7)
- Rare tracce di un passato | che è passato e che ritorna, | lascia un segno e poi sparisce, | dove andrà? (da Rare tracce, n. 7)
- Ed io riconosco che ci sei tu | e faccio tutto, penso, scrivo, rubo, mangio | per conoscerti di più. (da Rare tracce, n. 7)
- Rare tracce di gente | che lavora, che produce, | quando chiede nulla scuce | a un sistema che non va. (da Rare tracce, n. 7)
- Può offrire interessanti prospettive | e portare ed equilibrate e non traumatiche decisioni. (da Standard, n. 8)
- Nondimeno fece l'antico porporato in groppa | alla giraffa volante in un amore perduto | durante uno Changé les dames. (da Standard, n. 8)
- Ruba, picchia, usa il pugnale | se no a che vale avere la tua età. (da Ok papà, n. 9)
- Bevi vino e whisky and soda | perché è moda, perché va giù, | fuma al mattino appena sveglio, | non c'è di meglio non c'è di più. (da Ok papà, n. 9)
- La donna di strada è un fatto mitico | se a prezzo politico ci puoi pure sta'. (da Ok papà, n. 9)
Nuntereggae più
modificaEtichetta: IT ZPLT 34037, 1978.
- La sposa in bianco, il maschio forte, | i ministri puliti, i buffoni di corte, | ladri di polli, super pensioni, | ladri di stato e stupratori, | il grasso ventre dei commendatori, | diete politicizzate, evasori legalizzati. (da Nuntereggae più, lato A, n. 1)
- Eya alalà, pci, psi | dc, dc, | pci, psi, pli, pri, | dc, dc, dc, dc, Cazzaniga, | avvocato Agnelli, Umberto Agnelli, | Susanna Agnelli, Monti, Pirelli, | dribbla Causio che passa a Tardelli, | Musiello, Antognoni, Zaccarelli. (da Nuntereggae più, lato A, n. 1)
- Mi sia consentito dire, il nostro è un partito serio, | disponibile al confronto.[6] (da Nuntereggae più, lato A, n. 1)
- Se quest'estate andremo al mare, soli, soldi e tanto amore, | e vivremo nel terrore che ci rubino l'argenteria, | è più prosa che poesia. (da Nuntereggae più, lato A, n. 1)
- Mentre vedo tanta gente | che nun c'ha l'acqua corrente, nun c'ha niente, | ma chi me sente... ma chi me sente. (da Nuntereggae più, lato A, n. 1)
- Fabbricando scuole dai un tuo contributo personale all'istruzione, | fabbricando scuole, sub-appalti e corruzione, bustarelle da un milione. (da Fabbricando case, lato A, n. 2)
- Spendi per opere assistenziali, | per sciagure nazionali e ti guadagni l'aldilà | e puoi morire in odore di santità. (da Fabbricando case, lato A, n. 2)
- Noi viviamo in un mondo di melma | dove ogni mattina è una salma. (da Stoccolma, lato A, n. 3)
- Dai andiamo a Stoccolma | dove se mangi stai colma | dove potrai dire con calma | io sto colma a Stoccolma. (da Stoccolma, lato A, n. 3)
- Gianna, Gianna, Gianna sosteneva tesi e illusioni, | Gianna, Gianna, Gianna prometteva pareti e fiumi. (da Gianna, lato A, n. 4)
- Gianna non perdeva neanche un minuto per fare l'amore. (da Gianna, lato A, n. 4)
- Ma la notte la festa è finita, | evviva la vita, | la gente si sveste, | comincia un mondo, | un mondo diverso, | ma fatto di sesso | chi vivrà vedrà.. (da Gianna, lato A, n. 4)
- E partiva il mercenario con un figlio da sfamare | e un nemico a cui sparare. | E partiva il mercenario verso una crociata nuova | per difendere un effigie e per amare ancora Bice. (da E cantava le canzoni, lato B, n. 1)
- Nel castello | che si scorge sulla montagna, | talmente macabro | da sembrare una prigione.
- Dans le château | q'on apercoit sur la montagne, | tellement macabre | à tel point que il semble un bagne. (da Dans le château, lato B, n. 2)
- Lui è stato sempre puro come l'alito di chi | non beve e non fuma, lava i denti tutti i dì. (da Capofortuna, lato B, n. 3)
- Non teme né estate né inverno, se andrà all'inferno ci andrà col gilet, | dimentica i tuoi problemi, imbarca i tuoi remi, lui pensa per te. (da Capofortuna, lato B, n. 3)
- Reprime rivolte e sommosse e cura la tosse alle cinque col té, | sostiene già tesi avanzate e tutta l'estate la passa in tournée. (da Capofortuna, lato B, n. 3)
- E al mattino al mio risveglio | cerco in cielo gli aironi | e il profumo bianco del giglio. (da Cerco, lato B, n. 4)
- Cerco in tutte le canzoni | e in un passero sul ramo | uno spunto per la rivoluzione. (da Cerco, lato B, n. 4)
- Cerco il punk in una lametta, | la felicità ed il dolore | nel fumo di una sigaretta. (da Cerco, lato B, n. 4)
Resta vile maschio, dove vai?
modificaEtichetta: RCA Italiana, 1979.
- Scusa, scusa se ho portato anche lei, | ah, ah, ma mi si è attaccata al braccio cosa vuoi, | non temere non dà fastidio, | quando piange poi c'è il rimedio. (da Resta vile maschio, dove vai?[7], lato A, n. 1)
- Sorridi e sopprimi ogni tua gelosia nel letto di Lucia, | falsifichi assegni cambiando grafia nel letto di Lucia, | dipingi scommetti e ti scordi la via nel letto di Lucia, | guarisce d'incanto la tua malattia nel letto di Lucia. (da Nel letto di Lucia, lato A, n. 2)
- Ma visto che ho anche un bel lento, | lo metto sul piatto e poi tento, | e dopo un poco ci provo e va tutto ok, | grazie a Dio grazie a te. (da Grazie a Dio, grazie a te, lato A, n. 3)
- Io scriverò se vuoi perché cerco un mondo diverso, | con stelle al neon e un poco di Universo, | e mi sento un eroe a tempo perso. (da Io scriverò, lato A, n. 4)
- Io scriverò se vuoi perché non ho incontrato mai | veri mattatori e veri ombrellai, | ma gente capace di chiederti solo come stai. (da Io scriverò, lato A, n. 4)
- Ma con chiunque sappia divertirsi, mi salverò, | che viva la vita senza troppo arricchirsi, mi salverò, | che sappia amare, che conosca Dio come le sue tasche. (da Io scriverò, lato A, n. 4)
- Io scriverò sul mondo e sulle sue brutture, | sulla mia immagine pubblica e sulle camere oscure, | sul mio passato e sulle mie paure. (da Io scriverò, lato A, n. 4)
- E quando tramonta il sol, una canzone d'amor | da Baja a Salvador, oh Maria, per te canterò. (da Ahi Maria, lato B, n. 1)
- L'acqua mi fa un po' male, la birra mi gonfia un po', | vado avanti tristemente a champagne e bon-bon, | ahi Maria, mi manca il tuo amor. (da Ahi Maria, lato B, n. 1)
- Ma se c'è Dio ci sono anch'io, buon Dio, lo sai. | E c'è Dio, di notte ti sento, ci sei. (da Ma se c'è Dio, lato B, n. 2)
- Su che tasto suoniamo noi | per creare il poi. (da Ma se c'è Dio, lato B, n. 2)
- Il cavallo con più rabbia galoppava fuori porta | e lasciava il suo ricordo nella nebbia, | le persiane ormai serrate inventavano la notte, | solo il fiume vomitava i suoi rifiuti. (da Anche questo è sud, lato B, n. 3)
- Vecchi gozzi alla deriva si preparano alla pesca | con le reti rattopate nella stiva | l'onda avanza a passi nani agonistica col molo | mentre il vento già scommette coi gabbiani. (da Anche questo è sud, lato B, n. 3)
- Ma facendo l'amore puoi stare anche giù | perché facendo l'amore su e giù sei sempre su. (da Su e giù, lato B, n. 4)
E io ci sto
modificaEtichetta: RCA Italiana, 1980.
- Mi alzo al mattino con una nuova illusione | prendo il 109 per la rivoluzione, e sono soddisfatto. | Un poco saggio un poco matto | Penso che fra vent'anni finiranno i miei affanni | Ma ci ripenso però, mi guardo intorno per un po' | e mi accorgo che son solo, | in fondo è bella però | è la mia età e io ci sto. (da E io ci sto, lato A, n. 1)
- Si dice che in America tutto è ricco, tutto è nuovo, | puoi salire in teleferica sui grattacieli e farti un uovo; | io invece cerco il rock'n'roll al bar e nel metrò, | cerco una bandiera diversa, senza sangue, sempre tersa. (da E io ci sto, lato A, n. 1)
- Mi dicono alla radio: "Statti calmo, statti buono | non esser scalmanato, stai tranquillo e fatti uomo"... | ma io con la mia guerra voglio andare ancora avanti | e, costi quel che costi, la vincerò non ci son santi. (da E io ci sto, lato A, n. 1)
- Cerco una donna che sia la meglio, | che mi sorrida al mio risveglio, | e che sia bella come il sole d'agosto... | intelligente si sa! | Ma in fondo è bella, però è la mia donna e io ci sto. (da E io ci sto, lato A, n. 1)
- E quando la tua mente prende il volo | ti accorgi che sei rimasto solo. (da Ti Ti Ti Ti, lato A, n. 2)
- A te che odi i politici imbrillantinati | che minimizzano i loro reati, | disposti a mandare tutto a puttana | pur di salvare la dignità mondana, | a te che non ami i servi di partito | che ti chiedono il voto, un voto pulito. (da Ti Ti Ti Ti, lato A, n. 2)
- Partono tutti incendiari e fieri | ma quando arrivano sono tutti pompieri. (da Ti Ti Ti Ti, lato A, n. 2)
- Questo è ping pong. | Il sole, il mare e il vento è ping pong, | l'amore in un momento e poi amarsi amarsi dentro, | tutto è ping pong. (da Ping Pong, lato A, n. 3)
- Crede in un mondo più giusto e più vero: | Michele 'o pazzo è pazzo davvero! (da Michele 'o pazzo è pazzo davvero, lato A, n. 4)
- State sereni tutto cambierà domani | avremo tutti una casa di quattro o cinque vani. (da Michele o' pazzo è pazzo davvero, lato A, n. 4)
- Africa, il sole, le dune è Africa, | lontana ma legata all'America, | i riti tribali di stregoni cardinali, | di ministri triviali è Africa. (da Metà Africa metà Europa, lato B, n. 1)
- Ma è Gil Cagnè, amore, è grande e grosso e ha bisogno di un tutore | quando incede è una gazzella e sotto il sole non si spella. (da Jet-set, lato B, n. 2)
- Ma è Elsa Martinelli non ha fatto molti film e quei pochi neanche belli | quando incede è una gazzella e sotto il sole non si spella. (da Jet-set, lato B, n. 2)
- E sparava, correva, rideva, giocava, | cantava una canzone, | una storia di sangue, una storia d'amore. (da Sombrero, lato B, n. 3)
- Rubava ma solo per dare | la roba del ricco al povero nero, | nessuno l'ha mai incontrato | ma ogni peone ama solo sombrero. (da Sombrero, lato B, n. 3)
- E cantando le sue canzoni | le storie di sangue le storie d'amore | anche se lui non c'è più | ha lasciato al paese un po' del suo cuore. (da Sombrero, lato B, n. 3)
- C'era il dopoguerra e c'era anche il boom, | c'era Praga, la CIA, la NATO e il Vietnam | e un negro di nome Martin che hanno ammazzato | tutto questo però ce l'hanno raccontato. (da La donna mia / Scusa Mary, lato B, n. 4)
- Venne il Sessantotto e poi le barricate | mentre sempre l'autunno era più caldo dell'estate | e mentre i Beatles si sciolgono dopo Let It Be, | in Grecia Papadopulos balla il sirtaki.[8] (da La donna mia / Scusa Mary, lato B, n. 4)
Pubblicate solo come singoli
modifica- I love you Maryanna, I love you Maryanna, | Maryanna, you love me. | Sur les rives de la Seina, sur les rives de la Seina, | mon amour dans le bateau-mouche. (da I love you Maryanna[9], 1973)
- Il calendario vecchio l'ho dato al bebé | ritenendo come sono l'estremo bisogno di te. | Un sacco di caffè veniva dal Perù | ma su questo tono non ce la faccio più... (da Jaqueline[9], 1973)
- Ma il venerdì io mangio magro | perché non voglio ingrassare, | il venerdì io apro le finestre | perché sono bello se penso a te. (da Jaqueline[9], 1973)
- Chi vive in baracca, chi suda il salario, | chi ama l'amore e i sogni di gloria, | chi ruba pensioni, chi ha scarsa memoria... (da Ma il cielo è sempre più blu (I Parte)[10], 1975)
- Chi suda, chi lotta, chi mangia una volta, | chi gli manca la casa, chi vive da solo... (da Ma il cielo è sempre più blu (I Parte)[10], 1975)
- Chi solo ogni tanto, chi tutte le sere. (da Ma il cielo è sempre più blu (I Parte)[10], 1975)
- Chi vive col padre, chi fa la rapina, | chi sposa la Gina, chi ha rotto con tutti, | chi vince a Merano, chi cerca il petrolio, | chi dipinge ad olio, chi chiede un lavoro... (da Ma il cielo è sempre più blu (II Parte)[10], 1975)
- Visto che tu vuoi andare, | vai sicura non ti voltare, | porta via ogni cosa | che io possa poi scordare. (da Visto che mi vuoi lasciare[11], 1978)
- Visto che mi vuoi lasciare | vai sicura non ti voltare | ma ricordati dei sogni | che mi devi restituire (da Visto che mi vuoi lasciare[11], 1978)
- Ma visto che mi vuoi lasciare | è inutile tergiversare, | rendimi le mie parole | che ti ho detto con amore | e le frasi e le poesie, | quelle tue e quelle mie. (da Visto che mi vuoi lasciare[11], 1978)
Incluse in raccolte
modifica- Quando Renzo morì... io ero al bar... | la strada molto lunga, s'andò al San Camillo | e lì non lo vollero per l'orario. | La strada tutta scura, | s'andò al San Giovanni | e lì non l'accettarono per lo sciopero. (da La ballata di Renzo[12], 1971)
- Insieme a te per rendermi interessante | mi compro un turbante, mi invento un'amante, | divento galante insieme a te. (da Solo con io[13], 1979)
- Insieme a voi mi esibisco se c'è una festa, | mi butto in testa un piatto di minestra | armato di balestra, insieme a voi. (da Solo con io[13], 1979)
- Ma solo con io davanti allo specchio | soffro d'insonnia, di freddo se è freddo, | di fame se è tardi, odio il gioco d'azzardo. (da Solo con io[13], 1979)
- Beati sono i ricchi perché hanno il mondo in mano, | beati i potenti e i re, beato chi è sovrano. (da Le beatitudini[14], 1980)
- Beati i bulli di quartiere perché non sanno quello che fanno | ed i parlamentari ladri che sicuramente lo sanno. (da Le beatitudini[14], 1980)
- Beata è la guerra, chi la fa e chi la decanta, | ma più beata ancora è la guerra quando è santa. (da Le beatitudini[14], 1980)
- Beati i professori, beati gli arrivisti, | i nobili e i padroni, specie se comunisti. (da Le beatitudini[14], 1980)
- È ovvio, adoro fare l'ironia, | detesto cordialmente l'allegria. (da Al bar dello sport (ovvero sogghigni e sesso)[15])
- Ciao Charlie, | ti ringrazio di mille illusioni con le tue canzoni. (da Ciao Charlie[16])
- E lei scopriva ogni giorno il valore del denaro e le conseguenze, | toccava il cielo con un dito e sanava le ferite con la rivoluzione. (da I miei sogni d'anarchia[15])
- Io l'amavo e lei amava me | nei suoi sogni ritrovavo anche un po' di me. (da I miei sogni d'anarchia[15])
- Le bugie, le poesie e le strane cose che | stritolavano il passato il feudalesimo e l'anarchia, | i sogni, l'anarchia, i miei sogni d'anarchia... (da I miei sogni d'anarchia[15])
- Tutte le mattine Sandro | attraverso quella rete invidiava | i signori al tennis club | che giocavano in maglietta, | anche lui vuole comprare una racchetta per sé. (da Sandro trasportando[17])
- Con i suoi risparmi Sandro | ha comprato la racchetta, ma di campi | lì vicino non ce n'è e lui spera nel futuro | mentre guarda la racchetta appesa al muro. (da Sandro trasportando[17])
- Su Plutone | oggi | mi hanno visto in molti, | mi volevano fotografare | ma di profilo vengo male. (da Ufo a ufo[18])
Frasi censurate
modifica- Chi tira la bomba e chi nasconde la mano.[fonte 11] (da Ma il cielo è sempre più blu, 1975)
- Dopo tre giorni di prigionia viene rilasciato, nella foto con la moglie e i figli, e il governo di Hanoi proclama lo stato d'emergenza nelle zone colpite dai bombardamenti americani.[fonte 12] (da Sfiorivano le viole, 1976)
Ma il cielo è sempre più blu. Pensieri, racconti e canzoni inedite
modifica- Jannacci è stato un maestro, per me è un vero poeta, mi sento molto vicino al suo feeling. Come autore e personaggio di spettacolo è davvero grande. È uno che sa divertirsi, prendere le cose per il verso giusto e dire delle cose interessantissime. Prendi Giovanni il telegrafista, dove risulta patetico con estrema eleganza. (p. 19)
- [Parlando di Ma il cielo è sempre più blu] Ci sono immagini tristi o inutili, ma mai liete, in quanto ho voluto sottolineare che al giorno d'oggi di cose allegre ce ne sono poche ed è per questo che io prendo in considerazione chi muore al lavoro, chi vuole l'aumento. Anche il verso «chi gioca a Sanremo» è triste e negativo, perché chi gioca a Sanremo non pensa a chi «vive in baracca».[fonte 13] (p. 21)
- Il tema unitario delle canzoni è quello degli emarginati, ma non tanto quelli tradizionalmente riconosciuti, come i sottoproletari, gli alcolisti, i drogati, quanto noi stessi. Pochi si occupano delle cosiddette persone normali. Pensa solo a un incidente per strada, con la gente che scappa per paura che la polizia faccia perdere tempo. Questo è Mio fratello è figlio unico, una persona tutto sommato normalissima. Mi piace esasperare le cose, amo i paradossi. In fondo, Ionesco, uno degli autori teatrali che preferisco, è tutto un paradosso. Dire che mio fratello è figlio unico perché è convinto che esistono ancora gli sfruttati, i malpagati e i frustrati non è demagogia.[fonte 14] (p. 25)
- [Nell'album Mio fratello è figlio unico] Analizzo la situazione dell'escluso, dell'emarginato della società e ne concludo che in fondo siamo tutti figli unici: i rapporti di convivenza sono dettati solamente dal dovere e non dal piacere di incontrarsi e di collaborare umanamente. (p. 25)
- [Su Berta filava] È forse l'unica canzone che non si attaglia al contesto generale di Mio fratello è figlio unico. È contro gli eroi, i santi, le novelle, i falsi miti: volutamente dissacrante, spicca la figura di Berta, moralmente non raccomandabile. In Berta filava la donna viene eletta a simbolo: Berta siamo un po' tutti quanti noi che abbiamo scoperto i trucchi, i giochi di prestigio, i santi che si vestono d'amianto, gli eroi. Mi è servita per smitizzare i miti nazionali, come la patria e la famiglia. (p. 27)
- [Su La zappa... il tridente, il rastrello, la forca, l'aratro, il falcetto, il crivello, la vanga...] Volevo esprimere il contrasto fra gli strumenti di lavoro del contadino, resi come in uno slogan, e le chiacchiere e i giochi inutili del salotto della contessa Maffei. (p. 29)
- Non ho mai raccontato una storia d'amore mia, perché raccontare i fatti miei può anche dare fastidio alla donna che sta con me, perché potrei correre il rischio di perderla: a questo punto preferisco perdere la canzone. (p. 31)
- Bisogna partire dal presupposto che io, come altri cantautori della mia generazione, faccio musica leggera. Ma questo non impedisce che si possano dire cose che leggere non sono. Io parlo anche d'amore, ma evito di raccontare situazioni del tipo: lei mi lascia, va dall'altro, poi si pente e torna da me. Così, anche dal linguaggio, cerco di essere realista. Cioè, parlando d'amore, evito di usare le solite parole lacrimevoli e inutili. (p. 31)
- [Parlando di Sfiorivano le viole] Il senso della canzone è: diamoci una mossa; mentre io aspettavo lei, è successo di tutto nel mondo e io non me ne sono accorto. Tutto è successo mentre io aspettavo te.[fonte 15] (p. 31)
- [Sul perché del titolo Aida] Aida è un nome tipico italiano e perché rappresenta tutte quelle donne da settant'anni a questa parte, quindi la nonna, la mamma, la fidanzata, un'eventuale futura mia figlia. Sono tutte Aide, che hanno sofferto come ho sofferto io negli ultimi 28 anni e come ha sofferto mia madre negli ultimi anni. (p. 33)
- Aida non è una donna, ma sono tutte le donne che raccontano, ognuna per cinque minuti, la propria storia. Ne viene fuori la storia degli ultimi settant'anni d'Italia. (p. 33)
- [Su Escluso il cane] Il cane, più prende bastonate più ti è fedele: una figura politicamente assurda per i tempi che viviamo. La canzone nasce da questa considerazione. (p. 37)
- [Sulla parte finale di Nuntereggae più] È uno sfottò come un altro per dire: "Vabbè, visto che vi ho detto 'ste cose, visto che tanto la canzone non fa testo politico, la canzone non è un comizio, il cantautore non è Berlinguer né Pannella, allora a questo punto hanno ragione quelli che fanno solo canzoni d'amore". (p. 41)
- [Su Gianna] È una bambina, magari un po' cresciuta, che cerca un sacco di cose, cerca il suo principe azzurro, e questa volta lo identifica nei sindacati, nelle altre cose che le stanno intorno, però, visto che la sera è un po' stanca, cerca l'amore. Se in Sei ottavi si maturbava, qui cerca l'amore con altri. Sono le contraddizioni delle ragazze di oggi, e non solo delle ragazze, ma di tutti noi. Io credo che siamo tutti un po' confusi, quindi anche noi siamo portati a metterci sul podio e dire: "Alt, adesso io vi illustro le mie tesi". Che chiaramente corrispondono alle mie illusioni. (p. 45)
- Sanremo non significa niente e non a caso ho partecipato con Gianna che non significa niente. (p. 46)
- [Sul ruolo del cantautore] Pretendere di dare alla gente attraverso una canzone qualcosa che sia più del sorriso, seppur amaro, qualcosa che avvii un processo concreto, è pura illusione. Questa è la tesi di molti cantautori ed anche la mia: in Italia una cosa che ha sempre funzionato è l'ironia, la satira (anche se nessuno si è mai riconosciuto in quei personaggi che ne sono stati oggetto), il "non se ne può più semplificato e senza drammatici seguiti".[fonte 16] (p. 49)
- Quello che più mi interessa è che il sarcasmo, la maniera con cui prendo in giro certi capisaldi della società, siano recepiti facilmente dal pubblico e compresi per quello che sono; non ho mai cercato di indorare pillole né di calcare la mano.[fonte 16] (p. 49)
- In alcune città del Nord mi sono trovato con gente che ci resta male quando gli dici che sei calabrese: si aspettano ancora il baffone con la lupara, scuro e piccoletto, lo sguardo torvo e il cappellaccio. Credo che i portoricani stiano meglio di noi. (p. 51)
- Ho fatto vari pezzi che parlano dell'emigrazione, ma ho sempre inserito questa piaga nel più vasto e alienante concetto dell'emarginazione e soprattutto non ho dipinto l'emigrante nella solita e trita iconografia (occhi lucidi, valigia di cartone e mamma in nero) cercando di cogliere maggiormente il travaglio dei suoi stati d'animo e dei suoi affetti. (p. 61)
Canzoni inedite
modificaPrimo quaderno
modifica- Quando un bambino | chiede alla sua mamma l'amore che non ha | è un soldato che chiede alla nazione | un poco di libertà. (da Mondo in Re maggiore, 1a composizione, 1967, p. 54)
- Agata Flor, perché non vuoi l'amore | il geranio è un fiore | ed io amo te. (da Agata Flor, 3a composizione, p. 57)
- Il treno che viene | m'invita a cantare | e sopra il mare | vedo lei passare. (da San Giovanni Barra, 4a composizione, p. 57)
- Quante volte il cammino era stretto | e noi per passare ci dovemmo inchinare, | alla fonte l'acqua scorre serena | e non c'è lo straccio che asciuga il bagnato. (da L'umidità che manca, 5a composizione, p. 56)
- Solo io rimango a guardare il vero | in questo mondo che è una finta | dell'apparenza. (da Il divieto di sosta, 6a composizione, p. 58)
- Ma non posso restare in questo mondo come ora faccio | io guardo in faccia la vita le cose i fatti di tutti. (da Il divieto di sosta, 6a composizione, p. 58)
- Sul mare sei nato tu in una città del Sud | la lasciasti un giorno e poi non ci sei andato più. (da La ballata del meridionale trapiantato, 10a composizione, p. 61)
- Quando la cima di quel cipresso | ti oscurerà la luce del sole | dimentica il mondo e vieni con me. (da Il distacco, 11a composizione, p. 62)
- Il signore ha scelto un negro gli affidò la pace | lo mandò in un paese dove non c'è pace. (da Spiritual per Martin Luther King, 14a composizione, p. 64)
- Hanno ucciso il grande uomo, | questo no, non è vero, | perché lui vive in noi. | Hanno ucciso Luther King. (da 8 gennaio, 18a composizione, p. 65)
- Se abbassi il prezzo alle Marlboro S. Ambrogio io t'adoro | ma se si tratta d'interne lotte | S. Ambrogio se ne fotte. (da S. Ambrogio a Milano, 21a composizione, p. 66)
- E fra la folla sorrise, fu l'ultimo sorriso perché | un colpo traditore trafisse il cuore di un grand'uomo quel dì. (da Per Kennedy, 32a composizione, p. 70)
- La vita non è tutta qui, lui lavora anche lassù | e come un fiume bagnerà qua, il suo fantasma inspirerà. (da Per Kennedy, 32a composizione, p. 70)
- In una lunga guerra nei pressi di Pechin | con i suoi soldati sconfigge anche Stalin, | incontro un vecchio uomo nato nel Shantung | lo fermo e gli domando dov'era Mao Tse-tung, | qui non c'era. (da Le battaglie di Mao, 38a composizione, p. 74)
- È di tuo nonno il vento che soffia, | è di tuo nonno il mare che fischia, | è di tuo nonno il sole che brilla, | rendi a tuo nonno quello che è di tuo nonno. (da È di tuo nonno, 48a composizione, p. 76)
- Quel giorno Renzo uscì, andò lungo quella strada | e una Ferrari contro di lui si schiantò, | il suo assassino lo aiutò e Renzo allora partì | verso un ospedale che lo curasse per guarir. (da Quando Renzo morì io ero al bar[19], 55a composizione, p. 80)
- La strada era buia, s'andò al S. Camillo | e lì non l'accettarono forse per l'orario, | si pregò tutti i santi ma s'andò al S. Giovanni | e lì non lo vollero per lo sciopero. (da Quando Renzo morì io ero al bar[19], 55a composizione, p. 80)
- Ai fatti della città mi sono sempre interessato | e per questo sono malato, | c'è chi ha la pesta e chi non ce l'ha.(da Chi ha la peste?, 57a composizione, p. 83)
- È morto in un giorno di festa, | leggeva il giornale agli amici al bar, | amava la vita di tutti | ustionata dalla pubblicità. (da È morto in un giorno di festa, 59a composizione, p. 81)
- Nella testa io sentivo le campane, | ero felice come gli orsi nelle tane | quando fumavo quel prodotto non tassato | per pagare l'aumento al pensionato. (da La fine del drogato, 64a composizione, p. 84)
- Per guarire da quel male la mattina | annusavo forti dosi di benzina, | annusavo quasi sempre la normale | e la super la prendevo in via orale. (da La fine del drogato, 64a composizione, p. 84)
- Si compiace il moscovita e domanda più convinto | ad un fratello che nella vita non fu mai di terra cinto, | "che faresti, o compagnoski, se tu avessi molta terra?" | "Ai compagni darei i boschi e per me una piccola serra. (da La festa dell'unità, 73a composizione, p. 88)
Secondo quaderno
modifica- Sono Rino e sono buono, | per la strada, per gli amici | quasi sempre io perdono. (da Sono Rino, 1a composizione, 1970, p. 94)
- Vorrei tanto far l'erede, | sono nato da suddista | ma qualcuno non ci crede. (da Sono Rino, 1a composizione, p. 94)
- Apro un'industria di baci veri | per poter dare lavoro a te, | se faccio soldi, faccio un partito, | coi baci tuoi divento re. (da Se fossi re, 4a composizione, p. 96)
- Noi abbiamo la bomba atomica | per la difesa del nostro paese, | l'abbiamo avuta coi punti della maionese, | abbiamo anche una flotta in umido | dentro le acque del nostro Stato, | l'abbiamo vinta coi tappi del latte sgrassato. (da Le mirage, 12a composizione, p. 98)
- Nellu negozio dellu barbiere, | fra una barba e una frizione, | si parlava dell'elezione, | s'addiceva proprio così: | PCI PSI PLI PRI. (da Ballata di un governo, 22a composizione, p. 102)
- Ma che fortuna, | grazie alla luna | posso riavere | il cuore di lei. (da La ragazza nel bar della teppa, 22a composizione, p. 104)
Terzo quaderno
modifica- Sono tanti anni che la porto sul collo | la faccia, non cambia da che sono a mollo | nella pozzanghera di questa vita | dove anche tu nuoti con me. (da Canzone d'estate[20], 3a composizione, 1971, p. 108)
- E non credo alla chiesa, alla politica attesa, | sono insubordinato alla legge di questo Stato. (da L'eremita, 5a composizione, p. 110)
La famiglia Cazzarella
Posteriore al 1967; pp. 118-126.
- Portando ora (in casa Cazzarella) il discorso su Rasputin e i suoi poteri ipnotici nella Russia zarista. Si vede come Lea Cazzarella, una bimba di diciassette anni, prende la parola e annuncia le varie date importanti nella vita di Rasputin, poi dirà anche perché era mal visto dai russi aristocratici. Farà seguito un lungo elogio (due ore circa) sulle opere di Rasputin e sui suoi avversari, dopo dirà i suoi pro e i suoi contro e finirà dicendo che il sedici dicembre del 1916 fu assassinato dopo un tranello tesogli da aristocratici sovietici invidiosi della sua influenza in corte. (p. 119)
- La famiglia Cazzarella al completo abita in un ridente quartiere di quella città che volgarmente diciamo Roma ma che in effetti non è altro che il regno di questo illustre uomo, tale, Cazzarella il Navigatore. La sua casa (sancta sanctorum) è ben arredata di mobili di ogni genere e strumenti musicali a corda, percussione e vari altri sistemi di emissione di suono. (p. 120)
- Vi fu Adamo d'Eden, marito di Eva di Eufrate, il quale era certamente il mostro della scienza dei suoi tempi, era anarchico, comunista e dittatore. Inventore di molte cose quali la "foglia per coprire i genitali", invenzione subito accettata da tutti, e il "papponato". Cos'è il papponato? L'arte del pappone: infatti Adamo d'Eden era un gran furbo e quando ha capito che bisognava mangiare la mela e non la foglia come aveva sempre fatto (sì, perché si accorse che mangiando la foglia rimaneva ignudo), bene, per rubare questa mela incaricò Eva di Eufrate, la moglie. (pp. 122-123)
- Cioè, ci sono in ogni società gli sfruttati, gli sfruttatori e coloro che dicono di difendere gli sfruttati. Secondo in Navigatore questi ultimi sono i soggetti peggiori. Infatti, mentre gli sfruttati sono chiaramente vittime e gli sfruttatori vittime lo stesso del sistema (o per lo meno tutti sanno che sfruttano), i sindacalisti (difensori) non si sa ancora cosa vogliono. (p. 124)
- Nell'era Cazzaregliana, come abbiamo visto, è possibile propagandare la sinistra e nello stesso tempo vivere da capitalisti come fa il Cazzanarella, per questo anche dal punto di vista politico-filosofico è completo. (p. 125)
Via Cimone. Amori e glorie di una via a senso unico
Posteriore al 1967; pp. 128-133.
- Le nuvole coprivano in parte il cielo che forse la mattina era sereno; il sole spiava radioso e mugugnava con il suo solito sorriso: forse già sapevo quello che sarebbe accaduto in questo lembo di terra dove io mi grattavo minuziosamente ambedue. (p. 130)
- Antonio aveva già bevuto e faceva un ruttino quando passò un inquilino (quando uno è poeta la rima spontanea gli viene). Antonio corse appresso all'inquilino e gli recò un prezioso messaggio, questi mancì (diede la mancia) di ben duecento lire. Aprendo il messaggio scoprì che aveva diritto a comprare una scatola di detergente con lo sconto di cinquanta lire e felice corse a dare la buona notizia alla moglie. (p. 133)
E l'uomo volò
(Come l'uomo si alza) ovvero (Appropinquo al cielo), poemetto lirico scritto nel 1964; pp. 137-155.
- Ma la colpa almeno mi sia rivelata, | nulla colpa commettesti in loco, | ma ricordo che giorni orsono c'è stata. | Orsù e perché allora non fui punito? | Ovvia, non fare stupide quesizioni, | ti dirò che oggi la mia mano ha del prurito. (cap. I, p. 138)
- Non che io lo menta, ma fui anch'io in loco, | in quel loco ove si ritrae il quadro | dello scritto, ivi conosco il capo e il cuoco, | ma la criticanza forse lo fa per mania | ma non vole che sia un biografico scritto, | quindi non mi nomo «scusate ma è vera cacofonia». (cap. I, p. 139)
- Notò guardando nel centro della boscaglia | formata, piena indefinizione selvosa, | di alloro prezioso una marmaglia, | col viso contrito e insieme pensosa, | nella loro sfortuna guidati eran essi | nel massimo jellame da prete stizzoso, | e proprio a dirlo che, come poveri fessi, | lo seguivano in modo costante a ritroso. (cap. III, p. 142)
- Ma le autorità, rimaste amareggiate | dalla vista spaventosa del pulcino | che non pigolava ma buttava gridate, | trovaron il rimedio bello e passegino: | lo spedirono con gran giubilio | unanime in un bel castello vicino. (cap. VII, p. 149)
- Ma in maggior parte il confratel di spigno | dalla lunga lingua, ma di cor benigno, | metteva pratica a tutto il suo scrigno, | pieno di filosofia che dall'alba all'aurora | gli sussurrava due versi: «Ora et labora», | con i suoi motivi che noi non sappiam per ora. (cap. IX, p. 153)
I discorsi della paranoia normale
pubblicati a corredo degli LP o estrapolati da bizzarre interviste dell'epoca; pp. 157-168.
- I ministri italiani che generalmente vestono degli abiti di impeccabile fattura, 45 per cento di lana, 35 per cento di cotone, 20 per cento di makò, si differenziano notevolmente dai loro colleghi svedesi, i quali sostengono la tesi arcaica secondo la quale il vestito di un ministro deve necessariamente avere almeno il 50 per cento di lana. (da Vado in sogno a Stoccolma, dove il tonno diventa baccalà, p. 160)
- Già le marchese le ho sempre odiate. Vestite di chiffon bluette, volant e giardini pensili per cappello. Somaticamente una marchesa nuda non ha nulla di diverso da una puttana né da una donna del popolo né da una suora che ha appena dato i voti di castità, di obbiedienza e povertà. (da Le marchese e le puttane, p. 163)
- L'associazione antropologica mondiale, comunemente detta società, è un insieme di esseri che si aspettano al varco armati di coraggio e tanta buona volontà. La verità è che ognuno di noi vuole la sua coppa di gelato più ghiacciata delle altre e colui che ti ammazza raramente si preoccupa delle tue scarpe nuove. (da Oggi l'uomo è figlio unico, p. 165)
- Aniene, fiume celeste, | rose a cespugli roba da non credere, | Aniene, paradiso terrestre, | ci regali il giusto tasso d'iniquità. (da Tasso d'iniquità, p. 168)
Citazioni attribuite
modifica- C'è qualcuno che vuole mettermi il bavaglio. Io non li temo. Non ci riusciranno. Sento che le mie canzoni saranno cantate dalle prossime generazioni. Che, grazie alla comunicazione di massa, capiranno cosa voglio dire questa sera. Capiranno e apriranno gli occhi, anziché averli pieni di sale. E si chiederanno cosa succedeva sulla spiaggia di Capocotta.[21]
Citazioni su Rino Gaetano
modifica- Alla fine le belle canzoni di Rino, quasi di stampo battistiano, funzionano. Non solo perché ci ricordano l'atmosfera di fine anni Settanta, ma anche perché le ovvietà musicali proposte oggi le rendono ancora di più un modello. "Nuntereggae più" è attualissima: Costanzo e Bongiorno ci sono ancora, basterebbe cambiare il nome di qualche politico. (Sergio Cammariere)
- [Sulla miniserie Rino Gaetano - Ma il cielo è sempre più blu che ha prodotto] Avevo in mente il soggetto da tempo. Conoscevo bene Rino Gaetano, perché da ragazza ero amica di sua sorella Anna, ci frequentavamo a Roma. Mi piaceva la sua musica e mi piaceva lui, un ragazzo intelligente in modo profondo. La sua è la storia di un eroe di oggi, attuale come lo sono le sue canzoni. Raramente si raccontano storie di ragazzi in tv: questa vuole esserlo. (Claudia Mori)
- Breve la vita del cantautore solitario e tormentato (morto in un incidente d'auto), ma intensa per la creatività delle sue composizioni tra paradosso e sarcasmo: artista esuberante e satirico, dotato di una vena musicale trascinante, Rino Gaetano ha interpretato un ruolo, arguto e irriverente, poco frequente nel panorama della canzone italiana. (Aldo Grasso)
- Dico subito che Rino Gaetano era un artista e aggiungo: non si può tranquillamente dire di tutti. Era un artista, con tutte le fragilità degli artisti, con la presenza e la voglia spesso determinante di provocare. Nuntereggae più, più che una canzone è un manifesto, un coro di protesta. (Maurizio Costanzo)
- Era fisicamente diverso da noi, non aveva l'aplomb da universitari che avevamo noi, nonostante cercassimo di fare i freakettoni. C'era poi l'aspetto zingaresco di Rino, era una specie di scheggia impazzita, aveva un grandissimo talento, una fantasia smisurata. Ricordo il suo sguardo beffardo, provocatorio, ma anche la grande dolcezza. Le sue canzoni avevano l'aspetto formale del nonsense, ma avevano contenuto, facevano pensare. Rino sapeva cosa sono le canzoni e come si scrivono. Era un uomo del Sud e questo si percepiva, lo dico in senso positivo. (Francesco De Gregori)
- Francesco, Antonello avevano comunque un impegno politico, anche se Rino politicamente aveva una sua valenza, però forse era un po' mascherata e anche un po' più sottile, più ironica, non era dichiarata come poteva essere una canzone di Antonello. (Alessandro Centofanti)
- Il tempo fa impallidire alcune canzoni, mentre le canzoni di Rino disarmano la forza del tempo: con giri armonici semplici, con frasi provocatorie, irriverenti, ma declamate con la leggerezza e l'ingenuità dell'artista puro. E sempre col suo inconfondibile timbro di voce graffiato. (Fiorello)
- La sua biografia è emblematica, bella, interessante da raccontare. Tutto in lui merita attenzione. Anche l'incidente stradale che ne provocò la scomparsa. (Claudia Mori)
- Nel nome c'è sempre il nostro destino. Rino Gaetano si chiama con due nomi propri: Rino e Gaetano. Quando ci si rivolge a qualcuno chiamandolo con il suo nome proprio è perché ci si conosce, perché è un amico. Lui ne ha addirittura due [...] Rino e Gaetano, uno allegro e uno triste, uno studioso e uno che finisce dietro alla lavagna, uno tenero e uno sarcastico, uno impegnato e uno che se ne frega. Due fratelli, due figli unici come siamo un po' tutti. Unico. (Jovanotti)
- Non sono canzoni da ricordo, quelle di Rino, sono canzoni del presente e del futuro. La prima parola che associo a lui è: avanti. E il Rino di trent'anni fa, quel Rino, ancora oggi, starebbe un passo avanti a tutti noi. (Fiorello)
- Prendeva appunti per i testi delle sue canzoni direttamente sui tovaglioli al ristorante, per non perdere nulla della sua ispirazione. (Toni Malco)
- Quando era salito sul palco di Sanremo nel 1978 a cantare «Gianna» sembrava uscito dalla celebre canzone di Modugno: indossava un cappello a cilindro, un frac con fiore all'occhiello. Fra ironia, ottimismo, romanticismo e non-sense costituiva un caso abbastanza unico nel panorama italiano, un outsider, come Buscaglione. (Mario Luzzatto Fegiz)
- [Riferendosi ad alcune sue canzoni] Qui nun c'è Gianna, Aida, né Berta che filava | e quando tramonta il sol, Maria se n'è già andata. | Malgrado i cambiamenti, 'sto cielo è sempre blu, | è sempre der colore che l'hai lasciato tu. (Simone Cristicchi)
- Ricordo tutto. I sanremi, il cilindro e la maglietta a righe, il cappello da esploratore. Io amo i cappelli e forse è colpa sua. (Jovanotti)
- Rino Gaetano è il più strambo, libero e intuitivo cantautore italiano. Uno senza partito. Uno capace di andare a Sanremo per prendere in giro tutti e basta. Uno appeso al suo talento, senza altri paracadute. (Paolo Giordano)
- Se stamo qui stasera è pe salutà un amico, | pe ricordà un fratello che se chiamava Rino. | So annato lì al Verano solo pe fa un saluto | perché, lo posso dì, co te so cresciuto. | Ce fosse un monumento, verrebbero in milioni | a rende omaggio ar genio che cantava le canzoni. (Simone Cristicchi)
- Signora, forse lei non lo conosce. Questo giovanotto con abito da cerimonia [...] si chiama Rino Gaetano, è un cantautore che fa canzoncine ironiche, così, scherzose, scanzonate. Ne ha fatta una che quest'estate ha avuto un certo successo, Nuntereggae più, vale a dire "Non ti reggo più" e lui, che si dedicherà prossimamente a mettere in musica forse le Pagine Gialle perché fa degli elenchi di nomi, ha fatto un elenco di nomi nel quale sono coinvolte una serie di persone, ci sono anch'io.[22] (Maurizio Costanzo)
- [Durante A Gino Paoli del 19 agosto 1977] Vorrei presentarvi un amico che è venuto a trovarmi e che mi diverte. Mi diverte perché è l'erede di un certo tipo di nonsense, di marinetterie, del surrealismo più antico. Si chiama Rino Gaetano. (Gino Paoli)
- È proprio questo atteggiamento che mi colpì quando sentii le prime "cose" di un ragazzotto di Crotone che, con uno strano cappello, si divertiva a prendere in giro con le sue proprie canzoni con delle belle canzoni. Sembra un pensiero un po' scombussolato ma spero renda l'idea di quello che mi sembrò facesse 'sto ragazzotto di Crotone "intitolato" Rino Gaetano. Così cominciai a "batterlo" (linguaggio radiofonico d'epoca...) e a parlarne nelle rubrichette giornalistiche sui settimanali della stessa epoca. Mi entusiasmava ancora una volta che Gaetano inventasse "l'altra canzone", la canzone della canzone, che inseguisse le rime che per prime gli venivano in mente... (e perciò le più ispirate...). Che cantasse il tutto con facilità e leggerezza; perfino che Gaetano a qualcuno non piacesse; questo mi entusiasmava.
- Gaetano ha scritto alcune delle canzoni della memoria del nostro Paese. Sono importanti le canzoni della memoria, pensate, non so, Zazà, I papaveri alti alti sono canzoni della memoria che non hanno avuto un successo di vendita o chissà di che, però non vivono soltanto lo spazio di una moda, di un periodo, sono quelle che poi rimangano nella memoria collettiva, vengono tramandate per via orale.
- Rino Gaetano scrive delle canzoni con un linguaggio particolare, colto, curato; una specie di poesia realistica in alcuni casi, simbolica in altri. A me piace di più quando urla «Tu, forse non essenzialmente tu», una canzone abbastanza disperata, aiutata da una bella melodia.
- Quando mi arrivò il disco di Rino Gaetano, io fui contentissimo perché trovai uno che era fuori ordinanza come me. In realtà erano anni in cui i cantautori erano impegnati, se non eri "impegnato" – una parola maledetta, maledettamente di moda – eri fuori giro e invece arrivò Rino Gaetano con queste sue canzoni apparentemente disimpegnate.
- Adottava uno stile atipico, buffonesco, ma non faceva cabaret. Dissacrava continuamente il pop e, per tutti questi motivi, risultava improponibile per il pubblico del Folkstudio.
- C'erano Baglioni e Cocciante da una parte che erano i melensi, c'era Battisti che nessuno di noi valutava granché, c'era chi come me si rifaceva alla Francia e a Tenco, chi si rifaceva a Dylan e chi come Antonello si rifaceva a Elton John e alla musica inglese. Rino è stato veramente il più italiano perché non si rifaceva a niente e a nessuno.
- E tra questi ragazzi che gestivamo la domenica pomeriggio comparve questo tizio magro magro, un po' coi denti rotti, il male in arnese co 'sta chitarrina. [...] Seppe come entrarmi nel cuore subito tant'è vero che Cesaroni che l'aveva sentito suonare e "zappare" la chitarra, come diceva, non era del parere di farlo cantare neanche la domenica pomeriggio e io invece modestamente, avendo riscontrato delle cose molto carine, molto naïf, molto veraci anche in lui, aspettavo il momento in cui Giancarlo, il cosiddetto "boss", Cesaroni andava magari in giro per Trastevere a bersi un wisketto con De Gregori e lo buttavo sopra. E ricordo bene queste due canzoni che ha fatto per qualche domenica di seguito, una che era dedicata a un amico[23], che, guardate un po' il destino, mi sembra avesse avuto un incidente in macchina, che era morto così e l'altra dedicata a un ferroviere[24], Agapito Malteni ed è una canzone che mi è rimasta impressa, ancora adesso la canticchio delle volte. C'era questa bellissima immagine di un treno che lungo il Tavoliere continuava a correre. Ecco così l'ho conosciuto.
- Era così: voi cantate, cantate... dite, dite... parlate... che io vi prendo per il... a tutti quanti.
- Lui con questa chitarra ha cominciato a farci ascoltare [Imitando il ritmo di Ma il cielo è sempre più] e ha cominciato a cantarci "il cielo è sempre più blu" e tutti entusiasti siamo andati da Vincenzo Micocci: "Vince', guarda che questo ha scritto un pezzettino che veramente può fungere" gli dicemmo. Micocci non era mica tanto convinto.
- Mi ricordo che una volta ne parlai con Paolo Conte e ci colpì moltissimo la sua canzone che si chiamava E cantava le canzoni, era una canzone folk [...] ed è una transumanza, una strada piena di mucche con i campanacci, i fischi dei pastori. [...] Lì, veramente, in una canzone così, gli riconosco un gran talento musicale.
- Credo che nella categoria, diciamo, "cantautori" fosse quello più anomalo rispetto alla regola.
- Faceva l'autostop con la chitarra a tracolla e gli diedi un passaggio per Roma dove andava alla ricerca di un contratto. Mi fece sentire le sue canzoni in anteprima e lo portai da Vincenzo Micocci che poi lo lanciò.
- Se oggi senti le canzoni trasmesse dai primi cinque-sei network sono sempre quelle canzoni che circolano... La cosa curiosa è che anche oggi, molto spesso senti le canzoni di Gaetano.
- Il tempo è giustiziere Rino | ora i tuoi dischi suonano come se fossero appena usciti. | Rino, hai vinto tu.
- Mi serve sentirti Rino | presto al mattino | per non sentirmi solo e per sentire un po' di orgoglio per il posto dove sono nato, vivo e scrivo.
- Rino mi dà tuttora energia e rabbia. Aveva attitudine rock e voce roca, era un outsider anche a livello compositivo.
- Rino mi piaci un casino | tanto quanto mi piacevi da bambino, | mamma dice che eri quello che preferivo | perché eri il solo colorato in un cantautorato grigio.
- Io credo che i giovani d'oggi continuano ad amarlo o a riamarlo, in certi casi, per sua grande semplicità. Quindi le generazioni evidentemente, si rinnovano anche sul suo repertorio.
- Lui voleva cantare in inglese perché voleva camuffarsi in qualche modo, tant'è vero che questa caratteristica l'ha accompagnato anche in seguito, quando lui ha debuttato ufficialmente era sempre vestito in una maniera curiosa.
- Rino Gaetano l'ho conosciuto tramite De Gregori e Venditti, ma lui ha cominciato ad andare in studio senza che io avessi parlato di lui, perché, come dire, lui era un po' protetto dalle due persone con cui io lavoravo moltissimo in quel periodo.
- Si considerava un autore, non un cantante. Era convinto di non avere una bella voce, tanto che dopo l'uscita di I Love You Maryanna, quando fu l'ora di incidere il primo album, venne a dirmi che sarebbe stato meglio far cantare le sue canzoni a un amico. Io, naturalmente, mi misi a ridere e lo mandai in studio.
- La gente se lo ricorda, passano gli anni e lui diventa importante. È un'alchimia, è indecifrabile veramente, secondo me è la sua libertà d'artista, la sua non appartenenza a nessun codice.
- Nel mondo della musica è passato come la primavera, velocissimo...
- Se alcune sue canzoni sono ancora vive, questa è la prova del nove. Voglio dire, sono canzoni adatte ad ogni tempo, ad ogni era, ad ogni stagione.
- C'è la canzone Nuntereggae più che è una canzone di grande divertimento anche, però aveva il coraggio delle sue azioni, non si tirava mai indietro: nomi e cognomi per tutti e nei tempi in cui fare nome e cognome per tutti era molto difficile.
- Era uno spirito anarchico, uno che scriveva quello che gli passava per la testa senza rispondere a codici precisi né sociali né politici.
- Ma lui aveva una grande forza che era l'ironia e l'ironia non sempre veniva capita in quegli anni, in cui tutti erano molto settari. [...] Lui badava a fare le sue canzoni e le sue canzoni dovevano rispecchiare fedelmente il suo pensiero ma anche la bizzarria, quella bizzarria positiva che accompagnava il suo pensiero, la capacità che aveva di deformare la realtà per raccontarla meglio, usando l'arma del paradosso. [...] Il cantautore più paradossale ed è stato quello che costruendo i paradossi più incredibili raccontava poi con perfetto realismo quelli che erano i suoi tempi, quella che era la sua vita, che erano i suoi amori.
- Sono canzoni che se le riascolti ancora oggi hanno tutte un loro perché, una loro verità e una loro attualità. Era un vero fustigatore, era uno che metteva un dito nella piaga e ci metteva pure un po' di sale se serviva per allargare quella brutta ferita.
- Era sicuramente un anticonformista. È questo quello che ammiro, è questo il motivo per cui i giovani tuttora lo amano e tuttora le sue canzoni abbiano un senso e sia bello cantarle insieme, tra le altre cose. Non tutte le canzoni sono fatte per essere cantate insieme al bar, in osteria, in trattoria, in un pic-nic, in una gita, in pullman... Quelle di Gaetano sì.
- La sua particolare elaborazione delle filastrocche in chiave pop, reggae, quel che vuoi... è esclusivamente sua, di diritto.
- Lui deve aver un posto nell'Olimpo della canzone popolare italiana dagli anni Sessanta in su.
- [Nel 2007] È tra noi in qualche modo e quindi è nelle compilation, è nella fiction, è negli spot televisivi, è ovunque.
- Io non lo collocherei perché la cosa che più odiava era essere collocato. Secondo me è un talento libero, una personalità libera, poco propensa ai compromessi.
- Rino Gaetano non era visto di buon occhio perché era un disimpegnato e quella non era una stagione in cui i disimpegnati venivano visti molto bene.
- Dagli autori che leggeva, Dante, Pavese, Palazzeschi, dalla musica che ascoltava, dalle apparizioni in tv. Volevo tirare fuori un lato di lui che non si è mai visto[25], la parte più poetica e fragile.
- La prima parola che mi viene in mente pensando a Rino è "poeta".
- [Sulle canzoni di Rino] Sono sempre attuali, basta guardare il testo di Nuntereggae più, sembra scritto ieri. È un bene non dimenticare un artista che non s'è voluto schierare, e che quella scelta l'ha pagata.
- Un poeta prima di ogni altra cosa, e un giullare, un dissacratore che sapeva sdrammatizzare ma senza essere superficiale. Conoscevo le sue canzoni ma non la sua vita, non sapevo che da piccolo fosse stato in collegio. Cantare per me non è stato un problema perché ho avuto un gruppo. Poi, lui cantava più col cuore che con la tecnica, le sue erano performance, ho visto che una volta si presentò a uno show di Corrado con indosso una muta da sub...
- La beatificazione postuma, nonché acritica, è una italianissima maniera per sdoganare artisti sottovalutati in vita. È certo il caso di Gaetano: troppo ironico e troppo poco «schierato», nel marasma politicizzato dei Settanta. La sua morte (nel 1981) ne ha complicato l'analisi artistica. E non hanno aiutato, se non nel riverbero del ricordo, certe fiction ben poco filologiche. Gaetano era una supernova. Ha brillato tre anni, dal '76 di Mio fratello è figlio unico al '78 di Nuntereggae più. Il successo sanremese di Gianna lo spiazzò, non ebbe il tempo di venirne a capo.
- Live & Rarities, la raccolta di Rino Gaetano autorizzata dalla famiglia, dice soprattutto due cose: che Rino era un gigante (e questo si sapeva) e che è più vivo lui da morto che molti suoi colleghi da vivi (e questo non avremmo voluto saperlo).
- Riascoltati oggi, perfino gli «scarti» di Gaetano raccontano il presente più della maggior parte dei suoi colleghi vivi. Anche nelle sue tracce figlie di un Dio minore, c'è quel mix di lunarietà e ironia disillusa.
- Il suo talento è nella capacità straordinaria di leggere l'Italia e gli italiani attraverso il gioco e la provocazione intelligente, la denuncia sociale e il nonsense, il ribaltamento degli schemi che è, necessariamente, ribaltamento della verità di comodo, delle dichiarazioni ufficiali, della politica incipriata del Palazzo, degli stereotopi di un benpensantismo ingrassato e moralista.
- Ma è un cavaliere irriverente: quando calca il palco del sanremese Ariston per cantare Gianna lo fa in frac e camicia a righe rosse, con cilindro e scarpe da ginnastica. In questo pastiche di parole, colori, suoni, urla e smorfie, la cifra che lo distingue fra tutti è quella dell'ironia, vissuta col cuore, con la passione totale, mai con la freddezza, mai con distacco. L'ironia è la sua arma di poeta e, per dirla con un filosofo, in Rino "l'ironia è l'occhio sicuro che sa cogliere lo storto, l'assurdo, il vano dell'esistenza".
- Rino Gaetano continua a fiorire ovunque, anche se lui non c'è più, e questo perché la sua figura, la sua musica sono ancora profondamente parte dell'immaginario collettivo e della memoria del nostro Paese. La sua musica suona ancora come un manifesto di geniale protesta, perché Rino non si erge mai a censore, giudice o moralizzatore: egli racconta il mondo attraverso i suoi desideri e la sua ironia, la sua voglia di liberazione da ansie individuali e ingiustizie sociali, i suoi sogni, le sue illusioni d'artista.
- Rino si butta sulla scena, si getta sul pubblico, sull'Italia, sulla politica, e lo fa senza un paracadute che non sia la sua bravura d'artista. Attacca, provoca, eppure è indifeso, "figlio unico" in un Paese che stenta a trovare se stesso e che vede in Rino il giullare, il cantautore "strano", quello che canta canzoni enigmatiche, incomprensibili, assude.
- Io e Rino ci siamo conosciuti nel 1970, non ricordo il giorno esatto, ma credo che fece la sua apparizione al Folkstudio, dove c'eravamo già noi: io, De Gregori e Giorgio Lo Cascio. Ai quali "noi", i famosi quattro ragazzi con la chitarra, si aggiunse Bassignano, però credo che Bassignano arrivò nel '71. Io facevo il tassista e quindi accompagnavo di sera questi quattro cialtroni, più gli amici che mi facevo. Gli ultimi di questi è stato Rino e quindi era anche l'ultimo che io portavo a casa. Quindi abbiamo fatto centinaia di volte la strada che lui ha fatto purtroppo da solo quella tragica mattina[26].
- [Sulla miniserie Rino Gaetano - Ma il cielo è sempre più blu] Nella fiction non si è parlato di cocaina; era molto presente in quegli anni e in quel giro dove Rino finì negli ultimi anni e fu anche responsabile della sua tragica fine. La storia ha ignorato il vero guaio di Rino, la cocaina.
- Rino era un folletto, un clown che aveva dentro radici così diverse dalle nostre che era quasi inesplicabile. Quindi, quando ci faceva sentire le canzoni, a me e De Gregori per esempio, noi ci guardavamo con Francesco e cercavamo comunque di collocarlo...
- Rino era una specie di fantasma che girava come un folletto in tutti i locali di Roma cercando amici, cercando persone con cui dialogare, alle quali far sentire le canzoni.
- Rino non aveva punti di riferimento, ce ne aveva forse uno, che ha avuto una tragica sorte come la sua ed era Fred Buscaglione.
Collaborazioni
modificaPostume
modificaNote
modifica- ↑ Nel 1976 comparve nel programma televisivo Adesso Musica per l'uscita del suo secondo album "Mio fratello è figlio unico". Gaetano fece ingresso nello studio con un cane (un cocker per la precisione), motivando il gesto proprio con queste parole. Il cane appare anche in veste simbolica sulla copertina dell'album.
- ↑ Dal programma televisivo A Gino Paoli, 19 agosto 1977
- ↑ Nella versione di Nicola Di Bari, inclusa nell'album Ti fa bella l'amore (1974), il ritornello è: «Ma chi mi manca sei tu, | con te ho diviso un'età. | Tutti i miei sogni per te, | tutto il mio amore e la mia libertà.»
- ↑ Alcune fonti sostengo che Gaetano canti «E ti amo Mariù», benché nel disco originale si distingua chiaramente il nome «Mario» ed il testo sia riferito ad un "fratello figlio unico", quindi inequivocabilmente maschio.
- ↑ Gaetano si riferisce in questo caso a Francesco De Gregori, duramente contestato al Palalido di Milano nel 1976 da alcuni ragazzi appartenenti a collettivi politici studenteschi, in quanto reo di aver frequentato alberghi lussuosi e soprattutto di aver strumentalizzato i temi cari alla "sinistra" per arricchirsi.
- ↑ Come Silvia d'Ortenzi riporta nel suo libro Rare tracce, queste parole, pronunciate con un'inflessione sarda, si riferirebbero a un intervento politico di Enrico Berlinguer.
- ↑ Testo di Mogol. Si tratta dell'unico brano dell'intera discografia di Gaetano scritto da un'altra persona.
- ↑ Gaetano si riferisce ad alcuni avvenimenti tra la fine degli anni '60 e l'inizio degli anni '70, come i movimenti del Sessantotto, le lotte sindacali del 1969 (quando dice "mentre sempre l'autunno era più caldo dell'estate"), lo scioglimento dei Beatles e la fine della dittatura dei Colonnelli in Grecia (nel testo infatti menziona Georgios Papadopoulos).
- ↑ a b c Il 45 giri I love you Maryanna/Jacqueline fu inciso utilizzando lo pseudonimo di Kammamuri's.
- ↑ a b c d Questo singolo uscì nella primavera del 1975. La canzone fu divisa in due parti, una su ogni lato del disco per la durata totale di otto minuti.
- ↑ a b c Il 45 giri Gianna/Visto che mi vuoi lasciare fu pubblicato nel 1978 dalla It.
- ↑ Brano inedito incluso nella raccolta Live & Rarities (2009), famoso soprattutto per la sorprendente somiglianza tra la fine di Renzo narrata nel brano e quella dello stesso cantautore, rifiutato da cinque ospedali dopo l'incidente. Nel brano Gaetano cita tre di quei cinque ospedali: Policlinico, San Giovanni e San Camillo. La prima versione di questo brano, Quando renzo morì io ero al bar, composizione numero 55, differisce per alcuni particolari.
- ↑ a b c Brano incluso nelle raccolte Gianna e le altre... (1990), Superbest (1996), La storia (1998) e Sotto i cieli di Rino (2003).
- ↑ a b c d Brano incluso nelle raccolte Gianna e le altre... (1990), La storia (1998), Sotto i cieli di Rino (2003) e Figlio unico (2007).
- ↑ a b c d Brani inediti inclusi nella raccolta Live & Rarities (2009).
- ↑ Brano inedito incluso nella raccolta E cantavo le canzoni (2010). In molti si sono interrogati sull'identità del Charlie che Gaetano cita nella canzone.
- ↑ a b Brano inedito incluso nella raccolta Figlio unico (2007).
- ↑ Brani inediti inclusi nella raccolta Live & Rarities (2009). Esiste una versione della canzone con il testo cantato al contrario intitolata Ofu a Ofu.
- ↑ a b Questa è la prima versione di La ballata di Renzo. Si tratta della più famosa tra le canzoni inedite, Gaetano infatti, in questo brano, sembra anticipare il dramma che avrebbe poi vissuto nella sua ultima notte.
- ↑ Questa è la prima stesura di quella che poi sarebbe diventata Nuoto a farfalla, incisa da Marco Morandi nell'album "Io nuoto a farfalla", uscito nel 2002.
- ↑ Da un discorso durante un concerto nella spiaggia di Capocotta nel 1979; citato in «Rino Gaetano è stato assassinato»: un libro rilancia l'ipotesi sulla morte del cantautore, il Messaggero.it, 28 ottobre 2013.
- ↑ Maurizio Costanzo presentò in questo modo l'ospite Rino Gaetano nel corso della trasmissione Rai, Acquario del 30 ottobre 1978. In studio era presente anche Susanna Agnelli ed è a lei che Costanzo si riferisce quando dice "signora". C'è da sottolineare che sia Maurizio Costanzo che Susanna Agnelli vengono citati nel brano del cantautore calabrese, Nuntereggae più.
- ↑ Bassignano si riferisce a La Ballata di Renzo, un brano inedito di Rino Gaetano.
- ↑ Bassignano si riferisce alla canzone Agapito Malteni il ferroviere, la settima del primo album di Gaetano, Ingresso Libero, una ballata ironica sul tema dell'emigrazione.
- ↑ Claudio Santamaria ha infatti interpretato Rino Gaetano nella miniserie televisiva italiana Rino Gaetano - Ma il cielo è sempre più blu.
- ↑ Il riferimento è probabilmente a via Nomentana. Il 2 giugno 1981 infatti Rino, proprio mentre percorreva questa strada, si schiantò con la sua Volvo contro un camion. L'incidente si rivelò fatale per il cantautore.
Fonti
modifica- ↑ Dalla registrazione ufficiale del concerto a San Cassiano (LE), 25 luglio 1977, disponibile nel CD Live & Rarities, 2009; citato in Freddie Del Curatolo, Se mai qualcuno capirà Rino Gaetano, Lit edizioni, 2019, p. 52. ISBN 8862316747
- ↑ Citato in Carlo Vulpio, Rino Gaetano, inedito a 20 anni dalla morte. In «La ballata di Renzo», il cantautore scomparso nel giugno '81 prevedeva un incidente fatale, Corriere della Sera, 25 giugno 2001.
- ↑ a b Citato in Rino vive: Ma il cielo è sempre più blu, Lastoriasiamonoi. Rai.it.
- ↑ Dal programma televisivo Rai, Domenica In, 1º febbraio 1981. Video disponibile su Youtube.com.
- ↑ Citato in Andrea Scoppetta, Sereno su gran parte del paese, p. 1.
- ↑ Da Adesso musica 1976; citato in Andrea Scoppetta, Sereno su gran parte del paese, p. 7.
- ↑ Citato in Andrea Scoppetta, Sereno su gran parte del paese, p. 96.
- ↑ a b Durante il Festival di Sanremo del 1978; citato in Silvia D'Ortenzi, Rare tracce, p. 93.
- ↑ Dal programma televisivo A Gino Paoli, 19 agosto 1977; citato in Silvia D'Ortenzi, Rare tracce, p. 74.
- ↑ Dal programma televisivo Rai, Domenica In, 3 novembre 1979. Video disponibile su Youtube.com.
- ↑ Citato in Silvia D'Ortenzi, Rare tracce, p. 38.
- ↑ Citato in Silvia D'Ortenzi, Rare tracce, p. 65.
- ↑ Da un'intervista a Ciao 2001, settembre 1975.
- ↑ Da un'intervista del 1976.
- ↑ Da un'intervista su Ciao 2001, maggio 1976.
- ↑ a b Citato in Nicola Sisto, Rino Gaetano. L'amico che cantava.
Bibliografia
modifica- Silvia D'Ortenzi, Rare tracce: ironie e canzoni di Rino Gaetano, Arcana, Roma, 2007. ISBN 88-7966-444-1
- Rino Gaetano, Ma il cielo è sempre più blu. Pensieri, racconti e canzoni inedite, a cura di M. Cotto, Mondadori, 2004. ISBN 88-04-52794-3
- Andrea Scoppetta, Sereno su gran parte del paese: una favola per Rino Gaetano, BeccoGiallo, Padova, 2009. ISBN 88-85832-60-1
Altri progetti
modifica- Wikipedia contiene una voce riguardante Rino Gaetano
- Commons contiene immagini o altri file su Rino Gaetano
Opere
modifica- Ingresso libero (1974)
- Mio fratello è figlio unico (1976)
- Aida (1977)
- Nuntereggae più (1978)
- Resta vile maschio, dove vai? (1979)
- E io ci sto (1980)