Enrico Berlinguer

politico italiano (1922-1984)

Enrico Berlinguer (1922 – 1984), politico italiano.

Enrico Berlinguer

Citazioni di Enrico Berlinguer modifica

  Citazioni in ordine temporale.

  • Nel corso delle conversazioni, come potete immaginare, abbiamo informato ampiamente i compagni sovietici delle reazioni e preoccupazioni che ha suscitato nell'opinione pubblica del nostro paese la sostituzione del compagno Chruščёv. Con grande franchezza abbiamo inoltre esposto ai compagni del Pcus le perplessità e le riserve che il modo in cui i mutamenti sono stati annunciati e presentati ha sollevato nel nostro partito. (da appunti letti ai giornalisti all'aeroporto di Fiumicino, 3 novembre 1964[1])
  • Compagni, non sarò né Togliatti né Longo. (durante il XIII congresso del PCI, 13 marzo 1972[2])
  • La gravità dei problemi del paese, le minacce sempre incombenti di avventure reazionarie e la necessità di aprire finalmente alla nazione una sicura via di sviluppo economico, di rinnovamento sociale e di progresso democratico rendono sempre più urgente e maturo che si giunga a quello che può essere definito il nuovo grande «compromesso storico» tra le forze che raccolgono e rappresentano la grande maggioranza del popolo italiano.[3]
  • Sarebbe del tutto illusorio pensare che, anche se i partiti e le forze di sinistra riuscissero a raggiungere il 51 per cento dei voti e della rappresentanza parlamentare, questo fatto garantirebbe la sopravvivenza e l'opera di un governo che fosse l'espressione di tale 51 per cento. Ecco perché noi parliamo non di una "alternativa di sinistra" ma di una "alternativa democratica", e cioè della prospettiva politica di una collaborazione e di una intesa delle forze popolari d'ispirazione comunista e socialista con le forze popolari di ispirazione cattolica, oltre che con formazioni di altro orientamento democratico. La gravità dei problemi del paese, le minacce sempre incombenti di avventure reazionarie e la necessità di aprire finalmente alla nazione una sicura via di sviluppo economico, di rinnovamento sociale e di progresso democratico rendono sempre più urgente e maturo che si giunga a quello che può essere definito il nuovo grande "compromesso storico" tra le forze che raccolgono e rappresentano la grande maggioranza del popolo italiano. (da alcune riflessioni pubblicate su Rinascita, 12 ottobre 1973[1])
  • Io voglio che l’Italia non esca dal Patto Atlantico «anche» per questo, e non solo perché la nostra uscita sconvolgerebbe l’equilibrio internazionale. Mi sento più sicuro stando di qua, ma vedo che anche di qua ci sono seri tentativi per limitare la nostra autonomia. (da un'intervista a Giampaolo Pansa, 15 giugno 1976[4])
  • Nel Pci esiste ed opera la volontà non solo di costruire e di far vivere qui in Italia un partito laico e democratico, come tale non teista, non ateista, non antiteista, ma di volere anche, per diretta conseguenza, uno Stato laico e democratico, anch'esso dunque non teista, non ateista, non antiteista. (da una lettera a al monsignor Luigi Bettazzi, vescovo di Ivrea, 14 ottobre 1977[1])
  • L'esperienza compiuta ci ha portato alla conclusione che la democrazia è oggi non soltanto il terreno sul quale l'avversario di classe è costretto a retrocedere, ma è anche il valore storicamente universale sul quale fondare un'originale società socialista. Ecco perché la nostra lotta unitaria (che cerca costantemente l'intesa con altre forze d'ispirazione socialista e cristiana in Italia e in Europa occidentale) è rivolta a realizzare una società nuova – socialista – che garantisca tutte le libertà personali e collettive, civili e religiose, il carattere non ideologico dello Stato, la possibilità dell'esistenza di diversi partiti, il pluralismo della vita sociale, culturale, ideale. (dalla celebrazione per il 60° anniversario della Rivoluzione d'Ottobre, Mosca, 31 ottobre 1977[1])
  • Dopo la tragica scomparsa di quest'uomo [Aldo Moro], la Dc è divenuta oscillante e preoccupata e, via via, si è dimostrata sempre più irresponsabilmente propensa ad allungare i tempi all'infinito e, intanto, a profittarne. (dall'intervista di Gianfranco Piazzesi, Berlinguer: possibile un nuovo colloquio con la Dc, Corriere della sera, maggio 1979[5])
  • [L'Unione Sovietica] Un regime politico che non garantisce il pieno esercizio delle libertà.[6]
  • [...] io le invettive non le lancio contro nessuno, non mi piace scagliare anatemi, gli anatemi sono espressioni di fanatismo e v'è troppo fanatismo nel mondo.[6][7]
  • Ci si salva e si va avanti se si agisce insieme e non solo uno per uno. (dall'intervista a Moby Dick[8], giugno 1981[5])
  • I partiti di oggi sono soprattutto macchine di potere e di clientela.[9]
  • I partiti hanno occupato lo Stato e tutte le istituzioni a partire dal governo, gli enti locali, gli enti di previdenza, le aziende pubbliche, gli istituti culturali, gli ospedali, le università, la Rai tv, alcuni grandi giornali. Per esempio oggi c'è il pericolo che [...] il Corriere della sera cada in mano di questo o quel partito o di una sua corrente, ma noi impediremo che un grande organo di stampa faccia una così brutta fine.[9]
  • Noi pensiamo che il tipo di sviluppo economico e sociale capitalistico sia causa di gravi distorsioni, di immensi costi e disparità sociali, di enormi sprechi di ricchezza.[9]
  • Ciò che è avvenuto in Polonia ci induce a considerare che effettivamente la capacità propulsiva di rinnovamento delle società che si sono create nell'Est europeo è venuta esaurendosi. Parlo di una spinta propulsiva che si è manifestata per lunghi periodi e che ha la sua data d'inizio nella Rivoluzione socialista dell'Ottobre. Oggi siamo giunti a un punto in cui quella fase si chiude. Noi pensiamo che gli insegnamenti fondamentali che ci ha trasmesso prima di tutto Marx e alcune delle lezioni di Lenin conservino una loro validità; e che d'altra parte vi sia tutto un patrimonio e tutta una parte di questo insegnamento che sono ormai caduti e debbono essere abbandonati e del resto sono stati da noi stessi abbandonati con gli sviluppi nuovi che abbiamo dato alla nostra elaborazione, centrata su un tema che non era centrale in Lenin. Il tema su cui noi ci concentriamo è quello dei modi e delle forme della costruzione socialista in società economicamente sviluppate e con tradizioni democratiche, quali sono le società dell'occidente europeo. È chiaro che l'esplorazione di vie verso il socialismo, in questa parte dell'Europa e del mondo, richiede soluzioni del tutto originali rispetto a quelle che si sono attuate nell'Unione Sovietica e che si sono via via attuate negli altri paesi dell'est, sia europeo, sia asiatico. Da questo punto di vista, noi consideriamo l'esperienza storica del movimento socialista nelle due fasi fondamentali: quella socialdemocratica e quella dei paesi dove il socialismo è stato avviato sotto la direzione di partiti comunisti nell'est europeo. Ognuna di queste esperienze ha dato i suoi frutti all'avanzata del movimento operaio, ma entrambe vanno superate criticamente con nuove formule, con nuove soluzioni, cioè con quella che noi chiamiamo la terza via, la terza via appunto rispetto alle vie tradizionali della socialdemocrazia e rispetto ai modelli dell'Est europeo. Si tratta di una ricerca nella quale vediamo impegnati non solo alcuni partiti comunisti, ma anche alcune delle socialdemocrazie, o almeno alcuni settori delle socialdemocrazie, dove questo stesso tema viene discusso e approfondito. (da una dichiarazione rilasciata al programma televisivo Tribuna politica, 15 dicembre 1981[1][10])
  • Io penso che le parole che soprattutto in questi ultimi tempi il papa Giovanni Paolo II ha pronunciato in modo chiaro per condannare la corsa agli armamenti e, in particolare, la corsa verso nuove armi atomiche, siano delle parole giusto che dànno ascolto ed espressione alla volontà di milioni e milioni di credenti che hanno manifestato insieme con noi, o in altre forme autonome, nel corso di questi ultimi mesi, in Italia e negli altri [Paesi] europei. Valuto soprattutto in modo positivo la più recente iniziativa presa dal papa, che non è più soltanto un appello alla pace. Il papa, come è noto, ha inviato suoi rappresentanti, scelti fra i membri della Pontificia Accademia delle Scienze per illustrare ai rappresentanti delle massime potenze -Stati Uniti, Unione Sovietica, Francia, Inghilterra- uno studio compiuto dalla stessa accademia sulle conseguenze di un conflitto atomico, affinché tutti ricavino, da questo studio e dai terribili disastri addirittura di proporzione catastrofiche che ne deriverebbero, le dovute conseguenze. Non soltanto occorre subito arrestare ogni passo nuovo verso la corsa agli armamenti, ma lavorare per la messa al bando delle armi atomiche. Questa è anche la nostra posizione e la posizione di numerosi Stati.[10]
  • La cosa che mi preoccupa in Craxi è che certe volte mi sembra che pensi soltanto al potere per il potere. (dall'intervista a Chiara Valentini, Panorama, maggio 1983[5])
  • Umberto Terracini è stato un grande compagno e un grande italiano che ha reso illustre un largo tratto della storia e del nostro partito e del nostro Paese.[11]

Senza data modifica

  • Come vedi, fare il filosofo giova poco, e conviene meglio darsi all'ippica. Eppure, certe cose le possono sapere soltanto i filosofi.[12]
  • Il comunismo è la trasformazione secondo giustizia della società. (da Tribuna politica, 7 febbraio 1980)
  • Il rispetto delle[13] alleanze non significa che l'Italia debba tenere il capo chino.[14]
  • Mandiamo da questo congresso il saluto più fraterno e di operante solidarietà dei comunisti italiani agli eroici combattenti del Vietnam e della Cambogia.[15]
  • La questione morale esiste da tempo. Ma ormai essa è diventata la questione politica prima ed essenziale perché dalla sua soluzione dipende la ripresa di fiducia nelle istituzioni, la effettiva governabilità del paese e la tenuta del regime democratico.[16]
  • Noi pensiamo che gli insegnamenti fondamentali che ci ha trasmesso prima di tutto Marx e alcune delle lezioni di Lenin conservino una loro vitalità, e che vi sia poi, d'altra parte, tutto un patrimonio e tutta una parte di questo insegnamento che sono ormai caduti, che debbono essere abbandonati e che, del resto, sono stati da noi stessi abbandonati con gli sviluppi nuovi che abbiamo dato alla nostra elaborazione, che si concentra su un tema che non era il tema centrale dell'opera di Lenin.[16]
  • Una società più austera può essere una società più giusta, meno diseguale, realmente più libera, più democratica, più umana.[17]
  • Se i giovani si organizzano, si impadroniscono di ogni ramo del sapere e lottano con i lavoratori e gli oppressi, non c'è scampo per un vecchio ordine fondato sul privilegio e sull'ingiustizia.[18]
  • "Se vuoi la pace, prepara la guerra", dicevano certi antenati. E invece io la penso come i pacifisti di tutto il mondo di oggi: "Se vuoi la pace, prepara la pace".[19]
  • Sul sole dell'avvenire oggi discutono più gli scienziati che i comunisti.[20]

Citazioni su Enrico Berlinguer modifica

 
Sandro Pertini rende omaggio alla salma di Enrico Berlinguer
  • Accanto alla falce e al martello, Berlinguer ha molti altri strumenti di lavoro, con una carica di realismo che mi sembra notevole. (Giulio Andreotti)
  • Andai a parlargli alle Botteghe Oscure dopo la primavera di Praga. Era una delle prime volte che il Corriere dava spazio a un leader del Pci. Stavo al Raphael, l'hotel di Craxi. Berlinguer volle riaccompagnarmi sulla sua 500. Guidò lui. Era molto diverso da Togliatti. (Enzo Bettiza)
  • Berlinguer era una persona onesta, ma questo non basta per esser comunisti. (Marco Rizzo)
  • Chiedersi se il Pci dimentica Berlinguer significa chiedersi se il Pci dimentica i valori. I nostri militanti hanno magari dimenticato il Berlinguer del compromesso storico, ma hanno viva memoria del Berlinguer dell'austerità. Magari è solo un simbolo, ma accidenti come contano i simboli. (Michele Serra)
  • Con il portoghese Cunhal[21] e il francese Marchais[22] è un vescovo della Chiesa rossa, che ha il suo Sommo Pontefice a Mosca. (Franz Josef Strauß)
  • Dell'uomo di partito che ha consacrato tutto il suo vivere e il suo immaginare al partito, Enrico Berlinguer portava le stimmate. Ogni cosa in lui era politica e destinata alla politica; ad esempio la volta che da segretario della Fgci[23] raccomandò ai giovani italiani di prendere a modello Maria Goretti, quella che aveva difeso la sua verginità a prezzo della vita, ed era un modo per dire ai cattolici che i loro valori coincidevano con quelli dei comunisti. (Giampiero Mughini)
  • È chiaro che non favoriremo la presenza dei comunisti al governo, ma detto questo è ridicolo accettare di parlare con Breznev e rifiutare ogni contatto con Berlinguer. (Zbigniew Brzezinski)
  • È uno dei pochi politici che mantiene la parola data. (Enzo Biagi)
  • Era capace di non pronunciare una sola parola per ore: io fui l'unico cui confidò che l'incidente stradale del '73 in Bulgaria era un attentato. (Emanuele Macaluso)
  • Fu Ignazio Pirastu, al tempo responsabile della Commissione Sport del Pci, a farci arrivare l'inattesa notizia: per Berlinguer dovevamo andare in Cile. E voleva lo sapessimo. Per il segretario del Pci non sarebbe stato giusto che la Coppa finisse nelle mani del Cile del regime-Pinochet piuttosto che nelle nostre. Da lì in poi la strada verso la partenza si fece in discesa. Fu come un liberatutti. Il governo Andreotti disse che lasciava libero il Coni di decidere, quest'ultimo lasciò libera la Federazione e di fatto ci ritrovammo a Santiago, liberi di vincere. Grazie a Berlinguer. (Adriano Panatta)
  • grazie Enrico, ti ricorderemo sempre come un grande uomo onesto, un vero onorevole di Stato, da cui tante persone dovrebbero prendere esempio. Grazie ancora, Enrico Berlinguer. (Davide Tripiedi)
  • Ho letto il discorso di Natta. Non è stato un concentrato di elaborazione teorica, ma un complesso di luoghi comuni, detti bene da un alunno della "Normale". Non ci ho trovato un concetto che fosse uno. Il discorso si è retto semplicemente sull'ipotizzare una strategia del Pci finalizzata all'occupazione del potere. Se devo dire la mia, Berlinguer è morto oggi per il Pci, non a giugno. (Ciriaco de Mita)
  • Il pensiero di Enrico Berlinguer è oggi più che mai attuale: la questione morale è una grande questione politica, indispensabile per trasformare la società italiana. (Oliviero Diliberto)
  • La sua forza non è fisica: è nell'intensità del personaggio. L'aspetto angosciato, gli occhi tristi e la fronte segnata da rughe lo fanno sembrare sempre sofferente o sovraffaticato. Lesse la sua relazione con intelligenza ma senza retorica, come se volesse comunicarne il contenuto in modo da celare la qualità, spesso eccellente, della prosa con cui era espresso, piuttosto che servirsene per suscitare emozioni. Sapeva che da quel congresso sarebbe uscito segretario del partito, successore di Gramsci e di Togliatti; ma mentre lasciava il podio, così esile, curvo, come schiacciato da un invisibile fardello, sembrava che cercasse di allontanarsi il più in fretta possibile dagli applausi e gli evviva per rifugiarsi in qualche posto dove soffrire in silenzio. (Peter Nichols)
  • Natta è sempre stato, e continua a essere, un freddo professore universitario, privo della carica di umanità che ha sempre caratterizzato Berlinguer. (Sandro Pertini)
  • Noi, come Enrico Berlinguer, vogliamo che i partiti cessino di occupare lo Stato e noi, come MoVimento 5 Stelle, ce la stiamo mettendo tutta per scardinare questo sistema malefico. (Davide Tripiedi)
  • Per i falchi del Pci, Berlinguer era ormai un personaggio scomodo e pericoloso, specie da quando aveva cominciato ad allentare gli ormeggi che lo legavano a Mosca. Gli era perfino scappato di dire (a Pansa) che voleva per l'Italia un regime comunista, ma sotto l'ombrello della Nato che la tenesse al riparo dalle soperchierie del padrone sovietico: la più grave e blasfema di tutte le eresie in cui un capo comunista possa incorrere. (Indro Montanelli)
  • Perché dopo una tradizione di personalità flamboyantes[24], è popolare un uomo dal volto pallido e così triste come Berlinguer? (Alberto Ronchey)
  • Qualcuno era comunista perché Berlinguer era una brava persona. (Giorgio Gaber)
  • Quando diventai segretario del Pci ci fu una lunga disputa su chi fosse il più degno erede di Berlinguer. Ma adesso anche Berlinguer è diventato un ingombro. (Alessandro Natta)
  • [Su Enrico Berlinguer e la successione alla carica di segretario del Pci di Alessandro Natta] Questo leader della sinistra italiana, sia pure con contraddizioni, pause, aveva in fondo la suggestione di creare un salto di qualità nella politica. Natta no. (Ciriaco de Mita)
  • Richiesto da un giornalista se a suo avviso la stampa italiana dedichi uno spazio sufficiente ai fatti di repressione che accadono nei paesi dell'Est, il signor Enrico Berlinguer ha bensì ammesso che «si potrebbe fare di più», ma solo nel senso di «approfondire le ragioni storiche che hanno portato i socialisti in via di sperimentazione nei paesi dell'Est europeo a limitazioni nel campo della libertà». Non è molto se si tien conto che poco prima il Segretario generale del PCI aveva affermato, giustamente, essere il Cile «un paese fondato sulla dittatura, sull'oppressione e sulla tortura». (Mario Corti)
  • Ricordo una volta, da piccolo, Enrico Berlinguer. Un giornalista gli chiese: «Lei è comunista ma che dice dell'isola di proprietà della sua famiglia?» Berlinguer disse: «Non rispondo a domande cretine». (Claudio Amendola)
  • Se ai tempi di Enrico Berlinguer ci fossero stati i social e lui vi avesse dato ascolto, non avrebbe mai fatto la proposta del compromesso storico. (Sergio Chiamparino)
  • Sì, Berlinguer era timido, chiuso, uno che parlava più con gli occhi che con le parole, e che di parole non ne sprecava una in più del necessario neppure quando andava in televisione e mezza Italia gli puntava lo sguardo addosso. Cocciuto più che appariscente, uno che si muoveva senza fare rumore, uno che ci dava sotto e non mollava la presa. (Giampiero Mughini)
  • Un giorno [del luglio 1944], entrando in federazione [del partito comunista romano, in corso Vittorio Emanuele] e cercando un tavolo libero dove potermi sedere a parlare con alcuni compagni, intravidi a distanza una figura che non conoscevo e che a tutta prima scambiai per quella di una vecchietta. "Chi è quella lì?" chiesi distrattamente. Mi risposero che "quella lì" era il compagno Enrico Berlinguer, un sardo che era stato in galera per aver condotto delle manifestazioni popolari per il pane. Mi avvicinai incuriosito. Enrico sedeva dietro un tavolo completamente sgombro, immobile, il volto serissimo, segnato. Mi guardò senza muovere la testa, come farà poi sempre tutta la vita. Muoveva solo gli occhi, luccicanti, disegnati. Senza dire una parola. Lo guardai anch'io, e la prima impressione che ne ebbi fu di soggezione. Mai avevo visto un volto così intenso e così triste. (Maurizio Ferrara)
  • Un progresso vi è senza dubbio nella formazione dei quadri giovanili. Faccio in proposito soltanto il nome del compagno Enrico Berlinguer, che nel rapporto introduttivo ai lavori di questa riunione ha dato prova di una maturità politica che ritengo non sia soltanto dote sua personale ma riflesso della maturità di un movimento in sviluppo. (Palmiro Togliatti)
  • [Sulla dichiarazione che l'Italia sarebbe dovuta rimanere nel Patto atlantico] Questa cosa a Enrico gliela farò pagare. (Armando Cossutta[25])

Note modifica

  1. a b c d e Citato in Cronologia di Enrico Berlinguer (giorno per giorno), Corriere.it.
  2. Citato in Enrico Berlinguer cosa ha fatto? Biografia, pensiero e opere del leader del PCI, Nanopress.it.
  3. Da Riflessioni sull'Italia dopo i fatti del Cile, in Rinascita, 9 ottobre 1973; ristampato in La «Questione comunista», 1969-75, a cura di A. Tatò, Roma, 1975, vol. II, pp. 638-9; p. 480.
  4. Da un'intervista di Giampaolo Pansa, Corriere della Sera, 15 giugno 1976; riportata in Mi sento più sicuro nel Patto Atlantico, enricoberlinguer.it.
  5. a b c Citato in Walter Veltroni, La sfida interrotta. Le idee di Enrico Berlinguer, Baldini & Castoldi, 1994.
  6. a b Dall'intervista a Oriana Fallaci, Berlinguer: non rompiamo con i sovietici, ma..., Corriere della Sera, 26 luglio 1980.
  7. Ora in Oriana Fallaci, Intervista con il potere, BUR, 2010.
  8. Mensile della FGCI siciliana.
  9. a b c Dall'intervista di Eugenio Scalfari, Che cos'è la questione morale, la Repubblica, 28 luglio 1981; riportata in L'intervista di Scalfari a Berlinguer, Cinquantamila.it.
  10. a b Trascrizione della tribuna politica trasmessa il 15 Dicembre 1981 su Raiuno, domanda di Peter Nichols. In Antonio Tatò, Berlinguer, attualità e futuro. Una scelta di scritti di E. Berlinguer nel 5° anniversario della scomparsa., supplemento al quotidiano L'Unità, 29 Maggio 1989, pag. 88
  11. Citato in Terracini commemorato da Saragat e Berlinguer, La Stampa, 7 dicembre 1983
  12. Da una lettera a zia Carmelia, in Quando c'era Berlinguer, p. 186.
  13. "della" – sic – nel testo originale.
  14. Da Discorsi parlamentari, 1968-1984, a cura di Maria Luisa Righi, Camera dei deputati, 2001.
  15. Da 14esimo congresso del Partito comunista italiano: atti e risoluzioni, Editori Riuniti, 1975.
  16. a b Da Berlinguer. Attualità e futuro, a cura di Antonio Tatò, supplemento a l'Unità, n. 136, 11 giugno 1989.
  17. Da Austerità, occasione per trasformare l'Italia, Roma, 1977, p. 13; citato in Ginsborg 1989, p. 481.
  18. Citato in La striscia rossa, Unità.it, 22 luglio 2010.
  19. L'Impegno per la Pace, enricoberlinguer.it
  20. Dall'intervista di Ferdinando Adornato a Enrico Berlinguer, pubblicata come La consapevolezza del futuro, Aliberti, p. 53.
  21. Álvaro Cunhal fu segretario del Partito Comunista Portoghese dal 1961 al 1991.
  22. Georges Marchais fu segretario del Partito Comunista Francese dal 1972 al 1994.
  23. Federazione Giovanile Comunista Italiana.
  24. Fiammeggianti.
  25. Da un articolo di Giampaolo Pansa, Corriere della Sera.

Bibliografia modifica

  • Aa. Vv., Quando c'era Berlinguer, a cura di Walter Veltroni, Rizzoli, Milano, 2014. ISBN 978-88-17-07336-3
  • Paul Ginsborg, Storia d'Italia dal dopoguerra a oggi, traduzione di Marcello Flores e Sandro Perini, Einaudi, Torino, 1989. ISBN 8806160548

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