Mario Luzzatto Fegiz

giornalista, critico musicale e saggista italiano (1947-)

Mario Luzzatto Fegiz (1947 – vivente), critico musicale, giornalista e saggista italiano.

Mario Luzzatto Fegiz nel 2008

Citazioni di Mario Luzzatto Fegiz modifica

  • Anche se Janis Joplin aveva affermato: "Preferisco vivere intensamente dieci anni che ritrovarmi a settanta all’ospizio davanti alla televisione", non è possibile accettare passivamente, come certa critica romantica ha fatto, la tesi di una vocazione autodistruttiva delle rockstar.[1]
  • [Su Milva] Assieme a Mina e Ornella Vanoni è una delle più grandi cantanti italiane. Per estensione vocale, per varietà di repertorio e per un intrinseco talento. Stupiva la sua capacità di incantare il pubblico tedesco con i Lied cantati in lingua originale. Lucida, disturbata da due fratture al femore, esce poco.[2]
  • Carlo Martello ritorna dalla battaglia di Poiters nacque in modo curioso. In una stanza Mauro De André fratello maggiore di Fabrizio preparava l'esame di procedura civile, in quella accanto Paolo Villaggio e Fabrizio si aiutavano a vicenda per l'esame di Diritto privato. Dopo un mese Mauro superò a pieni voti l'esame, tappa di un percorso che lo portò a diventare insigne avvocato. Fabrizio e Villaggio invece composero il brano, ameno e goliardico su Carlo Martello, e un altro intitolato Il fannullone. Non dettero l'esame e non si laurearono mai.[3]
  • Ciò premesso, va riconosciuto che "Hegel", nella babele di parole (in coerenza con la loro negazione i testi non sono allegati al disco per il semplice fatto che esse non esistono), con un tappeto sonoro modernissimo, è meno brutto dei precedenti (forse ci stiamo abituando).[4]
  • [Su Pino Daniele] È stato capace di evocare la grande varietà di umori, di atmosfere e di stili di una Napoli che nessuno aveva colto prima di lui.[5]
  • [Su Renato Zero] È un urlatore di aforismi con carisma: ed è forse per questo che al di là di tutto lo show è appassionante, a tratti emozionante: Zero può essere giudicato tutto tranne che noioso. E va osservato che probabilmente il geniale affarista dell'adolescenza in cerca di punti di riferimento non creda a una parola di quello che canta e dice.[6]
  • [...] esponenti più vistosi e commercialmente fortunati [della musica demenziale italiana] furono gli Squallor, Daniele Pace, Totò Savio, Alfredo Cerruti, Giancarlo Bigazzi, che nella vita facevano mestieri normali come i discografici o i musicisti o i parolieri e una volta all'anno si chiudevano in una sala d'incisione in compagnia di alcolici e donnine allegre per svuotare, a microfoni aperti, la sentina della loro creatività più oscena e volgare, dando vita ad album dai titoli allusivi come Tromba, Cappelle, Arrapaho.[7]
  • [Sul Festival di Sanremo 2001] I testi della canzone prima e seconda classificata portano anche la firma di Zucchero, vincitore occulto del Festival. Che si chiude con un verdetto assolutamente condivisibile. È stato un testa a testa emozionante quello fra tre prime della classe di altrettanti generi assai diversi fra loro. Elisa istintiva, sperimentale, pittorica e follemente immaginifica [...], Giorgia campionessa del bel canto in grado di volare sicura fra gli ostacoli del blues e del jazz, cantante di temperamento e personalità. E infine Silvia dei Matia, la più naïve, quella del piano bar, della tradizione romagnola della balera. [...] Il festival ha pochi vincitori e tanti vinti. Più del solito, considerato che fra i big la quantità di proposte valide e l'impegno profuso sono stati senza precedenti. Ma con Elisa ha vinto una avanguardia intelligente e popolare, come accade ogni tanto anche a Sanremo.[8]
  • [In riferimento al Festival di Sanremo] Il primo presentatore si chiamava Nunzio Filogamo che coniò la soave espressione "Cari amici vicini e lontani" ( i vicini erano i clienti del Casinò che vedevano il Festival dal vivo nel salone delle feste, i lontani i radioascoltatori da tutta Italia (e anche dall’estero).[9] 
  • [Su Raoul Casadei] Il «re del liscio», di fatto, traghettò uno stile dal mondo della musica a quello del costume. Per il suo liscio, reclutò ottimi musicisti e cantanti di talento, tra cui Luana Babini e Mara Venezia. Conscio della vocazione manieristica del liscio, cercò di contaminarlo per renderlo più vario, creando collaborazioni con altri artisti, come i Pitura Freska e Elio e le Storie Tese.[10]
  • La dinastia del liscio ha perso il suo re. È morto ieri, colpito dal COVID-19, Raoul Casadei. Aveva 83 anni. Il musicista – per anni volto e guida dell'orchestra-spettacolo fondata da suo zio, Secondo Casadei – prima ancora che cantante e chitarrista, aveva il marketing nel sangue. Sfruttò il suo cognome facendolo diventare un marchio e partendo dai successi di Secondo creò un suo repertorio originale di hit come Simpatia, Musica Solare, Simpatici italiani.[10]
  • Mango è stato un caso unico nella musica leggera italiana: ha saputo coniugare raffinata melodia con un pizzico di sperimentalismo vocale e con una spruzzata di sensazioni etniche, senza perdere di vista né il rock né la canzone d'autore, generi da cui ha sempre evitato accuratamente di attingere qualsiasi effetto, accordo, prassi in qualche modo prevedibile.[11]
  • Milva, nata a Goro, un paesino del delta padano (da cui l'attributo «La pantera di Goro») è stata tra i protagonisti di Sanremo e di importanti palcoscenici del mondo. A Milano era la beniamina di Paolo Grassi e Giorgio Strehler, ma anche la preferita della sinistra italiana e internazionale: amica di Teodorakis, di Luciano Berio, interprete brechtiana per eccellenza. Ha avuto onorificenze in Francia, in Germania e in Italia.[2]
  • Nell'album "Cosa succederà alla ragazza" uscito in questi giorni Battisti spinge a fondo questa sfida con qualche piccola modifica. I testi sono sempre un guazzabuglio di vocaboli, ma sono parole in libertà vigilata. Infatti nel delirio verbale si può intravedere una certa lubrica malizia [...]. Ma il disco è noioso più che per i versi, per il sapore ossessivo e quasi ipnotico delle musiche. Se lo si mette sul giradischi senza prestargli troppa attenzione, suona da perfetto sottofondo come certi lavori di "new age".[12]
  • [Su Anastacia] Non è indispensabile soffrire per essere un grande artista. Ma indirettamente rafforza il carattere; e un background di dolore aumenta la credibilità di fronte al pubblico. Questo spiega solo in parte il successo planetario di Anastacia [...] La verità è che è sexy, brava e simpatica, ma soprattutto umana.[13]
  • Occorre quindi separare il Battisti uomo, orso indecifrabile, dal Battisti leggenda, capace di dispensare emozioni ineguagliabili, di dar le ali alla poesia per canzone di Mogol, di colorare il nostro grigio quotidiano di fantastiche melodie, di rinnovare la canzone italiana come nessuno seppe fare prima e dopo. Con Battisti non se ne va solo un caposcuola e un grande artista, ma un pezzo della storia del costume del nostro Paese, nonché l'artefice di una colonna sonora immortale che ha unito almeno tre generazioni.[14]
  • Per metafora si potrebbe affermare che Mango recita la parte di un folletto che si muove agile e furtivo in un ambiente dall'architettura complessa, senza urtare le cristallerie la cui esatta ubicazione solo lui conosce, in un insieme vocal strumentale molto pittorico e mai banale. Nel suo caso si può parlare di «voce che si fa strumento con modulazioni speciali».[11]
  • [Su Rino Gaetano] Quando era salito sul palco di Sanremo nel 1978 a cantare «Gianna» sembrava uscito dalla celebre canzone di Modugno: indossava un cappello a cilindro, un frac con fiore all'occhiello. Fra ironia, ottimismo, romanticismo e non-sense costituiva un caso abbastanza unico nel panorama italiano, un outsider, come Buscaglione.[15]
  • Volume I [di Fabrizio De André] si apre con una canzone di struggente bellezza Preghiera in gennaio scritta la notte prima dei funerali di Tenco, morto al festival di Sanremo: nel brano campeggia la figura di un Dio finalmente vicino al dolore degli uomini che accoglie anche i suicidi «perché non c'è l'inferno nel regno del buon Dio».[3]

Note modifica

  1. Da Conferenza: "Pillole e rock and roll", centroibe.com, febbraio 2014.
  2. a b Da Milva 80 anni «Il palcoscenico? Nei sogni è un incubo. E mi sento sempre in bilico su tutto», Corriere della Sera, 17 luglio 2019.
  3. a b Da De André poesia e musica, Corriere della Sera, 30 gennaio 2018.
  4. Da Con Battisti "Hegel" rimane ostico, Corriere della Sera, 29 settembre 1994.
  5. Da Le contraddizioni di Napoli nella voce e nelle note di Pino Daniele, corriere.it, 5 gennaio 2015.
  6. Dal Corriere della Sera, 9 luglio 1980.
  7. Da Elio e i suoi antenati. Il demenziale al potere, Corriere della Sera, 3 settembre 2004.
  8. Da Sanremo, Elisa trionfa nel festival delle donne, corriere.it, 2001.
  9. Da Sanremo, 70 anni di misteri: dal mai risolto caso Tenco ai fantomatici Jalisse Nel Festival che nell’edizione 2020 compie cifra tonda sono tanti gli episodi curiosi, a partire dalla sua nascita, voluta nel 1951 da un fioraio della cittadina ligure, corriere.it, 3 febbraio 2020.
  10. a b Da Raoul Casadei, re del liscio inventore di un brand Si è spento a 83 anni colpito dal Covid. Il figlio: «Ci lascia in eredità il suo ottimismo. Con le canzoni trasmette buonumore».
  11. a b Da Mango, la voce divenuta strumento che ha rinnovato la musica leggera, corriere.it, 8 dicembre 2014.
  12. Da Un ermetico autodidatta, Corriere della Sera, 29 settembre 1992, p. 38.
  13. Da Anastacia: l'aver sofferto mi ha reso più forte, Corriere della Sera, 24 settembre 2004.
  14. Da Un rivoluzionario delle emozioni, Corriere della Sera, 10 settembre 1998, p. 5.
  15. Da Un festival con ironia «celebra» Rino Gaetano, Corriere della Sera, 3 settembre 2002.

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