Vincenzo Mollica
giornalista e scrittore italiano (1953-)
Vincenzo Mollica (1953 – vivente), giornalista e scrittore italiano.
Citazioni di Vincenzo Mollica
modifica- [Su Rino Gaetano] C'è la canzone Nuntereggae più che è una canzone di grande divertimento anche, però aveva il coraggio delle sue azioni, non si tirava mai indietro: nomi e cognomi per tutti e nei tempi in cui fare nome e cognome per tutti era molto difficile.[1]
- C'era una volta e ci sarà sempre Andrea Pazienza, che disegnava sul cielo rubando i colori all'arcobaleno. Era felice il sole d'impastare la luce coi colori, era felice la luna di farli sognare. [...] Quando Andrea se ne andò da questa terra, il cielo pianse lacrime e pioggia, e nell'azzurro sciolse la malinconia. Per fortuna non durò a lungo. Gli passò e quando il sole illuminò una nuvoletta che ballava col vento, si trasformò ridendo in mille facce, animali e cose. Poi sporcandosi d'arcobaleno, macchiava il cielo di mille colori. Il sole pensò: "Adesso il cielo s'infuria." Ma la musica era cambiata, le nuvole erano in festa e applaudivano quella nuvoletta monella. Allora anche il cielo applaudì con due ali che gli prestò un gabbiano e sorridendo disse: " Pazienza...".[2]
- [Su Rino Gaetano] Era uno spirito anarchico, uno che scriveva quello che gli passava per la testa senza rispondere a codici precisi né sociali né politici.[3]
- [L'ultima intervista a Giorgio Gaber] Fu un incontro tenero, era gentile e lucidissimo come sempre. Ma dovevamo registrare pochi minuti e ne incidemmo venti. E alla fine, purtroppo a telecamere spente, mi fece ascoltare alla chitarra due brani che poi sarebbero stati incisi nel suo ultimo, Io non mi sento italiano.[4]
- Gaber è stato uno dei più grandi artisti che abbia mai intervistato. E uno dei pochi che ho amato.[5]
- Ho sempre lavorato cercando di mettere insieme tre elementi: fatica, passione e curiosità e questo mi ha permesso di diventare un cronista impressionista e impressionabile.[6]
- I critici d'arte si vergognano di dire che Jacovitti era un genio, che ha operato una grande rivoluzione con il suo modo surreale di disegnare il vero, che questo maestro del fumetto va studiato esattamente come va studiato Picasso.[7]
- Intervistare Benito Jacovitti è come intervistare la nostra adolescenza, o meglio ancora quella parte del nostro cervello dove vivono le risate.[8]
- [Rino Gaetano] Ma lui aveva una grande forza che era l'ironia e l'ironia non sempre veniva capita in quegli anni, in cui tutti erano molto settari. [...] Lui badava a fare le sue canzoni e le sue canzoni dovevano rispecchiare fedelmente il suo pensiero ma anche la bizzarria, quella bizzarria positiva che accompagnava il suo pensiero, la capacità che aveva di deformare la realtà per raccontarla meglio, usando l'arma del paradosso. [...] Il cantautore più paradossale ed è stato quello che costruendo i paradossi più incredibili raccontava poi con perfetto realismo quelli che erano i suoi tempi, quella che era la sua vita, che erano i suoi amori.[3]
- [Giorgio Gaber] Ne aveva fatta tanta, di televisione, e riteneva di averla fatta bene: nonché di essersene allontanato per buonissimi motivi, quando aveva iniziato a non ritrovarcisi più. Anche se di alcune cose conservava bellissimi ricordi: riteneva inarrivabile il suo lungo duetto con Mina a Teatro 10, per esempio, in cui aveva fatto interpretare a Mina il bambino ricco del monologo "Io mi chiamo G".[5]
- Quando Laura Delli Colli mi ha comunicato che avevo vinto il Premio Bianchi ho provato un'emozione pura e una gioia schietta e naturale, come quando a scuola mi dicevano che ero stato promosso. So bene di non meritare questo Premio, soprattutto se penso ai grandi artisti che lo hanno ricevuto negli anni.[6]
- [Sulle canzoni di Rino Gaetano] Sono canzoni che se le riascolti ancora oggi hanno tutte un loro perché, una loro verità e una loro attualità. Era un vero fustigatore, era uno che metteva un dito nella piaga e ci metteva pure un po' di sale se serviva per allargare quella brutta ferita.[1]
- Tre sono i pensieri che guidano il mio lavoro.
Il primo è di Vinicius De Moraes e recita: "La vita, amico, è l'arte dell'incontro".
Il secondo è di Federico Fellini: "È la curiosità che mi fa svegliare la mattina".[9]
Il terzo è del sottoscritto: "Nelle pieghe del banale si nasconde l'animale".[10] - Zezelj è un poeta del fumetto, che scrive versi disegnando. È un cantore visionario di questo fine millennio, è uno dei pochi che sappia materializzare quell'aria di apocalisse che respiriamo. I suoi disegni e le sue storie non sono tranquillizzanti e anche quando trasmettono una dolcezza infinita lasciano sempre una scia amarognola incancellabile.[11]
Citato in Vincenzo Mollica: «Ho perso la vista e ho il Parkinson, ma ignoro cosa sia la depressione»
di Stefano Lorenzetto, Corriere.it, 9 febbraio 2018
- Le mani che tremano? Quello è il morbo di Parkinson. Non mi faccio mancare nulla. Ho pure il diabete. Sono un abile orchestratore di medicinali.
- ["In questo momento cosa vede?"] Ombre in un mare di nebbia. Più spesso non vedo un tubo, ma continuo a coltivare la speranza. Andrea Camilleri mi ha spronato a non abbattermi, a sviluppare gli altri sensi. Ignoro che cosa sia la depressione. Mi sostengono due pilastri: famiglia e lavoro. Nella vita non ho altro.
- ["È dura ridursi a sfornare solo rime?"] Omerico non fui per poesia ma per mancanza di diottria.
- I miei genitori mi portarono da un oculista in Calabria. Avrò avuto 7-8 anni. Origliai la sentenza da dietro la porta: "Diventerà cieco". Da quel momento adottai una tecnica: imparare a memoria tutto quello che mi circondava, in modo da ricordarmene quando sarebbero calate le tenebre. Come mi ha detto Andrea Bocelli, abbiamo avuto la vista lunga.
- Un giorno Lello Bersani, il primo cronista ad aver raccontato il mondo dello spettacolo al telegiornale, mi mise in mano la sua agendina: "Vedo in te il mio erede. Copia i nomi che ti servono". Li trascrissi tutti sulla rubrica che uso ancor oggi. Morti inclusi, da Roberto Rossellini a Totò: non si sa mai. Infatti, il giorno che dovetti fare un servizio su Anna Magnani, chiamai il numero dell'attrice scomparsa e rispose il figlio Luca.
- Da Fellini ho imparato che bisogna calcolare bene i tempi di un addio o di un vaffa. "Se lo sbagli di un solo secondo, ti si potrebbe ritorcere contro", mi spiegò Federico.
- [Davvero ha chiesto di far scolpire sulla tomba l'epitaffio «Qui giace Vincenzo Paperica che tra gli umani fu Mollica»?] Certo, è un desiderio che mia moglie dovrà rispettare. Al cimitero guardo gli ovali sui loculi e capisco che nessuno dei defunti ha scelto la foto per la lapide. Il cronista Paperica, inventato da Andrea Pazienza e Giorgio Cavazzano per Topolino, mi rappresenta come nessun altro.
Note
modifica- ↑ a b Dal programma televisivo di Antonio Carella, Rino vive! – Ma il cielo è sempre più blu, La storia siamo noi, Rai 3, 19 novembre 2007. Video disponibile su Youtube.com.
- ↑ Dall'introduzione a Andrea Pazienza, Favole, edizioni DI.
- ↑ a b Dal programma televisivo di Antonio Carella, Rino vive! – Ma il cielo è sempre più blu La storia siamo noi, Rai 3, 19 novembre 2007. Video disponibile su Youtube.com.
- ↑ Citato in Pedrinelli, p. 100.
- ↑ a b Citato in Pedrinelli, p. 99.
- ↑ a b Citato in A Vincenzo Mollica il Premio Bianchi, la consegna a Venezia 76, Rbcasting.com, 9 agosto 2019.
- ↑ Dalla prefazione al volume Coccobill – Mezzo secolo di risate western.
- ↑ Dall'intervista a Benito Jacovitti, Rai.it.
- ↑ La citazione, la cui forma corretta è: «Del resto, è solo la curiosità che mi fa svegliare la mattina», è in realtà tratta dal film di Federico Fellini La voce della Luna e viene pronunciata dal personaggio Ivo Salvini, interpretato da Roberto Benigni.
- ↑ Da "Istantanee" (...Prima che dimentichi tutto...), Rai.it.
- ↑ Citato in Danijel Zezelj, Il Ritmo del Cuore, Il Grifo, 1993. ISBN 978-8873900726
Bibliografia
modifica- Vincenzo Mollica, L'ultima intervista; in Andrea Pedrinelli (a cura di), Gaber, Giorgio, il Signor G. Raccontato da intellettuali, amici, artisti, Kowalski, Milano, 2008 (pp. 99-100). ISBN 978-88-7496-754-4
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