Maledizioni dai libri

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Raccolta di maledizioni tratte dai libri.

  • Il cane stellare disse all'uomo: "Poiché tu hai fatto questo, che tu sia maledetto, più che ogni altra bestia. Esse seguiteranno a vivere come prima, senza rimpianti e rimorsi, e io parlerò ai loro cuori, guiderò i loro istinti, darò loro una chiara percezione del presente. Ma a te volgerò le spalle per sempre, e tu trascorrerai il resto dei tuoi giorni a chiederti cos'è bene e cos'è male, a cercare la verità che io ti avrò celata, e che invece avrò infuso nel balzo del leone e nel profumo della rosa. Tu non sei più adatto a proteggere gli animali. D'ora in poi sarai soggetto a ingiustizie, assassinio e morte, come loro; ma a differenza di loro sarai in preda a confusione e ti faranno schifo gli escrementi, persino quelli dei tuoi fratelli. Ora tògliti d'innanzi a me". (Richard Adams)
  • Il viso della donna si accese di maligna collera. «Quella è la casa degli Shaws» urlò. «Eretta a prezzo di sangue, il sangue impedì di portarla a termine e il sangue la abbatterà. Guarda» urlò ancora, «sputo su quella terra e che Dio la sprofondi. Maledetta e oscura sia la sua fine! Se vedi il padrone, digli che questa è la milleduecentesima volta che Jennet Clouston ha invocato una maledizione su di lui e sulla sua casa, sulla stalla e la scuderia, su uomo, ospite e padrone, moglie e figli; maledetta maledetta sia la loro fine!» (Robert Louis Stevenson)
  • Quando sono andata a Taranto a parlare con le vedove degli operai uccisi dal cancro, all'Ilva, sotto la casa di una famiglia sterminata dal tumore ho trovato una lapide, fatta mettere dall'ultimo dei morti quando era ancora vivo e combattivo, quando sperava che non sarebbe toccato anche a lui. Io vi maledico, ha scritto sulla pietra. Maledico voi che sapete cosa ci state facendo, voi che lo fate e voi che guardate in silenzio, i colpevoli e gli indifferenti, i padroni e i politici, i sindacati e i preti. Voi che pensate solo a voi stessi, e non ci ascoltate. (Concita De Gregorio)
  • Sia maledetta la vita di chi vive per se stesso e non per il suo prossimo. (Martin Lutero)