Christian Rocca

giornalista, scrittore e politico italiano

Christian Rocca (1968 − vivente), giornalista, scrittore e blogger italiano.

Christian Rocca (2013)

Citazioni di Christian Rocca

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  Citazioni in ordine temporale.

  • [Sul campionato di Serie A 2015-2016] Alla rimonta non ci credeva nessuno quella sera umida del 29 ottobre 2015. In macchina verso Milano, dopo la sconfitta con il Sassuolo a Reggio Emilia, ero senza parole. Com'era possibile che la squadra che solo pochi mesi prima, nella sfortunata finale di Berlino, aveva conteso al Barcellona la Champions League potesse prendere sberle dal piccolo Sassuolo? Una partita sbagliata ci poteva stare, naturalmente, perché i calciatori non sono dei robot programmati per vincere, ma quella era già la decima giornata di campionato e la Juventus le aveva buscate anche da Udinese, in casa, e da Roma e Napoli. E aveva pareggiato, sempre in casa, con Chievo e Frosinone, non con il Real Madrid, e poi fuori con l'Inter, vincendone soltanto due, con Genoa e Bologna. Nove maledetti punti in dieci giornate, e un posto nella metà bassa della classifica. Se ne erano andati Vidal, Pirlo e Tevez, d'accordo, erano arrivati dieci nuovi calciatori e un paio di quelli fondamentali al momento erano infortunati, Marchisio, Khedira e poi si è scoperto che anche il guerriero Mandzukic giocava con un'infezione debilitante, però una Juve che iniziava il campionato così male non si era mai vista. Di quel silenzioso viaggio di ritorno da Reggio Emilia, ricordo solo che avrei voluto trovare una scusa per dire all'amico che mi aveva trovato i biglietti per la partita successiva che no, tre giorni dopo il Sassuolo non me la sentivo di andare allo Stadium a vedere il derby con il Torino. Il campionato ormai era finito, anzi nemmeno cominciato, i tifosi delle altre squadre cantavano a turno di salutare la capolista e i maniaci delle statistiche spiegavano che sarebbe stato addirittura impossibile qualificarsi per la Champions. Ma nessuno aveva fatto i conti con la Juventus, una squadra ferita che evidentemente viveva il motto #finoallafine come una filosofia sportiva e non come una campagna di marketing. E così, tre giorni dopo, il 31 ottobre, è iniziata la più improbabile rimonta mai vista nella storia calcistica moderna.[1]
  • In Italia [...] nel 1993 c'è stato uno scontro di inciviltà: da una parte la corruzione politica e dall'altra la via giudiziaria al potere, tutto il resto è stato schiacciato. Il 1993 è stato l'anno delle tangenti, dei suicidi, della carcerazione usata come strumento di confessione, dei partiti diventati bande da sgominare, dei processi sommari in piazza e sui giornali anziché nelle aule dei tribunali. [...] Il 1993 è soprattutto l'anno in cui si impone l'archetipo dell'«uno vale uno», il primo richiamo, ancora semianalogico, alla democrazia diretta, il modello originale della disintermediazione politica creata dai social che va di moda adesso. È l'anno in cui i partiti politici, le televisioni generaliste e i grandi giornali iniziano a invocare il fantomatico «popolo dei fax» che protesta via facsimile contro la classe politica, contro l'establishment e contro l'élite del paese. Il «popolo dei fax» era il commentatore rancoroso di allora, l'antecedente della diretta indignata su Facebook, era qualcosa di simile al primo gruppo parlamentare grillino. Bastava mandare direttamente un fax, per poter dire la propria, per cantarla giusta al potere. [...] Allora non servivano troll, algoritmi e bot russi, c'era un «popolo dei fax» tutto italiano che trovava sfogo in Antonio Di Pietro [...], nella Lega di Umberto Bossi e del neoconsigliere comunale Matteo Salvini [...], e nella sinistra ex comunista che si macerava tra nostalgia del passato e necessità di cambiare pelle. Il «popolo dei fax» aveva insomma la stessa composizione politica, sociale e popolare della maggioranza di governo populista uscita dalle urne italiane del 2018. Le stesse istanze, lo stesso lessico, lo stesso risentimento. La stessa scorciatoia digitale e lo stesso vento in poppa.[2]
  • Un tempo c'era Aldo Biscardi. Il bar dello sport televisivo era un ritrovo sublime e necessario, dove era consentito urlare liberamente contro l'arbitro cornuto. Poi, una volta usciti dal bar, più o meno si tornava alla vita normale. Quel confine è saltato negli anni della cosiddetta «Calciopoli», della rivoluzione francese del grillismo, ed è stato sostituito da una Schengen del rutto libero che ha permesso alle polemiche sul calcio di rigore di entrare nei telegiornali e al raffinato pensiero del piove-governo-ladro di prendere il posto delle grandi ideologie del Novecento.[2]

ilriformista.it, 4 maggio 2023.

  • Joe Biden ha salvato due volte la democrazia americana e di conseguenza l’Europa e l’Occidente. [...] Biden deve salvare l’America, l’Europa e l’Occidente una terza volta, alle elezioni del novembre 2024, dall’assalto delle forze eversive. Gli storici della democrazia liberale e del mondo Pacifico e globalizzato – dove vige lo stato di diritto e si è liberi di scegliere il proprio destino protetti da un sistema di servizi sociali – ricorderanno il vecchio Joe come il miglior presidente americano dai tempi di Harry Truman.
  • Biden non ha fatto tutto bene, anzi [...] per non alimentare la guerra civile americana, non ha trattato i golpisti di Trump da criminali, illudendosi che la sconfitta elettorale li facesse scomparire. [...] è il motivo per cui Trump è ancora a piede libero e non a scontare una lunga pena federale per aver ordinato l’assalto al Congresso, provato a falsificare i risultati del 2020 e avviato la manipolazione del processo democratico del 2024 (senza parlare dell’aiutino ricevuto dai russi contro Hillary).
  • La dottrina Biden evita la tradizionale oscillazione americana tra un approccio grandioso e uno deprimente agli affari del mondo e punta a rafforzare la democrazia liberale dove c’è, e a difenderla dall’aggressione se necessario anche con le armi. Laddove un sistema liberale invece non c’è, Biden offre un sostegno ai dissidenti, ma avendo cura di salvaguardarne l’autonomia e la legittimità. Insomma, Biden ha pragmaticamente allineato la politica americana al desiderio universale di libertà, senza però coltivare l’illusione di un facile successo. In questo modo, ha salvato l’Ucraina e l’Europa e continuerà a farlo fino alla sconfitta di Vladimir Putin, non ha cercato di mettere il cappello sulla rivolta iraniana e resta vigile su Taiwan. Grazie a Biden, ci siamo accorti che la notizia del superamento della democrazia liberale a vantaggio dei sistemi autoritari e illiberali era fortemente esagerata, non più accettata con rassegnazione come ai tempi di Obama o confermata come con Trump.

Interviste

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  Citazioni in ordine temporale.

Dall'intervista a ju29ro.com, 14 gennaio 2009.

  • Sono contrario agli ordini professionali e in particolare a quello dei giornalisti. L'Italia è l'unico paese occidentale che ha un ordine dei giornalisti, un lascito del fascismo. Nel resto del mondo sanno che non ha alcun senso, perché a nessuno può essere negato il diritto di scrivere su un giornale. Anni fa ho anche raccolto le firme per un referendum, purtroppo la gente non è andata a votare. Ed è la stessa gente che o si lamenta o continua a comprare quei giornali, invece di altri.
  • Le leggi sono buone o comunque perfettibili, ma è tutto inutile se non si cambia radicalmente la struttura della magistratura. In Italia i magistrati non rispondono a nessuno, né al popolo come in America, né al governo o al Parlamento come in Francia o in Inghilterra e per i reati federali anche negli Stati Uniti. Da dieci anni in Italia governano i magistrati, dalla politica alle banche, dalle vallette televisive al calcio. Fanno e disfano governi nazionali e giunte locali, interferiscono sull'esercizio del potere legislativo e sovvertono le decisioni sovrane degli elettori. A Napoli, poi, si occupano dell'associazione a delinquere di Moggi. All'immondizia e alla camorra ci deve pensare il cinema, con Gomorra.
  • [...] è provato che un'indagine parte da un'ipotesi di reato e poi per effetto delle intercettazioni si continua a procedere su altro. Vi siete mai chiesti come mai ci sono piccole procure di provincia che improvvisamente indagano sull'ex famiglia reale in Svizzera o sul vescovo di una città spagnola o anche solo sui dirigenti RAI? Ripeto, va riformata la magistratura in modo radicale.
  • Quando leggo dichiarazioni di Cobolli passo oltre, anche perché so che da un momento all'altro potrebbe sostenere il contrario.
  • [Su Massimo Moratti] Quello che ha fatto lui per gli extracomunitari, non l'ha fatto nessuno. Basta vedere Recoba.
  • [Su Calciopoli] [...] le sentenze della giustizia sportiva dimostrano che Moggi non ha alterato alcuna partita. Ci sono stati comportamenti sportivamente sleali, ex articolo 1 del codice, che certamente facevano anche gli altri, ma che era giusto punire. Ma per nessuno di questi comportamenti era prevista la retrocessione e la revoca degli scudetti. L'ha detto allora anche Piero Sandulli, l'autore della sentenza di condanna: "Non ci sono illeciti, il campionato non è stato falsato, era tutto regolare, l'unico dubbio riguarda la partita Lecce-Parma". E [...] ha ribadito il concetto, specificando che l'illecito per cui è stata condannata la Juventus "non esisteva, era una falla del sistema giuridico, è stato da noi introdotto". I giudici non devono introdurre niente, devono valutare i fatti e applicare le leggi. Non è stato così.

Intervista di Michele Boroni, luz.it, 2019.

  • Internet è la più grande invenzione di questa epoca, ha migliorato la qualità della nostra vita, le relazioni, i rapporti di business, l'intrattenimento, ha ampliato la nostra conoscenza. Come per tutte le grandi innovazioni tecnologiche che crescono liberamente però, arrivati a un certo punto, è necessario applicare una regolamentazione. Specie quando si intravedono delle falle gigantesche per il nostro vivere democratico.
  • C'è la questione [...] dell'influenza negativa che l'impatto della rivoluzione digitale sta avendo sulla società e sulle democrazie occidentali. Inoltre oggi le nostre società sono molto vulnerabili a causa della disintermediazione e dell'eliminazione dei corpi intermedi, che lasciano spazio ad agenti esterni i quali, attraverso fake news e hacking vari, diffondono il caos e abbattono la democrazia liberale. [...] Io sono uno che è favorevole all'innovazione, convinto che il progresso sia inarrestabile e ineluttabile, però forse tutti noi abbiamo esagerato. Voglio dire, io sono sempre stato felice di vedere tutte queste battaglie per abbattere sindacati, partiti, la famiglia tradizionale, i giornaloni quotidiani, però alla fine questi facevano da filtro tra il potere e il popolo. Se è vero che il risultato è stato maggiore informazione, maggiore possibilità di esprimere le proprie idee, dall'altra parte siamo stati sommersi dagli aspetti meno radiosi, perché ormai è appurato che il modello di business è quello di rendere virali i contenuti, e tutti i messaggi negativi hanno maggiore velocità e presa.
  • I giornali con la paura di essere abbattuti, tranne rare eccezioni, inseguono in basso la rete e contribuiscono all'indebolimento del dibattito pubblico. Molti articoli vengono scritti non solo prendendo spunto dalla realtà digitale, ma sono realizzati per metterli su twitter con lo scopo di vedere la reazione, per poi scriverne un altro 24 ore dopo sulla reazione che ha avuto su twitter un articolo messo su twitter. È assurdo e deleterio.

Intervista di Lorenzo Santucci, huffingtonpost.it, 10 dicembre 2023.

  • Oggi gli ucraini sono il popolo più europeo e che più vuol far parte dell'Unione europea. Non ne esiste al mondo uno più innamorato della libertà e della democrazia. Il punto è che loro, da sempre e non da due o otto anni, stanno combattendo per difendere la propria terra, la propria nazione, la propria famiglia, la propria indipendenza e la propria voglia di vivere democraticamente. E la stanno combattendo per noi, che non lo stiamo facendo per stanchezza, per inconsapevolezza o perché diamo per scontato quello che abbiamo costruito in questi anni.
  • Per la prima volta nella storia c'è un paese che ci chiede in ginocchio di importare il nostro modello democratico, anche con le armi. E noi non gli diamo una mano?
  • Putin ha un modo per vincere la guerra: distogliere l'attenzione. Con la guerra in Israele, da agente del caos qual è, il presidente russo ha guadagnato terreno e tempo in attesa del nuovo presidente americano. Se dovesse vincere Donald Trump, cosa possibile, lo scenario cambia. Ci dovremmo inventare qualcosa, non solo per difendere l'Ucraina. Innanzitutto gli americani, che rischiano di ritrovarsi in una dittatura, cosa che Trump afferma a chiare lettere. Potrebbe anche smantellare la Nato, come diceva di voler fare quando era alla Casa Bianca. Senza l'alleato americano, a cui abbiamo delegato la nostra sicurezza negli ultimi settantacinque anni, sarebbe un bel problema anche per noi europei. Se dovesse essere riconfermato Joe Biden, i dubbi e le lentezze degli ultimi mesi verrebbero invece spazzati via. Il voto sarà un passaggio epocale. Con quelle elezioni cambierà il mondo. L'eventuale catastrofe dovrebbe spingere i governi occidentali ad affrettarsi già da ora nel fornire finanziamenti e armi, così che gli ucraini possano compiere dei passi in avanti.
  • [Su Volodymyr Zelens'kyj] Tutti gli riconoscono di aver salvato il paese da un punto di vista dell'immagine, riuscendo a far capire cosa stesse accadendo, cosa che i suoi predecessori non erano riusciti a fare. Avendo almeno un familiare arruolato nell'esercito, gli ucraini si fidano più delle parole dei comandanti. E questi parlano di uno stallo sul campo. Pertanto, se da una parte i cittadini ringraziano il loro presidente per aver difeso il paese, dall'altra lo accusano di non vincere. A maggior ragione oggi dove si afferma che, quando finirà la guerra, Zelensky dovrà dare delle spiegazioni.

Linkiesta

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  Citazioni in ordine temporale.

  • "Prima della guerra, in Iraq non c’era terrorismo". Quante volte l’avete sentita questa frase? Cento? Mille? Tutti i giorni? Probabile. Gli autori sono autorevoli e variano da Massimo D'Alema a Sergio Romano, dagli editorialisti accigliati di Repubblica al bar dello sport dell’Unità. Tutti insieme appassionatamente a ripetere come un mantra una cosa falsa, cioè che "prima della guerra, in Iraq non c’era terrorismo". Importa che l’Iraq ospitasse noti terroristi internazionali, come Abu Nidal e Abu Abbas? Che al Zarqawi sia stato curato a Baghdad un anno prima dell’invasione? Che gli islamisti di Ansar al Islam ricevessero aiuti da Saddam Hussein? No, non importa, perché "prima della guerra, in Iraq non c’era terrorismo". [...] Hanno proprio ragione i D’Alema, i Romano, le Repubbliche e le Unità: "Prima della guerra, in Iraq non c’era terrorismo", c’era fuori dall’Iraq, però era coordinato da dentro, da un regime terrorista che prima della guerra c’era e ora non c’è più.[3]
  • Per Romano l'11 settembre è stato un inammissibile atto barbarico, ma non uno spartiacque per cui valesse la pena rischiare di stravolgere consuetudini, costumi e status quo mondiale. La conseguenza di questo minimalismo è che la risposta al terrorismo islamista è stata sbagliata, irresponsabile e pericolosa. Una tesi legittima, ma che nel corso degli anni il suo autore è stato costretto a modificare innanzi alle confutazioni ricevute sul campo. Il caso più clamoroso è quello dell'assassinio di Enzo Baldoni, il reporter pacifista ucciso in Iraq dalla guerriglia. Romano si stupì che gli islamisti avessero ucciso un pacifista, visto che fino a quel momento era prevalsa la "comprensibile", così scrisse, logica antiamericana dei terroristi. L'ambasciatore, insomma, non aveva colto l'essenza dello scontro, che non è legato alle politiche "arroganti", "saccenti", "inconsistenti", "prigionere della lobby religiosa" e "dilapidatrici del patrimonio morale e civile dell'America" elaborate da Bush: viceversa non si spiegherebbe la carneficina di iracheni, musulmani, europei e buddisti.[4]
  • Romano sostiene che Saddam non era un pericolo e che guidava uno Stato laico, cancellando così la conversione islamista del regime alla fine degli anni 80, i finanziamenti ai kamikaze, i rapporti con al Qaida provati dalla Commissione sull’11 settembre, l’ospitalità ad Abu Abbas, Abu Nidal e Al Zarqawi, il collegamento con Ansar al Islam, le violazioni delle risoluzioni Onu e la condivisione del medesimo progetto politico di bin Laden: conquistare il mondo arabo, distruggere Israele, sconfiggere gli americani.[4]
  • [Sulla seconda guerra in Ossezia del Sud] L'invasione russa in Georgia ha riaperto la stagione della Guerra fredda, contribuendo a mettere per un attimo di lato il gran dibattito politico e intellettuale sullo scontro di civiltà con l'islam radicale. [...] Per i neoconservatori, intanto, questo ritorno al clima della Guerra fredda non è affatto una sorpresa. In questi anni, infatti, non hanno mai smesso di avvertire l'opinione pubblica americana del pericolo autoritario e pseudozarista di Vladimir Putin, come dimostrano le ormai consolidate posizioni di McCain, il politico americano che dagli anni Novanta in poi si è più servito della consulenza degli analisti neocon.[5]
  • Piaccia o no, Calenda è l'unico a dire apertamente che in un modo o nell'altro, a cena per salvare l'Italia o in piazza in difesa del popolo curdo, prima o poi, meglio prima che poi, bisognerà trovare il modo di moderare caratteri, ego e ambizioni dei leader antipopulisti per costruire finalmente l'alleanza di noi italiani contro gli stronzi (certo, poi dovrà moderarsi anche lui).[6]
  • Davide Casaleggio dice di essere soltanto un tecnico che dà una mano al Movimento [5 Stelle], una balla che il mondo editoriale e politico ha preso per buona per troppo tempo [...]. Il tecnico Davide Casaleggio [...] è il proprietario del primo partito italiano. Casaleggio è la persona che mette i suoi uomini, alcuni eletti e altri no, negli uffici di governo, che impone ai parlamentari selezionati da un suo grottesco software [Rousseau] dedicato al teorico del totalitarismo di firmare un impegno incostituzionale a obbedire agli ordini, pena alcune centinaia di migliaia di euro. Casaleggio prescrive agli eletti di versargli una quota mensile dello stipendio da parlamentare, in nome della fine del Parlamento e del superamento della democrazia rappresentativa, cioè della democrazia. I Cinque stelle di Casaleggio sono un progetto eversivo fatto e finito, ma la cosa straordinaria è che non sono una setta segreta, un potere occulto, un'agenzia clandestina, al contrario sono un movimento sedizioso nascosto in piena vista, visibile alla luce del sole, reso possibile dalla complicità di tutti e dalla resa incondizionata dell'establishment italiano diviso tra chi li corteggia per lucrare qualche vantaggio e chi si illude di poter domare il fuoco.[7]
  • [Sulla pandemia di COVID-19] [...] ho come l’idea che il virus corona ci cambierà per sempre, economicamente e socialmente, come non è riuscito al terrorismo politico, allo shock petrolifero, all’islamismo radicale, alla crisi finanziaria. Credo che il corona segnerà il nostro tempo come la spagnola o la poliomielite o la guerra hanno temprato le generazioni precedenti. Difficilmente torneremo nei centri commerciali, in piazza, in aereo senza le precauzioni di questi giorni. Cambieremo le abitudini, i consumi e la produzione. La vita dopo il Covid, quando rinascerà, non sarà la solita vita di prima senza il virus. Sarà un’altra epoca. L’inizio di una nuova èra.[8]

linkiesta.it, 3 marzo 2020.

[Sulla pandemia di COVID-19 in Italia]

  • Contro il coronavirus non manca solo il vaccino, mancano anche la politica e un’idea di paese. [...] Il maledetto titolo V della Costituzione, riformato in modo surreale dal centrosinistra di Romano Prodi con l’idea di assecondare le istanze federaliste della Lega, ha assegnato le competenze alle Regioni consentendo a ciascun governatore di fare un po’ come crede. Zaia dice una cosa, Cirio un’altra, Fontana non riesce nemmeno a mettersi la mascherina, rendendo ancora più surreale, quasi un castigo, il fatto che i lombardi lo abbiano preferito a Giorgio Gori.
  • Non potendo dare la colpa agli invasori codognesi, Salvini si è trasformato in globalista sorosiano favorevole agli open borders, venghino siori venghino al circo Barnum Italia e per il resto non ha più cartucce da sparare. Giorgia Meloni ha fatto un video-appello in inglese con sfondo Colosseo, poco nostalgico del ventennio autarchico semmai del leggendario «plis visit Italy, villigis, biutiful countryside» di Francesco Rutelli.
  • [...] siamo la quinta potenza economica mondiale, sebbene in calo, e la prima meta culturale del pianeta, eppure non sembriamo in grado di esprimere una leadership politica capace di parlare agli italiani come si parla agli adulti, mettendoli in guardia e rincuorandoli allo stesso tempo, comunicando senza infingimenti la drammaticità della situazione e dettando l’agenda civile e morale per non farsi abbattere. Non c’è traccia di un’iniziativa, di una proposta, di una via d’uscita, solo derby tra porte chiuse e porte aperte e chiacchiere da talk show. Non circola nessuna idea per il futuro e nessuno lavora all’antidoto per guarire dal male nazionale prima ancora che da quello virale.

linkiesta.it, 6 marzo 2020.

[Sulla pandemia di COVID-19 in Italia]

  • [...] se gli avversari di Trump, in America, si stanno riorganizzando intorno a persone serie, l’opposizione italiana è ancora meno affidabile del governo e altrettanto populista, con la Meloni che alterna videoselfie in posa bipartisan a interviste in cui dà di «criminale» al premier, mentre la Lega al governo nella regione più colpita dal virus non solo non sa indossare la mascherina, ma come ha raccontato Irene Dominioni ha combinato anche un bel pasticcio con un protocollo sanitario diverso rispetto a quello indicato dal ministero, probabilmente per marcare ideologicamente l’autonomia da Roma. Ed è solo un mediocre contrappasso per la giunta del Capitano-dei-porti-chiusi essere costretta ad accettare, adesso e a casa propria, l’aiuto dei medici delle ong.
  • La situazione non è facile, ci mancherebbe, ma l’emergenza ha dimostrato in tutta la sua pericolosità i limiti del populismo come metodo di governo. La competenza serve. Le istituzioni servono. La comunità globale esiste. Serve una risposta illuminata, anche se impopolare.
  • Milano è irriconoscibile, strade e negozi e alberghi vuoti, personale lasciato a casa, esercizi chiusi, cassa integrazione, settore terziario a terra, a cominciare dagli investimenti pubblicitari e marketing perché al momento un mercato del consumo, anche culturale, non c’è. Milano, la Lombardia e il Veneto non sono soltanto un problema del nord produttivo, peraltro non indifferente, ma un problema nazionale per il peso del prodotto interno lordo, per la rete di indotto e per le rimesse inviate al sud.

linkiesta.it, 7 gennaio 2021.

[Sull'assalto al Campidoglio degli Stati Uniti del 2021]

  • Ma guarda un po' che sorpresa: Donald Trump è un golpista. Ben svegliati, eh. Sono anni, da prima che fosse eletto nel 2016, che in due o tre scriviamo e diciamo in tutti i modi possibili che saremmo arrivati esattamente a questo punto, all’assalto armato alle istituzioni degli Stati Uniti istigato dalla Casa Bianca, mentre il governo miserabile di Giuseppe Conte e di Luigi Di Maio, senza dimenticare quell'altro campione di Matteo Salvini, flirtava con l'impostore arancione, salutandolo come un fratello del cambiamento, piegandosi ai suoi desideri criminali di diffondere quelle stesse fregnacce alla base degli eventi di Washington, umiliando i nostri servizi segreti, le nostre istituzioni, il nostro paese.
  • Trump è un truffatore patentato, aiutato da Vladimir Putin e dal modello di business delle corporation tecnologiche a occupare la Casa Bianca a diventare Cialtrone-in-Chief, con l'obiettivo di disorientare l'occidente, di indebolire i sistemi liberal democratici e di smantellare il sistema di alleanze internazionali costruito nel secondo dopoguerra.
  • I capibastone repubblicani sono complici di questo oltraggio alle istituzioni americane, ma anche i giornali e le televisioni che hanno aspettato l'ultimo anno per denunciare le bugie e i reati di Trump e per difendere la democrazia americana (Twitter ha cancellato un paio di suoi tweet e bloccato il suo account, che tempismo). Le prese di distanza dei senatori e dei deputati che pochi mesi fa lo hanno salvato da un impeachment solare sono tardive e non serviranno a riprendersi un partito stuprato e ucciso da Trump.
  • Zelensky è stato un mediocre presidente prima dell'invasione russa, perché credeva di poter convincere Putin a desistere e per questo sbeffeggiava gli americani che lo avvisavano dell'imminente attacco, ma è diventato uno straordinario leader dei nostri tempi una volta che il suo Paese è stato invaso, fino a trasformarsi in un Churchill del XXI secolo capace di guidare la resistenza, di difendere la democrazia globale e di unire il mondo libero.[9]

linkiesta.it, 23 febbraio 2022.

[Sulla crisi russo-ucraina del 2021-2022]

  • Putin è un dittatore criminale e il presidente ucraino è un comico, ma è il nostro comico e quindi ci tocca sostenerlo. Ci auguriamo che Volodymyr Zelensky sappia affrontare la situazione, salvare il paese ed evitare la guerra europea, ma al momento c’è solo da mettersi le mani nei capelli.
  • [...] il popolo ucraino si è affidato a una persona improbabile e impreparata e la conseguenza diretta di questo sberleffo dell’antipolitica è esattamente la situazione disastrosa che stiamo vivendo.
  • Fino a qualche giorno fa, Zelensky faceva battute sulle voci di un'invasione russa, prendendo in giro chi la temeva e si faceva prendere dal panico. Rideva e scherzava mentre quasi duecentomila truppe dell'Armata Rossa, o come si chiama adesso, si ammassavano ai confini ucraini.
  • Prima delle elezioni c'era chi temeva che Zelensky, russofono e nato a est, avrebbe consegnato il paese a Putin, altri spiegavano che sarebbe stato una marionetta in mano agli oligarchi. La realtà è molto più prosaica: Zelensky è un personaggio mediocre, inadeguato e circondato da amici d'infanzia corrotti o non all'altezza del compito di governare un grande paese o anche solo un condominio.

linkiesta.it, 24 febbraio 2022.

[Sull'invasione russa dell'Ucraina del 2022]

  • La maggioranza degli eletti in questa legislatura, ripeto: in questa legislatura ancora in corso, ha chiesto e ottenuto i voti degli elettori per uscire dall'Euro, per destabilizzare le istituzioni europee e per un'alleanza strategica con Vladimir Putin, signore di tutte le Russie e anche di molti partiti italiani.
  • Di Stefano, oltre che per i viaggi a Mosca con Alessandro Di Battista per applaudire l'invasione russa della Crimea, va ricordato anche per una tragicomica visita in Kazakistan in stile Borat, per la passione con cui si è battuto a favore dello smantellamento delle sanzioni a Putin e l'indebolimento della Nato, ma anche per lo struggimento che prova ogni volta che si avvicina a un regime dittatoriale, dalla Siria di Assad al Kazakistan di Nazarbaev, tutti grandi amici di Putin, fino a una leggendaria celebrazione dei «profondi legami di solidarietà e amicizia» che legherebbero l'Italia alla Bielorussia (paese che deve aver scambiato per chissà quale altro, come del resto aveva confuso il Libano con la Libia e poi spiegato che l'Italia non ha mai avuto un passato coloniale né ha mai bombardato una nazione straniera, da vice ideale alla Farnesina di Luigi Di Maio, il ministro degli Esteri che incontrava fascisti in giro per l'Europa e sosteneva con particolare passione quelli in gilet giallo che assaltavano i ministeri di Macron, salvo poi chiedere scusa alla «millenaria democrazia francese»).
  • Lasciamo perdere per un momento la produzione industriale russa di fake news e l'ingegnerizzazione della menzogna da parte degli apparati del Cremlino a favore dei due partiti populisti italiani, perché il punto centrale di questa storia è che la nascita del governo Cinquestelle-Lega è stata una specie di annessione pacifica dell'Italia al campo antioccidentale degli agenti del caos, sublimata nei grandi ricevimenti romani in onore di Putin.
  • Grazie a Conte e Di Maio, un paese della Nato ha fatto atterrare dodici aerei militari e permesso lo sbarco dell'esercito russo, peraltro utilizzando strutture dell'Alleanza atlantica, con un centinaio tra generali, colonnelli, maggiori e tenenti maggiori impegnati in passato in teatri bellici e guidati da quel generale Sergei Kikot che altri non è se non l'uomo del Cremlino che in Siria è riuscito a scagionare il dittatore Bashar Assad sull'uso delle armi chimiche contro la sua popolazione.
    Questi bravi ragazzi putiniani hanno fatto una parata militare sulle nostre autostrade vuote, in colonna da Roma fino a Bergamo, mentre gli italiani erano chiusi in casa, e nonostante l'ottanta per cento delle forniture russe fosse totalmente inutile [...]

linkiesta.it, 27 febbraio 2022.

[Sull'invasione russa dell'Ucraina del 2022]

  • [...] Putin ha scatenato la sua offensiva globale contro la democrazia rappresentativa, contro i diritti civili, contro l'Unione Europea, contro gli Stati Uniti, contro la Nato. E, così, la guerra in Georgia, l'invasione dell'Ucraina, l'annessione della Crimea, i cyber attacks agli Stati baltici, i finanziamenti ai leader estremisti, i patti politici con i partiti populisti, le campagne omofobiche, il sostegno al despota Bashar al-Assad in Siria, la fabbricazione di fake news, comprese quelle di Stato diffuse in inglese dalla tv RT, la scuderia di hacker informatici, la protezione di WikiLeaks e di Edward Snowden, i tentativi di manipolazione dei processi elettorali nel Regno Unito, in Germania, in Francia, in Italia e ovviamente in America, più qualche avvelenamento a Londra, sono tutti elementi della stessa strategia di diffusione del caos e di russizzazione dell'Occidente che sfrutta le debolezze della società aperta, abusa delle innovazioni tecnologiche americane e approfitta della mollezza del mondo libero.
  • Negli anni venti e trenta, Il'in era noto nei circoli europei per le simpatie nazifasciste e per la sua avversione all'Unione Sovietica (parte, quest'ultima, ignorata dal neorevisionismo putiniano), ma soprattutto perché teorizzava il ruolo della Russia come l'unica nazione che avrebbe potuto salvare il cristianesimo dall'immoralità occidentale.
  • L'altro intellettuale che ispira Putin è il filosofo Lev Gumilëv, il figlio della poetessa Anna Achmatova, morto nel 1992, teorico della visione eurasiatica della storia e sostenitore dell'idea che la Russia non deve cedere alle tendenze filo-slave, e tantomeno filo-occidentali, ma piuttosto esaltare la connessione storica e culturale con i popoli mongoli che rifondarono Mosca in un ambiente protetto, eccola che torna, dall'immoralità occidentale. Il destino della Russia moderna è quello di trasformare l'Europa nella Mongolia, perché è la cultura mongola ad aver temprato il carattere russo. La versione più aggiornata di questa tesi è quella che, alla condanna della corruzione occidentale, aggiunge la malvagità degli ebrei, secondo l'interpretazione di un intellettuale fascista, Alexander Dugin, molto ascoltato in Russia e ora anche nell'Italia populista.
  • [...] le fonti intellettuali dell'attacco di Putin all'Occidente sono il totalitarismo cristiano di Il'in, l'eurasiatismo di Gumilëv e il neonazismo di Dugin. Lo strumento è Internet.

linkiesta.it, 4 marzo 2022.

[Sull'invasione russa dell'Ucraina del 2022]

  • La reductio ad Hitlerum è sempre un artificio retorico odioso da usare per commentare l'attualità, ma mai come questa volta la storia, le parole d'ordine, la lucida follia omicida del condottiero, e la corrispettiva sottovalutazione del pericolo dopo anni di preparativi in Cecenia e in Georgia fino alla Crimea, sembrano il remake annunciato di un horror già visto.
  • Putin vuole cancellare la democrazia liberale perché la democrazia liberale è l'arma di mobilitazione popolare più micidiale a disposizione dei suoi connazionali interessati a combattere la cosca mafiosa di trafficanti e di oligarchi che si è installata al Cremlino.
  • C'è ancora chi non ha capito che i baffetti hitleriani delle mille caricature di Putin sono una fotografia perfettamente realista del dittatore che ha infuocato l'Europa. C'e ancora chi non ha capito chi è e che cosa vuole Putin, nonostante lui lo dica chiaramente, perché mille sono ancora i distinguo stravaganti, i «sì, ma» e le altre scemenze giustificazioniste del despota che si sentono in giro.
  • La resistenza sul campo è in mano al valoroso popolo ucraino, la cui attuale leadership churchilliana sta commuovendo mezzo mondo ma porta con sé la gigantesca responsabilità di non essere riuscita a mobilitare l'opinione pubblica internazionale prima dell'invasione. Ma ciò che importa è che ora, di fronte a un'aggressione criminale contro un popolo democratico, non possiamo non dirci tutti ucraini. E non possiamo non dirci tutti europei. Anche se non proprio tutti tutti.

linkiesta.it, 12 marzo 2022.

[Sull'invasione russa dell'Ucraina del 2022]

  • Quello di Putin è un intento strategico palese, non segreto, esplicitato in tanti discorsi in russo, in tante interviste in inglese, in tante invasioni militari in Cecenia, in Georgia, in Ossezia, in Crimea e nel Donbas, per non parlare della Siria, in tanti omicidi o tentati omicidi politici di giornalisti, di oppositori, di ex amici e di dissidenti, in tante retate di militanti democratici, in tante ingerenze nei processi elettorali dell'Occidente libero, e in tanti petrorubli con cui ha corrotto i partiti politici e contribuito a diffondere il caos per smantellare l'Europa con la Brexit, a indebolire la Nato con quel fesso di Donald Trump e a giocare a briscola con l'Italia dei suoi groupies del popolo a Cinquestelle e in t-shirt celebrativa della propria dabbenaggine.
  • Ricordiamo, per comodità e con imbarazzo, la sequenza delle argomentazioni "complesse" avanzate dagli utili idioti di Putin nelle ultime settimane: prima sostenevano che Mosca non avrebbe mai invaso l'Ucraina e che semmai si trattava di bieca propaganda guerrafondaia degli americani, e qui va ricordato che è stata la Repubblica di Maurizio Molinari già nel 2021 a svelare i piani d'aggressione dei russi, prendendosi le minacce del Cremlino e le risatine degli analisti di Twitter pronti a denunciare tensioni bellicose ovunque tranne dove ci sono in piena vista.
    Poi hanno rilanciato la panzana che Putin aveva ritirato i carri armati, da geniale stratega capace di vincere una guerra lampo senza nemmeno farla. Infine, di fronte all'avvenuta aggressione negata fino al momento prima hanno individuato i colpevoli della crisi tra i dirigenti della Nato del 2000, per decisioni vecchie di due decenni.
  • [...] all'ambasciata russa di Roma che su Twitter ha annunciato di aver aperto un numero verde per raccogliere le segnalazioni di discriminazioni subite dai cittadini russi in Italia, suggeriamo semmai di aprire un numero verde a Mosca, il posto giusto dove denunciare le vessazioni nei confronti dei cittadini russi che ogni giorno vengono silenziati, pestati e incarcerati perché colpevoli di esprimere il dissenso sui crimini di Putin e della sua cricca.

linkiesta.it, 20 marzo 2022.

[Sull'invasione russa dell'Ucraina del 2022]

  • Se i russi avessero solo un briciolo del coraggio degli ucraini – un briciolo, ne basterebbe soltanto un briciolo – la guerra finirebbe domani e forse non sarebbe mai nemmeno cominciata. [...] Ecco, basterebbe che il dieci per cento o anche solo il cinque per cento di questi centoquarantaquattro milioni di cittadini russi scendesse in piazza, fermasse le fabbriche, occupasse le università per mandare il paese in tilt e costringere gli apparati, i militari e il dittatore a rivedere i piani di annessione dell'Ucraina.
  • Non fare niente, fuggire altrove o al massimo lamentarsi perché Instagram non è più accessibile è una scelta unanime dei cittadini russi, comprensibile quanto si vuole per i rischi che si corrono ma comunque una scelta precisa. E il risultato di questa scelta condivisa è che questa in corso è la guerra dei russi all'Ucraina. Di tutti i russi, non solo di Putin.
  • Where is the outrage?, dov'è la collera dei russi sui crimini commessi dai connazionali in Ucraina e prima ancora in Bielorussia, in Siria, in Georgia, in Cecenia e anche in Russia? Non c'è.
  • La storia ucraina del resto è una lunga storia di lotta impari contro la politica coloniale russa, dal Settecento all'invasione del 2014 e di questi giorni, passando per lo sterminio per fame (cinque milioni di morti) noto con il nome di Holodomor e deciso a tavolino da Stalin. Non è che ci si possa stupire oggi del forte spirito nazionalista e indipendentista degli ucraini e della loro necessità vitale di affrancarsi dall'oppressore, di avvicinarsi all'Europa e di sentirsi più sicuri sotto l'ombrello protettivo della Nato.
  • Insomma, gli americani di Bush senior, in nome della Realpolitik, nel 1991 cercarono di scongiurare la fine dell'impero sovietico e di frenare l'indipendentismo ucraino. Questo per dire quanto siano fallaci le argomentazioni di Putin sull'interferenza americana e occidentale in quell'area di confine e quanto in realtà noi europei dobbiamo agli ucraini. Il loro coraggio antitotalitario si è visto allora, nel 2014 a Maidan e in questi giorni sotto assedio.

linkiesta.it, 4 aprile 2022.

[Sull'invasione russa dell'Ucraina del 2022]

  • Le immagini scattate nelle città ucraine abbandonate o liberate dai macellai russi sono stomachevoli e fotografano esattamente quello che sarebbe successo su scala nazionale se gli ucraini avessero ascoltato i consigli geopolitici degli imbecilli e dei loro complici che li ospitano in quelle cloache chiamate talk show italiani. Quelle immagini, inoltre, spiegano perfettamente quale sarebbe stato il destino di tutti gli ucraini se si fossero arresi all'invasore per evitare guai ulteriori o se non fossero stati aiutati con quel poco o tanto che gli europei e gli americani hanno fatto finora per evitare il genocidio di un popolo.
  • Gli ucraini sanno che cosa vuol dire vivere di fianco alla minaccia russa, alle invasioni dell'Armata rossa, alle carestie imposte dal Cremlino, ai provocatori dei servizi di Mosca e al costante pericolo di genocidio. E guardano fieramente a ovest, all'Europa, per cercare riparo, sviluppando un fisiologico spirito nazionalista che li tiene uniti e che in questa circostanza li sta salvando dalla capitolazione che la cosca del Cremlino si immaginava dì poter ottenere in pochi giorni.
  • [Sulla rivoluzione ucraina del 2014] In quella piazza europea, nel novembre 2013, gli abitanti di Kiev si diedero appuntamento per protestare contro la decisione di Janukovyč, dettata dal Cremlino, di fermare il percorso europeo nonostante il fantoccio di Mosca in campagna elettorale avesse promesso il contrario. A Maidan si riunirono al grido «l'Ucraina è in Europa» e sventolarono le bandiere europee in modo gioioso e toccante, in particolare per noi che diamo per scontata l'appartenenza all'Europa, anzi diamo anche spazio televisivo a quei cretini dell'Italexit.
  • Con Donald Trump alla Casa Bianca e con le operazioni informatiche in giro per il mondo, la Russia ha aiutato i partiti europei antioccidentali e ha delegittimato l'Unione europea, mentre l'amico Cialtrone in Chief a Washington indeboliva la Nato e tratteneva i finanziamenti americani all'Ucraina perché Kiev non voleva confezionare un dossier falso contro il figlio dello sfidante Joe Biden.
  • Aiutare umanitariamente e militarmente la resistenza ucraina è un dovere morale, e quanto prima bisognerà decidere che cosa fare con le forniture di gas russo, i cui proventi finanziano lo sterminio degli ucraini. Ma dopo Bucha e Maripol, dopo i bombardamenti a Odessa e Charkiv, la cosa da fare subito è far entrare l'Ucraina nell'Unione europea. Ora.

linkiesta.it, 17 maggio 2022.

[Sull'invasione russa dell'Ucraina del 2022]

  • C'è da chiedersi perché l'Italia sia diventata una specie di Bieloitalia, una Bielorussia nel cuore dell'Occidente, una provincia di ogni grottesca fregnaccia del Cremlino, più e oltre gli anni in cui un terzo del nostro paese si sentiva vicino all'Unione Sovietica mentre l'apparato politico e intellettuale del Partito comunista prendeva ordini da Mosca.
  • Oggi la Russia non ha nessuna capacità attrattiva, né culturale né economica, con una società chiusa, un prodotto interno lordo inferiore a quello dell'Italia nonostante le ingenti riserve energetiche e una povertà diffusa da paese sottosviluppato. Per questo il cerimonioso inchino bieloitaliano alle bugie del Cremlino risulta ancora più stravagante.
  • La Bieloitalia si vede in televisione e si sente nelle chiacchiere da bar che in fondo sono alla stessa cosa, oltre che esprimersi col pensiero unico dell'opinionista bipopulista.
  • Solo noi [...] ospitiamo di martedì un'altra sgherra di Putin a ripetere le falsità del Cremlino in nome del pluralismo per poi scoprire di domenica che la gentile ospite ha invitato Mosca a lanciare missili su Torino in segno di rappresaglia per la vittoria ucraina all'Eurofestival.
  • Siamo il paese delle stupefacenti trasmissioni filorusse di Mediaset e della Rai, dove Alexander Dugin e le bugie del Cremlino via corrispondente da Mosca sono di casa. Siamo il paese del palinsesto in cirillico di La7 di Urbano Cairo, il quale al Foglio ha detto che in fondo gli italiani non sono così scemi da credere alle panzane diffuse da certi personaggi da operetta ospitati dalle sue trasmissioni.
  • I responsabili delle trasmissioni televisive si prestano alla propaganda russa per tre ragioni, spesso sovrapponibili: la scusa della complessità è l'ultimo rifugio dei reduci dell'anticapitalismo, dell'antiamericanismo e del terzomondismo che dalla caduta del Muro di Berlino cercano ogni volta nuovi appigli, sempre più surreali, per combattere la società aperta e la libera circolazione delle persone, delle merci e dei capitali costruita dal Dopoguerra in poi; un ruolo ce l'ha, ovviamente, anche la convinzione di poter rosicchiare qualche punto di share ai concorrenti di fascia oraria, sparandola ogni volta più grossa della precedente; la terza ragione è il cinismo e l'irresponsabilità di molti dei protagonisti televisivi, alcuni disposti a tutto pur di emergere come influencer e altri decisi soltanto a segnare punti da giocare esclusivamente nella partita politica nazionale.

linkiesta.it, 28 maggio 2022.

[Sull'invasione russa dell'Ucraina del 2022]

  • Da tempo, gli ucraini avvertono anche noi europei delle intenzioni imperialiste del Cremlino perché sanno che se Putin dovesse prevalere a Kiev, dopo toccherà a noi combattere.
    La Finlandia, la Polonia, la Svezia e i paesi baltici lo sanno benissimo e infatti si mobilitano e prendono decisioni sofferte e storiche che fanno piangere i guitti da talk show.
    Noi che siamo più lontani dal fronte, invece, affidiamo la salvaguardia delle nostre libertà alle mani sicure della televisione spazzatura di Urbano Cairo e ai propagandisti russi e bieloitaliani del Cremlino, illudendoci che un solenne inchino a Putin possa farci schivare il colpo e che pettinare il fascismo russo possa rendere Putin ragionevole e caritatevole.
  • Nel tentativo in corso dei russi di sterminare gli ucraini c'è un'aggravante, rispetto al genocidio Tutsi perpetrato dagli Hutu in Ruanda: gli aggrediti, questa volta, non devono soltanto trovare riparo dai machete aerei russi ed escogitare nuovi modi per resistere e per respingere l'invasore, ma sono anche costretti ad ascoltare i surreali appelli ad arrendersi a mani alzate o a rinunciare a una fetta della propria indipendenza.
  • Sentendo il gelido annuncio ucraino «desideriamo informarvi che saremo uccisi dai russi assieme alle nostre famiglie», la risposta degli appeaser bieloitaliani è del tipo: cari ucraini, arrendetevi, lasciatevi soggiogare, in fondo ve la siete cercata.

linkiesta.it, 6 giugno 2022.

[Sull'invasione russa dell'Ucraina del 2022]

  • Ci spiegavano che Putin non avrebbe mai invaso l'Ucraina [...]. Ci dicevano che gli ucraini dell'est avrebbero accolto a braccia aperte i fratelli della Grande Russia [...]. Ci avvertivano che la Russia avrebbe sventrato l'Ucraina [...]. Ci raccontavano che gli ucraini fossero un popolo di nazisti [...]. Ci ripetevano che gli ucraini non avrebbero mai potuto resistere [...]. Quando tutte le loro previsioni si sono rivelate per quello che erano, ovvero mastodontiche stronzate, i medesimi esperti anziché nascondersi a vita per l'imbarazzo hanno cambiato registro, argomentando che adesso il mondo non deve umiliare la Russia e che bisogna lasciare una via d'uscita a Putin, alla stessa Russia e allo stesso Putin che intanto bombardano ospedali, chiese, musei e di nuovo, domenica mattina, le abitazioni civili nella capitale Kiev.
  • [...] la questione del "non umiliare Putin" non è una questione reale, semmai il prodotto di una fantasia europea che ha precedenti catastrofici e nonostante ciò continua a corrompere il dibattito pubblico occidentale.
    È evidente che chiunque parli di non umiliare Putin non si rende conto di come funzioni il sistema di potere in Russia.
  • Pretendere [...] che gli ucraini smettano di difendersi e inizino a consolare i loro persecutori russi affinché non si sentano umiliati nel caso non andasse in porto il progetto di soluzione finale è moralmente osceno. Oltre che umiliante per chi continua a farlo.

linkiesta.it, 20 giugno 2022.

[Sull'invasione russa dell'Ucraina del 2022]

  • A molti sembrava impossibile che Kiev potesse resistere all'invasore e adesso a qualcuno potrebbe sembrare ingenuo immaginare una vittoria degli ucraini contro l'armata nazibol del Cremlino. Non è così. L'Ucraina può vincere e vincerà, intanto perché gli ucraini sanno che, per quanto sia doloroso contare ogni giorno il numero dei loro eroi morti in difesa della propria cultura («heroiam slava»), il destino della loro nazione sarebbe ancora più funesto nel caso lasciassero passare i carri armati con la Z imperialista russa.
  • [...] i sedicenti esperti non ne hanno azzeccata una su questa guerra o, meglio, hanno sempre amplificato tutte le sfaccettature della propaganda russa: prima dicevano che la Russia non aveva alcuna intenzione di attaccare l'Ucraina, ridicolizzando l'unico giornale che lo aveva scritto con tre mesi di anticipo (la Repubblica di Maurizio Molinari), poi che Putin avrebbe conquistato Kiev e sventrato l'Ucraina in poche ore con un susseguirsi di fregnacce sempre più acrobaticamente rivolte a giustificare l'imperialismo russo e a prendersela con gli americani e a trattare gli ucraini che morivano sotto i bombardamenti come nazisti o come pedine di un gioco geopolitico che non li riguardava.
  • La Russia ha perso la guerra perché è diventata lo stato canaglia per eccellenza, il paria di qualsiasi contesto internazionale, il paese da cui tenersi lontano per non macchiarsi di complicità con un genocidio in corso. Nessuno vuole più avere a che fare con i russi, tranne le tv italiane.
  • Dire «Slava Ukraini» e rispondere «Heroiam slava» scalda il cuore, ma non basta. Quello che l'Ucraina e gli eroi ucraini ci chiedono è «Ne svolikajte!», Fate presto!

linkiesta.it, 15 luglio 2022.

[Sull'attacco missilistico in Vinnycja]

  • La notizia più agghiacciante della giornata è l'attacco missilistico russo contro un centro commerciale, un palazzo di uffici e una clinica oncologica di Vinnytsia, in Ucraina, a sud ovest di Kyjiv, a migliaia di chilometri dal fronte del Donbas, eseguito con due missili Kalibr ad alta precisione il cui margine di errore è di due-quattro metri e che quindi sono stati puntati proprio lì, sul cuore pulsante di una città e su un ospedale per malati di cancro, in pieno centro e in pieno giorno, alle dieci e trenta del mattino, con l'unico obiettivo di massimizzare il numero delle vittime civili ucraine.
  • Una delle bambine uccise dal terrorismo russo, Lisa di tre anni, aveva la Sindrome di Down e stava andando con la madre Iryna dal medico. È stata filmata fino a qualche istante prima dell'esplosione, mentre spingeva il passeggino davanti alla mamma orgogliosa di quella bimba speciale.
    Le fotografie successive all'attacco mostrano Lisa a terra, immobile e coperta da detriti e da quel che è rimasto del passeggino. La mamma, Iryna, ha perso una gamba e molto più di una gamba.
  • La Russia è uno Stato terrorista, guidato da una cosca di mafiosi paranoici e popolato da milioni di volenterosi carnefici di ucraini e delle libertà occidentali, a questo punto altrettanto colpevoli dei loro leader o perché incapaci di fermare la mattanza orchestrata dal Cremlino o perché conniventi con le politiche stragiste di Putin e con i suoi crimini contro l'umanità.

linkiesta.it, 20 luglio 2022.

[Sull'invasione russa dell'Ucraina del 2022]

  • L'Ucraina è il Paese che sognavo da bambino. Gli ucraini sono un popolo fiero, glorioso e antifascista che lotta con coraggio per la sua indipendenza, che freme per la libertà, che respira l'Europa, che guarda l'Occidente, che si sente parte del mondo libero. Un popolo che vuole vivere come noi, libero, non sotto il giogo di un regime autoritario e di un'ideologia illiberale.
  • Gli ucraini conoscono i russi, sanno di chi stanno parlando. Sanno che i russi hanno cominciato a dominarli e a sterminarli ai tempi dell'impero e poi durante la rivoluzione bolscevica fino alla pianificazione staliniana della carestia e all'esecuzione durante le purghe dei leader politici, civili e culturali nazionali considerati nemici del popolo.
  • I russi creano sempre una realtà parallela per giustificare i crimini, una volta per dekulakizzare l'Ucraina (cioè per sterminare i contadini) e un'altra volta per denazificarla (cioè per radere al suolo il Paese). Ma si tratta sempre della stessa isteria imperialista e della stessa strategia di pulizia etnica con la medesima finta richiesta di aiuto a Mosca da parte della popolazione russofona dell'Ucraina, che è russofona perché gli è stato imposto di esserlo o per effetto della colonizzazione, ma che in ogni caso è usata come pretesto per invadere e sottomettere gli ucraini.
  • Per capirci, i sapientoni italiani propongono agli ucraini che da secoli sono soggiogati e uccisi e cancellati dai russi di concedere ai loro aguzzini buona parte del loro territorio. Come è già successo a Bucha.
    Cioè la proposta oscena agli ucraini è di accettare una buchizzazione dell'Ucraina. E poi si stupiscono che gli ucraini liquidino come spazzatura putiniana i loro balzani suggerimenti o che alcuni italiani segnalino come propaganda russa le loro pseudoanalisi.
  • Gli ucraini sono un popolo reale, vero, d'acciaio, nonostante le fregnacce diffuse dalla propaganda russa e bieloitaliana. Un popolo capace di insegnare molto all'Europa e all’Occidente: intanto a non dare per assodata la libertà di cui godiamo e ad apprezzare i diritti che il mondo libero ha conquistato e altri ancora no.

linkiesta.it, 10 ottobre 2022.

[Sull'esplosione del ponte di Crimea del 2022]

  • Sono gli "utili idioti" di Vladimir Putin. Sono tanti. Si trovano ai vertici dei giornali, dei partiti, dei sindacati. Sono gli stessi che nel 2018 avevano un programma elettorale ispirato alla peggiori panzane del Cremlino, gli stessi che sfoggiavano magliette di Putin e firmavano accordi politici col suo partito unico, gli stessi che invocano la resa ucraina dal primo giorno di guerra, gli stessi che tuonano ancora oggi contro la Nato e la globalizzazione con la posa caricaturale da reduci del comunismo.
    Sono indifferentemente di destra e di sinistra, sono membri fondatori del bipopulismo perfetto italiano che avvelena il nostro dibattito pubblico.
  • I volenterosi complici italiani di Putin si sono dunque indignati per l'attacco al ponte che fino a qualche giorno abbiamo visto sui social che i russi hanno usato per trasferire in Ucraina una colonna di carri armati lunga qualche chilometro.
    Eppure non hanno espresso alcuna riprovazione per i bombardamenti russi sugli ospedali e sulle scuole ucraine, per le stragi di civili alle fermate dell'autobus e nei centri commerciali, per il rapimento di migliaia di bambini, per le abitazioni private sventrate, per gli stupri, per le razzie.
  • Il fatto che proprio ora che l'Ucraina sta vincendo la guerra sul campo le venga chiesto di fermarsi è ripugnante, ancora più di quando le chiedevano di arrendersi perché tanto avrebbe perso lo stesso. Questi che sfilano in piazza e che postano sui social non sono pacifisti, parteggiano per la parte opposta, quella dei criminali russi.

linkiesta.it, 11 ottobre 2022.

[Sull'invasione russa dell'Ucraina del 2022]

  • I russi invadono, stuprano e cancellano la cultura, la lingua e il popolo ucraino da più di un secolo, anche con la pianificazione della carestia dei contadini (1932-33), le Grandi Purghe (1936) e l'eliminazione fisica di un'intera generazione di intellettuali (1937-38). [...] Pensare che questa ultima fase del genocidio ucraino sia opera esclusiva dell'attuale capo del Cremlino vuol dire non conoscere la storia dell'imperialismo russo né la famigerata cultura coloniale dei russi in generale e in particolare rispetto agli ucraini.
  • Sono cittadini russi quelli che uccidono a sangue freddo nelle zone occupate, quelli che buttano i corpi nelle fosse comuni a Bucha e altrove, quelli che stuprano le ragazze e fanno razzia nelle case ucraine, mentre i loro connazionali a casa si lamentano di non poter più accedere a Netflix e per questo chiedono al boia del Cremlino di intensificare le stragi e di spaventare gli europei, riuscendoci.
  • I russi vogliono uccidere gli ucraini, cancellare la lingua ucraina, negare l'indipendenza ucraina.
    Gli ucraini non vogliono uccidere i russi, non vogliono cancellare la lingua russa, non negano il diritto dei russi di avere un loro Stato.

linkiesta.it, 7 novembre 2022.

[Sull'invasione russa dell'Ucraina del 2022]

  • I Partigiani della Pace erano uno strumento della propaganda russa e dei partiti comunisti occidentali che nel mondo libero facevano da avamposto di Mosca. Erano un movimento di opinione teleguidato dal Cremlino, una versione in carne e ossa delle fabbriche dei troll di San Pietroburgo, ma pur sempre capace di coinvolgere milioni di "utili idioti" occidentali, utili al regime sovietico e idioti malgrado fossero in gran parte intellettuali.
  • I capi dei Partigiani della Pace non erano pacifisti, al contrario sostenevano attivamente le ragioni di uno dei due blocchi della Guerra Fredda, quello illiberale e totalitario che, dopo aver fatto alcune decine di milioni di morti, il mondo libero è riuscito finalmente ad archiviare nella spazzatura della storia.
  • La grande differenza tra gli utili idioti di Stalin e gli utili idioti di Putin è che l'attuale movimento pacifista italiano guidato da Giuseppe Conte, un tizio che fece orgogliosamente sfilare sulle nostre strade l'esercito di Mosca inviato da Putin "dalla Russia con amore" (malimorté), non chiede la fine della guerra coloniale, o meglio: imperialista, di Putin all'Ucraina, ma chiede la fine degli aiuti al popolo aggredito e sottoposto ogni giorno a bombardamenti di obiettivi civili come le stazioni, i quartieri residenziali, i centri commerciali, i parchi giochi, le scuole, gli ospedali e le fermate degli autobus. [...] I propagandisti italiani di Putin, a differenza di quelli di Stalin, quindi è più esatto definirli "antipartigiani della pace", perché non chiedono più la fine della guerra coloniale come i loro predecessori, ma il disarmo dell'Ucraina che resiste alla guerra imperialista russa.

linkiesta.it, 13 novembre 2022.

[Sulla controffensiva nell'Ucraina meridionale del 2022]

  • Le straordinarie e commoventi immagini della popolazione civile di Kherson che si precipita per strada ad abbracciare e a ringraziare i liberatori dell'esercito ucraino, dopo nove terribili mesi di occupazione imperialista russa, testimoniano il coraggio di un popolo formidabile, ammirevole e indomito che lotta per la propria indipendenza e per la propria libertà.
  • Queste immagini di gioia per la liberazione delle città occupate militarmente dai russi dovrebbero far riflettere quegli europei convinti che i nostri governi avrebbero dovuto abbandonare le anziane signore e i bambini di Kherson e di un quarto dell'Ucraina in pasto ai loro torturatori.
  • Hansard ha tratto ispirazione [per la canzone Take Heart] dalla storia di una famiglia ucraina ospitata da una sua vicina di casa, e da un post di Patti Smith che diceva «Gente, facciamoci coraggio, le cose andranno meglio e se non andranno meglio saremo noi a renderle migliori».

linkiesta.it, 14 novembre 2022.

[Sull'invasione russa dell'Ucraina del 2022]

  • Il moderatismo democratico di Biden è una soluzione politica che continua a funzionare contro il nazionalismo golpista trumpiano. Al contrario di quanto pensa l'ala radical socialista dei Democratici, il moderatismo democratico di Biden non è una rinuncia ai principi liberal progressisti, ma un metodo serio, pragmatico e riformista per affermarli con più forza e precisione.
  • Ron DeSantis [...] è un Trump più intelligente e meno narciso e per questo potenzialmente è più efficace nel portare avanti le istanze nazionaliste, antidemocratiche e reazionarie dell'ex presidente.
  • Da quando è cominciata l'invasione russa, gli Stati Uniti hanno inviato sistemi di difesa militare per oltre 18 miliardi e mezzo di dollari, grazie ai quali il governo di Kyjiv ha protetto la popolazione civile ucraina dai crimini di guerra russi e ha consentito alla Zsu, l'esercito ucraino, di riconquistare tutto il fronte nord orientale del paese e, come è successo a Kherson, di avanzare anche su quello sud orientale.

linkiesta.it, 18 novembre 2022.

[Sull'invasione russa dell'Ucraina del 2022 e le proteste per la morte di Mahsa Amini]

  • Il regime teocratico degli ayatollah è sopravvissuto a tutto, alle guerre sanguinarie con Saddam Hussein e alle sanzioni americane, ma per la prima volta improvvisamente mostra i segni di un cedimento strutturale grazie alle commoventi proteste delle ragazze, e poi anche dei ragazzi, contro l’imposizione del velo e in solidarietà alle vittime della repressione islamista, volte ormai a destituire i carcerieri di un’intera generazione che vuole vivere come le coetanee di New York e di Los Angeles.
  • A unire le ragazze e i ragazzi iraniani e ucraini non c’è solo la comune battaglia per la libertà e l’aspirazione a vivere come i coetanei occidentali, come i newyorchesi o i parigini, c’è anche un nemico comune.
    Un nemico astratto che è il regime autocratico e fanatico che li vorrebbe tenere entrambi in carcere e in alternativa li uccide senza pietà, ma anche un nemico fatto di persone fisiche che non a caso sono saldamente alleate nell’organizzare la doppia carneficina di questi mesi.
  • Se esiste un asse del male oggi è composto dall’alleanza criminale russo-iraniana, impegnata a cancellare una generazione di ucraini (e pure di russi usati come carne da macello) e a reprimere nel sangue una generazione di iraniani.
  • Gli iraniani si stanno ribellando, i russi no. Gli iraniani della diaspora scendono in piazza, i russi no. Gli iraniani che vivono all’estero manifestano con gli ucraini contro i due regimi, i russi che vivono in Italia, in Francia, in Germania, in Gran Bretagna fanno shopping e si girano dall’altra parte.
  • «Potremmo salvarci, me e te, solo se anche i russi amassero i loro figli», cantava Sting. Vale anche oggi, vale per i russi e per gli iraniani, con la differenza che oggi sappiamo che sia i russi sia gli iraniani non amano i figli degli ucraini e nemmeno i loro.

linkiesta.it, 8 dicembre 2022.

  • Deep State è la formulazione suprema di tutte le imbecillità cospirazioniste del nostro tempo, emerse dalle fogne grazie a Donald Trump, diventate virali grazie ai movimenti populisti occidentali e alimentate su scala globale dagli ingegneri del caos, in particolare quelli di stanza a Mosca.
  • [Sul Patriotische Union] I golpisti tedeschi si ispirano ai picchiatelli trumpiani di QAnon e ad altri fuori di testa della stessa natura, convinti che la Germania non sia mai stata una nazione sovrana ma una multinazionale guidata dagli americani. Una barzelletta, certo, ma anche un micidiale incrocio ideologico di ogni possibile paccottiglia anticapitalista e antioccidentale tipica di questa epoca.
  • Lasciamo perdere per un attimo il paradosso di chi denunciava la trasformazione della Germania in un regime dittatoriale per l’obbligo di vaccinarsi o di indossare le mascherine al chiuso e per combatterlo pianifica un colpo di stato, qui c’è la dimostrazione che le bufale complottiste e le banalità populiste convivono sempre in un unico disegno criminoso ordito per indebolire le democrazie liberali.
  • [...] il mondo progressista italiano – anziché mantenere alta l’attenzione di fronte ai seri pericoli populisti e invece di dotarsi di un’adeguata strategia politica per convincere gli elettori moderati che, dagli Stati Uniti alla Germania alla Francia, un’alternativa al bipopulismo è possibile – preferisca oscenamente capitolare di fronte ai populisti di Volturara Appula, assecondare il gioco dell’imperialismo russo e agitare lo spauracchio di un complotto del deep state liberista, rendendosi ridicolo e pericoloso esattamente quanto i camerati tedeschi e i trumpiani di QAnon.

linkiesta.it, 20 dicembre 2022.

[Su Joe Biden]

  • Gli storici della democrazia liberale e del mondo pacifico e globalizzato – dove vige lo stato di diritto, si è liberi di scegliere il proprio destino e si è protetti da un sistema di servizi sociali – ricorderanno Joe Biden come l'adulto che infine è entrato nella stanza per mettere ordine, e come il miglior presidente americano dai tempi di Harry Truman per tutto quello che ha fatto in difesa del mondo libero.
  • La dottrina Biden [...] è una politica estera sempre fondata sui valori liberali, ma decisamente più convincente all'estero e più accettabile in patria (da qui il ritiro dall'Afghanistan). Una politica estera che evita agli Stati Uniti l'ennesima e tradizionale oscillazione tra un approccio grandioso e uno deprimente agli affari del mondo.
  • Biden punta a rafforzare la democrazia liberale dove c'è e a difenderla dall'aggressione straniera anche con le armi, se necessario. Laddove un sistema liberale invece non c'è, Biden offre un sostegno ai movimenti democratici, ma avendo cura di salvaguardare la loro autonomia e la loro legittimità.
  • Biden "made America great again", ha fatto tornare l'America di nuovo un grande paese senza l'imperativo morale di esportare la libertà ovunque, ma ricordando a tutti che il mondo è un posto meno vivibile se l'America smette di fare l'America.
  • [...] qui stiamo parlando di una cultura dominante di destra e di sinistra che vuole sovvertire il sistema capitalista per sostituirlo con il sovranismo etico, con lo smantellamento dello Stato liberale e con il reddito di cittadinanza, spesso di concerto con gli amici ungheresi, russi, venezuelani e trumpiani, per non parlare di chi aggiunge al mazzo anche il no alla globalizzazione, ai vaccini, a Big Pharma, alle multinazionali e al diritto del popolo ucraino di difendersi dall'imperialisno nazibolscevico dei russi. Come andrebbero chiamati questi qui se non "neo, ex, post fascisti" o, nell'altra versione, "neo, ex, post comunisti"?[10]
  • Meno di due anni dopo questa grottesca, quanto velleitaria, pianificazione putiniana, la Russia ha perso almeno trecentoquindicimila dei trecentosessantamila soldati che aveva inizialmente mandato a invadere all'Ucraina, ha ridato slancio allo spirito indipendente e nazionale di tutte le regioni ucraine, comprese quelle del Donbas e della Crimea, ha accelerato le procedure di ingresso in Europa dell'Ucraina, della Moldavia, e anche della Georgia, ha fatto conoscere al mondo un popolo straordinario, commovente ed eroico del quale fino a un momento prima dell'invasione il mondo non sapeva niente, ha ricompattato l'asse atlantico, ha rinvigorito l'Occidente e ha ridato uno slancio che sembrava perduto a un genuino spirito europeo, grazie al quale proprio ieri è stato deciso di avviare i negoziati per l'adesione all'Unione europea di Ucraina, Moldavia e, con tempi meno febbricitanti, anche la Georgia. [...] Quando durante uno spettacolo teatrale al Ford's Theater di Washington uccisero Abramo Lincoln, la leggenda vuole che un giornalista si avvicinò alla neo vedova chiedendole: «Apart from that, Mrs. Lincoln, how did you like the play?», «a parte questo, signora Lincoln, come le è sembrato lo spettacolo?».
    Ecco, signor Putin, a parte la disfatte elencate qui sopra, come le sta sembrando la guerra?[11]

linkiesta.it, 13 febbraio 2023.

[Su Silvio Berlusconi]

  • Gli occidentali che pendevano dalle labbra della propaganda russa, in Unione Sovietica venivano chiamati «utili idioti», oggi il paradosso è che a guidare questo preciso girone di babbei italiani ci sia l'ex imbonitore della rivoluzione liberale, sceso in campo trent'anni fa perché non voleva vivere «in un paese illiberale».
  • Le oscene dichiarazioni berlusconiane contro il presidente ucraino Volodomyr Zelensky, indicato come il responsabile della guerra in Ucraina e non come la vittima, sono una tragedia nazionale e un imbarazzo perfino per l'attuale, maldestro, governo di destra (senza considerare quanto le parole di Berlusconi siano diventate indistinguibili da quelle di Travaglio, di Santoro e dei pochi nostalgici del comunismo).
  • Oltre a Retequattro, alle agiografie di Putin firmate per Mondadori dall'attuale ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano e alla stravagante università berlusconiana di Villa Gernetto che affida acrobaticamente la lectio magistralis sulla libertà proprio a Putin, esiste anche un'altra Italia. Un'Italia senziente e responsabile che aiuta il governo di Kyjiv a resistere all'aggressione imperialista russa e che lo fa insieme con gli alleati europei e occidentali.

linkiesta.it, 20 febbraio 2023.

[Sull'invasione russa dell'Ucraina del 2022]

  • Mosca aveva investito molto sull'insipienza europea, rendendo l'Unione europea dipendente dal suo gas e finanziandone il caos politico dalla Brexit in poi. Quel progetto di ammorbidimento dell'Europa e di ricostruzione dell'impero russo è fallito grazie alla resistenza ucraina che nel combattere per la propria indipendenza ha svegliato l'Occidente dal torpore e dall'illusione che il mondo fosse diventato piatto.
  • L'unico che ha il potere di fermare la guerra, ovvero il criminale di Mosca, non ha nessuna intenzione di farlo. Putin spera sempre che prima o poi l'Occidente si possa stancare, magari pensa che nel 2024 Trump o qualche altro fanatico possa riconquistare la Casa Bianca oppure crede davvero alle pagliacciate che si sentono su La7 e Retequattro. Intanto lavora per costruire l'asse del male con Cina e Iran e altre canaglie.
  • Prima si deciderà di liberare la Crimea, più vite ucraine si salveranno e prima finirà la guerra. La via più veloce per fermare la carneficina è la vittoria dell'Ucraina, un Paese che per oltre un secolo la Russia ha provato ad annichilire politicamente e culturalmente, ma che non ha mai ceduto. Da quando, alla caduta dell'Unione Sovietica, ha riconquistato l'indipendenza, l'Ucraina ha cacciato democraticamente i leader fantocci imposti da Mosca e ha dimostrato di essere una nazione democratica e non autoritaria, europea e non russa.

linkiesta.it, 25 febbraio 2023.

[Su Donald Trump]

  • Consapevole o no, in combutta col Cremlino o no, Trump ha esaudito quasi tutti i desideri di Putin durante il suo sciagurato mandato presidenziale, dal picconamento delle organizzazioni internazionali create dagli Stati Uniti nel dopoguerra, all'indebolimento delle tradizionali alleanze politiche transatlantiche, allo smantellamento – avviato in verità da Barack Obama – delle basi militari americane in Europa.
  • Con Trump alla Casa Bianca, insomma, Putin avrebbe aspettato l'uscita degli Stati Uniti dalla Nato e alla fine non avrebbe invaso soltanto l'Ucraina, ma si sarebbe preso anche i paesi baltici e magari anche la Polonia, probabilmente senza neanche sparare un colpo perché i resistenti non avrebbero ricevuto l'aiuto americano e non ci sarebbe stata la deterrenza garantita dall'articolo 5 della carta dell'Alleanza atlantica che considera un attacco a uno dei paesi Nato come un attacco a tutti i membri dell'Alleanza.
  • Le prime dichiarazioni di Trump, «risolverei la guerra in Ucraina in un solo giorno», confermano le aspettative del Cremlino, perché la frase è da intendersi come "risolverei la guerra in Ucraina in un solo giorno, smettendo di aiutare Kyjiv". Trump darebbe il via libera a Putin in meno di ventiquattro ore, su questo per la prima volta l'ex presidente non ha detto una bugia, e poi smantellerebbe la Nato per consentire al Cremlino la successiva fase di conquista imperialista degli ex paesi appartenenti all'ex Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche.
  • Joe Biden potrebbe ovviamente sconfiggere Trump una seconda volta alle presidenziali del 2024, nonostante l'età si faccia sentire sempre di più, e quindi continuare a preservare il mondo libero, ma questa volta non sarà facile come nel 2020 perché sia Trump sia Putin devono salvarsi la pelle.

linkiesta.it, 12 giugno 2023.

[Su Silvio Berlusconi]

  • Silvio Berlusconi si contraddiceva perché era vasto, conteneva moltitudini. Era tutto e il contrario di tutto, un bauscia e un libertino, un intrattenitore e un criminale, un imprenditore politico e un politico imprenditore. Era comico ed era tragico, mentiva, mentiva tanto, spesso per il piacere di farlo e molto di più per tornaconto personale.
  • Le fioriere ben curate di Palazzo Chigi e le alte uniformi dei picchetti d'onore sono state più importanti dei dossier di Stato e dell'economia italiana, sebbene poi si sia messo velocemente da parte quando la situazione si è fatta incontrollabile anche per colpa sua e abbia cambiato la politica estera italiana da filo araba a filo israeliana e dall'essere l'ultima ruota del carro franco-tedesco fino a diventare quella del più importante alleato europeo degli Stati Uniti dopo la Gran Bretagna.
  • Berlusconi ha rovinato tutto quello che poteva rovinare e che aveva creato con genialità e sregolatezza: le tv che avevano innovato la società italiana trasmettono pressoché spazzatura, la Mondadori non ha più i giornali e i suoi libri non sono più rilevanti, al posto del Milan gli è rimasto il Monza.
  • Lui che ha fatto carriera politica denunciando le atrocità del regime di Mosca e pubblicando il famigerato libro nero dei crimini del comunismo è lo stesso che durante una conferenza stampa ha mimato una raffica di mitra contro la giornalista russa, collega di Anna Politkovskaya e di tanti altri giornalisti uccisi dal Cremlino, perché aveva osato fare una domanda irriguardosa a Putin.

linkiesta.it, 24 giugno 2023.

[Sulla ribellione del Gruppo Wagner]

  • Chiunque in questo anno e mezzo di attacco russo alla popolazione ucraina abbia ripetuto le balle del Cremlino e si sia battuto in Parlamento, nelle piazze e in televisione per ostacolare gli aiuti militari occidentali a Kyjiv, mitigare le sanzioni economiche al regime e fiaccare la resistenza partigiana in nome di una finta pace putiniana costruita intorno alla resa ucraina e al riconoscimento delle ragioni imperialiste di Mosca è stato un volenteroso complice di Vladimir Putin e dei suoi sgherri.
  • Di certo c'è che adesso, per la prima volta, possiamo dire che i russi finalmente sono stati accolti come liberatori, non dagli ucraini ovviamente, ma dagli stessi russi soggiogati dal potere di Putin. Altrettanto certo è che Prigozhin ha smontato tutte ma proprio tutte le fregnacce della propaganda russa sulla guerra civile in Donbas, sulla guerra per procura della Nato e sulla volontà di Kyjiv di attaccare la Russia come cause scatenanti l'invasione.
  • [...] immaginiamo già i volenterosi complici di Putin spiegarci che Prigozhin è un figlio di buona donna ancora più di Putin (ma va?) e che la Russia potrebbe diventare un paese senza controllo (come se il controllo di questi anni abbia invece portato giovamento a qualcuno), quando invece la realtà è molto più lineare: Putin ha riportato la Russia agli antichi fasti di Stato canaglia e genocida, ha invaso i vicini, portato il caos in Occidente e ora la guerra civile in casa sua.

linkiesta.it, 19 agosto 2023.

[Sull'invasione russa dell'Ucraina del 2022]

  • La difesa occidentale dell'Ucraina fin qui è stata allo stesso tempo ammirevole e deficitaria: ammirevole perché senza di essa oggi non ci sarebbe più l'Ucraina, e deficitaria perché con un impegno maggiore in termini di fornitura e di addestramento militare probabilmente oggi non ci sarebbe più la guerra.
  • L'Ucraina non potrà mai cedere territori e cittadini in cambio della promessa di sicurezza, ed è forse il caso di ripetere a voce alta che la sicurezza di una parte degli ucraini non potrà mai essere garantita a danno di altri ucraini che per effetto dello scambio rimarrebbero sotto occupazione e quindi minacciati, torturati e stuprati dagli invasori.
  • La guerra tra l'invasore e l'invaso può finire solo in due modi: con la vittoria politica e militare dei russi, ma con la certezza che poi continuerà altrove, nei paesi baltici, in Polonia, dentro i vecchi confini dell'Urss o del Patto di Varsavia, se non addirittura dell'impero russo; oppure può finire con la liberazione della Crimea, occupata nel 2014, e con la vittoria del favoloso popolo resistente d'Ucraina.

linkiesta.it, 5 settembre 2023.

[Sull'invasione russa dell'Ucraina del 2022]

  • Lo spirito di Kyjiv è quello di chi sa di essere sopravvissuto ai mongoli e agli zar, e anche all'Unione Sovietica, quello di chi sa che resterà anche dopo quest’altra campagna criminale russa. Uno spirito non diverso da quello dei romani che ne hanno viste passare tante nel corso di due millenni di storia e sanno che Roma ci sarà sempre e semmai saranno gli altri a sparire.
  • [...] Kyjiv nel Medioevo è stata chiamata "la nuova Roma" e basta entrare nell'imponente cattedrale di Santa Sofia costruita nell'undicesimo secolo per toccare con mano una storia, quella della Rus' di Kyjiv, che risale all'anno Mille quando a Mosca vivevano ancora sugli alberi.
  • Tata Kepler è un'eroina dell'Ucraina, nota come "la regina dei soldati", perché da una specie di atelier di moda trasformato in farmacia punk organizza la distribuzione di medicinali, di kit di sopravvivenza, e di tutto quello che serve ai soldati per sopravvivere in trincea e ai medici di prima linea per salvare le vite dei resistenti, compresa una serie di pantaloncini con apertura laterale – per facilitare i soldati feriti alle gambe – che mostrano la scritta «indistruttibili POHUY», traducibile dall'ucraino con «sticazzi» (rieccola «la nuova Roma»).

linkiesta.it, 6 settembre 2023.

[Sull'invasione russa dell'Ucraina del 2022]

  • Gli ucraini sono inguaribili ottimisti, e quindi sono sicurissimi che la memoria avrà un futuro diverso dal passato e dal presente lordato dalle persecuzioni e dall'annientamento culturale operato da secoli dall'imperialismo di Mosca.
  • Irpin è un agiato sobborgo di Kyjiv, dove la classe media della capitale ucraina prima della guerra aveva una dacia o si era trasferita alla ricerca di spazi più grandi e di scenari naturali impensabili in città. In pochi giorni i russi hanno trasformato le sue placide strade in un inferno di morte, di detriti e di veicoli incendiati. Poco più di un anno dopo, sulle stesse strade sfrecciano automobili luccicanti e lungo i viali, a destra e sinistra, ci sono decine di villette nuove che giustificano chi definisce Irpin la Beverly Hills di Kyjiv.
  • C'è solo da immaginare, e da ammirare, il livello di fiducia nel futuro che può muovere il singolo cittadino ucraino che ha deciso di investire i risparmi di una vita per ricostruire una casa a Irpin diciassette mesi dopo l'occupazione e la distruzione della precedente, con la guerra ancora in corso e con la possibilità non irragionevole che prima o poi i criminali russi possano tornare a fare tabula rasa dell'Ucraina.

linkiesta.it, 7 settembre 2023.

[Sull'invasione russa dell'Ucraina del 2022]

  • La Crimea è la chiave di volta della guerra russa alla democrazia, alla cultura e alla libertà ucraina, ma è anche il tabù occidentale che anche gli europei simpatetici alla causa ucraina pensano si possa sacrificare in nome della pace.
  • Prima della prima invasione russa della Crimea, nel 1783, i tatari rappresentavano il novanta per cento della popolazione della Crimea, poi sia Caterina di Russia sia Stalin decisero la loro rimozione forzata dalla loro terra e la loro conseguente ricollocazione forzosa in Asia centrale, prevalentemente in Uzbekistan.
    Stalin, inoltre, deportò centinaia di migliaia di russi in Crimea per farla diventare artificialmente russa. Per effetto di questa politica imperialista e genocida, i tatari di Crimea scesero a quota 29 per cento della popolazione prima della rivoluzione d'ottobre del 1917, per precipitare fino allo zero per cento in seguito all'esecuzione completa delle politiche staliniane.
  • Con l'invasione russa del 2014, e con la successiva annessione illegale della Crimea, Vladimir Putin ha ripreso in mano il progetto zarista e staliniano di oppressione e di pulizia etnica dei tatari ed è tornato a perseguitare la popolazione autoctona nel frattempo tornata a essere circa il 20 per cento, e poi a ricollocare in Crimea centinaia di migliaia di russi – le cifre, in questo caso, variano tra le cinquecento e le ottocentomila persone – con un impatto etnico devastante considerando una popolazione complessiva della Crimea, prima del 2014, di poco più di due milioni e trecentomila abitanti e la successiva fuga verso la Turchia e vedo l'Ucraina continentale di circa duecentomila tatari tra il 2014 e il 2023.
  • La pulizia etnica si è intensificata dopo la guerra su larga scala cominciata il 24 febbraio del 2022, al punto che la maggior parte dei prigionieri politici in Crimea oggi è composta dai tatari, i quali a volte sono colpevoli soltanto di essersi dipinti le unghie con i colori giallo e blu della bandiera ucraina oppure di aver indossato il tradizionale vestito ricamato, e per questo vengono condannati a diciassette anni di galera sulla base di un articolo del codice penale russo che punisce chiunque getti discredito sull'esercito di Mosca.

linkiesta.it, 11 settembre 2023.

[Sull'invasione russa dell'Ucraina del 2022]

  • Questa è la storia plurisecolare dell'imperialismo russo, l'unico sulla faccia della terra mai redento, mai pentito, mai liberatosi del peccato originale. È come se l'Italia oggi pretendesse militarmente, politicamente e culturalmente di riprendersi l'Abissinia o la Libia o l'Albania, inquinando con fake news e infarcendo di agenti del caos una narrazione predatoria per convincere il resto del mondo che quelli sarebbero territori nostrani, che ci spetterebbero sin dai tempi dei romani e della grande tradizione culturale del Fascismo, e che gli abitanti delle ex colonie non avrebbero nessun diritto, nemmeno quello all'esistenza.
  • Chernihiv è una zona dell'Ucraina in cui si parla un misto di russo, di bielorusso e di ucraino, insomma uno di quei posti che secondo la propaganda del Cremlino, cui credono i fessi dei talk show italiani, qualche generale fellone e mezzo Parlamento, le armate di Putin avrebbero dovuto trovare rose e fiori al loro ingresso in città, in qualità di liberatori dal nazionalismo ucraino.
  • In città ci sono edifici pubblici che dai bombardamenti russi hanno subìto danni equiparabili a quelli provocati dai nazisti durante seconda guerra mondiale. I sovietici, nel dopoguerra, li avevano ricostruiti e adesso i loro figli e nipoti russi hanno riportato a Chernihiv un annientamento uguale a quella nazista.

linkiesta.it, 12 settembre 2023.

[Sull'invasione russa dell'Ucraina del 2022]

  • L'eccezionalismo ucraino è il risorgimento popolare e liberale costruito a mani nude da civili e da militari, da intellettuali e da gente comune, da persone che sono rimaste a difendere la nazione e da persone che hanno portato in salvo la famiglia e combattono dall'estero, con un esempio quotidiano commovente, con una capacità inaudita di sopportazione del dolore e con la tenacia di chi sa di essere nel giusto, di chi sa che per la prima volta nella storia il mondo si è accorto della loro straziante ricerca di indipendenza soppressa per secoli dall'imperialismo russo, e che per questo non si fermerà mai.
  • L'Ucraina è il paese che ha resistito all'invasione del gigante russo, che ha stupito il mondo, che ha riallineato l'occidente, che ha ridato un senso all'Europa, che ha impantanato Putin e provocato il licenziamento del più importante generale di Mosca oltre a un tentativo di golpe con successivo omicidio del gran capo dei mercenari che a Bakhmut ha ottenuto l'unica vittoria sul campo del Cremlino.
  • Non è vero che la controffensiva ucraina non avanza, è vero il contrario. Non è vero che gli ucraini sono pronti a cedere a Putin per evitare ulteriori sofferenze, è vero il contrario. Non è vero che Putin vuole trattare il cessate un fuoco, semmai è vero che vuole guadagnare tempo per convincere gli alleati dell’Ucraina a sospendere gli aiuti militari e per organizzare meglio lo sterminio degli ucraini e la sottomissione di una nazione.

linkiesta.it, 17 febbraio 2024.

[Sulla morte di Aleksej Naval'nyj]

  • Navalny è solo l'ultimo di una lista che va da Anna Politkovskaya a Boris Nemtsov, e scusate se addebito agli sgherri di Putin anche l'assassinio del reporter di Radio Radicale Antonio Russo nel 2000 in Georgia. Forza, dunque, concediamo una via d'uscita onorevole al guappo del mandamento del Cremlino, non umiliamo il rapitore di bambini ucraini, non turbiamo il macellaio di arabi nonché sodale di Hamas, non offendiamo il diffusore seriale di caos nel mondo libero, non indispettiamo il finanziatore di ogni movimento fascista europeo e occidentale, non insolentiamo l'alleato degli ayatollah iraniani che uccidono le ragazze che si sciolgono i capelli, non facciamo irritare l'imperialista che cancella gli omosessuali nel suo paese e bombarda i civili in Ucraina nel tentativo di ripetere un genocidio culturale già riuscito ai suoi predecessori.
  • Non c'è fesso del nostro Paese che oggi non dica che "è arrivato il tempo della diplomazia", mentre gli ucraini muoiono nelle loro case, e purtroppo lo ripete anche chi fesso non è ma inspiegabilmente non ha ancora capito quali siano le palesi intenzioni di Putin.
  • Putin ha ucciso Navalny e molto probabilmente non dovrà confrontarsi con mobilitazioni e proteste popolari di rilievo né in Russia né nella diaspora occidentale. In Russia si fa così, si uccidono, si cancellano, si invadono i dissidenti.
  • La Russia è Putin, forse è anche peggio di Putin, perché culturalmente è ancora quella imperialista degli zar e dei sovietici, e su questo concentrato di fascismo messianico e suprematista Putin ha addestrato le nuove generazioni del suo paese. E con loro anche gli utili idioti del nostro.

linkiesta.it, 15 marzo 2024.

  • Il nuovo Churchill è Emmanuel Macron, [...] ha detto senza giri di parole che l’Europa e l’Occidente hanno negoziato tutto quello che c’era da negoziare con Mosca, che non è rimasto più niente da discutere con Putin, che l’Ucraina dovrà vincere la guerra e che sarà necessario un impegno diretto della Francia affinché questo avvenga.
  • L’intervento televisivo di Macron ha dimostrato che l’Europa sta cominciando a fare sul serio, che è finalmente consapevole che se a novembre in America dovesse prevalere Donald Trump, l’amico, sodale e complice di Putin, dovrà rimboccarsi le maniche e affrontare da adulta le mire imperialiste e le politiche criminali del Cremlino.
  • Il Papa [...] è sempre più osceno nel suo populismo delle pampas, oltre che sempre più distante dal magistero geopolitico di Giovanni Paolo II, l’uomo che con Ronald Reagan e Margaret Thatcher fece crollare prima il muro di Berlino e poi l’impero del male sovietico, liberando milioni di persone dalle tenebre del totalitarismo.
  • In Italia siamo messi come siamo messi, con numerosi partiti più o meno russi e con movimenti d’opinione che si definiscono pacifisti ma che in realtà sono guerrafondai, solo che combattono con l’altra parte, al fianco dei nemici dell’Ucraina, dell’Europa e dell’Italia.

linkiesta.it, 29 aprile 2024.

[Sulle proteste in Georgia del 2023-2024]

  • Una metà dei partiti del nostro arco costituzionale ha votato contro la risoluzione europea che invitava a tenere alta la guardia contro la disinformazione russa. Le liste elettorali sono occupate da putiniani a cinque stellette e da sedicenti pacifisti, ma in realtà guerrafondai schierati con gli avversari della libertà e della democrazia.
  • In quei posti malfamati chiamati talk show televisivi discutiamo soltanto di sciocchezze, mai di questioni europee [...]. Nessuno parla della commovente fiumana filo europea di Tbilisi di questi giorni, coraggiosamente in piazza per difendere la democrazia georgiana e il futuro europeo dall'imperialismo culturale e militare russo.
  • La Georgia, come l'Ucraina, siamo noi. Loro sono europei come noi, più di noi che ce ne lamentiamo senza capire che l'Europa è pace, progresso e prosperità, come invece sanno benissimo tutti i paesi dell'ex area sovietica che appena hanno avuto l'occasione si sono allontanati dalle catene russe e si sono avvicinati alla democrazia liberale europea. Ci siamo mai chiesti davvero perché nessuna delle ex repubbliche dell'Unione sovietica e nessuno degli ex paesi del Patto di Varsavia vuole avere a che fare con Mosca, anzi più vicino sta alla Russia più vuole essere europeo?

linkiesta.it, 13 maggio 2024.

[Sulle proteste in Georgia del 2023-2024]

  • Quello che sta succedendo oggi in Georgia è la replica, per il momento ancora senza vittime, ma temo ancora per poco, di quanto successo tra la fine del 2013 e l'inizio del 2014 nella piazza principale, Maidan, di Kyjiv.
  • Oggi, a Tbilisi, i georgiani riempiono le strade della capitale per protestare contro la cosiddetta "legge russa" imposta dal partito di governo, il cui nome orwelliano è "Sogno georgiano" mentre quello reale è "Incubo russo", che reprimerà il dissenso interno e limiterà il raggio d'azione dell'opposizione. Putin ha ordinato il passaggio di questa legge non solo per reprimere la libertà di espressione, ma soprattutto perché sa benissimo che, adottando questa legge liberticida, la Georgia non potrà entrare in Europa, per ragioni evidenti di violazione dei diritti politici in una società democratica, da qui le proteste della popolazione civile che da settimane riempie le piazze della capitale senza riuscire a fare notizia in un'Europa che non vuole parlare di altri potenziali conflitti a un mese dal rinnovo del Parlamento europeo.
  • Il governo georgiano non è così repressivo come quello russo, d'accordo, ma solo perché i georgiani sono sempre scesi in piazza a difendere la libertà e non hanno permesso a nessun governo di trasformarsi in quello che oggi è il Cremlino, esattamente come è successo in Ucraina con le proteste civili di Maidan. Al contrario, la passività russa ha permesso a Putin di diventare un dittatore sanguinario.

linkiesta.it, 13 maggio 2024.

  • Il discorso politico italiano è aggrappato dall’inizio della guerra alla fantasia di una Russia pronta a fermarsi se solo gli ucraini la smettessero di difendersi e si consegnassero ai loro carnefici, gli stessi carnefici che da tre secoli provano a sottometterli e a cancellarli come con l’Holodomor e a Bucha, senza peraltro considerare che non fare niente, provando così ad accontentare le mire espansionistiche russe, è esattamente quello che abbiamo fatto dieci anni fa quando Putin ha occupato illegalmente la Crimea e due regioni ucraine orientali, solo che il risultato non è stata la fine della guerra, ma l’invasione su larga scala e la morte di centinaia di migliaia di persone, la distruzione di intere città, la creazione di campi di tortura e di fosse comuni nel continente europeo, settanta anni dopo la fine della seconda guerra mondiale.
  • «Non riuscirete a russificare questo paese», uno slogan georgiano che andrebbe rivolto anche ai Cinquestelle, alla Lega, ai candidati pacifisti ma guerrafondai del Pd, e alle cloache massime chiamate talk show che inquinano il discorso pubblico ospitando saltimbanchi, buffoni, burattini e mangiatori di fuoco per ottenere un punto di inverecondia televisiva in più.
  • La politica italiana avrebbe potuto scegliere fra l’oscenità della narrazione russa e fermare la guerra di aggressione all’Ucraina, ma ha scelto l’oscenità russa e otterrà l’allargamento della guerra.

linkiesta.it, 23 settembre 2024.

  • Ogni giorno, da trentuno mesi consecutivi, la notizia è sempre la stessa: ferocia belluina dei russi, resistenza ammirevole degli ucraini, e chiacchiera vigliacca degli europei.
  • Giuseppe Conte è il punto più infimo della già alquanto bassa scala di moralità pubblica italiana. Il movimento Cinquestelle frequentava i congressi del partito unico di Putin, organizzava viaggi nella Crimea illegalmente occupata dagli imperialisti russi, e alle elezioni del 2018 si presentò agli elettori, che lo premiarono, con un programma di politica estera che sembrava uscito dalle segrete stanze della Lubyanka. Non a caso poi nacque l’alleanza di governo gialloverde guidata da Conte e con il pioniere padano che si eccita al solo menzionare il nome di Putin come vice. Christopher Hitchens di gente come loro diceva che non vogliono la pace, sono a favore della guerra ma tifano per gli avversari.
  • Soltanto tre eurodeputati italiani hanno mostrato il calviniano «midollo del leone» tanto caro al padre dell’Europa Altiero Spinelli e, in dissenso dai rispettivi gruppi italiani ma in linea con le più serie famiglie politiche europee, hanno votato senza esitazioni a Strasburgo tutti gli articoli della risoluzione pro Ucraina. Gli unici tre italiani con il midollo del leone vanno ringraziati, e i loro nomi vanno ricordati come quelli dei tredici professori su milleduecento che rifiutarono di giurare fedeltà al Fascismo. Oggi gli antifascisti italiani al Parlamento europeo sono soltanto Pina Picierno e Elisabetta Gualmini del Pd, e Massimiliano Salini di Forza Italia, a fronte di pusillanimi, mezzi uomini, ominicchi e quaquaraquà.
  • Il sempre citato è mai compreso articolo 11 della Costituzione dice che «l’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali», non la guerra e basta. La guerra che la Costituzione italiana ripudia è la guerra di aggressione russa, volta a offendere la libertà ucraina ed europea, non quella difensiva degli ucraini. Del resto non può che essere così, visto che la nostra Costituzione nasce da una guerra di resistenza, sostenuta dagli alleati democratici, contro il nazifascismo che aveva occupato il nostro paese e offeso militarmente le nostre libertá.

linkiesta.it, 23 ottobre 2024.

  • [Sull'assalto al Campidoglio degli Stati Uniti del 2021] Quel giorno ci furono 6 morti, 174 feriti tra le forze dell’ordine, e 1500 persone arrestate. Nei giorni successivi, quattro poliziotti che avevano difeso Capitol Hill si sono suicidati, nelle settimane seguenti 750 manifestanti sono stati condannati, mentre il mandante in chief ha subìto una seconda procedura di impeachment, dopo quella ricevuta per i rapporti con i russi, da cui si è salvato ancora una volta grazie al voto dei suoi senatori, ma forse è il caso di chiamarli con il nome più adeguato al compito che svolgono: camerieri.
  • Le elezioni presidenziali del 2024 sono la continuazione del colpo di Stato iniziato quattro anni fa, e Joe Biden e il suo Attorney General Merrick Garland hanno la responsabilità di non aver fermato come avrebbero dovuto, con gli schiavettoni, il regista ed esecutore materiale del golpe fallito, nonché l’amico di Putin e il primo presidente antiamericano degli Stati Uniti.
  • La coalizione di Trump è un caravanserraglio politico che mette insieme manovalanza nazista e razzista al servizio di oligarchi della Silicon Valley, di fanatici illiberali della Heritage Foundation, e naturalmente del Cremlino.
  • Il mondo della Heritage Foundation, una squallida involuzione rispetto ai fasti intellettuali dell’era Reagan, ha elaborato il famigerato Project 2025, il programma di governo della nuova Amministrazione Trump, un testo talmente radicale che perfino Trump ha dovuto prendere le distanze, facendo finta di non conoscere gli autori (che in realtà sono tutti suoi stretti collaboratori).
  • Ecco un elenco molto parziale di alcune delle proposte del Project 2025: detenzione ed espulsione forzata di milioni di immigrati senza documenti; revoca dello status legale per mezzo milione di immigrati protetti dal programma Deferred Action for Childhood Arrivals; sospensione delle domande di immigrazione legale per molte categorie; divieto per i cittadini statunitensi di ricevere assistenza abitativa federale se vivono con stranieri anche se detentori di carta verde; abolizione del Dipartimento dell’Istruzione e di altre agenzie minori; ripristino di una legge del 1872 (Comstock Act) per limitare l’accesso alla contraccezione e alle pillole abortive; riduzione massiccia delle tasse ai milionari e alle aziende; sostituzione del sistema federale fiscale con due aliquote piatte del quindici e del trenta per cento; riduzione delle imposte su plusvalenze, successioni e donazioni; introduzione di una tassa nazionale sui consumi; tariffe («del 1000 o 2000 per cento», parole di Trump) sulle importazioni.
    In sintesi, la nuova Amministrazione Trump demolirebbe il sistema di immigrazione su cui si basano gli Stati Uniti d’America da oltre due secoli, cancellerebbe la proporzionalità della pressione fiscale a vantaggio dei più ricchi, e rinchiuderebbe in un protezionismo grottesco il paese, provocando svantaggi evidenti sulla capacità di acquisto della classe lavoratrice e media.
  • [...] il cuore di Project 2025 è la radicale trasformazione della struttura delle istituzioni politiche americane, e in particolare della presidenza. Trump pretende di avere, da presidente, il diritto di poter fare qualsiasi cosa voglia fare, come se il presidente degli Stati Uniti fosse un caudillo di una Repubblica delle banane [...].
    Il progetto trumpiano prevede anche la trasformazione di cinquantamila posti di lavoro a Washington in nomine politiche, costringendo gli attuali dipendenti federali a giurare fedeltà assoluta a Trump e alle sue politiche, oppure a perdere il lavoro ed essere sostituiti da militanti del Make America Great Again.
  • Il 5 novembre gli americani sceglieranno tra una tradizionale candidata democratica americana, Kamala Harris, e un micidiale cocktail di manovalanza nazi-razzista, di pensiero nichilista degli ex hippie della Silicon Valley, di fanatismo illiberale del Project 2025, di influenza russa per sabotare l’alleanza atlantica e il sistema occidentale, miscelato da un artista della truffa pronto a fare il colpo della vita, magari a vita.

linkiesta.it, 9 dicembre 2024.

  • La Guerra Mondiale Siriana ha visto schierati da una parte Iran, Russia e Hezbollah libanesi nel campo del regime di Assad, e dall’altra gruppi di ribelli, islamisti e no, curdi e laici, sostenuti dagli Stati arabi del Golfo e molto blandamente dagli Stati Uniti, con l’opportunista Turchia di Recep Tayyip Erdogan in mezzo a giocare un ruolo ambiguo.
  • [Sulla caduta di Damasco] Assad oggi si è arreso e ha chiesto, e ottenuto, asilo politico a Mosca, perché – dopo il pogrom di Hamas del sette ottobre 2023 e gli attacchi missilistici di Hezbollah e Iran – Israele ha cancellato vertici e manovalanza di Hezbollah e ha indebolito l’Iran degli Ayatollah; ma il regime di Damasco è caduto anche perché l’Ucraina ha resistito all’invasione russa, rendendo così impossibile o insostenibile il sostegno della Russia, oltre che di Iran ed Hezbollah, al dittatore siriano.
  • Dubito che i fatti siriani, e la fuga a gambe levate del dittatore, degli iraniani e dei russi da Damasco e dintorni, riusciranno a fare chiarezza sulla posta oggi in gioco in Europa, e quindi in Italia, anche perché nella cloaca pubblica televisiva che offre il conduttore collettivo unico delle coscienze troveremo sempre i soliti screditati “esperti” a spiegare che cosa sta succedendo, e sono gli stessi che dicevano che la Russia non avrebbe mai attaccato l’Ucraina, che Mosca avrebbe conquistato Kyjiv in pochi giorni, così come già aveva già vinto in Siria.
  • [...] la Russia provoca il caos nelle società occidentali, manipola il consenso con l’ingegnerizzazione delle fake news, corrompe i processi elettorali, finanzia le forze estremiste ed eversive allo scopo di indebolire le democrazie liberali e di riconquistare il controllo dei paesi un tempo colonizzati o sotto la sfera di influenza sovietica, e sfida il mondo libero in Medioriente e in Asia, alleandosi con i peggiori aguzzini mai apparsi sulla faccia della Terra, aiutandoli e facendosi aiutare.
    Gli unici a capirlo, e a spiegarlo in tutte le lingue possibili, sono i paesi che dalla caduta del Muro di Berlino e dal crollo dell’Unione Sovietica si sono affrancati dal colonizzatore moscovita, e che oggi vivono con grande preoccupazione il revanscismo imperialista russo. Loro sanno che non si tratta di chiacchiere, ma di una minaccia esistenziale. E quindi si mobilitano, e avvertono gli europei occidentali del pericolo.
  • [Tulsi Gabbard] è nota per abbeverarsi a Russia Today, per diffondere fake news del Cremlino, per chiedere a Zelensky di arrendersi accogliendo gli invasori e torturatori russi con lo spirito pacifico dell’aloha hawaiano, e perché, nel 2017, andò a Damasco ad abbracciare Bashar al Assad, definendolo «non un nemico degli Stati Uniti», proprio mentre il dittatore siriano massacrava il suo stesso popolo.

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  Citazioni in ordine temporale.

  • Ma perché i neo, ex post fascisti sono contrari ai vaccini? Quale testo sacro gli impone di essere novax? È solo idiozia? È un bug del sistema fascio?[12]
  • Diamo 5 notizie a Sergio Romano:
    1) le migliaia di persone uccise e torturate dai russi erano russofone;
    2) gran parte di quelli che si difendono dai russi sono russofoni;
    3) Zelensky è russofono;
    4) russofono non vuol dire russo;
    5) sostenere il contrario è propaganda russa[13]
  • Il punto del video mussoliniano di Giorgia Meloni non è che all'epoca era diciottenne (io diciottenne ero pannelliano), ma che il video è del 1996, cioè dell'altro ieri. E se l'altroieri, a 18 o a 40 anni, elogiavi Mussolini o Stalin eri irrimediabilmente un cretino.[14]
  • Quei mentecatti che per un anno hanno negato che la Russia stesse per invadere, poi che stesse facendo la guerra, poi che bombardasse gli ospedali e poi le fosse comuni, ora si indignano perché gli ucraini hanno fatto saltare il ponte illegale che porta i carriarmati in Ucraina.[15]
  • La Russia è uno stato terrorista. I russi sono un popolo terrorista. Quelli che da noi ogni giorno chiedono agli ucraini (agli ucraini!) di fermarsi sono volenterosi complici di Putin.[16]
  1. Da Hurrà Juventus. Un anno in bianconero, annuario ufficiale 2016 Juventus F.C., Magic Press, 2016, ISBN 978-8869132674; citato in La rimonta, 24ilmagazine.ilsole24ore.com, 6 gennaio 2017.
  2. a b Da Chiudete internet, Marsilio, 2019, ISBN 978-88-297-0025-7; citato in Il populismo italiano è cominciato nel '93, ilpost.it, 25 marzo 2019.
  3. Da "Prima della guerra, in Iraq non c'era terrorismo"?, linkiesta.it, 24 settembre 2004.
  4. a b Da Osservatorio Romano, linkiesta.it, 18 ottobre 2005.
  5. Da Mosca, Sarajevo, Baghdad, Tblisi, linkiesta.it, 14 agosto 2008.
  6. Da L'alleanza contro gli stronzi, linkiesta.it, 12 ottobre 2019.
  7. Da Il bonifico a Casaleggio non è un problema, il problema è Casaleggio, linkiesta.it, 23 dicembre 2019.
  8. Da Pessimismo virale, linkiesta.it, 13 marzo 2020.
  9. Da Slava America, linkiesta.it, 22 dicembre 2022.
  10. Da Roosevelt cercasi, linkiesta.it, 8 agosto 2023.
  11. Da L'adesione non russa, linkiesta.it, 15 dicembre 2023.
  12. Da un post sul profilo ufficiale twitter.com, 14 luglio 2021.
  13. Da un post sul profilo ufficiale twitter.com, 12 giugno 2022.
  14. Da un post sul profilo ufficiale twitter.com, 16 agosto 2022.
  15. Da un post sul profilo ufficiale twitter.com, 8 ottobre 2022.
  16. Da un post sul profilo ufficiale twitter.com, 10 ottobre 2022.

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