Guerra civile siriana

conflitto armato in corso in Siria dal 2011

Citazioni sulla guerra civile siriana.

Carri armati distrutti in Azaz nel 2012

Citazioni

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  • È facile definire la strategia statunitense in Siria, anche se è più una lista dei desideri che una vera strategia. Si tratta di "contenere" il terribile gruppo Stato islamico che controlla ormai la Siria orientale e l'Iraq occidentale, oltre che rovesciare la brutale dittatura di Bashar al Assad e sostituirla con delle forze ribelli "moderate". (Gwynne Dyer)
  • È un errore non cooperare con il governo siriano di Bashar al-Assad. In Siria solo le forze di Assad e i curdi stanno combattendo valorosamente il terrorismo. Per fronteggiare l'Is occorre una coalizione internazionale come quella che si creò contro Hitler durante la Seconda Guerra mondiale. (Vladimir Putin)
  • È una guerra ideologica che prospera nell'ignoranza. La sfida è: come aiutare idealmente e culturalmente la nuova generazione? Il più piccolo dei miei figli frequenta la prima media. Metà della sua vita l'ha vissuta in guerra. Non ricorda più cosa vogliano dire semplici azioni come andare ad un ristorante o passeggiare su una spiaggia. Parlo di mio figlio come esempio di una generazione intera. Pensiamo ai bambini che crescono in mezzo alle bestie di Raqqa! (Asma al-Assad)
  • Ho deciso di accrescere il sostegno militare alla coalizione di opposizione siriana: il massacro di civili con gas non può restare senza risposta. (François Hollande)
  • Il nucleo della tragedia della Siria sta nel fatto che Asad e l'ISIS rappresentano le due facce della stessa medaglia. Entrambi vogliono il popolo siriano, o ciò che ne resta, escluso dall'equazione. Entrambi dispongono di una base popolare sufficiente per resistere ancora un po' di tempo anche nel caso in cui non ricevessero aiuto dall'esterno come regolarmente avviene. Allo stesso tempo nessuno dei due è abbastanza forte o avrà mai la base popolare per imporre il proprio programma alla Siria. (Amir Taheri)
  • In Siria la brutale repressione del regime di Assad ha portato il Paese sull'orlo del baratro. La drammatica situazione umanitaria, l'afflusso di profughi nei Paesi vicini, gli scontri lungo la frontiera con la Turchia, i rischi di derive estremistiche richiedono una risposta determinata e coesa della comunità internazionale. L'Italia chiede fermamente che il regime siriano cessi le violenze e avvii la transizione politica. (Giulio Terzi di Sant'Agata)
  • In Siria, nessuno ha vinto, al contrario tutti hanno perso non solo i cittadini siriani, ma anche gli altri Stati della regione visto che il conflitto ha generato forte incertezza. [...] Bisogna porre fine a questo conflitto senza senso, che costituisce una minaccia terribile alla sicurezza globale. (António Guterres)
  • In Siria stiamo seguendo due esercizi politici molto delicati che si intrecciano le operazioni militari. Il primo tende a mettere d'accordo i Paesi del Gruppo di Vienna su quali siano i gruppi terroristici. Il secondo, coordinato dalle Nazioni unite, deve individuare i gruppi anti-Assad che in gennaio dovranno partecipare al negoziato con esponenti del regime siriano. Se effettivamente riusciremo a fare partire il negoziato, scatterà anche un cessate il fuoco che è la prima luce di speranza in quel Paese martoriato da anni di massacri. (Paolo Gentiloni)
  • In Siria tutto ciò che i mullah hanno costruito sta vacillando, perché è stato eretto sulla sabbia. Sebbene il regime teocratico abbia speso miliardi di dollari all'anno per sostenere Bashar Assad, oggi il dittatore siriano sta arrancando. Spero che in quel giorno vittorioso Khamenei si unirà ad Assad davanti alla Corte Penale Internazionale che li giudicherà per il massacro di 300.000 uomini, donne e bambini siriani. (Maryam Rajavi)
  • Israele ha provato fino a oggi a non intervenire in quello che sta succedendo in Siria. Tuttavia, dopo la vittoria sullo Stato Islamico, la situazione è cambiata, poiché le forze pro-iraniane hanno preso il controllo. [...] Da ora in poi, Israele vedrà le attività iraniane in Siria come un obiettivo. Non esiteremo ad agire, se la nostra sicurezza ce lo richiederà. (Benjamin Netanyahu)
  • In Siria tutto è iniziato con il popolo che chiedeva riforme, democrazia. Il regime [di Assad] ha iniziato a uccidere il popolo, è partita poi una guerra civile. Poi è arrivato il Daesh, contro cui molti hanno combattuto, compreso il Libano perché sono entrati anche da noi, hanno conquistato dei villaggi fino a quando 2 mesi fa siamo riusciti a sconfiggerli e finalmente a cacciarli dal nostro territorio. Alla fine di questo ciclo rimarrà il problema Assad: lui è ancora lì, ma non potrà rimanere alla guida di un popolo che ha ordinato di massacrare. L'errore più grande sarebbe lasciare Assad al comando. Non è possibile, possiamo pensare a una transizione, ad altri modi, ma deve andarsene. (Saʿd Ḥarīrī)
  • La crisi siriana deve essere risolta dal popolo siriano. Noi siamo contro il terrorismo, la guerra civile e gli interventi stranieri. Spero che con l'aiuto di tutti i paesi della regione e del mondo, la pace e la calma ritornino in Siria. La crisi siriana sarà risolta dal voto dei siriani. Siamo preoccupati per la guerra civile e le ingerenze straniere. L'attuale governo [del presidente Bashar Al Assad] deve essere rispettato dagli altri Paesi fino alle prossime elezioni. In seguito sarà il popolo a decidere. (Hassan Rouhani)
  • La Siria è una delle più grandi tragedie nella storia del mondo arabo. Sogniamo di vedere Bashar al-Assad e Putin, i due grandi massacratori del popolo siriano, comparire davanti a un tribunale internazionale. Purtroppo, però, ciò non accadrà mai perché prima di loro dovrebbe comparire il grande criminale di guerra George W. Bush. Dunque il mondo arabo rimane diviso e vive sotto la minaccia del terrorismo nel nome dell'Islam. (Tahar Ben Jelloun)
  • La Siria rappresenta oggi la pagina più dolorosa. Le atrocità di Assad hanno portato il paese alla guerra civile con conseguenze umanitarie devastanti. La comunità internazionale è stata finora incapace di arrestarla. Lo scenario è aggravato dai rischi di instabilità regionale e di contagio dei paesi vicini – penso in particolare al Libano, dove anche l'Italia è attivamente partecipe in una missione internazionale di stabilizzazione e di pace. (Giorgio Napolitano)
  • Mi sono recata al confine siriano e ho assistito all'arrivo di ondate di sfollati in fuga verso la Giordania. Per arrivare fin lì avevano attraversato il deserto a piedi senza nient'altro che i vestiti che indossavano. Molti bambini erano senza scarpe. Sono scoppiata a piangere nell'assistere alle loro sofferenze. Nei campi profughi la maggior parte dei bambini non andava a scuola. A volte la scuola non c'era. A volte andare a scuola era pericoloso. E a volte i bambini lavoravano invece di ricevere un'istruzione, perché il padre era stato ucciso. Ho visto tanti bambini lungo la strada, in un clima torrido, in cerca di lavori pesanti come il trasporto di pietre per poter nutrire la loro famiglia.
    Il mio cuore era pieno di dolore. Qual è il loro peccato? Che cos'hanno fatto di male per dover emigrare? Perché questi bambini innocenti devono sopportare tali avversità? Perché vengono privati della scuola e di un ambiente pacifico? (Malala Yousafzai)
  • [Sulle ragioni del non intervento armato USA nella Guerra civile siriana.] Militarmente, dov'è il nostro comandante in capo delle forze armate? Ora si parla di nuovi interventi. Io dico, fino a che non sappiamo quello che stiamo facendo, fino a che non abbiamo un comandante in capo che sa cosa sta facendo, lasciamo che questi paesi islamici radicali, che non rispettano nemmeno i diritti umani più basilari, in cui entrambi gli schieramenti si massacrano a vicenda mentre alzano la voce su una linea rossa arbitraria, urlando "Allah Akbar", io dico che fino a che qualcuno non sa cosa stiamo facendo, lasciamo che se la sbrighi Allah. (Sarah Palin)
  • Non c'è famiglia in Siria che non abbia perso una persona cara. Oggi i genitori partecipano ai funerali dei loro figli piuttosto che ai loro matrimoni. (Asma al-Assad)
  • [Annunciando l'intervento militare del Regno Unito nella Guerra civile siriana del 2018] Non c'erano alternative all'uso della forza [...] Ho ordinato alle forze britanniche di condurre attacchi coordinati e mirati per ridurre il potenziale dell'armamento chimico del regime siriano e dissuaderne l'uso. (Theresa May)
  • Se si affronta la questione siriana, bisogna darsi un obiettivo che non può limitarsi alla rimozione di un uomo [Bashar al-Assad], bisogna avere in mente uno sbocco istituzionale. (Henry Kissinger)
  • Washington non vuole Assad, non vuole l'Isis e non vuole Putin nel Mediterraneo. Un tale groviglio di desideri incompatibili sarebbe più facilmente sostenibile se il presidente Obama fosse disposto a impegnare le forze americane sul terreno. Ma esclude anche questa possibilità, forse perché non vuole concludere il suo mandato con una operazione che ricorderebbe, anche se in circostanze alquanto diverse, quella del suo predecessore alla Casa Bianca. Ha un altro piano? (Sergio Romano)
 
Bashar Al-Assad
  • A causa di questo conflitto ci sono stati diversi cambiamenti demografici, soprattutto in seguito allo spostamento delle persone all'interno o all'esterno della nazione. Dopo la guerra, la maggioranza dei siriani tornerà in patria e la Siria rinascerà perché finora non è ancora svanita. Questa guerra, inoltre, ha unito tanti siriani che hanno imparato moltissime lezioni. Se non ci accettiamo reciprocamente, se non ci rispettiamo reciprocamente, non possiamo avere una società unita e, così facendo, la Siria non rinascerà.
  • [Sul possibile intervento militare congiunto in Siria di Francia, Regno Unito e Stati Uniti d'America] È uno scontro storico e ne usciremo vincitori. Un attacco alla Siria rafforzerà i nostri animi. La Siria si difenderà da ogni aggressione straniera.
  • [Sul possibile intervento militare congiunto in Siria di Francia, Regno Unito e Stati Uniti d'America] Fin dall'inizio della crisi, siamo sempre stati sicuri che sarebbe arrivato il momento in cui il vero nemico avrebbe mostrato il suo volto intervenendo nel nostro Paese.
  • Finché ci saranno terroristi in Siria ogni abitante del Paese sarà in pericolo, questo è certo. La domanda importante è: chi aiuta e sostiene i terroristi? Ed è una domanda che vorrei fare ai politici europei, che fin dall'inizio della crisi in Siria hanno preso una strada che ha portato alla distruzione del nostro Paese, alla diffusione del terrorismo in tutta la regione, al succedersi di attentati in Europa e alla crisi dei rifugiati.
  • Il problema siriano ha molte sfumature ed è reso ancor più complicato dalle ingerenze esterne.
  • La guerra è una lezione durissima per qualunque società. E noi non possiamo limitarci a prendercela con l'Occidente o con le petromonarchie del Golfo Persico che finanziano i terroristi.
  • La lotta è contro il terrorismo e non ci fermeremo fino a quando non ce ne sarà più in Siria.
  • La priorità, ora, è sbarazzarsi dei terroristi per arrivare alla riconciliazione nazionale. Fatto questo, discuteremo liberamente di qualunque argomento o riforma.
  • La Siria sta fronteggiando un grande complotto i cui tentacoli si estendono da alcuni paesi stranieri, vicini e lontani, nonché dall'interno. Un piano che ha sfruttato la tempistica, se non la forma, di ciò che sta accadendo in altri paesi arabi.
  • [Sul possibile intervento militare congiunto in Siria di Francia, Regno Unito e Stati Uniti d'America] È preoccupante che si stia già preparando una coalizione di volenterosi ancora prima della proposta di una risoluzione Onu. Francamente, non so cosa voglia realmente fare questa coalizione. Punire Assad? Porre fine al conflitto? Non lo so, non mi è chiaro.
  • Prima di assumere qualunque tipo di iniziativa in Siria bisogna pensarci mille volte perché le ripercussioni potrebbero essere drammatiche.
  • Ritengo che debba essere il Consiglio di Sicurezza ad assumere le decisioni dovute e prendersi le responsabilità che derivano dal suo ruolo di garante della pace e sicurezza internazionali. Voglio essere chiara: siamo di fronte a un crimine di guerra e il governo italiano [il Governo Letta] si associa pienamente alla condanna internazionale. Tuttavia l'Italia non parteciperà attivamente ad azioni militari deliberate e attuate al di fuori del contesto delle Nazioni Unite. Il nostro Paese è già impegnato ai limiti delle sue possibilità in diversi teatri internazionali: in Libano con 1100 uomini, in Afghanistan con 3200 soldati, nei Balcani con 650 effettivi, nell'Oceano Indiano con più di 300 uomini, nel Sinai con 80 osservatori. E non cito tutte le altre presenze minori in Libia, Somalia, Mali, Emirati Arabi, Malta etc. per un totale di quasi 6000 militari.
  • Il regime siriano ha qualcosa da nascondere. Il via libera agli ispettori è arrivato troppo tardi. Siamo in possesso di informazioni e le stiamo valutando insieme agli alleati.
  • Non è possibile giustificare l'uso di armi messe al bando da tutta la comunità internazionale, si tratta di qualcosa che dovrebbe colpire tutto il mondo. [...] L'uso di queste armi, come il tentativo di coprirne il ricorso, offende tutta l'umanità.
  • In Siria c'è stato un attacco chimico su larga scala, indiscriminato e che ha scosso la coscienza del mondo. Le armi chimiche sono state usate e sappiamo che il regime le ha ed è determinato a eliminare l'opposizione da quei luoghi che sono stati oggetto dell'attacco. La tardiva decisione di permettere un accesso [agli ispettori delle Nazioni Unite] è fin troppo tardiva per essere credibile. Il presidente [Barack Obama] prenderà una decisione informata su come rispondere. Egli crede che chi ha fatto ciò ne sia ritenuto responsabile.
  • Il nostro territorio non può essere raggiunto da eventuali attacchi siriani con gas mortali, dobbiamo però evitare in ogni modo che armi chimiche possano essere usate contro di noi.
  • Non sarà un nuovo Iraq e non ci sarà un lungo conflitto qualora decidessimo di entrare in azione. In Siria possiamo utilizzare un approccio che non ci faccia ripiombare in una lunga guerra, o una ripetizione dell'intervento in Iraq.
  • Vogliamo che il regime di Assad comprenda che usare armi chimiche su larga scala contro il proprio popolo, contro donne, bambini, non infrange solo le norme internazionali, e ogni standard di decenza, ma crea anche una situazione in cui gli interessi nazionali degli Stati Uniti vengono colpiti e questo deve cessare.
  • Che fine hanno fatto i "nostri" ribelli? Ecco una domanda che nessuno si pone. Alcuni si muovono ancora tra le rovine dei quartieri poveri della città, ma molti sono fuggiti, chi nei territori occupati ancora dall'Isis, chi ad Idlib, dove i gruppi armati "moderati" ancora resistono. Ma dall'Occidente non arrivano più soldi né aiuti perché Washington è piombata nel letargo post elettorale.
  • Il mondo ha rivissuto gli orrori della guerra in Kossovo ed in Serbia, ma questo non ha distratto nessuno dalla corse agli acquisti di Natale.
  • La guerra è guerra, potrebbero obiettare in molti, ma quella civile in Siria è la prima vera guerra del XXI secolo, un conflitto dove la propaganda online ed i social media giocano un ruolo chiave, di gran lunga superiore a quello militare. È infatti impossibile comprendere cosa davvero stia succedendo, distinguere tra i criminali di guerra e le loro vittime. Ed è difficile sotto tutti i punti di vista persino individuare i motivi ultimi di questa guerra.
  • La rivoluzione siriana sin dall'inizio è stata caratterizzata da settarismo etnico, religioso e politico. Nel marasma dei vari gruppi si sono inseriti gli sponsor arabi che hanno creato le loro milizie. In questa nuova guerra per procura moderna (la prima è stata quella dei Balcani) chiunque aveva soldi da spendere si è fatto avanti, ma il problema centrale resta la cultura di servilismo dei rivoltosi locali, non solo in Siria ma in tutto il Medio Oriente: senza le armi e i soldi degli sponsor non succede nulla. A questa si aggiunge la corruzione delle forze armate e della polizia che per anni hanno agito da mercanti d'armi per i vari sponsor.
  • Sin dall'inizio si è trattato di una guerra per procura, tra potenze sunnite e sciite sostenute dai loro alleati. La primavera araba è stata il casus belli, subito messo da parte da interessi ben più grandi.
  • In alcuni luoghi del mondo la pietà non è possibile. Non vorrei generalizzare, ma la Siria che ho conosciuto io è uno di questi. L'uomo lì è obbligato a praticare il male per non essere eliminato. In quei sistemi totalitari, dove la guerra è una pratica quotidiana, come fai a essere buono? Credo sia impossibile.
  • La Siria è entrata, come la Somalia, in un gorgo di guerra infinito. Gli attori sul territorio, USA, Russia, Bashar, sono diventati i soggetti di un teatrino, i burattini comandati, ormai, dalla guerra stessa, che si autoalimenta generando un ciclo infinito. La guerra in Siria durerà almeno altri quarant’anni senza incontrare una soluzione ed è entrata in questo circolo perché chi poteva ha deciso di non occuparsene, lasciando che il gioco si sviluppasse in autonomia.
  • La Siria è il Paese del Male; dove il Male trionfa, lavora, inturgidisce come gli acini dell’uva sotto il sole d’Oriente. E dispiega tutti i suoi stati; l’avidità, l’odio, il fanatismo, l’assenza di ogni misericordia, dove persino i bambini e i vecchi gioiscono ad essere cattivi. I miei sequestratori pregavano il loro Dio stando accanto a me, il loro prigioniero dolente, soddisfatti, senza rimorsi e attenti al rito: cosa dicevano al loro Dio?

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