Saddam Hussein

politico e militare iracheno (1937-2006)

Saddām Husayn ʿAbd al-Majīd al-Tikrītī (1937 – 2006), politico iracheno.

Saddam Hussein

Citazioni di Saddam Hussein

modifica
 
Saddam Hussein nel 1988 con Michel Aflaq, fondatore del Partito Ba'th
  • È lui che ha creato il partito. Come posso dimenticare ciò che Michel Aflaq ha fatto per me? Se non fosse stato per lui non sarei a questo posto. (da un'intervista nel 1980[1])
  • [Ultime parole pochi istanti prima dell'esecuzione: 30 dicembre 2006] Spero che resterete uniti e vi metto in guardia: non date fiducia alla coalizione iraniana, questa gente è pericolosa.[2]

Discorso sulla nazionalizzazione del petrolio

da Saddam Hussein on oil nationalisation, Ath-Thawra House Baghdad-Iraq, giugno 1973

  • La nazionalizzazione del petrolio iracheno è stata il coronamento d'una lotta audace e incessante che è durata per più di mezzo secolo contro la dominazione e lo sfruttamento straniero.
The nationalisation of Iraqi oil crowned a dauntless unremitting struggle that lasted for over half a century against foreign domination and alien exploitation.
  • Possiamo certamente dire che il petrolio fu l'impulso della gloriosa lotta del popolo iracheno per l'indipendenza economica e il progresso sociale.
One can safely say that oil was the fuel of the glorious struggle of the Iraqi people for economic independence and social progress.
  • L'indipendenza economica è uno degli scopi principali della Rivoluzione del 17 luglio. Ciò significava nulla di meno della liberazione delle risorse petrolifere del paese che sono la fonte fondamentale dei redditi.
Economic independence is one of the main aims of the July 17 Revolution. This meant nothing less than the liberation of the country's oil resources, being the basic source of income.

Discorso del tredicesimo anniversario della rivoluzione

da President Saddam Hussein's speech on National Day: The thirteenth anniversary of the 17-30 July 1968 Revolution, Dar Al-Ma'mun, 1981

  • Il popolo [iracheno] non diede alla Rivoluzione la sua fiducia per caso, né all'inizio diede il suo appoggio assoluto. Invece, osservò la Rivoluzione rigorosamente e criticamente, e lo considerò con cautela, fino a che non si accorse gradualmente che sia il popolo che la Rivoluzione costituissero un solo corpo.
The [Iraqi] people did not offer the Revolution their confidence by chance, nor did they in the beginning give it their absolute support. Rather, they watched the Revolution strictly and critically and dealt with it with awareness until they increasingly came to realize that both the people and the Revolution are but one body.
  • Sia lodato Dio onnipotente per tutto ciò che è stato realizzato, e congratulazioni a voi, grandi iracheni, per quanto avete ottenuto. Meritate giustamente il bene e la gloria. Siete un popolo che ha offerto tanto alla vita. Migliaia di anni fa, avete offerto grandi civiltà all'umanità e acceso la torcia della scienza e della conoscenza. Insieme agli altri figli della vostra grande nazione araba, avete contribuito, con grande merito, a propagare grandi messaggi celesti. Attraverso secoli di declino, voi, i vostri padri e i vostri avi avete vissuto per secoli sotto l'oppressione, la tirannia, l'arretratezza e la povertà. I vostri nemici credevano che aveste perso la vostra opportunità storica per sempre. Ma malgrado tutte le sofferenze che avete subito durante quelle fasi oscure della vostra storia, avete dimostrato d'essere un popolo vivo, che siete i figli d'una nazione viva e vigorosa, e che siete i discendenti di quei grandi antenati, i famosi capi, costruttori, artefici storici della civiltà e Messaggeri.
Praise be to Almighty God for all that has been realized and congratulations to you, great Iraqis, on what you have achieved. You rightly deserve good and glory. You are a people which has offered a lot to life. Thousands of years ago, you offered great civilizations to humanity and lit the torch of science and knowledge. Together with other sons of your great Arab nation, you contributed – with great distinction – to spreading the great heavenly messages. Throughout eras of decline, you, your fathers and grandfathers lived for centuries under oppression, tyranny, backwardness and poverty. Your enemies thought that you had lost your historical opportunity for ever. But – despite all that you suffered during those dark stages of your history – you have proved that you are a living people, that you are the sons of a living and vigorous nation, and that you are the descendants of those great ancestors, the well-known historical leaders, constructors, originators of civilization and Message-bearers.
  • Un anno fa, ho detto nella stessa occasione che negli anni che seguirono la Rivoluzione, l'Iraq giunse decisamente e completamente da un'era all'altra: dall'era della schiavitù, dello sfruttamento, della povertà, dell'arretratezza e della debolezza all'era della libertà, della giustizia, della prosperità, del progresso e della forza.
    Questa è l'essenza del trionfo della Rivoluzione – che è la fonte del nostro orgoglio. Il vero valore di questa impresa è straordinariamente messo in luce oggi, in questa grande battaglia in cui combattiamo contro l'aggressione iraniana. L'Iraq ha ottenuto la vittoria in dieci mesi di combattimento eroico contro uno stato aggressivo, la cui popolazione e grandezza sono più di tre volte superiori a quelle dell'Iraq, e la cui potenza militare era fino a poco tempo fa [prima della guerra] considerata fra le più potenti e moderne del mondo.
    L'Iraq ha ottenuto la vittoria mentre lottava da solo, senza alcun sostegno da parte d'una grande potenza o gruppo internazionale.
Last year, I said on the same occasion that in the years that followed the Revolution, Iraq had moved decisively and comprehensively from one age to another – from the age of servitude, exploitation, poverty, backwardness and weakness to the age of freedom, justice, prosperity, progress and strength.
This is the essence of the Revolution's achievement – which is the source of our pride. The real value of this achievement is remarkably highlighted today, in this great battle which we are fighting against Iranian aggression. Iraq has achieved victory in ten months of heroic fighting against an aggressive state, whose population and size are more than three times those of Iraq, and whose military power was until recently [before the war] considered among the strongest and most modern in the world.
Iraq has achieved victory while fighting alone, without any support from a great power or an international group.
  • Per la prima volta nella storia moderna, uno stato del Terzo Mondo è riuscito a combattere con successo una guerra di difesa, la più lunga guerra del genere fra due eserciti regolari dalla Seconda guerra mondiale – senza essere sotto l'ombrello d'un particolare patto militare o l'influenza d'una particolare grande potenza, e senza subire limitazioni nella sua volontà e indipendenza o abbandonare i suoi principi e la sua politica.
For the first time in modern history a Third World state has successfully fought a defensive war – the longest such war between regular armies since the Second World War – without being under the umbrella of a particular military pact or the influence of a particular great power; and without suffering any shackles on its will and independence, or abandoning its principles and policies.
  • L'aggressione persiana contro l'Iraq fu il risultato degli atteggiamenti arroganti, razzisti e perfidi della cricca al governo in Iran. Allo stesso tempo, fu un complotto sionista e imperialista volto a liquidare la rinascita dell'Iraq e a frenare il suo sviluppo per decenni.
The Persian aggression against Iraq was a result of the arrogant, racialist and evil attitudes of the ruling clique in Iran. At the same time, it was a Zionist and imperialist conspiracy aimed at liquidating Iraq's revival and checking its development for decades.
  • L'aggressione dell'entità sionista contro il reattore nucleare il 7 giugno 1981 non fermerà il corso del progresso scientifico e tecnico in Iraq. Fa invece da ulteriore forte stimolo per sviluppare questo corso, e dargli ancora più risorse e protezione più efficace.
The aggression of the Zionist entity against the nuclear reactor on 7 June 1981 will not stop the course of scientific and technical progress in Iraq. Rather, it is an additional strong stimulus to develop this course, and to provide it with even greater resources and with more effective protection.
  • Il petrolio è un dono concesso alla nazione araba da Dio, da usare – dopo secoli di povertà, arretratezza e servitù – per elevare il suo tenore di vita, sviluppare le sue condizioni economiche, sociali e culturali, e consolidare il suo proprio potere per affrontare le sfide che lo assillano i complotti che lo circondano.
The oil is a gift bestowed by God on the Arab nation, to use – after centuries of poverty, backwardness and servitude – in raising its living standards, developing its economic, social and cultural conditions, and building up its own power to meet the challenges and conspiracies besetting it.
  • Non c'è da stupirsi che ci siano differenze e contraddizioni nella nazione araba. In ogni caso, la sua volontà più forte è la volontà di indipendenza; un destino, un'approcio generale da nazione unita, e il desiderio di rapporti liberi, onesti ed egalitari con i paesi del mondo.
The Arab nation no doubt contains differences and contradictions. Nevertheless, its strongest will is the will of independence – one destiny, one general approach as one nation, and the desire for free, honest and equal dealings with the countries of the world.

Intervista dopo Operazione Babilonia

da President Saddam Hussein interviewed on Zionist raid on Iraqi reactor, Dar Al-Mamun, 1981

  • Sapete che le donne prima della Rivoluzione [del 17 luglio 1968] erano in una situazione sociale ed economica pressoché simile a quella delle donne nel Terzo Mondo in generale. Ma la condizione delle donne è cambiata notevolmente, non in termini di progresso graduale e relativo, ma piuttosto il cambiamento è stato tangibile. Nel corso della sua lunga storia, il Partito Ba'th Socialista Arabo si è sforzato di illuminare le donne sull'importanza della loro integrazione con gli uomini in tutti gli aspetti umani, politici e sociali.
You know that before the Revolution [of 17 July 1968] women in Iraq were in a social and economic situation almost similar to that of women in Third World countries generally. But the position of women has changed considerably, not in terms of gradual and relative progress but rather the change has been substantial. Throughout its long history, the Arab Ba'th Socialist Party has endeavoured to enlighten women as to the significance of their integration with men in all human, political and social aspects.
  • Sapete che "Israele" attaccò Baghdad, anche se l'Iraq non gli è contiguo né militarmente o geograficamente. Ovviamente, questo significa che "Israele" è psicologicamente e realmente preparato a scatenare l'aggressione contro di noi in qualsiasi momento.
You know that "Israel" attacked Baghdad despite the fact that Iraq is not militarily or geographically adjacent to it. This obviously means that "Israel" is psychologically and actually prepared to launch aggression against us at any moment.
  • [...] è diventato praticamente chiaro per tutti gli arabi, inclusi gli iracheni, che Israele non è una compagine di ebrei, siano essi palestinesi o d'altre origini, che cerca rifugio in seguito alle persecuzioni subite sotto i nazisti. Si tratta invece di un'entità che non esita ad intraprendere atti d'aggressione contro la nazione araba ogni volta che disponga dell'abilità tecnica.
[...] it has become almost clear to all Arabs, including Iraqis, that "Israel" is not a group of Jews, whether of Palestinian or other origins, seeking a refuge after their persecution under the Nazis. Rather, it is an aggressive entity which does not hesitate to launch acts of aggression against the Arab nation whenever it has the technical ability.
  • [...] dal momento che "Israele" possiede la bomba atomica, tutti i popoli pacifici dovrebbero aiutare gli arabi ad acquisire una tale arma per amore della pace, indipendentemente alle intenzioni e dalle risorse di costoro. Questo aiuto compenserà lo squilibrio che esiste ora tra il possesso di "Israele" della bomba atomica e la mancanza di qualunque arma simile per gli arabi. Ciò farà sì che "Israele" esiti ad utilizzarla contro di loro.
[...] when "Israel" possesses the atomic bomb all peace-loving peoples should help the Arabs to acquire such a weapon for the sake of peace – irrespective of the Arabs' intentions and resources. This aid will help redress imbalance which now exists between "Israel's" possession of the atomic bomb and the Arabs' lack of any such weapon. It will make "Israel" hesitate to use its bomb against them.
  • Crede che ci sia un paese nel mondo disposto a fornire agli arabi i reattori necessari per produrre una bomba atomica? In passato, i francesi aiutarono "Israele" a costruire il reattore nucleare a Dimona. La competenza americana fu messa a disposizione d'Israele in un modo o nell'altro per produrre la bomba atomica. Eppure crediamo non ci sia nessuna potenza mondiale disposta ad aiutare gli arabi in questa direzione.
Do you think there is any country in the world willing to provide the Arabs with reactors capable of producing an atomic bomb? In the past the French helped "Israel" to build the nuclear reactor at Dimona. American expertise was put at "Israel's" disposal in one way or another to produce the atomic bomb. Yet we believe no world party is ready to help the Arabs in this direction.
  • Da questa esperienza, gli iracheni e gli arabi hanno imparato che debbono seppellire i più importanti organismi strategici della loro economia, le istituzioni scientifiche e quanto ad essi è indispensabile in tecnica, fino al livello di profondità in cui sarebbero immuni anche ad un attacco diretto con una bomba atomica.
The Iraqis and the Arabs have learnt from this experience that they should bury the most important strategic organs in their economy, scientific bodies and technical requirements, to a degree where they would be immune from even a direct strike with a nuclear bomb.
  • "Israele" è il nemico degli arabi, e noi siamo in prima fila tra gli arabi che tentano di smascherarlo e neutralizzare la sua aggressione.
"Israel" is the enemy of the Arabs and we are in the forefront of the Arabs who seek to expose "Israel" and counter its aggression.
  • Dico chiaramente che gli arabi non dovrebbero accettare d'essere governati dalla legge "israeliana". Allo stesso tempo, non dovrebbero accettare la persecuzione di qualsiasi popolo nel mondo, inclusi gli ebrei palestinesi, indipendentemente dal danno inflitto ad essi da 'Israele', o meglio, dal cosiddetto stato di 'Israele', poiché lo consideriamo un'entità aggressiva.
I say clearly that the Arabs should not accept to be ruled by "Israeli" law. At the same time, they should not accept the persecution of any people in the world, including the Palestinian Jews, irrespective of the harm inflicted upon them by "Israel" – or rather, the so-called state of "Israel" because we consider it an aggressive entity.
  • [Su come vedeva gli arabi in futuro.] Vedo gli arabi in possesso di mezzi più sviluppati e meno vulnerabili a questioni secondarie che creano divisione. Posso vederli con una mentalità più evoluta in politica, economia, tecnologia e scienza. Saranno quindi molto migliori di oggi.
I can see the Arabs with more developed means and with less vulnerability to minor divisive issues. I can see them with a more developed mentality in politics, economy, technology and science. So they will be much better than they are now.

Discorso al Movimento dei paesi non allineati

da President Saddam Hussein addresses the 6th Non-aligned Summit meeting, Dar Al-Mamun, 1982

  • In questa era moderna, il Movimento dei paesi non allineati viene come un'espressione della forte e autentica necessità dei popoli del mondo di sbarazzarsi dei residui della dominazione e della minaccia imperialista che è stata imposta sulla loro libertà, le loro risorse, la loro identità nazionale, e il loro retaggio culturale nazionale, per tacere delle varie forme di estorsione e furto imperialista che hanno subito.
In this modern age, the Non-aligned Movement comes as an expression of the strong and genuine need of world peoples to rid themselves of the vestiges of imperialist domination and threat which had been imposed on their freedom, resources, national identity and national cultural legacy, to say nothing of the various forms of imperialist extortion and pilferage which they have suffered.
  • L'Iraq ha dato, e certo continuerà a dare, tutto il sostegno materiale e morale ai popoli d'Africa e dell'America latina che combattono per la libertà e l'indipendenza. Inoltre, l'Iraq sostiene energicamente la lotta del popolo dello Zimbabwe per riconquistare tutti i suoi diritti legittimi, proprio come sostiene anche la lotta per la completa e assoluta indipendenza della Namibia, la stessa indipendenza attualmente negata dalla cricca razzista esistente in Sud Africa.
Iraq has been giving, as indeed it shall continue to give, all the material and moral support to the peoples of Africa and Latin America who struggle for freedom and independence. Iraq strongly supports, moreover, the struggle of the people of Zimbabwe to regain all their legitimate rights, as it also supports Namibia's struggle for complete and unimpaired independence – the very independence which is presently being denied by the racialist base existing in South Africa.
  • Il trattato di Camp David e gli accordi successivi conclusi tra il governo egiziano e l'entità sionista sotto gli auspici dell'imperialismo americano costituiscono un tentativo molto grave di sopprimere il diritto del popolo arabo palestinese di riconquistare la sua patria e paese.
The Camp David agreement and the ensuing accords that were concluded between the Egyptian Government and the Zionist entity under the auspices of the American imperialism, constitute a very serious attempt to do away with the right of the Palestinian Arab people to regain their homeland and country.
  • Il vero significato dei due accordi di Camp David, e del trattato di pace separato, non è altro che il tentativo di rafforzare l'entità sionista aggressiva e razzista, istituendo la sua occupazione e permettendole di raccogliere i frutti della sua aggressione, oltre che spalancare la porta all'imperialismo americano, permettendogli di estendere la sua influenza e il suo dominio sui paesi arabi.
The true significance of the two Camp David agreements, and the separate peace treaty, is no more than an effort at reinforcing the aggressive, racialist Zionist entity, establishing its occupation and enabling it to reap the fruit of its aggression as well as opening the door wide open to allow American imperialism to stretch its influence and domination over the Arab area.

Intervista

da President Hussein interviewed by American researcher, Dar Al-Mamun, 1983

  • Quando cominciai ad agire clandestinamente dalla mia nuova posizione, la questione principale di fronte a noi era: Perché il nostro popolo perse fiducia in tutto? Perse fiducia nel suo capo, nell'impiegato di stato, nel futuro, in ogni cosa visibile, dubitativo di tutto ciò che non potesse essere visto. Arrivammo al fondamentalmente convincimento che questo popolo avesse una personalità insolitamente energica, un'energia che tentava sempre d'esprimere attraverso i canali giusti per dare la sua propria profonda e fedele espressione di vita. Ma i governanti imprigionavano sempre il popolo in angusti confini dove non poteva esprimere pienamente la sua personalità nel modo desiderato.
When I started underground activity from my new position, the basic question before us was: Why did our people lose faith in everything? They lost faith in the ruler, the government employee, the future, everything visibile around, doubting whatever could not be seen. We came to a basic belief that this people has a personality of an unusual energy, always trying to express that energy through the right channels, to give its own deep and faithful expression of life. But the rulers always kept the people within narrow confines, where they could not reach a full expression of their personality as desired.
  • Un popolo imprigionato in angusti confini è come una grossa nave costretta a navigare in un piccolo fiume. Sicuramente non sarà in grado di navigare, non per una ragione intrinseca, ma perché quelli che erano al comando non misero la nave nelle condizioni adeguate per impiegare la sua capacità in un ambiente idoneo.
    Ecco come stava il popolo iracheno, quasi sin dal declino dell'era prospera degli Abbasidi. Il popolo fu sempre giudicato severamente, non per i governanti, ma per il risultato, cioè, quando il risultato fu messo nella prospettiva storica errata e il popolo iracheno considerato responsabile del fallimento. Il fatto è che per quasi mille anni, il popolo iracheno non fu responsabile per alcun risultato negativo nella sua vita, o nella sua società nel complesso.
A people thrown into narrow confines is like a large ship made to sailing in a small river. It will certainly fail to sail, not because of an intrinsic reason, but because those in charge did not provide the suitable requirements for the ship to use its capacity in appropriate surroundings.
This was the case of the Iraqi people, almost since the decline of the prosperous Abbasid era. The people were always severely judged, not by the ruler, but by the outcome, when such outcome was put in the wrong historical perspective and the Iraqi people held responsible for the failure. The fact is that the Iraqi people, for almost a thousand years, were not responsible for any negative result in their life, or in their society as a whole.
  • Se vuole sopravvivere, il figlio di un agricoltore deve affrontare la vita a pelle nuda e far fronte alle difficoltà per sopravvivere. Se passi lungo i vecchi cimiteri presso i grandi villaggi, vedrai che le tombe dei bambini sono numerose. Molti bambini non riuscirono a trovare né medicine né dottori ad aiutare la loro salute fragile contro la malattia. Ecco come siamo cresciuti per affrontare una vita piena di difficoltà e di problemi, dalla culla a oggi. Ma io non mi ricordo d'essermi impietrito di fronte a una certa situazione, né di aver preso in considerazione uno stato migliore per me stesso. quali che siano le cose, non mi causano disturbi personali.
A farmer's son, who wants to survive, has to face life with his bare skin, and meet the difficulties for the sake of survival. If you pass by the old graveyards near the large villages you will see that children's graves are numerous. Most children could not find medicine or doctors to help their frail health face disease. This is how we grew up to face a life full of difficulties and problems, from birth to the present. But I do not remember having stood helpless before a certain situation, or considered a better state for myself. Whatever things are like, they do not cause me a personal disturbance.
  • Fino al 1974, era mio personale desiderio di non essere alle leve di comando. Tentai persino all'inizio di impedire che il mio nome apparisse fra quelli che vengono chiamati governanti.
Until 1974, I had a personal desire not to be at the helm of power. I even tried at the beginning not to have my name appear among those who are called rulers.
  • Per quanto sia consapevole e ricordi, cominciai la vita accorgendomi che avevo un'insolita responsabilità sulle spalle. Certamente non una politica inizialmente, ma una responsabilità nella vita sociale. Nella campagna, ci sono delle tradizioni predominanti che dicono: non ridere troppo; non parlare troppo; non lamentarti della fatica; non temere, perché è vergognoso aver paura; mantieni i segreti; sii generoso, perché è vergognoso non esserlo. Se hai una sola pecora, la devi macellare per il tuo ospite. Devi lavorare sempre, perché è vergognoso poltrire. Ti devi alzare prima dell'alba, perché è vergognoso dormire dopo il sorgere del sole. Di notte, non devi dormire profondamente, perché è vergognoso avere un ladro che ti entra in casa e ti trova addormentato. Questi erano i valori fondamentali che si trovavano nella campagna, venerati dai nostri avi.
For as long as I am aware and as long as I remember, I began life realizing that I had an unusual responsibility on my shoulders not a political one at first, naturally, but a responsibility in social life. In the countryside there are predominant traditions which say: Do not laugh too much; do not talk too much; do not complain of fatigue; do not fear, because it is shameful to be afraid; keep your secret; be generous, because it is shameful to be otherwise. If you have one sheep only you have to slaughter it for your guest. You have to work all the time, because it is shameful to be lazy. You have to get up before sunrise, because it is shameful to remain asleep after daybreak. At night you should not sleep heavily, because it is shameful to have a thief break into your house who finds you asleep. These were the basic values which we found in the countryside, revered by our forefathers.
  • Ciò che mi irritò di più, e che mi fece odiare il potere, fu lo spettacolo dei membri del Comando Regionale in lotta per il potere. Litigavano tanto sull'autorità che persero la Rivoluzione del Ramadan, e anche se stessi. Erano loro i responsabili per il rovesciamento del Partito nel 1963, e io osservavo la loro lotta per il potere, il modo in cui si mordevano a vicenda nell'ascesa al potere. Così, io sviluppai un'avversione per il potere, infatti cominciai a detestarlo. Posso dire che anche oggi lo detesto. Non potrebbe mai piacermi, e ho sempre percepito una distanza fra ma stesso e il potere.
What annoyed me most and made me hate power was the sight of the members of the Regional Command, fighting for power. They disagreed over authority so much that they lost the Ramadhan Revolution and themselves too. They were responsible for the Party setback in 1963, and I used to watch their power struggle, how they used to bite each other on the way to power. So I developed an aversion to power, that is, I began to loath it. And I tell you even now I hate power. I could never like it, and have always felt a distance between power and myself.
  • Le cose stanno così per tutti gli iracheni: miti fino al limite, umani fino al limite, ma anche severi fino al limite se è necessario. Questa è una qualità del popolo iracheno che a me piace. Un'altra qualità ancora più importante del popolo iracheno è che non sono mai soddisfatti di niente.
And this is the case of all Iraqis: soft to the limit, human to the limit, and also sharp to the limit in case of need. This is a quality in the Iraqi people that I like. What is more important is another quality in the Iraqi people. They are not satisfied with anything.
  • L'uomo che guida gli iracheni dev'essere d'un passo svelto e agile, altrimenti gli altri gli calpesteranno i talloni, poi la schiena, per poi calpestargli la testa e avanzare oltre.
The man who leads the Iraqis must be of a quick and nimble pace so the others will not step on his heels, then his back, then step on his head and pass him over.
  • C'è una qualità nel carattere iracheno che io stesso possedevo, ma che ora è stata modificata a causa del mio incarico ufficiale. L'iracheno, cioè, spesso si confida totalmente con gli altri. Quando gli piace qualcuno, potrebbe svelargli tutto. Ma quando dopo scopre che la sua fiducia è stata malriposta, reagisce aspramente contro la persona a cui ha dato fiducia assoluta e grande generosità.
There is a quality in the Iraqi personality, which I myself used to have, but is now modified by virtue of my official position, namely, that the Iraqi often confides in others absolutely. When he likes someone he could give him everything. But when he discovers later that his confidence has been misplaced, he suffers a severe reaction towards the person with whom he had dealt vested with absolute confidence and great generosity.
  • Da parte iraniana, i tempi e le circostanze dopo l'inizio della guerra svelarono dei fatti che offrono luce sufficiente per rispondere in modo corretto alla domanda sui motivi per cui nella politica iraniana prese corpo l'idea della guerra. Questi stessi fatti rispondono o indicano la risposta su chi fu a sparare il primo colpo: l'Iran o l'Iraq? In breve, Khomeini assunse il potere in Iran meno di due anni prima della guerra. Credo che il mondo intero sia d'accordo sul fatto che Khomeini non ha sviluppato l'Iran, ma che noi abbiamo sviluppato l'Iraq in modo nuovo. Nel settembre del 1980 eravamo all'apice dell'attività nell'innalzare l'Iraq in vari settori. Disponevamo d'un piano ambizioso per lo sviluppo e per superare gli ostacoli e le difficoltà. Il nostro piano era ben noto innanzitutto ai Sionisti e a tutte le forze ostili agli Arabi e al nuovo Irak . Ciò che volevamo fare nell'ambito del progresso era quindi già visibile ai nemici.
On the Iranian side, the times and circumstances after the start of the war brought out facts which cast enough light on the correct answer as to why in the Iranian policy, the war took place. Those facts also answer or illuminate the answer as to who started the war: Iraq or Iran? Briefly, Khomeini assumed power in Iran less than two years before the war. I believe that the entire world agrees that Khomeini has not built up Iran, but it does agree that we have built up Iraq in a new manner. In September 1980 we were in a peak of activity in building up Iraq in various fields. We laid out an ambitious plan for development and overcoming handicaps and bottlenecks. Our plan was well known to Zionism first and to all forces antagonistic to the Arabs and new Iraq. Therefore, what we wanted to do in the way of building was previously visible by the enemies.
  • Il Partito Ba'th Socialista Arabo desidera espandersi in Iran? Lasceremo la risposta a voi e gli altri. [...] Poi facciamo una domanda simile: Gli iraniani, quelli nelle posizioni ufficiali maggiori, hanno dichiarato prima e durante la guerra che hanno ambizioni in Iraq, negli stati del Golfo, nella penisola araba e in tutti gli stati islamici? La risposta è sì. [...] È ovvio quindi che l'Iran sparò il primo colpo per attuare progetti iraniani. Dovevamo combattere per difendere il nostro paese.
Does the Arab Ba'th Socialist Party seek expansionism into Iran? We leave the answer to you and all the others. [...] Then we ask a similar question: Have the Iranians, from major official positions, declared before and during the war that they have ambitions in Iraq, the Gulf states, the Arab Peninsula and the entire Islamic states? The answer is yes. [...] It follows then that Iran started the war to carry out Iranian designs. We had to fight in defence of our country.
  • Israele ci attaccò, e distrusse il reattore nucleare pacifico Tammuz mentre noi eravamo impegnati a combattere l'Iran, distruggendo così una maglia della ricerca scientifica, sebbene l'Iraq abbia sottoscritto il Trattato di non proliferazione nucleare delle armi nucleari, ed è stato molto attivo per lungo tempo nel far sì che in Medio Oriente non ci siano armi nucleari. Ecco cosa fece Israele, e l'Iran ha commesso un atto simile qualche settimana fa, quando fece esplodere il Ministero della Pianificazione. Questi due atti hanno origine dallo stesso impulso, che prende di mira la nuova edificazione culturale e scientifica in Iraq, la giusta via verso lo sviluppo.
Israel attacked us and destroyed the peaceful Tammuz nuclear reactor while we were busy fighting Iran, destroying thereby a scientific link of research, although Iraq is a signatory of the nuclear arms non-proliferation treaty, and has been very wildly active, for a long time, to keep the Middle East free from nuclear arms. This is what Israel did, and Iran did a similar act, a few weeks ago, when it blew up the Ministry of Planning. The two acts stem from the same incentive, which aims at the new cultural and scientific construction in Iraq, at the proper path of development.
  • Israele teme l'ascesa della civilizzazione in Iraq, sapendo che questo porrebbe direttamente o indirettamente un freno all'espansionismo israeliano a scapito degli arabi.
Israel is afraid of the upsurge of civilization in Iraq, knowing that this will directly or indirectly check Israel's expansionism at the expense of the Arabs.
  • Non abbiamo alcuna mira sul territorio iraniano, e non abbiamo cattive intenzioni.
We have no desire for Iranian territory, nor do we have any bad intentions.

Lettera al governo iraniano

da An open letter from President Saddam Hussein to the rulers of Iran, Dar Al-Ma'mun, 2 agosto 1986

  • Il vostro slogan di prolungare la guerra e far uso del fattore tempo ha fallito. E così vi siete convinti che il prolungare della guerra per così tanto tempo è opera d'una congiura delle grandi potenze, quando eravate voi stessi a rifiutare di porre fine alla guerra. Siete voi a insistere ancora nel continuarla, e ne siete voi, in primo luogo, i responsabili, non le grandi potenze, indipendentemente dalle loro intenzioni e intrighi.
Your slogan of prolonging the war and making use of the time factor has failed. So you have become of the opinion that extending the war for such a long time is a big-power plot while it was you, by your own will, who refused to end the war. It is you who still insist on it and it is you, in the first place, who are responsible for it and not the big-powers, regardless of the intentions and schemes of the big-powers.
  • Avete continuato la vostra aggressione senza trarre alcuna lezione dalle battaglie a est di Basra, in cui il popolo d'Iraq trionfò e le vostre inutili legioni vennero schiacciate. Poi lanciaste due offensive a est del settore Maysan. Dopo il vostro fallimento e sconfitta, vi siete spostati in tutti gli altri settori del fronte per tentare la sorte senza fortuna.
    In ciascuna di quelle offensive i media sionisti, insieme ai media e ai servizi di intelligence dei nemici d'Iraq e della nazione araba, alimentarono le vostre speranze di successo dopo aver mobilitato tutti i loro mezzi diretti e indiretti in un tentativo disperato e palese di scoraggiare gli iracheni. In ognuna di queste offensive, che ammontarono a più di ventidue imponenti, voi e i vostri alleati parlaste arrogantemente di schierare milioni di soldati. Ma appena cominciarono le battaglie si conobbe la verità, smascherando la vostra debolezza, le vostre menzogne e imposture e dimostrando che le vostre truppe all'attacco ammontavano solo ad alcune decine di migliaia, che gli iracheni, con il sostegno di Dio e la loro propria forza e capacità, riuscirono a fare a pezzi con netta superiorità a tutti i livelli e in ogni settore.
You continued your aggression without learning any lesson from the battles of East of Basra, in which the people of Iraq triumphed and your hopeless legions were crushed. Then you launched two offensives in the East of Meisan sector. After your failure and defeat, you moved on to all other sectors of the battlefront to try your bad luck.
In each one of those offensives, the Zionist media, as well as the media and intelligence services of the enemies of Iraq and the Arab nation, used to raise your hopes of success after mobilising all their direct and indirect means in a desperate and naked attempts to sap the morale of the Iraqis. Upon each of these offensives, which amounted to more than twenty – two major ones, you and your allies boastfully talked about deploying millions of soldiers. But as soon as the battles started the truth was revealed exposing your weakness, lies, and humbug and showing that your attacking troops numbered only tens of thousands whom the Iraqis – with the help of God and their own strength and capability – managed to tear apart with clear superiority on all levels and fields.
  • Quest'anno, voi e tutti i vostri sostenitori uscirete dalle vostre perfide aggressioni sconfitti e maledetti, e il risultato sarà a favore degli iracheni, confermando i principi della nazione araba e salvaguarderà la sua sicurezza e il suo onore, se voi stavolta dite la verità nel dichiarare dopo così tante menzogne che questo è l'anno finale della guerra. Tutti gli iracheni ripeteranno contro il vostro slogan il loro grido immortale: "Sia questo l'anno decisivo nelle vostre deboli menti"<br/> prima di mandare a morte nuove centinaia di migliaia di Iraniani. Dovreste quindi pensarci prima di mandare a morte altre centinaia di migliaia di Iraniani. Dovreste optare per l'onorevole sentiero della pace anziché per la guerra, perché quest'ultimo vi ha condotto unicamente alla distruzione definitiva.
You and all those who support you will emerge from your evil aggressions this year defeated and accursed, and the result shall be in the favour of the Iraqis and shall confirm the principles of the Arab nation and preserve its security and honour if you really speak the truth this time in making this the final year of the war, after your many lies so far. The Iraqis will all reiterate against your slogan their own immortal cry: "Let this be a decisive year on your feeble heads!"
Therefore, you should think it over before you drive fresh hundreds of thousands of Iranians to death. You should opt for the honourable path of peace instead of war, because the latter has only lead to your definitive destruction.
  • L'uomo saggio non spreca tutto il suo potenziale, così ne può fare uso quando affronta situazioni e possibilità impreviste. Ma ecco che cercate di nuovo di mettere a rischio tutta la vostra forza. Avete pensato in che stato sarete quando ciò che rimane di questa forza sarà schiacciato?
It is the wise man who does not use up all his potential so he can draw on it when he faces unforeseen situations and probabilities. But here you are trying once again to gamble with all your potential. Have you thought what state you will be in when the remainder of this strength has been crushed?
  • Qualsiasi territorio che prendete dall'Iraq verrà ripreso sotto i vostri occhi, indipendentemente da quanto durerà la guerra, dopo che avremo infranto i vostri sogni malvagi. Siamo certissimi che la guerra si sta concludendo, perché noi, i coraggiosi iracheni, col sostegno dei musulmani e gli arabi d'onore, sventeremo tutti i vostri perfidi tentativi.
Any territory you seize from Iraq's territory will be wrested out of your eyes, no matter how long the war may last, after we shatter your wicked dreams. We are absolutely sure that the war is drawing to an end because we, courageous Iraqis, backed by honourable Muslims and Arabs will foil all your malicious attempts.

Dall'intervista di CNN

da Prima Bush lasci le Hawaii, La Stampa, 31 ottobre 1990

  • Noi stiamo lavorando per evitare un confronto militare. Ma sembra ci sia chi voglia una guerra. Come Israele, e l'influenza sionista che lo muove; la Thatcher e i conflitti che rimangono in lei; e anche Bush. Pensiamo che Israele e la Thatcher stiano tentando di spingere Bush in questa pericolosa palude.
  • Saddam Hussein è un cittadino arabo, che ha fede in Dio, che crede in Dio, combattendo per la giustizia e la verità, respingendo l'ingiustizia, e non teme che Dio, il solo onnipotente. Con queste caratteristiche diventa un tutt'uno con la Nazione Araba e con la gente araba, e con tutti i veri credenti nel grande regno di Dio, nell'immenso regno di Dio.
  • [Sull'Attacco chimico di Halabja] Si tratta di una piccola cittadina sul confine tra Iraq e Iran. È stata attaccata dalle forze iraniane, che l'hanno invasa con l'assistenza di alcuni traditori che hanno aiutato gli iraniani ad entrare. Ci sono stati combattimenti, nei quali è intervenuta la forza aerea. Sono state utilizzate anche l'artiglieria e le bombe. In ogni battaglia, durante i combattimenti, si possono avere migliaia, senz'altro centinaia di morti. E se la battaglia ha l'obiettivo di prendere una località particolare, una città rientra nei calcoli che verranno ferite o uccise anche persone che non appartengono all'esercito. Quando gli Americani hanno utilizzato armi nucleari, la bomba atomica contro il Giappone, quelle bombe hanno colpito indifferentemente la popolazione militare e quella civile. Così, quando c'è una battaglia, le bombe non hanno occhi per vedere chi colpiscono. L'unico punto che nessuno può negare è questo: l'esercito iraniano è entrato nella città di Halabja, e non l'ha lasciata fino all'ultima battaglia di liberazione durante la quale è stato ricacciato indietro.
  • Non c'è niente di peggio della guerra salvo essere privati di dignità, onore e sicurezza; tutte cose che gli Stati Uniti non perderanno se decideranno di non fare la guerra. Ma se gli arabi e l'Iraq temessero la guerra e se come risultato di questo timore dovessero perdere i valori di cui ho parlato - onore, indipendenza, sicurezza - abdicherebbero alla loro stessa umanità. Un piccolo Stato, se dovesse cedere alla paura, perderebbe ogni cosa.
  • Se avessi giocato a carte sarei diventato amico di Bush e di Margaret Thatcher.
  • L'America sta invadendo la casa di Dio. Sono stati mandati soldati nella casa di Dio, la Kaaba, e alla tomba del profeta Maometto, mentre Israele sta invadendo l'altra casa di Dio.

Discorso dopo l'inizio della guerra in Iraq

da Il discorso di Saddam Hussein in Tv, Corriere della Sera, 20 marzo 2003

  • Agli iracheni e alle buone persone della nostra nazione araba. Il vostro Paese, la vostra gloriosa nazione e i vostri principi valgono il sacrificio di voi stessi, delle vostre anime, della vostra famiglia, dei vostri figli. In questo contesto, non ho bisogno di ripetervi cosa ognuno di voi deve fare per difendere la nostra preziosa nazione, i nostri principi e la nostra inviolabilità.
  • Voi uomini e donne coraggiosi dell'Iraq: voi meritate la vittoria e la gloria e ogni cosa che innalza la statura del fedele davanti al loro Dio e sconfigge gli infedeli, nemici di Dio e dell'umanità. Voi, iracheni, sarete vittoriosi insieme ai figli della nazione. Voi siete già vittoriosi con l'aiuto di dio. I vostri nemici cadranno in disgrazia e nel disonore....
  • Noi promettiamo, nel nostro nome e nel nome della nostra leadership, nel nome del popolo iracheno e del suo eroico esercito, nel nome della storia e civiltà irachene, che noi combatteremo gli invasori e, se Dio vuole, li porteremo al punto in cui perderanno la loro pazienza e ogni speranza di raggiungere ciò che hanno pianificato e che il criminale sionista gli ha spinti a fare... Saranno sconfitti, una sconfitta che è desiderata dai bravi fedeli e dagli amanti della pace e dell'umanità.

Lettera aperta al popolo americano

da Ultima lettera manoscritta del Presidente Saddam Hussein al popolo americano, Civg.it, 7 luglio 2006

  • Popolo americano: ho tuttora l'impressione che i vostri governanti vi stiano ancora mentendo e non vi abbiano detto le vere ragioni che li hanno indotti ad aggredire l'Iraq. Fin dall'inizio essi hanno ingannato non solo la comunità internazionale, e in particolare quella europea, ma anche gli stessi popoli dell'America, sapendo in anticipo che i fatti erano tutto il contrario di ciò che essi dichiaravano.
  • Quelle commissioni sapevano bene che l'Iraq non aveva armi di distruzione di massa, perché molti dei loro principali componenti erano americani e inglesi, oltre ad avere spie e agenti volontari di altre nazionalita'. Tutte queste persone hanno setacciato tutto l'Iraq da un capo all'altro e non hanno trovato nulla di diverso da quanto i rappresentanti del governo iracheno avevano detto loro. Queste ispezioni sono durate più di sette anni, e sono state effettuate oltre che a mezzo di commissioni che hanno girato in macchina e a piedi, anche con aerei-spia, elicotteri, e satelliti spaziali. I funzionari americani e inglesi consideravano questa come la loro occasione storica per colpire l'Iraq e distruggere le sue legittime aspirazioni e le preziose conquiste culturali e scientifiche cui esso era pervenuto in 35 anni. A questo scopo essi hanno usato le informazioni raccolte dalle spie che avevano inserito nelle commissioni di inchiesta e hanno utilizzato la cosiddetta lotta al terrorismo cominciata dopo l'undici settembre che scosse l'America.
  • Nessun americano ha mai chiesto al suo governo, prima della guerra, come un paese ancora arretrato come l'Iraq potesse minacciare dall'altro lato dell'Atlantico la sicurezza dell'America, né perché mai la volesse minacciare, giacché l'America non aveva ancora violato il territorio iracheno. Se i governanti americani volevano far valere la pretesa che le minacce irachene riguardavano l'opposto atteggiamento dell'Iraq e dell'America sull'occupazione sionista della Palestina e di altri territori arabi, si potrebbe rispondere che l'Iraq non è il solo fra gli stati arabi e del mondo intero ad avere su questo punto un atteggiamento opposto a quello dell'America. Inoltre, chi ha autorizzato l'America ad obbligare gli altri paesi del mondo ad adottare una politica su misura di quella dell'America, e se non le obbediscono guai a loro, perché essa farà loro guerra? Chi può dar credito agli appelli americani sulla democrazia se l'America non accetta opinioni diverse da quelle sue persino su punti a carattere regionale, per non parlare di quelli internazionali?
    Altra menzogna del governo americano sono stati i pretesi legami dell'Irak con ciò che esso chiama terrorismo, anche se Blair disse ben chiaro che l'Iraq non aveva nessun legame col cosiddetto terrorismo e che non possedeva armi internazionalmente vietate, obbligando così Bush a dichiarare la stessa cosa. Nonostante tutto ciò nessuna delle personalità americane in vista ha chiesto a Bush su che genere di analisi razionale o su quali concrete informazioni tali pretese fossero basate.
  • L'America è un grosso paese aldilà dell'Atlantico che ha raggiunto una potenza senza paragone, e io ritengo che ci siano lì delle persone che immaginano di essere sulla strada di diventare i padroni del mondo e fare del mondo un impero tutto loro. Non hanno imparato la lezione dalla loro guerra in Vietnam? L'occidente era solito sostenere l'idea che il comunismo mondiale e il blocco sovietico minacciassero i suoi interessi e anche la sicurezza di tutto l'occidente, ma nonostante tale tesi si trattava solo di una copertura sottile. E nondimeno gli americani l'hanno usata e se ne sono avviluppati finché l'eroico popolo vietnamita non li ha espulsi con la forza.
  • Prima, parecchi paesi del mondo facevano la corte agli Stati Uniti e il più di loro, tranne pochi, temevano le loro minacce o le eludevano con discussioni difensive. Ma ormai Mao Tze Tung (di santa memoria) ride nella sua tomba, perché la sua predizione sull'America – una tigre di carta – si è avverata. E questo grazie ai voleri dell'Onnipotente e di quelli dei suoi agenti in terra, come gli eroici Mujaheddin del glorioso, virtuoso, militante Iraq della guerra santa. Dio benedica l'eroico popolo iracheno, e Dio benedica la guerra santa e i Mujaheddin!
  • Vedete ora il coraggioso esercito nostro, il nostro popolo eroico, e i nostri Mujaheddin sostituire il sistema delle formazioni organizzate con un nuovo tipo di guerra. E quando gli americani diventano sul terreno bersagli dei rivoluzionari, che li attaccano sotto forma di bombe umane senza nient'altro che i loro corpi ripieni della fede in Dio, la superiorità americana si logora prima del previsto, e quanto prima questa superiorità diventerà un peso al quale sarà difficile sottrarsi.
  • Chi mai, dopo tutto, ha incaricato il governo americano di fare il poliziotto del mondo, di modellare il mondo secondo i suoi gusti, e di impartire ordini alle nazioni della terra?
  • Saddam Hussein, signore e signori, è un onorato patriota e un uomo onesto, un uomo di stato deciso a far osservare la legge; giusto, ma benevolo, che ama il suo popolo e la sua nazione. Egli è schietto e leale, non fa il doppio gioco e non inganna. Dice la verità anche contro sé stesso. Piacciono queste caratteristiche ai tiranni come Bush? Se egli fosse una persona come de Gaulle, o anche come Reagan, forse le capirebbe, o almeno non le aborrirebbe. Ma voglio dirvi, stimatissimi signore e signori, che il vostro paese scoprirà altro: scoprirà che ha perso la sua reputazione e la stima della gente. E l'americano che girava il mondo rispettato, sicuro e bene accolto dovunque, ora non può fare un passo fuori dall'America senza portarsi appresso un cercamine, e il Dipartimento di Stato emette continui avvisi sulle zone del mondo pericolose per la vita degli americani.
  • Gli anni dopo il diciottesimo secolo erano già trascorsi da tempo quando gli invasori sono tornati in Medio Oriente a risvegliare memorie di cose cui esso aveva dato vita e che aveva suscitato. Il Medio Oriente, e la terra araba in particolare, è stata la culla dei profeti e dei messaggeri di Dio. La terra dove i profeti sono sepolti nelle loro tombe è forse ora anche la casa dei diavoli e dei loro miraggi, ossia dei maligni invasori?
    Abbiamo creduto, e la nostra fede era fatta apposta per noi.
    Poi vennero i sionisti, guidati da un demonio.
    Ci hanno assalito come invasori, ingiustamente.
    Non hanno fermato la loro avanzata né si sono arrestati.
    Il loro diabolico protettore ha preparato il loro piano.
    Ma noi abbiamo per protettore Dio misericordioso.
  • Popolo americano: non mi rivolgo a te per debolezza o come un supplicante. Io, la mia gente, i miei fratelli e compagni, e la mia nazione, ci rivolgiamo a te sulla base della nostra responsabilità morale e umana. Vi ripeto che i vostri governanti, e in primo luogo il vostro presidente, vi hanno mentito e vi hanno ingannato e imbrogliato servendosi dei mezzi di informazione che dipingevano l'Iraq come incorreggibile e Saddam Hussein come un odioso dittatore, odiato dal suo popolo e del quale esso non vedeva l'ora di liberarsi. Alcuni di questi mezzi di informazione hanno spinto le loro menzogne fino a dichiarare che gli iracheni avrebbero accolto gli eserciti invasori con festeggiamenti e con le rose.
  • [...] come mai, se gli iracheni odiavano tanto Saddam Hussein, costui era riuscito a sconfiggere l'Iran di Khomeyní dopo otto anni di una guerra di aggressione da lui impostaci con lo slogan di esportare la rivoluzione cominciando dall'Iraq? Americani: la vittoria sull'Iran di Khomeyní non è stata una faccenda breve, ma è venuta solo dopo otto anni di dure operazioni militari in cui sono cadute migliaia di iracheni e centinaia di migliaia di iraniani.
  • Popolo americano: le guerre che il vostro governo promuove nel mondo, fra le quali quella dell'Iraq, sotto la spinta di certi centri di potere che conoscete meglio di me, non fanno l'interesse del popolo americano. Voi sapete meglio di chiunque altro quanto sangue avere pagato per liberarvi dal colonialismo inglese, e dopo di ciò come gli Stati Uniti si sono unificati e quanto altro sangue ciò sia costato.

Citazioni su Saddam Hussein

modifica
  • Anche se Saddam non fosse stato impiccato, la situazione non sarebbe migliore di quella attuale. (Loretta Napoleoni)
  • Con Milošević c'era equilibrio nei Balcani; la pulizia etnica è una balla della stampa, i disastri sono venuti dopo. Lo stesso in Irak: i morti non c'erano con Saddam Hussein, ora sì. Lui riusciva a tenere in equilibrio sciiti e sunniti; che ora, contro gli americani, si stanno unendo: e saranno dolori per tutti. (Erminio Boso)
  • Credete proprio che sia così strano che esista un Saddam Hussein? Maometto è il suo modello. Maometto è un modello per tutti gli uomini musulmani. Credete che sia strano che molti uomini musulmani siano violenti? (Ayaan Hirsi Ali)
  • Dal 1991, Saddam ha sempre cercato di rimettere in piedi le attrezzature per produrre armi chimiche, nucleari, batteriologiche e i vettori necessari a raggiungere gli obiettivi. (Reginald Bartholomew)
  • Egli non avrebbe dovuto essere giudicato, non avrebbe dovuto essere impiccato. Quando la guerra era finita, lui avrebbe dovuto essere rilasciato. Vogliamo sapere perché un prigioniero di guerra avrebbe dovuto essere giudicato. Chi ha condannato il Presidente dell'Iraq a morte? C'è una risposta a questa domanda? Conosciamo l'identità del giudice che l'ha processato. Per quanto riguarda quelli che hanno legato il cappio intorno al collo del presidente il giorno del sacrificio e dell'impiccagione, queste persone indossavano delle maschere. Come è potuto accadere in un mondo civilizzato? Questi erano i prigionieri di guerra di paesi civili in base al diritto internazionale. Come possono essere condannati a morte ed impiccati dei ministri del governo e un capo di Stato? Quelli che li hanno giudicati erano avvocati o membri di un sistema giudiziario? Sapete cosa dice la gente? Dicono che i volti dietro le maschere fossero quelli del Presidente degli Stati Uniti e del primo ministro del Regno Unito e che furono loro che condannarono a morte il Presidente dell'Iraq. (Mu'ammar Gheddafi)
  • Gli incontri da me avuti con Saddam Hussein me ne davano un quadro abbastanza preciso. Volitivo, spregiudicato, autoritario, ma indubbiamente intelligente. E poi era riuscito a «raddrizzare» l'andamento a lui sfavorevole della guerra con l'Iran grazie a un'intesa politica. Certo, nel Kurdistan iracheno aveva impiegato le armi chimiche. Certo, soffocava spietatamente ogni accenno di insubordinazione. Ma tutto quello di cui gli si faceva carico avveniva in condizioni che escludevamo drasticamente qualsiasi reazione organizzata, qualsivoglia sanzione da parte della comunità mondiale, spaccata dal confronto e dalla contrapposizione. Oggi invece, mentre emerge al mondo un nuovo ordine fondato sulla collaborazione e sull'interazione, compiere un atto di aggressione equivale a compiere un suicidio. Non è possibile, mi dicevo, che Saddam Hussein non se ne renda conto. (Eduard Shevardnadze)
  • Il processo a Saddam Hussein e la sua condanna a morte non sortiscono lo stesso effetto di quello a Ceausescu, non solo perché i contesti storico-politici sono differenti, ma perché nel caso iracheno manca un attore fondamentale in ogni evoluzione storica: la società civile, che nei paesi dell'est è riuscita in molti casi a riappropriarsi del proprio destino. Nel mondo arabo la società civile esiste ma è debole, perché legata a strutture che ne impediscono una reale autonomia. è difficile parlare di opinioni pubbliche arabe come si intendono in Occidente, in quanto la società civile non è aperta; essa reagisce sempre in funzione dei suoi legami - la famiglia, il luogo d'origine, l'appartenenza politica - ma soprattutto in funzione del peso della realtà comunitaria, che le impedisce di autonomizzarsi. La reazione al processo e alla condanna a morte di Saddam Hussein è subordinata a un certo immaginario collettivo del mondo arabo, che reagisce a seconda della sensazione di considerarsi i vincitori o i perdenti della storia. Ma esiste un altro elemento che nel caso specifico del processo a Saddam tende a diminuire il possibile effetto di quella decisione: opinione molto diffusa nel mondo arabo, collegata a un anti-americanismo diffuso, è che il rovesciamento del regime di Saddam sia il risultato di una "rivoluzione per delega": tutt'altro scenario della rivoluzione contro Ceausescu. (Khaled Fouad Allam)
  • L'operazione Iraq è motivata con il proposito di punire uno Stato canaglia. Ma con quale decorrenza Saddam Hussein è tra le canaglie? Fino alla sua provocatoria operazione del Kuwait il personaggio, che era sempre lo stesso, ha stoltamente ricevuto l'appoggio e il sostegno di molti Paesi oggi schierati in battaglia. (Giulio Andreotti)
  • Moltissima gente guarda con nostalgia alla stabilità nel Paese durante il regime di Saddam Hussein, specie se si fanno paragoni con il caos odierno. Questo certo non vuol dire che l'Iraq non potrà mai aver un governo migliore o che il Paese è destinato ad essere una democrazia fallita. (Loretta Napoleoni)
  • Non intendo qui sviluppare un discorso sul rovesciamento di Saddam Hussein dell'aprile 2003. Dirò solo che coloro che consideravano «laico» il suo regime si ingannavano. È vero che il Baath fu fondato da un certo Michel Aflaq, un cristiano ambiguo con simpatie per il fascismo, ed è anche vero che l'iscrizione a questo partito era aperta a tutti, senza distinzioni religiose (sebbene abbia ragione di pensare che le adesioni ebraiche fossero assai limitate). Tuttavia, almeno a partire dalla disastrosa invasione dell'Iran, nel 1979, che suscitò contro di lui da parte della teocrazia iraniana furibonde accuse di essere un «infedele», Saddam Hussein aveva riverniciato il suo regime - basato, comunque, su una minoranza tribale della minoranza sunnita - come devoto e consacrato al jihad. (Christopher Hitchens)
  • Qualunque crimine avesse commesso, si era in fondo riscattato, vestendo romanticamente i panni di Davide contro Golia, e resistendo inutilmente all'invasione e alla conquista del proprio paese da parte del Grande Satana e dei suoi alleati. (Piergiorgio Odifreddi)
  • Quello che noi cercheremo di impedire fino all'ultimo è che si passi al momento delle armi senza avere esperito tutto. Ma c'è da salvare e da interrompere la guerra che nel Kuwait, che nell'Iraq, Saddam conduce giorno dopo giorno. Il non fare nulla significa l'ipocrisia razzista del dimenticare che costui ammazza già adesso, ogni giorno il suo popolo. (Marco Pannella)
  • Saddam Hussein è uno che ha gassato i propri concittadini uccidendoli con le bombe e con il gas, cerchiamo di non dimenticarlo. È uno che alimentato il terrorismo internazionale per decenni, un clown sanguinario e non soltanto un clown. Il problema si è verificato dopo, avendo considerato automatico il passaggio a qualcosa di meglio. La vera colpa è stata aver lasciato questi paesi soli nel momento del disordine, sia in Libia che in Iraq.
  • Saddam Hussein era uno dei cattivi, giusto? Era uno dei cattivi, davvero cattivo. Ma sapete cosa ha fatto di buono? Ha ucciso i terroristi. E l'ha fatto talmente bene: mica leggevano loro i diritti o li interrogavano. Erano terroristi? Allora per loro era finita. (Donald Trump)
  • Secondo Bush Saddam era il male assoluto. Tolto di mezzo Saddam, tutto sarebbe dovuto andare per il meglio. E invece la situazione è soltanto peggiorata. (Marjane Satrapi)
  • Un disastro. Uno stratega eccentrico. E crudele verso il suo popolo. (Fidel Castro)
  • Da parte sua, Saddam Hussein era spinto da desideri contradditori. Da un lato, era preparato a giocare le sue carte con Washington; ognuna delle due parti credeva di usare l'altra per fare i propri interessi. Allo stesso tempo, Saddam Hussein desiderava ardentemente la legittimazione di fronte a tutto il mondo arabo.
  • Era salito al potere mostrando particolare abilità organizzative all'interno del partito. Era un abile manipolatore, autodidatta nell'arte di dividere i suoi nemici e indebolirli fino a farli andare in pezzi. Aveva fatto questo ai comunisti e ai baathisti rivali e aveva tentato di farlo (non senza successo) con i curdi e i religiosi sciiti. Confidava ora di poter impiegare queste sue abilità a livello globale. Avrebbe giocato con entrambe le superpotenze e avrebbe usato la loro rivalità per trarne profitto. Saddam Hussein non era un intellettuale come Aflaq, né un trascinatore di masse come Fuad al-Rikabi, eppure desiderava disperatamente l'adulazione da parte della gente. Non era neanche originale, in alcun senso della parola. Anche il culto di personalità che egli istituì era modellato su quello di Stalin, Mao e Kim Il-Sung. Ma la persona cui davvero sognava di somigliare era Gamal Abdel Nasser. Il leader egiziano era morto da tempo, ma la sua memoria era ancora onorata dalla gente. Saddam Hussein voleva riempire quel vuoto.
  • Saddam Hussein e Hafez al-Assad condividevano lo stesso universo politico. Entrambi avevano sconfitto i loro rispettivi radicali; entrambi avevano risollevato le fortune di commercianti e negozianti della classe media; entrambi avevano creato una struttura dove il leader si trovava in cima a una piramide politica ideata per garantire potere totale al despota; entrambi usavano una retorica antimperialista in pubblico, mentre in privato cercavano di ottenere i favori degli Stati Uniti. E nessuno dei due si tirò indietro quando si trattò di effettuare delle repressioni. Saddam distrusse i comunisti e schiacciò i curdi; il suo "collega" siriano ordinò la morte di diecimila persona ad Hammah: fondamentalisti islamici e oppositori laici che si erano ribellati al regime. Ma si comportarono come padrini della mafia rivali, attenti solo a mantenere il loro personale potere. Dal punto di vista politico, erano fratelli ma, come si dice in Italia «fratelli coltelli».
 
Saddam rappresentato in arte propagandistica
  • A Saddam vanno benissimo i bombardamenti americani purché riesca a sopravvivere e a riproporsi come l'unico eroe arabo che ha retto alla sfida contro la superpotenza mondiale. Nessuno ama Saddam ma tutti temono di gran lunga il caos che potrebbe ripercuotersi ai danni della stabilità dell'intero Medio Oriente.
  • Concepisce il mondo a sua immagine e somiglianza, non riesce a comprendere fino a dove può giocare con carte false e quando invece deve smetterla di barare. Ancora una volta Saddam ha dimostrato di essere un capobanda furbastro piuttosto che un capo di Stato intelligente, un uomo malato di paranoia che ha irrimediabilmente rotto i ponti con la realtà circostante.
  • È un dato di fatto che Saddam concepisce se stesso e la propria vita solo in funzione della conquista e del mantenimento del potere. Si è totalmente identificato con il potere, che non fa alcuna distinzione tra il proprio destino e quello dell'Iraq. Quello che va bene per lui deve andare bene per l'Iraq. In quest'ottica tutti gli iracheni, compresi le mogli e i figli, hanno diritto di esistere o meno soltanto se servono alla salvaguardia del suo potere. Ecco perché le sanzioni hanno penalizzato solo il popolo iracheno senza intaccare la dittatura di Saddam. I pochi soldi che è riuscito a racimolare con il contrabbando prima e con la vendita autorizzata del greggio dopo, li ha utilizzati per sé e per la sua Guardia repubblicana. Delle migliaia di bambini morti di fame o di malattia, Saddam non si è affatto preoccupato. Ecco perché le sanzioni non solo non servono ma sono addirittura controproducenti.
  • È un dittatore che ha deciso di affrontare frontalmente la superpotenza mondiale nel momento della sua maggiore vulnerabilità, a causa dell'imminenza delle elezioni presidenziali e della spaccatura tra Europa e Stati Uniti sulla lotta al terrorismo internazionale. Il redivivo Saddam si è così imposto come la variabile impazzita nella campagna elettorale di Clinton. Bush vinse la guerra del Golfo ma perse le elezioni. Per Clinton è una scelta ardua. Se restasse con le mani legate, gli Usa perderebbero il prestigio e l'influenza nel Golfo. Ma non può neppure rischiare di mandare a morire dei soldati americani. Saddam gli ha teso una vera trappola.
  • Il dittatore iracheno si è arrogato il diritto di decidere quali ispettori internazionali possano e quali invece non possano partecipare al piano dell'Onu di smantellamento degli arsenali chimici, biologici e nucleari iracheni. E ha così deciso di cacciare gli ispettori americani rei, a suo avviso, di appartenere a un paese che mira a rovesciare il suo potere e ad affamare il popolo iracheno mantenendo in vigore ad oltranza l'embargo. La risposta americana, degli alleati occidentali e dell'Onu è stata ferma: o Saddam ritira la sua "inaccettabile decisione" oppure andrà incontro a delle "gravi conseguenze". Non si esclude una rappresaglia militare per costringere Saddam a fare marcia indietro. Nel più classico e consolidato stile saddamiano, il dittatore di Bagdad è ricorso anche questa volta a un imbroglio verbale tipico del mercante del "suk", dicendo apparentemente "sì" quando in realtà si tratta di un "no".
  • Il Saddam che torna al centro della scena internazionale è un dittatore che ha imparato che per sopravvivere deve essere spietato e non aver riguardi per nessuno.
  • Non si può punire un popolo per le colpe di un dittatore irrecuperabile alla ragione di Stato e al diritto internazionale. Bisogna spegnere i riflettori su Saddam e accenderli sul popolo iracheno. Senza riflettori il narcisismo e la megalomania, che sono la linfa vitale di cui si nutre il tiranno di Bagdad, si esaurirebbero e Saddam sprofonderebbe nell'oblio del capitolo più nero della storia contemporanea dell'Iraq.
  • Saddam non dorme mai nello stesso luogo per due notti consecutive, si muove in continuazione, spesso manda in una direzione un convoglio di macchine presidenziali con a bordo un suo sosia per trarre in inganno i suoi molti nemici interni. Ma questi sotterfugi non sfuggono alle potenti "orecchie" dei satelliti-spia americani che sono in grado di captare la voce di Saddam, le sue conversazioni e seguirne in tal modo gli spostamenti.
  • Se dopo il bombardamento Saddam dovesse riemergere, anche se sulle macerie di un paese devastato, canterebbe comunque vittoria. E le folle irachene e arabe sarebbero pronte a credergli.
  • La minaccia dei terroristi all'America e al mondo diminuirà nel momento in cui Saddam Hussein sarà disarmato.
  • La sicurezza del mondo richiede il disarmo di Saddam Hussein adesso. Sostenendo la giusta domanda del mondo noi onoreremo anche il più profondo legame al nostro paese. A differenza di Saddam Hussein, noi crediamo che il popolo iracheno meriti la libertà e quando il dittatore sarà rimosso esso potrà diventare un esempio per tutto il Medio Oriente di una nazione vitale, pacifica e in grado di governarsi da sola.
  • Le decadi di crudeltà hanno raggiunto la fine. Saddam Hussein e i suoi figli devono abbandonare l'Iraq entro 48 ore. Il loro rifiuto di farlo si tradurrà in un conflitto militare che inizierà quando meglio noi riterremo.
  • Se Saddam Hussein dovesse scegliere il confronto, il popolo americano sa che ogni misura per evitare la guerra è stata presa, così come sarà presa ogni misura per vincere.
  • [Sul processo e la condanna a morte] Una pietra miliare sulla strada della democrazia.
  • Il prezzo per toglierlo di mezzo è stato troppo alto. Il terrorismo islamico s'è moltiplicato, i morti hanno partorito altri morti, continuano a partorire morti, partoriranno sempre più morti. E, come profetizzai [...], prima o poi ci ritroveremo con una Repubblica Islamica dell'Iraq. Ossia con un paese nel quale i mullah e gli imam impongono i burkah, lapidano le donne che vanno dal parrucchiere, impiccano la gente allo stadio. Quindi tanto valeva tenersi Saddam Hussein. Guardi, io non mi stancherò mai di ripeterlo: la democrazia non si può regalare come una stecca di cioccolata. La democrazia bisogna conquistarsela. Per conquistarsela bisogna volerla. Per volerla bisogna sapere cos'è. Gli iracheni non lo sanno. Ancor meno la capiscono. E di conseguenza non la vogliono. Non tanto perché sono diseducati da ventiquattr'anni di dittatura feroce quanto perché sono mussulmani: assimilati dalla teocrazia e incapaci di scegliere il proprio destino. La teocrazia non insegna a ragionare, a scegliere, a decidere il proprio destino. Insegna a subire ubbidire servire un Dio che è un padrone assoluto, un sovrano che controlla ogni momento e ogni aspetto della tua vita, un tiranno peggiore di Saddam Hussein.
  • Saddam se ne frega dei suoi soldati.
  • Un codardo che si nasconde nei bunker mentre il suo popolo muore.
 
Sotto processo nel 2004
  • Ha voluto essere per il suo popolo un «assoluto», cioè una sorta di destino che opera il bene anche se deve sacrificare milioni di persone. Non era amato, ma nessuno poteva dimostrarlo. Ha finito per credere alla sua stessa demagogia. Tutti quelli che hanno tentato di opporglisi sono stati liquidati fisicamente. Era un assoluto come Stalin, come Dio, come una fatalità del cielo. Oggi la sua disfatta è una terapia per l'avvenire del mondo arabo.
  • Saddam è calmo. Lui che aveva tolto tanta dignità al suo popolo, nel suo cappotto nero avanza con dignità. Ha saputo come comportarsi di fronte alla morte, forse senza ricordare la morte che aveva somministrato a tanti suoi cittadini.
  • Saddam è stato condannato e giustiziato per dare l'esempio, ma a che vale quell'esempio in un paese impantanato nel caos e nella guerra civile? A che cosa vale quella giustizia resa tra le macerie di un paese che non è più un paese ma un campo di battaglia occupato da eserciti stranieri?
  • Saddam ha pagato per i suoi crimini, non per tutti i suoi crimini. Ma la pena di morte è una barbarie della stesse specie cui appartiene la mentalità di Saddam. Non doveva essere giudicato soltanto un individuo, che certamente è un uomo spregevole, certamente è un criminale, ma il suo sistema, che gli sopravvive e gli sopravviverà a lungo: il sistema di una dittatura proveniente dal partito unico, che schernisce tutti i diritti dei cittadini, che uccide e condanna a morte senza processo uomini sospettati di opporsi a quel sistema.
  • Se io fossi Saddam Hussein, comincerei col radermi i baffi. Poi andrei nel mio villaggio natale a raccogliermi sulla tomba dei miei avi. Pregherei perché Dio, il mio popolo e i miei figli mi perdonassero. Chiederei perdono alle centinaia di migliaia di famiglie che hanno perso uno o due dei loro cari nelle due guerre inutili che ho provocato, quella stupida e gratuita contro l'Iran e poi quella orribile e assolutamente ingiusta che ho suscitato invadendo il Kuwait. Nutrito fin dall'infanzia di leggende eroiche in cui il sangue era più generoso dell'acqua, ho creduto che il destino avesse scelto me come eroe di questa nazione. Chiederei perdono agli orfani, alle vedove, a quanti sono sopravvissuti con un corpo mutilato, e poi mi rivolgerei ai morti, quelli che ho fatto chiamare "martiri", e direi loro che a mandarli a morire sono stati il mio orgoglio e la mia smisurata ambizione. Mi metterei in ginocchio, sì, io, Saddam, colui che ha creduto di far piegare la maggiore potenza del mondo, e implorerei il loro perdono per aver sbagliato. Poi mi rivolgerei al mio popolo, che vive in condizioni difficili a causa dell'embargo, e dividerei con esso i miei beni materiali e le mie speranze perché l'Iraq torni un paese vivo, florido, libero e fiero.
  • Saddam non ha solo regnato sul suo popolo da padrone assoluto, ma lo ha trascinato in due guerre assurde e inutili, guerre particolarmente sanguinose. E quell'uomo è stato l'amico degli Americani, dei Francesi, dei Tedeschi. Non è vissuto isolato. è stato armato e sostenuto da Stati occidentali democratici. Era un buon cliente per il nucleare francese e per le armi tedesche, per esempio. Si è creduto autorizzato a fare quel che ha fatto. Ma ha mancato di intelligenza.
  • Sì, lo sanno tutti, Saddam era un personaggio orribile, un grande criminale, ma che ha fatto la giustizia americano-irachena? La stessa cosa. Non bisognava giustiziare Saddam, non per scrupolo umanitario ma perché la sua morte non sistemerà niente nell'Iraq di oggi. Inoltre, bisognava processarlo per gli altri crimini che aveva commesso e lasciarlo in vita perché potesse vivere nel ricordo di tutte le morti che aveva ordinato.
  • La vittoria contro Saddam è già dolce per i nostri combattenti, ma il piacere di una guerra santa contro coloro che hanno istigato gli iracheni contro di noi, sarà di gran lunga più dolce.
  • [Durante la guerra Iran-Iraq] Saddam si trova ormai nelle stesse condizioni dello scia nel 1978: sull'orlo del baratro. Se non riceverà aiuti, cadrà molto presto.
  • Se vi sarà un processo pubblico contro Saddam [...], molte cose saranno rivelate e gli Stati Uniti perderanno la faccia.
  • Fino all'ultimo momento mio padre è stato orgoglioso di me.
  • I dettagli della sua morte sono brutti e dolorosi, ma è stata una morte onorevole.
  • Sono la sua erede. Devo prendere il suo posto.
  • Un eroe, coraggioso, nazionalista, un simbolo per milioni di persone. Era un combattente e sapeva che la sua fine non sarebbe stata facile.
  • Esiste una biografia ufficiale di Saddam Hussein in diciannove volumi. Esiste un grande documentario sulla sua vita (I lunghi giorni, sei ore di proiezione), prodotto con la supervisione di un regista britannico, Terence Young, noto tra l'altro per avere diretto uno dei primi film di Sean Connery nei panni di James Bond (Dalla Russia con amore). Ed esistono infine migliaia di inni, odi e poesiole infantili in onore del leader che la televisione irachena mandava in onda ogni sera. La biografia, il film e queste «spontanee» manifestazioni di cultura popolare sono l'equivalente letterario e cinematografico delle grandi statue leniniste e degli enormi ritratti con cui il raìs iracheno ha celebrato il culto della propria persona. In queste opere il protagonista è condottiero della nazione, principe illuminato e magnanimo, padre del popolo, difensore della patria, castigatore dei suoi nemici, paladino dell'Arabia, discendente di Maometto. Sul rovescio della medaglia vi è un altro Saddam composto con le informazioni fornite dagli esuli, il ricordo dei parenti delle vittime e i rapporti dei servizi segreti occidentali: il sanguinoso tiranno, il leader crudele, il massacratore dei curdi e degli sciiti, il satrapo capriccioso e imprevedibile, l'invasore del Kuwait. Gli storici, naturalmente, non si accontenteranno di queste opposte semplificazioni. Il contemporaneo, dal canto suo, può soltanto arricchire il quadro con qualche dettaglio raccontando al lettore che vi furono altri Saddam Hussein e che il protagonista del grande dramma iracheno fu protagonista di parecchie vite.
  • Il suo maggiore talento era una straordinaria capacità di ingannare.
  • In Iraq si muore, grazie alle bombe sunnite, molto più di quanto si morisse all'epoca di Saddam Hussein.
  • Mentre purgava il partito, rafforzava i servizi di sicurezza, schiacciava i dissidenti e promuoveva i «paesani» di Tikrit alle posizioni più ambite o remunerative, Saddam recitava un'altra parte in commedia: quella del modernizzatore illuminato.
  • Nel corso della sua esistenza Saddam aveva tradito e raggirato i compagni di partito, i potenziali concorrenti, i comunisti, i curdi, gli sciiti e gli iraniani. Ma fu lui stesso vittima di almeno tre tradimenti.
  • Saddam si servì del partito unico per militarizzare la società, instaurò un culto del leader che era modellato su quello del Duce e del Führer, mise la burocrazia in uniforme, affidò la sua fama alla costruzione di grandi opere pubbliche, fu al tempo stesso nazionalista e, a modo suo, socialista. Fu questo il fascismo del mondo arabo.
  • Separato dal mondo, isolato fra gli splendidi marmi dei palazzi presidenziali, abituato ad avere incontri durante i quali i suoi interlocutori potevano soltanto ascoltare, il raìs elaborò teorie che nessuno aveva il diritto di contraddire. Era convinto che gli arabi fossero un popolo superiore. Era certo che gli americani soffrissero ancora della sindrome del Vietnam e che non avrebbero sopportato la vista del sangue sparso dai loro soldati. Era sicuro che il suo popolo si sarebbe sacrificato per la causa nazionale.
  • Voleva fare del partito una forza di quadri e di militanti devoti e disciplinati, nello stile dei partiti fascisti e comunisti d'Europa.
  • Ci fu un tempo, non tanto lontano, in Occidente, in cui il carattere laico e moderno del presidente iracheno era apprezzato, se non proprio esaltato. Il confronto con Khomeini concedeva un notevole vantaggio a Saddam Hussein. Di fronte alla rivoluzione islamica di Teheran, esportatrice di un oscurantismo inquietante, la classica dittatura di Bagdad, senza propositi missionari, sembrava un argine non solo accettabile ma provvidenziale. È capitato a molti di noi di scrivere o di pensare qualcosa del genere durante la guerra Iran-Iraq. L'Iraq non era proprio una diga democratica, questo no, questo nessuno ha osato dirlo: ma un utile sbarramento laico e moderno, ossia efficiente, sì: un argine, appunto, in grado di contenere un fanatismo come quello iraniano ansioso di ricondurre le società musulmane ai secoli più bui della loro storia, e di aggredire attraverso il terrorismo gli infedeli dell'Occidente europeo e americano. Al contrario degli ayatollah iraniani, i dirigenti del partito Baas iracheno non erano considerati una minaccia alla stabilità del Golfo, vale a dire del mercato del petrolio. Khomeini costruiva moschee, Saddam Hussein scuole e ospedali e caserme. Egli dedicava, è vero, una particolare attenzione a quest'ultime ed anche alle prigioni, come del resto faceva Khomeini, ma, al contrario di Khomeini, era al tempo stesso favorevole all'emancipazione delle donne, alle quali a Bagdad non veniva imposto il ciador. Quando negli acquitrini della Mesopotamia meridionale, dove si incontrano il Tigri e l'Eufrate, furono scoperti nel 1984 migliaia di giovani iraniani uccisi dai gas iracheni, la nostra morale non fu affatto scossa. L'utilità di Saddam Hussein, in quanto diga del fondamentalismo musulmano, placava le nostre coscienze. Soltanto quattro anni dopo, quando i gas furono usati per mattare la città curda di Halabja, ci furono alcune reazioni.
  • Egli è formalmente ancora un esponente del partito Baas (Rinascita), un tempo il più importante movimento laico e progressista del Medio Oriente arabo, nato durante la seconda guerra mondiale, emozionalmente anche dall'ammirazione suscitata a Beirut, a Damasco, a Bagdad, dalle notizie sulla difesa di Stalingrado. Era quindi bizzarro, se non addirittura scandaloso, che il rais iracheno esortasse all'improvviso da quel pulpito tutti i credenti musulmani a impugnare le armi per liberare La Mecca e la tomba del Profeta a Medina occupate dagli stranieri. Tanto più che per otto anni, durante la guerra del Golfo, egli è stato il cavaliere degli arabi in lotta contro il fanatismo religioso del persiano Khomeini.
  • Non che quest'ultimo ispirasse eccessiva fiducia, ma come dittatore classico era senz'altro preferibile a una rivoluzione islamica che avrebbe potuto sconvolgere ampie e decisive regioni del pianeta. Tanto preferibile che nel settembre '80 la tentata invasione irachena dell'Iran, da cui scaturì la guerra del Golfo, non suscitò uno scandalo adeguato alla gravità dell'aggressione. Quella complice indulgenza, allora comprensibile se non proprio inevitabile, ha partorito un monster, secondo la brutale espressione di un senatore americano, o un nuovo voleur de Bagdad, secondo quella più poetica di un quotidiano francese. Un mostro o un ladro di Bagdad che dispone della forza militare più importante del Golfo e del mondo arabo, tra l'altro dotata di gas nervini come ben sanno le popolazioni civili curde, e in possesso di un arsenale atomico per fortuna ancora incompleto, ma non tanto lontano dall'esserlo. Una potenza costruita grazie agli aiuti paralleli se non congiunti o concertati di Mosca e di Washington, di Parigi e di Londra, e di tante altre capitali ansiose di vendere armi, tra le quali Roma, Varsavia, Praga, Il Cairo... Nella lista non manca il Kuwait che, per proteggersi da Khomeini, finanziò lautamente Saddam Hussein, sapendo benissimo che sotto le spoglie del protettore si nascondeva un lupo ansioso di fare dell'emirato un solo boccone. Ma tra lui e Khomeini non c'erano scelte.
  • Saddam non ha simpatie o antipatie, ma rapporti strumentali, pragmatici. Non ha amici, ma uomini al suo servizio e nemici. Questo gli consente di agire rapidamente, di eliminare senza esitazione coloro che gli sembrano infidi. Un errore per eccesso di velocità nella repressione è meglio di un ritardo per accertare una colpa, che potrebbe essere fatale al rais.
  1. Citato in Sergio Romano, Fascisti Islamici, Corriere.it, 12 agosto 2006.
  2. Citato in Saddam impiccato all'alba, Bush: «Un atto di giustizia». Molte vittime per 3 autobomba, Il Sole 24 ore.com, 30 dicembre 2006.

Voci correlate

modifica

Altri progetti

modifica