Allenatore
figura dello sport che si occupa della preparazione fisica e tattica di un atleta o di una squadra
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Citazioni sugli allenatori.
Citazioni
modifica- A me piace l'allenatore che lavora sul campo in prima persona. Non mi vanno i tipi [...] che fanno salotto con i dirigenti, mentre i giocatori si allenano con il preparatore. (Lajos Détári)
- All'allenatore in Italia non basta allenare, deve essere un personaggio, deve allenare i giornalisti. Se non allena bene i giornalisti non gli basta allenare bene la sua squadra... (Vladimiro Caminiti)
- Allenare è istruire, preparare, addestrare. (Gian Paolo Montali)
- Allenare più di sedici giocatori mi fa venire il mal di testa. (Franco Scoglio)
- Anni fa la figura del mister era maggiormente rispettata. Anche a livello mediatico molte cose sono cambiate. Tutto è più veloce. Tutto è social. Per quel che mi riguarda cerco sempre di tenermi aggiornato perché, a livello di idee e di concetti, mi sento giovane. Stimo molto quegli allenatori che hanno fatto la gavetta [...]. Le qualità fondamentali che deve avere un allenatore? Competenza e credibilità. (Giuseppe Pillon)
- Ascolti, le voglio dare un consiglio Brian Clough, non importa quanto pensi di essere bravo, intelligente o quanti nuovi amici si fa in televisione, la realtà della vita nel calcio è questa: il presidente è il capo, poi ci sono i consiglieri, poi il segretario, poi i tifosi, poi i giocatori e poi alla fine di tutto in fondo al mucchio l'ultimo degli ultimi, la persona di cui alla fine possiamo tutti fare a meno, il fottuto allenatore! (Il maledetto United)
- Come allenatore ho la responsabilità per quello che si fa in campo ma anche fuori, per questo cerco di conquistarmi il ruolo di leader, per farmi seguire. Si dice che io incuta timore, ma per imporsi non ci sono spartiti precisi, bisogna cercare di farsi seguire, col buon esempio, attraverso il comportamento personale. (Zdeněk Zeman)
- Credo che un allenatore migliori ed evolva costantemente anno dopo anno, grazie anche al contatto con gli atleti e i feedback che riceve da loro. Penso poi sia un nostro dovere cercare sempre di evolverci, perché come fanno gli atleti, anche l'allenatore deve provare a migliorare costantemente. (Jonne Kähkönen)
- Da allenatore devi interpretare le caratteristiche tecniche dei giocatori, ma anche caratteriali e fare in modo che questo intreccio diventi funzionale agli obbiettivi. (Salvatore Vullo)
- Da allenatore devi scegliere i progetti, perché non sei solo: alleni e guidi un gruppo di uomini che dipendono da te, ma anche tu dipendi da loro. Hai il dovere di farli rendere al massimo. Insegnando, fissando regole, caricandoli, facendogli sentire l'onore di appartenere al club, ma restando sempre lucido e razionale. Altrimenti non sei un buon tecnico. (Siniša Mihajlović)
- [«Il "bravo allenatore" deve adattare le proprie idee al materiale che ha a disposizione oppure deve cercare di insegnare comunque il proprio credo ai giocatori?»] Deve riuscire in tutte e due le imprese; l'importante è rendersi conto per tempo di quello che realmente è il gruppo e di quello che può dare. Il "bravo allenatore" lo si riconosce dalla velocità con la quale capisce certe sfumature. (Emiliano Mondonico)
- Fare l'allenatore è un'altra cosa [rispetto al calciatore]. Devi rapportarti a tante persone, pensare al gruppo, a come rivolgerti ai giocatori che fai andare in campo e a quelli che lasci in panchina. Hai più responsabilità e per diversi giorni devi pensare a come preparare la partita tatticamente. Poi quando comincia la tua parte è fatta. (Andrij Ševčenko)
- Giova ricordare che l'allenatore, anche un super [...], resta sempre la ciliegina sulla torta. E la torta la devono preparare i cuochi. (Valerio Bianchini)
- Gli allenatori occupano una posizione molto difficile. Spesso siamo oggetto di gelosie e invidia. (Diego Simeone)
- E pensare che quando ho iniziato a giocare seriamente mai più avrei pensato un giorno di poter allenare. Col passare degli anni, invece, ho cominciato ad apprezzare il piacere di trasmettere agli altri le mie conoscenze. (Rita Guarino)
- I giocatori non dovrebbero andarsene prima degli allenatori. (Giovanni Trapattoni)
- I rapporti fra presidenti e tecnici sono sempre più labili, anche quando la bravura professionale dei secondi è fuori discussione. Come mai? La colpa è, probabilmente, dell'importanza eccessiva assunta dal loro ruolo agli occhi dell'opinione pubblica. [...] Non si vince più perché la scoietà ha comprato fior di campioni, perché la squadra è forte, perché gli avversari sono inferiori, perché un episodio fortunato ha deciso l'incontro, perché un gruppo è meglio preparato sul piano atletico. No, si vince grazie al modulo, agli schemi, alle magie del tecnico. Ciò ha fatto salire a dismisura i compensi degli allenatori, ma naturalmente li espone a maggiori rischi. Se sei così importante, la colpa dei risultati negativi è tua. Così i presidenti se la prendono con i tecnici non solo se perdono ma se non realizzano un calcio piacevole. Così cresce l'insofferenza nei confronti di questi maghi: io spendo un mucchio di soldi e se vinco i meriti vanno tutti all'allenatore. (Giorgio Tosatti)
- Il bravo allenatore deve rendere protagoniste le sue giocatrici in campo, rendendole leader di loro stesse. Deve essere autorevole e deve dare fiducia. Elogiare in pubblico e rimproverare in privato. E deve essere un grande leader. Un buon allenatore secondo me si vede dai time out, perché quando una squadra è viva nei time out si vede che le giocatrici comunicano molto fra di loro, senza pendere dalle labbra del loro coach. In quei casi si vede che l'allenatore ha raggiunto l'equilibrio fra la sua posizione di leader e quella delle proprie giocatrici. (Maurizia Cacciatori)
- Il calcio è già difficile per chi ne capisce, figuriamoci per gli allenatori. (Franco Rossi)
- Il mio allenatore preferito? Quello che mi fa giocare. (Salvatore Schillaci)
- Il perdono fa parte del compito dell'allenatore, altrimenti su 25 calciatori ne salveresti 10. (Antonio Conte)
- Il tecnico finisce per diventare il tramite tra personalità e subconscio dei giocatori. (Gian Paolo Montali)
- In fondo, gli allenatori di calcio sono dei privilegiati: saranno pure criticati e criticabili, ma a fine mese non hanno certo le angustie o le sofferenze dei cassintegrati o dei metalmeccanici. (Domenico Morace)
- Io, gli allenatori che si presentano a bordocampo con la tuta, li multerei: stai rappresentando la società, non puoi metterti la tuta. (Massimiliano Allegri)
- Io sono il signore tecnico tuo, non avrai altri tecnici all'infuori di me. (Gianni Brera)
- Io voglio diventare allenatrice proprio per tutti gli allenatori terribili che ho avuto. (Verónica Boquete)
- L'allenatore fa sempre le stesse cose, prepara la partita al meglio e spiega ai ragazzi le cose da fare. Insomma analizzi e prendi decisioni che siano in linea con quelle che sono le caratteristiche dei giocatori, poi gli attori principali sono loro. L'unica cosa che puoi fare è quella di gestire al meglio un atleta, ascoltando anche quello che succede intorno. Alla fine, però, conta il campo. (Angelo Lorenzetti)
- L'allenatore mica è uno qualsiasi: se dentro ha energia, porta quelli intorno ad avere un senso di responsabilità, a dare tutto se stesso, ma anche quello che non si ha, per ciò in cui si crede. (Luís Vinício)
- L'allenatore rivelazione? Quello che vince. (Franco Scoglio)
- L'obiettivo dell'allenatore è quello di non allontanare l'obiettivo individuale da quello di squadra. Io cerco di fare in modo che ogni individuo si esalti in un modello di squadra, non li porto mai dentro il mio modello. Cerco di esaltare l'individualità a servizio della squadra. (Marco Baroni)
- La maggior parte degli allenatori e dei tecnici sono delle persone straordinarie, poi noi viviamo in un mondo dove l'allenatore diventa una persona sola: paradossalmente è così, vivi in un lavoro dove devi aggregare e cercare di costruire gruppi, ma alla fine poi sei solo. E quindi quando c'è troppa solitudine, ogni tanto anche noi facciamo dei grossi errori, di rapporti, di comunicazione e quindi perdi magari la stima di un compagno, di un collega per una battuta, per un discorso: e quindi diventa difficile dare dei giudizi che siano dei giudizi obiettivi. (Cesare Prandelli)
- La prima qualità che deve avere un allenatore è il saper gestire mille cose. Prima c'erano meno media, meno pressioni, adesso devi essere attento a mille sfaccettature. Dipende poi da ogni situazione, perché se sei in una grande squadra devi trovare il giocatore giusto, perché poi te lo fanno pagare, per cui hai ancora più responsabilità e non sempre trovi il giocatore giusto che si ambienta subito. Se sei in una piccola società, dove devi fare bene, allora devi andare alla ricerca di quel giocatore che abbia lo spirito giusto. (Claudio Ranieri)
- Mi è sempre piaciuto fare l'allenatore, anche in campo. [...] La cosa che mi piace di più di questo mestiere? Aiutare i ragazzi ad esprimersi, tirare fuori le loro doti. Un allenatore può darti un concetto, ma la cosa più importante è far capire ai ragazzi di essere utili e far emergere le loro qualità. (Marco Marchionni)
- Nella brutale, ma ormai inevitabile e irreversibile, logica del calcio, i rapporti sportivi sono andati sfumando in dissolvenza. C'è un imprenditore che investe in modo massiccio e affida questa sua operazione finanziaria a un tecnico, l'allenatore appunto, pretendendo risultati pari alle risorse impiegate. Ove ciò non avvenga, è nel suo pieno diritto procedere a un ricambio al vertice, esattamente come un editore sostituisce il direttore di giornale che non è in grado di assicurare il successo del prodotto. Gli allenatori sanno così bene quello che li aspetta, che hanno ormai portato i loro compensi a limiti irreali, in ogni caso sicuramente sproporzionati alla loro possibilità di incidere, nel bene e nel male, sul destino delle squadre avute in consegna. Quei favolosi, o scandalosi, stipendi sono in realtà un'assicurazione contro i capricci dei dirigenti; o, se preferite, la copertura per un eventuale ruolo di capro espiatorio, liberamente sottoscritto all'inizio del rapporto. (Adalberto Bortolotti)
- [«Ha mai pensato di poter allenare»] No, troppo stressante: tra i miei ex compagni vedo troppa gente esaurita. (Luca Toni)
- Non è un mestiere. Non mi piace definirlo così. È una passione legata un po' a quello che ho sempre fatto, e quindi è soltanto la continuazione. Vuol dire rimanere sempre nello stesso ambiente, sentire gli stessi odori, le stesse sensazioni. (Roberto Donadoni)
- Non erano così importanti. Li avete fatti diventare importanti voi [giornalisti]. (Giampiero Boniperti)
- Non escludo che [...] prima o poi vengano aboliti anche gli allenatori. Mi chiedo, infatti, a cosa serva una categoria per la quale, essendoci i risultati, sono tutti maghi, e mancando i risultati sono tutti asini. (Vladimiro Caminiti)
- Non sono un difensore di vecchi o nuovi allenatori di calcio. Credo che ci siano quelli bravi e quelli no, quelli che raggiungono il successo e quelli che non lo raggiungono. (José Mourinho)
- Offese, polemiche, deferimenti a raffica mi colpiscono: mi sembra di essere un allenatore irakeno. (Aldo Agroppi)
- Penso che non esistano allenatori giovani o vecchi, ma soltanto quelli bravi e vincenti e altri che lo sono di meno. Il dato anagrafico a quel punto conta poco. (Cristiano Lucarelli)
- Penso che un allenatore deve essere pronto all'esonero. Ma se l'allenatore ha paura di questo, non lavora bene e ha grandi problemi. (José Mourinho)
- Per me fare l'allenatore non ha mai significato l'ambizione del grosso club, la scalata per giungere al vertice. Ho fatto e faccio questo mestiere per la soddisfazione di stare in campo, costruire qualcosa, continuare a calzare le scarpe bullonate come quando ero ragazzo e, non ultimo, guadagnare bene. (Osvaldo Bagnoli)
- Però quando ho iniziato a fare l'allenatore, ho capito che gli scacchi mi sarebbero potuti essere utili. [...] Perché hai bisogno di una strategia, devi sempre cercare di essere una mossa avanti all'avversario. Ti serve ragionare sul gioco delle mosse e contromosse, tentare di portare l'avversario fuori strada. Preparare un attacco e un po' come preparare una partita. L'unica differenza è che in mano hai dei pezzi, e non delle persone. Da questo punto di vista, il mestiere di allenatore è ancora più difficile. (Gianluca Vialli)
- Quando dai troppa importanza al tecnico, e poco ai giocatori, può succedere che i giocatori ci marcino, tanto sanno già quale testa rotolerà. (Roberto Beccantini)
- Quanto incide un allenatore? Un tecnico deve intraprendere una strada, tracciare un percorso portando gioco, organizzazione e cercando di portare competenze adeguate. Detto questo l'allenatore è nulla se non trova la disponibilità dei calciatori. (Antonio Conte)
- Ritengo che quello che faccio [da coach] si possa sintetizzare in due macro-aree: analizzare e prendere decisioni. Sono entrambi due momenti complessi; in fase di analisi studio, osservo, raccolgo dati, faccio domande, comunico e ascolto. E l'ascolto è importante sia in fase di analisi, perché mi serve per ampliare i punti di vista, sia nella fase di decisione, e nei momenti successivi. Infatti il mio compito è quello di prendere decisioni che siano in linea con quello che i giocatori si sentono di fare. Ascoltare, quanto si riesce, anche i rumors, è fondamentale per capire se le decisioni che sto prendendo sono quelle giuste o meno. E tutto questo lo faccio ascoltando i giocatori, lo staff, i dirigenti, i media e i tifosi. (Angelo Lorenzetti)
- Se il presidente non è contento della squadra o chiede all'allenatore di cambiare qualcosa o cambia l'allenatore. (Diego Lopez, Boris)
- Se l'autorevolezza di un allenatore deriva dall'urlare, io non ne ho. A me chi urla non trasmette niente, mentre ci sono persone che parlano piano e infondono sicurezza, anche timore. Ma il mondo della leadership è ancora tutto da scoprire, per noi allenatori. Una parola detta in un certo modo può cambiare le cose. Forse è in questo campo che si può sorprendere. (Massimiliano Allegri)
- Se non accetti le critiche non puoi fare l'allenatore. (Andrea Anastasi)
- Sono un allenatore democratico. Fisso le regole e i giocatori le rispettano. (Renzo Ulivieri)
- Un allenatore non deve dormire. Lui fa "ronf, ronf" e la partita finisce 0 a 0. Sbagliato. Un coach deve sempre essere sveglio e indovinare il cambio decisivo. (Giovanni Trapattoni)
- Un allenatore si diverte quando vince. (Helenio Herrera)
- Un grande allenatore deve essere lui stesso leader, ma deve creare altri leader che in campo riproducono idee, valori, carattere. (Gianluca Vialli)
- Un personaggio esalta e abbatte questo spirito d'impresa: il coach. Egli esalta e abbatte le individualità, ha il concetto di squadra, è l'esperto, e quando il suo interesse concerne più l'individuo che la tecnica si differenzia dall'allenatore. (André Scala)
- Un tecnico non fa solo la formazione: deve motivare un gruppo e uno staff, relazionarsi con i dirigenti, rappresentare il club sui social e nelle tv, che sono quelle che mantengono l'ambaradan. È un ruolo straordinariamente complesso. (Hernán Crespo)
- Visto che gli allenatori considerano le partite come una successione di minacce, la paura ha cominciato a contaminare le loro idee, e ogni pericolo immaginario che vogliono annullare provoca una decisione repressiva che corrode il gioco nel suo aspetto felice, libero, creativo. (Jorge Valdano)
- L'esonero fa parte del nostro mestiere, non è una iattura. Quando le cose non funzionano bene tra un allenatore e una società è giusto chiudere. Se le cose funzionano bene si riescono a gestire le situazioni più difficili ma non deve essere un matrimonio forzato. L’esonero non si capisce, l’allenatore è sempre l’ultimo a saperlo. Ci sono delle sensazioni ma fino a che non c’è la notizia ufficiale non lo sai [...]. Un allenatore perde solo tempo a pensare al suo esonero: deve pensare solo a fare il suo lavoro.
- La valigia per un allenatore è sempre pronta.
- Tante volte quando diventi allenatore capisci che problemi hai causato quando eri dall'altra parte. Molte volte si dice ai propri figli "lo capirai il giorno che diventerai papà". Ai giocatori si dice, invece, "lo capirai il giorno che diventerai allenatore".
- [«Fare l'allenatore...»] È maledettamente complicato. Devi pensare a trenta teste e puoi incidere sulla squadra, ma mai fino in fondo. Nel momento in cui non riesci a dare una mano ai tuoi ragazzi in difficoltà, per esempio, soffri molto di più che da calciatore, quando ti concentri molto su di te e i tuoi compiti, e poi sei nel vivo dell'azione e hai maggiori possibilità di sfogo.
- In panchina, in allenamento e negli spogliatoi sono schietto e leale con i giocatori. Me lo ha insegnato Mazzone: avere rispetto soprattutto di chi non parte dall'inizio è una cosa che mi porto dentro essendo stato calciatore. Se un giocatore non gioca so che è arrabbiato, deve esserlo con me, non con i suoi compagni.
- Se fai l'allenatore a certi livelli, esser stato giocatore può aiutare a capire certe dinamiche. Faccio un esempio, io so cosa prova un attaccante in campo se sbaglia un gol, un portiere se ne subisce uno per colpa sua. So come agevolare un mio giocatore se devo fare una scelta, nei momenti di gioia e di difficoltà riesco ad avere empatia con chi è in campo. Chi ha giocato nelle categorie minori non ha provato certe situazioni.
- Ci sono allenatori che pretendono di far mangiare ai loro giocatori prosciutto di San Daniele e formaggio Bel Paese. Poveri noi e poveri loro.
- Gli allenatori sono come i cantanti lirici. Sono molti e anche bravi, ma soltanto due o tre possono cantare alla scala di Milano.
- Gli allenatori sono come le gonne: un anno vanno di moda le mini, l'anno dopo le metti nell'armadio.
- L'allenatore deve essere al tempo stesso maestro, amico e poliziotto.
- Nel calcio c'è una legge contro gli allenatori: giocatori vincono, allenatori perdono.
- I successi da giocatore non bastano a renderti un grande allenatore. Quando smetti inizia un altro percorso, completamente nuovo.
- Io parto dal presupposto che un allenatore debba essere se stesso, senza fingere, senza esagerare le reazioni perchè si capisce quando un allenatore "finge" recitando un ruolo non suo.
- Mi recavo sempre all'estero per vedere i ritiri delle Nazionali, seguire gli allenamenti e parlare con i coach. Per la carriera di un tecnico è importante avere tanti punti di vista diversi. Alcune cose le ho raccolte, altre le ho fatte mie e altre ancora non le ho tenute in considerazione. Aggiornarsi, però, è importante per aprire la testa a nuovi orizzonti. [...] a volte le sfumature fanno la differenza per il salto di qualità.
- A me in carriera è capitato di trovarmi a dare una mano ai miei tecnici. Anche in Nazionale ci sono stati momenti in cui ci siamo allenati male e noi giocatori, in campo, abbiamo risolto i problemi. [...] Le fortune degli allenatori le fanno i giocatori. Lo sapevo quando giocavo, lo trovo ancor più vero oggi [da allenatore].
- Giochi bene o male non importa. Dico sempre ai miei atleti, che possono fare male una cosa ma devono fare bene altro. Devono avere voglia di stare in campo e devono impegnarsi. Tutto questo nasce da come tu li alleni. Quando questo atteggiamento di allenare i giocatori diventa automatico... dico che in partita l'allenatore conta zero. Perché tu li hai preparati alle situazioni che si troveranno in campo e a risolverle da soli. Le info che si danno ai giocatori devono essere poche perché il gioco è velocissimo. Ci sono allenatori che ti dicono tutto quello che devi fare e soffocano la loro creatività. La partita non è solo il risultato della tattica. Ma è frutto della capacità dei giocatori di risolvere le situazioni in modo autonomo.
- Gli allenatori sono educatori. Se ne hanno la capacità [...] trasmettono non solo nozioni tecnico-tattiche ma anche un modo di affrontare lo sport, di rapportarsi con gli altri. Ti costruiscono come persona sportiva.
- [«Sei passato da giocatore al ruolo di allenatore. Che difficoltà hai riscontrato [...]?»] Penso che il primo approccio sia quello di togliersi la maglia da giocatore perché se ti senti ancora in questo ruolo, vieni percepito come tale. Non va bene. Quando ti siedi in panchina e guardi la partita da questa posizione, dopo 30 anni passati in campo, sei veloce a comprendere il gioco, ma non è più sotto il tuo controllo. Ti rendi conto che tutta la tecnica serve a poco. Nel senso che contano altre competenze: la comunicazione, la capacità di capire il modo di trasmettere le tue informazioni in base alla persona che hai davanti. È un lavoro complesso che ti fa lavorare dodici ore al giorno. Un altro aspetto diverso sono i tempi. Il giocatore finito l'allenamento, smette di pensare alla pallavolo per dedicarsi ad altro. Tu non stacchi mai. Hai tanti aspetti su cui lavorare, dal rapporto con i dirigenti, alla programmazione degli allenamenti, allo studio della partita.
- Quello che conta è il principio: spingere al massimo il gesto tecnico. Compito dell'allenatore è creare i presupposti per applicarlo. Non può essere tutti i giorni così ma, come atteggiamento, devi portare i tuoi atleti a spingere. Poi c'è un altro fattore determinante che fa in modo che il giocatore ti segua. Se tu lo porti a spingere e non vede miglioramenti significa che c'è qualcosa che non va nel tuo metodo. Non stai usando con lui gli strumenti giusti. A lungo andare il giocatore perde prima fiducia in se stesso e poi in te.
- Sono dell'idea che allenare è molto diverso rispetto a giocare, la forma di crescita non è tecnica: un giocatore cresce tecnicamente, un allenatore invece deve trovare soluzioni diverse e lo fa studiando, perché proprio le tempistiche sono diverse. Un giocatore pensa alla pallavolo forse quattro ore al giorno, un allenatore ci pensa dalla mattina alla sera. Realmente è così, bisogna riflettere, pensare, studiare, aggiornarsi, un consumo di molte energie, perché non è solo la capacità di quello che sai, perché devi studiare e pensare.
- È sempre stata la mia definizione: che cos'è un buon allenateur? Un buon allenateur è un allenateur con buoni giocateur.
- Gli allenatori e la critica: troppo legati ai risultati. Ci sono tecnici che si ostinano ad adeguare i giocatori alle loro tabelle. Sbagliato.
- Gli allenatori si credono depositari del verbo, ma ormai giocano tutti con una punta.
- Per diventare un buon allenatore non bisogna essere stati, per forza, dei campioni; un fantino non ha mai fatto il... cavallo.
- Senza l'appoggio del club e dei giocatori, nessun allenatore è bravo.
- Un allenatore cambia molto o perché è scemo o perché è insoddisfatto.
- L'allenatore è come il pesce, dopo un po' puzza...
- Questa frenesia, per la quale un allenatore è un cretino se perde due partite o un genio se ne vince due e un attaccante una schiappa se sbaglia un rigore e un genio se fa un gol qualsiasi, rende molto difficile far vivere progetti e quindi far evolvere il calcio.
- Un allenatore che indovina la piazza ideale ha un gran fiuto o un gran culo.
- Credo sia comunque una buona qualità di qualunque allenatore quella di essere curioso, di "rubare" un'idea, un concetto, una forma di esprimersi, un dettaglio.
- La calma il mio segreto? I miei giocatori, specie in allenamento, non sarebbero molto d'accordo.
- La credibilità che puoi avere nei confronti della tua squadra dipende dalla qualità del lavoro tecnico-tattico e viceversa. Alla fine se hai credibilità presso i tuoi giocatori, se li porti a credere in ciò che si fa giorno dopo giorno, puoi permetterti anche di sperimentare, di fare qualcosa di un po' più difficile, di essere più esigente rispetto al lavoro sul campo.
- Nel corso della carriera di un allenatore, fare delle scelte è un lavoro quotidiano. Con il tempo impari a fare non troppo presto delle scelte radicali che potrebbero essere funzionali ad un aumento della competitività nell'immediato, che però poi nel lungo termine accorciano il numero dei giocatori che possono sentirsi coinvolti e motivati ad aiutare la squadra. Quello che impari con il tempo è di fare scelte con i tempi giusti e senza accelerarlo, a costo di perdere qualche partita in più.
- L'allenatore conta poco o [...], se conta abbastanza, potrebbe vincere con qualsiasi giocatore. Beh, non è così. Si deve credere nel gioco di squadra. E in questo contesto è l'allenatore il punto fisso, l'unica garanzia di coerenza.
- Sono l'allenatore, le decisioni spettano a me.
- Un allenatore non è altro che la propria squadra. Tutto quello che un allenatore fa è aiutare i propri giocatori in modo che siano loro a fare. [...] mi ricordo di ognuno di loro. Non solo di quelli più forti. Perché molte volte un allenatore impara di più insegnando ai quei giocatori a cui le cose non vengono facilmente.
- [«In cosa devono essere bravi [...] gli allenatori?»] A trovare le situazioni giuste durante gli allenamenti. Faccio un distinguo. Nel tiro con l'arco basta una metodica analitica perché in gara può esserci più o meno vento, ma sono poche le situazioni "diverse" che possono intervenire. Nel calcio invece un atleta ha dieci compagni, undici avversari, un pallone, un territorio da invadere, addirittura ci sono più momenti senza palla che non con la palla. Ma come fai a imparare a giocare senza palla se fai solo lavoro analitico?!
- [«Come si individua un allenatore bravo?»] È più facile vedere un giocatore bravo. Di un allenatore è visibile solo una parte piccola: la gestione dello spogliatoio non la intuisci subito né in partita né in allenamento. L'espressione del gioco della squadra può aiutare a capirne la mentalità. Una visita ad un allenamento può evidenziare se il mister è in possesso di una buona didattica. Il suo carattere lo si può intuire dai colloqui. Magari interpellando i giocatori, che in questo sono onesti e dicono sempre cose interessante sul loro allenatore e vanno dunque tenuti in considerazione. Ma di sbagli io ne ho fatti tanti. "L'allenatore è come un melone, finché non lo assaggi non sai se è buono", mi diceva sempre il mio direttore Riccardo Sagramola. Insomma, capisci se è bravo veramente, quando ce l'hai in casa.
- Finché un allenatore continuerà a essere giudicato per il risultato e non per il progetto sarà sempre difficile vederlo prendersi il rischio di far giocare un giovane tenendo fuori chi è più esperto.
- Gli allenatori di giovani sono un problema: quelli bravi vogliono fare carriera e non pensano abbastanza a donare formazione; quelli scarsi si accontentano e non migliorano i loro giocatori.
Voci correlate
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