Maurizio Viscidi

allenatore di calcio italiano

Maurizio Viscidi (1962 – vivente), allenatore di calcio italiano.

Maurizio Viscidi (2016)

Citazioni di Maurizio Viscidi

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  • [«Gli imitatori di Sacchi hanno fatto dei danni?»] Sono stati un grosso problema: per anni si è pensato più alla tattica e alla parte atletica, che alla tecnica. Scimmiottando le metodologie del grande calcio, i bambini toccano troppo poco la palla. Così uccidiamo il talento. [«Un altro esempio di questo rapporto sbagliato?»] Il guardiolismo. E io per Guardiola stravedo. Ma dai nati nel 2003 in poi abbiamo difficoltà a trovare attaccanti. La ricerca del gioco e del possesso ha creato centravanti bravi di sponda e a rientrare. Ma non cercano la profondità, non tirano in porta, non sono forti nell'uno contro uno e non sanno colpire di testa.[1]

Intervista di Alfredo Giacobbe, ultimouomo.com, 25 luglio 2018.

  • Non capisco perché a giugno, luglio e agosto non si giochi a calcio [in Italia], soprattutto a livelli dilettantistici. Anche eliminando agosto, che i ragazzi sono in ferie con le famiglie, ma a giugno e a luglio perché le società non fanno calcio? I ragazzi sono a casa da scuola, le giornate sono belle, i genitori lavorano: ma perché non devono essere aperte le strutture? Anche senza la presenza degli allenatori, anche senza un lavoro specifico, perché non va neanche bene perdere l'aspetto ludico e dello stare insieme.
  • Secondo me il calciatore moderno dev'essere in grado di comportarsi in base alla zona di campo che occupa e non in base al ruolo che gli viene affidato. Se un'ala destra in fase di rientro si ritrova a fare il terzino, deve saperlo fare. Se un centravanti in fase di rifinitura si stacca dalla marcatura, deve saper mettere una palla filtrante. Penso che il calcio del futuro è fatto di zone di campo nelle quali i giocatori deve sapersi muovere. Questo non significa che i giocatori devono saper far tutto. L'ala continuerà ad essere molto brava quando avrà la possibilità di lavorare sulla riga. Ma l'ala che resta nella stessa zona tutta la partita può essere anche facilmente marcabile. Quindi deve saper venire tra le linee o deve saper andare in profondità senza palla. Il senso del ruolo va rivisto: bisogna sapersi muovere preferibilmente in una zona di campo, ma saper interpretare anche altre zone. [...] Per me il concetto di calcio totale è voler giocare in tutte le fasi.
  • Il Mondiale non deve essere più preso come punto di riferimento per fare una valutazione tattica dell'evoluzione del calcio. Perché le nazionali sono ricche di giocatori ma non di gioco perché stanno poco insieme. La misura dell'evoluzione del calcio la offre la Champions League, e le grandi manifestazioni per club.

Intervista di Diego Guido, ultimouomo.com, 21 novembre 2019.

  • Quando lavori con i giovani il trofeo è secondario rispetto alla costruzione di valore. [...] Non alleni i giovani per fare carriera, non li alleni per il risultato. Li alleni per alzare il loro livello e mantenerlo costante.
  • Non esiste che un ragazzo dopo una sconfitta abbandoni il campo a testa bassa, magari imprecando. Dobbiamo insegnare ai ragazzi che vanno salutati tutti e non solo le curve. Altrimenti continueremo a essere ostaggio degli ultras ancora per altre generazioni.
  • Gli allenatori di giovani sono un problema: quelli bravi vogliono fare carriera e non pensano abbastanza a donare formazione; quelli scarsi si accontentano e non migliorano i loro giocatori.
  • [Sulla differenza tra schemi e princìpi di gioco] Ci sono due modi per insegnarti come arrivare da qui, da casa mia, al centro di Bassano. Uno è dirti di andare alla rotonda, dare la precedenza, fermarti allo stop, poi prendere la seconda a sinistra e la prima a destra. L'altro modo è insegnarti a leggere i segnali stradali e darti una mappa della città. Nel primo caso ti sto insegnando uno schema; nel secondo un insieme di princìpi. [...] Un principio è trasversale ai sistemi di gioco. [...] Lo schema non porta a ragionare.
  • Finché un allenatore continuerà a essere giudicato per il risultato e non per il progetto sarà sempre difficile vederlo prendersi il rischio di far giocare un giovane tenendo fuori chi è più esperto.
  • In tutto il mondo le Nazionali giovanili si fermano all'Under-20. Il Sub-20, come lo chiamano in Sud America, è seguito ovunque. Il gran finale prima del salto tra i grandi. Invece in Europa esiste anche l'Under-21 che alla fine di ogni biennio porta a giocarci ancora dei 23enni. Calcisticamente ha poco senso. [...] Ne abbiamo parlato di recente con la UEFA. La risposta è stata che l'Under-21 è un brand, che l'evento dell'Europeo di categoria vale parecchio a livello di immagine. Gli sponsor lo sostengono e si vendono molti biglietti. Per loro, oggi, sarebbe un danno abolirlo.

Intervista di Alberto Facchinetti, ilfattoquotidiano.it, 27 novembre 2022.

  • [«In cosa devono essere bravi [...] gli allenatori?»] A trovare le situazioni giuste durante gli allenamenti. Faccio un distinguo. Nel tiro con l'arco basta una metodica analitica perché in gara può esserci più o meno vento, ma sono poche le situazioni "diverse" che possono intervenire. Nel calcio invece un atleta ha dieci compagni, undici avversari, un pallone, un territorio da invadere, addirittura ci sono più momenti senza palla che non con la palla. Ma come fai a imparare a giocare senza palla se fai solo lavoro analitico?!
  • Nei settori giovanili i ragazzi ti seguono per definizione, in prima squadra è più complicato. I calciatori preferiscono avere compiti da eseguire piuttosto che problemi da risolvere.
  • [«Come si individua un allenatore bravo?»] È più facile vedere un giocatore bravo. Di un allenatore è visibile solo una parte piccola: la gestione dello spogliatoio non la intuisci subito né in partita né in allenamento. L'espressione del gioco della squadra può aiutare a capirne la mentalità. Una visita ad un allenamento può evidenziare se il mister è in possesso di una buona didattica. Il suo carattere lo si può intuire dai colloqui. Magari interpellando i giocatori, che in questo sono onesti e dicono sempre cose interessante sul loro allenatore e vanno dunque tenuti in considerazione. Ma di sbagli io ne ho fatti tanti. "L'allenatore è come un melone, finché non lo assaggi non sai se è buono", mi diceva sempre il mio direttore Riccardo Sagramola. Insomma, capisci se è bravo veramente, quando ce l'hai in casa.
  • Ho avuto la fortuna di allenare un giovane Alessandro Del Piero a Padova, poi diventato campione del mondo, ovviamente non per merito mio. Ma almeno so di non averlo rovinato.

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