Arrigo Sacchi

calciatore e allenatore di calcio italiano

Arrigo Sacchi (1946 – vivente), allenatore di calcio, dirigente sportivo e opinionista italiano.

Arrigo Sacchi (2007)

Citazioni di Arrigo Sacchi

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  Citazioni in ordine temporale.

  • Per diventare un buon allenatore non bisogna essere stati, per forza, dei campioni; un fantino non ha mai fatto il... cavallo.[fonte 1]
  • [Sulla finale della Coppa dei Campioni 1988-1989] Siamo orgogliosi. Credo che il Milan quando gioca a questi livelli non abbia rivali al mondo. Siamo venuti con grande tensione a questo appuntamento: quando abbiamo visto il pubblico, ci è venuta la pelle d'oca. Pensavo: come possiamo perdere con questi tifosi. Però ricordavo che anche la Juventus era andata a giocare con tanta gente al seguito ma non era riuscita a vincere. Noi dovevamo farcela con le nostre forze. Anche il Madrid aveva 100 mila tifosi ma non erano serviti.[fonte 2]
  • Ricordatevi, però, che anche ai rigori vince quasi sempre chi lo merita. Non è vero, come si dice, che sono una lotteria. Se una squadra ha giocato meglio, e si sente penalizzata dal risultato, li va a calciare con una carica interiore che la squadra avversaria non ha.[fonte 3]
  • [Sulla finale della UEFA Champions League 1995-1996] Torricelli? Come Di Livio e Ravanelli, tre anni fa sembrava impossibile vederli campioni d'Europa. Nel calcio, però, c'è qualcosa che sfugge alle analisi più frettolose. Un segreto che io conosco, ma che dovrete scoprire da soli. [...] La Juve ha battuto l'Ajax perché è stata più aggressiva del Milan l'anno scorso.[fonte 3]
  • Tutti hanno preso dal mio Milan il modulo a zona, senza capire che la vera rivoluzione stava nell'atteggiamento offensivo della squadra. Il mio successore invece ha messo uno stopper a centrocampo e tutti l'hanno copiato. [22 aprile 2000][fonte 4]
  • [Su Trapattoni] È uno che saprebbe farsi capire anche dai giapponesi.[fonte 5]
  • I più ingenerosi e invidiosi possono parlare di inadeguatezze delle avversarie o di fortuna. Machiavelli sosteneva che la metà delle imprese dipendono dalla fortuna, l'altra metà da noi stessi. Credo che la fortuna sia quella che ognuno di noi merita e che molte volte sia il nome che si dà all'abilità altrui. Non c'è impresa che se vogliamo denigrare o ridimensionare possa sfuggire a un momento fortunato.[fonte 6]
  • C'è una differenza: giocatore è colui che gioca bene, calciatore è colui che conosce il calcio. Beckham è un calciatore. Ed è un calciatore da calcio totale.[fonte 7]
  • [Sul Napoli nel 2011] Difesa folta, marcature rigide, contropiedi e spunti individuali. Un sistema di gioco che in Italia può dare risultati ma con tutti i limiti che il calcio europeo ha evidenziato.[fonte 8]
  • In Italia nessuno ha mai chiesto lo spettacolo, e quindi non c'è. Abbiamo quello che la gente vuole. Contano solo i risultati. A livello di spettacolo siamo indietro e quindi dobbiamo cercare di capire che è importante lavorare per l'immediato, ma anche in prospettiva futura, puntando sempre più sui nostri giovani.[fonte 9]
  • [Su Andrea Stramaccioni] Per quanto mi sia simpatico, devo ammettere che non ha dato un'impronta a questa Inter. Né dal punto di vista del gioco, né dei risultati.[fonte 10]
  • La Juve, a tutti i livelli, è un esempio di squadra che moltiplica le qualità dei singoli.[fonte 11]
  • Io non sono mai stato un estimatore della Juventus: grandi giocatori, ma gioco abbastanza insufficiente o poco armonioso, poco moderno. Ma credo che questa Juventus, quella di Conte, sia la più bella che io mi ricordi e me ne ricordo tante, purtroppo. Anche più bella di quella di Lippi: è molto più armoniosa, è una squadra che conosce tutto del calcio. Vedi questa Juventus e ti sembra che il calcio sia la cosa più semplice del mondo.[fonte 12]
  • La Juventus è la squadra di adulti. Non sei mai sicuro di vincere contro di loro finché non muoiono.[fonte 13]
  • [Su Massimiliano Allegri] Non voglio far domande, quando avrà imparato il rispetto che si devono alle persone allora parlerò.[fonte 14]
  • Non sono certo razzista e la mia storia di allenatore lo dimostra, a partire da Rijkaard, ma a guardare il torneo di Viareggio mi viene da dire che ci sono troppi giocatori di colore, anche nelle squadre Primavera. Il business ormai ha la meglio su tutto. L'Italia non ha dignità, non ha orgoglio: non è possibile vedere squadre con 15 stranieri.[fonte 15]
  • Sono stato travisato, figuratevi se io sono razzista. Ho solo detto che ho visto una partita con una squadra che schierava 4 ragazzi di colore. La mia storia parla chiaro, ho sempre allenato squadre con diversi campioni di colore e ne ho fatti acquistare molti, sia a Milano che a Madrid. Volevo solo sottolineare che stiamo perdendo l'orgoglio e l'identità nazionale.[fonte 15]
  • La volontà, il dare tutto, la generosità e la serietà della Juve dovrebbero essere un esempio per tutti i club. La cultura della vittoria fa parte da sempre del DNA dei bianconeri: si trasmette ai giocatori facendone dei protagonisti. La storia di questo club, a parte qualche piccola pausa, è sempre stata caratterizzata da una sete di vittorie senza pari. Forse non sempre la Juventus ha convinto, forse non sempre è stata bellissima, ma sicuramente è sempre stato un avversario con una determinazione feroce, uno straordinario orgoglio e un grande senso pratico.[fonte 16]
  • Penso che Gullit possa essere considerato il simbolo del mio Milan. Aveva una grande potenza dal punto di vista fisico e sapeva anche essere un punto di riferimento per i compagni. Quando partiva in progressione si portava via anche il vento. Era anche un donnaiolo: una volta rispose per le rime a Berlusconi, che aveva chiesto ai giocatori 30 giorni di astinenza prima della finale di Coppa dei Campioni, dicendogli "Dottore io con le palle piene non riesco a correre".[fonte 17]
  • [Su Lionel Messi] È un giocatore unico e completo: è un finalizzatore letale ma è anche capace di tornare a centrocampo per aiutare la squadra. Marcarlo a uomo è impossibile, è tutto il sistema squadra che deve funzionare alla perfezione per ingabbiarlo. Siamo di fronte un vero genio del calcio, è come Maradona. In questo momento nessuno è come lui.[fonte 18]
  • [Nel 2016, sulla Juventus di Massimiliano Allegri] Noi al Milan coniugavamo tre verbi: vincere, convincere, divertire. La Juventus ne coniuga uno: vincere. È una debolezza. Si dirà: ma in Italia continua a vincere. E io dirò: anche il Rosenborg vince sempre lo scudetto in Norvegia. Ma cosa conta è la Champions League e in Europa la Juventus fatica.[fonte 19]
  • [Parlando di Andrea Belotti] Dio non gli ha dato il talento [...]. Gli ha dato delle virtù maggiori: perché gli ha dato la generosità, l'entusiasmo, la pressione, il cuore, il sacrificarsi per i compagni, lottare per i compagni.[fonte 20]
  • La Juventus è l'esaltazione della qualità, dell'organizzazione e della potenza.[fonte 21]
  • [Su Zlatan Ibrahimović] Indubbiamente è un calciatore di peso, ma con quelli che per me sono quattro difetti: individualismo, protagonismo, egocentrismo, avidità.[fonte 22]
  • [...] avere coraggio vuol dire avere punti in classifica.[fonte 23]

Dalla conferenza stampa di presentazione al Milan Associazione Calcio, 2 luglio 1987; citato in Gianni Mura, la Repubblica, 3 luglio 1987.

  • Perchè [Berlusconi] ha scelto me? Mi sono dato tre risposte: uno, ho avuto fortuna; due, gli è piaciuto il gioco del Parma; tre, nello sport parliamo la stessa lingua.
  • Il pareggio è un fardello pesante, col tacito accordo si vedono partite scarsamente morali.
  • Senza l'appoggio del club e dei giocatori, nessun allenatore è bravo.
  • Rispetto il prossimo, credo nell'uomo, nella cultura, nel dialogo. Il calcio del futuro sarà più intellettivo che muscolare, si vince e si perde in una frazione di secondo e la testa conta più della preparazione atletica. [...] E bisogna considerare il calciatore un lavoratore come tutti gli altri, solo che lavorerà sempre meno degli altri e guadagnerà sempre di più. Questo vale anche per i tecnici. Il denaro non muove forze latenti, le motivazioni sì.

Povero calcio che non fa squadra

Intervista di Massimiliano Castellani, Avvenire, 9 ottobre 2009.

  • Per superare la crisi, dobbiamo smetterla di considerare la furbizia una virtù e l'arrangiarsi un'arte: il perfezionismo deve battere il nostro pressappochismo radicato.
  • Ci esprimiamo ai massimi livelli se c'è da spazzare via la vergogna, l'invidia e la ripicca internazionale... ma non si può mica sempre vivere nello "Stato di massima allerta" per mantenere uno sport in salute.
  • La Nazionale è lo specchio di quello che esprime il campionato, quindi una realtà in cui dominano gli isterismi, la violenza, i debiti delle società, gli stadi fatiscenti.
  • Il pregiudizio si vince con le idee.

Citazioni non datate

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  • [Gaffe] È stato un avversario molto ostico ma anche agnostico.[fonte 24]
  • Giocare contro Maradona è come giocare contro il tempo perché sai che, prima o poi, o segnerà o farà segnare.[fonte 25]
  • Il Belgio non conosce l'arte della vittoria perché non ha mai avuta esperienza della vittoria.[fonte 26]
  • [Riferendosi ai primi mesi al Milan] L'inizio fu assai difficile e rischiai davvero di non mangiare il panettone.[fonte 27]
  • Un allenatore cambia molto o perché è scemo o perché è insoddisfatto.[fonte 28]

Calcio totale

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C'è un giorno nell'infanzia di ognuno di noi che segna per sempre la nostra storia e il nostro destino.

Citazioni

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  • Ho sempre cercato di dare una forma alla bellezza creando un gioco capace di esprimere la gioia di vivere e di far divertire il pubblico. (cap. 1)
  • Ho sempre pensato che per avere successo nella vita, in ogni campo, sia importante una piccola percentuale di sogni e di talento, una parte di follia, ma che più del 90 per cento del successo e della realizzazione sia dovuto allo studio, al lavoro, alla pianificazione e al rinnovamento continuo. (cap. 1)
  • [...] il leader in una squadra non è solo il regista. Ogni giocatore lo diventa quando ha la palla, e tutti devono essere capaci di fare gioco. (cap. 1)
  • [...] la vera funzione dell'allenatore [...] non è solo organizzare la squadra e disporre i giocatori in campo, ma significa soprattutto creare il gioco valorizzando le attitudini individuali dei singoli. (cap. 1)
  • Con la conquista del mio primo campionato cominciai a capire la gioia che il calcio trasmette agli spettatori. Il calcio è spettacolo, e quello che era successo nel piccolo campo di Fusignano l'ho poi rivissuto nei grandi stadi internazionali. Le emozioni sono sempre le stesse. (cap. 1)
  • In verità, fra musica e calcio non c'è alcuna differenza. Per me il gioco, lo spartito da interpretare, è il vero protagonista in campo. Puoi avere i migliori musicisti e solisti del mondo, ma non sentirai alcuna melodia se non sono coordinati da un direttore e da uno spartito comune. L'allenatore è insieme autore e direttore d'orchestra, con la sua sensibilità, la sua idea di musica, la sua interpretazione. Il suo concetto di tempo e di ritmo. E quanto contano i tempi e il ritmo nel gioco del calcio! (cap. 2)
  • Il leader vero è quello che convince, non quello che ordina. (cap. 2)
  • L'allenatore è l'uomo che rappresenta la società in campo e che si fa interprete delle finalità di gioco e degli obiettivi della società stessa. Se uno dei pezzi manca, anche il ruolo dell'allenatore viene meno e si rompe quel clima di fiducia che è fondamentale per la buona riuscita del progetto. (cap. 4)
  • [...] la bellezza, il gioco, la determinazione, la voglia di fare sono il vero motore che fa vincere una squadra. (cap. 4)
  • Il calcio per me è una lettura della situazione, a cui si deve rispondere tutti e undici contemporaneamente. (cap. 4)
  • Una volta m'invitarono alla Bocconi per una conferenza, e la prima domanda che mi fece uno studente fu: «Come può allenare campioni senza esserlo mai stato?».
    «Non ho mai saputo che prima di essere un fantino bisogna essere stato un cavallo!» risposi, suscitando l'ilarità generale. (cap. 6)
  • [Su come ha insegnato un nuovo modo di giocare ai calciatori del Milan] Quando ci sono dei cambiamenti e convinzioni nuove, c'è bisogno di trasmettere tutto il tuo sapere con una determinazione feroce, senza tentennamenti. (cap. 6)
  • Gullit aveva la personalità dei grandi, fu un esempio fondamentale per il calcio che volevo sul campo, faceva correre in avanti giocatori che, per la loro storia e le abitudini di questo Paese, preferivano rimanere indietro. Questa era una delle grandi differenze. Era un esempio di calcio coraggioso, ottimistico, di personalità e di capacità interpretativa. (cap. 6)
  • Il calcio è la cosa più importante delle cose meno importanti. (cap. 7[1])
  • Una vittoria senza merito non è una vittoria. (cap. 7)
  • L'allenamento per essere veramente allenante deve far provare durante la settimana tutte le situazioni che si ritroveranno in partita, tenendo presente che nelle situazioni inedite ci sarà solo sconforto e tensione. (cap. 7)
  • Il calcio ha offerto un piccolo gruppo di geni delle idee e della tattica e un folto esercito di arrivisti con scarse convinzioni e conoscenza che cercano di seguire le mode del momento. Esiste una terza via, quella degli allenatori legati al passato, che lo difendono orgogliosamente. Sono tecnici che non inventano e non trasmettono ai posteri una qualche eredità ideologica. (cap. 7)
  • La fortuna è il nome che si dà sempre all'abilità altrui. (cap. 8[1])
  • Tassotti era un professionista eccellente. Simpatico, ironico e autoironico. Un terzino destro dotato di grandi qualità tecniche e di gioco, ma poco considerato in Italia, dove si preferiva un difensore marcatore e roccioso. Esordì in Nazionale a trentadue anni. Era un giocatore moderno e totale, che sapeva svolgere ad alti livelli le fasi difensiva e offensiva. Era importante per il contributo al gioco, ma anche per l'armonia dello spogliatoio. (cap. 8)
  • Paolo Maldini è stato uno dei più grandi terzini-difensori mai esistiti. Potente, veloce, resistente, generoso. Forte fisicamente e nel gioco aereo. Nel Milan migliorò anche nella marcatura, maturando velocemente accanto a compagni più grandi e grazie anche all'aiuto del padre. Professionista serio, ragazzo amabile e leale. Faceva la fascia a velocità ultrasoniche. Una grande forza sia nel Milan sia in Nazionale. Eccezionale la durata della sua carriera, sinonimo della qualità della persona e del professionista. (cap. 8)
  • [Su Alessandro Costacurta] Discreto con la palla, abile nella marcatura; era un difensore da calcio totale, non uno specialista. Si connetteva assai bene con i compagni, dimostrando senso della posizione, capacità di giudizio e di previsione. Dimostrava una certa personalità, pur non eccellendo in forza ed elevazione. Per me, che lo feci esordire nel Milan e poi in Nazionale, è stato un giocatore affidabile e di buon livello. Era originariamente un libero e si divideva con Baresi, quindi avevo due liberi che sapevano marcare ma anche partecipare al gioco. (cap. 8)
  • Franco Baresi, «il Capitano», un campione. Di poche parole, ma un esempio per tutti. Un lottatore determinato che dava sempre tutto. Giocatore di grande temperamento e capacità motorie, confortato da rapidità e velocità notevoli. Buona tecnica, forse esagerava con i lanci. Mostrava straordinarie capacità tattiche e dirigeva la difesa con sagacia e tempismo, sostenuto da talento e capacità di giudizio. Difficile da superare del duello uno contro uno, esaltanti le sue accelerate e il suo tempismo. Era un campione che muoveva tutta la difesa elevando le capacità singole grazie all'apporto costante dei difensori. È stato il più bravo difensore che abbia mai visto, l'unico che muoveva un intero reparto. (cap. 8)
  • [Su Carlo Ancelotti] Modesto, cercava sempre di migliorarsi e anche negli allenamenti dava il massimo. Determinato tanto da migliorare la poca velocità e anche la forza, deciso nei contrasti con bravura tecnica, possedeva capacità di valutazione e tempi di gioco di alto livello. [...] Era la forza umana e tattica di questa squadra. (cap. 8)
  • Rijkaard era un gigante fisicamente. Una brava persona, con qualità fisico-atletiche fuori dal comune. Dotato di una buona tecnica, grande chiarezza, potenza straordinaria, velocità e resistenza, copriva il campo con facilità, pressava forte. Non sbagliava mai le partite importanti. Diede un contributo importante più come centrocampista che come difensore. (cap. 8)
  • Roberto Donadoni, una persona e un professionista eccellente, grande tecnica e con un dribbling rapido e resistente. Una mezza punta che interpretava il ruolo in modo completo e totale. (cap. 8)
  • Marco Van Basten era la ciliegina sulla torta. Il più talentuoso ma anche il più discontinuo. La classe era cristallina. Lo stile inimitabile, un cigno che ballava con il pallone fra i piedi. Goleador che si connetteva stupendamente con i compagni, sfruttando le sinergie. Segnava di destro, di sinistro, di testa, giocava e rifiniva. Tecnica elevatissima, soluzioni impensabili ed esaltanti, faceva ripetuti dribbling, era agile e rapido nonostante l'altezza. Era un ragazzo introverso, ma buono e sensibile, ha subito molti infortuni. (cap. 8)
  • In Italia si vince di più con la squadra votata alla difesa e con l'individualità, in Europa con il calcio offensivo e collettivo. (cap. 11)
  • [...] in Italia si giudica una partita solo dal risultato ottenuto. (cap. 12)
  • L'ansia, per come l'ho conosciuta, è un plusvalore finché riesci a gestirla. Ed è indispensabile per ottenere grandi performance. Il vero agonista sa incanalarla in modo che si trasformi in impazienza di misurarsi, aumentando le qualità cognitive e agonistiche. (cap. 16)
  • Il tiki-taka, il possesso palla portato avanti dalle squadre spagnole, nasce in una cultura calcistica che si sviluppa partendo dalla tecnica. La Spagna ha avuto un'evoluzione diversa dalla nostra, noi avevamo sviluppato l'agonismo, loro la tecnica, ma entrambe all'inizio erano incompiute. Quando gli spagnoli hanno fatto il salto di qualità, quando il calcio è diventato uno sport di squadra, e hanno cominciato a sviluppare una tecnica non solo individuale ma collettiva, esaltata al massimo, anche eccedendo, è nato il tiki-taka. Il pericolo era che diventassero pleonastici – e tante volte lo erano, perché il limite è molto sottile – tenendo la palla e facendola girare fino all'ossessione, impedendo agli altri di giocare, col rischio di perdere in velocità, in concretezza, di offrire uno spettacolo noioso. Il tiki-taka ha un senso se non è fine a se stesso, ma è l'inizio di un'azione che porta verso la porta avversaria: tengo palla per trovare uno spazio, non per impedire agli altri di giocare. (cap. 16)
  • Mi piacciono gli alberi, sono segno di forza e di grandezza, si innalzano verso il cielo. Hanno una vita lunga: c'erano e ci saranno prima e dopo di noi. Ci sopravvivono. E così mi sdraio in veranda e ascolto la brezza che muove appena le fronde. Un suono meraviglioso che solo la vita e la natura ti sanno dare. (cap. 17)

Citazioni su Arrigo Sacchi

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  • Arrigo 6-1 mito.[2] (striscione)
  • Arrigo è stato il rivoluzionario del nostro calcio, l'ha portato dal Medioevo alla modernità. (Antonio Matarrese)
  • Con l'ascesa di Arrigo Sacchi cambiò completamente il modo di approcciarsi al gioco in Serie A, esplorando strade impensabili fino a poco prima. [...] il gioco italiano ruotava ancora tutto attorno ai concetti di catenaccio e possesso palla. Sacchi rivoluzionò tutto questo, come a suo tempo era accaduto col calcio totale olandese. I meccanismi della difesa, il passaggio al 4-4-2, la tattica del fuorigioco, attaccanti costantemente proiettati all'attacco con il supporto di percussori da centrocampo... Erano tutti concetti nuovi. La mentalità vincente cambiò profondamente, ed è anche quella che troviamo oggi: nel calcio l'attacco è la miglior forma di difesa. (Luther Blissett)
  • È stato il più grande rivoluzionario del calcio mondiale. Forse ripete gli stessi concetti, cosa un po' monotona, però sono i concetti base di ogni squadra di ogni società. (Zvonimir Boban)
  • [«Ma quando vi spiega le cose, com'è?»] Eh, com'è, è un martello. Ti chiama al sabato mattina e ti spiega una cosa a tu per tu. Poi alle sei del pomeriggio parla con tutta la squadra e la ripete. Alla sera fa il giro delle camere e te la ridice a tu per tu. Certe volte, francamente, ti dà l'impressione della paranoia: però è vero che da tutti lui riesce ad ottenere il cento per cento. (Mauro Tassotti)
  • [Sul fatto che Sacchi abbia fatto la storia del calcio] L'hanno fatta i suoi giocatori. Quel Milan era una delle squadre più forti di sempre. Lui ha avuto una parte importante. Era bravo a farsi amici i giornalisti, ha saputo costruire una immagine da grande innovatore. [«Non lo è stato?»] Non ha inventato nulla. Il modulo che usava il Milan non era né rivoluzionario né offensivo. Schieravamo difensori eccezionali. A farci vincere così tanto è stata sempre la difesa, alla quale lui si applicava molto, dedicando invece poco tempo alla fase offensiva. (Marco van Basten)
  • Lavorare con Sacchi sarebbe stato molto interessante. Sacchi come mentalità era simile a Lobanovski, il tecnico che mi ha formato nella Dinamo Kiev. Intensità, impegno, lavoro, pensiero collettivo, dedizione: i concetti erano quelli del calcio moderno. Sacchi ha rivoluzionato il calcio, un po' come aveva fatto Lobanovski nella ex Unione Sovietica. (Andrij Ševčenko)
  • Non c'è mai stato feeling personale tra me e lui. Non mi ha mai dato l'impressione di essere onesto nei rapporti umani. Non era mai diretto. Andava a zig zag. Quando non era contento di come ci allenavamo, se la prendeva con i giovani, con i più deboli, che magari invece erano in testa a tirare il gruppo. (Marco van Basten)
  • Non ci siamo mai capiti [...]. Lui se ne frega che un giocatore segni una montagna di gol, perché privilegia il sistema di gioco agli uomini. (Gianluca Vialli)
  • Non insegno chimere, le lascio a Sacchi. Icaro volava, ma Icaro era un pirla. (Giovanni Trapattoni)
  • Non mi interessa cosa dice sul mio Napoli. Lui è fuori dal giro da molto tempo, preferisco sentire cosa ne pensa uno come Prandelli, che non a caso ha più volte detto che la mia squadra gioca meglio di tutti in Italia. Il gioco del Milan di Sacchi? Volevo vederlo senza campioni come Van Basten... (Walter Mazzarri)
  • Per me la novità di Sacchi non è stata la zona, ma il lavoro che lui ha portato nella grande squadra, che forse prima ne faceva a meno. Il grande club, tradizionalmente, vinceva anche senza un carico di lavoro esasperato: grazie ai valori tecnici superiori e magari al maggior numero di partite imposto da un calendario più ricco, che suppliva a parte dell'allenamento. [...] Ora Sacchi ha introdotto una filosofia nuova, costringendo grandi giocatori a lavorare addirittura di più di quelli dei club di bassa classifica. Questo elemento, combinato con l'aggressività, il pressing, l'intento di vincere sempre anche in trasferta ha rappresentato la grande novità [...]. Ma non la zona. (Osvaldo Bagnoli)
  • Premessa: gli allenatori non sono così decisivi come si crede. Per questo ce l'ho più con il sacchismo che con Sacchi. All'inizio del suo primo anno di Milan la società rossonera voleva esonerarlo, dopo l'eliminazione dalla Coppa Uefa. Fedele Confalonieri aveva addirittura già raggiunto un accordo con Nedo Sonetti. Poi il Milan batté il Verona uno a zero, con gol di Virdis, e si riprese. Un gol su azione da calcio piazzato, il gioco di Sacchi non c'entrava niente. (Franco Rossi)
  • [Nel 1995] Sacchi aveva promesso una Nazionale dal gioco nuovo e spettacolare. In tre anni non l'abbiamo mai vista. [...] Sacchi è un uomo capace ed intelligente ma ha avuto il torto di scatenare una guerra di religione che ha finito per scontare in prima persona. Non credo [...] che ci siano stati attacchi strumentali, cioè critico Sacchi per colpire Matarrese, anche se in qualche caso questo può essere successo. È vero, invece, che Sacchi, proponendosi come allenatore e non come selezionatore, come filosofo anziché come uomo di calcio, si è attirato antipatie, accentuate dal suo carattere che sembra dolce e melenso ma è invece, a volte, per fortuna, astioso e vendicativo. (Domenico Morace)
  • Sacchi dice che un c.t. è come un eunuco nell'harem? Parla per sé. Io ce le ho tutte e due... (Giovanni Trapattoni)
  • Sacchi è stato un vero rivoluzionario. Tanti poi lo hanno imitato, anche nel modo peggiore. Molte squadre hanno vinto molto ma non hanno lasciato niente, non ti ricordi una sola partita. Invece di quel Milan ricordi delle prestazioni e delle emozioni fantastiche. (Gian Piero Gasperini)
  • Sacchi è uno che ha un'altra marcia, che ci ha fatto fare un salto di qualità incredibile. Se ha un segreto, è quello di riuscire a farti concentrare al massimo anche in allenamento, proprio come se fossi in partita: e noi a questo non eravamo abituati. Una volta allenarsi era più che altro un divertimento, adesso con lui è un lavoro che va fatto al massimo della concentrazione: per divertirsi c'è tempo poi. (Mauro Tassotti)
  • Sacchi ha avuto il merito di portare la cultura del lavoro nelle grandi squadre però ha pure originato un grosso equivoco. Si diceva che il suo calcio fosse offensivo ma come si fa a chiamare offensivo un calcio basato sul pressing e sul fuorigioco? (Osvaldo Bagnoli)
  • Sacchi ha fatto da spartiacque: c'è stato un calcio prima e dopo la sua idea di pressing. (Cristian Bucchi)
  • [Sul confronto tra Maurizio Sarri e Arrigo Sacchi] Sarri si sta dimostrando molto più bravo, perché Sacchi aveva tanti fuoriclasse, come i tre olandesi, Baresi, Maldini e Donadoni, mentre lui ha ottimi giocatori, non campionissimi. (Alberto Bigon)
  • Sembra uscito da una pagina di Bellow, con questa sua paradossale, inverosimile pelatina da sacrestano invaso dalle folgorazioni mistiche. (Vladimiro Caminiti)
  • Si sapeva già a maggio [del 1992] che gli stavo scaldando la panchina. Berlusconi non lo voleva più al Milan e ha fatto il suo interesse, la Federcalcio è stata piuttosto debole. Alla prima partita di Sacchi Rizzitelli mi dedica il gol fatto alla Norvegia e guarda caso da allora non è più stato convocato. Sacchi non condivide le mie idee e io non condivido le sue. (Azeglio Vicini)
  • Sono uno degli italiani che hanno gufato gli azzurri e Sacchi durante i mondiali americani. Non mi è mai piaciuta la sua presunzione. È un grande allenatore, ha cambiato il calcio italiano ma con un carattere diverso avrebbe ottenuto più consensi. (Sergio Porrini)
  • Il mister era tosto, integralista, maniacale, ma lo dico per elogiarlo, aveva una visione di un calcio nuovo, mai visto, poi molti altri l'hanno copiato.
  • Sacchi era molto integralista, aveva un codice etico, ha poca flessibilità e questo è stato uno dei suoi limiti. Le regole sono importanti, ma devono essere flessibili.
  • Sacchi vedeva più lontano degli altri e a volte, i giocatori facevano fatica a capire cosa volesse.
  • È un fanatico, un paranoico della vittoria (Silvius dixit), un ginnasiarca, uno che ci marcia, uno che ci crede? In panchina, ha atteggiamenti da raptus agonistico, sembra seduto sui carboni ardenti. Gli occhi, che sono piccoli e vivaci, mobilissimi, spesso coperti da Rayban agghiaccianti (chi ricorda "Nick manofredda"?) hanno convinto Berlusconi che l'omarino valeva il rischio.
  • Era e resta un uomo che brucia di idee e fervore. Alle solite, Sacchi ha predicato umiltà dal suo pulpito mistico.
  • Ha una strana faccia, sospesa fra il giovane degli occhi e della pelle e il vecchio dei capelli, grigi e pochi. [...] pare più anziano in divisa da allenatore, maglietta e calzoncini. Toni heribertiani (urla molto, quando allena), e, dalla tribuna, sembra un contabile del Minnesota. Strano tipo.
  • Per Sacchi, semplicemente, l'avversario non esiste, non è da prendere in considerazione. Chi impone il suo gioco non ha da preoccuparsi di quello altrui, chi si diverte giocando diverte chi guarda, chi si diverte giocando non soffre lo stress, chi gioca meglio vince.
Annotazioni
  1. a b In esergo.
  2. Striscione della tifoseria interista riferito all'allenatore milanista, Sacchi, che nel precedente turno del campionato 1996-1997 era stato sconfitto a San Siro dalla Juventus con un pesante 1-6.
Fonti
  1. Citato in Bruno Bernardi, Al mare, in una notte di mezza estate Sacchi si strappa crossando per Sanguin, Stampa Sera, 1º giugno 1988, p. 15.
  2. Citato in Giorgio Gandolfi, Berlusconi: «Macchina da gol», La Stampa, 25 maggio 1989, p. 19.
  3. a b Citato in "Trionfo all'italiana, utile alla nazionale", Corriere della Sera, 24 maggio 1996.
  4. Citato in Ipse Dixit, Calcio 2000 nº 31, giugno 2000, p. 194.
  5. Citato in Gian Antonio Stella, Trapattoni, lo straparlare di un genio, Corriere della Sera, 28 marzo 2001.
  6. Citato in La Gazzetta dello Sport, 17 dicembre 2007.
  7. Dall'intervista a Radio Italia, 7 febbraio 2009.
  8. Citato in Tancredi Palmeri, Il blob del 2011.Le migliori frasi, gazzetta.it, 31 dicembre 2011.
  9. Citato in Calcioscommesse? Non sono tutti disonesti, tuttosport.com, 10 ottobre 2012.
  10. Da SportMediaset; citato in Tancredi Palmeri, Il blob della settimana, gazzetta.it, 8 aprile 2013.
  11. Citato in Sacchi avvisa Pogba: «Sbagli se lasci la Juve», tuttosport.com, 5 gennaio 2014.
  12. Citato in Sacchi difende Conte: «È sua la Juve più bella», sportmediaset.com, 19 febbraio 2014.
  13. Dal programma televisivo Premium Champions League Studio, Mediaset Premium, 19 marzo 2014.
  14. Dal programma televisivo Premium Calcio, 5 ottobre 2014; citato in Allegri contro Sacchi, altra lite in TV., corrieredellosport.it, 5 ottobre 2014
  15. a b Dalla cerimonia di consegna del Premio Maestrelli a Montecatini Terme; citato in Sacchi: "Troppi neri nelle giovanili". Poi precisa: "Non sono razzista", gazzetta.it, 16 febbraio 2015.
  16. Citato in Juve, la cultura della vittoria, La Gazzetta dello Sport, 11 marzo 2015, p. 25.
  17. Da un'intervista al Quotidiano Sportivo; citato in Retroscena Sacchi: "Gullit disse a Berlusconi 'con le p****e piene non corro...", goal.com, 1º aprile 2015.
  18. Dal programma televisivo Champions League – Speciale; citato in Sacchi incorona Messi: "È un genio del calcio. Così solo Maradona", sportmediaset.it, 7 maggio 2015.
  19. Citato in "La Juve come il Rosenborg". Sacchi punge Allegri, ma rimedia un autogol, lastampa.it, 9 marzo 2016.
  20. Dall'intervento alla cerimonia di consegna del premio Amico dei bambini, un esempio per loro, Milano, 2 marzo 2017; video disponibile in Arrigo Sacchi su Belotti: "Dio non gli ha dato il talento", foxsports.it, 3 marzo 2017.
  21. Da un'intervista a RMC Sport; citato in Rosa Doro, Sacchi: "Napoli una benedizione ma hanno un'impresa quasi impossibile. Sulla Juve e Buffon...", tuttojuve.com, 20 marzo 2018.
  22. Dall'intervista di Antonello Piroso, La Verità, 20 luglio 2019.
  23. Da un'intervista a La Gazzetta dello Sport; citato in Sacchi: "Per evitare di farsi intrappolare dal Parma, il Milan deve cercare il possesso palla e l'aggressione dell'avversario", milannews.it, 23 agosto 2024.
  24. Citato in Marco Sappino, Dizionario biografico enciclopedico di un secolo del calcio italiano, Dalai editore, 2000, p. 2109. ISBN 8880898620
  25. Da La storia del grande Milan, ESPN Classic.
  26. Citato in Alec Cordolcini, L'importanza della Nazionale per il Belgio, ultimouomo.com, 14 giugno 2021.
  27. Citato in Francesco Valitutti, Breve storia del grande Milan, Italia Tascabile.
  28. Citato in Marco Sappino, Dizionario biografico enciclopedico di un secolo del calcio italiano, Dalai editore, 2000, p. 2113. ISBN 8880898620

Bibliografia

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