Verónica Boquete
calciatrice spagnola
Verónica Boquete Giadans, conosciuta come Vero (1987 – vivente), calciatrice spagnola.
Intervista di Valentina Forlin, ultimouomo.com, 15 gennaio 2024.
- [«Com'è allenarsi al Viola Park?»] È veramente fantastico, non mi ero mai allenata in un centro del genere, né in Italia né all'estero. Mentre di solito in altri posti le squadre maschili femminili e giovanili sono divise, qui è tutto unito in un unico luogo, penso che un progetto simile aiuti la società stessa a diventare più forte.
- [«Dal tuo punto di vista perché sono così poche le giocatrici italiane che tentano l'esperienza dell'estero?»] Penso sia per una questione culturale. Già il fatto che in Italia in pochi parlano altre lingue rappresenta una difficoltà. Poi penso che sia difficile per loro perché c'è molto attaccamento al cibo e alla cultura di questo Paese. Ogni anno il livello di talento delle calciatrici italiane è sempre più alto, credo che debbano solo avere meno timore di uscire dalla loro comfort zone.
- A volte bisogna soffrire, altre volte la squadra è stanca, ma l'importante è rimanere unite e stare in partita. [...] Vincere tante partite ti dà fiducia e genera un circolo virtuoso che permette di svoltare le situazioni difficili. Quando non giochi bene, o quando la squadra avversaria sta spingendo, avere fiducia significa riuscire a mantenere la calma e gestire la situazione, cosa che puoi fare solo se hai mentalità.
- [«Ti diverti ancora giocando a calcio? Dicono che di solito il segreto di una carriera longeva sia riuscire ancora a divertirsi»] In spagnolo abbiamo due parole diverse, non so se in italiano è lo stesso: divertirse e disfrutar. Per me divertirsi significa passare un momento spensierato, mi diverto ad esempio quando gioco in spiaggia con gli amici d'estate. Tante volte quando gioco non mi diverto perché le partite sono veramente impegnative. La maggior parte del tempo sono più incazzata e concentrata che altro. Quando c'è la competizione di mezzo, quando ti stai giocando la Champions, quando devi vincere perché è semplicemente quello che devi fare, non ti diverti molto. È un discorso ambizioso, però fino a quando sentirò di avere questa voglia di vincere potrò continuare fino a 50 anni. Negli ultimi anni sto giocando più avanzata e dar l'ultimo passaggio all'attaccante, creare le occasioni di gol, aiutare quando la squadra ha bisogno di tener palla: quello è il mio ruolo, se lo faccio e se gioco, sono felice e mi diverto.
- Io voglio diventare allenatrice proprio per tutti gli allenatori terribili che ho avuto.
- [«Il supporto che molti calciatori dimostrano verso il calcio femminile è solo facciata?»] Il calcio è ancora uno sport con una mentalità maschilista. Molti uomini non sono disposti a cedere un po' del loro spazio affinché le donne possano arrivare in alto. Nonostante ci siano persone che capiscono che le cose sono cambiate, e che la società di oggi non è quella di 25 anni fa, ancora molti uomini non accettano che una donna possa allenarli, ma io potrei dire lo stesso. Potrei dire che un uomo non è adatto ad allenare una squadra di donne, ma mi sembra una cosa sciocca da dire. Le cose devono cambiare.
- Vorrei essere ricordata come una giocatrice intelligente, in grado di creare opportunità e migliorare il gioco della squadra. A livello personale spero che la gente ricordi la mia instancabile voglia di vincere. Se alla fine della mia carriera la gente mi ricorderà in questo modo allora sarò felice.
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