Rita Guarino
allenatrice di calcio e calciatrice italiana (1971-)
Rita Guarino (1971 – vivente), allenatrice di calcio ed ex calciatrice italiana.
Citazioni di Rita Guarino
modificaCitazioni in ordine temporale.
- Fin da piccola ho sempre avuto la passione per il football. Tifavo per chi era più bravo a fare gol e sognavo di poter gioire anch'io come loro per un tiro finito alle spalle del portiere.[1]
- [Nel 1991] Con il calcio femminile è inutile farsi illusioni. Dà da vivere a pochissime fuoriclasse e per diventare delle vere big non bastano impegno e abilità. Serve anche una buona dose di fortuna.[1]
- E pensare che quando ho iniziato a giocare seriamente mai più avrei pensato un giorno di poter allenare. Col passare degli anni, invece, ho cominciato ad apprezzare il piacere di trasmettere agli altri le mie conoscenze.[2]
- Nel calcio femminile c'è una buona percentuale di donne omosessuali, come in qualsiasi altro gruppo umano: non mi pare strano.[3]
- [Sul tabù dell'omosessualità nel calcio maschile] Credo che la società italiana non sia ancora in grado di consentire a personaggi così in vista un coming out come questo: pensiamo ai cori dei tifosi, ai giornalisti, a come reagirebbero a fronte di certe prestazioni. Il calcio è machista, non ammette certi comportamenti.[3]
- [Nel 2015, sull'essere calciatrice in Italia] Se fossi stata un uomo sarei stata una professionista, a quest'ora avrei la pensione e sarei una persona più felice perché non dovrei lavorare fino a novant'anni! Mi è sempre rimasto qua, il fatto di non avere questo riconoscimento di status, perché è assurdo, se ci pensi è una cosa atroce, ne va della dignità di una persona: perché io non posso dire "calciatrice"? Era così soprattutto negli anni Novanta... dire «faccio la calciatrice» suona veramente autolesivo, è proprio brutto, è etichettato male, appartiene a una categoria un po' strana. All'estero «I am a soccer player» diventa veramente uno status importante, «Oh, wow!», invece qua dicono: «Ah, sì?», cioè è diverso "wow" da "ah, sì?" e questo ti limita anche nella determinazione del tuo essere donna atleta. [...] Ma come? Io mi faccio un culo così tutto il giorno, mi alleno tutti i giorni per sei-sette volte alla settimana per dimostrare non solo a me, ma anche agli altri che la donna può giocare a calcio a certi livelli, quindi non è che mi piango addosso, e però questo non viene riconosciuto! Eppure faccio la stessa cosa che fanno quegli altri.[4]
- Sono un'allenatrice con tanto "pathos", passionale, energica [...]. Sento molto la partita, la sento, mi coinvolge e mi piace viverla [...]. Una delle caratteristiche psicologiche delle donne è la determinazione e la voglia di applicarsi e di fare le cose bene. Finché le cose non sono fatte bene, le donne non mollano mai. Dal punto di vista agonistico, davvero non abbiamo nulla da invidiare agli uomini.[5]
- Baggio è un mio mito, un campione indiscusso, di cui ho avuto modo di ammirare l'eleganza e la fantasia, oltre agli aspetti umani. Una persona mai sopra le righe, che ha sempre rispettato tutti e che ha rappresentato un grande valore educativo per il nostro calcio.[5]
- [Sull'evoluzione del calcio] Ormai si lavora per principi di gioco, non più per moduli. Siamo troppo fissati sui numeretti, che aiutano a semplificare. A volte ci gioco un po' pure io, faccio credere di mettermi in un modo e invece è tutt'altro. [...] È sempre più importante avere giocatori duttili: il calcio del futuro è quello con 11 elementi che sanno attaccare e difendere con specializzazioni di ruolo sempre più sfumate. Bisogna aprire la mente quando si guarda calcio.[6]
Intervista di Valeria Ancione, corrieredellosport.it, 19 maggio 2016.
- [Fino a quattordici anni praticavo anche] pattinaggio artistico, con tutù e paillette. Ho resistito perché mi piace competere, ma prima di ogni gara non mancava mai la partita di calcio e in pista scendevo sporca di fango. Mia madre era disperata.
- Ricordo la prima partita che ho giocato, mi hanno messo davanti, in attacco, e il mister continuava a urlarmi "sei andata undici volte in fuorigioco", allora mi fermo gli chiedo: "Ma cos'è 'sto fuorigioco?". Ecco ero messa così. Però l'ho capito così bene cos'è il fuorigioco ed è diventato la mia arma, io sempre sul filo.
- La discriminazione esiste perché in ogni campo la donna vale meno dell'uomo. Ma noi [calciatrici] non vogliamo essere come un uomo, vogliamo solo fare lo stesso sport a modo nostro. La bellezza è nel gesto atletico non nella velocità e nella forza. Bisogna superare il continuo paragone con la maschile, perché questo è limite.
La signora degli scudetti
Intervista di Silvia Guerriero, SportWeek nº 35 (1056), 28 agosto 2021, pp. 52-57.
- Non solo le donne ma gli atleti in generale hanno bisogno di estrema attenzione: l'allenatore deve sapersi relazionare con i propri giocatori, creare quel clima di fiducia reciproca in cui potersi anche confrontare, aprire, capire. Porsi in una posizione d'ascolto e di osservazione silente è fondamentale: è la relazione tante volte a fare la differenza. Non credo che le donne siano complicate, credo che abbiano una grande complessità che ti porta ad acuire ancora di più questo spirito osservativo.
- Uno stato mentale di benessere è la chiave di successo di ogni atleta, ma questo vale anche nella vita di tutti i giorni per qualunque persona in qualsiasi lavoro. Al di là del fatto che le cose possano riuscirci o meno, quando siamo dentro la situazione, se la viviamo nel qui e ora è tutto diverso, perché eliminiamo quei pensieri che possono in qualche modo offuscarci.
- A me quello che dà più fastidio è la mancanza di rispetto, non quello che pensa la gente. Posso ritenere che il calcio femminile non sia uno sport adatto alle donne, non per questo però devo permettermi di criticarle e giudicarle, talvolta con verbalizzazioni pesanti. Ci vogliono apertura mentale, elasticità, cultura. Ci vuole rispetto.
- A me piaceva quando sottolineavano il fatto che fossi una che giocava per la squadra.
- Il complimento più bello è quando in mezzo a tanti uomini non mi fanno pesare il fatto di essere donna.
Intervista di Miriana Cardinale, ilbianconero.com, 11 ottobre 2024.
- Cantore la conoscevo dalle Nazionali giovanili. Conoscevo il suo istinto e la sua forza. Parliamo comunque di una giocatrice che aveva 16 o 17 anni [...]. Era giovane ed istintiva, non abituata ad una realtà professionistica. Si allenava la sera e due volte a settimana, era un contesto molto diverso. Stiamo parlando di una ragazza che oggi è maturata tantissimo. Adesso penso sia più consapevole delle sue qualità e di come gestire la sua forza. [«Cosa l'aveva colpita di Cantore?»] Aveva qualità sia fisiche, un po' acerba ma erano qualità innate. Poi aveva qualità tecnica, era una ragazza intelligente. Quando vedi quel potenziale sai che ci sono margini di crescita pazzeschi.
- La differenza la fa l'applicazione, la determinazione nel voler migliorare, apprendere e crescere. L'aspetto mentale è quello che fa la differenza tra un'atleta di alto livello e un'atleta. [...] Non basta il talento, ci si deve lavorare sopra. Va accompagnato nella piena espressione.
- [Su Arianna Caruso] Ha avuto sempre una grande determinazione, personalità [...]. Era già matura a 18 anni. [...] Ha un'intelligenza calcistica innata: conosce e vuole conoscere, è curiosa, attenta, analitica, sa interpretare il gioco. Sa fare più cose nello stesso ruolo [...]
- [Su Chiara Beccari] Stiamo parlando di una giocatrice forte. Aveva quindici anni ed è venuta ad allenarsi qualche volta in prima squadra, aveva caratteristiche tecniche importanti e già si vedeva. Ha forza, qualità. Per affermarsi a livelli top dovrà lavorare ancora sul miglioramento di tanti aspetti sia tattici che maturare in personalità ma è una giocatrice che ha un futuro davanti importante. Non parlerei di futuro quanto di presente, è emergente ma a tutti gli effetti si sta già affermando. [«Cosa l'aveva colpita per farla salire in prima squadra così giovane?»] La sua capacità di interpretare il ruolo di attaccante. La capacità di puntare l'avversario, sapersi liberare dalla marcatura, la capacità di leggere delle situazioni di gioco. Vederlo fare ad una ragazza giovane non capita tutti i giorni.
Note
modifica- ↑ a b Dall'intervista di Roberto Condio, Ammira Schillaci, ma Totò non la conosce, La Stampa, 2 gennaio 1991, p. 7, sez. Torino.
- ↑ Dall'intervista di Roberto Condio, Rita, bomber sulle orme di Lippi, La Stampa, 23 maggio 1997, p. 46, sez. Torino.
- ↑ a b Da un'intervista a il manifesto; citato in Rita Guarino: «Basta con gli stereotipi del calcio lesbo», blog.uaar.it, 27 settembre 2007.
- ↑ Citato in Cristina Falco, Più brave per forza – Storie di donne e sport dal Novecento a oggi, Torino, SEB 27, 2015, p. 74, ISBN 978-88-98670-12-3
- ↑ a b Dall'intervista di Paolo Rossi e Claudio Zuliani a Juventus TV; citato in Rita Guarino: «Orgogliosa di essere alla Juventus», juventus.com, 23 giugno 2017.
- ↑ Dall'intervista di Jacopo Gerna, «Non c'è CR7 ma la mia Juve farà la storia», La Gazzetta dello Sport, 23 marzo 2019, p. 13.
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