Alessandro Del Piero
opinionista sportivo e calciatore italiano (1974-)
Alessandro Del Piero (1974 – vivente), ex calciatore italiano.
Citazioni di Alessandro Del Piero
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- [Rispondendo ad alcune critiche sul suo rendimento nel 2000] La Juve si è sempre aspettata molto da me ed è giusto. Il mio ingaggio alto non credo possa costituire un problema [...]. Il mio contratto non è solo calcistico e credo che sotto l'aspetto commerciale la Juventus abbia ottimi ritorni dall'accordo sottoscritto con me. C'è un forte legame tra me e la Juventus, e tra i tifosi e me.[1]
- Non era rigore ma non ho fatto in tempo a dirlo all'arbitro.[2]
- [Dopo l'uscita dal Mondiale 2002, dopo la sconfitta ai tempi supplementari contro la Corea del Sud] Uso termini teneri per evitare squalifiche, ma è inutile nasconderlo. Ci sentiamo derubati. In undici anni di carriera non mi sono mai lamentato degli arbitri e anche nei giorni scorsi dicevo a tutti: ci hanno tolto 4 gol ma vedrete che, magari inconsciamente, potremmo avere delle compensazioni nelle prossime partite, invece è successo quello che è successo. Sono troppi i casi a nostro sfavore successi in questo Mondiale per pensare solo a coincidenze. In precedenza siamo riusciti a salvarci, stavolta no: dovremo rivedere tutti questi episodi. Volevamo realizzare un'impresa che all'Italia è riuscita una volta sola negli ultimi 70 anni. Il grande rammarico viene dalla consapevolezza che avevamo molti degli ingredienti che servono per vincere, forse tutti.[3]
- [Gianni Agnelli] Aveva una grande capacità di giudicare perché era un profondo conoscitore del mondo del calcio e non parlava mai a caso.[4]
- Un cavaliere non lascia mai una Signora.[5]
- Ora siamo in B e non possiamo fare altro che confrontarci con questa realtà, una realtà difficile.[6]
- Sono orgoglioso di essere juventino, di essere una "bandiera", come mi definite spesso, ma in realtà io sono solo una piccola parte di una grande bandiera bianconera, che cresce col passare degli anni e se ognuno di voi guarda con attenzione ci trova scritto anche il proprio nome...[7]
- [Su Fabio Capello] Non mi piace parlarne, mi sembra di dedicare troppa attenzione a chi non la merita. Come si è comportato, il fatto che nessuno qui senta la sua mancanza, tutto indica che tipo di persona sia. Si è comportato così a Milano, a Roma e anche qui a Torino. Uno, due indizi, il terzo è una prova.[8]
- Non mi sveglierò mai da questo sogno, perché è vero, è tutto vero: sono diventato campione del mondo, gioco in serie B con la mia squadra, con il mio 10 sulla schiena. (da 10+. Il mio mondo in un numero)
- [In occasione del ritorno in Serie A della Juventus al termine della stagione 2006-2007] Oggi è il momento di ringraziare il nostro pubblico, i nostri tifosi, la gente della Juve. È il momento di ringraziare i ragazzi, i giovani, tutti quelli che non hanno mai smesso di credere nello sport e di credere in noi. Grazie a chi ha corso e non si è mai fermato, anche nei momenti più incerti e di fronte alle sfide più difficili. Ce l'abbiamo fatta. Tutti insieme. E allora grazie, per averci creduto e per non averci lasciati soli. Grazie per aver ricordato, in ogni momento, Alessio e Riccardo, che sentiamo con noi anche oggi. Oggi si chiude questa stagione e siamo pronti per ricominciare. Perché noi siamo, e saremo sempre, la Juve. Grazie a tutti.[9]
- La Juve è casa mia. Così come lo è Torino, tutt'e due parti di un processo graduale e inesorabile che mi ha portato a sentirmi figlio di entrambe. Il legame con la Juve però è antecedente a quello con la mia città, e sconfina in quel territorio mitico dell'infanzia, di poster e sogni di gloria che cullavo, da bambino perennemente attaccato al pallone qual ero. Con questa squadra ho vinto tutto, assaporando la sensazione di tornare a Torino con la coppa più ambita in mano, e ho perso tutto, magari all'ultimo minuto, all'ultimo rigore, con in bocca l'amaro di aver lavorato, lottato, sudato per un anno intero per niente... Momenti di gioia incredibile, in cui ti senti sul tetto del mondo, ma anche momenti di scoraggiamento, di delusioni bruciate, di incredulità. (da 10+. Il mio mondo in un numero)
- Purtroppo non ho potuto conoscere Scirea come persona, ma solo come tifoso. L'ho visto sollevare la Coppa del Mondo e anche per questo era un mio mito. In questi anni ho cercato spesso di imitarlo e sono onorato che qualcuno mi paragoni a lui.[10]
- Voglio giocare sempre? Il problema vero è se un giocatore non vuole giocare. Non ho mai chiesto di giocare sempre, ma solo di partire alla pari con gli altri, di non avere pregiudizi sulla mia età. Se hai 18 o 36 anni, se stai bene e meriti, devi giocare, vanno in campo i migliori per il bene della squadra [...][11]
- Sono come la Juve: non pongo limiti nemmeno a me stesso.[12]
- Da quando gioco tutti gli scudetti che ho visto vincere sono stati meritati. Sia i nostri che quelli delle altre squadre.[13]
- La maglia numero 10 della Juve deve essere indossata, non ritirata. È bello che tutti i bambini possano sognare di giocare con una maglia che in 113 anni è stata vestita da grandissimi campioni. La Juve c'è stata, c'è e ci sarà a prescindere da Alessandro Del Piero.[14]
- [Dalla cerimonia di inaugurazione dello Juventus Stadium] Sono orgoglioso delle pagine importanti che ho scritto nella nostra grande storia. La Juve è sempre stata un meraviglioso dipinto, e un meraviglioso dipinto ha bisogno di una cornice meravigliosa come questa.[15]
- La terza stella? Sicuramente sul cuore ce l'abbiamo ed anche sul campo poi quello che viene decretato da altri criteri è da rispettare e non dobbiamo andare oltre ma quello che è stato vissuto è questo e vogliamo che rimanga.[16]
- Nella gente c'è riconoscenza per chi gioca fino all'ultimo minuto con la stessa maglia, come Totti e Maldini, e questi campioni possono anche educare la gente ad un calcio migliore.[17]
- [Dopo l'ultima partita in campionato con la Juventus] Oggi è un giorno incredibilmente bello per certi aspetti, ma non posso nascondere la mia tristezza. Quello che ho ricevuto da questa gente va al di là di ogni cosa, delle vittorie, delle sconfitte.[18]
- Il calcio latino è anche il mio calcio.[19]
- David è uno degli attaccanti più forti che abbia mai visto, ha una capacità di coordinarsi straordinaria, sa colpire in qualunque modo pur di far gol.[20]
- La Juve è dentro la sua storia, che è fatta di vittorie e di mentalità vincente: questa è la sua forza. È una squadra che vince perché ha imparato a soffrire quando non vinceva.[21]
- [Su Antonio Conte] È un allenatore che vuole lavorare molto sul campo, vuole trasmettere unione in campo. Più ha tempo a disposizione con i suoi giocatori e più ci riesce.[22]
- Credo che il golf eserciti, per un calciatore, il fascino dello sport individuale: una sorta di solitudine necessaria. Aiuta a concentrarsi, a entrare in una dimensione completamente diversa da quella che si è abituati a vivere in campo. E poi ci sono tutte quelle caratteristiche che rendono unico e speciale questo sport, a cominciare dallo stare all'aria aperta, prendersi del tempo per sé, godersi anche un po' di silenzio, che non guasta.[23]
- [Parlando dello stile] È un'attitudine, un modo di essere e direi anche di benessere, perché è sinonimo di essere a posto con se stessi, di emanare positività. La moda e l'eleganza sono importanti, ma in campo e fuori per avere stile ci vuole anche tanto carattere.[23]
- Se giochi nella Juve nell'arco dell'anno devi migliorare, non puoi essere lo stesso giocatore di quando sei arrivato, questa è la Juve.[24]
Intervista di Maurizio Crosetti, repubblica.it, 27 marzo 2009.
- [I genitori] Sono stati fantastici perché non mi hanno mai forzato né gasato. È quello l'errore grande. Il comportamento dei genitori è decisivo, per i figli sportivi.
- [Da bambino] Spesso giocavo da solo: serve tanta immaginazione. Ero un campione della Juve, passavo la palla a Cabrini, a Tardelli, a Scirea, duettavo con Platini.
- Le magliette tutte identiche vogliono dire squadra.
- Oggi si pensa che una persona buona sia una persona fessa, invece la bontà è fondamentale.
- Sono fiero di mio padre che si spaccò la schiena come elettricista, e di mia madre che avrà lavato per terra in tutte le case di Conegliano. Sono strafelice di avere avuto quell'infanzia, dove i desideri erano in rapporto alle possibilità, mai di più. E quando cominciava a venire il bel tempo, come adesso, si usciva nei prati, si faceva la casetta sull'albero, si rubavano le ciliegie e le pannocchie, c'era sempre il benedetto pallone. Bellissimo.
- I soldi risolvono un bel po' di problemi pratici, però conosco un sacco di ricchi tristi, anche nel calcio e non è retorica: è la verità. In questo mondo c'è solitudine, a volte depressione. Siamo persone con dei sentimenti, persone anche fragili. Vedo gente che ha doni e li spreca, e si butta via.
- In Inghilterra è tremendamente bello andare allo stadio, persino i colori delle maglie brillano di più. E gli americani [nel basket] sono spettacolo puro, forse condito da troppo contorno e troppa tivù. Poi, è chiaro che la passione latina è qualcosa di fenomenale: servirebbe un mix, ma con più attenzione alla bellezza da parte nostra. Da noi, nessuna moviola ripete le dieci azioni migliori della domenica, solo i mancati rigori o i fuorigioco.
- [Essere un modello per tanti bambini è] Una responsabilità, però di quelle belle. Ne sono fiero, e so di maneggiare un materiale delicato. Perciò provo a mordermi la lingua, qualche volta, e mantenere il controllo: lo stress offusca la mente.
Dall'intervista a Undici, Italia 2; citato in gazzetta.it, 15 ottobre 2012.
- Al mio passato a Torino, ogni giorno, penso tanto e poco: tanto perché 19 anni non si scordano facilmente, poco perché qui l'ambiente ti porta a concentrarti sul presente, sul momento. Rimango un tifoso bianconero, non vedo come potrebbe essere diversamente, ma ormai la Juventus è il passato.
- Seguo la Juventus, la serie A e naturalmente la Champions League. Non so quando potrei tornare allo Juventus Stadium, ora è una domanda che non mi pongo.
- [Sull'esperienza in Australia] Qui mi sveglio presto, ma ero abituato così anche con l'Avvocato a Torino. L'impatto con questa nuova vita è stato molto positivo: Sydney è una città bellissima e affascinante, anche se ho ancora tanto da scoprire. Si vive bene, poi alzarsi la mattina con il mare di fronte è fantastico.
- [Sull'arrivo al Sidney FC] Il mio arrivo ha creato un po' di pressione sulla squadra, questo aspetto migliorerà nel corso del tempo. Ma nonostante questi problemi iniziali sono ben felice della scelta che ho fatto. Il fatto di aver segnato su punizione il primo gol qui ha sicuramente un suo perché e sono anche molto contento che sia andata così. Ora mi auguro che ne arriveranno altri anche in maniera diversa e che soprattutto combacino con una nostra vittoria.
Intervista di Giovan Battista Olivero, gazzetta.it, 7 dicembre 2018.
- [Sul derby d'Italia] È stata la più grande rivalità che ho vissuto. C'era anche il Milan, ovviamente, ma con Inter la sfida era più intensa per tanti motivi.
- Personalmente è stata una meraviglia potermi confrontare con lui in quell'anno in cui eravamo entrambi al top dal punto di vista fisico e mentale. Ronaldo fu motivo di grande stimolo, competitività, allegria. Ogni domenica per me era una sfida virtuale con lui a chi segnava di più, a chi dribblava di più, a chi faceva più assist, a chi lasciava maggiormente a bocca aperta la gente.
- [«Lo Juve-Inter del '98-99 è la terzultima partita del primo Del Piero. Come ricorda oggi quell'Alessandro pre-infortunio?»] Il primo Alessandro chiuse la carriera pochi giorni dopo quella gara. Il calcio italiano era al centro del mondo e io ero felice e orgoglioso. Stavo maturando, ero bravo, ma dal punto di vista mentale il secondo Alessandro fu più forte del primo. Sul mio recupero c'erano tanti dubbi, ho affrontato e superato sfide complesse.
- [«Cosa c'è di speciale nello spogliatoio bianconero che consente di trovare le motivazioni per alzare l'asticella ogni anno di più?»] Faccio un elenco? Mentalità, qualità, ambizione, struttura. Alla Juve si volta pagina giorno dopo giorno, vittoria dopo vittoria, e si costruisce il successo seguente.
- Paulo ha le qualità per fare tutto. Ci sono delle analogie con il mio percorso e naturalmente delle differenze. Molto dipende anche dal contesto, dall'organizzazione di gioco. Dybala potrebbe anche essere lasciato libero di fare il... Dybala.
- [Su Giorgio Chiellini] Incarna le ambizioni, la mentalità, i pensieri della Juve.
Alessandrodelpiero.com – sito web
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- 552 partite, con la stessa maglia. I numeri per me significano tanto, tutti i grandi primati che sto raccogliendo in questa fase della mia carriera. Ma non sono tutto. Perché ho sempre pensato che non basta soltanto raggiungerli, i grandi traguardi. Il valore dipende anche da come li raggiungi.
[...] Come Gaetano Scirea. A volte mi chiedo come mi vedono i ragazzi, i bambini. E penso che vorrei mi vedessero come io vedevo lui. Parlo dell'uomo, non solo dello straordinario giocatore. Perché questo, per me, vuol dire entrare nel cuore della gente, lasciare qualcosa che vada oltre i numeri.
[...] Il mio nome è vicino a quello di Scirea, bellissimo. Mi piace ricordarlo, prima di tornare a guardare avanti.[25] - Io capocannoniere, per la seconda volta consecutiva, per la prima volta in serie A. Se lo avessi immaginato all'inizio della stagione avrei scommesso che, arrivato in cima alla classifica, il primo pensiero sarebbe stato: Io ve l'avevo detto... Rivolto a chi non ci credeva. A chi non ci ha mai creduto. Ma quando ho raggiunto davvero questo traguardo, mi sono reso conto che la prima cosa che ho pensato in realtà e stata: Voi me l'avevate detto.[26]
- Sono orgoglioso di avere giocato con Pavel Nedved (anche perché me lo ricordo anche da avversario, e vi assicuro che è molto meglio averlo dalla propria parte...).
Sono orgoglioso che domenica scorsa sia stato il mio capitano, di avergli messo al braccio la fascia che indosso da tanti anni. [...] come tutti i grandi campioni, ha chiuso alla grande. Mi legano a lui tanti ricordi, tante vittorie, qualche sconfitta, la scelta di restare alla Juventus anche in serie B per ritornare in alto, insieme. Ma soprattutto mi legano a Pavel tutti quei momenti, anche apparentemente insignificanti, quegli attimi vissuti insieme in questi otto anni, che per me rappresentano la grandezza non solo del calciatore, ma anche dell'uomo, dell'amico.[27] - Non conosco personalmente Francesca Schiavone, ma conosco bene qual è il valore dell'impresa leggendaria che ha compiuto, con la quale entra a pieno diritto nella storia dello sport italiano. La prima donna a vincere il Roland Garros, un'italiana in cima al mondo, in uno sport straordinario che da decenni non ci vedeva protagonisti a questo livello. Ha vinto con il gioco, con la testa e con il cuore. E come tutte le vittorie così attese e cercate, è ancora più bella. Brava Francesca![28]
- Caro David, è arrivato il momento di dirsi ciao. Ho perso il conto delle stagioni che abbiamo giocato insieme e dei gol che abbiamo fatto. [...] Quante formazioni in questi anni finivano così: Del Piero e Trezeguet, Trezeguet e Del Piero. Quante vittorie, quante delusioni (per fortuna, molte meno delle soddisfazioni che ci siamo tolti), quanti abbracci: non c'è altro compagno con cui io abbia giocato di più. Diciassette gol all'anno di media, come il tuo numero di maglia: questo basta per dire che bomber sei. [...] Ritengo sia stato un onore fare coppia in campo con uno dei più grandi attaccanti del mondo, in assoluto. [...] Arrivederci, David.[29]
- Credo che uno dei grandi privilegi di chi fa questo mestiere sia dare felicità alla gente, e lui [Maradona] certamente rappresenta meglio di tutti questo concetto.[30]
- Ci tengo a sottolineare che il legame per la maglia e per i tifosi per me non è quantificabile. Ho firmato il mio primo contratto con la Juventus in bianco, firmerò anche quello che sarà l'ultimo della mia carriera con questa maglia in bianco.[31]
- Villar Perosa è la casa della famiglia Agnelli. Dunque la casa della Juventus. La casa dell'estate, quella dove si scoprono i volti nuovi ma anche gli amici di sempre. Quella dove tutti i sogni sono possibili.[32]
- È incredibile come tutto quello che mi accada quando indosso questa maglia riesca sempre a sorprendermi e ad essere così speciale.[33]
- Giocare a San Siro è un privilegio e un onore.[34]
- Sono felice che abbiate sorriso, esultato, pianto, cantato, urlato per me e con me. Per me nessun colore avrà tinte più forti del bianco e nero. Avete realizzato il mio sogno.[35]
- Italia-Germania è la partita, è come un derby. Quando chiudi gli occhi e sogni di diventare grande e vestire la maglia azzurra, di cantare l'inno, di segnare un gol ai Mondiali, di alzare la Coppa... L'avversario è sempre la Germania.[36]
- Una delle cose più belle dei Giochi è proprio scoprirsi appassionati delle discipline più disparate, tifando da casa per un nostro atleta... E allora "più veloci! più in alto! più forte!". Forza azzurri!!![37]
- Quello che vorrei condividere con voi, però, non è tanto la soddisfazione per un risultato o per una rete, ma le straordinarie sensazioni che sto provando in questa nuova avventura in A-League. Sapevo che qui si poteva fare bene, che c'era grande voglia di calcio, che il mio arrivo sarebbe stato accolto con grande entusiasmo. Ma non immaginavo che attorno a questo sport – al mio sport – ci fosse così tanta passione, così tanto calore. Qui c'è voglia di calcio, c'è voglia di agonismo, di competizione. E di fare il tifo per la propria squadra. Tifo per, più che tifo contro. Ogni partita è una festa, anche chi scende in campo percepisce questa atmosfera e vi assicuro che giocare in questo clima è bellissimo.[38]
- Chi conosce la Juventus, sa che dopo che si è vinto, bisogna rivincere. E rivincere ancora.[39]
alessandrodelpiero.com, 30 dicembre 2009.
- [Su Usain Bolt] Quando c'è lui, si corre per il secondo posto. Dopo avere stravinto due ori nei 100 e nei 200 ai giochi olimpici di Pechino 2008, si è confermato ai Mondiali 2009 a Berlino conquistando altri due ori, entrambi con il record del mondo in finale. È l'uomo più veloce del mondo. Io impazzisco per le immagini di sport, e vederlo correre (magari messo a fuoco dagli straordinari mezzi che le tv ci mettono a disposizione oggi) è un'esperienza esaltante.
- [Su Roger Federer] Durare nel tempo, saper superare le difficoltà, resistere alla concorrenza sempre più agguerrita, non smettere mai di migliorarsi e di porsi nuovi obiettivi senza adagiarsi sul talento e sui risultati già acquisiti: queste sono le caratteristiche di un campione vero. E Roger Federer le possiede tutte. Lo svizzero è riuscito a vincere nell'unico torneo dello Slam che gli mancava – il Roland Garros – e si è confermato a Wimbledon. Una stagione straordinaria, chiusa ovviamente al numero uno della classifica Atp. Quest'anno ho anche avuto il privilegio di conoscerlo e stare un po' con lui in occasione della Coppa Davis giocata a Genova, dove ci ha battuto con la sua Svizzera. Una leggenda.
- Al primo posto ci metto il grande Mike, che purtroppo ci ha lasciato. Lo so, non era uno sportivo professionista, ma sono certo che amava lo sport più di tutti. Lo praticava e lo seguiva con enorme passione, in particolare la Juventus. Abbiamo perso un grande tifoso, sì, ma soprattutto un numero uno vero. Merita di stare in testa a tutte le classifiche, di sicuro rimarrà un'icona indimenticabile della televisione e del costume italiano.
Sulla Coppa Intercontinentale 1996. Dalla versione giapponese di Giochiamo ancora; citato in alessandrodelpiero.com, 26 novembre 2016.
- Se dovessi indicare una vittoria che forse più di ogni altra sento mia sul piano individuale, sceglierei la Coppa Intercontinentale che la Juventus ha conquistato proprio a Tokyo il 26 novembre 1996, dopo aver sconfitto il River Plate. Perché c'è sempre una partita nella partita, quella che un giocatore disputa non solo contro l'avversario ma anche contro se stesso, contro i suoi limiti. In quell'occasione io ho provato la sensazione di poterli abbattere tutti, con quel gol segnato a pochi minuti dalla fine: la rete che valeva il titolo di campione del mondo per club.
- Ricordo bene il boato dopo il gol, la mia esultanza, uno stadio bianconero che sembrava il nostro, la premiazione, la coppa alzata al cielo. Ricordo la sensazione di totale appagamento: allora non potevo pensare a niente di più e di meglio di ciò che avevo ottenuto quella sera. A 22 anni appena compiuti mi ritrovavo con la coppa tra le mie braccia, dopo averla vinta con un mio gol decisivo, dopo essere stato nominato il migliore giocatore della partita, dopo avere conquistato in due anni tutto quello che c'era da conquistare con la Juventus: campionato, Coppa Italia, Champions League, Coppa Intercontinentale.
- Quando siamo tornati in hotel, dopo una lunga serata di festeggiamenti (e che festeggiamenti...) la Coppa fece il giro di tutte le stanze e alla fine si fermò nella mia, inizialmente soltanto per le foto di rito. Ma quando tornarono a riprendersela, in attesa di riportarla a Torino il giorno dopo, dissi che l'avrei "sorvegliata" io: «Non vi preoccupate, è in buone mani. Stanotte la Coppa dorme con me». E così andò. La tenni lì, al mio fianco. Come un bambino che non si vuole separare dal suo regalo più grande neppure per dormire, per non rischiare di svegliarsi e non trovarla più. È uno dei sogni più veri che mi sia capitato di vivere.
Giochiamo ancora
modifica- Ho cominciato ad allenarmi con la pallina da tennis nel garage della nostra casa al paese, Saccon di San Vendemiano, provando a colpire l'interruttore della luce. Mio padre spostava la nostra [Fiat] 127 giallo-crema, la parcheggiava fuori perché io avessi più spazio. Giorni e giorni passati così: io, la pallina e l'interruttore. (cap. Il talento, p. 15)
- Il talento cresce, migliora, va protetto e non invecchia. Maradona lo avrà per sempre: se tirasse una punizione, anche a ottant'anni metterà la palla all'incrocio. Siamo noi a invecchiare, il nostro corpo, non la classe. Il talento è pulizia del movimento, è il concetto zen per cui il miglior tiro con l'arco sorprende per primo il tiratore. Il talento è animale, non razionale. Il colpo giusto, quello che manderà la palla in gol, lo senti dentro di te appena l'hai scoccato: se si potesse fare un fermo immagine di una mia punizione, saprei dire con esattezza dove andrà a finire la palla. È come per il surfista, quando entra nel punto migliore dell'onda: ce ne sono altri, ma soltanto uno è quello giusto, il punto perfetto. (cap. Il talento, p. 20)
- Vivere in compagnia del talento è come avere un amico esigente, uno che ti aiuta ma non smette mai di chiedere. (cap. Il talento, p. 21)
- Io provengo da un ambiente semplice, mio padre ha sgobbato sempre, mio fratello passava i vestiti dismessi a me, ai cuginetti o ai vicini di casa, perché al paese si usa così, ci si aiuta l'uno con l'altro. [...] Ricordo, al paese, che tutti si costruivano la loro casetta, faticando ogni giorno per due o tre ore dopo il lavoro. Ci si scambiava le competenze: mio padre elettricista dava una mano al vicino e gli preparava l'impianto, e magari questo vicino era muratore e gli tirava su una parete. A me sembra un modello sociale bellissimo. E i sacrifici di mio padre li ho compresi nel tempo. (cap. La resistenza, p. 46)
- Non ho mai pensato che il cervello e il cuore vengano dopo i muscoli: è la testa a comandare, è lei la nostra unica e vera padrona, lì dentro puoi trovare energie che neppure immaginavi di possedere. Eccolo, il "doping naturale" che tutti gli uomini hanno come patrimonio: la forza di volontà. [...] Un atleta vive ogni giorno questo dialogo continuo tra mente e fisico, ed è dal loro equilibrio che dipendono risultati e forma. (cap. La resistenza, pp. 52-53)
- Quando penso al massimo esempio di lealtà che mi sia mai capitato di vivere in tanti anni di sport, mi viene subito in mente la sconfitta di Perugia, nel maggio del 2000, quando ci venne tolto dalle circostanze – be', forse non solo dalle circostanze... – uno scudetto già vinto. Mancavano una decina di minuti alla fine, ed eravamo in svantaggio di un gol [...] quando il guardalinee assegna una rimessa laterale alla Juventus in azione d'attacco. Toccherebbe a Gianluca Pessotto battere [...], ma lui dà la palla al Perugia. Lo fa perché sa benissimo che il pallone l'avevamo buttato fuori noi, dunque era giusto così. Giusto, però non facile, assolutamente. [...] Eppure, nessuno di noi si sorprese per quanto accaduto, perché Gianluca è fatto proprio così. Ogni sua decisione era legge insindacabile, a noi bastava che l'avesse presa lui. (cap. La lealtà, p. 57)
- Non dimentico la retrocessione in B [...]. Dovrò farci i conti perché è accaduto, non è stato un brutto sogno. In futuro, mi chiederanno dov'ero in quelle due stagioni, e io dirò: ero nella Juve, e ho vinto quello che ho vinto con pieno merito. [...] Però non si può fare finta di niente. In pochi mesi, come in un film dell'assurdo, sono passato dalla Coppa del Mondo al debutto in B a Rimini [...], dentro quell'aria che odorava di piadine, ce l'ho ancora nel naso. Ma la coscienza è sempre stata a posto, perché non abbiamo vinto una sola partita grazie ad aiuti esterni. [...] È stato il destino, è stato qualcosa che non ho mai del tutto chiarito. Ma una cosa non si discute: quei due scudetti furono legittimi, furono totalmente nostri. (cap. La lealtà, pp. 62-63)
- Può sembrare assurdo, ma lo spirito di squadra ha molto a che fare con l'egoismo. Direi che se ne nutre. Per dare il meglio agli altri devi cercare il meglio in te, devi pensare prima di tutto a te. A volte, un calciatore s'impunta per ricoprire un preciso ruolo in campo, quello e non un altro: un occhio superficiale potrebbe accusarlo di essere egoista, ma lui sta pensando al meglio per sé e, quindi, per i compagni. Lo spirito di squadra non è solo un generico "mettersi a disposizione": troppo comodo, troppo poco. No, una squadra ha sempre bisogno della perfetta sintesi delle individualità. (cap. Lo spirito di squadra, p. 77)
- Quando diciamo che la Juve è la squadra più amata e più odiata d'Italia, sveliamo una profonda verità. Su questa verità si sono costruiti oltre cent'anni di successi, perché sapersi amati e odiati dà una carica incredibile. È il famoso "peso della maglia": rendi più di quello che sei, giochi meglio perché sei della Juve. Vale pure per gli avversari, che contro i bianconeri sentono di dover giocare la partita della vita. Dunque, essere juventini è molto difficile, ti trovi sotto una continua pressione, è logorante ma esaltante. (cap. Lo spirito di squadra, p. 84)
Citazioni su Alessandro Del Piero
modifica- [«(Da bambino) a chi avrebbe chiesto un autografo?»] Ad Alessandro Del Piero, per il suo modo di giocare, per come tirava le punizioni, per la sua professionalità e perché non discuteva mai con nessuno, né dentro né fuori del campo. (Lorenzo Insigne)
- Ahh... Come gioca Del Piero!! (Maurizio Mosca)
- Ale ha tecnica favolosa, senso del gol, sa inserirsi senza palla, fa movimento. Resta importantissimo, credo. Specie se non lo si stanca con troppo lavoro lontano dagli ultimi 20-30 metri. (Paulo Sousa)
- Ale, perché chiamarlo Del Piero a me viene strano, trasmette qualcosa di speciale anche quando respira. (Antonio Conte)
- Ale non mi deve niente. Da me ha avuto quello che era giusto avesse, vista la sua grande e unica professionalità. (Carlo Ancelotti)
- Alessandro Del Piero è stato colui che mi ha fatto innamorare del calcio; non solo per le sue qualità tecniche ma anche per il grande uomo che ha dimostrato di essere. (Martina Rosucci)
- Alessandro sei stato il mio modello, il campione che ho sempre ammirato e al quale ho fatto riferimento. (Cristiano Ronaldo)
- Alex, che ho avuto come compagno di squadra, lo conosco molto bene e so l'importanza che lui ha, in campo, nel gruppo e nei confronti della gente. È un esempio per tutti. (Didier Deschamps)
- [Dopo Real Madrid-Juventus (0-2) del 5 novembre 2008, dove Del Piero siglò una storica doppietta] Certo che Del Piero non invecchia veramente mai! (Diego Armando Maradona)
- [Dopo la sua ultima partita in campionato con la Juventus nel 2012] Commovente è l'unica parola che mi viene in mente. Era giusto così, il tributo ad Alex che ha passato metà della sua vita a combattere e lottare per questa maglia. È davvero tanto. E quando il legame, il cordone ombelicale si spezza, resta tanta amarezza. (Gianluigi Buffon)
- Del Piero è insostituibile, ha rappresentato per la Juventus un pezzo di storia moderna. Lo dobbiamo ringraziare per quello che ha fatto e come lo ha fatto. Mancherà molto, ma fa parte dei grandi campioni, che passano. [...] Posso paragonarlo nella storia della Ferrari a Niki Lauda e Schumacher. (Luca Cordero di Montezemolo)
- Del Piero e Juve? Eh, si sa che gli italiani hanno problemi a uscire dal calcio... Spero solo che una bandiera come lui non finisca la carriera lontano da Torino. (Michel Platini)
- Del Piero è un grande, uno dei più grandi del calcio italiano e internazionale. Ho sempre avuto una grande ammirazione, anche perché c'è un certo parallelismo tra le nostre carriere. (Raúl)
- Del Piero è uno di quei giocatori che rimarrà negli annali come Piola o Boniperti, e non solo negli almanacchi, perché si è contraddistinto per i suoi modi dentro e fuori dal campo. (Giovanni Trapattoni)
- Del Piero non gioca a calcio. Del Piero il calcio lo vive. (Ottmar Hitzfeld)
- Del Piero sarà sempre una soluzione, mai un problema. (Antonio Conte)
- Dopo l'infortunio la Juventus ha aspettato Del Piero per due anni dopo il suo infortunio a Udine e mentre recuperava, lui prendeva lo stesso stipendio di sempre. Lui non ha regalato nulla alla Juventus e non dovrebbe dire che bisogna rispettare le sentenze sportive. Del Piero dice che ha dato anche di più? Ci sono anche dei momenti in cui non ha dato niente. (Luciano Moggi)
- È l'esempio di come gestire un'immagine vincente senza essere aggressivo e polemico. Sempre dentro le righe, sempre positivo. [...] Non ha messo mai la società contro i tifosi, sarebbe stato molto demagogico dire che ancora poteva e voleva fare tanto per la Juve, invece è stato corretto fino in fondo e ha dimostrato ancora una volta di essere un grande. (Gianni Petrucci)
- È un esempio per il calcio italiano, un esempio per i giovani soprattutto e anche per chi gioca insieme a lui. (Nicola Legrottaglie)
- È un grandissimo giocatore che ha dato tutto al calcio, alla Juventus e all'Italia. E credo che giochi un calcio molto bello e pulito, è un uomo da ammirare. (Lionel Messi)
- Fino al '98 lui è "Il piccolo principe" di Saint-Exupéry, cioè lui vive in un mondo dove se tu arrivi alle cinque, io sarò già felice alle tre. Cioè c'era questo mondo in cui lui chiaramente aveva qualcosa in più: ogni gesto tecnico era molto spontaneo [...]. Lui fino all'infortunio del '98 è "Il piccolo principe". (Federico Buffa)
- Grande Alex, ho saputo che comincerai una nuova avventura con la squadra a Sidney, in Australia. Provo un senso di nostalgia in un momento come questo, perché abbiamo percorso un lungo tratto del cammino della nostra vita insieme. Abbiamo combattutto tante battaglie, da avversari, ma sempre con grande rispetto. Sono state a volte sfide aspre, ma non hanno mai scalfito il nostro rapporto di stima reciproca. Oggi, con questo saluto, avverto un pizzico di tristezza. Ma sono molto contento, per un campione come te le sfide non finiscono mai. Inoltre la tua tecnica e il tuo modo di essere rappresenteranno sempre il migliore spot possibile per l'Italia e nel mondo. (Francesco Totti)
- Ho avuto la fortuna di allenare un giovane Alessandro Del Piero a Padova, poi diventato campione del mondo, ovviamente non per merito mio. Ma almeno so di non averlo rovinato. (Maurizio Viscidi)
- I veri campioni uniscono [...] il talento e lo spirito di sacrificio, l'altruismo. È per questo che piace alla gente, non solo perché fa tanti gol. (Gian Paolo Montali)
- Il calcio italiano ha perso un grande campione, ma so che Ale è contentissimo e la sua scelta va rispettata. Ha scelto basandosi su certe cose e l'Australia è il paese migliore per cambiare casa e vita. (Christian Vieri)
- Il campione con la testa pensante crea dei problemi. L'annuncio di Agnelli sulla fine del rapporto con Del Piero mi ha fatto male: non stava a lui dirlo. Che senso ha una cosa del genere? Avrebbe dovuto parlarne Alessandro nel momento in cui si fosse sentito pronto. (Paolo Maldini)
- Il mio esempio in campo e fuori è sempre stato Alex Del Piero. Un campione sotto tutti i punti di vista. (Gianluca Lapadula)
- Il mio idolo. [Lui calcia le punizioni meglio di me] E non lo dico così per dire. Io sono bravo dal limite, soprattutto. Ale, anche da più lontano. Colpisce la palla in modo tale che ne escono traiettorie forti, strane. Penso a quella che rifilò allo Zenit. Calcia con un effetto "muy raro", fossi un portiere non saprei dove piazzarmi. (Ronaldinho)
- Innanzitutto voglio dire una cosa: Del Piero è un mio grande idolo. Quando ero bambino e giocavo alla playstation mettevo sempre Alex nelle mie squadre. Lui è un esempio, ha fatto tanto per la Juventus, l'Italia e il mondo del calcio, come Maldini o Ronaldo. (Alexandre Pato)
- Io di te non mi stanco, sarò sempre al tuo fianco, sei la cosa più bella che c'è... Alessandro Del Piero olè.[40] (coro)
- Le esplosioni muscolari di alcuni calciatori? È uno sbalordimento che comincia con Gianluca Vialli e arriva fino ad Alessandro Del Piero. Io che ho praticato diversi sport pensavo che certi risultati si potessero ottenere soltanto con il culturismo, dopo anni e anni di lavoro specifico. Sono convinto che il calcio sia tutto un altro tipo di attività, almeno il mio, che in una sola parola definirei positivo. (Zdeněk Zeman)
- Le 600 partite di Del Piero sono una cosa fantastica: è un grande professionista che ha dato grande amore al calcio, nell'epoca degli iper-professionisti. Lui è un vero esempio di calcio con l'anima, dopo quello che ha passato con la Juve. Ed è un esempio vero e importante. (Johan Cruijff)
- Mi bastarono dieci minuti per capire che sarebbe diventato un campione. [...] Alex è un giocatore che appartiene al popolo. Non sarà forse ai livelli di Pelé e Maradona, ma di Eusebio, Sivori e Cruijff sicuramente sì. (Giovanni Trapattoni)
- Mi ricordava Pinturicchio. Adesso è Godot. (Gianni Agnelli)
- Mi ricordo quando andai a vederlo e ho subito intravisto che aveva la stoffa del campione. Però sono anche stato fortunato nella scelta. Ci sentiamo ancora spesso e sono molto contento per lui. Finché è Alex a eguagliarmi, sono felice... (Giampiero Boniperti)
- Nei prossimi 150 anni non ci sarà uno come Del Piero. Chi vestirà la sua maglia numero 10 dovrà sapere chi l'ha portata, come l'ha portata e comportarsi di conseguenza. (Gianluigi Buffon)
- [Riferito al periodo tra il 2004 e il 2006] Non era più il Del Piero spumeggiante degli anni di Lippi. Alessandro comunque merita tutta la mia stima e l'affetto. Si è sempre comportato da grande professionista, anche se era in parabola discendente. (Fabio Capello)
- Non so è la prima sfida Juve-Roma senza di lui, forse qualche volta era infortunato. Se manca, manca alla Juve, non a me. (Zdeněk Zeman)
- Parma mi ricorda quella partita, al primo anno di Alessandro in bianconero, quando dopo avere segnato uno dei tre gol invece di esultare indicò chi gli aveva dato l'assist. Ebbene, quel gesto la dice lunga su che tipo di campione sia Del Piero. (Andrea Agnelli)
- Penso che sia il giocatore più importante della nostra squadra, l'immagine della nostra squadra. Sono orgoglioso di giocare con lui. (David Trézéguet)
- Per la Juve Del Piero non è importante, ma è l'unica cosa che conta.[41] (striscione)
- [Prima di Real Madrid-Juventus 0-2 del 5 novembre 2008 con doppietta di Del Piero] Questa volta dovremo preoccuparci di essere efficaci e tenere d'occhio Del Piero, uno che ti frega in tutti i modi. (Iker Casillas)
- Questo invece sì, questo è diverso da Zidane, a lui piace giocare, lo sente nell'anima; tra lui e il francese, scelgo lui. (Diego Armando Maradona)
- Raccogliere la sua eredità è impensabile in questo momento, però sicuramente qualcuno in futuro la vorrà prendere. Sicuramente c'è da apprezzare il gesto di Alessandro di metterla a disposizione; ha detto una cosa giusta, perché tutti devono poter sognare di indossare la maglia numero dieci della Juventus, che è una bella cosa. (Andrea Pirlo)
- [A chi assegna l'oscar del 2008?] Senza dubbio ad Alessandro Del Piero. Uno che ha dimostrato che a 34 anni si può ancora fare tanto. Col lavoro, l'umiltà e il sacrificio si sta togliendo grandi soddisfazioni, e se lo merita. (Fabio Cannavaro)
- Sono ammirato dal fatto che Del Piero continui a segnare, è un fuoriclasse eterno. Ma qualcuno un po' più giovane non ce l'avete? (Andrés Iniesta)
- Sono cresciuto ammirando Alessandro Del Piero. Sono un tifoso della Juve e lui è stato uno dei più grandi al mondo. Era veramente eccitante vederlo giocare, un idolo dentro e fuori dal campo. Alex trasmette serenità e calma, ha un'incredibile personalità. (Marco Verratti)
- Strano vederlo a Sydney, davvero strano. Personalmente avrei messo la firma non so su cosa pur di vederlo alla Juve per tutta la vita e, visto quello che ha fatto, se lo meritava anche. Purtroppo nel calcio non c'è riconoscenza da parte di nessuno. (Fabrizio Miccoli)
- Trequartista creativo o attaccante, in fondo cambia poco; certo è che quando entra in contatto con il pallone a venticinque metri dalla porta il suo calcio si riempie di soluzioni impreviste e decisive. Colpisce benissimo il pallone (fermo o in movimento), ma quel che più sorprende è la sua capacità di dominarlo, attraversare spazi ampi, entrare nell'area piccola e, in quella zona caldissima dove al 99 per cento si confondono le idee, avere la freddezza di alzare la testa e scegliere il tiro piazzato o il passaggio inatteso. La soluzione sarà sempre la più appropriata. (Jorge Valdano)
- Un grande nel gioco e nello stile. Il suo addio allo stadio di Torino è un fatto da incorniciare. Ha saputo coniugare la capacità professionale a quella di comunicare sempre valori positivi. (Giancarlo Abete)
- Alessandro Del Piero, storia juventina che non finisce mai, ammaliante condanna. Lui ha scavalcato i miti del club più famoso d'Italia, lui è più forte dell'anagrafe, degli infortuni, degli allenatori che lo sostituiscono, dei critici che lo considerano un peso nella marcia verso il futuro. Lui è Del Piero e quel prodigioso tiro della rinascita non poteva essere che suo.
- È stata l'ultima domenica di calcio del 2008 ed io mi concedo il privilegio di assegnare un Oscar personale, senza giuria. Sento di avere milioni di persone alle spalle e di interpretare il loro sentimento. L'Oscar è per Alessandro Del Piero, un veterano del pallone che ho visto sbocciare quando nella Juve c'era Baggio e che all'improvviso, all'età in cui si parla di pensione, è tornato ragazzo. Non è la onirica visione di una favola natalizia: è l'incredibile realtà. Del Piero ha stravolto anagrafe e fisiologia. Era largo, greve e logoro a 28 anni, con muscoli gonfi e non saltava più l'uomo. È ringiovanito dai 32 anni in su: corre scioltissimo, dribbla come dodici anni fa. E in più inventa quei prodigiosi calci di punizione, frutto di un esercizio infinito.
- Lui non esercita soltanto carisma, non è un semplice esempio di comportamento, non è rinchiuso nel suo ambito di indiscusso capitano: è anche un operaio specializzato. [...] Del Piero è proprio un caso da studiare. E io penso che un trattato su di lui unisca fisiologia, psicologia, stile di vita, arte del comando.
- Quando la Juve ha bisogno di lui, si toglie la tuta e dà il meglio: che è un meglio da Del Piero, roba di prima qualità. E nel notare questa sua preziosa umiltà, espressa come regola di vita, quasi ti scordi del suo passato, delle sue infinite glorie juventine, delle montagne di gol e persino del suo titolo mondiale trascinato in una serie B che, smaltita la tristezza, per la Juve sta diventando una favola. Ma lui tocca la palla e ti ricorda che, seppure a dosi limitate, c' è ancora un campione bianconero a vita che, come Roberto Baggio, è il campione di tutti.
- È tornata la Juve in Champions, è tornato Alex Del Piero! 39 gol in Champions League! È l'anima, è il cuore, è la storia!
- L'ho visto volare leggero come un angelo, quando aveva la faccia da putto. L'ho visto inventare un tiro che è diventato solo il suo e lanciarsi tra i grandi ancora ragazzo. L'ho visto segnare con la sua squadra soprattutto nelle partite che contavano, negli scontri diretti, nelle finali in giro per il mondo.
L'ho visto arrabbiarsi e digrignare i denti se c'era un principio da difendere e chinare la testa se il suo bene non era quello dei compagni. L'ho visto lottare contro gli egoismi, anche contro i suoi, perché crescendo ha capito cosa voglia dire il gruppo. L'ho visto parlare di valori e comportarsi di conseguenza.
L'ho visto inciampare e poi cadere. L'ho seguito mentre si rialzava a fatica. L'ho visto lottare contro allenatori e mal di pancia nervosi. L'ho visto amare la maglia azzurra e non riuscire a farlo capire. Poi l'ho visto portarci a Berlino.
L'ho visto capire che le cose cambiano, modificare il gioco, segnare 11 gol di seguito su rigore se il rigore poteva essere il massimo da dare alla squadra in quel momento. L'ho visto adattarsi dove non voleva, sacrificarsi facendolo ricordare. L'ho visto umile e l'ho visto presuntuoso. L'ho visto soffrire quando ha sbagliato. L'ho visto uscire in smoking bianco, immacolato, da una discarica.
Non l'ho visto mollare, mai. Non ho mai letto di lui sui giornali degli scandali. Ieri sera l'ho guardato mentre si sedeva in panchina, con il broncio di chi vuole giocare. L'ho visto applaudire i compagni per i gol che segnavano, esultare per la squadra. L'ho visto entrare in campo senza riscaldamento, lui che non è più un ragazzino. L'ho visto strillare al ragazzo che parlava troppo, perché ci vuole rispetto. L'ho visto segnare una punizione da artista e un rigore da ragioniere. Sono contento di aver visto Alex Del Piero fare tutte queste cose. Alex Del Piero è un bell'esempio per i miei figli. - [Durante la premiazione della Juventus campione d'Italia 2011/2012] Una carriera esemplare. Un esempio per i bambini. La cosa più bella che possa raggiungere uno sportivo: diventare esempio per i figli dei suoi tifosi.
- Vidal, dentro... Alex Del Piero! Nel giorno più importante, nella partita più importante, nel momento più importante, l'uomo della storia della Juventus! Due a zero per la Juve! I grandi campioni si vedono nei momenti che contano, Alex Del Piero è uno che in carriera ha segnato in finale di Coppa Campioni, in finale di Coppa Intercontinentale, l'uomo dell'assist nei momenti degli scudetti più importanti (ne ricorderete uno in rovesciata), l'uomo decisivo in trasferta come a Madrid in Champions League. I grandi campioni si vedono nei momenti speciali. Standing ovation per Alessandro Del Piero! Il dieci della Juve![42]
- Duecento volte Del Piero! La storia, l'esempio, la maglia. [...] È un momento storico per la Juve, per Del Piero, per il calcio italiano perché quest'uomo è davvero una leggenda vivente, un esempio assoluto e oggi ha toccato un traguardo straordinario: duecento gol con la stessa maglia.[43]
- 289 in carriera, Del Piero: la forza delle idee, il piazzato nell'angolo, il Capitano di sempre, diciannove anni di storia, nel giorno dell'addio come sempre, Del Piero c'è![44]
- [...] Questo giocatore è di tutti, è di tutto il calcio italiano, è di tutti quelli che amano il calcio, è di tutti quelli che amano il bello, è di qualsiasi bambino quando comincia a giocare a pallone, quando istintivamente rincorre un pallone, sogna di essere un grandissimo, sogna di essere un modello in campo e fuori. [...] 704 presenze, 289 goal. Sempre dalla stessa parte, sempre con la stessa maglia.[45]
- [Sull'esperienza di Del Piero in Nazionale] C'è un prima e un dopo. Il prima è il ricordo di un professionista gentile, umile, disponibilissimo che giocava con e per la squadra. Poi, una volta che non è stato più convocato in Nazionale, ho conosciuto un altro Del Piero. Stiamo parlando comunque di un ragazzo che non lascia mai niente al caso, alle sue spalle c'è un intero staff che ne segue ogni passo.
- Oggi in molti pensano, e giustamente, a quanto Del Piero ha dato alla Juve. Io penso anche a quanto la Juve ha dato a Del Piero.
- Stiamo parlando di un campione che ha avuto la fortuna di incontrare una società che lo ha voluto legare al proprio destino per quasi vent'anni. Ecco, il punto è questo: Del Piero è stato fortunato a potersi allenare, vivere e giocare nel club meglio organizzato d'Italia per tutti questi lunghissimi anni.
- Alessandro Del Piero non lo scambierei con nessuno, nemmeno con Ronaldo: partita dopo partita, in questi quattro anni, Del Piero mi ha confermato di essere un fuoriclasse straordinario, di quelli che segnano le epoche, e che vengono nominati tutti nello stesso fiato: Pelè, Crujiff, Maradona, Platini, Del Piero. I gol che ha fatto, la capacità di esserci nelle partite importanti, la crescita fisica e il miglioramento tecnico che ha mostrato sì, perché si può sempre migliorare, ma i fuoriclasse lo sanno, e i campioni no: tutto questo riguarda solo i geni del calcio, ne sono sicuro.
- Fa quasi sempre vedere cose strabilianti, e anche quando non le fa vedere, quando lo picchiano e lo marcano in due – tre, come mercoledì sera contro il Paraguay, non manca di lasciare qualche ricordino nella fattispecie un assist e un tunnel. Unisce la raffinatezza del fantasista più sopraffino alla concretezza dell'uomo d'area più opportunista, e riesce a essere superiore nel calcio ultra – veloce di oggi, segno che è anche un grande atleta.
- Fanno letteralmente ridere tutte le riserve che, negli anni, molti esperti e anche molti allenatori hanno accompagnato a Del Piero – cioè alla più forte seconda punta del mondo della sua generazione. Ma ormai abbiamo capito che Del Piero è più forte delle ingiustizie che subisce, delle cattiverie, delle incompetenze e dei calcoli utilitaristici di cui in tanti, nei suoi confronti, si rendono responsabili; ci ha già ampiamente dimostrato che, per lui, nessuna di queste avversità funzionerà mai da alibi per giustificare il declino, ma al contrario sono stimoli formidabili per prolungare e arricchire la sua già formidabile carriera.
- Io, che sono tra quelli che lo hanno creduto immenso fin dal primo momento (fin dalla tripletta contro il Parma del 1994, per quanto mi riguarda), posso solo testimoniare di quanto sia bello che un fuoriclasse così giochi nella squadra per cui si fa il tifo: e mi era successo soltanto con Platini, in tutta la mia vita, di credere tanto profondamente in un giocatore, nella sua naturale capacità di vincere da solo la partita o di consolare, con la bellezza del suo calcio, anche la peggiore sconfitta. Ci si sente protetti esteticamente, con lui in campo, e non si ha paura di nulla.
- Perché Del Piero, appunto, è un capitano «naturale», nel senso più pieno e concreto del termine: quando è possibile sa far cambiare il corso delle cose con la propria forza, e sa assorbire con la stessa forza le grandi delusioni quando questo non è possibile.
- Tema: perché, tu che hai sempre creduto in Del Piero, hai sempre creduto in Del Piero? Svolgimento: io ho sempre creduto in Del Piero per un gran numero di ragioni. Così su due piedi me ne vengono in mente 61. [...] Ce ne sarebbero molte altre, ma mentre svolgevo il tema è venuta in mente una domanda anche a me, piuttosto urgente: come hai fatto, tu che non hai creduto in Del Piero, a non credere in Del Piero?
Note
modifica- ↑ Citato in Del Piero replica ad Agnelli "È stata un'uscita infelice", repubblica.it, 8 agosto 2000.
- ↑ Dopo la partita Chievo – Juventus (1-3) del 27 gennaio 2002, riferito al rigore dell'1-3 da lui trasformato; citato in Luigi Garlando, Nostra Signora del Dischetto. Peccati d'area e miracoli arbitrali: storia dei rigori dati (e regalati) alla Juve nei Campionati a girone unico, Kowalski, 2005, pp. 225; 266. ISBN 8874967012
- ↑ Citato in Luigi Garlando, «Ha voluto farci fuori», La Gazzetta dello Sport, 19 giugno 2002.
- ↑ Citato in Un campione di sport, raisport.rai.it.
- ↑ Citato in Roberto Perrone, La sfida più difficile di Alex Del Piero, Corriere della Sera, 1º settembre 2005.
- ↑ Citato in Del Piero e la A «Quest'anno tifo per il Palermo», La Gazzetta dello Sport, 11 settembre 2006.
- ↑ Da una lettera aperta ai tifosi, in Hurrà Juventus, giugno 2006.
- ↑ Da Hurrà Juventus, agosto 2006.
- ↑ Da Lettera di Alessandro Del Piero, juventus.com, 10 giugno 2007.
- ↑ Citato in Torino ha finalmente la sua "Via Gaetano Scirea", juventus.com, 14 maggio 2008.
- ↑ Dall'intervista di Francesco Bramardo, Del Piero: «Non sono un asino. Juve, questa volta stupirò me stesso», La Gazzetta dello Sport, 17 luglio 2010.
- ↑ Dall'intervista di Luciano Bertolani, Io e la Juve possiamo tutto, Corriere dello Sport - Stadio, 21 settembre 2010; citato in Intervista al Corsport, alessandrodelpiero.com, 22 settembre 2010.
- ↑ Dal processo Calciopoli; citato in Calciopoli, Del Piero: «Juve, vittorie senza trucchi», tuttosport.com, 19 ottobre 2010.
- ↑ Dall'intervista di Mirko Graziano e Giovanni Battista Olivero, Un 10 eterno, La Gazzetta dello Sport, 29 ottobre 2010.
- ↑ Citato in Paolo Menicucci, Del Piero orgoglioso della nuova casa Juve, uefa.com, 9 settembre 2011.
- ↑ Citato in Calcio, Del Piero: Terza stella? Sicuramente sul cuore ce l'abbiamo, sport.virgilio.it, 7 maggio 2012.
- ↑ Citato in Del Piero: «Restare qui? Non me l'hanno chiesto», Tuttosport.com, 13 maggio 2012.
- ↑ Citato in Gianni Lovato, Un applauso lungo 20 anni, Tuttosport, 14 maggio 2012, p. 2.
- ↑ Citato in Del Piero tentato dal River: "Ho sentito Trezeguet. Il calcio latino è il mio". Ma occhio anche al Malaga..., tuttojuve.com, 3 giugno 2012.
- ↑ Citato in Calciomercato Juventus, Del Piero: "Trezeguet mi ha chiamato? No, ma...", sportevai.it, 3 giugno 2012.
- ↑ Dall'intervista di Francesco Di Luca, Del Piero al Mattino: «Insigne può essere un vero 10. Il Napoli impari a soffrire come la Juve», ilmattino.it; citato in Del Piero: «Juve grande perché sa soffrire. Napoli? Un progetto da leader», iamnaples.it, 29 marzo 2014.
- ↑ Da un'intervista a Sky Sport; citato in Gianluca Di Marzio, Parla Del Piero: "Juve favorita, ma per lo Scudetto la Roma c'è. Sul mio futuro...", gianlucadimarzio.com, 4 febbraio 2015.
- ↑ a b Dall'intervista di Daniela Cotto, Del Piero: la mia seconda vita? Il golf, un amore a prima vista, lastampa.it, 22 ottobre 2016.
- ↑ Dall'intervento a Sky Calcio Club, Sky Sport, 18 febbraio 2024; citato in Fabrizio Rinelli, Del Piero spiazzato dalla domanda di Caressa su Allegri: "Sai che non ti risponderò mai", fanpage.it, 19 febbraio 2024.
- ↑ Da 552 partite, alessandrodelpiero.com, 12 aprile 2008.
- ↑ Da Io capocannoniere, alessandrodelpiero.com, 17 maggio 2008.
- ↑ Da L'addio a Pavel, alessandrodelpiero.com, 1º giugno 2009.
- ↑ Da Brava Francesca!, alessandrodelpiero.com, 6 giugno 2010.
- ↑ Da Ciao David, alessandrodelpiero.com, 28 agosto 2010.
- ↑ Da Diego 50!, alessandrodelpiero.com, 30 ottobre 2010.
- ↑ Da Per voi, alessandrodelpiero.com, 25 febbraio 2011.
- ↑ Da Dalla provincia a Villar, alessandrodelpiero.com, 11 agosto 2011.
- ↑ Da Buon inizio, alessandrodelpiero.com, 25 gennaio 2012.
- ↑ Da San Siro, alessandrodelpiero.com, 24 febbraio 2012.
- ↑ Da Di più, niente, alessandrodelpiero.com, 13 maggio 2012.
- ↑ Da Sei anni dopo, alessandrodelpiero.com, 28 giugno 2012
- ↑ Da London 2012, alessandrodelpiero.com, 27 luglio 2012.
- ↑ Da Good Vibrations, alessandrodelpiero.com, 23 ottobre 2012.
- ↑ Da Rivincere, alessandrodelpiero.com, 5 maggio 2013.
- ↑ Coro intonato dalla tifoseria juventina, sulla musica de La stangata.
- ↑ Lo striscione riprende una frase di Giampiero Boniperti: "Alla Juventus vincere non è importante. È l'unica cosa che conta."
- ↑ Commentando il gol del 2-0 in Juventus-Inter, 25 marzo 2012.
- ↑ Commentando il duecentesimo gol con la maglia bianconera durante Juventus-Frosinone 1-0, Serie B, 28 ottobre 2006.
- ↑ Commentando l'ultimo gol con la maglia bianconera durante Juventus – Atalanta 3-1, Serie A Tim, 13 maggio 2012.
- ↑ Commentando l'uscita dal campo nell'ultima partita disputata con la maglia bianconera durante Juventus – Atalanta 3-1, Serie A Tim, 13 maggio 2012.
Bibliografia
modifica- Alessandro Del Piero, 10+. Il mio mondo in un numero, Milano, Mondadori, 2007. ISBN 978-88-04-55986-3
- Alessandro Del Piero, Giochiamo ancora, con Maurizio Crosetti, Milano, Mondadori, 2012. ISBN 978-88-04-62115-7
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