Papa Paolo VI

262º vescovo di Roma e papa della Chiesa cattolica dal 1963 al 1978
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Paolo VI al secolo Giovanni Battista Montini (1897 – 1978), papa della Chiesa cattolica.

Paolo VI nel 1969

Citazioni di Papa Paolo VI

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  • A Marino Moretti | dalla finestra da lui celebrata | in riconoscente e riverente saluto | una consolatrice benedizione. Paulus VI.[1]
  • Anche gli animali sono creature di Dio, che nella loro muta sofferenza sono un segno dell'impronta universale del peccato e della universale attesa della redenzione.[2]
  • Anche la vostra presenza, cari figli di Benevento, tenta la Nostra memoria a celebrare la vostra storia, da quando «Male ventum» era il nome della vostra città cambiato, dopo la vittoria di Curio Dentato su Pirro, in quello, che poi rimase, perenne e buono auspicio di Benevento. Roma, Bisanzio, i Longobardi, i Normanni si contendono la vostra storia e quanto agitata e complessa. Poi quale lunga storia legata al Pontificato Romano! Non per nulla voi ricordate l'elogio di Paolo Diacono, che dice la Chiesa Beneventana «Provinciarum caput ditissima»! Il vostro Arco di Traiano, la famosa «porta aurea» e il monumento a Papa Benedetto XIII Orsini alla Chiesa della Minerva in Roma (1730) dicono quale immenso arco di storia si descrive sulla vostra Città. [3]
  • Appare all'evidenza che la donna è posta a far parte della struttura vivente ed operante del cristianesimo in modo così rilevante che non ne sono forse ancora state enucleate tutte le virtualità.[4]
  • Ci si conceda [...] di accennare all'espressione minima e momentanea della conversazione del nostro spirito con Dio, la preghiera-scintilla, l'invocazione, quasi esplosiva, che può sprigionarsi da un'anima; giaculatoria, la diranno le anime pie; invocazione, gemito, grido può sgorgare anche da uno spirito non allenato al colloquio religioso; e forma questo genere di preghiera una fenomenologia interessantissima nelle cronache del regno di Dio, a cominciare da quella del così detto «buon ladrone», che con una sola implorazione strappa da Cristo, con lui crocifisso e morente, la propria salvezza: «Signore, ricordati di me, quando sarai giunto nel tuo regno!»
    E Gesù gli rispose: Ti dico, in verità, oggi tu sarai meco in paradiso!» [...][5]
  • Col Vaticano II ci aspettavamo la primavera e invece è venuto l'inverno.[6]
  • Essa [la Chiesa] sostiene che non è ammissibile ordinare donne al sacerdozio, per ragioni veramente fondamentali. Queste ragioni comprendono: l'esempio, registrato nelle Sacre Scritture, di Cristo che scelse i suoi Apostoli soltanto fra gli uomini; la pratica costante della Chiesa, che ha imitato Cristo nello scegliere soltanto degli uomini; e il suo vivente magistero che ha coerentemente stabilito che l'esclusione delle donne dal sacerdozio è in armonia con il piano di Dio per la sua Chiesa.[7]
  • Figli, e voi specialmente giovani carissimi. Preghiamo insieme per quanti in questi giorni soffrono, portando più vivo in sé stessi, l'impronta della Passione di Gesù: per le famiglie che piangono i loro cari stroncati nel compimento del loro dovere, da un insensato odio omicida, che ancora una volta ha voluto minare la pacifica convivenza sociale. Preghiamo per l'onorevole Aldo Moro, a noi caro, sequestrato in vile agguato, con l'accorato appello affinché venga restituito ai suoi cari.[8]
  • Francesco di Sales è indubbiamente uno dei Santi più ragguardevoli dell'età moderna, sia per il multiforme impegno apostolico da lui vissuto in consonanza coi tempi, sia per la profonda e stimolante dottrina espressa nelle sue opere.[9]
  • Gli animali sono la parte più piccola della creazione divina, ma noi un giorno li rivedremo nel mistero di Cristo.[10]
  • Il dogma non è una prigione del pensiero; è una conquista, è una certezza, che stimola la mente alla contemplazione e all'esplorazione, sia del suo contenuto, di solito profondo fino all'insondabile, sia del suo sviluppo nel concerto e nella derivazione di altre verità. Intellectus quaerens fidem, l'intelligenza esercita nella fede la sua ricerca, diceva il teologo medievale e tuttora degno d'esserci maestro, S. Anselmo; e aggiungeva: fides quaerens intellectum, la fede ha bisogno dell'intelletto. La fede infonde fiducia all'intelligenza, la rispetta, la esige, la difende; e per il fatto stesso che la impegna allo studio di verità divine, la obbliga ad un'assoluta onestà di pensiero, e ad uno sforzo che non la debilita, ma la conforta, tanto nell'ordine speculativo naturale, quanto in quello soprannaturale.[11]
  • La conversione costituisce il traguardo del nostro ministero: ridestare la consapevolezza del peccato nella sua perenne e tragica realtà, consapevolezza delle sue dimensioni personali e sociali, insieme con la certezza che «la grazia ha sovrabbondato sul peccato» (Rom. 5, 20); e proclamare la salvezza in Gesù Cristo.[12]
  • Lasciate che un vostro concittadino di ieri renda omaggio ad uno dei valori più preziosi della vita umana e ai nostri giorni più trascurati: la tradizione. È un patrimonio fecondo, è un'eredità da conservare. Oggi la tendenza delle nuove generazioni è tutta verso il presente, anzi verso il futuro. E sta bene, sempre che questa tendenza non oscuri la visione reale e globale della vita. Perché, per godere del presente e per preparare il futuro, il passato ci può essere utile, e, in certo senso, indispensabile. Il distacco rivoluzionario dal passato non è sempre una liberazione, ma spesso significa il taglio della propria radice. Per progredire realmente, e non decadere, occorre avere il senso storico della nostra esperienza. Questo è vero perfino nel campo delle cose esteriori, tecnico-scientifiche e politiche, dove la corsa delle trasformazioni è più rapida e impetuosa; e lo è ancora di più nel campo delle realtà umane e specialmente nel campo della cultura. Lo è in quella della religione nostra, che è tutta una tradizione proveniente da Cristo.[13]
  • Lo scrivo a voi, uomini delle Brigate Rosse: restituite alla libertà, alla sua famiglia, alla vita civile, l'onorevole Aldo Moro [...] Io non ho alcun mandato nei suoi confronti, né sono legato da alcun interesse privato verso di lui. Ma lo amo come membro della grande famiglia umana, come amico di studi, e a titolo tutto particolare, come fratello di fede e come figlio della Chiesa di Cristo. [...] vi prego in ginocchio, liberate l'onorevole Moro, semplicemente, senza condizioni, non tanto per motivo della mia umile e affettuosa intercessione, ma in virtù della sua dignità di comune fratello in umanità.[14]
  • [Primo Mazzolari] Lui aveva il passo troppo lungo e noi si stentava a tenergli dietro. Così ha sofferto lui e abbiamo sofferto anche noi. Questo è il destino dei profeti.[15]
  • Maritain, davvero un grande pensatore, maestro nell'arte di pensare, di vivere, di pregare. Muore solo e povero, associato ai "Petits Fréres" di Padre Foucauld. La sua voce, la sua figura resteranno nella tradizione del pensiero filosofico e della meditazione cattolica.[16]
  • Maurice Zundel è un genio, genio di poeta, genio di mistico, scrittore e teologo, il tutto fuso insieme con una miriade di folgorazioni.[17]
  • Mentre dunque recitiamo l'Ufficio, dobbiamo riconoscere l'eco delle nostre voci in quella di Cristo e quella di Cristo in noi (Cfr. S. AGOSTINO, Enarrationes in ps. 85, n. 1).
    Perché questa caratteristica della nostra preghiera risplenda più chiaramente, è indispensabile che quella soave e viva conoscenza della sacra Scrittura (CONC. VAT. II, Cost. sulla Sacra Liturgia Sacrosanctum Concilium, 24: AAS 56 (1964), pp. 106-107) che emana dalla Liturgia delle Ore, rifiorisca in tutti, in modo che la sacra Scrittura diventi realmente la fonte principale di tutta la preghiera cristiana. Soprattutto la preghiera dei salmi, che senza interruzione accompagna e proclama l'azione di Dio nella storia della salvezza, deve essere compresa con rinnovato amore dal popolo di Dio. Perché sia raggiunto più facilmente questo scopo è necessario che il significato inteso dalla Chiesa, quando canta i salmi nella Liturgia, sia studiato più assiduamente dal clero e sia comunicato anche ai fedeli mediante opportuna catechesi.[18]
  • Musica e canto sono al servizio del culto e al culto subordinati; e pertanto devono essere sempre decorosi: grandi, pur nella semplicità; solenni, a volte, e maestosi: sempre il meno indegni possibile dell'infinita sovreccellenza di Dio, a Cui si dirigono e dello spirito umano che intendono esprimere. Devono essere capaci di mettere l'anima in devoto contatto con il Signore, suscitando ed esprimendo sentimenti di lode, di implorazione, di propiziazione, di rendimento di grazie; di gioia ed anche di dolore; di amore, di fiducia, di pace.
    Quale gamma ricca d'ogni intima melodia e d'ogni più varia armonia. Se questa è la funzione essenziale della musica sacra, come si potrebbero accettare maniere espressive veramente povere o banali?; o indulgenti ad un distraente estetismo?; o improntate ad un tecnicismo prevalente ed eccessivo, che sarebbe sì riflesso di una delle peculiarità della nostra epoca – indubbiamente chiamata a raggiungere Dio in tutte le sue manifestazioni –, ma che per entrare nel sacro avrebbe bisogno della mediazione di un'arte genuina?
    Se non possiede ad un tempo il senso della preghiera, della dignità e della bellezza, la musica – strumentale e vocale – si preclude da sé l'ingresso nella sfera del sacro e del religioso. [...] Non indistintamente tutto ciò che sta fuori del tempio (profanum) è atto a superarne la soglia.[19]
  • Noi abbiamo coscienza in questo momento di assumere un compito sacro, solenne e gravissimo: quello di continuare nel tempo e di dilatare sulla terra la missione di Cristo.[20]
  • [L'Aula Paolo VI] Non è che amore di potenza o di fasto ispirasse il disegno del nuovo edificio; voi vedete che nulla qui dice orgoglio monumentale, o vanità ornamentale; ma l'esigenza delle cose e ancor più delle idee, che qui si realizzano, reclama pensieri grandi e ispirati in chi sosta in questo luogo, e concezioni non meno grandi e ardite in chi doveva esprimere le dimensioni. Noi siamo piccole creature e umili cristiani, e non mai questa coscienza ci deve abbandonare; ma Noi serviamo un disegno immenso e perfino infinito, un pensiero divino, della cui espressione nel tempo e nelle cose siamo ministri: i destini trascendenti dell'umanità, l'unità della fede nel mondo, la dilatazione universale della carità, l'umiltà vittoriosa del Vangelo e della Croce, la gloria di Dio e la pace di Cristo... ci obbligano a sentire, come dice San Paolo, «quanto sia ricca la gloria della eredità di Gesù Cristo fra i Santi e quanto immensamente grande la sua potenza su di noi credenti (Cfr. Eph. 1, 18-19); verità queste che devono fermentare nei nostri spiriti e conferire loro l'audacia, propria dell'arte cristiana, di esprimersi in segni grandi e maestosi. Noi speriamo perciò che qualche stimolo a tali alti e misteriosi pensieri sia dato ai visitatori di questa aula, anche se essa non pretenda essere propriamente sacra al culto di Dio e alla preghiera dei fedeli.[21]
  • Non si può andare a Dio senza passare attraverso i fratelli.[22]
  • Oggi l'uomo pensa, opera e vive, a credito della speranza.[23]
  • Ogni atto genitale umano deve svolgersi nel quadro del matrimonio.[24]
  • Per essere autentico l'amore deve essere totale, esclusivo, irrevocabile, irreversibile.[25]
  • [Sugli albanesi d'Italia] [...] quelli che conservano anche il rito orientale, lo fecero obbedendo ad un sapiente disegno della Provvidenza, perché fossero testimonianza ininterrotta della cattolicità della Chiesa e, vivendo in mezzo a popolazioni latine, facessero conoscere ed amare riti e tradizioni molteplici, di cui si ammanta la stessa unica Chiesa di Cristo. E Noi nutriamo fiducia, formulando i migliori auspici, nel loro rinnovamento post-conciliare, per una ripresa della loro tradizionale attività spirituale in Albania e per un più efficace inserimento di queste chiese locali orientali nello spirito e nell'azione ecumenica che anima e muove tutta la cristianità.[26]
  • [Sul popolo di Uganda] Questo popolo era già ben disposto a ricevere il Vangelo quando fu ad esso predicate per la prima volta nel 1879, a motivo del suo profondo sentimento religioso, del suo spirito di pietà, di preghiera, di saggezza. [27]
  • Questo simbolo sacro della vita umana che è il pane volle scegliere Cristo per farne simbolo, ancor più sacro, di sé. Lo ha transustanziato, ma non gli ha tolto il suo potere espressivo; anzi ha elevato questo potere espressivo a un significato nuovo, a un significato superiore, a un significato mistico, religioso, divino. Ne ha fatto scala per una ascensione che trascende il livello naturale. Come un suono diventa voce, e come la voce diventa parola, diventa pensiero, diventa verità; così il segno del pane è passato, dall'umile e pio essere suo, a significare un mistero; è diventato sacramento, ha acquistato il potere di dimostrare presente il corpo di Cristo».[28]
  • Riferendosi alla situazione della Chiesa di oggi, il Santo Padre afferma di avere la sensazione che «da qualche fessura sia entrato il fumo di Satana nel Tempio di Dio».[29]
  • Secondo l'ordine morale oggettivo, le relazioni omosessuali sono atti privi della loro regola essenziale e indispensabile. Esse sono condannate nella Sacra Scrittura come gravi depravazioni e presentate, anzi, come la funesta conseguenza di un rifiuto di Dio. Questo giudizio della Scrittura non permette di concludere che tutti coloro, i quali soffrono di questa anomalia, ne siano personalmente responsabili, ma esso attesta che gli atti di omosessualità sono intrinsecamente disordinati e che, in nessun caso, possono ricevere una qualche approvazione.[30]
  • Siamo soliti a guardare avanti, spesso trascurando le benemerenze di ieri; non siamo facili alla gratitudine, alla memoria, alla coerenza con il nostro passato, all'ossequio, alla fedeltà dovuta alla storia, alle azioni che si succedono da una generazione all'altra degli uomini. Spesso si rivela assai diffuso un senso di distacco dal tempo trascorso: e ciò è causa di inquietudine, trepidazione, instabilità.
    Un popolo sano, un popolo cristiano è molto più aderente a quanti ci hanno preceduto; e mira alla logica delle vicende in cui deve formarsi la propria esperienza, mentre non esita di fronte al necessario tributo di riconoscimento e di giusta valutazione.[31]
  • [Su Elisabetta del Portogallo] Sostenne con eroica abnegazione prove e difficoltà, e agì come angelo di pace per appianare gravi dissidi sorti nell'ambito della famiglia e del regno.[32]
  • [A Plinio Corrêa de Oliveira] Sua Santità gioisce di te perché descrivesti e difendesti con acume e chiarezza l'Azione Cattolica, di cui possiedi una piena conoscenza, e per la quale hai un grande apprezzamento, in tal modo che si è reso chiaro a tutti quanto è opportuno studiare e promuovere questa forma ausiliare di apostolato gerarchico.[33]
  • Talora il loro [dei lontani] anticlericalismo nasconde uno sdegnato rispetto verso le cose sacre che credono svilite nei ministri.[34]
  • Teresa [di Lisieux] rappresenta soprattutto colei che ha creduto appassionatamente nell'Amore di Dio, che ha vinto sotto il suo sguardo i piccoli dettagli quotidiani, stando alla sua presenza, che ha fatto di tutta la sua vita un colloquio con l'Amato, e che ha trovato in ciò non soltanto una straordinaria avventura spirituale, ma il luogo in cui ella riuniva gli orizzonti più vasti e comunicava intimamente alle ansie e ai bisogni missionari della Chiesa.[35]
  • Un esile e consunto profilo di prete, tutto mitezza e bontà, tutto dovere e sacrificio, si delinea sull'orizzonte della storia, e vi resterà ormai per sempre: è Don Michele Rua, «beato»! [...] È il primo successore di Don Bosco, il Santo Fondatore dei Salesiani. E perché adesso Don Rua è beatificato, cioè glorificato? È beatificato e glorificato appunto perché suo successore, cioè continuatore: figlio, discepolo, imitatore; il quale ha fatto con altri ben si sa, ma primo fra essi, dell'esempio del Santo una scuola, della sua opera personale un'istituzione estesa, si può dire, su tutta la terra; della sua vita una storia, della sua regola uno spirito, della sua santità un tipo, un modello; ha fatto della sorgente, una corrente, un fiume.[36]
  • [Rivolto a Milton Obote] Una caratteristica che fa onore al popolo di Uganda è la sua ospitalità, con l'armonia ch'esso sa trarre da una grande diversità. Siamo felici di rendere omaggio a Vostra Eccellenza come Capo di Stato, e al Governo di Uganda, per la protezione e assistenza accordate ai profughi. Noi plaudiamo a questa concreta testimonianza del vostro rispetto per la vita umana, e per la dignità di ogni uomo. Speriamo che questo ammirabile esempio possa ispirare altri Paesi, vicini e lontani, specialmente quelli che sono ora in guerra. In senso della fratellanza dovrebbe prevalere sopra ogni motivo di divisione. Il cuore aperto e la mano soccorrevole dell'Uganda danno alla vostra nazione uno speciale titolo per lavorare in favore della pace in tutta l'Africa.[27]

Omelia pronunciata il 17 novembre 1963 a Roma; citato in vatican.va

  • Abbiamo motivi particolari non pochi per essere lieti di questa glorificazione, oltre quello principale dell'onore che è così tributato al Signore e che ridonda sulla Chiesa intera, la quale vede l'albo dei suoi figli vittoriosi arricchirsi del nome d'un nuovo eletto.
    Non possiamo tacere che uno di questi motivi è costituito dal fatto che questo Beato Romano era Napoletano! Di Torre del Greco, a dir vero; cioè nato e vissuto nella rinomata e ridente cittadina distante da Napoli poco più d'una decina di chilometri, quanto basta per dare agli abitanti di Torre del Greco una loro distinta fisionomia morale e popolare, e perciò una ragione di legittimo vanto di ascrivere nella propria anagrafe, anzi nella propria storia, questo suo raro ed ormai celebre figlio, nato appunto, vissuto e morto a Torre del Greco; ma quanto basta altresì per riconoscere alla popolosa borgata ed a questo illustre suo cittadino l'onore di appartenere all'arcidiocesi di Napoli, alla sua circoscrizione civile, alla sua cultura, alla sua educazione, alla sua vita.
    Dobbiamo esprimere le Nostre felicitazioni al Signor Cardinale Arcivescovo di Napoli per questa beatificazione, dobbiamo estenderle al venerabile Clero ed ai fedeli tutti dell'arcidiocesi partenopea, ed a quelli della fertile e benedetta e famosa terra della Campania, perché la virtù riconosciuta in Vincenzo Romano non è solo strettamente a lui personale, ma è rappresentativa d'una spiritualità e d'un costume, che possiamo ben dire regionali.
  • [...] il Santo, e nel nostro caso il Beato Vincenzo Romano, non solo personifica e porta a livello superiore quanto di bene l'ambiente possiede, ma reagisce a quanto di male o di misero l'ambiente gli offre e impone al costume corrente; perché egli sa risuscitare energie spirituali e morali dal fondo delle singole anime e dal cuore del popolo, che altri né supponeva esistessero né sapeva cavare.
    L'osservazione non è soltanto fonte di ammirazione per il servo di Dio, che si è francato dai vincoli delle consuetudini invalse, credute inespugnabili, ma dev'essere anche lezione per noi, quando c'insegna che ogni ambiente, con la grazia del Signore e con la buona volontà, può essere fertile di santità: con ciò che ha di buono aiuta e conforta, con ciò che ha di avverso provoca a militante fortezza l'anima grande. E cioè ci ammonisce a non sopravalutare le condizioni d'ambiente, quasi fossero per l'anima forte, libera e cristiana indispensabili e determinanti: alla virtù, al bene, se positive, alla mediocrità o al vizio, se negative; esse sono certamente coefficienti molto importanti e spesso praticamente influenti e prevalenti sulla condotta della gente comune, non però su quella dell'eroe della virtù, che le domina e le personifica, se buone, vi resiste e spesso le supera e le trasforma, se cattive. La santità cioè fiorisce, se Dio aiuta, dappertutto; ed ogni ambiente le può giovare, ogni condizione di vita le può essere propizia, quando l'incontro delle due volontà, la divina e l'umana, vi provocano la vittoriosa scintilla della carità (cfr. Rom. 8, 35).
    Ed è ciò che precisamente ammiriamo nel nuovo Beato: la sua è proprio una santità che scaturisce dal dialogo col suo ambiente: egli vi è nato, vi si è formato; egli lo assorbe, lo plasma in se stesso sul modello cristiano e sacerdotale, poi lo rieduca, lo evangelizza, lo santifica.
  • [...] egli merita che noi lo consideriamo, come si suol dire, «d'attualità», come esempio di virtù di cui il nostro tempo ha manifesto bisogno. E lo avranno caro, come Protettore e come modello, i fedeli tutti, ma in modo particolare i Sacerdoti, quelli diocesani specialmente, per i quali l'obbligo della perfezione cristiana non è sostenuto dalla professione religiosa, ma è reclamato sia dalla loro dignità, sia dal loro ministero, e, quando questo sia esercitato con pienezza di carità, mediante il ministero stesso quella perfezione diventa possibile e grande. Ai Parroci soprattutto siamo felici di additare un loro Fratello in cielo; ad essi va, anche in questa occasione, il Nostro particolare ed affettuoso pensiero: possa il Beato mostrare loro la grandezza della loro missione; e pensando in quali difficili e modeste condizioni tanto spesso si svolge il loro ministero, ricorderemo loro che «non sono gli orizzonti geografici ad allargare quelli dello spirito, ma la vastità degli orizzonti dell'anima a dare anche ad un luogo minuscolo le dimensioni dell'universo» [...]. E voglia questo nuovo Beato loro mostrare che e come un Sacerdote in cura d'anime dev'essere santo; voglia lui sostenere i loro disagi, compensare le loro privazioni, fortificare il loro spirito di sacrificio e di disinteresse, consolare le loro pene, premiare le loro fatiche!

Omelia pronunciata il 25 gennaio 1970 a Roma; citato in vatican.va.

  • La santità si manifesta finalmente come pienezza di vita, come felicità sconfinata, come immersione nella luce di Cristo e di Dio, come bellezza incomparabile ed ideale, come esaltazione della personalità, come trasfigurazione immortale della nostra esistenza mortale, come sorgente di ammirazione e di letizia, come conforto solidale con il nostro faticoso pellegrinaggio nel tempo, come nostra pregustazione inebriante della «comunione dei santi», cioè della Chiesa vivente, che, sia nel tempo sia nell'eternità, è del Signore (Cfr. Rom. 14, 8-9).
  • [Su Maria Soledad] Si tratta del resto d'una vita semplice e silenziosa, che due grandi parole possono riassumere: umiltà e carità. Una vita tutta tesa nell'intensità della vita interiore, nella fatica della fondazione d'una nuova famiglia religiosa, nella imitazione di Cristo, nella devozione alla Madonna, nel servizio degli Infermi, nella fedeltà alla Chiesa.
  • Maria Soledad è una Fondatrice, la Fondatrice d'una Famiglia religiosa, molto numerosa e molto diffusa. Ottima e provvida Famiglia. Così che Maria Soledad si inserisce in quella schiera di Sante ed intrepide Donne, che nel secolo scorso fecero scaturire nella Chiesa fiumi di santità e di operosità; interminabili processioni di vergini consacrate all'unico e sommo amore di Cristo, e tutte rivolte al servizio intelligente, indefesso, disinteressato del prossimo.
  • Maria Soledad diventa precorritrice e maestra della più consumata sollecitudine assistenziale e sanitaria del nostro umanesimo sociale. Tutti le dobbiamo essere riconoscenti; tutti dobbiamo benedire il servizio provvidenziale, ch'ella, seguita poi da non poche similari iniziative, ha inaugurato.

Coscienza universitaria

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  • L'Università è la maggiorità intellettuale!
  • L'esplorazione è seducente. Lo studente che si affaccia per la prima volta all'Università è come un romantico che s'appressa ad un castello meraviglioso.
  • Il dubbio è l'unico mistero a cui si crede ancora all'Università.

Ecclesiam suam

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Gesù Cristo ha fondato la sua Chiesa, perché sia nello stesso tempo madre amorevole di tutti gli uomini e dispensatrice di salvezza; appare quindi evidente la ragione per cui ad essa abbiano dato prove di particolare amore, e ad essa abbiano dedicato particolari cure tutti coloro che hanno avuto a cuore sia la gloria di Dio sia la salvezza eterna degli uomini: tra i quali, com'era giusto, rifulsero i Vicari in terra dello stesso Cristo, un numero immenso di Vescovi e di sacerdoti, ed una mirabile schiera di santi cristiani.

Citazioni

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  • La sollecitudine di accostare i fratelli non deve tradursi in una attenuazione, in una diminuzione della verità. Il nostro dialogo non può essere una debolezza rispetto all'impegno verso la nostra fede.

Evangelii Nuntiandi

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L'impegno di annunziare il Vangelo agli uomini del nostro tempo animati dalla speranza, ma, parimente, spesso travagliati dalla paura e dall'angoscia, è senza alcun dubbio un servizio reso non solo alla comunità cristiana, ma anche a tutta l'umanità. Di qui il dovere di confermare i fratelli, che Noi abbiamo ricevuto dal Signore con l'ufficio di Successore di Pietro (1), e che è per Noi un «assillo quotidiano» (2), un programma di vita e d'azione, e un impegno fondamentale del Nostro Pontificato; questo dovere Ci sembra ancora più nobile e necessario allorché si tratta di incoraggiare i nostri fratelli nella missione di evangelizzatori, affinché, in questi tempi d'incertezza e di disordine, essi la compiano con amore, zelo e gioia sempre maggiori. .

Citazioni

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  • Proclamare di città in città, soprattutto ai più poveri, spesso più disposti, il gioioso annuncio del compimento delle promesse e dell'Alleanza proposta da Dio: tale è la missione per la quale Gesù si dichiara inviato dal Padre. (6)
  • Coloro che accolgono con sincerità la Buona Novella, proprio in virtù di questo accoglimento e della fede partecipata, si riuniscono nel nome di Gesù per cercare insieme il Regno, costruirlo, viverlo. (13)
  • In essa [la comunità dei cristiani] la vita intima – la vita di preghiera, l'ascolto della Parola e dell'insegnamento degli Apostoli, la carità fraterna vissuta, il pane spezzato – non acquista tutto il suo significato se non quando essa diventa testimonianza, provoca l'ammirazione e la conversione, si fa predicazione e annuncio della Buona Novella. (15)
  • L'uomo contemporaneo ascolta più volentieri i testimoni che i maestri, – dicevamo lo scorso anno a un gruppo di laici – o se ascolta i maestri lo fa perché sono dei testimoni. [37]
  • [la Chiesa] ha sempre bisogno d'essere evangelizzata, se vuol conservare freschezza, slancio e forza per annunziare il Vangelo. (16)
  • Evangelizzare, per la Chiesa, è portare la Buona Novella in tutti gli strati dell'umanità, è, col suo influsso, trasformare dal di dentro, rendere nuova l'umanità stessa. (17)
  • La Chiesa evangelizza allorquando, in virtù della sola potenza divina del Messaggio che essa proclama, cerca di convertire la coscienza personale e insieme collettiva degli uomini, l'attività nella quale essi sono impegnati, la vita e l'ambiente concreto loro propri. (18)
  • Occorre evangelizzare – non in maniera decorativa, a somiglianza di vernice superficiale, ma in modo vitale, in profondità e fino alle radici – la cultura e le culture dell'uomo. (20)
  • La rottura tra Vangelo e cultura è senza dubbio il dramma della nostra epoca. (20)
  • È impensabile che un uomo abbia accolto la Parola e si sia dato al Regno, senza diventare uno che a sua volta testimonia e annunzia. (24)
  • La Chiesa collega ma non identifica giammai liberazione umana e salvezza in Gesù Cristo. (35)
  • Ogni liberazione temporale, ogni liberazione politica – anche se si sforza di trovare la propria giustificazione in questa o in quella pagina dell'Antico o del Nuovo Testamento, anche se rivendica per i suoi postulati ideologici e per le sue norme di azione l'autorità dei dati e delle conclusioni teologiche, anche se pretende di essere la teologia per i nostri giorni – porta in se stessa il germe della propria negazione e decade dall'ideale che si propone sia perché i suoi motivi non sono quelli della giustizia nella carità, sia perché lo slancio che la trascina non ha una dimensione veramente spirituale e perché il suo scopo finale non è la salvezza e la beatitudine in Dio. (35)
  • I sistemi meglio idealizzati diventano presto inumani se le inclinazioni inumane del cuore dell'uomo non sono risanate. (36)
  • L'uomo moderno sazio di discorsi si mostra spesso stanco di ascoltare e, peggio ancora, immunizzato contro la parola. (42)
  • Servendosi di essi [i mass media] la Chiesa «predica sui tetti» il messaggio di cui è depositaria; in loro essa trova una versione moderna ed efficace del pulpito. (45)
  • L'evangelizzazione rischia di perdere la propria anima e di svanire, se il suo contenuto resta svuotato o snaturato col pretesto di tradurlo o se, volendo adattare una realtà universale ad uno spazio locale, si sacrifica questa realtà e si distrugge l'unità senza la quale non c'è universalità. (63)
  • E perché solo la menzogna e l'errore, la degradazione e la pornografia avrebbero il diritto di essere proposti e spesso, purtroppo, imposti dalla propaganda distruttiva dei mass media, dalla tolleranza delle leggi, dalla timidezza dei buoni e dalla temerità dei cattivi? (80)

Gaudete in Domino

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Rallegratevi nel Signore, perché egli è vicino a quanti lo invocano con cuore sincero. Nel corso di questo Anno Santo già molte volte noi abbiamo esortato il Popolo di Dio a corrispondere con gioiosa prontezza alla grazia del Giubileo. Il nostro invito chiama essenzialmente, voi lo sapete, al rinnovamento interiore e alla riconciliazione nel Cristo. Ne va la salvezza degli uomini, ne va la loro felicità completa.

Citazioni

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  • A maggior ragione egli conosce la gioia o la felicità spirituale quando la sua anima entra nel possesso di Dio, conosciuto e amato come il bene supremo e immutabile.
  • Ci sarebbe anche bisogno di un paziente sforzo di educazione per imparare o imparare di nuovo a gustare semplicemente le molteplici gioie umane che il Creatore mette già sul nostro cammino.
  • La forza della Chiesa, la certezza della sua vittoria, la sua allegrezza quando si celebra il combattimento dei martiri, provengono dal fatto ch'essa contempla in loro la fecondità gloriosa della Croce.
  • La gioia cristiana suppone un uomo capace di gioie naturali.
  • La profondità della sua [di Gesù] vita interiore non ha attenuato il realismo del suo sguardo, né la sua sensibilità.
  • La società tecnologica ha potuto moltiplicare le occasioni di piacere, ma essa difficilmente riesce a procurare la gioia. Perché la gioia viene d'altronde. È spirituale.
  • Le umili gioie umane, che sono nella nostra vita come i semi di una realtà più alta, vengono trasfigurate.
  • Per il cristiano, come per Gesù, si tratta di vivere, nel rendimento di grazie al Padre, le gioie umane che il Creatore gli dona.
  • Per uno strano paradosso, la coscienza stessa di ciò che costituirebbe, al di là di tutti i piaceri transitori, la vera felicità, include anche la certezza che non esiste felicità perfetta.

Marialis cultus

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Fin da quando fummo assunti alla Cattedra di Pietro, Ci siamo costantemente adoperati per dar incremento al culto mariano, non soltanto nell'intento di interpretare il sentire della Chiesa e il Nostro personale impulso, ma anche perché esso, come è noto, rientra quale parte nobilissima nel contesto di quel culto sacro, nel quale vengono a confluire il culmine della sapienza e il vertice della religione e che pertanto è compito primario del Popolo di Dio.

Citazioni

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  • La Vergine Maria è stata sempre proposta dalla Chiesa alla imitazione dei fedeli non precisamente per il tipo di vita che condusse e, tanto meno, per l'ambiente socioculturale in cui essa si svolse, oggi quasi dappertutto superato; ma perché, nella sua condizione concreta di vita, ella aderì totalmente e responsabilmente alla volontà di Dio.
  • La riflessione della Chiesa contemporanea sul mistero del Cristo e sulla sua propria natura l'ha condotta a trovare, alla radice del primo e a coronamento della seconda, la stessa figura di Donna: la Vergine Maria, Madre appunto di Cristo e Madre della Chiesa.
  • Maria è la Vergine in ascolto, che accoglie la parola di Dio con fede; e questa fu per lei premessa e via alla maternità divina.
  • Maria, però, è soprattutto modello di quel culto che consiste nel fare della propria vita un'offerta a Dio.
  • Modello di tutta la Chiesa nell'esercizio del culto divino, Maria è anche, evidentemente, maestra di vita spirituale per i singoli cristiani.
  • [...] il Rosario è preghiera eccellente, nei riguardi della quale però il fedele deve sentirsi serenamente libero, sollecitato a recitarlo, in composta tranquillità, dalla sua intrinseca bellezza.
  • Si è pure sentita con maggiore urgenza la necessità di ribadire, accanto al valore dell'elemento della lode e dell'implorazione, l'importanza di un altro elemento essenziale del Rosario: la contemplazione. Senza di essa il Rosario è corpo senza anima, e la sua recita rischia di divenire meccanica ripetizione di formule e di contraddire all'ammonimento di Gesù: Quando pregate, non siate ciarlieri come i pagani, che credono di essere esauditi in ragione della loro loquacità (Mt 6,7). Per sua natura la recita del Rosario esige un ritmo tranquillo e quasi un indugio pensoso, che favoriscano all'orante la meditazione dei misteri della vita del Signore, visti attraverso il cuore di colei che al Signore fu più vicina, e ne dischiudano le insondabili ricchezze.

Populorum progressio

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Lo sviluppo dei popoli, in modo tutto particolare di quelli che lottano per liberarsi dal gioco della fame, della miseria, delle malattie endemiche, dell'ignoranza; che cercano una partecipazione più larga ai frutti della civiltà, una più attiva valorizzazione delle loro qualità umane; che si muovono con decisione verso la meta di un loro pieno rigoglio, è oggetto di attenta osservazione da parte della Chiesa.

Citazioni

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  • La proprietà privata non costituisce per alcuno un diritto incondizionato e assoluto. Nessuno è autorizzato a riservare a suo uso esclusivo ciò che supera il suo bisogno, quando gli altri mancano del necessario.
  • Il lavoro è umano solo se resta intelligente e libero.
  • I popoli della fame interpellano oggi in maniera drammatica i popoli dell'opulenza. La chiesa trasale davanti a questo grido d'angoscia e chiama ognuno a rispondere con amore al proprio fratello.
  • L'avarizia delle persone, delle famiglie e delle nazioni può contagiare i meno abbienti come i più ricchi, e suscitare negli uni e negli altri un materialismo che soffoca lo spirito.
  • La ricerca esclusiva dell'avere diventa [...] un ostacolo alla crescita dell'essere e si oppone alla sua vera grandezza: per le nazioni come per le persone, l'avarizia è la forma più evidente del sottosviluppo morale.

Gloria a Dio e onore a voi uomini artefici della grande impresa

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  • Il bisogno di Dio è insito nella natura umana, e quanto più essa progredisce tanto più essa avverte, fino al tormento, fino a certa drammatica esperienza, il bisogno di Dio.
  • Il Dio ignoto è sempre lì; ogni studio delle cose è come un contatto con un velo dietro il quale si avverte un'infinita palpitante Presenza.
  • La fede cattolica, non solo non teme questo poderoso confronto della sua umile dottrina con le meravigliose ricchezze del pensiero scientifico moderno, ma lo desidera.
  • La vita invece è seria; e ce lo insegna la somma immensa di studi, di spese, di fatiche, di ordinamenti, di tentativi, di rischi, di sacrifici, che una impresa colossale, come quella spaziale, ha reclamati. Criticare, contestare è facile; non così costruire.
  • Noi non neghiamo alla critica i suoi diritti, né rimproveriamo al genio dei giovani il suo istinto di emancipazione e di novità. Ma riteniamo non degno di giovani il decadentismo iconoclasta e privo di amore dei contestatori di mestiere.
  • Non temiamo, Figli carissimi, che la nostra fede non sappia comprendere le esplorazioni e le conquiste, che l'uomo va facendo del creato, e che noi, seguaci di Cristo, siamo esclusi dalla contemplazione della terra e del cielo, e dalla gioia della loro progressiva e meravigliosa scoperta.
  • Questo nostro aperto suffragio per la progressiva conquista del mondo naturale, per via di studi scientifici, di sviluppi tecnici e industriali, non è in contrasto con la nostra fede e con la concezione della vita e dell'universo, ch'essa comporta.

Messaggio per la Prima giornata della pace[38]

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  • All'inizio del calendario che misura e descrive il cammino della vita umana nel tempo − che sia la Pace con il suo giusto e benefico equilibrio a dominare lo svolgimento della storia avvenire.
  • La pace non può essere basata su una falsa retorica di parole, bene accette perché rispondenti alle profonde e genuine aspirazioni degli uomini, ma che possono anche servire, ed hanno purtroppo a volte servito, a nascondere il vuoto di vero spirito e di reali intenzioni di pace, se non addirittura a coprire sentimenti ed azioni di sopraffazioni o interessi di parte.
  • Noi [...] possiamo avere un'arma singolare per la pace: la preghiera, con le sue meravigliose energie di tonificazione morale e di impetrazione, di trascendenti fattori divini, di innovazioni spirituali e politiche; e con la possibilità ch'essa offre a ciascuno di interrogarsi individualmente e sinceramente circa le radici del rancore e della violenza, che possono eventualmente trovarsi nel cuore di ognuno.
  • Pace non è pacifismo, non nasconde una concezione vile e pigra della vita, ma proclama i più alti ed universali valori della vita; la verità, la giustizia, la libertà, l'amore. (Messaggio per la celebrazione della prima giornata della pace istituita dal 1° gennaio 1968, Vaticano, 8 dicembre 1967)
  • Parola d'ordine: No, alla violenza; Sì, alla pace. A Dio!

Rinnovamento e riconciliazione

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Pensiamo di non errare scoprendo nell'uomo di oggi una profonda insoddisfazione, una sazietà unita a una insufficienza, una infelicità esasperata dalle false ricette di felicità dalle quali è intossicato, uno stupore di non saper godere dei mille godimenti che la civiltà gli offre in abbondanza. La stagione psicologica e sociologica del nostro mondo non è la migliore per l'audace avventura (della fede). Tempeste, scogli e opposizioni formidabili si oppongono al nostro sereno e sicuro veleggiare. Noi sentiamo fischiare ai nostri orecchi le raffiche di invadenti e violenti venti contrari. Dio non è di moda.

Citazioni

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  • È nel profondo del cuore la radice di ogni bene, e, purtroppo, di ogni male [...]. (p. 31)
  • La nostra umana esistenza nasce, vive, si svolge in un rapporto esistenziale e morale con Dio. (p. 32-33)
  • Nella scala dei valori, l'uomo occupa il primo posto. (p. 35)
  • Dio è! Il pensiero nel suo più semplice e inevitabile cammino, nel suo istinto logico, potremmo dire, ci dà quasi certezza : sì Dio è! (p. 36)
  • Il mondo comincia ad accorgersi che la velleitaria negazione di Dio si ritorce in una reale negazione dell'uomo. (p. 38)
  • Il criterio della vita diventa fatalmente il piacere, la comodità, l'egoismo, la passione, l'istinto..., ed il livello della dignità personale fin dove discende? (p. 48)
  • Non saremmo cristiani fedeli, se non fossimo cristiani in continua fase di rinnovamento! (p. 57)
  • L'atroce e paurosa esperienza di questi anni ci richiama a una triste realtà: la guerra è ancora, è sempre possibile! (p. 69)
  • Per avere una vera pace, bisogna darle un'anima. Anima della pace è l'amore. (p. 70)
  • La pace esige una sua psicologia, un suo spirito morale, che, prima di rivolgersi agli altri, si riflette sopra colui che vuole esercitare la pace. (p. 72)

[Paolo VI, Rinnovamento e riconciliazione, Libreria Editrice Vaticana 1976.]

Humanae vitae

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Il gravissimo dovere di trasmettere la vita umana, per il quale gli sposi sono liberi e responsabili collaboratori di Dio Creatore, è sempre stato per essi fonte di grandi gioie, seppur talvolta accompagnate da non poche difficoltà ed angustie.
In tutti i tempi l'adempimento di questo dovere ha posto alla coscienza dei coniugi seri problemi, ma col recente evolversi società, si sono prodotti mutamenti tali da far sorgere nuove questioni, che la Chiesa non poteva non ignorare, trattandosi di materia che tanto da vicino tocca la vita e la felicità degli uomini.

Citazioni

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  • Si chiede anche se, dato l'accresciuto senso di responsabilità dell'uomo moderno, non sia venuto per lui il momento di affidare alla sua ragione e alla sua volontà, più che ai ritmi biologici del suo organismo, il compito di regolare la natalità. (p. 4)
  • Il matrimonio [...]: è una sapiente istituzione del Creatore per realizzare nell'umanità il suo disegno d'amore. (p. 7)
  • Chi ama davvero il proprio consorte, non lo ama soltanto, per quanto riceve da lui, ma per sé stesso, lieto di poterlo arricchire del dono di sé. (p. 8)
  • In conformità con questi principi fondamentali della visione umana e cristiana sul matrimonio, dobbiamo ancora una volta dichiarare che è assolutamente da escludere, come via lecita per la regolazione delle nascite, l'interruzione diretta del processo generativo già iniziato, e soprattutto l'aborto diretto, anche se procurato per ragioni terapeutiche. È parimenti da condannare, come il magistero della chiesa ha più volte dichiarato, la sterilizzazione diretta, sia perpetua che temporanea, tanto dell'uomo che della donna. (p. 14)
  • Il dominio dell'istinto, mediante la ragione e la libera volontà, impone indubbiamente un'ascesi, affinché le manifestazioni affettive della vita coniugale siano secondo il retto ordine e in particolare per l'osservanza della continenza periodica. (p. 19)

Contro la fame nel mondo

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Fratelli e figli che ci ascoltate! Sia per voi tutti il nostro augurio di buon Natale! Esso vuole entrare, innanzi tutto, nei vostri cuori, e vuole recarvi quel senso di letizia, di pace, di serenità, di fiducia, che emana precisamente da questa santa festività, e che costituisce una delle più consolanti esperienze della vita.

Citazioni

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  • La fame può diventare una forza sovversiva di conseguenze incalcolabili. (p. 10)
  • La sofferenza dei poveri è nostra! E vogliamo sperare che questa nostra simpatia sia di per sé stessa capace di suscitare quel nuovo amore che moltiplicherà, mediante un'economia provvida e nuova al suo servizio, i pani necessari per sfamare il mondo. (p. 12-13)
  • La pace, oggi, è più fondata sulla paura che sull'amicizia; è più difesa dal terrore di armi micidiali che dalla mutua alleanza e fiducia tra i popoli! E se la pace fosse, Dio non voglia, domani interrotta, la rovina dell'intera umanità è possibile. (p. 17)

Principi di Pastorale

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  • I genitori, poiché han trasmesso la vita ai figli, hanno l'obbligo di educare la prole: vanno pertanto considerati come i primi e i principali educatori di casa. Questa loro funzione educativa è tanto importante che, se manca, può difficilmente essere supplita. (832-833, p. 272)
  • I genitori, avendo il dovere e il diritto primario e irrinunciabile di educare i figli, debbono godere di una reale libertà nella scelta della scuola. Perciò i pubblici poteri, a cui incombe la tutela e la difesa della libertà dei cittadini, nel rispetto della giustizia distributiva, debbono preoccuparsi che le sovvenzioni pubbliche siano erogate in maniera che i genitori possano scegliere le scuole per i propri figli in piena libertà, secondo la loro coscienza. (8851-852, p. 2749)
  • Solo alla luce della fede e nella meditazione della parola di Dio è possibile, sempre e dovunque, riconoscere Dio nel quale «noi viviamo, ci muoviamo e siamo» (At 17, 28). (982, p. 301)
  • Modello perfetto di [...] vita spirituale e apostolica è la Beata Vergine Maria Regina degli Apostoli, la quale, mentre viveva sulla terra una vita comune a tutti, piena di sollecitudini familiari e di lavoro, era sempre intimamente unita al Figlio suo, e cooperava in modo del tutto singolare all'opera del Salvatore. (988, p. 302)
  • Si fa ingiuria alla persona umana e allo stesso ordine stabilito da Dio agli esseri umani, se si nega ad essi il libero esercizio della religione nella società, una volta rispettato l'ordine pubblico informato a giustizia. (1147, p. 332)
  • La libertà religiosa, che compete alle singole persone, si deve ritenere che compete ad esse anche quando agiscono comunitariamente. Le comunità religiose infatti sono postulate dalla natura sociale tanto dagli esseri umani quanto dalla stessa religione. (1149)
  • Le comunità religiose hanno il diritto di non essere impedite di insegnare e di testimoniare pubblicamente la propria fede a voce e per iscritto. Però nel diffondere la fede religiosa e nell'introdurre costumanze religiose si deve evitare ogni azione che abbia sapore di coercizione o sollecitazioni disoneste o stimoli meno retti, specialmente nei confronti di persone immature o bisognose: un tale modo di agire va considerato come abuso del proprio diritto e come lesione del diritto altrui. (1153, p. 333)
  • La libertà religiosa comporta [...] che le comunità religiose non siano proibite di manifestare liberamente la virtù singolare della propria dottrina nell'ordinare la società e nel vivificare ogni umana attività. (1154, p, 333)
  • I diritti dei genitori sono violati se i figli sono costretti a frequentare lezioni scolastiche che non corrispondono alla persuasione religiosa dei genitori o se viene imposta un'unica forma di educazione dalla quale sia esclusa ogni formazione religiosa. (1158, p. 334)
  • Tutelare e promuovere gli inviolabili diritti dell'uomo è dovere essenziale di ogni potestà civile. (1160, p. 334)
  • Nell'esercizio di tutte le libertà si deve osservare il principio morale della responsabilità personale e sociale: nell'esercitare i propri diritti i singoli esseri umani e i gruppi sociali in virtù della legge morale sono tenuti ad avere riguardo tanto ai diritti altrui quanto ai propri doveri verso gli altri e verso il bene comune. Con tutti si è tenuti ad agire secondo giustizia ed umanità. (1165, pag. 335)
  • Un elemento fondamentale della dottrina cattolica, contenuto nella parola di Dio e costantemente predicato dai Padri, è che gli esseri umani sono tenuti a rispondere a Dio credendo volontariamente; nessuno quindi può essere costretto ad abbracciare la fede contro la sua volontà. (1171, p. 337)
  • La Chiesa proibisce severamente di costringere o di indurre e attirare alcuno con inopportuni raggiri ad abbracciare la fede, allo stesso modo che rivendica energicamente il diritto che nessuno sia distolto con ingiuste vessazioni dalla stessa fede. (1232, p. 357)
  • I sacerdoti rappresentano il Cristo e sono i collaboratori dell'ordine episcopale nell'assolvimento di quella triplice funzione sacra che, per sua natura, si riferisce alla missione della Chiesa. (1295, p. 383)
  • Col dono dello Spirito Santo, l'uomo può arrivare nella fede a contemplare e a gustare il mistero del piano divino. (1419, p. 436)
  • Solamente nel mistero del Verbo incarnato trova vera luce il mistero dell'uomo. Adamo, infatti, il primo uomo, era la figura di quello futuro (Rm 5, 14) e cioè di Cristo Signore. Cristo, che è il nuovo Adamo, proprio rivelando il mistero del Padre e del suo Amore svela anche pienamente l'uomo all'uomo e gli fa nota la sua altissima vocazione. (1441, p. 442)
  • Invero la libertà umana spesso si indebolisce qualora l'uomo cada in estrema indigenza, come si degrada cedendo alle troppe facilità della vita, si chiude in una specie di aurea solitudine. Al contrario, acquista forza, quando l'uomo accetta le inevitabili difficoltà della vita sociale, assume le molteplici esigenze della umana convivenza e si impegna al servizio della comunità umana. (1479, p. 451)

Citazioni su Paolo VI

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  • Dopo il Pontificato di Paolo VI, nel 1978, il profilo del Sommo Pontefice è apparso semplice, umile, sollecito, molto alla mano e sorridente. Credo che siano queste le belle novità che hanno impressionato il mondo e la Chiesa. Sicuramente c'è una grande umanità in Albino Luciani, con l'attenzione ai poveri, ai sofferenti, ai malati. Su questi punti c'è una vicinanza spirituale con Papa Francesco. (Beniamino Stella)
  • Figura drammatica. Papa drammatico. Enigmatico, inquietante, importante. Inquietante per il suo complesso ritratto spirituale, come traspariva e come mi arrivava da certi suoi atteggiamenti, dal suo modo di parlare, dalle espressioni del suo viso sofferente. Mi ricordo quando Montale è andato per il «Corriere» al suo seguito in Palestina. Al ritorno gli ho detto: «Be', hai avvicinato il papa? Che impressione t'ha fatto?». «Interessante, interessante. Scettico, scettico.» Ha sofferto: con se stesso, con gli altri, con i suoi che gli stavano vicino.
    Invece al papa polacco va bene tutto. Abile, abile. (Gianandrea Gavazzeni)
  • Fiore dei fiori.[39] (Malachia di Armagh)
Flos florum.
  • [In riferimento al Giornale del Mattino di Firenze] Fu il primo giornale moderno: grandi foto, titoli secchi, inserto della domenica, pagina dei ragazzi, e pure il cruciverba. L'editore non era la Dc ma Montini, il futuro Papa: era stato lui a trovare i soldi. (Sergio Lepri)
  • [Sulla Ostpolitik vaticana] I circoli che hanno ereditato l'intransigenza anticomunista del vecchio «partito romano» non esitano a contestare al papa di aver tolto le castagne dal fuoco ai sovietici, svuotando la forza invincibile dell'obiezione fino al martirio, particolarmente con l'ordine impartito al cardinale Mindszenty di lasciare l'autoesilio ungherese e di raggiungere il Vaticano. Tuttavia Montini crede che la politica di salvare il salvabile all'Est possa infiltrare dentro la piramide sovietica quella minima forza spirituale che, come l'acqua del Tao, scava lentamente i sentieri della propria resistenza e finisce, con una inesorabile e incessante erosione, per vincere.
    Politico, egli nutre una fede indiscussa negli strumenti della ragion pratica. Se i regimi atei firmano con la Santa Sede dei modus vivendi, per Montini ciò equivale in ogni caso ad una vittoria: essi avranno dovuto riconoscere formalmente che la religione vive ed ha diritto di vivere. (Giancarlo Zizola)
  • Il messale di Paolo VI è stato redatto in collaborazione con dei teologi protestanti. (Bernard Fellay)
  • Il Papa intendeva mostrare che non bastava non fare il male, ma bisognava fare il bene. L'elemento della carità è proprio della Chiesa e non deve delegarlo ad altri. La sua attenzione si concentrò sulla necessità di una Chiesa povera. (GianPaolo Salvini)
  • L'interpretazione che questo «principe riformatore» propone del potere supremo non può non sorprendere per l'intreccio, tormentato ma talora riuscito, di continuità e di innovazione. «Papa del dubbio», egli lo è meno per l'impotenza decisionale che per l'acuta consapevolezza, che lo caratterizza, della complessità dei nuovi problemi che fronteggiano la chiesa. L'Infallibile rivela, nelle sue viscere, una sana ambiguità e si fa apprezzare perché sa accettarla irriducibile, quasi a suggerire il modello d'un magistero che si impegna nel cammino della sua incoerenza effettiva, senza l'angoscia unificatrice e astratta d'un tempo. In questo, la sua esitazione psicologica appare piuttosto il riflesso d'una problematicità coerente con la cultura moderna. Essa reagisce in lui mettendo in tensione fino all'angoscia il suo essere prete e il suo essere uomo del tempo, il dogma e la ricerca del nuovo, il suo essere Pietro e il suo essere Paolo . (Giancarlo Zizola)
  • Paolo VI è stato decisamente un papa mariano. (Roberto Coggi)
  • Paolo VI mi diceva che la preghiera che recitava ogni mattina era: "Mio Dio, richiamami a Te, richiamami a Te, non ne posso più". Credo che tutti papi recitino questa preghiera, anche Giovanni Paolo II. (Jean Guitton)
  • Quando gli deposero sulla testa la tiara, il cappello pontificio, lo tolse per venderlo e donare i soldi ai poveri. (don GianPaolo Salvini)
  • Quello che personalmente ritengo che illumini senz'altro in maniera evangelica la sua figura è il modo in cui penetrò a fondo i drammi del nostro tempo, pronto ad immolarsi in essi come martire o a viverli in diretto collegamento con la divinità e con la coscienza. Così fu quando, in occasione del dirottamento di un aereo della Lufthansa a Mogadiscio ad opera di terroristi tedeschi, offrì se stesso in ostaggio e, durante la vicenda Moro, il 21 aprile del 1978, scrisse una lettera agli «uomini delle Brigate Rosse» davanti ai quali s'inginocchiava implorando invano. Ma sono anche sprazzi di luce che non abbagliavano più la massa, ormai nichilista sulla validità di certi gesti e di certe parole.
    Il 13 maggio 1978 a S. Giovanni in Laterano, in occasione del rito funebre per Moro, ebbe a dire: «Signore, ascoltaci... in questa giornata di un sole che inesorabilmente tramonta... Signore ascoltaci». Sembravano le parole di un profeta, in un presentimento di morte. (Claudio Rendina)
  • [Ultime parole famose] Questa persona non diventerà mai papa. (Henry Robinson Luce)
  1. Citato in Carteggio Moretti-Palazzeschi vol. IV, 1963-1974, Edizioni di Storia e Letteratura, Roma, 2001, p. 386.
  2. Citato nell'intervento tenuto da Luigi Lorenzetti alla Giornata per la Coscienza degli Animali del 13 maggio 2010.
  3. Solenne celebrazione in preparazione alla Pentecoste, 26 maggio 1968
  4. Citato in Mulieris Dignitatem.
  5. Da La preghiera personale e la religiosità interiore. Udienza generale, mercoledì, 23 gennaio 1974, vatican.va.
  6. Citato in Vittorio Messori, Aldo Cazzullo, Il Mistero di Torino, Mondadori, sesta edizione, p. 264. ISBN 88-04-52070-1
  7. Dalla lettera al Dott. Frederick Donald Coggan, Arcivescovo di Canterbury, 30 novembre 1975.
  8. Dall'Angelus Domini del 19 marzo 1978; audio originale in Rai Storia - Il Tempo e la Storia, Rai.
  9. Dall'udienza generale del 16 novembre 1977.
  10. Citato in Lorenzo Guadagnucci, Restiamo animali, Terre di mezzo, Milano, 2012, p. 213. ISBN 978-88-6189-224-8
  11. Dall'udienza generale del 5 giugno 1968.
  12. Dal Discorso del Santo Padre Paolo VI ad un gruppo di vescovi statunitensi in visita «ad limina apostolorum», 20 aprile 1978.
  13. Dall'allocuzione ai suoi conterranei a Brescia il 26 settembre 1970; citato in Insegnamenti di Paolo VI, Tipografia Poliglotta Vaticana, 1963, vol. I, p. 131.
  14. Citato in Daniele Menozzi, I papi del '900, Giunti, 2000.
  15. Frase pronunciata il 1 maggio 1970 durante l'incontro con un gruppo di abitanti di Bozzolo e Cicognara che avevano presentato al Papa per la benedizione la lampada da porre sulla tomba di Primo Mazzolari nella chiesa di san Pietro a Bozzolo. Cfr. Il ragazzino di San Colombano: vita di Primo Mazzolari, p. 119, nota 6. Citato in Francesco Gonzaga, Il ragazzino di San Colombano: vita di Primo Mazzolari, Edizioni Dehoniane Bologna, Bologna, 2020, p. 118. ISBN 9788810975657
  16. Da L'Osservatore Romano, 1° maggio 1973.
  17. Citato in Claudio Dalla Costa, Maurice Zundel. Un mistico contemporaneo, Effata Editrice, 2008.
  18. Dalla Costituzione Apostolica Laudis Cantum. Viene promulgato l'Ufficio divino rinnovato per ordine del Concilio Ecumenico Vaticano II, vatican.va, 1 novembre 1970.
  19. Da Discorso di Paolo VI ai membri dell'«Associazione italiana Santa Cecilia», pronunciato il 18 dicembre 1968, vatican.va.
  20. Dal discorso di inizio pontificato.
  21. Dal Discorso di Paolo VI in occasione dell'inaugurazione della nuova Aula delle udienze, mercoledì 30 giugno 1971, vatican.va.
  22. Citato in Angelo Bertani, Paolo VI – I giorni della carità. Gli appunti inediti di Papa Montini, Famiglia Cristiana, n. 32, 6 agosto 1997.
  23. Dal radiomessaggio Cristo speranza dei popoli, 20 dicembre 1968, in Osservatore Romano, 22 dicembre 1968; ne La Civiltà cattolica, anno 120, vol. I, Società Grafica Romana, Roma, 1969.
  24. Da Persona humana.
  25. Citato in Enzo Biagi, Testimone del tempo, SEI, Torino, 1971, p. 83.
  26. Da un discorso in occasione delle celebrazioni in onore del cinquecentenario di Giorgio Castriota Scanderbeg, Roma, 23-26 aprile 1968; citato in Bollettino della Badia Greca di Grottaferrata, vol. 19-23, Scuola Tipografica Italo-Orientale "S.Nilo", 1969.
  27. a b Citato in Discorso di Paolo VI a Sua Eccellenza Milton Obote, presidente della Repubblica di Uganda, Kampala, 31 luglio 1969, L'Osservatore Romano 2 agosto 1969, p.4, 5
  28. Discorso tenuto dal card. Montini nella festa del Corpus Domini del 1959, citato da padre Raniero Cantalamessa, "Credo ciò che ha detto il Figlio di Dio": riflessioni sull'Eucaristia, Zenit.org, 10 dicembre 2004.
  29. Da Radiotrasmissione del IX Anniversario dell'Incoronazione di Paolo VI (Solennità dei Santi Apostoli Pietro e Paolo), Sito della Città del Vatoicano, 29 giugno 1972.
  30. Da Dichiarazioni su alcune questioni di etica sessuale.
  31. Dall'omelia pronunciata durante la Messa celebrata a Roma, nella Basilica patriarcale di san Lorenzo al Verano del 2 novembre 1963; citato in Insegnamenti di Paolo VI, Tipografia Poliglotta Vaticana, 1963, vol. I, p. 131.
  32. Citato in Elisabetta (Isabella) di Portogallo, causesanti.va.
  33. Da lettera inviata all'autore di In difesa dell'Azione-Cattolica, a nome del Sommo Pontefice, da G. B. Montini, Sostituto alla Segreteria di Stato di S. S. Pio XII; citato in pliniocorreadeoliveira.it.
  34. Citato in Cristina Siccardi, Paolo VI: il papa della luce, Paoline, 2008.
  35. Citato in Agostino Cacciavillan, Luigi Borriello, Falco Thuis, Voi siete «figli dei santi, Graphe.it Edizioni, 2008.
  36. Da Solenne beatificazione del sacerdote Michele Rua - Omelia di Paolo VI, vatican.va, 29 ottobre 1972.
  37. Discorso ai Membri del «Consilium de Laicis» (2 ottobre 1974): AAS 66, 1974, p. 568 citato alla nota (67) in http://www.vatican.va/holy_father/paul_vi/apost_exhortations/documents/hf_p-vi_exh_19751208_evangelii-nuntiandi_it.html
  38. Istituita dal 1° gennaio 1968, Vaticano, 8 dicembre 1967
  39. Per approfondimenti vedi la voce Profezia di Malachia su Wikipedia.

Bibliografia

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  • Giovani Battista Montini, Coscienza universitaria, Edizioni Studium, 1930
  • Papa Paolo VI, Populorum progressio, Edizioni Paoline, 1967.
  • Papa Paolo VI, Humanae vitae, Edizioni Paoline, 1968.
  • Papa Paolo VI, Contro la fame nel mondo, Amici dei lebbrosi, Bologna, 1963.
  • Papa Paolo VI, Gaudete in Domino, Edizioni Paoline, 1975.
  • Papa Paolo VI, Evangelii Nuntiandi, Elledici, 2003.
  • Papa Paolo VI, Marialis cultus, Libreria Editrice Vaticana, 2004.
  • Papa Paolo VI, Gloria a Dio e onore a voi uomini artefici della grande impresa, in Osservatore Romano, 20-21 luglio 2009.
  • Papa Paolo VI, Principi di Pastorale Secondo gli Atti del Concilio Ecumenico Vaticano II, a cura di Titta Zarra, Editrice «Cor Unum», Roma 1966.

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