Piero Angela

divulgatore scientifico, giornalista, conduttore televisivo e saggista italiano (1928-2022)
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Piero Angela (1928 – 2022), giornalista, divulgatore scientifico e scrittore italiano.

Piero Angela (2001)

Citazioni di Piero Angela

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  • [Su Il giorno prima] Abbiamo lavorato su due piani[:] gli aspetti tecnici del rifugio e i movimenti psicologici, le modificazioni causate dalla costrizione e dalla tensione, che determinano i comportamenti dei personaggi. Non solo il dramma, ma anche il significato di una cultura della guerra.[1]
  • [Messaggio pubblicato dopo la sua morte] Cari amici, mi spiace non essere più con voi dopo 70 anni assieme. Ma anche la natura ha i suoi ritmi. Sono stati anni per me molto stimolanti che mi hanno portato a conoscere il mondo e la natura umana.
    Soprattutto ho avuto la fortuna di conoscere gente che mi ha aiutato a realizzare quello che ogni uomo vorrebbe scoprire. Grazie alla scienza e a un metodo che permette di affrontare i problemi in modo razionale ma al tempo stesso umano.
    Malgrado una lunga malattia sono riuscito a portare a termine tutte le mie trasmissioni e i miei progetti (persino una piccola soddisfazione: un disco di jazz al pianoforte...). Ma anche, sedici puntate dedicate alla scuola sui problemi dell'ambiente e dell'energia.
    È stata un'avventura straordinaria, vissuta intensamente e resa possibile grazie alla collaborazione di un grande gruppo di autori, collaboratori, tecnici e scienziati.
    A mia volta, ho cercato di raccontare quello che ho imparato.
    Carissimi tutti, penso di aver fatto la mia parte. Cercate di fare anche voi la vostra per questo nostro difficile Paese.[2]
  • Carlo Angela, mio padre, era uno psichiatra e durante le persecuzioni razziali nascose nella clinica che dirigeva a San Maurizio Canavese ebrei, uomini e donne anche perseguitati, accogliendoli sotto falso nome. Li istruì su come fingersi falsi malati, facendoli passare per matti, e in questo modo li salvò.[3]
  • C'è un concetto di base nella scienza: ogni scoperta, ogni invenzione è sempre il frutto di ricerche precedenti che hanno preparato il terreno.[4]
  • Esistono infatti due tipi di 'dominanza': quella sugli individui e quella sulle cose. La dominanza sulle cose consiste, ad esempio, nel lottare non per vincere un uomo ma per risolvere un problema, per comporre un'opera, per scoprire il segreto di una molecola, per scrivere un libro, per disegnare un progetto. Gli scienziati, gli artisti e tutti coloro che svolgono un lavoro creativo si trovano certamente nelle migliori condizioni per essere dominanti, appunto, nei confronti delle cose: possono riversare la loro aggressività sui virus, sugli impasti di colori, sulle note, su un'equazione, su un testo letterario, sul disegno di un nuovo motore.[5]
  • Faccio divulgazione scientifica da quasi cinquant'anni, e ogni volta è sorprendente rendersi conto che più escono cose dalla scatola della conoscenza più se ne creano dentro, in continuazione, di nuove.[6]
  • [Sulla pandemia di COVID-19] I giovani si sentono invulnerabili, ma il virus non si vede, non si sente. Abbiamo visto cos'è successo anche a Capi di Stato che lo minimizzavano. Invece se il virus passa dai ragazzi ai genitori, salta l'economia di questo Paese.[7]
  • [Sugli anni da inviato durante le missioni Apollo, «e com'è assistere dal vivo alla partenza di un razzo?»] Incredibile. La tribuna stampa era a cinque chilometri di distanza, per sicurezza: in caso di caduta il razzo, che era una macchina con milioni di litri di carburante, avrebbe potuto fare una strage. Era un obelisco alto 110 metri, come un palazzo di 40 piani. I tecnici erano in ansia, i dirigenti della Nasa, l'ente spaziale americano, ancora di più. Per non parlare dei familiari degli astronauti che si tenevano per mano. E nel momento in cui arrivava, con 15 secondi di ritardo a causa della distanza, il rumore infernale, tante persone scoppiavano a piangere per la tensione. I secondi iniziali del volo erano delicati, e quando il razzo aveva raggiunto una certa quota partiva l'applauso.[8]
  • Il titolo Quark è un po' curioso e lo abbiamo preso a prestito dalla fisica, dove molti studi sono in corso su certe ipotetiche particelle subnucleari chiamate appunto quarks, che sarebbero i più piccoli mattoni della materia finora conosciuti. È quindi un po' un andare dentro le cose.[9]
  • [Sul XXI secolo] Immagina i due giocatori [di una partita a scacchi]. Da un lato ci sono i "neri" che difendono il fanatismo, le armi nucleari, la corruzione, le promesse elettorali e via via sempre più giù; dall'altro ci sono i "bianchi" che appoggiano l'intelligenza, il merito, la capacità di risolvere i problemi, la stabilità, lo sviluppo. Ecco. Non so come finirà questa partita, di cui alla fine ci parleranno solo gli storici del 2100.[10]
  • L'amicizia è riuscire a stare [con] una persona anche in silenzio.[11]
  • L'Apollo 8, nel dicembre 1968, aveva girato intorno alla Luna ed era ritornata sulla Terra. [...] All'andata, a metà percorso, ci fu un collegamento e si vide per la prima volta la Terra dallo spazio. Io ero in onda, facevo la telecronaca diretta, e ho avuto una forte emozione guardando quell'immagine: una pallina nell'Universo. L'impressione immediata fu che noi, così piccoli, non siamo niente. Litighiamo, ci ammazziamo, inquiniamo questo unico luogo caldo che ci consente di vivere bene, ma davvero non contiamo niente.[8]
  • La creatività è soprattutto la capacità di porsi continuamente delle domande.[12]
  • La razionalità è sempre stata minoritaria, ma è una battaglia che vale la pena di combattere.[13]
  • La ricerca è la vera macchina della ricchezza, una ricchezza che la politica spesso si è limitata a redistribuire: ma solo se produci tanto e bene puoi abbassare le tasse.[14]
  • La scienza ha questo di bello: che unisce le generazioni, perché le regole non cambiano, come le mode, da una generazione all'altra, ed è un percorso di conoscenza lungo il quale tutti possono inoltrarsi, a condizione, naturalmente, che il racconto sia fatto in modo chiaro e comprensibile.[15]
  • Nelle scuole italiane si insegnano le materie scientifiche, ma non si insegna quasi mai la scienza, ovvero le regole di base che permetterebbero di capire se chi annuncia di aver fatto una scoperta è credibile o no.[16]
  • Non basta, infatti, essere laureati in fisica per insegnare fisica o essere laureati in lettere per far amare gli autori classici, occorre anche una preparazione pedagogica. [...] La libertà di insegnamento è una bella cosa, ma non «insegnare a insegnare» mi pare una follia senza giustificazioni.[17]
  • Ormai Alberto non è più il figlio di Piero Angela, sono io a essere suo padre.[18]
  • [Sulla pandemia di COVID-19] Per l'Hiv c'è stata gente condannata in tribunale perché sapendo di essere contagiati andavano attaccando il virus agli altri. Oggi, con il Covid, non dico di mettere in galera le persone, ma far rispettare assolutamente le regole, si. Anche l'esercito e la Polizia in strada possono essere d'aiuto. Come divulgatori di informazione, noi possiamo dare una mano. Ma è un problema di comportamenti.[7]
  • Perché se uno cerca di capire le cose, capire anche gli altri, la diversità, le ragioni degli altri, allora riesce anche a gestire meglio le proprie pulsioni.[19]
  • Qualcuno ha detto che il tirannosauro in pratica è una bocca che cammina su due zampe e qualcosa di vero c'è.[20]
  • [Sulla pandemia di COVID-19] Questo è un virus mortale. Non si può dover chiedere "per favore, mettete le mascherine". Quelli che non le usano sono degli untori, soprattutto se sono stati ben informati. [...] [I negazionisti] sono vittime della mala informazione. Alcuni sono recuperabili, altri no. Alle manifestazioni contro le mascherine erano quattro gatti e a lungo andare saranno anche di meno.[21]
  • [...] sarebbe bene capire un po' meglio cosa erano i dinosauri. Il fatto che fossero rettili infatti non deve portare a credere che fossero parenti stretti con quelli che vediamo oggi, perché in realtà i dinosauri avevano poco a che fare con gli altri rettili, anche a quelli apparentemente più simili, come lucertole o iguane.[22]
  • Siamo stati vaccinati fortemente da vent'anni di fascismo e prima ancora da società molto chiuse. [...] La patria ha dato tante delusioni.[23]

Dall'intervista di Gigi Marzullo

In Gigi Marzullo, Bellidinotte. Guerrieri moderni & Cavalieri d'altri tempi, Napoli, Alfredo Guida Editore, 1999. ISBN 88-7188-304-7

  • [«Rimpiange qualcosa?»] No. Penso che bisogna storicizzare sempre le decisioni giuste o sbagliate, o gli errori che si sono commessi. Allora, si pensava di fare bene così. (p. 11)
  • [«La sua abilità comunicativa deriva proprio dal fatto di non essere un uomo di scienza?»] Certo. Per capire prima io le cose, percorro una strada in salita, una strada difficile, tra le spine. Proprio perché mi rendo conto della difficoltà, ai miei lettori, questa strada cerco di fargliela percorrere in discesa, tra le rose. (p. 12)
  • [«Pazzie per una donna ne ha mai fatte?»] No. Quando leggo di questi drammi passionali mi rendo conto quanto siano cose lontane dalla mia mentalità. (p. 16)
  • [«Il bene come il male sono entrambe forze creatrici di progresso?»] Il bene e il male sono due simboli. In realtà le cose sono un po' più complicate. (p. 18)
  • [«Purtroppo dobbiamo morire.»] Ma abbiamo vissuto. Ci sono quelli che non sono mai nati. Noi per millenni non siamo mai nati. Non nasceremo più, forse.
    [«Questo che cosa le ha insegnato?»] Che bisogna vivere ogni giorno come se fosse l'ultimo, ma anche come se fosse il primo.[24] (p. 18)

Intervista di Maria Volpe, Corriere.it, 25 luglio 2018.

  • [Sull'antivaccinismo] Quando non c'erano, c'erano i morti. Quando io ero piccolo se un compagno arrivava in ospedale con la difterite moriva con certezza, non c'era alcuna cura. Ho tanti ricordi di amici morti per queste malattie. La protezione gregge, cioè arrivare a percentuali alte di vaccinati è fondamentale. [...] Il fatto che sempre più persone non si fidino della scienza e diano credito alle non competenze, non è di buon senso nè intelligente. E invita a riflettere.
  • Bisogna sempre seguire la strada del convincimento e mai del disprezzo, nonostante certe presenze sul web. Bisogna portare dati e spiegare. Perchè in molti casi ci sono preoccupazioni dei genitori per i bambini da vaccinare. Ma certo non bisogna dimenticare l'obiettivo. Una volta sono stato ospite da Lucia Annunziato, insieme a Roberto Burioni, medico in prima linea nella lotta agli antivaccinisti. Lui ha ragione, ma alle volte è troppo aggressivo e può non funzionare.
  • Questo è il compito delle Istituzioni: informare sempre e bene.

Dall'intervista di Mario Manca a Vanity Fair Italia, 8 ottobre 2020; citato in Vanityfair.it, 13 agosto 2022.

  • Sono sempre stato molto attento a separare scienza e fede: quello che va in onda nei nostri prodotti si trova nelle riviste di divulgazione scientifica, che si parli di cosmo o di corpo umano.
  • Guardo anche i miei [programmi] perché cerco i difetti. C'è chi si irrita quando qualcuno gli fa un'osservazione, mentre io le critiche vado a cercarle tra la gente, cercando di capire se c'è un modo per migliorare, se qualcosa piace o non piace.
  • La cosa che mi colpisce è che sono amato dai giovani di tutte le età e le categorie professionali e culturali. È una gratificazione che mi rende felice perché questi ragazzi vivranno un secolo per niente facile e dobbiamo stare loro vicino affinché arrivino preparati. Non devono vivere alla giornata, ma applicarsi negli studi e conoscere la scienza, perché è in grado di aiutarli. Lasceremo questo mondo non solo ai posteri, ma ai figli e ai nipoti che sono già qua e vanno a scuola.
  • [«La scuola fa abbastanza per i giovani d'oggi, secondo lei?»] A scuola l'insegnamento procede ancora con il retrovisore: si insegnano la storia, il greco, il latino, la letteratura, tutte robe del passato che vanno benissimo, per carità, perché è necessario saperle. Dobbiamo, però, anche capire un po' cos'è il presente e quello che ci aspetta. A scuola si insegnano le scienze, ma non la scienza e il suo metodo. Quando io l'ho scoperta ho capito meglio tantissime cose e mi sono appassionato.
  • [«Nel 1967 [...] fu arrestato quando era in Iraq. Come andò?»] Stavamo girando di nascosto un servizio sul petrolio per Tv7: quando arrivammo, avevano già impiccato 11 persone per spionaggio perché c'era la sindrome degli Israeliani e in quel momento l'Italia aveva adottato un atteggiamento pro-Israele. Un giorno riprendevamo da lontano, ma qualcuno ci ha visti e così, poco dopo, è arrivata una camionetta con i mitra spianati che ci ha portato prima in commissariato e poi in prigione. Pochi parlavano inglese, i telefoni non funzionavano, ma a mezzanotte venne il capitano dei servizi e capì la situazione in cui eravamo finiti. Ci sequestrarono tutto, ma ci liberarono.
  • La televisione è uno strumento che arriva alle famiglie e ritengo che ci voglia molta attenzione per evitare che vadano in onda cose che danno fastidio. È importante dire le cose in maniera educata, "in punta di penna", senza inseguire la volgarità, il sensazionalismo e la ricerca assoluta dell'applauso o dell'emozione.
  • Kubrick rispose di persona a una sua lettera quando gli chiese se poteva usare delle scene di 2001: Odissea nello spazio per un suo documentario. La conserva ancora?»] Sì, dovrei recuperarla. Quando gli scrissi non mi aspettavo che mi rispondesse, ma fu molto cordiale. Le case di produzione mi dissero che le immagini del film erano bloccate e che il nullaosta doveva arrivare solo da Kubrick. Dissi, benissimo, mi date il suo indirizzo? [«Intraprendente»] Se uno bussa a tutte le porte qualcosa succede, specie se lo si fa in buona fede e con cortesia, come dice un famoso proverbio veneto.

Intervista di Mariangela Pira, Fanpage.it, 3 giugno 2021.

  • I giovani devono sapere che la nostra generazione ha creato i guai e loro se li ritrovano. È necessario abbiano comportamenti virtuosi per farvi fronte.
  • Gli inquinamenti locali si possono affrontare con i singoli comportamenti. Ma l'atmosfera gira in tutto il mondo.
  • Le tecnologie per aumentare la resa del solare ci sono, occorre ci siano persone che sviluppino idee e le realizzino, insieme a industrie e politiche che le diffondano. Le nuove tecnologie costano e dovrebbero essere incentivate dalla politica.
  • Il futuro non esiste, non è scritto da nessuna parte. Lo prepariamo e lo decidiamo noi con i nostri comportamenti. I futuri possibili sono tanti e molti dipendono dal modo in cui ci comportiamo. Per comportarci in modo corretto ci dobbiamo informare.
  • Non accontentatevi della sufficienza. Il paese ha bisogno di menti creative e di persone competenti.
  • Non basta comportarsi bene, bisogna fare in modo che gli altri si comportino bene. Quando uno vede qualcosa che non funziona non deve dire: chi se ne importa.
  • Il mio referente politico non è un capo partito. È il Presidente della Repubblica. È un'istituzione che deve fare l'interesse generale.

Intervista di Matteo Sacchi, Ilgiornale.it, 9 agosto 2021.

  • Quello che è capitato ha comprensibilmente spaventato. Le informazioni sui rischi, minimi, dei vaccini sono state amplificate dai No Vax e molti, di conseguenza, hanno finito per farsi guidare più dalle emozioni che dalla razionalità. Le informazioni corrette, come quelle del portale dell'Iss si trovano, ma ricordiamoci che a molti a scuola sono state insegnate le materie scientifiche, ma non il metodo scientifico. Non è lo stesso.
  • Preso atto che per alcuni la pseudoscienza è una religione e non è possibile smuoverli, bisogna invece essere capaci di dialogare con chi è spaventato o ha avuto informazioni errate. Io so che il dialogo paga, funziona. Non si può pensare di irridere o insultare queste persone e ottenere dei risultati.
  • Io uso un piccolo aforisma: La scienza è quello che si sa, non è quello che non si sa. Può far sorridere, ma è importante. La scienza è intersoggettiva, le opinioni non contano. Mi spiego, le opinioni sono utili per fare scienza ma poi vanno dimostrate. I vaccini sono stati sottoposti a trial lunghi e complessi e quello che esce dai trial non è un'opinione.

Attribuite

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  • Bisogna avere sempre una mente aperta, ma non così aperta che il cervello caschi per terra.[25]
[Citazione errata] La paternità di questo celebre aforisma è incerta: è stato attribuito a varie personalità, specie di ambito scientifico,[26] prima che a Piero Angela, il quale lo attribuisce a James Randi.[27] Lo si può considerare un proverbio inglese.[28]

A cosa serve la politica?

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Oggi c'è un forte risentimento contro la classe politica per i suoi troppi privilegi, per il malcostume diffuso, per i costi, l'arroganza, l'inefficienza, la corruzione ecc. Ma in realtà esiste una questione molto più profonda, che questo libro intende affrontare, e che riguarda il ruolo stesso della politica nella società. Infatti c'è troppa attesa che sia la politica a risolvere i problemi, ad affrontare le sfide del nostro tempo, e che quindi la soluzione sia il prevalere di quel partito o di quella maggioranza.

Citazioni

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  • Il politico, infatti, è il pilota, ma senza macchina non può andare da nessuna parte. Soprattutto se, come spesso avviene, in politica si dibatte continuamente sui ricambi di maggioranza ma non su come migliorare veramente le prestazioni del paese. (cap. I, p. 12)
  • Gli anziani di oggi non soltanto vivono più a lungo, ma sono più sani e più attivi. Oggi un anziano può correre più veloce di un ghepardo (in auto), può volare più in alto di un'aquila (in aereo), può sollevare un camion con una sola mano (azionando una leva). (cap. II, p. 31)
  • [...] un inceneritore può essere una soluzione accettabile in un paese che sa fare le cose bene e rispetta le regole, ma non in un paese (o in una regione) dove questo non avviene, o non si è sicuri che avvenga. (cap. II, p. 39)
  • A volte si dice che i figli dei fumatori tendono a essere fumatori: anche per quanto riguarda i libri, i figli di lettori mediamente tendono a essere lettori più degli altri. Perché sono influenzati dal modello dei genitori, dal livello culturale familiare, dall'esistenza stessa dei libri in casa, dagli stimoli che ricevono per la lettura (anche se non è sempre così).
    Sviluppare l'abitudine a leggere non è facile: gli psicologi dicono che anche qui, come per tanti altri aspetti del comportamento umano, è importante l'imprinting, cioè sono importanti le esperienze del primo periodo di vita. Per esempio il fatto che la madre legga libri di favole ai bambini e metta loro tra le mani dei volumi adatti. Per insegnar loro a "fumare" libri (e la politica dovrebbe sostenere fortemente questo imprinting familiare attraverso tante iniziative, con l'ausilio dei mezzi di comunicazione). (cap. V, pp. 65-66)
  • L'insegnante è la persona alla quale un genitore affida la cosa più preziosa che possiede suo figlio: il cervello. Glielo affida perché lo trasformi in un oggetto pensante. Ma l'insegnante è anche la persona alla quale lo Stato affida la sua cosa più preziosa: la collettività dei cervelli, perché diventino il paese di domani. (cap. V, p. 66)
  • Per unire il mondo della ricerca a quello dell'industria occorrono [...] personalità capaci di creare collegamenti geniali, così come ha fatto Steve Jobs [...]. Jobs aveva una straordinaria capacità di intuire come unire diverse soluzioni tecnologiche per creare dei prodotti incredibilmente accattivanti e ben funzionanti. È stato uno straordinario innovatore, dotato di competenze tecniche e di grande istinto imprenditoriale. Due doti che gli hanno permesso di creare dal nulla l'impero della Apple. (cap. VI, p. 89)
  • La buona educazione consiste non soltanto nel comportarsi bene, ma anche nel fare in modo che gli altri si comportino bene. Rispettare le regole, ma farle anche rispettare. Si sa che questo secondo aspetto è poco popolare da noi ("Ma di cosa ti impicci?", "Lascia perdere", "Vivi e lascia vivere" ecc.). Questo modo di agire, o meglio di non reagire, ha creato in un certo senso un'assuefazione ai piccoli (ma poi anche ai grandi) abusi. (cap. VII, p. 100)
  • Il fatto è che nel nostro paese, così come non si premia il merito, non si punisce chi trasgredisce. (cap. VII, p. 102)
  • Il peggior nemico della cultura è la noia, la mancanza di chiarezza, o l'assenza di creatività. (cap. XI, p. 142)
  • Il nostro cervello è fatto in modo che l'attenzione sia tanto più alta quanto più un avvenimento suscita emozioni. (cap. XI, p. 143)

Una volta si diceva che erano le guerre a cambiare le situazioni, creando un trauma che portava via il vecchio e faceva nascere il nuovo. Oggi la crisi provocata dall'esplosione del debito pubblico può essere forse l'unica occasione positiva per innescare l'inizio di un cambiamento, che restituisca al paese la cosa più preziosa per riprendere a camminare: la fiducia.

Da zero a tre anni

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Il cervello del bambino è come una scacchiera. All'inizio qualunque partita è teoricamente possibile, qualunque mossa brillante è ipotizzabile. Poi, quando si cominciano a muovere i pezzi, le combinazioni iniziali via via diminuiscono e il gioco comincia a «strutturarsi» in un certo modo.

Citazioni

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  • [...] occorre che il bambino possa esercitare la sua curiosità, la sua iniziativa, e che quindi venga messo nelle situazioni adatte per sviluppare queste qualità, senza che gli vengano inseriti dei modelli e delle formule già bell'e pronte, tali da scoraggiare l'immaginazione (che è lo strumento essenziale per pensare e quindi per arricchirsi mentalmente). Come dice un detto ormai celebre della moderna psicologia: ogni volta che si insegna qualcosa a un bambino gli si impedisce di scoprirla da solo. (cap. VI, p. 129)
  • Per un genitore è importante capire che suo figlio più ancora che un ingegnere o un medico, deve saper diventare un uomo.
    Questa costruzione comincia sin dall'inizio, stimolando nei piccoli la curiosità, l'interesse, il ragionamento, l'immaginazione.
    Non bisogna quindi confondere il bersaglio: non si tratta di insegnare al bambino delle cose, ma insegnare a imparare attraverso le cose. (cap. VII, p. 143)
  • Le risposte sono sempre limitate, provvisorie, insoddisfacenti. Le domande invece sono il vero motore dell'attività mentale: un uomo che non si pone domande, o che si contenta delle risposte, non va molto lontano.
    L'uomo deve dubitare: il dubbio è un atteggiamento di ricerca, di esplorazione: la certezza, soprattutto quella ideologica o dogmatica, possono forse renderlo più integrato, e in un certo senso più felice, ma con un costo intellettuale molto elevato, che è quello della sua rinuncia a dubitare, esplorare, e quindi pensare. (cap. VII, p. 145)
  • Probabilmente già nella prima età va impostata questa forma mentis, abituando il bambino a porsi delle domande, anziché ad accontentarsi delle risposte. In famiglia, nella scuola, e più ancora nella vita. (cap. VII, p. 147)
  • Ho sempre cercato, nelle mie trasmissioni, di inserire elementi di «incontro» col pubblico, dal linguaggio chiaro alle «trovate», dagli esempi alle «battute», rifiutando quella finta «serietà» tanto cara all'ufficialità italiana in ogni campo. Io penso che la serietà debba essere nei contenuti, non nella forma. È una filosofia ancora poco capita da coloro che hanno un ben misero concetto del prestigio e della serietà. (cap. VII, p. 149)
  • L'immaginazione è la qualità più tipicamente umana, quella che consente di creare, inventare, capire. È la qualità che consente all'uomo di trovare un margine di libertà, di sfuggire, in parte, alla sua condizione di marionetta mossa dai fili genetici e ambientali [...]. (cap. XI, p. 211)
  • Il bambino, come un attore, è più aiutato dal desiderio degli applausi che dal timore dei fischi. (cap. XIII, p. 250)
  • Data la rapidità crescente dei cambiamenti culturali è difficilmente pensabile che un genitore, per quanto «moderno», possa trasmettere al figlio un modello valido per il resto della vita: ciò sarebbe molto presuntuoso e poco intelligente. Deve invece cercare di stimolare la sua capacità di giudicare le situazioni e di trovare le risposte giuste. Non deve cioè insegnargli un percorso, ma insegnargli a guidare. (cap. XIII, pp. 253-254)
  • Credo che un genitore debba cercare di proporre al figlio la parte migliore di sé: non solo, ma debba cercare di viverla, perché non si può offrire soltanto un modello, ma anche un esempio. (cap. XIII, p. 255)

Essere un uomo colto oggi, molto più che in passato, vuol dire essere un uomo del proprio tempo, con lo sguardo puntato verso l'avvenire: non si può più fare dell'archeologia culturale (come si continua a fare), se prima non si è capito profondamente il messaggio del futuro.
Ciò può essere scomodo, perché obbliga a continui ripensamenti e riconversioni. Ma è proprio questa la forza dell'uomo pensante, la qualità che lo distingue dall'animale; senza questa rigenerazione culturale l'avvenire che consegneremo ai nostri figli rischia di essere soltanto un frutto avvelenato.
Osservato da un'altra galassia, il destino umano può apparire poca cosa: un breve momento, tra l'esplosione iniziale e (probabilmente) quella finale. Ma, vissuta dall'interno, questa vita è per noi la cosa più preziosa: è una fiaccola che dobbiamo cercare di trasmettere a lungo, di mano in mano, secondo un percorso che sembra addentrarsi sempre più in quella che è la vera vocazione dell'uomo: la conoscenza.
Ma siamo ancora all'altezza di questo compito?

Il mio lungo viaggio

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Quando sono nato, alla fine degli anni Venti, Charles Lindbergh aveva appena attraversato per la prima volta in solitaria l'Atlantico con un aereo, e Umberto Nobile era appena tornato con i pochi superstiti dal disastro del dirigibile Italia al Polo Nord. L'Italia era un paese in larga misura analfabeta, una persona su cinque non sapeva neppure scrivere la propria firma. E la speranza di vita era di soli cinquantadue anni!

Citazioni

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  • E il piacere di capire è proprio uno dei segreti per essere attratti dalla scienza. (parte I, cap. V, Il volume dei "Perché?")
  • A scuola, ancora oggi, si studiano le scienze, ma non la scienza. Cioè si impara matematica, chimica, biologia, scienze naturali, ma non si impara il metodo della scienza, la sua etica, il ruolo che ha nella società, nell'economia, nella cultura. (parte I, cap. V, Il volume dei "Perché?")
  • Ricordo che un'estate, con un amico, "scoprimmo" il Manuale di Epitteto, un filosofo greco che invitava a cercare l'ottimismo attraverso il pessimismo. Ne discutevamo tantissimo, trovandolo anche particolarmente attuale nei suoi ragionamenti e nei suoi esempi. Ecco che, attraverso il suo testo, trovammo proprio il piacere di imparare a pensare. (parte I, cap. V, Il volume dei "Perché?")
  • Nella vita ho imparato che, per ottenere il meglio dalle persone, bisogna riuscire a motivarle: nel caso dello studio, è fondamentale far scoprire quanto una materia possa essere interessante, andando oltre lo strato "duro", e raccontarla con un linguaggio stimolante e creativo. (parte II, cap. III, Tre anni tra i matti)
  • A volte qualcuno mi chiede cos'ha di speciale il jazz, da riuscire a esercitare una tale attrazione. È difficile dirlo. Molte cose, ma una in particolare: nel jazz, il musicista non è solo un esecutore, ma diventa un creativo, un compositore.
    Nella musica classica i musicisti, anche i grandi solisti, non creano la loro musica, ma suonano uno spartito scritto da altri: lo "eseguono", come dice la parola.
    [...] Nel jazz invece non solo il solista crea la sua musica improvvisando su un giro armonico, ma spesso compone il tema e gli arrangiamenti. È una cosa molto diversa, e immensamente gratificante.
    [...] Il jazz ha poi, per chi lo suona, altri aspetti positivi: spinge all'emulazione, e quindi allo studio, alla ricerca di perfezionamento, all'impegno. E permette di continuare a suonare per il proprio diletto lungo tutta la vita. Ognuno secondo le sue capacità: da semplice dilettante ad amatore di alto livello. (parte III, cap. I, La passione per il pianoforte)
  • Le questione della raccomandazione (pratica largamente diffusa anche in RAI) l'ho sempre vista non soltanto come una cosa scorretta, ma anche come uno svantaggio. Intanto perché è una forma di prevaricazione, un modo di barare al gioco, e poi perché toglie libertà all'individuo. Se infatti questo (grande) favore proviene da un politico, come spesso avviene, occorrerà essergli riconoscenti. E questa non è una bella situazione per un giornalista che vuol avere un minimo di indipendenza, e non sentirsi trillare il telefono... (parte III, cap. IV, Il famoso uccellino)
  • E c'è una regola che ho osservato per tutta la vita professionale: mai accontentarsi di quello che sembra già buono [...]. (parte III, cap. V, Una regola che ho osservato)
  • Il consiglio che posso dare ai giovani è: nel vostro lavoro, qualunque esso sia, puntate all'eccellenza. (parte III, cap. V, Una regola che ho osservato)
  • Una società non è soltanto la somma di tanti individui, ma consiste soprattutto nella rete di relazioni tra tutte le sue parti. Il nostro paese è pieno di menti intelligenti, ma manca di un'intelligenza di sistema. (parte IV, cap. I, Vivere tredici anni all'estero)
  • A voler essere davvero sinceri, il problema di fondo dell'Europa, in realtà, non è solo politico ed economico: il fatto è che i paesi che ne fanno parte sono troppo diversi per potersi unire veramente. Italiani, tedeschi, inglesi, francesi, olandesi, spagnoli, belgi, portoghesi, greci possono sicuramente far parte di un'unica nazione totalmente integrata, ma solo se si trasferiscono negli Stati Uniti, in Canada, in Australia, o in Argentina... Lì si riconoscono tutti in una sola bandiera, una sola lingua, un solo sistema economico. Mettere insieme in Europa paesi così diversi e distanti culturalmente e storicamente – con identità tra loro lontanissime e sviluppi estremamente diseguali, una babele di lingue, antichi odi e pregiudizi – è un'impresa senza speranza.
    Accontentiamoci del molto che è stato fatto, che ha permesso almeno di creare legami importanti tra nazioni che per secoli si sono odiate e sbudellate a vicenda. Sperando che l'attuale vento antieuropeista non soffi talmente forte da disgregare una costruzione che al suo interno ha un collante ancora troppo debole. (parte VI, cap. IV, Il vero problema)
  • Spesso, a proposito di obiettività, si cita una frase scritta all'ingresso dell'edificio che ospita il "New York Times": "Tutte le notizie che vale la pena di stampare". Ma sotto quella scritta ce n'è un'altra che non viene mai citata: "Senza l'intenzione di favorire o danneggiare qualcuno". Questo è il punto. Senza l'intenzione di... Con questo spirito tutto si può dire, nei modi giusti. (parte VIII, cap. VI, Obiettività)
  • Tutta l'informazione è profondamente influenzata dall'emozione. E c'è una ragione molto precisa: il nostro cervello, attraverso una lunga evoluzione, è stato costruito per reagire a stimoli che possono rappresentare un allarme, oppure una fonte di piacere o di gratificazione, mettendo in azione un arcaico meccanismo di attenzione e di attrazione.
    In altre parole, tutto ciò che è emotivo interessa e ha la precedenza rispetto a ciò che non lo è.
    Basta guardare la scaletta-tipo di qualunque Telegiornale per rendersene conto, a cominciare dalla pagina politica: interessano le polemiche, le crisi, i processi, gli scontri, le tasse; e poi gli incidenti, le guerre, i naufragi, gli accoltellamenti, il maltempo, o qualunque altra notizia capace di colpire: vicende commoventi, ma anche storie d'amore, o notizie curiose, divertenti, o che riguardano il mondo dello spettacolo e ancor più quello dello sport, dove l'impatto emotivo è molto forte. A volte, una semplice frase infelice di un personaggio famoso è materia sufficiente per generare una serie di titoli, polemiche, commenti.
    Purtroppo è "normale" che sia così. Normale nel senso che sono proprio queste le cose che attirano l'attenzione, e se un Telegiornale non le seguisse perderebbe pubblico e ascolti. (parte VIII, cap. VII, Il varo interessa se va male)
  • [...] non bisogna mai scoraggiarsi e fermarsi al primo ostacolo. Ci possono essere altre strade per riuscire a ottenere ciò che si desidera, compresa quella di bussare alla porta dei piani alti. A volte aprono. (parte IX, cap. VIII, La letterina di Stanley Kubrick)
  • [...] è possedendo un patrimonio di vocaboli che si impara a parlare una lingua. È quello che si fa con i propri figli quando si insegna loro a parlare: si insegnano le parole, non la grammatica, i verbi irregolari e la letteratura. Ed è così che io ho imparato le lingue. (parte XII, cap. IV, La commissione per la riforma primaria)
  • [...] in ogni campo, se si vuole ottenere un vantaggio, bisogna decidere cosa fare (o dare) in cambio. È un concetto basilare, importantissimo nella vita: oggi molta gente vuole solo vantaggi. Gratis. Ed è un discorso che alla fine porta al famoso binomio diritti-doveri. Oggi si parla soltanto di diritti, e mai di doveri. Anzi, del diritto di avere dei diritti. Quando ero piccolo, a me non hanno mai detto che avevo dei diritti: avevo solo dei doveri, che venivano premiati se li rispettavo. (parte XII, cap. IV, La commissione per la riforma primaria)
  • [...] la scienza non è democratica. Non è come in Parlamento, dove ogni voto conta e ogni voce ha diritto di cittadinanza: la velocità della luce non la si stabilisce a maggioranza, per alzata di mano. (parte XV, cap. III, La scienza non è democratica)
  • [...] TV e libri non sono solo fine a se stessi: se il seme cade sul terreno fertile, le idee possono crescere e svilupparsi. Noi tutti siamo fatti di incontri, letture ed esperienze, magari casuali. L'importante è che tutti questi stimoli ci siano e circolino quanto più possibile. (parte XVI, cap. VII, Spiegare l'economia)
  • [...] lavorare con le persone giuste è la formula del successo. (parte XVII, cap. III, Lo "scalino" che fece nascere "SuperQuark")

Per fortuna ci sentiamo tutti eterni. Ed è per questo che cavalcheremo sino alla fine. Cercando di tenere alto il nostro pennacchio.

L'uomo e la marionetta

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  • Crediamo di essere liberi, mentre la biologia ci dimostra che siamo delle macchine chimiche completamente condizionate dai cromosomi e dall'ambiente che ci circonda. [...]. Le nostre idee e il nostro comportamento non sono affatto scelti liberamente, ma sono il risultato di un'azione combinata dell'eredità e dell'ambiente.
    Quanto alle dittature (e alle ideologie), esse non hanno bisogno di ricorrere ai farmaci o agli elettrodi per provocare cambiamenti biochimici e cerebrali: sono sufficienti i discorsi e la propaganda.
    La biologia mostra infatti che la parola e il farmaco hanno un'azione sostanzialmente simile nel cervello: entrambi inducono cambiamenti biochimici e molecolari nell'organizzazione cerebrale. (premessa, pp. 7-8)
  • La ricerca è per definizione movimento: ciò che era vero ieri non lo è più oggi, e sarà ancora modificato domani. (cap. I, p. 33)
  • Oggi il mondo accetta sempre più difficilmente il concetto di ingiustizia. Ovunque vi sono movimenti di liberazione. Però l'uomo può essere liberato soltanto dalle ingiustizie ambientali, non da quelle genetiche.
    Si può fare in modo che ogni individuo abbia il diritto allo studio, al lavoro, al riconoscimento dei suoi meriti, ma alla base vi sarà sempre un'ingiustizia genetica, perché certi uomini nasceranno più ricchi di talenti, di salute, e di intelligenza di altri.
    Una volta superate le ingiustizie di classe, ci si troverà sempre di fronte a un'altra ingiustizia di classe: quella che raggrupperà inevitabilmente i cittadini più o meno «meritevoli» dal punto di vista genetico. (cap. III, p. 73)
  • L'intelligenza, come muscolo di sopravvivenza, cominciò ad avere successo fin dall'età primitiva, quando consentì all'uomo di costruirsi armi migliori e sopraffare un nemico più forte fisicamente: oggi noi rifiutiamo la violenza, proprio perché abbiamo creato una diversa scala di priorità nella sopravvivenza: quella dell'intelligenza.
    Dobbiamo però renderci conto che anche l'intelligenza è a suo modo violenta, perché tende ad affermarsi e a soppiantare taluni valori con altri. Anch'essa fa parte della legge del più forte, quindi dell'evoluzione. (cap. III, p. 77)

Spesso ho, di proposito, illuminato in modo violento certi aspetti della biologia, nell'intento di proporre un dibattito salutare, necessario a una presa di coscienza dei problemi che si pongono all'uomo moderno. Basta leggere le cronache allucinanti dell'avvelenamento del pianeta, guardare il modo in cui si continuano a costruire le città, o il tipo di vita che stiamo conducendo e preparando per i nostri figli, per renderci conto che il problema non è nella tecnologia ma nel modo di utilizzarla.
Il ritardo mentale, che è innanzitutto politico e morale, sembra aver oggi annebbiato quello che è sempre stato uno degli istinti vitali più forti: la sopravvivenza della specie, quella forza che, già attraverso la selezione, premiava l'istinto materno e la difesa dei piccoli a costo del sacrificio.
Per noi, invece, il futuro sono i prossimi cinque minuti: non sembriamo disposti a sacrificare questa generazione per la prossima. Ma il problema si può rovesciare: è disposta la prossima generazione a lasciarsi sacrificare da questa?
Io penso che i giovani, quelli che desiderano diventare uomini immaginanti e non uomini-ape, si trovino ormai in una situazione di legittima difesa.

La macchina per pensare

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Un chilo e mezzo di cellule nervose, 4 miliardi d'anni di evoluzione. Il nostro cervello, proiettato nel futuro dell'elettronica, porta ancora stratificata dentro di sé la storia della vita.

Citazioni

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  • Vi siete mai chiesti perché l'uomo e la donna possiedono ognuno soltanto una metà dell'organo di riproduzione? E debbono impegnare tanto tempo (e energie) per mettere insieme le loro due parti? La risposta, ovviamente, è che questa riproduzione a due ha permesso di rimescolare i cromosomi e quindi di ridistribuire le mutazioni favorevoli che altrimenti sarebbero rimaste separate in individui diversi.
    Così ognuno di noi, attraverso i riti del corteggiamento e dell'accoppiamento (con tutto quello che ciò comporta: investimenti, stratagemmi, emozioni, magari anche poesie e musiche), diventa strumento inconsapevole di quell'esigenza fondamentale della natura che è la produzione di diversità. (cap. I, p. 13)
  • Solo una crescente efficacia nello spiegare consente infatti una crescente capacità di capire. (cap. XV, p. 249)
  • Tutti coloro che si occupano di insegnamento dovrebbero ricordare continuamente l'antico motto latino «ludendo docere», cioè «insegnare divertendo». Se si riesce infatti a inserire l'aspetto del «gioco» (nel senso dell'«interesse») eccitando così le motivazioni individuali e accendendo i cervelli, si riesce a moltiplicare in modo altissimo l'efficienza dell'informazione, dell'insegnamento, della comunicazione. Perché l'interessato «ci sta». È stimolato, partecipa, ricorda. E impara. (cap. XV, pp. 256-257)

Nel buio degli anni luce

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  • [...] le conoscenze di un individuo hanno valore soltanto se possono permettergli di capire il mondo in cui vive e eventualmente permettergli di modificarlo a suo vantaggio. (introduzione, p. 5)
  • Per cultura si deve intendere [...] la capacità globale di rispondere in modo adeguato ai problemi di sopravvivenza che una società deve affrontare. A ogni livello: energetico, agricolo, industriale, educativo, mentale, comportamentale. Vale a dire, la capacità di capire il proprio tempo, di individuare le grandi leve che producono i veri cambiamenti, e di utilizzarle per adattarsi, anche mentalmente, al proprio ambiente (o per adattare l'ambiente a sé). (introduzione, p. 6)
  • Cultura «classica» e cultura scientifica devono oggi fondersi in ogni individuo, per creare quella visione binoculare che, sola, permette di dare rilievo e profondità agli avvenimenti e di partecipare consapevolmente alle decisioni. (introduzione, p. 7)
  • In un certo senso [...] sulla Terra non esistono risorse e materie prime, ma esiste soltanto la capacità umana di trasformare certi materiali inerti in risorse, grazie appunto a invenzioni e tecnologie. (cap. II, p. 43)
  • Per affrontare seriamente la crisi energetica sembra ormai inevitabile ricorrere massicciamente alla fonte più abbondante di energia che esista, quella meno inquinante, meno costosa, più disponibile immediatamente: cioè il risparmio di energia...
    Secondo certi calcoli, infatti, con il solo risparmio energetico si potrebbe «liberare» tanta energia quanta ne producono da sole le centrali nucleari, e sarebbe quindi più conveniente investire soldi e sforzi nel campo del risparmio anziché in quello della produzione di energia. (cap. IV, p. 119)
  • In tutti i sistemi viventi, siano essi biologici, economici o politici, esistono delle autoregolazioni automatiche quando si verificano certi squilibri; con conseguenze a volte anche spiacevoli.
    È come nella vasca di Archimede, dove l'immersione di certi corpi provoca inevitabilmente spinte e cambiamenti di livelli, anche se non lo si desidera. (cap. V, pp. 167-168)
  • [...] la scuola oggi è incapace di sviluppare quelle competenze e quei talenti che sono oggi necessari per continuare ad appartenere a una società industriale avanzata. È talmente distaccata dalle vere esigenze del mondo del lavoro da essere diventata, in larga misura, una fabbrica di disoccupati con la laurea. (cap. VIII, p. 204)
  • Quando si parla di una società in cui gli sforzi siano destinati a migliorare l'uomo, a elevare la sua educazione, ad assisterlo, a favorire le arti, la conoscenza, la cultura ecc., si ha tendenza a dimenticare un particolare importante: che tutto ciò richiede molta energia, materie prime, tecnologia. E produttività.
    Infatti solo un'alta produttività consente a un numero crescente di persone di lasciare l'agricoltura e l'industria per dedicarsi ai servizi e ai piaceri dell'intelletto. (cap. IX, p. 207)
  • [...] quando mi capita di partecipare a qualche dibattito sulla liberazione femminile, mi diverto a scandalizzare l'uditorio cominciando con una battuta in apparenza feroce e irriverente: «La liberazione della donna è un sottoprodotto del petrolio...»
    Questa frase suscita naturalmente subito reazioni diverse, a volte indignate. Però riesce ad «agganciare» chi ascolta, sia pure in modo provocatorio, su un concetto che a me pare fondamentale: e cioè che soltanto la disponibilità di energia (e di tecnologia, perché in definitiva anche l'energia è solo tecnologia, nel senso che è il risultato di una capacità di estrarre e utilizzare risorse) permette alla donna (e a chiunque altro) di uscire dal sottosviluppo, e di accedere a nuovi beni e a nuovi ruoli. (cap. IX, pp. 218-219)

Nel Cosmo alla ricerca della vita

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  • Dopo un fantastico viaggio nel cosmo iniziato con il Big Bang, tutti questi atomi che vediamo in natura sono stati cucinati nelle supernove, poi compressi, aggregati, bolliti, raffreddati. E infine riuniti insieme per costruire questi straordinari esseri viventi (e pensanti) che vediamo intorno a noi.
    Sono atomi, in fondo, che ora tornano a guardare verso lo spazio da dove sono venuti e a contemplare la propria origine. In un certo senso è l'Universo che comincia a guardare se stesso. E a porsi delle domande. C'è qualcun altro in questa immensa distesa di stelle? O siamo soli? (cap. II, p. 38)
  • Lo spazio in cui siamo immersi è talmente grande, talmente immenso che c'è quasi da spaventarsi a guardarlo dentro un telescopio. Sappiamo tutti che la Terra è meno di un granello di polvere, ma ogni volta che ci misuriamo nei confronti dell'Universo, c'è da rimanere stupiti e quasi agghiacciati. (cap. II, p. 39)
  • Le teorie sono certamente utilissime, perché sono stimolanti e servono per impostare una ricerca. Ma senza verifiche sperimentali restano quello che sono: cioè solo delle ipotesi. (cap. VI, pp. 145-146)

Forse c'è qualcun altro, su un altro pianeta, in questo momento, che scruta il cielo nella nostra direzione. O forse no. Forse siamo soli nello spazio.
In ogni caso guardando tutt'intorno l'Universo c'è una sensazione molto forte che emerge, almeno questa è la sensazione che personalmente io provo: quella di sentirsi molto più vicini alla nostra vecchia Terra, che rimane, malgrado tutti i suoi difetti, un posto meraviglioso per vivere.

Uscendo fuori dai baratri dell'Universo, ci si rende conto di quanto sia dolce il nostro pianeta, con la sua natura, i suoi animali, i suoi paesaggi e la sua gente.
Guardando molto lontano nello spazio e nel tempo si riesce a capire quanto siano preziose le cose che stanno qui accanto a noi, e che dovremmo imparare ad amare di più.

Perché dobbiamo fare più figli

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Prendete un mazzo di carte da gioco e posatelo sul tavolo. Chiedete a un amico di "tagliare" il mazzo e di dividerlo in due. Le 52 carte, una volta dimezzate, si ridurranno a 26.
Fate tagliare una seconda volta: ne rimarranno 13. Dopo un terzo taglio le carte si ridurranno a 6 o 7.
In soli tre tagli, cioè, il mazzo è passato da 52 a 6 o 7 carte.
Per le nuove generazioni italiane sta succedendo qualcosa del genere. A ogni ricambio generazionale i neonati si stanno quasi dimezzando.
In tutti questi anni si è parlato soprattutto del problema della sovrappopolazione nel mondo e dei rischi connessi. Ed è vero. È una grave distorsione che pagheremo cara. Ma questa esplosione demografica ha avuto luogo nelle regioni più povere del pianeta: quelle che faranno salire a oltre 9 miliardi la popolazione mondiale nel 2050.

Citazioni

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  • I figli riempiono una vita, diventano il centro di tutto: delle emozioni, dell'amore, della dedizione. Quando sono piccoli sono una continua scoperta, via via che i loro occhi e la loro mente si aprono alla vita. Dipendono completamente da noi, e ci rendiamo conto che solo le nostre cure permettono loro di vivere, di esprimersi e di svilupparsi.
    Man mano che crescono rappresentano un susseguirsi di gioie, di ansie, di soddisfazioni, di preoccupazioni, di momenti felici. I sacrifici fatti per loro non hanno peso. Qualunque genitore queste cose le sa benissimo. Soprattutto le madri. (cap. IV, p. 49)
  • Va sottolineato che anche il nostro livello educativo e culturale dipende in larga misura dalla disponibilità di energia. Perché solo una società che dispone di "ruote che girano" (tecnologia / energia) può permettersi [...] di mandare masse di giovani a scuola e all'università. Per 15, 20, 25 anni questi giovani non producono, ma consumano soltanto: cibo, abiti, riscaldamento, trasporti, aule, insegnanti, libri ecc. Del resto, anche un libro di filosofia è un prodotto industriale: quando non esistevano macchine ed energia i libri si scrivevano a mano, su pergamena.
    [...] per tutta la sua vita il filosofo non produce cibo, oggetti, servizi, ma beneficia della produttività consentita dalla tecno-energia, senza la quale zapperebbe la terra e sarebbe anche lui analfabeta... Ma questo vale per la stragrande maggioranza delle professioni intellettuali: scrittori, storici, astronomi, letterati, paleontologi, critici d'arte ecc. Tutti a zappare. (cap. XI, pp. 166-167)
  • Il risparmio e l'efficienza energetica possono articolarsi in tanti modi, nei trasporti in particolare. Anche qui però occorrono incentivi che rendano il risparmio "conveniente". Le prediche contro gli sprechi servono a poco: gli sprechi diminuiscono solo quando si tocca il portafoglio. (cap. XI, p. 169)
  • È impensabile una società civile che non dia piena libertà alla stampa. Del resto sappiamo quante vicende, anche nel nostro paese, sarebbero rimaste nell'ombra senza il minuzioso lavoro di inchiesta di tanti giornalisti.
    Naturalmente c'è sempre un prezzo da pagare: ci possono essere errori, a volte distorsioni o interpretazioni di parte, ma l'informazione è irrinunciabile. Come l'energia. (cap. XIII, p. 221)

Quark Economia

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  • La storia della vita sulla Terra, lo sappiamo, è la storia dell'adattamento all'ambiente. Attraverso una serie di mutazioni e di selezioni, le specie vegetali e animali si sono continuamente adattate all'ambiente in trasformazione, trovando ogni volta le soluzioni giuste per sopravvivere nei climi più diversi. Chi non s'adattava si estingueva. (cap. VII)
  • [...] non è detto che un sistema debba essere sempre in equilibrio: anzi, spesso l'equilibrio è una situazione di immobilità. Lo si vede bene nei sistemi biologici. Per esempio, quando camminiamo il nostro corpo tende a sbilanciarsi in avanti. In questo caso è utile (anzi necessario) squilibrarsi. Altrimenti non si camminerebbe. (cap. IX)
  • Se vi chiedessero qual è il miglior investimento, cosa rispondereste [...]? Personalmente penso che la risposta giusta sia: probabilmente l'educazione. Il miglior investimento infatti è mettere i soldi nel cervello dei figli, nello sviluppo della loro intelligenza, della loro capacità di essere creativi, competenti, adatti al mondo nuovo che si sta aprendo. (cap. XIII)
  • [...] la scuola in definitiva dovrebbe insegnare a diventare intelligenti. E anche pratici, per potersi autogestire in modo valido. Cioè fare in modo che, una volta che si è davvero dimenticato molto di ciò che si è imparato sui banchi, emerga però un cervello che è stato allenato a rispondere bene agli stimoli ambientali, che è capace di adattarsi, e di affrontare in modo corretto i problemi. Usando anche in modo costruttivo la creatività: intesa non come una pseudo-immaginazione un po' allo sbando, ma come uno strumento per costruire ogni volta qualcosa di concreto. (cap. XIII)
  • [...] nei servizi pubblici, come nelle aziende o nel proprio lavoro, vale sempre una piccola ma importantissima regola che qualcuno ha riassunto brillantemente in una formula molto azzeccata, che suona così: ogni volta che qualcuno percepisce un reddito che non produce, c'è qualcun altro che produce un reddito che non percepisce... (cap. XV)
  • [...] nessuno di noi è in grado di fermare lo sviluppo tecnologico: perché è qualcosa che cammina per conto suo, attraverso sterminate ramificazioni che si estendono ormai in tutto il mondo. [...]. Limitarsi a denunciare i rischi dello sviluppo tecnologico non è quindi sufficiente, perché, comunque, la tecnologia continuerà ad avanzare (e la gente a usarla). [...]. Quello che si può fare è prender atto di questa situazione e, per quanto possibile, governarla. (cap. XVI)
  • Noi abbiamo nel nostro appartamento innumerevoli cose che possono distruggerci o avvelenarci, ma non per questo le rifiutiamo: perché ci sono utili e perché abbiamo imparato a usarle in modo razionale. Nelle nostre società, invece, ci comportiamo in modo del tutto diverso: scarichiamo l'immondizia nel salotto, affumichiamo l'aria in camera da letto, lasciamo che i bambini giochino con i fiammiferi e con i fili scoperti dell'elettricità in bagno. [...]. Non serve pronunciare il «vade retro» allo scaldabagno o alla tintura dei capelli o al sacco dell'immondizia: dobbiamo piuttosto regolarne bene l'uso. (cap. XVI)
  • Ogni volta che si accende una lampadina, si inquina comunque sempre da qualche parte. (cap. XVI)

La posta in gioco è altissima. Infatti creare un'opinione pubblica matura e informata vuol dire creare un terreno più fertile per le trasformazioni.
Anche i politici, che sono spesso costretti a iper-semplificare i problemi e a titillare più le emozioni degli elettori che la loro razionalità, potrebbero così incontrare minori incomprensioni e resistenze nel proporre cambiamenti magari scomodi ma più adatti a una società moderna.
Un paese infatti è moderno non solo perché ha dei computer o dei robot, ma soprattutto perché ha un tessuto culturale che gli consente di fare delle scelte coerenti.

Ti amerò per sempre

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"Ti amerò per sempre." Una frase che milioni di innamorati continuano a dirsi in tutte le lingue, da generazioni e generazioni.
L'innamoramento colpisce tutti, inesorabilmente: ricchi e poveri, giovani e non più giovani, brutti e belli. In questo momento, nel mondo, un numero sterminato di coppie si amano, litigano, si rappacificano, si separano.

Citazioni

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  • Naturalmente l'attrazione (anche una forte attrazione) è una cosa diversa dall'innamoramento. Ne è solo un'eventuale premessa.
    Innamorarsi veramente significa entrare in una dimensione del tutto differente, cambiare pianeta. Significa spostare il baricentro della propria vita e orbitare intorno a un nuovo punto di riferimento. I riflettori della nostra mente illuminano un'unica immagine: quella di lei (o di lui). Il resto rimane sullo sfondo. Questa immagine si sovrappone a tutte le altre, è presente ovunque, in ogni momento. Viene vista, rivista, ripassata come in un replay ossessivo, crea gioia, struggimento, persino tremore. La persona amata viene idealizzata. Non ha difetti. E, se ne ha, vengono oscurati da una specie di daltonismo emotivo.
    Questa immagine così amata la si porta sempre con sé, al lavoro, in viaggio, a letto. Vive e palpita all'interno della nostra mente e dei nostri sentimenti: la interroghiamo, le parliamo, è la protagonista del nostro teatrino mentale. Continuamente i nostri pensieri la circondano, la sfiorano, la contemplano. (cap. I, p. 15)
  • Qualcuno ha detto che l'innamoramento in certi casi è come una droga, che modifica profondamente il comportamento, crea una dipendenza, induce a fare qualunque cosa pur di non perdere la persona amata, e può portare a drammatiche crisi di astinenza in caso di interruzione brusca del rapporto, cioè di abbandono.
    Le cose si complicano quando l'innamoramento è unilaterale. L'amore non corrisposto viene vissuto in modo sofferto: a volte in silenzio, con rassegnazione, altre volte come un'ossessione. (cap. I, p. 17)
  • L'amore, infatti, non ha nulla a che fare con la saggezza: è un tuffo in una dimensione nuova, bellissima, irresistibile, dove nient'altro importa. I conti si faranno magari più in là, quando sarà passata la febbre e rimarranno i postumi della "follia". (cap. I, p. 19)
  • L'amore, dunque, colpisce in modo subdolo, spesso improvviso. È un sentimento irrazionale che penetra dolcemente e invade tutto l'organismo, come un'endovenosa che si diffonde capillarmente e che modifica il nostro modo di pensare e di agire. Provocando, a volte, una narcosi totale. (cap. I, p. 20)
  • Insomma, biochimica cerebrale e stati emotivi sono strettamente collegati tra loro. E non potrebbe essere altrimenti, dal momento che il cervello non è un'entità astratta, ma un intreccio di cellule nervose che "scattano" quando vengono stimolate da certe sostanze chimiche (i neurotrasmettitori, appunto) che ne modulano l'attività. (cap. II, p. 31)
  • Il pene non è un muscolo ma una specie di spugna [...].
    A questo proposito c'è un fatto sorprendente: i disturbi dell'erezione, che molti individui conoscono, non esistono nel mondo animale. Come mai? Perché noi siamo gli unici a non possedere l'osso penico!...
    Praticamente tutti i mammiferi, infatti, [...] hanno un osso o una cartilagine all'interno del pene (quello della balena è lungo addirittura 7 metri...). Non solo, ma dispongono di muscoli per "alzare" il loro pene, così come si alza un dito o un braccio. È evidente che con un organo così "truccato" l'erezione è assicurata. (cap. V, pp. 69-70)
  • È molto interessante il fatto che anche tra gli omosessuali esista la stessa differenza che si può osservare tra gli eterosessuali: i maschi tendono ad avere moltissimi partner, anche centinaia, mentre le donne lesbiche tendono ad avere poche compagne [...]. Esiste cioè anche qui una tendenza alla "poligamia" da parte dei maschi e alla "monogamia" da parte delle femmine. (cap. VII, p. 115)
  • [...] oggi il numero dei single è molto elevato: alcuni lo sono per scelta, familiare o personale, altri perché sono separati o divorziati. Ma altri lo sono proprio perché non sono riusciti a trovare l'altra metà della mela. Perché le mele erano poche. O perché quelle giuste erano già impegnate. Oppure perché quelle che rimanevano erano delle pere... (cap. VIII, p. 119)
  • Un viso è come la copertina di un libro: può suscitare la voglia di sfogliarlo (oppure di riporlo subito nello scaffale). Ma solo cominciando a leggerlo ci si rende conto se vale la pena di continuare oppure no. (cap. VIII, p. 122)
  • La sessualità [...] preme con la leva fatale dell'eccitazione che, così come avviene in natura da milioni di anni, attrae i corpi in un sistema irrefrenabile di gravitazione universale. (cap. IX, p. 133)
  • La gelosia, del resto, non a caso viene definita l'altra faccia dell'amore: effettivamente è l'altra faccia dell'innamoramento, della sessualità, dell'attaccamento, che sono passioni istintive anch'esse iscritte nei nostri geni. Tutte insieme si completano: da un lato presiedono alla conquista di un partner, dall'altro tendono a difendere istintivamente questo bene conquistato. (cap. X, p. 150)
  • Litigare è qualcosa che fa parte della vita, non solo nel rapporto di coppia [...]. Il fatto è che nel rapporto di coppia il partner lo si ha sempre davanti, per tutta la vita. E l'accumulo di astio che un litigio può portare con sé (con il rischio che ogni volta lo scontro si spinga sempre un po' più in là, partendo dalla "soglia" precedente) ci dice che sarebbe saggio evitare di iniettare troppo veleno nel circuito dei propri rapporti, per evitare il peggio. (cap. XII, p. 183)
  • Il rispetto per il partner, anche quando si tratta di piccole cose, è, oltretutto, un segno di intelligenza, perché vuol dire rinunciare a poco per salvare molto. (cap. XII, p. 195)
  • [...] una delle migliori definizioni dell'intelligenza è proprio "flessibilità": cioè la capacità di trovare le soluzioni giuste non marciando diritti per la propria strada, ma cercando altri percorsi più fruttuosi. (cap. XII, p. 197)
  • Senza l'amore tutte le luci si sarebbero spente da tempo: perché è questa forza che permette alla vita di rinascere ogni volta e di passare da una generazione all'altra. (cap. XII, p. 199)

Se calarsi come un palombaro alla ricerca delle correnti di fondo che muovono il nostro comportamento in amore è stimolante intellettualmente, lasciarsi invece andare, e farsi trasportare dalla corrente, vuol dire entrare in una nuova dimensione straordinaria dove non contano più le domande, le teorie, le sperimentazioni, ma solo uno sguardo: quello della persona che ci sta davanti. Alla quale si può dire con cosmica sincerità: "Ti amerò per sempre!".

Tredici miliardi di anni

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  • [Su come i dinosauri ebbero il sopravvento sugli altri rettili contemporanei] Un nuovo modo di camminare e di correre. È stata una conquista fondamentale. Per capire la portata di questa novità, bisogna fare un passo indietro e tornare al momento in cui i primi vertebrati escono dall'acqua e cominciano a spostarsi sulla terraferma. Quei primi animali si appoggiavano su robuste zampe disposte lateralmente al corpo: lo si vede bene oggi, per esempio, nei coccodrilli, che avanzano strisciando a terra e torcendo il corpo a sinistra e a destra. Il risultato era l'impossibilità di correre e respirare al tempo spesso. Oggi, accurati studi hanno confermato che molti piccoli rettili non sono capaci di respirare quando corrono... la camminata dei rettili è via via migliorata, ma la vera svolta è arrivata con i primi dinosauri, che hanno "inventato" un tipo di locomozione del tutto nuovo, che non comprime i polmoni... Attraverso una serie di trasformazioni del bacino: le zampe non sono più disposte lateralmente, come nel coccodrillo, ma si trovano praticamente sotto il ventre, in posizione verticale. In questo modo è stato possibile non soltanto liberare il torace dalle contorsioni, e quindi correre e respirare al tempo stesso, ma anche diventare bipedi, cioè camminare (e correre) sulle due zampe posteriori. (cap. XIII)
  • Un coccodrillo o una lucertola generalmente non tengono la coda alzata quando camminano, i dinosauri sì, per bilanciare il peso della testa (o del lungo collo). Infatti, in tutte le sequenze di orme di dinosauri trovate in varie parti del mondo non si vedono mai tracce della coda. (cap. XIII)
  • In effetti oggi sono tanti i paleontologi che ritengono che molte specie di dinosauri, nonostante fossero rettili, avessero il sangue caldo. E per questo fossero così attivi, energici e aggressivi, e si prendessero cura dei propri piccoli. Un'ulteriore prova è che i loro eredi più diretti, gli uccelli, sono a sangue caldo. (cap. XIII)
  • È possibile che il volo abbia preso origine da piccoli dinosauri piumati che si arrampicavano sugli alberi e si gettavano in planate sempre più efficienti. Ma c'è anche un'altra ipotesi suggestiva: che tutto sia cominciato con i balzi che forse si verificavano nei combattimenti fra i maschi. È qualcosa che avviene anche oggi tra gli uccelli, quando si azzuffano: per esempio, quando due galli combattono per il predominio, con salti e battiti di ali per colpire l'avversario dall'alto. Il passo successivo potrebbe essere stato lo sviluppo di balzi più lunghi, per saltare un ostacolo o per sfuggire a un predatore. Oggi questo noi lo vediamo, per esempio, nelle galline: le galline non volano, svolazzano. Potrebbe essere stata questa la sequenza che ha portato pian piano ai primi decolli e poi al volo? L'enigma rimane. (cap. XIII)

Viaggi nella scienza

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  • La divulgazione deve infatti fare i conti con questi due problemi, che richiedono competenza e immaginazione: cioè da un lato comprendere nel modo giusto le cose, interpretandole adeguatamente per trasferirle in un diverso linguaggio: dall'altro essere non solo chiari ma anche non-noiosi, pur mantenendo integro il messaggio (anzi, non aver paura di esser divertenti: l'umorismo è uno dei compagni di strada dell'intelligenza).
    Per queste ragioni, paradossalmente, si può dire che è più difficile... essere facili. Tutti, infatti, sono capaci di parlare o di scrivere in modo oscuro e noioso: la chiarezza e la semplicità invece sono scomode. Non solo perché richiedono più sforzo e più talento, ma perché quando si è costretti a essere chiari non si può barare. Sappiamo tutti, per esperienza, che le parole possono spesso servire da cortina fumogena per nascondere i pensieri. O per nascondere la propria ignoranza su certi argomenti. Rimanendo nel vago e nell'ambiguo, si riescono più facilmente a mascherare i buchi. Invece, quando si è obbligati a esser semplici, bisogna dimostrare di aver capito davvero. Anzi di essere arrivati al nocciolo della questione e di averne individuato i meccanismi. (cap. II, p. 47)
  • [...] alla chiarezza, solitamente, deve accompagnarsi un'ulteriore fatica: la concisione. È ben nota quella battuta di un giornalista che, consegnando il suo articolo al direttore, disse: «Scusa se è lungo, ma non ho avuto il tempo per farlo breve...» Del resto si racconta che il capo redattore del «Times» di Londra, per valutare i talenti degli aspiranti giornalisti, era solito ricorrere a questo esercizio: consegnava loro del materiale d'agenzia affinché redigessero un articolo di una colonna. Poi chiedeva di raccontare la stessa cosa in mezza colonna. Poi ancora di raccontare la stessa cosa in un quarto di colonna... (cap. II, p. 47)
  • Curiosamente oggi si parla molto di partecipazione, intesa come uno strumento di sviluppo democratico, ma raramente si parla di divulgazione come condizione essenziale per capire e quindi per partecipare. La democrazia non può basarsi sull'ignoranza dei problemi, perché uno dei suoi grandi obiettivi è proprio quello di rendere i cittadini responsabili e consapevoli, in modo che possano esercitare i loro diritti utilizzando al meglio la loro capacità di capire. (cap. II, pp. 48-49)
  • L'utente, come dicevamo prima, cambia «canale». Non riuscendo a capire le cose intelligenti e utili dette in giapponese o in finlandese, finisce per rifugiarsi in quelle meno intelligenti o di evasione, dette però in un linguaggio che gli è familiare.
    Per questa ragione quando un lettore (o ancor più un telespettatore) non capisce, la colpa non è sua: ma è di chi non ha saputo comunicare. Cioè dell'autore. È stato lui a cacciarlo via.
    Facendo questo lavoro da tanti anni, questi problemi me li sono posti continuamente. E ho cercato di sviluppare anche qualche tecnica per cercare di migliorare i risultati. Una di queste, naturalmente, è di riscrivere e correggere più volte lo stesso testo, fino a quando è sufficientemente purificato dalle spine linguistiche. Poi, quando sono in moviola, se ho dei dubbi sulla chiarezza di un passaggio o di una sequenza, chiamo il primo che passa nel corridoio (un montatore, una segretaria, una passafilm), mostro la sequenza e chiedo il loro parere. Se vedo un'ombra di dubbio nei loro occhi, rismonto e ricomincio da capo. Perché vuol dire che avevo sbagliato io. (cap. II, p. 49)
  • Nella vita, naturalmente, occorre sempre questo equilibrio tra forza e gentilezza [...]. Gli individui che incontrano il maggior successo (e non solo con le donne) solitamente sono forti dentro e cortesi fuori.
    È un po' come per il pianoforte. Ricordo sempre quello che mi diceva la mia vecchia insegnante di pianoforte: per avere un buon tocco occorrono dita di acciaio in guanti di velluto... Forse anche nella vita è così. (cap. III, p. 81)
  • Tutta la storia della vita sulla Terra ci insegna che la «diversità» è un valore fondamentale. La ricchezza della vita, infatti, è dovuta alla sua diversità: diversità di enzimi, di cellule, di piante, di organismi, di animali.
    Anche per la storia delle idee è stato così. La diversità delle culture, delle filosofie, dei modelli, delle strategie e delle invenzioni ha permesso la nascita e lo sviluppo delle varie civiltà. (cap. III, p. 96)
  • Lo spazio è il nostro progenitore diretto, perché gli atomi e le molecole che ci formano sono arrivati un giorno qui sulla Terra dopo un lungo viaggio spaziale. [...].
    Guardando lontano nello spazio noi guardiamo così anche nel nostro passato. (cap. V, p. 140)
  • La natura infatti è sempre stata la peggior nemica dell'uomo pre-tecnologico, che in passato ha dovuto lottare quotidianamente contro le sue insidie: le intemperie, gli insetti, le infezioni, la fame, gli animali. Soltanto quando ha potuto dominare la natura ha cominciato ad apprezzarla e a godere dei suoi aspetti più belli. (cap. VIII, p. 217)

È un mondo, quello verso cui andiamo, che ha bisogno di essere capito. Questo libro ha voluto portare il suo modesto contributo in questa direzione: poiché al di là delle differenze politiche, ideologiche o religiose che dividono gli individui, esiste un comune interesse nel cercare metodi e criteri che permettano di procedere insieme, nel modo più intelligente, verso il futuro.
E questo grande sforzo di comprensione non può basarsi che sulla razionalità.

Viaggio nel mondo del paranormale

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  • È davvero patetico vedere fino a che punto certi personaggi si dimostrino ingenui e pronti a credere a tutto, dal momento che si avvicinano a un fenomeno già convinti che esso esista. (cap. II, p. 41)
  • Ma naturalmente, l'arte principale del prestigiatore, più ancora che nel trucco, consiste nel deviare l'attenzione dello spettatore. Non solo, ma nel fargli ricordare le cose in modo diverso da come in realtà sono avvenute. (cap. VII, p. 150)
  • Personalmente penso che le qualità dell'uomo vengono esaltate dalla sua capacità di elevarsi nella conoscenza, più che nel suo talento di coltivare antiche illusioni.
    Per far questo, purtroppo, è però necessario rinunciare a un certo mondo incantato; è necessario cioè uscire dalla stanza delle fiabe e dei racconti fantastici.
    Ciò può essere scomodo e anche deludente. Personalmente non lo penso. Penso che l'avventura dell'intelligenza sia molto più stimolante di quella della credulità. E che il desiderio di scoprire sia più eccitante di quello di rimanere nella stanza delle fiabe.
    E credo che, comunque, sia difficile rimanerci quando la porta è ormai aperta. (cap. X, pp. 140-141)
  • Abbiamo bisogno non solo di buoni farmaci ma anche di un buon ambiente psicologico, che ci consenta di ritrovare un equilibrio interno che la biochimica da sola non può compensare.
    Un medico mi ha detto una frase che mi è rimasta impressa, mentre realizzavo questa inchiesta. Mi ha detto: «Vede, c'è gente che viene da noi e avrebbe bisogno non di tre pillole al giorno, ma di tre abbracci al giorno.» (cap. XIII, p. 291)
  • Ma il medium non deve essere solo ammirato: deve essere anche temuto. È bene cioè che il pubblico abbia di lui anche un certo timore, così come si ha timore per le cose soprannaturali. In questo modo il medium si può porre meglio al riparo da eventuali controlli che qualche cliente dubbioso avesse in mente di fare. Infatti, così come nessuno osa tirare la barba a uno iettatore (per timore di rappresaglie «psichiche»), analogamente, se si crea un clima di timore, ben pochi osano mettersi contro il medium, pensando che egli potrebbe vendicarsi con «fluidi negativi» sulla salute, sulle finanze, sull'amore ecc. (cap. XIV, pp. 300-301)
  • Neppure quando vengono rivelati i trucchi e i sotterfugi certa gente si convince di esser stata presa in giro. Il desiderio di credere in questi fenomeni è così forte, che resiste ad ogni choc. (cap. XIV, p. 305)
  • Ci sono sempre persone che hanno avuto un «presentimento». Il fatto è che questi «presentimenti» non vengono mai resi noti quando non succede nulla (cioè nella stragrande maggioranza dei casi): ma solo quando succede qualcosa. (cap. XVI, p. 351)
  • Se gli oroscopi dei giornali fossero veri ci sarebbero soltanto 12 categorie di persone sulla Terra... (cap XVIII, p. 389)
  • Naturalmente le predizioni astrologiche si «avverano» seguendo il meccanismo di tutte le altre profezie e previsioni fatte da veggenti e cartomanti: come sempre, infatti, il cliente inconsciamente «seleziona» i risultati, si identifica con certe descrizioni caratteriali che si adatterebbero a molte altre persone, ricorda solo le cose azzeccate, «interpreta» le altre ecc. (cap XVIII, p. 390)
  • Naturalmente c'è un rischio, in questa smitizzazione dei fenomeni paranormali: quello di demolire qualcosa senza rimpiazzarlo con qualcos'altro di altrettanto attraente. [...]
    Certo, dire che Babbo Natale non esiste non è una bella notizia. Anzi, è una brutta notizia. D'altra parte cosa si dovrebbe dire? Che ci sono le prove scientifiche dell'esistenza di Babbo Natale? E che esistono le testimonianze di milioni di persone che hanno trovato giocattoli sotto il camino o sotto l'albero?
    Si torna qui a un vecchio problema sollevato dalla scienza (e in generale dalla conoscenza): cioè non è detto che il sapere porti alla felicità, anzi è più probabile il contrario, proprio perché genera dubbi e toglie sicurezza. (cap. XIX, pp. 408-409)
  • C'è, insomma, un prezzo da pagare, quando si vuole sapere: infatti ciò può significare la perdita di certe illusioni. [...] E allora? Bisogna chiudersi gli occhi e le orecchie e non dire queste cose, solo perché sarebbe più bello che fossero vere?
    Forse sì. Molte persone certamente pensano che è meglio conservare queste illusioni [...].
    Ci sono invece altre persone che vogliono sapere come stanno le cose, e che preferiscono magari perdere certe illusioni anziché essere tenute all'oscuro.
    Anche perché considerano che lo stimolo della conoscenza è così forte che preferiscono rinunciare ai conforti delle credenze anziché rinunciare a esplorare questo meraviglioso mondo che esiste al di fuori e al di dentro di noi.
    Coloro che possiedono questa curiosità intellettuale, questo desiderio di sapere, ritengono infatti che sarebbe sciocco farsi imbottigliare da miti e imbrogli, e soffocare così quello che è forse il dono più prezioso dell'uomo: la capacità di capire. Cioè quella capacità che ci ha permesso, attraverso l'evoluzione, di assumere la posizione eretta. (cap. XIX, pp. 409-410)
  • Se in questi 100 anni si fossero trovati veramente dei fenomeni paranormali, la comunità internazionale degli scienziati li avrebbe senz'altro riconosciuti, anche perché la scienza è un po' come lo sport: non può negare certi risultati, a condizione, ovviamente, che siano controllati da giudici indipendenti. (cap. XIX, p. 410)

Citazioni su Viaggio nel mondo del paranormale

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  • Leggere da ragazzino il suo Viaggio nel mondo del paranormale mi aprì un universo di conoscenza e di metodo investigativo che non avevo nemmeno sognato potesse esistere. (Paolo Attivissimo)
  • Sin da bambino ero appassionato di misteri e fenomeni paranormali, ma tutto quello che leggevo mi lasciava sempre molto perplesso. Finché non mi capitò di leggere il suo Viaggio nel mondo del paranormale: quel libro mi aprì la mente, mi fece capire come ragionare di fronte a fenomeni insoliti e, soprattutto, mi fece capire l'importanza del più straordinario strumento mai inventato dagli esseri umani per risolvere misteri, il metodo scientifico. (Massimo Polidoro)

Citazioni su Piero Angela

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  • Il mio nonno ideale è Piero Angela, se potessi gli chiederei di adottarmi. Novant’anni compiuti, gentile, sorridente, un gran signore, e mica uno di quelli che ti annoiano parlando della lotta partigiana. Con lui trascorrerei molte notti a parlare di astrofisica e biologia, di buchi neri e di evoluzione, di elettroni e relatività ristretta e generale, e poi soprattutto, sebbene a vederlo possa sembrare il contrario, non è uno che le manda a dire, insomma c’è da divertirsi. (Massimiliano Parente)
  • Le persone come lui non ci lasciano mai. Ha motivato innumerevoli ricercatori, ha cambiato la cultura del nostro Paese, il nostro modo di pensare. Tutti noi riconosciamo che è stato una enorme fonte di ispirazione, ma il suo reale impatto positivo sulla società credo sia molto maggiore di quanto immaginiamo. Per me è e resterà una figura importantissima, alla quale devo immensa gratitudine. Anche nelle circostanze più difficili l'ho sempre visto andare avanti, fare quello che riteneva essere il proprio dovere, con enorme rispetto per gli altri, con intelligenza, passione e allegria. [...] È quello che dobbiamo provare a fare e che spero di riuscire a fare come lui mi ha insegnato. (Barbara Gallavotti)
  • Piero Angela è un grande professionista. Come lo vediamo nella dimensione televisiva: chiaro, metodico, posato, così appare come persona. Non che egli sia artefatto o privo di emozioni, anzi. [...] Il suo perfetto autocontrollo e la sua compassata cordialità riflettono in parte la sua indole schiva e in parte sono iscritte nel codice genetico di questo piemontese educato alla razionalità e alla tolleranza. Caratteristiche che secondo il più stimato divulgatore scientifico italiano sono complementari. (Gigi Marzullo)
  • Piero Angela usava spesso la metafora della divulgazione come chiave per accedere alle stanze della conoscenza che, con tutti i limiti delle metafore, rende bene il senso di un lavoro che si fa per permettere a chi legge e ascolta di accedere a luoghi e dinamiche altrimenti inaccessibili. (Beatrice Mautino)
  • Una persona squisita, un signore della divulgazione e della comunicazione. Ha fatto la storia del giornalismo, con mano precisa e garbata; ha ispirato tantissimi ad appassionarsi alla scienza e al piacere della conoscenza. [...] Io sono uno dei suoi tanti figli culturali. Gli devo praticamente tutta la mia forma mentis e la mia carriera [...]. Mai avrei immaginato che io, cresciuto come milioni di telespettatori "a pane e Piero Angela", un giorno avrei avuto l'onore non solo di incontrarlo, chiacchierare con lui e sentire la sua forte, ruvida stretta di mano e il suo spiazzante "diamoci del tu", ma anche di collaborare con lui in varie occasioni [...]. Piero Angela mancherà immensamente a tutta la divulgazione scientifica, ma ci lascia un modello di stile e di comunicazione chiara e precisa a cui ambire ogni giorno e un'eredità inestimabile di persone e di istituzioni [...] che continuano il suo lavoro paziente di scoperta e di gioiosa condivisione del sapere e di contrasto ai ciarlatani e ai manipolatori. (Paolo Attivissimo)
  • Una volta andammo a presentare un libro in una libreria di Roma. L'editore non aveva fatto promozione all'evento e in sala c'era solo una signora. Un solo spettatore per chi era abituato ad avere milioni di telespettatori. Con un certo imbarazzo, chiesi a Piero: "Che facciamo, ce ne andiamo?". Mi rispose: "Perché mai? Questa signora si è disturbata per venire, quindi facciamo la nostra presentazione. Glielo dobbiamo". Dopo un po' si sparse nel quartiere la notizia che c'era Piero Angela e la sala si riempì oltre misura. Una lezione di vita e di umiltà che non dimenticherò. (Alberto Luca Recchi)
  • L'umiltà e la modestia erano un suo tratto caratteristico, che forse gli derivavano dalle sue origini piemontesi, o forse dal fatto che aveva assorbito fino in fondo la lezione della scienza. Chi fa scienza deve essere umile, presenta le sue ricerche alla comunità scientifica, chiedendo che si trovino eventuali errori o mancanze, perché quasi sempre ci sono, e quando si trovano non si offende ma ne è felice, perché significa che può correggere gli errori commessi e rendere la propria ipotesi ancora più precisa e ancora più capace di spiegare al meglio la realtà.
  • Piero guardava alla morte così come guardava alla vita, in modo razionale e scientifico. Dopotutto è un fenomeno naturale, come ha scritto lui stesso nel suo ultimo messaggio al pubblico: «la natura ha i suoi ritmi». Naturalmente, gli sarebbe piaciuto molto fermarsi ancora e, scherzando, diceva che avrebbe chiesto a Margherita, sua moglie, di scrivere sulla sua lapide: "Con tutto quello che avevo da fare!".
  • Posso dire di avere avuto la fortuna di conoscerlo per tutta la mia vita adulta, visto che gli scrissi una lettera, non ancora diciottenne, ed ebbi la meravigliosa sorpresa di ricevere una risposta piena di interesse e incoraggiamento. [...] Ci conoscemmo e, forse colpito dal mio precoce interesse per la scienza e la razionalità, decise di investire su di me: mi diede una borsa di studio e mi mandò negli Stati Uniti a studiare con il grande James Randi, il più importante indagatore di misteri al mondo. "Non pensare che sia un regalo" mi disse. "Sai, Massimo, io ho la fortuna di guadagnare bene, ma più che investire in banca, preferisco farlo su progetti e persone che credo se lo meritino e possano raggiungere buoni risultati. Tu mi sembri una di queste persone".
  • Quando capitava di trascorrere qualche mattinata a parlare o anche a scrivere, seduti al tavolo del suo soggiorno, lo ascoltavo e mi faceva davvero pensare a Leonardo. Proprio come è successo al genio rinascimentale, che in tarda età, pur malandato, non smetteva mai di interrogare la natura, anche la mente di Piero è rimasta sempre giovane, sempre piena di domande e di curiosità. Proprio come il suo umore, che era sempre allegro e divertito. Aveva la capacità di non prendersi troppo sul serio e di non prendere sul serio neanche i momenti più difficili. "Sai", mi diceva quando gli acciacchi si facevano sentire di più, "la vita è un po' come un'avanzata verso le pallottole e le mitragliatrici: quando sei lontano le senti fischiare, poi, man mano che ti avvicini, diventa sempre più difficile cavarsela, prima o poi ti beccano. Dobbiamo rassegnarci, ma anche vivere al meglio, perché non saremo mai più giovani come in questo momento". Ma quando il discorso si faceva troppo serio, subito sdrammatizzava: "In fondo sono pur sempre un novantenne con un piede nella fossa e l'altro su una saponetta!".
  1. Citato in Maria Pia Fusco, Chi ha paura del nucleare, la Repubblica, 2 agosto 1986, p. 21.
  2. Citato in un post sul profilo Facebook ufficiale del programma televisivo Superquark, 13 agosto 2022.
  3. Dall'intervista di Marina Paglieri, Piero Angela: “Mio padre 'giusto tra le nazioni', salvò tanti ebrei e non volle mai dirlo”, repubblica.it, 27 gennaio 2018.
  4. Dal DVD Viaggio nella Scienza, vol. 3: Einstein e la relatività, Rai Trade, 2009.
  5. Da Viaggio nella scienza, parte nona, Il comportamento, § Gerarchia e violenza: Dominare sulle cose, non sugli individui, De Agostini, Novara, 1997, pp. 856-857.
  6. Dalla quarta puntata della stagione 2016 della trasmissione televisiva Superquark, Rai 1, 3 agosto 2016.
  7. a b Citato in Coronavirus, Piero Angela: “Serve l'esercito in strada”, La Stampa, 5 ottobre 2020.
  8. a b Dall'intervista di Alex Adami, E così ci siamo ritrovati insieme sulla Luna, TV Sorrisi e Canzoni, nº 28, 16 luglio 2019, pp. 18-21.
  9. Dalla prima puntata del programma televisivo Quark, 1981; riproposto nella trasmissione televisiva Visioni private: i ricordi televisivi di Piero Angela, Rai Storia, 23 aprile 2011.
  10. Dall'intervista di Antonio Gnoli, Piero Angela: "Esiste la via della razionalità ed è altrettanto avvincente", repubblica.it, 28 maggio 2017.
  11. Dall'intervista a Carlo Romeo, YouTube.com/San Marino RTV, 28 ottobre 2019.
  12. Citato in Focus, n. 111, p. 116.
  13. Citato in Aderite al CICAP: contrastate la superstizione e accendete la vostra curiosità, cicap.org, 21 febbraio 2014.
  14. Dall'intervista di Luca Fraioli, Nasce RLab. Piero Angela: “Impariamo a investire sull'intelligenza”, rep.repubblica.it. 27 gennaio 2018.
  15. Dal DVD Viaggio nella Scienza, vol. 1: L'Universo, Rai Trade, 2009.
  16. Dall'intervista di Cristiana Pulcinelli, «Stamina, anche noi giornalisti siamo responsabili», l'Unità, 21 gennaio 2014, p. 18.
  17. Da Viaggio nella scienza, parte VI, Tecnologia e società, cap. I, Quando un comunicatore crea interesse, Mondadori, 2005. ISBN 9788804576709
  18. Dall'intervista al programma televisivo Domenica in; citato in Piero Angela: "Ormai sono conosciuto come il padre di Alberto", Repubblica.it, 15 gennaio 2018.
  19. Citato in Marzullo 1999, p. 9.
  20. Dalla trasmissione televisiva Il Pianeta dei Dinosauri, episodio 2.1: Prede e predatori, Rai 1, 1993.
  21. Citato in Covid, Piero Angela: «Se serve, giusto l'esercito per le norme anti-virus», ilmessaggero.it, 5 ottobre 2020.
  22. Dalla trasmissione televisiva Il Pianeta dei Dinosauri, episodio 1.1: I primi dinosauri, Rai 1, 1993.
  23. Durante la consegna della cittadinanza onoraria a Frascati, 29 settembre 2018. Video disponibile su YouTube.com (min. 0:36).
  24. Cfr. Friedrich Nietzsche: «Vivi ogni giorno della tua vita come se fosse il primo, come se fosse l'ultimo».
  25. Da La Stampa, 31 marzo 1999; citato in Panorama: Edizioni 1720-1724, Mondadori, 1999, p. 20.
  26. Cfr. (EN) "Keep an open mind – but not so open that your brain falls out", faktoider.ru. URL consultato il 7 novembre 2013.
  27. Cfr. Piero Angela nell'intervista a Massimo Polidoro, 42. Piero Angela: il CICAP ha 20 anni (al minuto 19:48), in Il podcast, massimopolidoro.com, 2009. URL consultato il 7 novembre 2013.
  28. By all means maintain an open mind, but not so open that your brain falls out. (citato come proverbio in The Skeptical Inquirer, Committee for the Scientific Investigation of Claims of the Paranormal, 2001, vol. 25, p. 67)

Bibliografia

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  • Piero Angela, A cosa serve la politica?, Mondadori, Milano, 2011. ISBN 978-88-04-60776-2
  • Piero Angela, Da zero a tre anni: Come nasce (o si spegne) l'intelligenza, Garzanti, Milano, 1975.
  • Piero Angela, Il mio lungo viaggio, Mondadori, 2017. ISBN 9788852080999
  • Piero Angela, L'uomo e la marionetta: Il comportamento quotidiano visto attraverso i condizionamenti biologici, Garzanti, Milano, 1981.
  • Piero Angela, La macchina per pensare (Alla scoperta del cervello), Garzanti, Milano, 1987.
  • Piero Angela, Nel buio degli anni luce, Garzanti, Milano, 1986.
  • Piero Angela, Nel Cosmo alla ricerca della vita, Garzanti, Milano, 1987.
  • Piero Angela e Lorenzo Pinna, Perché dobbiamo fare più figli: Le impensabili conseguenze del crollo delle nascite, Mondadori, Milano, 2008. ISBN 978-88-04-58094-2
  • Piero Angela, Quark Economia (Per capire un mondo che cambia), Garzanti, Milano, 1986.
  • Piero Angela, Ti amerò per sempre: La scienza dell'amore, Mondadori, Milano, 2005. ISBN 88-04-51490-6
  • Piero Angela, Tredici miliardi di anni, Edizioni Mondadori, 2015. ISBN 8852064974
  • Piero Angela, Viaggi nella scienza: Il mondo di Quark, Garzanti, Milano, 1985.
  • Piero Angela, Viaggio nel mondo del paranormale: Indagine sulla parapsicologia, Garzanti, Milano, 1986.

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