Bashar al-Assad
Presidente della Siria
(Reindirizzamento da Bashar Al-Assad)
Bashar Hafiz al-Assad (1965 – vivente), politico siriano, presidente della Siria.
Citazioni di Bashar al-Assad
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- Arafat è un bugiardo, non fidatevi di Arafat, non confondete il sostegno a lui con il sostegno al popolo palestinese, per noi è un morto che cammina, lo vogliono morto gli israeliani, lo vogliono morto i palestinesi.[1]
- [Sul possibile intervento militare congiunto in Siria di Francia, Regno Unito e Stati Uniti d'America nella Guerra civile siriana] È uno scontro storico e ne usciremo vincitori. Un attacco alla Siria rafforzerà i nostri animi. La Siria si difenderà da ogni aggressione straniera.[2]
- [Sul possibile intervento militare congiunto in Siria di Francia, Regno Unito e Stati Uniti d'America nella Guerra civile siriana] Fin dall'inizio della crisi, siamo sempre stati sicuri che sarebbe arrivato il momento in cui il vero nemico avrebbe mostrato il suo volto intervenendo nel nostro Paese.[2]
- Se vuoi sapere cosa vogliono davvero i migranti, rispondo in qualità di siriano: vogliono tornare nella loro nazione. Tutti quanti vogliono tornare, ma poi pensano che cercano anche stabilità e sicurezza e che hanno anche bisogni di prima necessità. In questo caso non posso dire che li inviterò a tornare in Siria, perché questa è la loro terra e non hanno bisogno di un invito per ritornare. Ma quello che vorrei dire loro, in questo caso, è che i rappresentanti europei hanno creato questo problema supportando il terrorismo direttamente o indirettamente nella nostra nazione. Hanno creato questa onda di siriani diretti verso l'Europa e allo stesso tempo ritengono di aiutarli dal punto di vista umanitario. Non hanno bisogno del vostro supporto nella vostra nazione; hanno bisogno di supporto nella nostra nazione. L'Europa deve smetterla di supportare i terroristi e abbandonare l'embargo che ha spinto molti siriani a venire da voi. La loro fuga è stata determinata dall'embargo e non soltanto dal terrorismo, perché proprio a causa di queste proibizioni molti siriani non possono più vivere nella loro terra.[3]
- Il problema dell'Europa è che non vuole che la si aiuti. Gli ufficiali e i governi lavorano contro i loro interessi e gli interessi dei loro cittadini. Supportano il terrorismo nella nostra regione e aiutano il terrorismo ad attaccare l'Europa. Come posso aiutarli? Se non hai buone politiche prima dell'intelligence, non puoi raggiungere alcun risultato attraverso l'intelligence e le azioni militari.
- Se guardi la Siria non solamente oggi o negli ultimi due giorni, ma nell'ultimo secolo, puoi notare come sia sempre stata diversificata. È sempre stata un melting pot di religioni e di etnie. Senza questa diversità non ci sarebbe la Siria. Parlo ovviamente della Siria come società prima della guerra. A causa di questo conflitto ci sono stati diversi cambiamenti demografici, soprattutto in seguito allo spostamento delle persone all'interno o all'esterno della nazione. Dopo la guerra, la maggioranza dei siriani tornerà in patria e la Siria rinascerà perché finora non è ancora svanita. Questa guerra, inoltre, ha unito tanti siriani che hanno imparato moltissime lezioni. Se non ci accettiamo reciprocamente, se non ci rispettiamo reciprocamente, non possiamo avere una società unita e, così facendo, la Siria non rinascerà. Credo di non dovere solo parlare della rinascita della Siria, ma sento che, se non ci sarà più il terrorismo, la società civile sarà più forte di quella di prima del conflitto, anche grazie alle lezioni che abbiamo imparato.[3]
- Il popolo siriano non dimenticherà la presenza di Soleimani al fianco dell'esercito arabo siriano per difendere la Siria dal terrorismo.[4]
Discorso al Parlamento siriano
da Discorso al Parlamento siriano del Presidente Bashar al-Assad, Voltairenet.org, 30 marzo 2011
- È mia responsabilità tutelare la sicurezza di questo Paese e garantirne la stabilità. Questo rimane il pensiero dominante nella mia mente, il sentimento nel mio cuore.
- La Siria non è isolata rispetto a quanto sta accadendo nel mondo arabo. Noi siamo parte di questa regione. Noi la influenziamo e ne siamo a nostra volta influenzati, ma allo stesso tempo non siamo una copia di altri paesi. Nessun paese è esattamente come qualunque altro. Noi, in Siria, abbiamo caratteristiche che ci distinguono da tutti gli altri, dal punto di vista interno ed esterno.
- La nostra politica estera si basa sull’attaccamento ai nostri diritti nazionali e a quelli panarabi, sull’indipendenza, sul sostegno alla resistenza araba quando è in atto un’occupazione. Il legame tra politica interna ed estera è sempre stato il cittadino siriano. Quando il cittadino siriano non è più il cuore della politica interna ed estera, ci troviamo davanti a una deviazione, e diventa compito delle istituzioni del Paese correggere questa deviazione.
- Quando sei nel mezzo di una battaglia, tu sai chi è il tuo nemico, ne conosci i piani. Ma quando è finita, non sai quello che il nemico sta preparando. Così, dopo ogni successo dobbiamo lavorare duramente per difendere la vittoria e proteggerci da ogni cospirazione che potrebbe covare contro di noi nel mondo esterno. E sono sicuro che voi tutti sapete che la Siria sta fronteggiando un grande complotto i cui tentacoli si estendono da alcuni paesi stranieri, vicini e lontani, nonché dall'interno. Un piano che ha sfruttato la tempistica, se non la forma, di ciò che sta accadendo in altri paesi arabi.
- La maggior parte del popolo siriano ha qualche bisogno insoddisfatto, e noi tutti siamo qui a discutere, criticare, confrontarci, perché non abbiamo ancora risolto molti dei bisogni del popolo siriano. Ma la sedizione si è infiltrata tra gli altri due fattori, ha iniziato a guidarli e a nascondersi sotto di essi.
- In linea di principio, noi sosteniamo le riforme e veniamo incontro ai bisogni del popolo. Questo è il dovere dello Stato. Ma non possiamo sostenere la sedizione!
- Ora, nessuno può difendere la patria e allo stesso tempo cospirare contro di essa. Questo è impossibile e inaccettabile.
- Gli Stati Uniti volevano imporci riforme e democrazia. Noi ci siamo opposti a questo progetto, al vertice arabo, ed è fallito.
- Abbattere la sedizione è un dovere nazionale, morale e religioso, e tutti coloro che possono essere parte della soluzione non possono sostenere il problema. Il Sacro Corano dice: «La sedizione è peggio dell’omicidio», così tutti coloro che volontariamente o involontariamente vi contribuiscono, si rendono complici dell’uccisione della Patria. Non c’è spazio alcuno per il compromesso o per evitare di schierarsi. La posta in gioco è la Patria. È in atto una grande cospirazione. Non siamo in cerca di battaglie. Il popolo siriano è pacifico, ama gli altri, tuttavia mai ha esitato nella difesa delle proprie cause, interessi e principi. E se saremo costretti alla battaglia, così sia.
Discorso all'università di Damasco
da Il discorso di Bashar Al Assad all'università di Damasco, Lintellettualedissidente.it, 13 gennaio 2013
- Le rivoluzioni hanno bisogno di un leader, sono costruite sul pensiero e la scienza, non sull’ignoranza, fanno avanzare il Paese, diffondono la luce sulla società. La vera rivoluzione è una rivoluzione del popolo, gli importatori di rivoluzione dall’estero non la devono imporre al popolo.
- Che cosa sta succedendo all’interno è chiaro. All’estero, ci sono quelli che cercano di dividere Siria e cercano di indebolirla.
- I vicini di casa sono venuti dal popolo siriano per indebolirlo e dominarlo … Ma la Siria e la sua gente sono più forte e più solida e hanno promesso loro che non dimenticheremo.
- La lotta è contro il terrorismo e non ci fermeremo fino a quando non ce ne sarà più in Siria.
- Non abbiamo bisogno di qualcuno che ci dica cosa fare in casa nostra, siamo un paese di migliaia di anni e sappiamo come gestire i nostri affari.
- La primavera araba è come una bolla di sapone.
Intervista di Rainews24
da L'intervista in esclusiva di Monica Maggioni al presidente siriano Bashar al-Assad, Rainews24.it, 13 marzo 2014
- Fin dall'inizio della crisi, abbiamo sempre affermato che l'attività politica o la soluzione politica, comunque vogliamo chiamarla, è un elemento fondamentale della crisi, ma quando c'è il terrorismo non ci si può aspettare che la soluzione politica possa risolvere tutto.
- Quando sono armati non si possono definire opposizione, ma terroristi. L'opposizione è un'entità politica, un programma politico, una visione politica. Questa è l'opposizione. Se ci sono le armi, si distrugge, si uccide, si commettono omicidi, non si tratta di opposizione. Questo è quello che tutto il mondo e tutti gli altri paesi definiscono terrorismo. Dunque possiamo discutere con tutti i partiti all'opposizione; per quanto riguarda i militanti che hanno le loro armi, se rinunceranno alle loro armi, saremo pronti a discutere con qualunque altro cittadino.
- Non possiamo negoziare con coloro che richiedono un intervento straniero ed un intervento militare in Siria.
- [Sull'Arabia Saudita e il Qatar] Si tratta di stati satelliti. Il loro padrone sono gli Stati Uniti, lo sappiamo tutti. Dunque se parteciperanno gli Stati Uniti saranno loro il partner principale, gli altri sono accessori.
- La nostra realtà attuale è che molti paesi europei hanno adottato quella che potremmo definire la prassi americana nel trattare con gli altri paesi, dal tempo di George Bush, oltre dieci anni fa. Quando hanno un problema o sono in disaccordo con un paese, tagliano qualunque tipo di rapporto. Dunque se volete avere un ruolo come potete farlo se non ci sono rapporti? Per quanto riguarda la credibilità, come potete parlare di credibilità di qualunque paese europeo se parlano di aiuti umanitari e allo stesso tempo decidono di imporre il peggiore embargo che abbiamo mai vissuto dalla nascita della Siria, dopo l'indipendenza?
- L'avvicinamento degli iraniani agli americani non è solo una mossa naif, è un passo ben studiato basato sull'esperienza degli iraniani con gli Stati Uniti dalla rivoluzione del 1979. Ma se gli americani sono sinceri in questo ravvicinamento, credo che ci saranno risultati positivi su una serie di questioni, non solo la crisi siriana, ma anche tutti gli altri problemi della regione.
- La Siria è un crogiolo di razze, è sempre stata così e lo è anche oggi con la sua molteplicità di culture presenti da secoli prima del cristianesimo e dopo il cristianesimo, prima dell'Islam e dopo l'Islam. Se ci saranno dei cambiamenti anche drastici nel tessuto demografico e sociale della società siriana, ci sarà un grande problema in relazione al futuro della Siria. Non so che tipo di problema potrebbe essere, perché è più complicato di quanto si potrebbe pensare e avrebbe delle ripercussioni anche su altri paesi della regione. La Siria è un paese laico e la società siriana è una società laica. Laico significa trattare con ogni cittadino a prescindere dalla sua religione, setta o etnia. Io penso che tecnicamente queste minoranze in Siria, soprattutto i cristiani alla luce di quanto sta accadendo recentemente, chiese bruciate, attacchi a villaggi cristiani, espulsione dei cristiani dalle loro case, alla luce di tutto ciò affrontare questa crisi non è solo una questione siriana, non è solo una questione regionale; dovrebbe essere una questione internazionale, soprattutto per l'Italia ed il Vaticano.
- L'esercito siriano non ha utilizzato affatto le armi chimiche, non lo ha mai fatto durante la crisi. Al contrario abbiamo prove sull'uso delle armi chimiche da parte dei ribelli.
- Fino ad ora come Presidente devo restare al mio posto perché quando c'è una tempesta nessuno abbandona il proprio posto, non si abbandona il proprio posto e non si lascia il paese nel bel mezzo della tempesta. La missione è riportare il paese al porto e non abbandonare la nave e il popolo siriano.
- Abbiamo bisogno delle riforme. Senza le riforme non si va avanti. Le riforme sono una parte fondamentale di ciò di cui sto parlando; in realtà sono l'asse portante per una Siria migliore, è certo, ma questo non significa essere la speranza di paesi o di persone straniere, io potrei essere la speranza dei siriani, di nessun altro.
Intervista dell'Avvenire
da Intervista. Il presidente Assad: presto referendum in Siria. Gli errori della Ue", Avvenire.it, 14 marzo 2017
- Il problema siriano ha molte sfumature ed è reso ancor più complicato dalle ingerenze esterne.
- Finché ci saranno terroristi in Siria ogni abitante del Paese sarà in pericolo, questo è certo. La domanda importante è: chi aiuta e sostiene i terroristi? Ed è una domanda che vorrei fare ai politici europei, che fin dall'inizio della crisi in Siria hanno preso una strada che ha portato alla distruzione del nostro Paese, alla diffusione del terrorismo in tutta la regione, al succedersi di attentati in Europa e alla crisi dei rifugiati. L'Europa, o per meglio dire l'Occidente perché la guida è sempre stata degli americani, ha avuto finora l'unico ruolo di cooperare con gli obiettivi dei terroristi. Non ha sostenuto alcun processo politico. Ne parla, ma senza intraprendere alcuna concreta azione. Per quanto riguarda Israele, è semplice: aiuta in modo molto diretto i terroristi, sia offrendo sostegno sia lanciando attacchi contro il nostro esercito lungo la linea di confine. L'Iran, al contrario, ci aiuta a combattere il jihadismo e ci sostiene dal punto di vista politico in Medio Oriente come presso la comunità internazionale.
- Guardiamo ai fatti: da quando abbiamo chiesto ai russi di aiutarci e loro si sono schierati accanto all'esercito siriano, il Daesh ha cominciato a perdere terreno. Prima, finché sul terreno agiva solo quella che viene chiamata Alleanza occidentale contro il terrorismo, il Daesh si allargava.
- In primo luogo, è il popolo siriano che deve scegliere il proprio Presidente e decidere chi è il colpevole di questa guerra e delle sue conseguenze. Certo non le Nazioni Unite, che non hanno alcun vero ruolo. E sappiamo anche qual è la causa: dal crollo dell'Urss, alcuni Paesi del Consiglio di Sicurezza, cioè Usa, Francia e Gran Bretagna, hanno usato l'Onu per affermare i propri interessi e rovesciare i Governi che non si allineavano ad essi. Dovrei andarmene? Per me conta solo il parere dei siriani. L'Onu e qualunque altro politico fuori dalla Siria possono dire ciò che vogliono, non me ne curo. Comunque, quando si parla dei morti e dei rifugiati, sarebbe bene ricordare che la responsabilità di una parte di quelle tragedie ricade sull'Europa. Non direttamente ma per il sostegno offerto ai terroristi fin dal principio, definiti 'moderati' anche quando si capiva che quella moderazione era solo un'illusione.
- Ogni politica, nel modo in cui viene realizzata, ha dei margini di errore. Ma gli errori non si rimpiangono, si correggono. Ed è quanto cerchiamo di fare ogni giorno.
- La guerra è una lezione durissima per qualunque società. E noi non possiamo limitarci a prendercela con l'Occidente o con le petromonarchie del Golfo Persico che finanziano i terroristi. Dobbiamo chiederci: che cosa non funziona nel mio Paese? La mia agenda ha un caposaldo: favorire la discussione tra i siriani sul sistema che il Paese dovrà adottare.
- La priorità, ora, è sbarazzarsi dei terroristi per arrivare alla riconciliazione nazionale. Fatto questo, discuteremo liberamente di qualunque argomento o riforma.
- La generazione dei miei genitori era più aperta della mia. Ed è un problema che tocca non solo le persone religiose, il rifiuto dell'altro influenza la società intera, in ogni ambito. Questo fenomeno ha avuto una grossa parte anche nella crisi della Siria. Se non impariamo a farci i conti e a combatterlo, la guerra civile diventerà un tratto permanente delle società mediorientali. Ma, ripeto, tutto questo non c'entra con la nostra cultura. Infatti lo stesso problema si è avuto in Europa, in ogni Paese dove si è permesso che il wahhabismo prendesse piede. In Francia, per esempio. Non è un caso se molti dei più feroci leader del Daesh, di al-Qaeda e di al-Nusra sono arrivati dall'Europa.
Citazioni su Bashar al-Assad
modifica- Allah ti chiederà il conto per i 150 civili che hai ucciso, la pagherai per il male che hai fatto al tuo popolo. (Recep Tayyip Erdoğan)
- Assad sembra essersi deciso ad epurare il suo governo di chiunque sia remotamente sospettato di simpatizzare per la rivolta democratica – con la sua prima priorità essendo la ripresa del controllo delle forze armate. Per rendersi chiaro, sta apparendo sulla televisione di Stato in uniforme militare nel suo ruolo di comandante in capo – spesso con il petto ricoperto delle più alte decorazioni militari siriane al valore, anche se non ha mai fatto il servizio militare. (Amir Taheri)
- Bashar al-Assad ha brutalizzato il suo popolo: una soluzione in Siria deve essere la transizione a un nuovo leader. (Barack Obama)
- Certo, sarà dura dover abbassare lo sguardo ogni volta che qualcuno ci rinfaccerà le due o trecentomila uccisioni volute da Assad. Ma, se vogliamo che la guerra contro l’Isis sia efficace, è giunto il momento di accantonare (temporaneamente) questi ricordi. E di farlo a testa alta, senza infingimenti, ammettendolo apertamente. Tanto più che, probabilmente, questo non sarà neanche il peggiore dei compromessi che ci verranno chiesti. (Paolo Mieli)
- Dal nostro punto di vista, non ha più legittimità. (Hillary Clinton)
- È un errore non cooperare con il governo siriano di Bashar al-Assad. In Siria solo le forze di Assad e i curdi stanno combattendo valorosamente il terrorismo. (Vladimir Putin)
- Francamente Putin sta sostenendo una persona davvero diabolica [...] Quando fa sganciare gas o bombe o barili imbottiti di dinamite in mezzo a un gruppo di persone e poi si vedono quei bambini senza braccia, senza gambe, senza faccia, questa persona è un animale. (Donald Trump)
- Ha compiuto una grande operazione di mimetismo. È riuscito a passare nel giro di pochi mesi dal rischio di essere bombardato ad aver bisogno anche di una sua reazione contro il terrorismo. Dal suo punto di vista ha creato un capolavoro. (Domenico Quirico)
- Il fatto che resti alla guida del Paese è qualcosa che non può essere accettabile per quei leader come noi che lottano per la pace dell'umanità. (Recep Tayyip Erdoğan)
- Il presidente siriano Bashar al Assad è come Hitler e Saddam Hussein. (John Kerry)
- In Siria la brutale repressione del regime di Assad ha portato il Paese sull'orlo del baratro. La drammatica situazione umanitaria, l'afflusso di profughi nei Paesi vicini, gli scontri lungo la frontiera con la Turchia, i rischi di derive estremistiche richiedono una risposta determinata e coesa della comunità internazionale. L'Italia chiede fermamente che il regime siriano cessi le violenze e avvii la transizione politica. (Giulio Terzi di Sant'Agata)
- La Siria rappresenta oggi la pagina più dolorosa. Le atrocità di Assad hanno portato il paese alla guerra civile con conseguenze umanitarie devastanti. La comunità internazionale è stata finora incapace di arrestarla. Lo scenario è aggravato dai rischi di instabilità regionale e di contagio dei paesi vicini – penso in particolare al Libano, dove anche l'Italia è attivamente partecipe in una missione internazionale di stabilizzazione e di pace. (Giorgio Napolitano)
- Non conosco Bashar se non tramite quello che leggo sulla stampa. Ma credo che si stia inaugurando una nuova stagione. (Amin Gemayel)
- Non riponiamo la nostra speranza su Assad, o su qualcun altro in Siria. (Sergej Viktorovič Lavrov)
- Oggi, Bashar al-Assad interpreta il ruolo del figlio del levantino, offrendo i suoi servizi a qualsiasi potenziale cliente attraverso colloqui con chiunque passa l'angolo di Damasco ove si nasconde. A prima vista, il levantino può sembrare avvincente per coloro che sono coinvolti in giochi sporchi. Alla fine però, il levantino deve tradire il suo pagatore attuale per servirne uno nuovo. Quattro anni fa, Bashar si affiancò all'asse di Teheran e Mosca, e ora cerca di tornare a quella di Tel-Aviv e di Washington che suo padre servì per decenni. Se però la storia ha una morale da insegnare, è che il levantino è sempre la fonte del problema invece d'essere parte della soluzione. Lo Stato Islamico è là perché quasi mezzo secolo di oppressione da parte degli Assad creò le condizioni per la sua nascita. Ciò che ci vuole è una politica basata sul dato di fatto in cui entrambi, Assad e lo Stato Islamico, sono parti dello stesso problema. (Amir Taheri)
- Più di duemila combattenti russi e delle ex repubbliche sovietiche sono in Siria con il pericolo che possano tornare in patria. Invece di aspettare che lo facciano, aiutiamo Assad a combatterli in territorio siriano. (Vladimir Putin)
- Verrà un giorno in cui la giustizia internazionale si pronuncerà su Bashar al-Assad che massacra il suo popolo. Questi crimini [gli attacchi chimici contro i civili in Siria del 4 aprile 2017] non resteranno impuniti. Ci sono delle indagini e delle commissioni delle Nazioni Unite. Avrà un processo come criminale di guerra. (Jean-Marc Ayrault)
- Assad padre è arrivato al punto di schierare l'esercito siriano a fianco di quello americano nella guerra di liberazione del Kuwait contro le forze di Saddam nel 1991. Ciò induce a ritenere che anche il giovane Bashar farà del suo meglio per favorire una soluzione politica al nuovo conflitto esploso con l'America.
- Il vecchio Leone di Damasco ruggiva ma non mordeva. E oggi il più giovane e inesperto Bashar seguirà le sue orme. Stando alla storia recente della Siria e alla storia personale degli Assad lo scenario futuro più verosimile non sarà l'escalation della tensione ma all'opposto un rientro nella cuccia con la coda tra le gambe. La vera priorità di Bashar, al pari di quella del padre Hafez, non è mai stata la riconquista del Golan bensì la strumentalizzazione dello stato d'emergenza nazionale per legittimare il protrarsi del proprio potere dispotico all'interno della Siria.
- Morire per Saddam? La risposta del presidente Bashar Al Assad è un secco no. Il dittatore iracheno è stato un nemico giurato dei fratelli-rivali del Baath siriano. Probabilmente se lo avesse tra le mani, lo consegnerebbe subito a George W. Bush per mettere a tacere la nuova offensiva dell'America. Prima che si trasformi in Syrian Freedom.
- Spera di risultare credibile e convincente presso la comunità internazionale ma, al tempo stesso, si erge a pioniere e leader del movimento rivoluzionario della riscossa araba contro la strategia della superpotenza mondiale.
- Epigono minore del defunto presidente Hafiz, ma altrettanto determinato nell' uso della più ignobile spietatezza.
- Gli americani, e i loro più stretti alleati, hanno deciso che la cosa migliore era non fare nulla sul piano militare affidando alle sanzioni economiche e al gelo diplomatico il ruolo punitivo, ma non distruttivo, nei confronti di Bashar al Assad.
- L'ultimo degli Assad, che con il collo lungo da rettile raggiunge l'altezza di un metro e novanta, ricordando la figura del padre riflessa da uno specchio deformante, è diventato così un assassino tollerato e quasi intoccabile.
- Bashar è collegato alla centrale della tortura: tanto per passare il tempo, è lui che preme il pedale per trasmettere le scariche ai genitali dei suppliziati. Sembra che questo lo diverta.
- Che età hanno i suoi figli? Dormono bene? Sono stati dal dentista per prevenire la carie? Ci si preoccupa, si controlla che stiano bene e non manchino di nulla. Perché tutt'intorno alla loro casa, i cittadini in armi tentano di indurre il loro padre a tornare al suo primo mestiere di medico. Ma Bashar ha troppi impegni, non sa se la sera riuscirà a trovare il tempo di raccontare loro una favoletta per una buona notte con tanti bei sogni. Magari li ha mandati in un posto lontano, a Londra per esempio, per farli vivere al sicuro con la loro mamma.
- Con l'appoggio della Russia e dell'Iran, Bashar sta conducendo una guerra spietata contro il suo popolo. Le cose si sono complicate con l'entrata in scena dell'islamismo radicale. Un bell'aiuto per la strategia di Bashar, che ha potuto dire al mondo: o resto io, o sarà il caos islamista! Poi, nell'agosto 2013, si è fatto uso di armi chimiche. Obama si è spazientito. Ma era solo uno scatto di nervi, un po' di malumore. Tutto qui. Gli europei aspettavano di vedere cos'avrebbe fatto l'America. Non fece nulla. Così si è data «licenza di uccidere» a un grande assassino, Bashar al Assad.
- Io non so quanti anni abbiano i figli di Bashar al-Assad. Sembra che li abbia fatti andare all'estero. Fa bene a proteggerli. Non ha tempo di occuparsene. Ma cosa importa. Che dei servizi di Stato torturino a morte un ragazzino la dice lunga sulla sua umanità, sulla sua visione del mondo e del potere.
- La Siria è governata da un massacratore del suo stesso popolo. A Bashar al Assad non importa nulla di chi fugge dai suoi bombardamenti o da quelli delle orde dell'Is.
- La sua testa non è molto grande. È occupata da fieno, spilli e lame da rasoio. Non so perché. Il suo cervello è calmo. Non c'è stress né nervosismo.
- Se l'America e l'Europa avessero colpito con forza Assad nell'agosto 2013, quando usò il gas contro la sua popolazione, oggi non ci troveremmo davanti a una tragedia di questa portata. I potenti hanno abbandonato il popolo siriano. Fu l'America di George W. Bush a distruggere l'Iraq e a smantellare il suo esercito, che oggi si ritrova a combattere a fianco dell'autoproclamato imam Al Baghdadi, capo dell'Is. Nel frattempo Bush trascorre giornate tranquille nel suo ranch texano. Nessuna istanza giudiziaria internazionale lo ha mai importunato. E quest'impunità alimenta gli estremismi, servendo da pretesto ai giovani che si arruolano nella jihad.
- Assad e Putin sono autoritari e spregiudicati, ma anche molti generali democratici, durante la Seconda guerra mondiale, non si sono comportati diversamente.
- Gli americani non si rendono conto che Assad non è solo un despota ma anche il leader di un blocco politico e sociale. Non dimentichiamo poi che esiste la simpatia dei cristiani, della media borghesia. Fino ad ora hanno parlato poco per non esporsi alle rappresaglie dell’una e dell’altra parte, ma la loro posizione è chiara.
- Il presidente siriano si è sicuramente screditato ma non è una persona inutilizzabile.
- L’unico modo per uscire da questo imbroglio sarebbe quello di decidere quale sia il nemico peggiore: Assad o l’islamismo fanatico e radicale?
- Se le nostre democrazie hanno deciso che eliminare Assad è una condizione irrinunciabile, dovrebbero prepararsi a ciò che potrebbe succedere dopo.
- Bashar el-Assad è accusato dai manifestanti di essere un falso riformatore. Laureato in medicina, e poi convertito alla politica per prendere la successione del padre, egli si prestava come un uomo aperto alla modernità, appassionato d'informatica ed esperto internauta. Ma ha fatto disperdere brutalmente le timide manifestazioni dei giovani armati di candele riunitisi la sera a Damasco per appoggiare l'insurrezione del Cairo. Il caso di Tal al-Malluhi, una ragazza di diciannove anni, autrice di blog impertinenti, arrestata, maltrattata, condotta in tribunale con gli occhi bendati e le manette, e condannata a cinque anni per spionaggio a favore degli Stati Uniti, non ha reso credibile la conversione democratica di Bashar.
- C'è chi descrive Bashar el Assad politicamente agonizzante. Ma fin che il grosso dell' esercito è al suo fianco può resistere. Di giorno in giorno cresce tuttavia il rischio che le forze armate ereditate dal padre lo abbandonino.
- Con Hamas, Bashar, il figlio, va d'accordo. Ne ospita i dirigenti. Esercita inoltre un'influenza sugli hezbollah libanesi, con i quali sa essere severo quando deve placare le preoccupazioni all'interno del suo paese, dove è vivo il timore di essere trascinati da quegli alleati sciiti libanesi esaltati in disordini simili a quelli che tormentano, insanguinano il vicino Iraq.
- Ha l'aria di un bravo ragazzo. Persino un po' pirla. Un simpaticone, fino al giorno in cui l'esercito ereditato dal padre ha esagerato, accelerando la dinamica omicida.
- Non è facile scalzare Assad. Il suo potere ha radici profonde. E il sangue scorre facilmente in Siria.
Note
modifica- ↑ Citato in Assad attacca Arafat Ormai è fuori dai giochi, la Repubblica, 21 febbraio 2002.
- ↑ a b Citato in Assad al Giornale: "L'Europa sta aiutando l'Isis a colpirla", Ilgiornale.it, 30 dicembre 2016.
- ↑ Citato in Assad, ricorderemo sostegno Soleimani, Ansa.it, 3 gennaio 2020
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