Primavera araba
serie di proteste ed agitazioni cominciate tra la fine del 2010 e l'inizio del 2011
Citazioni sulla primavera araba.
- La "primavera araba" è sbocciata, è esplosa per la voglia di democrazia, di libertà. Non è provocata dal fanatismo islamista, e ancor meno ispirata dall'idea di un califfato (antico fantasma totalitario) lanciata da Bin Laden. Il suo strumento terroristico, Al Qaeda, più una nebulosa alimentata da gruppi di imitatori spersi nel mondo che una organizzazione vera e propria, è stata ed è ignorata dai giovani egiziani, tunisini, siriani o libici. Per loro è un arnese insanguinato e obsoleto. Non è una scelta. È fuori dal tempo, anche se i suoi sporadici seguaci sono ancora capaci di colpire. (Bernardo Valli)
- La Primavera araba è stata la più travolgente manifestazione del rigetto di tale esistenza artificiale e della domanda di dignità personale e libertà. Gli studenti, gli uomini e le donne scesi in Piazza Tahrir, nelle vie di Tunisi e Bengasi, e che oggi continuano a rischiare la vita per le strade di Damasco, invocano diritti e libertà. Diritti e libertà che sono alla base dell'identità politico-culturale dell'occidente e, mi piace ricordarlo, della nostra Costituzione. (Giulio Terzi di Sant'Agata)
- Fenomeno complesso quello delle primavere arabe, che, purtroppo, non ha raggiunto quegli obiettivi di maggior democrazia e giustizia sociale che sembravano esserne i motivi ispiratori. È lecito, tuttavia, chiedersi quanto a questo fallimento abbia contribuito, a livello di comunità internazionale, la ricerca di interessi economici e geo-politici particolari. (Pietro Parolin)
- Grazie alla vicinanza geografica, ai legami storici e culturali, agli intensi flussi commerciali, alle forti complementarietà tra le economie e ai sentimenti di profonda amicizia tra i popoli, noi italiani abbiamo da sempre una speciale comprensione della realtà della sponda sud del Mediterraneo. La Primavera araba ha però colto di sorpresa anche noi, come se ci fossimo trovati davanti a un idioma che non riuscivamo a decifrare. Accostandoci al Mediterraneo come a una regione di convergenze e somiglianze, avevamo trascurato le profonde differenze costituite dall'innaturale esclusione dei popoli arabi dalla vita democratica e dai diritti fondamentali. L'accondiscendenza verso i regimi autoritari, complice anche il timore di involuzione fondamentalista dei movimenti di ispirazione islamica, ci aveva indotto a scambiare l'immobilismo per stabilità, la paura oppressiva per sentimento di sicurezza. (Giulio Terzi di Sant'Agata)
- Per una serie di circostanze, che lascio volentieri agli storici e ai sociologi, quello a cui stiamo assistendo, dopo la rivolta tunisina del dicembre 2010, è il fallimento dello Stato arabo-musulmano. È fallito lo Stato dei nuovi sultani: l'Egitto di Hosni Mubarak, la Tunisia di Zine El Abidine Ben Ali, la Libia del colonnello Gheddafi. È fallito il nazionalsocialismo iracheno di Saddam Hussein e quello siriano della famiglia Assad. È fallita la democrazia multireligiosa e multiculturale del Libano. È fallita la Lega Araba. E potrebbero fallire, prima o dopo, gli Stati patrimoniali del Golfo. Sopravvivono paradossalmente le monarchie, da quella di Mohammed VI in Marocco a quella di Abdullah II in Giordania, ma il rischio del contagio, soprattutto nella seconda, è altissimo. In alcuni casi, Siria e Libia, la crisi è diventata rapidamente guerra civile. In altri casi, Egitto e Libano, la guerra civile potrebbe scoppiare da un momento all'altro. (Sergio Romano)
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