Hafiz al-Asad

politico e militare siriano

Hafiz al-Asad (1930 – 2000), politico e generale siriano.

Asad nel 1970

Citazioni di Hafiz al-Asad

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  • Ho più volte sottolineato l'importanza del coordinamento militare arabo, in particolare tra gli stati arabi che confinano con Israele, indipendentemente dalle differenze e dalle contraddizioni delle loro posizioni politiche, se questo serve alla lotta armata... la capacità difensiva del fronte siriano è strettamente legata a quella degli altri fronti arabi... lo stesso errore commesso prima del 5 giugno [1967] si potrebbe ripetere e Israele sarebbe in grado di attaccarci su ciascuno dei fronti arabi separatamente, uno dopo l'altro. Perciò, l'ampliamento e la continuazione dell'azione dei feddayin [guerriglieri palestinesi] sono fortemente legati alla capacità difensiva dei fronti arabi. (da un discorso del marzo 1969[1])
  • [...] siamo nel mezzo della battaglia e la strada è lunga, dobbiamo prepararci militarmente e agire politicamente ed economicamente per rafforzare l'azione dell'esercito... tra le nostre armi più importanti e principali... la solidarietà araba, l'unità araba... Abbiamo tentato di stabilire relazioni positive... con gli Stati Uniti... per ottenere la loro amicizia al fine di renderli neutrali e indebolire il loro appoggio al nostro nemico diretto... (da un discorso al congresso del Ba'th, 1975[2])

(EN) Da Why Syria entered Lebanon, consegnato ai consigli provinciali siriani, 20 luglio 1976

  • Mi devo riferire a un nuovo fenomeno, che merita un cenno in questa fase dell'amministrazione locale. Questo fenomeno è l'ascesa delle donne e la loro partecipazione nei consigli dell'amministrazione locale. È un fenomeno che merita essere notato. Questa è una nuova vittoria che le donne nel nostro paese hanno ottenuto. È una vittoria per loro stare a fianco agli uomini in questo settore per svolgere il loro ruolo nello spingere la ruota dello sviluppo e del progresso. È una vittoria per le donne e la società. Benvenuto alla madre, come ho detto prima, la moglie, la sorella e la figlia nel nuovo settore d'azione.
I must refer to a new phenomenon, which deserves mention in this stage of the local administration. This phenomenon is the emergence of women and their participation in the local administration's councils. It is a phenomenon which deserves to be noted. This is a new victory which women in our country have achieved. It is a victory for them to stand alongside men in this field to play their role in pushing the wheel of development and progress. It is a victory for women and society. Welcome to the mother, as I have previously said, the wife, the sister and the daughter in the new field of action.
  • Le risorse del nostro paese sono infinite, ma la maggior parte sono nascoste. Dovete cercarle e metterle al lavoro, così potremo trarre beneficio da loro ovunque e in ogni ambito.
The resources of our country are boundless but most of them are latent. You must search for them and set them to work so that we may benefit from them everywhere and in every field.
  • Coloro che gridano da lontano dovrebbero sapere che non ho alcuna sete di potere. Sono solo un membro di questo popolo.
Those who cry out from afar should know that I have no lust for power. I am only a member of this people.
  • I cospiratori volevano confonderci, mai noi confondemmo loro. Usarono vari metodi sleali, ma fallirono. Fallirono nel conseguire un singolo obiettivo. Cercarono di manovrare i fili dietro le quinte, ma noi li tagliammo, come taglieremo tutti i fili.
The conspirators wanted to confuse us, but we confused them. They used various crooked means, but they failed. They failed to achieve a single objective. They tried to pull strings, but we cut them and we will cut all the strings.
  • Questo paese appartiene a tutti gli arabi.
This country belongs to all the Arabs.
  • La ripartizione del Libano è un vecchio scopo sionista, come ben sapete. Forse molti di voi hanno letto le lettere scambiate tra i leader sionisti, o alcuni di loro, negli anni cinquanta su questo argomento, sottolineando l'importanza della partizione del Libano.
    La ripartizione di Libano, fratelli, non è voluta da Israele a causa dell'importanza militare del Libano. Che il Libano sia unito o frammentato, non costituisce un problema militare per Israele attualmente e non si prevede che costituirà un problema militare nel prossimo futuro, per quanto riguarda Israele. Israele non cerca di ripartire Libano perché esso costituisce un onere militare. Israele vuole la ripartizione di Libano per una ragione politica ed ideologica. È del tutto ovvio che Israele desideri la fondazione di staterelli settari in questa regionein modo che Israele possa rimanere lo stato più forte.
The partitioning of Lebanon is an old Zionist aim, as you know. Perhaps many of you have read the letters which were exchanged between the Zionist leaders, or some of them, in the fifties on this subject, stressing the importance of partitioning Lebanon.
The partitioning of Lebanon, brothers, is not sought by Israel because of Lebanon's military significance. Whether Lebanon is united or fragmented, it does not constitute a military problem for Israel at present and is not expected to constitute a military problem in the foreseeable future, as far as Israel is concerned. Israel is not seeking to partition Lebanon because it constitutes a military burden. Israel wants the partitioning of Lebanon for a political, ideological reason. It is only natural that Israel wishes the establishment of sectarian statelets in this area so that Israel can remain the stronger state.
  • Perché il sionismo è un movimento razzista? Perché raccoglie persone da ogni luogo, con la religione come solo collegamento tra loro, per fare di loro un popolo e costituire uno stato per queste persone. Quando il Libano viene diviso tra i cristiani e i musulmani, Israele chiederà: Dov'è il razzismo? Israele è fondato sulla religione, e in Libano ci sarebbero degli stati o staterelli fondati sulla religione. O siamo razzisti o non siamo razzisti.
Why is Zionism a racist movement? Because it gathers people from everywhere, with religion the only link among them, to make a people out of them and to establish a state for these people. When Lebanon is partitioned between Christians and Moslems, Israel will say: Where is racism? Israel is based on religion, and in Lebanon there would be states or statelets based on religion. Either we are racists or not racists.
  • Ci sono migliaia in Libano che non hanno la nazionalità libanese. La maggior parte dei leader arabi hanno saputo per molti anni di questa realtà concernente il Libano. Molti sono intervenuti a mediare, hanno combattuto e sofferto per risolvere questo problema, ma non è stato risolto.
There are thousands in Lebanon who do not have Lebanese nationality. Most Arab leaders have known this fact about Lebanon for many years. Many interceded, fought and struggled to resolve this problem, but it was not resolved.
  • Sono i musulmani in Libano che non vogliono la secolarizzazione, e non viceversa, perché la questione riguarda l'essenza dell'Islam.
The Moslems in Lebanon are the ones who do not want secularization and not vice versa, because the matter deals with the essence of Islam.
  • Una rivoluzione significa giustizia per tutti. Una rivoluzione è contro ogni tipo di ingiustizia. Una rivoluzione significa correzione e riforma. Un rivoluzionario non sposta l'ingiustizia da un punto all'altro. Egli elimina l'ingiustizia da se stesso e dagli altri. Questo è un rivoluzionario. Questo è un Mussulmano. L'autentico Mussulmano è il vero rivoluzionario. L'Islam è la più grande rivoluzione nella storia della nostra nazione araba e dell'umanità.
A revolution is justice for all. A revolution is against all kinds of injustice. A revolution is correction and reform. A revolutionary does not remove injustice from one to place it on another. He removes injustice from himself and from others. This is a revolutionary. This is a Moslem. The true Moslem is the true revolutionary. Islam is the greatest revolution in the history of our Arab nation and of humanity.
  • L'azione militare decisiva relativa a qualsiasi problema significa la liquidazione finale di questo problema; significa trovare una soluzione drastica a questo problema.
Decisive military action regarding any problem means the final liquidation of this problem; it means finding a drastic solution to this problem.
  • Non posso immaginare quale sia il nesso tra la lotta dei palestinesi nei monti più alti del Libano e la liberazione della Palestina.
I cannot imagine what the connection is between the fighting of Palestinians in the highest mountains of Lebanon and the liberation of Palestine.
  • È ovvio che la Siria non agisce senza convinzione. È ovvio che nessuno può trascinare la Siria in una posizione che non vuole. Questo deve essere chiaro ovunque. Non agiremo senza convinzione. Non comprometteremo i nostri principi e i nostri scopi. Non prenderemo alcuna decisione senza tenere in debita considerazione i nostri interessi nazionali e panarabi. La Siria è la terra della risolutezza. Chiunque appoggia l'indomabilità deve appoggiare la Siria. La Siria è la terra della liberazione. Chiunque appoggia la liberazione deve appoggiare la Siria. La Siria è la terra del nazionalismo e del progresso. Chiunque appoggia il nazionalismo e il progresso deve appoggiare la Siria. La Siria è la terra della lotta palestinese. Chiunque appoggia la lotta palestinese deve appoggiare la Siria. Qualsiasi discorso sulla guerra, qualsiasi discorso sulla liberazione della Palestina senza la Siria è ignoranza e fuorvia le masse.
It is obvious that Syria does not move without conviction. It is obvious that nobody can drag Syria into a position it does not want. This must be clear everywhere. We will not move without conviction. We will not compromise our principles and objectives. We will not adopt any decisions without giving due consideration to our national and pan-Arab interests. Syria is the land of steadfastness. Whoever supports steadfastness must support Syria. Syria is the land of liberation. Whoever supports liberation must support Syria. Syria is the land of nationalism and progress. Whoever supports nationalism and progress must support Syria. Syria is the land of Palestinian struggle. Whoever supports the Palestinian struggle must support Syria. Any talk about war, any talk about the liberation of Palestine without Syria is ignorance and misleads the masses.
  • Coloro che parlano a nome della Palestina si alzano e dicono: Non entrare in Libano. Dimenticano o cercano di ignorare o vogliono che noi e il mondo dimentichiamo o ignoriamo il fatto che Libano non è la Palestina e che Beirut è la capitale del Libano e non della Palestina. Chi si lamentò quando entrammo in Libano? Non fu il presidente del Libano, il suo ministro degli esteri, il primo ministro o il portavoce della camera dei deputati. Fu il ministro degli esteri dell'Olp, il capo del dipartimento politico dell'Olp o il presidente del comitato esecutivo dell'Olp o così via che parlavano a nome della Palestina. Naturalmente, una tale persona deve portare un fucile per lamentarsi contro la Siria. Con quale logica etica, patriottica e legale queste persone si alzano e dicono: Lasciate il Libano, ritiratevi dal Libano e non abbiate nulla a che fare con il Libano? Come fa un palestinese ad alzarsi in Libano per dire al Siriano: Non entrare in Libano?
Those who speak in the name of Palestine stand up and say: Do not enter Lebanon. They forget or try to disregard or want us and the world to forget or disregard the fact that Lebanon is not Palestine and that Beirut is the capital of Lebanon and not of Palestine. Who complained when we entered Lebanon? It was not the president of Lebanon, its foreign minister, prime minister or speaker of the Chamber of Deputies. It was the PLO's foreign minister, the chief of the PLO's Political Department or the PLO Executive Committee's chairman or so-and-so speaking in the name of Palestine. Naturally, such a person must carry a rifle to complain against Syria. By what ethical, patriotic and legal logic do these persons stand and say: Leave Lebanon, withdraw from Lebanon and have no connection with Lebanon. How does a Palestinian stand up in Lebanon to tell the Syrian: Do not enter Lebanon.
  • Noi in Siria saremo sempre il cuore dell'arabismo. Poiché siamo il cuore dell'arabismo, non possiamo capire come un cittadino arabo palestinese e un fedayyìn palestinese in Libano possano alzarsi in piedi in Libano per dire al soldato siriano: esci dal Libano. Se la ragione è che il palestinese teme questo soldato, allora perché lo teme in Libano e non in Siria? Il fedayyìn palestinese va dalla Siria al Libano per dire al soldato palestinese: esci dal Libano. Poi torna in Siria per incontrare il soldato siriano. Questo è strano e insolito.
We in Syria will always remain the heart of Arabism. Because we are the heart of Arabism, we cannot understand how a Palestinian Arab citizen and a Palestinian fedayeen can stand up in Lebanon to tell the Syrian soldier: Get out of Lebanon. If the argument is that the Palestinian fears this soldier, then why does he fear him in Lebanon and not in Syria? The Palestinian fedayeen goes from Syria to Lebanon to tell the Palestinian soldier: Get out of Lebanon. He then returns to Syria to meet with the Syrian soldier. This is strange and odd.
  • I sacrifici della Siria sono evidenti e luminosi. Essa sta sacrificando i suoi figli, la sua economia, la sua terra e tutto così che la questione palestinese possa continuare, la lotta per la questione palestinese possa continuare e affinché si possa procurare l'inattaccabilità e la forza a tutti gli arabi e alla resistenza palestinese, ed infine per riconquistare la nostra terra occupata [riferimento al Golan] e i diritti dei nostri profughi.
Syria's sacrifices are clear and bright. It is sacrificing its sons, economy, land and everything so that the Palestinian question may continue, the struggle for the Palestinian question may continue and so that we can provide impregnability and strength for all Arabs and the Palestinian resistance and ultimately restore our occupied land and the rights of our displaced people.
  • Gli Arabi sono una nazione e Israele è uno straniero per questa nazione e non ha alcun nesso con i suoi scopi. Questa è una questione ovvia che non ha alcun bisogno di essere discussa.
The Arabs are one nation and Israel is a stranger to this nation and it has no connection with its aims. This is a self-evident matter which needs no debate.
  • Ogni volta che Israele cercherà di affrontarci, non proveremo alcuna angoscia perché saremo pronti ad affrontare Israele non soltanto sul territorio della sola Siria, ma in qualsiasi posto della patria araba.
Any time Israel seeks to confront us, we will not feel any anxiety because we will be ready to confront Israel not only on the territory of Syria alone but anywhere in the Arab homeland.
  • La Siria rimarrà un faro di luce per guidare tutti i combattenti della nostra nazione araba. Noi in questo paese rimarremo nobili e dignitosi, agendo in base al nostro principio e ai nostri ideali. Non lusinghiamo né compromettiamo i nostri scopi e i nostri principi. Incarniamo l'orgoglio, la dignità e il messaggio della nostra nazione araba. Ogni mano che tenta di ferire la dignità e l'orgoglio di questo grande popolo, che sacrifica tutto ciò che ha per l'amore del suo orgoglio e l'orgoglio della sua nazione, verrà mozzata.
Syria will remain a bright beacon to guide all the strugglers of our Arab nation. We in this country shall remain noble and dignified, acting on the basis of our principle and ideals. We do not flatter or compromise our aims and principles. We embody the pride, dignity and message of our Arab nation. Every hand that attempts to harm the dignity and pride of this great people, who are sacrificing all they have for the sake of their pride and the pride of their nation, shall be severed.

Citazioni su Hafiz al-Asad

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  • A Hafez piaceva giocare a scacchi con un suo amico d'infanzia, che si presentava ogni pomeriggio e doveva essere perquisito sette volte prima di approdare alla sala dei giochi. Ma un giorno, dopo averlo visto tante volte, i soldati lo lasciarono passare senza compiere il loro lavoro. Quando Hafez venne a saperlo, ordinò di far giustiziare quei disgraziati per aver mancato di adempiere ai loro obblighi. (Tahar Ben Jelloun)
  • Hafez El Assad dice agli arabi: "Bisogna mobilitarsi per non farsi prendere alla sprovvista e non lasciarsi imbrogliare". Ma che cosa dirà al suo vicino, il re Hussein di Giordania, che lo accusa di volerlo destabilizzare da quando, nell'ottobre 1994, ha sottoscritto un trattato di pace con Israele? Che cosa dirà Arafat a Assad, visto che le relazioni non sono tanto buone? A che cosa serve un vertice che riunirà per le apparenze tanti capi di Stato che raramente riescono a sopportarsi? (Tahar Ben Jelloun)
  • Il vecchio Leone di Damasco ruggiva ma non mordeva. (Magdi Allam)
  • Quando chiesi a Bhutto cosa ne pensava di Asad, descrisse il leader siriano come "il levantino". Sapendo che, come lui, ero un avido lettore di gialli, il primo ministro pakistano sapeva che avrei afferrato il concetto. Fu solo pochi mesi dopo però quando, avendo letto il romanzo del 1972 di Eric Ambler Il levantino, che capii la rappresentazione a una parola scritta di Hafiz al-Asad da parte di Bhutto. Ne Il levantino, l'eroe, o l'antieroe se preferite, è un uomo d'affari britannico che, avendo vissuto in Siria per anni, si è quasi "integrato" ed è diventato un uomo d'identità incerta. È un po' di questo e un po' di quello, e un po' di tutto il resto, in una regione che è un mosaico di minoranze. Non crede in niente e non è leale con nessuno. Potrebbe essere tuo amico al mattino ma tradirti alla sera. Ha solo due scopi nella vita: sopravvivere e fare soldi. (Amir Taheri)
  • Saddam Hussein e Hafez al-Assad condividevano lo stesso universo politico. Entrambi avevano sconfitto i loro rispettivi radicali; entrambi avevano risollevato le fortune di commercianti e negozianti della classe media; entrambi avevano creato una struttura dove il leader si trovava in cima a una piramide politica ideata per garantire potere totale al despota; entrambi usavano una retorica antimperialista in pubblico, mentre in privato cercavano di ottenere i favori degli Stati Uniti. E nessuno dei due si tirò indietro quando si trattò di effettuare delle repressioni. Saddam distrusse i comunisti e schiacciò i curdi; il suo "collega" siriano ordinò la morte di diecimila persona ad Hammah: fondamentalisti islamici e oppositori laici che si erano ribellati al regime. Ma si comportarono come padrini della mafia rivali, attenti solo a mantenere il loro personale potere. Dal punto di vista politico, erano fratelli ma, come si dice in Italia «fratelli coltelli». (Tariq Ali)
  • [Nel 1970] Se mai dovessi ottenere il potere, verrai trascinato fino alla morte per le strade di Damasco. (Salah Jadid)
  • Ho incontrato Assad decine di volte, almeno venti prima di diventare presidente e poi ininterrottamente dopo la mia elezione alla massima carica del Libano dall'82 all'88. I nostri rapporti sono sempre stati improntati alla cordialità e alla sincerità, c'era perfino della simpatia sul piano personale anche se politicamente la pensavamo diversamente sull'indipendenza e gli interessi del mio paese. Con la sua morte si apre una stagione di grandi speranze per il Libano.
  • Indubbiamente un leader di grande statura che ha lasciato la sua impronta nella storia contemporanea della Siria.
  • Ritengo che avesse tre grandi virtù. Era un uomo saggio che non prendeva mai delle decisioni avventate, ponderava bene l'insieme della situazione prima di fare una scelta. Era un uomo paziente e si tratta di una virtù importante nell'attività politica. La terza virtù era la capacità di separare la sfera privata da quella politica, riuscendo così a mantenere i rapporti personali pur in presenza di conflitti politici. Noi siamo rimasti in ottimi rapporti fino all'ultimo istante della mia presidenza.
  • Anche Assad è laico e moderno, è un esponente del partito Baas, una volta interarabo ma da tempo frantumato in correnti nazionali, e anche Assad ha i riflessi pronti nell'eliminare gli avversari virtuali prima che diventino reali. Assad è simile a Saddam perché la Siria è come l'Iraq un mosaico di clan.
  • Hafez Assad non è Anwar Sadat. È un capo arabo di un'altra pasta ed è l'esponente di una minoranza religiosa (alauita) alla quale verrebbe difficilmente perdonata quell'eresia. Non verrebbe perdonata soprattutto dalla maggioranza sunnita, in particolare dai fratelli musulmani. I quali hanno subìto persecuzioni e massacri da quando Assad è al potere.
  • Hafez el-Assad (Assad I) sembrava in verità destinato a una breve carriera di dittatore. Ero a Beirut in quei giorni e non avrei puntato un centesimo su di lui. Apparteneva a una minoranza, era un alauita, una corrente dell'Islam relegata in Siria sulle montagne, e quindi non avrebbe retto, secondo i sofisticati analisti di Beirut, all'inevitabile rivalità delle altre comunità, assai più numerose e assuefatte a governare. Uno dopo l'altro, gli amici e colleghi libanesi e siriani autori di quella profezia morirono invece prima di lui. Furono uccisi nella interminabile guerra civile libanese, in cui Hafez el-Assad ebbe sempre un ruolo determinante e deleterio.
  • Hafez el-Assad è morto nel suo letto, e gli ha dato il cambio Bashar, il figlio, il quale rischia una fine molto più agitata. Quando nell'82 si scopri che il vecchio Assad aveva fatto massacrare ventimila tra uomini e donne nella città di Hama, dove i Fratelli musulmani si erano ribellati allo strapotere di Damasco, pensai, e non fui il solo, che presto o tardi qualcuno avrebbe vendicato i sunniti sepolti sotto le rovine di Hama da centinaia di bulldozer. Eppure sono passati più di trent'anni e gli Assad se la sono cavata.
  • Il presidente Assad era a fianco degli americani durante la guerra del Golfo, era un'importante pedina araba nel fronte anti-Saddam.
  • L'attuale protettore del Libano, il presidente siriano Hafez el-Assad, è un alauita, appartiene a una setta musulmana assai minoritaria nel suo paese. Negli ultimi decenni nessuno più di lui ha distrutto moschee e ammazzato musulmani. Musulmani per lo più sunniti, della corrente maggioritaria dell'Islam, in gran parte considerati fratelli musulmani, vale a dire i padri o i nonni dei fondamentalisti d'oggi.
  • Nonostante abbia ormai vent'anni, per il regime di Assad il consenso è invece spesso sulle punte delle spade o meglio sulle bocche dei cannoni dei suoi carri armati. Il clan di Assad è la setta alauita, scisma dell'Islam con vaghi elementi cristiani e alcuni dogmi segreti, considerata la maggioranza sunnita siriana un'eresia o un intollerabile groviglio di laici. Gli alauiti rappresentano poco più di un decimo della popolazione, sono all'incirca un milione e mezzo. Per imporsi Assad ha sparso molto sangue, in particolare a Hama, dove i suoi mezzi blindati hanno schiacciato nell'82 il movimento dei Fratelli Musulmani che in nome dell'Islam sunnita avevano aperto le ostilità contro il regime laico e moderno del Baas siriano, guidato da Assad, come quello iracheno è guidato da Saddam.
  • Venne battezzato il Bismark dell'Estremo Oriente. Era un uomo freddo e duro.
  1. Citato in Bruce Cumings, Ervand Abrahamian e Moshe Ma'Oz, Inventare l'asse del male. La verità su Iran, Siria e Corea del Nord, traduzione di Angelica Agneletti, Logos Nuovi Mondi, 2005, p. 103. ISBN 8889091266
  2. Citato in Bruce Cumings, Ervand Abrahamian e Moshe Ma'Oz editori, Inventare l'asse del male. La verità su Iran, Siria e Corea del Nord, traduzione di Angelica Agneletti, Logos Nuovi Mondi, 2005, p. 120, ISBN 8889091266.

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