Massimiliano Castellani
giornalista e scrittore italiano
Massimiliano Castellani (1969 – vivente), giornalista e scrittore italiano.
Citazioni di Massimiliano Castellani
modifica- [Sul campionato di Serie A 1969-1970] Era il 12 aprile, quando l'epico Rombo di Tuonobreriano con uno dei suoi pezzi forti di repertorio, gol di testa a volo d'angelo, contro il Bari realizzò la rete che regalava il primo e unico scudetto al Cagliari. Si materializzava una concreta utopia, che riabilitava un popolo povero e migrante, da sempre al margine della storia patria e tacciato di banditismo, che ogni domenica si spostava da uno stadio all'altro con euforia transumante. E poi quel titolo in Sardegna infondeva una rinnovata speranza, una spinta rivoluzionaria a quel calcio di provincia che allora poteva ancora giocarsela alla pari con le tre nobili blasonate di sempre: Juve, Inter e Milan. Una cavalcata trionfale, resa possibile per la compattezza e l'unione davvero "sarda" di un gruppo di uomini che incarnavano a pieno il coraggio indipendentista del guerriero Amsicora, l'indigeno cartaginese che nel 215 a.C. capeggiò la rivolta contro i romani invasori. Lo stadio Amsicora fu il piccolo grande teatro delle imprese del Cagliari di Riva e di quella anonima "sporca dozzina", per lo più fatta di lombardo-veneti, scartati dai grandi club del Nord, spediti al "confino" per andare a creare una sorta di legione straniera, la cui missione fu anche quella di combattere in campo, contro tutto e tutti, per riscattare l'onore dell'Isola. Quel Cagliari, a cominciare dal suo Filosofo in panchina, il pedagogo Manlio Scopigno, fu un esempio di autarchica anarchia applicata al gioco del pallone. [...] Una banda poetica quanto guascona, ma con giudizio, scevra ai ritiri eppure preparata atleticamente e baciata da madre natura, in cui a tutti era concesso di bere un bicchiere di più e di fumare la giusta stecca settimanale di sigarette, a patto che alla domenica il risultato non venisse mai meno.[1]
- [Sui Giochi della XXII Olimpiade] I Giochi del boicottaggio americano per l'invasione russa in Afghanistan, divennero di colpo quelli della smorfia di dolore vincente di Mennea, 1º al traguardo dei 200 e del pianto di gioia – sullo scalino più alto del podio – della Simeoni che invece dell'inno di Mameli cantava Viva l'Italia di De Gregori.[2]
- Nella memoria di cuoio, Ilario Castagner è sinonimo di Grifo, il simbolo della sua "creatura". Il Perugia dei miracoli, imbattuto per 30 partite su trenta nella stagione di Serie A 1978-'79, quella del clamoroso secondo posto dietro al Milan. Una squadra messa in piedi negli anni '70 dal geniale presidente Franco D'Attoma, l'uomo che [...] "brevettò" il primo sponsor sulle maglie (Pasta Ponte) di una formazione italiana. Tutto questo e altro ancora, era la piccola Olanda dell'Umbria guidata dall'Ilario, che nella sua tana dava spettacolo e soprattutto castigava le grandi.[3]
- [Su Pietro Anastasi] Pietruzzu, il ragazzo di Catania, quartiere Fortino. Pelle olivastra da indio etneo, anzi no: chiamatelo ancora «'U Turcu» come fa la gente catanese. Emigrato dalla Massiminiana [...] per stanziarsi alla corte degli Agnelli. [...] Pupillo dell'Avvocato che lo volle a tutti i costi alla casa reale della Vecchia Signora. [...] La Juve comprando Anastasi fece un affare e anche un'azione "politico-sindacale": ottenere la tregua dagli operai meridionali della Fiat Mirafiori in piena agitazione sessantottina. La squadra bianconera da quel momento in poi divenne una fucina di "talenti sudisti": Gentile il tripolitano, Furino il palermitano, Causio il leccese, Cuccureddu da Alghero e appunto Pietruzzu, il catanese.[4]
- Prima dell'ottavo Re, Francesco Totti, alla Roma c'è stato il Principe, Giuseppe Giannini. "Peppe il bello", idolo della Curva Sud e soprattutto delle ragazzine degli anni '80-'90 che nella cameretta accanto al poster di Simon Le Bon appendevano quello di Giannini, e in tante sognavano di sposare il Principe giallorosso al pari del cantante dei Duran Duran.[5]
- Signori si nasce e Gianluca [Vialli] lo è sempre stato, in campo e fuori. [...] un piccolo lord cremonese, cresciuto nel maniero di famiglia, educato al bon ton della ricca borghesia padana, ma con un cuore generoso e popolare che ricordava i suoi inizi calcistici come quelli dell'ex ragazzo dell'oratorio del Cristo Re, nel paese di Grumello Cremonese. Più giù, a Jesi, in quegli stessi pomeriggi dell'infanzia, all'oratorio di San Sebastiano stava sbocciando il talento del suo "gemello del gol", Roberto Mancini, con il quale insieme, dal 1984 al 1992, avrebbero reso grande e ancora insuperata la Samp del presidente Paolo Mantovani.[6]
- [Su Sara Simeoni] [...] unica vera signora dello sport italiano [...][2]
Note
modifica- ↑ Da Cagliari, cinquant'anni fa la favola tricolore, avvenire.it, 8 aprile 2020.
- ↑ a b Da La Simeoni non ha smesso di saltare, avvenire.it, 13 aprile 2013.
- ↑ Da Castagner: "La vita è un derby", avvenire.it, 19 novembre 2016.
- ↑ Da Addio Pietruzzo, la stella del Sud, avvenire.it, 18 gennaio 2020.
- ↑ Da Il Principe Giannini racconta Re Totti, avvenire.it, 27 settembre 2016.
- ↑ Da Addio a Gianluca Vialli, il piccolo lord del calcio, avvenire.it, 6 gennaio 2023.
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