Hailé Selassié

imperatore d'Etiopia (r. 1930-1936, 1941-1974)
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Haile Selassie I, nome di battesimo Lij Tafari Makonnen (1892 – 1975), negus d'Etiopia.

Haile Selassie nel 1970

Citazioni di Haile Selassie

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  Citazioni in ordine temporale.

Anni trenta

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  • Radunatevi con i vostri capi, obbedite loro con un unico scopo, e respingete l'invasore! Possano coloro, che non sono in grado di partecipare attivamente a questa disputa sacra, a causa di malattia o infermità, aiutarci con le loro preghiere.[1]
  • Rinunciando alla firma messa sull'Alleanza della Società delle Nazioni, in violazione delle promesse di pace solennemente fatteci nel Trattato Italo-Etiopico del 1928, e riducendo a un nulla tutti gli impegni internazionali, in particolare il patto di rinunciare alla guerra, l'Italia si prepara per la seconda volta a violare il nostro territorio.[1]

Al parlamento etiope sull'aggressione italiana

11 luglio 1934; in Discorsi di sua maestà imperiale Haile Selassie I tradotti in italiano, F. A. R. I. – Federazione Assemblee Rastafari in Italia, 2015.

  • Il desiderio dell'Italia di invadere il Nostro paese da quaranta anni fa fino ad ora non è mai cambiato. Questa ambizione, che è stata manifestata continuamente in varie occasioni negli ultimi anni, è diventata più evidente durante il suo ultimo anno di attività invernali, rendendo ciò non più un segreto, il Governo Italiano, lo scorso anno in Agosto, senza alcun motivo, ha iniziato ad ammassare armi lungo i nostri confini.
  • L'Italia sta ancora sviluppando la sua preparazione militare e di funzionari al vertice del Governo Italiano dichiarano apertamente che il loro piano principale è quello di occupare il nostro Paese. Di conseguenza, l'ora della guerra si avvicina con il passare di ogni giorno.
  • Ciò che Mussolini dice è che l'Italia vuole civilizzare la Nostra gente. L'Italia si ostina a non risolvere la questione pacificamente. Desidera che molto sangue venga versato e di vendicarsi per la battaglia di Adua. Il popolo Etiope che l'Italia vuole disonorare chiamandolo pagano, è un popolo che onora la propria parola e rispetta i trattati che ha firmato. L'Etiopia non cerca la guerra, ma non si asterrà da qualsivoglia (azione) per difendersi da ogni aggressore. Anche ad Adua l'Etiopia non è stata quella che ha iniziato il problema. La guerra iniziò perché gli Italiani violarono la Nostra sovranità territoriale ed entrarono nel Nostro territorio. Potrebbero fare la stessa cosa domani. Anche se, con l'aiuto di Dio e il valore dei suoi patrioti, l'Etiopia ha guadagnato la vittoria nel 1896, non ha ricercato alcuna espansione territoriale e non ha fatto alcuna rivendicazione di sorta.
  • L'Etiopia non ha l'ambizione di dominare gli altri. Quello che vuole è essere padrona di se stessa e, a tal fine è sempre stata disposta a difendere fino all'ultimo uomo la sua indipendenza, sovranità ed integrità territoriale. Quando la forza espansionistica Italiana arriverà, con il pretesto di diffondere civiltà, e dotata di armi moderne, troverà il popolo unito d'Etiopia pronto a sacrificare la propria vita per il proprio paese ed Imperatore.
  • Combattenti d'Etiopia!
    Non lamentatevi e non perdete la speranza quando vedete un rispettato ed amato leader cadere nel campo di battaglia, per la causa della Nostra libertà. Invece, dovete realizzare che chi muore per il suo paese è davvero fortunato. La morte viene per tutti sia in tempo di pace che di guerra e prende quelli che sceglie. È meglio morire con la libertà che senza. I nostri antenati hanno preservato l'indipendenza del nostro Paese con il sacrificio delle loro vite. Siano di vostra ispirazione! Soldati! Uomini d'affari! Agricoltori! Giovani ed anziani, uomini e donne! Unitevi! Insieme lottate per la difesa del vostro paese!

Alla Società delle nazioni

30 giugno 1936; in Discorsi di sua maestà imperiale Haile Selassie I tradotti in italiano, F. A. R. I. – Federazione Assemblee Rastafari in Italia, 2015.

  • Io, Haile Selassie I, Imperatore d'Etiopia, sono qui oggi per richiedere la giustizia che è dovuta al mio popolo, e l'assistenza promessa ad esso otto mesi fa, quando cinquanta Nazioni affermarono che un'aggressione fu commessa in violazione dei trattati internazionali.
  • Prego Dio Onnipotente affinché risparmi alle Nazioni le terribili sofferenze che sono state appena inflitte al mio popolo, e di cui i capi che qui mi accompagnano sono stati inorriditi testimoni.
  • Il vero affinamento nella barbarie consisté nel portare la devastazione e il terrore nelle parti più densamente popolate del territorio, i punti più lontani dalla scena delle ostilità. Lo scopo era quello di spargere paura e morte su una gran parte del territorio etiope. Queste tattiche di induzione della paura ebbero successo. Uomini ed animali soccombettero. La pioggia mortale che veniva dagli aerei faceva morire con grida di dolore tutti coloro che toccava. Chiunque abbia bevuto l'acqua avvelenata o mangiato i cibi infetti morì con terribili sofferenze. Decine di migliaia di vittime dell'iprite italiana caddero. È per denunciare al mondo civile le torture inflitte al popolo etiope che mi sono deciso a venire a Ginevra.
  • È necessario ricordare all'Assemblea le varie fasi del dramma etiope? Per i 20 anni passati, sia come reggente dell'Impero, che come Imperatore, non ho mai smesso di sforzarmi per portare al mio paese i benefici della civiltà, e in particolare per stabilire relazioni di buon vicinato con le potenze confi nanti.
  • Avrei potuto procurare risultati ancora maggiori per il mio popolo, se ostacoli di ogni genere non fossero stati messi sul percorso dal governo italiano, il governo che ha suscitato la rivolta e armato i ribelli. Infatti il governo di Roma, come ha oggi proclamato apertamente, non ha mai smesso di prepararsi per la conquista dell'Etiopia. I trattati di amicizia che ha firmato con me non erano sinceri, il loro unico scopo era quello di nascondermi le loro reali intenzioni.
  • Che tipo di assistenza vera e propria è stata data all'Etiopia dalle cinquantadue Nazioni che avevano dichiarato il governo di Roma colpevole di una violazione del Patto e si erano impegnate a impedire il trionfo dell'aggressore? Ha ciascuno degli Stati Membri, come era suo dovere fare in virtù della sua firma apposta all'articolo 15 del Patto, considerato l'aggressore come se avesse commesso un atto di guerra diretto personalmente contro se stesso? Avevo riposto tutte le mie speranze nella realizzazione di questi impegni. La mia fiducia era stata confermata dalle ripetute dichiarazioni fatte in sede di Consiglio al fine di stabilire che l'aggressione non doveva essere premiata, e che la forza avrebbe dovuto inchinarsi di fronte al diritto.
  • Il governo etiope non si è mai aspettato che altri governi spargessero il sangue dei loro soldati per difendere il Patto quando i loro interessi personali non erano in gioco. I guerrieri etiopi hanno chiesto solo i mezzi per difendersi. In molte occasioni ho chiesto l'assistenza finanziaria per l'acquisto di armi. Questa assistenza mi è stata costantemente rifiutata. Che significano, allora, in pratica, l'articolo 16 del Patto e la sicurezza collettiva?
  • A parte il Regno del Signore non c'è su questa terra una nazione che sia superiore a qualsiasi altra. Se dovesse accadere che un governo forte ritenga di poter distruggere impunemente un popolo debole, allora giunge il momento per le persone deboli di fare appello alla Lega delle Nazioni per emettere la sua sentenza in tutta libertà. Dio e la storia ricorderanno il vostro giudizio.
  • Dichiaro di fronte al mondo intero che l'Imperatore, il Governo e il popolo dell'Etiopia non si piegherà davanti alla forza; che manterrà tutti i suoi propositi e che userà tutti i mezzi in suo potere per assicurare il trionfo del diritto e il rispetto del Patto.
  • Chiedo alle cinquantadue nazioni, che hanno dato al popolo etiope la loro promessa di aiuto nella resistenza contro l'aggressore, cosa siete disposti a fare per l'Etiopia? E le grandi potenze che hanno promesso la garanzia della sicurezza collettiva agli Stati di piccole dimensioni su cui pesa la minaccia di subire un giorno il destino dell'Etiopia, quali misure intendono adottare?
    Rappresentanti del mondo sono venuto a Ginevra per condividere con voi la più dolorosa delle funzioni di un capo di Stato. Quale risposta dovrò portare al mio popolo?

Al popolo americano

25 dicembre 1937; in Discorsi di sua maestà imperiale Haile Selassie I tradotti in italiano, F. A. R. I. – Federazione Assemblee Rastafari in Italia, 2015.

  • Lasciate la pace regnare nei vostri cuori, nelle vostre famiglie, nell'unità dei vostri governi e nelle relazioni con gli altri popoli del mondo. Non c'è giorno più grande di gratitudine e gioia per i Cristiani che celebrare la nascita del Nostro Salvatore Gesù Cristo. In questo giorno di felicità ogni Cristiano nel meditare sulla vita di Gesù e sulle opere che ha compiuto per noi tutti, tende a dimenticare le tribolazioni che patisce e la tristezza che affligge il suo cuore. Nello stesso tempo ognuno è portato ad alleviare le proprie sofferenze, quelle dei propri parenti ed amici e a perdonare coloro che lo hanno afflitto.
  • Con la nascita del Figlio di Dio, un fenomeno senza precedenti, irripetibile e annunciato da tempo, accadde. Nacque in una stalla invece che in un palazzo, in una mangiatoia invece che in una culla. Il cuore degli uomini saggi fu colpito da timore e meraviglia al cospetto della Sua Maestosa Umiltà. I re si prostrarono davanti a Lui e Lo adorarono.
  • Vergogna su quanti tra noi sono Cristiani e non seguono la via del Salvatore del mondo la cui vita fu piena di bontà, umiltà e martirio! Se avessimo vissuto secondo le leggi che Egli ci ha dato e se fossimo stati degni di essere chiamati Cristiani la pace avrebbe regnato su questa terra. Gli uomini furono concepiti per essere come gli angeli viventi che incessantemente cantano le lodi al Dio Eterno. Se fosse stato così, i popoli della terra non sarebbero stati divisi lungo linee di inimicizia. In verità non c'è ragione legittima né buona causa che possa giustificare la guerra.
  • Sebbene le fatiche degli uomini saggi possono procurare loro rispetto, è un fatto che lo spirito dei malvagi continui a proiettare la propria ombra su questo mondo. Possiamo osservare con chiarezza come gli arroganti stiano guidando i loro popoli verso il crimine e la distruzione.
  • La bimillenaria Civiltà Cristiana è stata minacciata di annientamento. Se ciò accadesse, ritorneremmo ai giorni della barbarie, in cui i potenti potevano realizzare le proprie aspirazioni secondo la propria volontà. Affinché lo spirito del maledetto non acquisisca il predominio sulla razza umana che Cristo ha redento con il proprio sangue, tutti coloro che amano la pace dovrebbero cooperare per restare saldi, promuovere e preservare la legalità e la serenità.

Anni quaranta

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  • La Nostra felicità è grande nell'essere riuniti con il Nostro amato popolo, che, aspettando la Nostra assistenza negli ultimi cinque anni e bramando di rivederCi, ha combattuto in difesa della propria indipendenza con le proprie mani nude e i propri muscoli contro l'invasore.[2]
  • In questa occasione del Nostro ingresso nel Nostro territorio e della Nostra riunione con la Nostra gente, non dimentichiamo neanche il grande popolo della Gran Bretagna che Ci ha accordato un così caloroso e cordiale ricevimento. Non dimenticheremo mai il Nostro indebitamento verso quella gente per la profonda comprensione delle Nostre sofferenze e di quelle del Nostro popolo e per l'incoraggiamento che Ci diedero nel tempo della Nostra afflizione. Non dimenticheremo nemmeno l'amichevole e piacevole ricevimento che Ci è stato accordato dalle autorità Sudanesi, il governo ed il popolo, durante la Nostra permanenza a Khartoum. Ed infine, vi ringraziamo per gli auguri che Ci avete espresso a vostro nome. [2]
  • Quando la Nostra nemica di lunga data, l'Italia, oltrepassò il Nostro confine ed occupò il Nostro paese con forza aggressiva, Noi abbiamo combattuto per difendere il Nostro paese fin quanto abbiamo potuto e quindi andammo in Europa per sollecitare aiuto mentre voi, patrioti d'Etiopia, continuaste la lotta e Ci aspettaste combattendo giorno e notte nelle foreste e nelle montagne contro il brutale nemico militarmente superiore, avvantaggiandovi del vostro naturale eroismo come vostra arma più grande, mai riponendo le vostre spade, mai abbandonando la vostra bandiera o arrendendovi al dominio straniero. Come ora potete vedere, la vostra lotta di cinque anni vi ha permesso di essere testimoni dei frutti dei vostri sforzi e sacrifici.[3]
  • L'Onnipotente Iddio è stato misericordioso verso tutti Noi. Pertanto, abbiamo elargito misericordia a quelli di voi che, volontariamente o non volontariamente, hanno tradito il vostro paese ed il vostro Imperatore, quando Egli era qui o all'estero, e vi esortiamo, ovunque voi siate, a levare le armi contro il nemico che è arrivato, determinato a distruggere la vostra razza, confiscare le vostre proprietà e infangare il vostro nome. Ora dovete scacciarlo dall'Etiopia.[3]
  • Vi raccomando di accogliere in modo conveniente e di prendere in custodia tutti gli italiani che si arrenderanno con o senza le armi. Non rimproverate loro le atrocità che hanno fatto subire al nostro popolo. Mostrate loro che siete soldati che possiedono il senso dell'onore e un cuore umano.[4]
  • Oggi abbiamo invertito la politica della convenienza a scapito della giustizia internazionale. Oggi la vittoria che Noi celebriamo rappresenta non solo il trionfo sul Giappone, non solo il trionfo su quelle stesse forze che in Europa erano parte integrante della stessa lotta, ma anche il trionfo del principio della sicurezza collettiva sancito nella Carta delle Nazioni Unite firmata a San Francisco.[5]
  • L'Etiopia, con le altre Nazioni Unite più di tutti, ha contribuito con il suo massimo sforzo al raggiungimento di quella vittoria. Lei sarà, insieme a tutti gli altri, tuttavia, eternamente grata all'Impero Britannico, per il suo aiuto nella liberazione dell'Etiopia e, in quelle ore buie del 1940 e del 1941, per aver portato avanti da solo la guerra per la difesa della decenza e della libertà; all'Unione Sovietica, attraverso incredibili atti di eroismo, per avere ridotto in polvere le estese armate tedesche in Oriente ed infine agli Stati Uniti d'America per i suoi grandi sacrifici in uomini e ricchezza, che, con le forze combinate dell'Impero Britannico e dell'Unione Sovietica, ha reso possibile l'invasione dell'Europa e che, con una serie di brillanti vittorie navali ed aeree ha raggiunto la sconfitta ed il trionfo sul Giappone.[5]
  • La lealtà ispira la comprensione, e la comprensione la cooperazione; queste sono le più evidenti prove di forza. Ma le solide fondamenta di tutto ciò poggiano sull'educazione. È l'educazione che permette alle persone di vivere insieme, e le tiene lontane dalle insidie dell'immoralità, e induce il rispetto per la legge.[6]
  • Con duro lavoro e ambizione gli esseri umani possono raggiungere ogni risultato. Com'è essenziale che i giovani inizino la loro scolarizzazione prima dei sette anni, così è altrettanto essenziale che gli adulti la concludano prima dei cinquanta anni, e traggano beneficio da ciò. La padronanza dell'arte dell'apprendimento non è mai negata a chi si dedica allo studio; dovete realizzare che l'istruzione di un singolo avvantaggia anche il suo Paese: non conduce all'incuria nei confronti delle tradizioni della vostra nazione né all'incuria della vostra fede in Dio; ciò può avvenire solo come risultato di una condotta malvagia.[6]

Durante l'entrata trionfale (giorno della vittoria)

5 maggio 1941; in Discorsi di sua maestà imperiale Haile Selassie I tradotti in italiano, F. A. R. I. – Federazione Assemblee Rastafari in Italia, 2015.

  • Quando l'Italia diede inizio ad una guerra di aggressione contro l'Etiopia, sebbene sapessimo di non essere armati al suo stesso livello, combattemmo contro di essa con quella forza che eravamo stati in grado di raccogliere, poiché era nostro dovere resistere ad un nemico venuto per impadronirsi del nostro Paese. Ma appena apparve evidente che questi fosse deciso a sterminare la nostra popolazione col gas venefico, l'utilizzo del quale era proibito dalla legge internazionale, andammo ad appellarci alla Lega delle Nazioni per reclamare giustizia. Nel momento in cui si temette che questa ostilità iniziata dall'Italia potesse diffondersi in tutto il mondo, e quando giunse il periodo in cui tutti coloro che erano stati incaricati della responsabilità del governo cercarono di salvare il pianeta dalla catastrofe che si stava allora scatenando, questi iniziarono a lavorare per l'affermarsi della comprensione sul globo, al fine di evitare il diffondersi della conflagrazione.
  • Il sangue e le ossa di coloro che vennero uccisi con picconi e vanghe, che vennero squarciati con asce e martellati sino alla morte, trafitti dalle baionette, bastonati e lapidati, di coloro che vennero bruciati vivi assieme ai propri figli nelle loro case, di coloro che morirono di fame e sete in prigione, piangevano per la giustizia. Tutti sanno che questi atti di barbarie e crudeltà non furono perpetrati esclusivamente ad Addis Ababa, ma in particolar modo nelle province dell'Etiopia. Difficilmente sarebbe possibile trovare qualcuno che non sia stato catturato e percosso, preso a calci, umiliato ed imprigionato.
  • L'eroismo del popolo etiope è conosciuto nella storia. Ma esso non ebbe la possibilità di ottenere gli armamenti di cui necessitava, in mancanza di uno scalo attraverso il quale importarli. 52 Nazioni condannarono Mussolini per ciò che aveva commesso. Ma egli si gloriò della sua violenta opera senza curarsi dei loro giudizi.
  • Voi foste capaci di distruggere il nemico che vi era superiore in numero ed equipaggiamento, poiché siete un popolo in possesso di coraggio e misericordia, poiché avete cooperato, poiché conoscevate gli stratagemmi della guerra.
  • Le tribolazioni e le afflizioni, di cui abbiamo perso il conto e che non è possibile enumerare con esattezza, le quali ci hanno colpito durante i cinque passati anni, saranno di grande insegnamento per noi tutti; con la diligenza, l'unità, la cooperazione e l'amore impressi nel vostro cuore, saranno un grande stimolo per voi nell'aiutarmi negli affari dell'Etiopia che ho in mente. Nella nuova Etiopia desidero che siate un popolo indiviso e dotato di libertà ed uguaglianza dinanzi alla legge.

Per la presentazione del monumento dell'Abune Petros

luglio 1946; in Discorsi di sua maestà imperiale Haile Selassie I tradotti in italiano, F. A. R. I. – Federazione Assemblee Rastafari in Italia, 2015.

  • Il monumento che abbiamo svelato demarca l'area in cui il capo della Chiesa, l'Abune Petros, venne fucilato dagli aggressori italiani nel Luglio 1936. Il suo crimine fu che, essendo un Etiope e il capo della Chiesa d'Etiopia, non si astenne dal condannare apertamente l'immoralità del regime Fascista e di Graziani.
  • La scomparsa dell'Abune Petros marca un momento significativo nel corso di uno scontro caratterizzato dall'utilizzo di strumenti bellici banditi, come il gas venefico, l'incendio di villaggi e case, l'assassinio di civili e anziani, il tentativo di degradare i parametri morali e la cultura del Paese mediante il terrorismo, il massacro delle classi istruite e la totale distruzione delle scuole.
  • A dispetto di tale testimonianza, oggi il nemico tenta, con insensibile cinismo, di giustificare i propri crimini additando i benefici che pretende d'aver introdotto in Etiopia. Nel caso si faccia riferimento a benefici materiali, coloro che erano stati qui prima dell'invasione, e che sono in condizione di stabilire un paragone, possono esprimere una valutazione reale riguardo a questa pretesa. Il nemico ha costruito freneticamente al fine di difendersi da una nazione che rifiutava fermamente di deporre le armi contro l'aggressore; esso non ha costruito con l'intento di recare un permanente contributo al paese. Qualora l'avversario abbia, invece, la sfacciataggine di riferirsi a valori morali, lasciamo allora alla coscienza del mondo, affi nata da 10 anni di guerra, il dovere di replicare, dal momento che l'Etiopia si astiene dal descrivere minuziosamente il degrado che il regime fascista ha introdotto nel paese.
  • L'Etiopia ha dato prova di grande tolleranza nei confronti di un nemico che per sessanta anni le ha recato incalcolabili tormenti e lutti. Migliaia di nemici della nazione vivono ora pacificamente tra di noi. Abbiamo sostenuto la decisione di garantire l'assistenza dell'Amministrazione delle Nazioni Unite per il Soccorso e la Riabilitazione ai nostri vinti avversari, benché tale aiuto sia stato invece infinitesimale nei confronti dell'Etiopia, vittima dell'aggressione. In qualità di membro delle Nazioni Unite, abbiamo accettato di collaborare in pace con i nostri antichi nemici. Tuttavia, detta collaborazione deve fondarsi sulla buona fede e sulla fiducia reciproca. L'Etiopia ha dimostrato e continuerà a dimostrare la propria buona fede, nonostante gli inganni di quanti ne hanno abusato. Per il nemico è dunque giunto il tempo di porgere una mano in segno di amicizia. Se esso desidera quella dell'Etiopia deve, tuttavia, sinceramente pentirsi di sessanta anni di ingiustizia e dichiararsi pronto a rimediare. Se quel gesto verrà accompagnato dalla ferma volontà di lavorare in pace, senza quei propositi di aggressione che hanno motivato e guidato le politiche italiane per sessanta anni, l'Etiopia lo accetterà in spirito d'amicizia e di mutua comprensione.
  • Sebbene l'Etiopia sia annoverata tra le nazioni di antica civilizzazione, è noto che essa debba impegnarsi per prender posto tra le nazioni civili di oggi. La cultura moderna non è una nuova voga per l'Etiopia: la porta per essa è completamente aperta. Tutto ciò di cui si necessita sono istituzioni e scuole che consentano di filtrare ed assimilare la sua antica cultura con quella moderna. Come voi tutti sapete, prima che l'Etiopia venisse invasa dal nemico avevamo fatto tutto il possibile per migliorare le strutture educative, nonostante le numerose difficoltà in cui eravamo incorsi.
  • La natura ha dotato l'umanità della capacità di pensare liberamente, ma affinché i suoi liberi pensieri la guidino agli obiettivi della libertà e dell'indipendenza, il suo modo di riflettere deve essere modellato dal processo educativo. Si comprenderà che l'indipendenza mentale creata dall'educazione individualmente, genererà qual risultato la creazione di una nazione incline all'indipendenza. Paragonando il numero di scuole funzionanti oggi in Etiopia con quelle che esistevano prima dell'occupazione nemica, si possono osservare con viva soddisfazione i miglioramenti conseguiti nei cinque anni passati. Stiamo seminando su un suolo fertile, e in ogni parte del paese stanno sorgendo scuole frequentate dalla gioventù odierna, assetata di conoscenza.

In occasione della pose della pietra di fondamenta dell'"Haile Selassie I stadium"

3 novembre 1947; in Discorsi di sua maestà imperiale Haile Selassie I tradotti in italiano, F. A. R. I. – Federazione Assemblee Rastafari in Italia, 2015.

  • Lo sport non è nuovo al popolo etiope; corse di cavalli, nuoto, "gougs", lancio del giavellotto, "gittee", "meket", "genna", corse, salto in alto e in lungo, caccia, sono sempre stati considerati contributi allo sviluppo fisico e morale della Nostra gente. "Senterej", "gebetta" e "akandoura", sono alcuni tra i giochi etiopici che hanno attirato l'interesse degli Etiopi.
  • Di tutte le cose buone del mondo che sono state raggiunte dalla saggezza degli uomini e che posso essere realizzate solo grazie a tale saggezza, la salute è il dono divino da considerare al di sopra di tutto da coloro che si occupano di preservarla al meglio. Se manca la salute, l'insegnamento, la conoscenza, la vita stessa, tutto risulta inutile. Essendo lo sport il simbolo della fraternità e del lavoro di squadra, non c'è dubbio circa la sua utilità o delle sane virtù che sviluppa.
  • Non si deve dimenticare che per amare lo sport e salvaguardare il prestigio nazionale, è indispensabile non avere a che fare nulla con l'alcool ed evitare tutte le cose contro le quali la coscienza parla. Quando questo amore per lo sport sarà diventato una forza morale nel carattere, voi marcerete insieme come una squadra verso la vera fine.

Da Il progresso è morale

Intervista con il direttore di Voice of Ethiopia, 5 aprile 1948; in Discorsi di sua maestà imperiale Haile Selassie I tradotti in italiano, F. A. R. I. – Federazione Assemblee Rastafari in Italia, 2015.

  • Nel Venticinquesimo Anniversario della nostra Incoronazione abbiamo promulgato la nuova Costituzione Riveduta che garantisce al Nostro popolo il diritto di eleggere ed essere eletti al Parlamento, consentendo loro di condividere sempre più con noi il difficile compito del governo. Abbiamo sentito questo necessario in vista della diffusione dell'istruzione e del progresso soddisfacente fatto dal Nostro popolo durante gli ultimi 27 anni che è stato in gran parte il risultato dei Nostri sforzi personali in qualità di Ministro dell'Educazione. La nostra aspettativa futura, quindi, è che il Nostro popolo sia abbastanza saggio da effettuare un pieno e giudizioso uso dei diritti che Noi gli abbiamo garantito e che Ci dia sostegno incondizionato ed assistenza in tutto quello che facciamo per rendere l'Etiopia grandiosa.
  • Indubbiamente l'Etiopia è un grande paese le cui potenzialità future sono in ogni modo soddisfacenti. La sua ricchezza di risorse è un fatto a Noi ben noto lasciando da parte il parere di esperti in materia. È per sfruttare questa grande ricchezza nella massima pienezza che abbiamo introdotto moderne tecniche agricole in Etiopia sperando in tal modo di rendere il nostro Paese in grado di fornire cereali alimentari non solo per la propria popolazione in aumento, ma anche per il mondo esterno.
  • Il nostro atteggiamento verso i Somali che appartengono alla stessa razza degli Etiopi e che condividono con loro una storia comune, è sempre stato cristallino, ossia quello di sostenere tutto ciò che è favorevole al loro benessere e progresso.
  • Crediamo fermamente che ogni nazione ha un diritto innato di plasmare il proprio destino e di cercare la sua strada verso l'alto stato di avanzamento che le nazioni libere del mondo hanno raggiunto.
  • Viviamo in un'epoca di ideologie e la pace nel mondo è troppo preziosa per essere disturbata semplicemente a causa dello scontro di queste ideologie. Si tratta di una questione del tutto diversa, però, quando un paese tenta di interferire negli affari interni di un altro.
  • Sarebbe davvero nell'interesse della pace nel mondo se le nazioni del mondo raggiungessero un accordo per fermare la corsa agli armamenti. Quando un accordo generale sarà finalmente raggiunto sulla questione del disarmo tutte i preparativi di natura militare assumeranno gradualmente meno importanza di quanto non facciano oggi.
  • Non si può negare che in passato la vita dell'uomo è stata una vita di fatica e stenti. È corretto dire, dunque, che la civiltà moderna ed il progresso della scienza hanno notevolmente migliorato la vita dell'uomo ed hanno portato benessere ed agi nella loro scia. Ma la civiltà può servire l'uomo sia per il bene che per scopi malvagi. L'esperienza dimostra che essa ha sempre portato grandi dividendi per coloro che la utilizzano per buoni propositi mentre ha sempre portato danni incalcolabili e dannazione a coloro che la usano per scopi malvagi.
  • Tutte le invenzioni umane, dallo strumento più primitivo all'atomo moderno, possono aiutare l'uomo notevolmente nei suoi sforzi di pace. Ma se questi sono destinati a finalità malvagie hanno la capacità di spazzare via la razza umana dalla superficie della terra.
    E solo quando la mente umana è guidata dalla religione e dalla morale che l'uomo può acquisire la visione necessaria per destinare tutte le sue ingegnose invenzioni e contributi a fini veramente utili e benefici. Si può dire che il progresso della scienza è dannoso per la religione solo nella misura in cui è utilizzato per scopi malvagi e non perché rivendica una priorità sulla religione nella sua rivelazione per l'uomo.
  • Solo quando un popolo raggiunge l'equilibrio tra progresso scientifico e progresso spirituale e morale si potrà dire che questo possiede una personalità interamente perfetta e completa e non irregolare. Il tipo di progresso che abbiamo abbozzato per l'Etiopia si basa su questi principi fondamentali.

Anni cinquanta

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  • Vi giungono nei tempi in cui i Nostri sforzi per la riunione dell'Eritrea alla Madrepatria sono stati coronati con successo, ed è stato aperto l'accesso al mare per l'Etiopia. Poiché maggiore è il numero di un popolo, meno è vulnerabile alle aggressioni, siamo orgogliosi di sapere che le persone di una vecchia provincia un tempo strappata via dalla Madrepatria sono ora riunite con Noi.[7]
  • Gli uomini saggi hanno sempre conosciuto la profonda e pervadente verità secondo cui è meglio dare che ricevere, poiché, anche se è in conflitto con desideri egoistici e ambiziosi, li modera e li controlla. Dare richiede sempre sacrificio. Vincere la tentazione del mero agio quotidiano e portare avanti decisamente e pazientemente il programma stabilito sono vere prove dell'alto grado di determinazione che dovrebbe unirvi. Ognuno di voi, che desiderasse trarre profitto solo per se stesso dalla conoscenza datagli invece che servire gli altri attraverso la conoscenza acquisita studiando, sta tradendo e rendendo vana tale conoscenza. La gioia di un uomo è rendere felice suo fratello e di servire il suo paese. In tal modo è possibile legittimare l'alto e meritato posto che occupa la conoscenza. La conoscenza è potere. Se non è applicata in modo appropriato per creare, senza dubbio distruggerà. L'educazione ha valore se è radicata in individui di buon carattere e rispettosi verso Dio. Noi ci auguriamo che il vostro destino abbraccerà un'educazione fermamente basata su una buona indole agli occhi degli uomini e sul rispetto davanti a Dio.[7]
  • Noi, da parte nostra, avendo pienamente condiviso le sofferenze del Nostro amato popolo siamo sempre stati, tuttavia, consapevoli che anche il popolo dell'Italia è stato vittima, esso stesso, dell'oppressione Fascista. Siamo, dunque, sempre stati guidati e ispirati dai princìpi della carità Cristiana ed è stato in quello spirito che, dal momento del Nostro storico ritorno al Nostro Impero, abbiamo chiamato il nostro fedele popolo ad accettare, rispettare e proteggere quegli Italiani che hanno deciso di condurre la loro vita tra di noi. Le migliaia di vostri compatrioti che stanno qui oggi e che partecipano alla nostra vita nazionale, sono testimonianza del fatto che questo appello è stato sempre ascoltato ed obbedito dal Nostro popolo.[8]
  • Il mondo sta oggi attraversando un periodo di cambiamento così rapido e profondo che è diffi cile trovare un'altra epoca storica in cui movimenti ed eventi hanno così rapidamente e profondamente modellato la vita di una sola generazione. Tale osservazione è appropriata per l'Etiopia quanto per tutti gli altri paesi. Il progresso raggiunto dal momento della Nostra Incoronazione ad oggi è stato causa di umile e profonda gratifi cazione. Da una nazione costretta all'isolamento per la sua stessa sopravvivenza, siamo stati trasformati in un rapido e progressista, stato ormai unificato, non più lontano dal mare e dai suoi vicini, ma che partecipa ai grandi movimenti del mondo post-guerra, in pieno flusso e sviluppo.[9]
  • [...] anche se l'Etiopia rivendica quello che è forse il sistema giuridico più duraturo nel mondo oggi, Noi non abbiamo mai esitato ad adottare le parti migliori che altri sistemi legislativi possono offrire nella misura in cui esse rispondono e si adattano alle caratteristiche della Nostra particolare istituzione. Questo è stato valido non solo per i lavori della Nostra Commissione Costituzionale, ma dovrà esserlo anche per quanto concerne il lavoro che la Commissione di Codificazione è ora in procinto di iniziare.[9]
  • La Lega delle Nazioni ha fallito, ed ha fallito fondamentalmente a causa della sua incapacità di prevenire l'aggressione contro la mia nazione. Eppure, né la gravità del fallimento né l'intercorrente catastrofe avrebbero potuto affievolire la percezione del bisogno e della ricerca della pace attraverso la Sicurezza Collettiva. È così che qui alle Nazioni Unite noi ci siamo dedicati nuovamente a quegli alti e in verità essenziali ideali, essenziali se il mondo deve continuare sul sentiero della pace.[10]
  • L'educazione, può essere associata ad un grande albero con molti rami: comprende varie categorie di istruzione e disciplina, ognuna delle quali, come la medicina, l'ingegneria, la scienza navale e militare, la sorveglianza e l'aviazione che richiedono studi specializzati, sono tra le attività vitalmente importanti di una nazione. Oggi vediamo voi, giovani uomini e donne, prendere parte a questi campi di studio.[11]
  • I benefici dell'educazione possono essere visti in due modi: il primo, come avete menzionato nel vostro discorso, risiede nell'elevare lo standard della nazione; il secondo, nell'affinare e nello sviluppare la propria personalità, che potrebbe riflettersi sia nella direzione del bene che del male. Dovrà essere il vostro desiderio e la vostra volontà a respingere il male e a perseguire il bene. Perché, come la malattia può essere contagiosa di padre in figlio, allo stesso modo il carattere della generazione attuale potrebbe contagiare le successive: è con questo pensiero in mente che dovreste considerare le vostre opportunità per l'istruzione, che dura quanto la vita stessa.[11]
  • Tutta la conoscenza che può essere estratta dalla sorgente dell'educazione, contribuisce non solo al benessere del genere umano ed alla realizzazione di opere umanitarie, ma è anche un vero e proprio pilastro che sostiene la libertà della terra.[12]
  • Scegliendo come vostro ambito la vocazione infermieristica – il prendersi cura degli infermi ed il tendere verso di loro – avete compiuto una scelta nobile, perché è una delle professioni veramente umanitarie.[12]
  • È un fatto che la stessa parola "ospedale" sia un simbolo commemorativo del sacrificio fatto dall'uomo per il benessere dei suoi simili. Questo compito umanitario e caritatevole di aiutare gli ammalati e gli infermi, di mantenere uomini e donne in buona salute così che possano appropriatamente compiere i loro doveri civili, è invero un dovere sacro di notevole valore per il genere umano, che va oltre tutte le barriere nazionali, oltre tutte le limitate affinità di razza e religione.[13]
  • Sin dall'inizio del mondo, Dio ha sempre garantito ad un popolo, per quanto diviso in province, distretti, villaggi e famiglie, il privilegio di vivere insieme come una nazione, in libertà. Eppure, a causa dell'umana gelosia, dello spirito tirannico dell'uomo e a causa dell'avidità che incita a defraudare una parte, o tutta la sua terra natale, è divenuto un dovere essenziale dell'uomo quello di tenere pronti i mezzi per difendere la propria libertà.[14]
  • Oggigiorno, l'uomo è impegnato nello sviluppo dell'energia atomica; questo potere può essere utilizzato per propositi pacifici o distruttivi. Molti uomini istruiti, in varie occasioni, hanno cercato di abolire la guerra e stabilire una pace perenne. Sono stati firmati trattati e sono state formate organizzazioni per raggiungere tale scopo, ma a causa della mancanza di garanzie, questi sforzi hanno uniformemente fallito, e le nazioni, per raggiungere i loro fini, hanno persino restaurato la produzione e l'uso di gas venefici.[14]
  • Fino a poco tempo fa, il Nostro popolo si è sforzato di soddisfare le proprie esigenze d'abbigliamento filando in casa e tessendo sui propri antichi telai a mano. Ma con le crescenti richieste introdotte dalla civiltà moderna, questa situazione è cambiata rapidamente e oggi troviamo il settore tessile capeggiare la lista delle importazioni dell'Etiopia.[15]
  • Come noi tutti sappiamo, le malattie sono uno dei nemici mortali per il genere umano. Ma, grazie al progresso raggiunto nel campo delle scienze mediche durante questo secolo, l'uomo non è più una vittima indifesa contro ogni tipo di malattia.[16]
  • Ci sono molti e vari modi di utilizzare gli alberi: i boschi proteggono i nostri campi e le nostre piantagioni dall'essiccazione a causa dei venti del deserto che soffi ano nelle regioni confi nanti; durante i mesi estivi, essi forniscono umidità e ombra. Se non vengono piantati prontamente degli alberi per rimpiazzare quelli che sono tagliati di volta in volta, i Nostri costanti sforzi per conservare e sviluppare la ricchezza della Nostra Nazione, per il benessere delle generazioni presenti e future, verranno resi inefficaci e inutili. Siamo grandemente afflitti nell'osservare che le molte migliaia di gashas di foresta ricca sono distrutte ogni anno dall'abbattimento incauto di alberi, dall'incendiare sconsideratamente le foreste, dal pascolo forestale irregolare, e da altri abusi delle nostre ricchezze forestali, a causa dell'ignoranza popolare e del desiderio di un beneficio temporaneo da parte del Nostro popolo.[17]
  • L'esistenza o la non esistenza della ricchezza forestale in una nazione è uno dei fattori principali che influenzano il suo sviluppo e il suo progresso.[17]
  • Se i dipinti etiopici e altre opere d'arte otterranno un tale standard da poter essere inviate fuori dal Paese e occupare il proprio posto in mezzo alle opere provenienti da altre nazioni, essi potranno certamente dare un contributo nel tentativo di rendere l'Etiopia più ampiamente nota come nazione che partecipa pienamente allo spirito e alla sostanza della moderna civilizzazione.[18]
  • Un'arte puramente materialistica sarebbe come un albero dal quale ci si aspetta che porti frutto senza fiorire, e significherebbe sacrificare la grazia e la bellezza per la mera utilità.[18]
  • Il ruolo dell'Etiopia nella vita mondiale, potenziato e in rapida evoluzione, la crescita e l'espansione dei suoi impegni nazionali rendono imperativo che voi studenti vi prepariate alle vostre responsabilità obbedendo ai vostri insegnanti e dimostrandovi ricettivi all'autorità.[19]
  • Noi diciamo ora come diremo poi, che la bandiera nazionale è il simbolo dell'indipendenza di una nazione. La Nostra bandiera nazionale non fu mai cancellata neanche durante i cinque anni della parziale occupazione dell'Etiopia, perché i nostri valorosi patrioti, sotto il nostro comando, hanno coraggiosamente resistito al nemico. Molti paesi si sono rifiutati di riconoscere l'occupazione e lì la bandiera Etiopica continuò ad essere l'emblema della libertà dell'Etiopia.[20]
  • Il valore di una bandiera deriva dai sacrifici fatti per difenderla come simbolo dell'indipendenza, altrimenti non vi è nessuna differenza tra una bandiera e qualsiasi altro pezzo di stoffa. Ed è per questo che la bandiera è un'eterna fonte di inspirazione, di fedeltà e il simbolo del sacro dovere ed obbligo di un soldato; per lui è un sentinella morale.[20]
  • La razza Amhara deve sapere che ha un dovere da parte sua di lavorare nel campo tecnico, non importa a quale livello. Preservare l'eredità del proprio onore e della propria cultura è lodevole, ma oltrepassare i limiti può rivelarsi dannoso.[21]

Per il Battaglione Kagnew e sicurezza collettiva

14 aprile 1951; in Discorsi di sua maestà imperiale Haile Selassie I tradotti in italiano, F. A. R. I. – Federazione Assemblee Rastafari in Italia, 2015.

  • È più che naturale che le nazioni di piccole dimensioni che devono difendere così attentamente la propria indipendenza, dovrebbero guardare alla sicurezza collettiva come pietra angolare della propria esistenza. Il loro supporto di questo principio dovrebbe essere immediato, senza esitazioni ed assoluto. Nessun piccolo stato, nessuna nazione democratica, nessun popolo dimostrante carità verso il proprio simile, potrebbe fare altrimenti. Tra tutte le nazioni del mondo, il nome dell'Etiopia è stato intimamente associato con questo principio. La nostra imperterrita difesa della sicurezza collettiva alla Lega delle Nazioni, il Nostro stesso appello a quell'augusto corpo, i nostri feroci combattimenti senza aiuto attraverso le ore più scure precedenti l'ultima Guerra Mondiale, il coraggio dei nostri patrioti, i sacrifici senza fine delle Nostre famiglie, hanno dato all'Etiopia un posto insostituibile nella storia di questo principio nei tempi moderni.
  • Oggi non si tratta più di richiedere semplici sanzioni economiche. La Korea richiede alle Nazioni Unite e riceve da esse sicurezza collettiva nella forma di assistenza militare.
  • Nel partecipare alle misure di sicurezza collettiva nell'Estremo Oriente, stiamo solo compiendo i Nostri obblighi verso la Nazioni Unite. Come nel passato, con il disporre di assistenza finanziaria, abbiamo manifestato la Nostra simpatia nei confronti del popolo valoroso della Cina così acutamente provato da disastri naturali, così oggi, condanniamo le nuove avversità che questo popolo è stato chiamato a patire come risultato degli eventi dell'Estremo Oriente.
  • State seguendo le orme della lunga linea dei vostri antenati nel proclamare di fronte al mondo il diritto di ogni nazione, determinato dai suoi stessi sforzi per salvare la sua indipendenza e libertà, a ricevere come sicurezza collettiva assistenza da tutte le nazioni promotrici di pace. L'Etiopia oggi non potrebbe fare di meno e rimane fedele alle sue tradizioni ed ai suoi sacrifici che abbiamo Noi tutti subìto.

Resoconto interno sulle relazioni internazionali

10 dicembre 1956; in Discorsi di sua maestà imperiale Haile Selassie I tradotti in italiano, F. A. R. I. – Federazione Assemblee Rastafari in Italia, 2015.

  • Poiché i problemi sociali ed economici che l'India e l'Etiopia fronteggiano sono invero molto simili, possiamo ricavare tanto dall'esperienza dell'India, che si è sforzata per contrastare e superare questi problemi; lo sforzo che si sta facendo in India a tal fine è di grande significato per il programma di sviluppo e ricostruzione che abbiamo pianificato, e che stiamo per rendere effettivo nel nostro stesso Paese, per la prosperità e il benessere del nostro popolo. Non basta parlare d'idee e di piani: la cosa importante è tradurli in azioni effettive. Possa Dio Onnipotente sostenerci e guidarci nell'attuazione di questo grande obiettivo, così che il nostro popolo possa ottenere ancora più grandi opportunità e vantaggi dall'applicazione dello sviluppo del progresso tecnico.
  • A dispetto del grande danno che la guerra ha arrecato alla sua economia, il Giappone ha conosciuto una ripresa davvero impressionante e un grande progresso nell'immediato dopoguerra.
  • Abbiamo sempre mostrato grande ammirazione per il Giappone e per la capacità del popolo giapponese di preservare le proprie tradizioni, e, nell'acquisire il meglio della modernità, di conciliarlo con successo con il meglio dell'antichità. Durante la nostra visita a quel Paese amico, siamo stati colpiti dall'entusiasmo e dal duro lavoro che il popolo giapponese sta profondendo per raggiungere il proprio progresso, e sulla stessa linea la Nostra ammirazione e la profonda stima per questo popolo è stata grandemente accresciuta dall'aver sperimentato i suoi modi cortesi e la sua grande gentilezza.
  • La nostra nazione non è in alcun modo inferiore alla maggior parte delle altre nazioni per quanto riguarda le risorse naturali e territoriali; è ben noto che se un popolo ha ferma determinazione nel lavorare, può superare ognuna delle sue difficoltà e dei suoi problemi.
  • Abbiamo visto durante la Nostra visita che Dio non è stato parziale nella Sua opera di creazione divina. La differenza di colore è una nozione che non ha significato e la futilità di una tale affermazione è ora diventata cosa ovvia. Il modo in cui la gioventù etiope ha assimilato conoscenza di arti e scienze moderne, e gli alti risultati accademici di giovani uomini e donne che abbiamo inviato all'estero per una più alta istruzione, giustificano i nostri sforzi e le nostre aspettative. Tutta la nostra storia testimonia le eroiche gesta del nostro valoroso popolo.
  • La cosa che nuoce di più a una nazione e che paralizza la sua forza è la mancanza di entusiasmo e di zelo nel lottare, attraverso l'istruzione, per innalzarsi al livello che altre nazioni hanno raggiunto. Non c'è niente che desideriamo di più che vedere il pieno sviluppo delle risorse naturali del Nostro Impero e l'innalzamento dello standard di vita del Nostro popolo. Possa l'Onnipotente ed eterno Dio continuare a proteggere il Nostro popolo e benedire i Nostri sforzi, così che a Suo buon tempo Noi possiamo vedere i frutti del nostro lavoro.

In occasione del 27° anniversario dell'incoronazione

2 novembre 1957; in Discorsi di sua maestà imperiale Haile Selassie I tradotti in italiano, F. A. R. I. – Federazione Assemblee Rastafari in Italia, 2015.

  • È vero che il concetto di democrazia è universalmente accettato; è tuttavia non meno vero dire che ci sono molti tipi di democrazia quante sono le nazioni nel mondo, dal momento che lo spirito alla base di ogni tipo di democrazia è impartito ad essa dalla nazione che lo mette in pratica nella sua maniera individuale e specifica. La democrazia si evolve per stadi, gradualmente: la democrazia come condivisione della voce del popolo nella conduzione dei propri affari non è estranea all'Etiopia: lo spirito democratico non Ci è nuovo. È solo che i concetti democratici tradizionali e le convinzioni etiopiche hanno ora preso nuove fresche forme ed espressioni.
  • Non c'è nulla di nuovo e allarmante nella reintegrazione dell'Eritrea alla sua madre terra; con il passare del tempo, un confine territoriale artificialmente eretto dalla mano dell'uomo è stato rotto dalla mano Onnipotente di Dio.
  • Siamo lieti dei progressi che il Nostro amato Paese ha compiuto in tempi recenti, ma occorre continuare a progredire ad un ritmo sempre crescente. A coloro i quali guardano solo al passato senza pensare anche al futuro non si può riconoscere di aver compiuto i propri doveri nei confronti del Paese.
  • L'Etiopia ha più volte reso nota la sua posizione riguardo l'utilizzo delle acque del Nilo agli interessati; e le Nostre posizioni riguardo le acque delle regioni del Sud non sono differenti. L'Etiopia è felice di poter fornire e condividere con i Nostri fratelli Somali, che abitano questa regione, le acque necessarie per il sostentamento della loro esistenza.
  • Il lavoro dell'uomo è invano senza l'aiuto Divino. Noi speriamo e preghiamo che Dio assista e faccia prosperare ogni Nostra futura decisione per lo sviluppo del Nostro Paese e il benessere del Nostro popolo.

In occasione del conferimento delle lauree presso la facoltà di agricoltura

16 gennaio 1958; in Discorsi di sua maestà imperiale Haile Selassie I tradotti in italiano, F. A. R. I. – Federazione Assemblee Rastafari in Italia, 2015.

  • Una nazione ed il suo popolo che diventano autosuffi cienti attraverso lo sviluppo dell'agricoltura possono guardare con fiducia al futuro.
  • L'agricoltura non è solo l'attività principe tra quei fondamentali ed antichi compiti che sono stati essenziali per la sopravvivenza del genere umano, ma si colloca al primo posto nei prerequisiti per lo sviluppo industriale e di altro tipo.
  • Solo quando si realizzerà una solida base agricola per la crescita commerciale ed industriale del Nostro paese, potremo garantire il raggiungimento dell'obiettivo fi nale del Nostro programma di sviluppo, vale a dire, un elevato standard di vita per il Nostro popolo.
  • Anche in questa era nucleare, nonostante i cambiamenti rivoluzionari che la scienza ha portato nello stile di vita dell'uomo, il problema dell'ulteriore sviluppo e perfezionamento dei metodi agricoli continua a detenere una posizione di alta priorità per la razza umana. È difficile credere di poter trovare un sostituto per ciò che l'agricoltura svolge: un compito sacro conferito con grazia all'uomo da Dio come fonte del suo benessere e base della sua ricchezza.
  • Il nostro paese, l'Etiopia, essendo stato benedetto con un'abbondanza di risorse naturali, non ha motivo di preoccuparsi del soddisfacimento dei propri bisogni. Tuttavia, è Nostro impegno costante e Nostro fermo desiderio, che la Nostra gente produca non solo quanto basta per soddisfare le proprie esigenze, ma che essa sia tale da consentire anche di condividere e scambiare i frutti del proprio lavoro con altri Paesi.

All'Università di ingegneria per le lauree

17 luglio 1958; in Discorsi di sua maestà imperiale Haile Selassie I tradotti in italiano, F. A. R. I. – Federazione Assemblee Rastafari in Italia, 2015.

  • Anche se la prima istituzione in cui gli uomini hanno ricevuto una formazione formale in ingegneria è stata fondata solo poco più di 200 anni fa, la scienza ingegneristica è una delle più antiche del mondo.
  • Il vostro successo nella vostra professione non dipenderà dal possesso di una laurea in ingegneria; sarà piuttosto giudicato dal servizio che renderete in futuro e dai risultati tangibili del vostri lavori. Dopo aver superato la prova accademica rappresentata da questo College, ora passerete ad affrontare le prove più diffi cili poste dalla vita. E l'unico modo per affrontare con successo queste prove è essere preparati ad esse spiritualmente.
  • Non fate l'errore di credere che dopo aver ottenuto la vostra laurea in ingegneria potete mettere la formazione e lo studio alle spalle, e permettervi di trascurare l'acquisizione di nuove conoscenze e abilità. L'istruzione dell'uomo non si ferma mai, e in una professione complessa e diffi cile come la vostra, dovrete sforzarvi incessantemente per mettere in pratica la vostra conoscenza teorica, e tenervi aggiornati sulle nuove tecniche sviluppate.

Per la cerimonia di laurea, università di Addis Abeba

17 giugno 1959; in Discorsi di sua maestà imperiale Haile Selassie I tradotti in italiano, F. A. R. I. – Federazione Assemblee Rastafari in Italia, 2015.

  • È importante, comunque, ricordare che leadership non significa dominio; il mondo è sempre ben fornito di persone che desiderano governare e dominare gli altri. Il vero leader è di una stoffa differente: egli ricerca un'azione effettiva che abbia un proposito realmente benefico. Ispira gli altri a seguirlo sulla sua scia, e, mantenendo alta la torcia della saggezza, spiana la strada affinché la società possa realizzare genuinamente le sue grandi aspirazioni.
  • Il leader si distingue per la sua maestria individuale, la sua sensibilità e il suo discernimento, la sua iniziativa e la sua energia.
    I leader sono persone che alzano lo standard con il quale si giudicano – e in base al quale sperano di poter essere giudicati. Lo scopo scelto, l'obiettivo selezionato, i requisiti imposti, non sono solo per i loro seguaci; essi sviluppano con ardente energia e devozione le loro proprie capacità e conoscenze così da poter raggiungere lo standard che hanno stabilito essi stessi. Questa sincera accettazione delle richieste imposte dagli standard elevatissimi è la base per il progresso umano; un amore di alta qualità, dobbiamo ricordarlo, è essenziale in un leader.
  • Un segno di un grande leader è che egli si sente sufficientemente sicuro di votare il suo pensiero e la propria attenzione al benessere dei suoi subordinati e al perfezionamento del suo obiettivo, piuttosto che essere costantemente preoccupato dell'approvazione o della disapprovazione degli altri.
  • Questa è una parola di avvertimento; aiutare i sottoposti o dipendenti di qualcuno a costo di danni per il pubblico significa commettere sacrilegio e blasfemia; è un peccato che molti, nella posizione di leader, sia grandi che piccoli, siano stati trovati colpevoli di tali costumi. Un buon leader è devoto al suo lavoro e volentieri rinuncerà anche a dormire per vedere i suoi risultati; questo non significa che egli sia impetuoso. D'altra parte, il leader mantiene l'equilibrio tra spinta emozionale e pensiero saggio. I suoi sforzi, che a volte appaiono eccessivi, derivano dalla sua ferma consapevolezza che, a meno che un uomo non intraprenda più di ciò che è nelle sue possibilità fare, egli non potrà mai compiere tutto ciò che può. Il suo entusiasmo stimola la sua energia.
  • Il vero leader è colui che realizza, con fede, di essere uno strumento nelle mani di Dio, e si dedica ad essere una guida e un'ispirazione dei sentimenti e delle aspirazioni più nobili della gente.

Alla nazione sulle visite di stato

29 agosto 1959; in Discorsi di sua maestà imperiale Haile Selassie I tradotti in italiano, F. A. R. I. – Federazione Assemblee Rastafari in Italia, 2015.

  • Dei molti importanti risultati della Nostra visita, quella che ci ha dato grande soddisfazione è stato il raggiungimento, avvenuto con successo, dell'accordo riguardo alle relazioni delle nostre due Chiese; durante il Nostro regno non abbiamo risparmiato gli sforzi per ottenere la grandezza che è dovuta alla Chiesa Etiopica, la quale è stata un'isola di Cristianità nel Continente Africano.
  • Dopo l'Egitto, abbiamo visitato l'Unione Sovietica; anche se sono passati alcuni anni da quando accettammo l'invito a visitare l'Unione Sovietica, per molte ragioni non ci era stato possibile recarci lì prima e non avevamo potuto visitare quel grande Paese con il quale l'Etiopia per lungo tempo ha mantenuto relazioni amichevoli.
    Uno dei famosi generali dell'epoca di Pietro il Grande era Abraham Hannibal, che era etiope, e il cui pronipote era stato il celebrato poeta Alexander Pushkin. Possiamo quindi dire di avere relazioni continuative con l'Unione Sovietica nei campi militare e culturale.
  • Oltre all'aiuto medico che l'Unione Sovietica ha fornito all'Etiopia, durante la battaglia di Adwa e ora nella Nostra era, e, al di là dell'assistenza che siamo stati capaci di ottenere da quel Paese attraverso i dottori della Croce Rossa, durante l'invasione fascista, l'Unione Sovietica ha supportato la Nostra causa alla Società delle Nazioni per la libertà del Nostro Paese, ed è stata una delle poche grandi potenze che non ha riconosciuto l'occupazione della Nostra terra da parte dell'aggressore fascista.
  • Le relazioni tra Etiopia e Cecoslovacchia sono di lungo corso: è stato grazie a questo Paese che l'Etiopia ha potuto acquisire molte delle armi e delle munizioni necessarie per difendere la sua indipendenza gelosamente custodita contro l'invasore fascista. La Cecoslovacchia è stata tra le poche nazioni che hanno coraggiosamente alzato la propria voce per denunciare l'invasione fascista e darCi supporto nel Nostro progetto alla Società delle Nazioni.
  • Siamo stati lieti di aver l'opportunità di incontrare Re Baldovino in persona e di aver potuto scambiare opinioni su molti aspetti; abbiamo così potuto concludere che il popolo del Belgio ha riposto grandi speranze nel Re e che il Re Baldovino è una persona piacevole e comprensiva.
  • Tutti voi sapete delle lunghe e cordiali relazioni che esistono tra Etiopia e Francia; il cordiale benvenuto resoCi dal popolo e dal Governo francese, sia nella visita recente come in quella uffi ciale di quattro anni fa, è stata una manifestazione di sentimenti di amicizia che i francesi intrattengono verso la gente d'Etiopia.
  • Il Portogallo è una delle nazioni amiche con la quale l'Etiopia ha contatti sin dalla fine del quindicesimo secolo.
  • La Jugoslavia non ha soltanto garantito all'Etiopia un prestito per la realizzazione del programma iniziato per lo sviluppo economico della nazione, ma ha anche fornito assistenza sotto forma di esperti del settore medico e di altri settori tecnici. Questi aiuti hanno mostrato risultati fruttuosi per una soddisfazione maggiore da entrambi i lati; sebbene i due Paesi abbiano sistemi economici e politici interni diversi, queste diversità non sono state un ostacolo per la reciproca comprensione, cooperazione e collaborazione in spirito di amicizia. Questo, crediamo, sia esemplare.
  • Degli altri Paesi che abbiamo visitato durante il nostro recente viaggio, ce ne sono alcuni i cui sistemi economici e politici sono differenti dai Nostri. Crediamo che ciò avvenga per servire i bisogni particolari di ogni nazione e siano questioni di interesse interno, e per questa ragione Noi non crediamo che tali differenze nei sistemi economico e politico debbano risultare un impedimento alla comprensione, collaborazione e cooperazione tra nazioni su argomenti importanti e di comune interesse.
  • Sebbene gli inizi della civilizzazione di ogni nazione varino nel tempo, i fattori fondamentali che diedero impeto a ognuno di essi di svegliarsi e avviarsi sul cammino del progresso per raggiungere il loro presente livello di sviluppo sono quelle qualità racchiuse nella natura umana, ossia desiderio e forza d'animo.
  • Le nostre cascate sono fonte d'immenso potere e di energia quando propriamente utilizzate; usate queste acque per irrigare la vostra terra e potrete avere due raccolti annuali. Le montagne e le colline spoglie sono utili come le pianure più in basso; piantatevi abeti, alberi di teak, eucalipti e altri alberi, e in breve tempo aumenterete le risorse forestali nel Paese. Abbiate cura del vostro bestiame: così come non si può raccogliere senza aver coltivato la terra, allo stesso modo non ci si possono attendere buoni risultati dal proprio bestiame a meno che non ci si sia presi cura di esso attentamente.
  • Sappiate come usare saggiamente e con efficacia il vostro denaro. Un'abitudine una volta presa diventa una seconda natura incurabile: per questo utilizzate la vostra ricchezza per cose per cui valga la pena ed evitate di impiegarla per propositi dannosi e per il piacere momentaneo.
  • Come una fattoria non curata non può essere libera da erbacce, così è lo sviluppo di una società: non si può negare che ci siano alcune persone che hanno, scrupolosamente o senza scrupoli, tentato di accumulare – o hanno accumulato – ricchezza; se i beni di una persona non possono essere per il benessere generale, cosa ci guadagnerà lui per sé e la sua discendenza se non rancore e odio?

Trasmissione radio sullo sviluppo nazionale

18 settembre 1959; in Discorsi di sua maestà imperiale Haile Selassie I tradotti in italiano, F. A. R. I. – Federazione Assemblee Rastafari in Italia, 2015.

  • Vorremmo che voi riconosceste che l'unità è in se stessa una forza; costituite sistemi di cooperazione e lavorate in unità con i vostri simili per il vantaggio del bene comune.
  • A coloro i quali non hanno né terra né denaro verrà garantito un terreno e verrà fornito un prestito finanziario a tasso agevolato. Per coloro che, tra voi, possiedono terra, che hanno risorse fi nanziarie e manodopera Noi abbiamo messo a disposizione esperti che possano fornirvi la necessaria guida e i giusti consigli nelle vostre varie attività.
  • È un dovere naturale dell'umanità quello di vivere grazie al sudore della fronte; "colui che non lavora, che non mangi nemmeno". Il lavoro e il nutrimento sono ugualmente essenziali per il benessere umano; non ci ha dato il Nostro Signore Iyasus Krestos le parabole delle dieci vergini e dell'uomo pigro che ha sotterrato il suo oro, solo per insegnarci i frutti del lavoro accurato?
  • Non c'è nessuna energia nel mondo, inclusa quella dell'atomo, che non può essere controllata; eppure non c'è scienziato sulla terra che potrebbe controllare anche per un secondo lo scorrere del tempo; per questa ragione non sprecare mai, anche se brevemente, il vostro tempo.

Anni sessanta

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  • Siamo fiduciosi che, agendo in concerto tra di loro, i popoli Africani saranno in grado di costruire una comunità duratura unita da solidi legami economici e politici . Tuttavia, è importante che le opportunità di consultazione siano ampliate al massimo. Per questo motivo, l'Etiopia è stata un convinto sostenitore di ogni conferenza degli Stati Africani Indipendenti. Riteniamo che, attraverso la consultazione e la cooperazione tra Stati indipendenti, la chiarezza e la forza degli ideali di libertà possano essere preservate al meglio.[22]
  • Crediamo fermamente che il capitale e le abilità straniere possano, senza compromettere la politica o l'indipendenza economica, al contrario, nel supportarle, dare un profondo contributo al progresso e al benessere dei popoli Africani.[22]
  • Quando nel nostro Continente Africano, la Repubblica del Congo ha celebrato la propria indipendenza poche settimane fa, i Nostri delegati sono stati mandati a Leopoldville per trasmettere il messaggio della Nostra grande gioia per la lieta occasione.
    Grande come è stata la Nostra gioia allora, la presente situazione che è stata creata nella Repubblica del Congo ha egualmente toccato il Nostro cuore con profonda pena.[23]
  • La civilizzazione Africana nella sua potenziale grandezza deve essere in grado di incutere coraggio, pazienza, tolleranza e diligenza. Per sostenerci in tutti i nostri compiti contiamo sulle donne dell'Africa. Senza la loro vigilanza incessante nessun aspetto delle nostre responsabilità può essere raggiunto. Il ruolo delle donne non è mai stato così impegnativo, e potete essere orgogliose di rispondere a questa chiamata per il miglioramento del futuro del genere umano.[24]
  • Le risorse culturali e naturali sono i pilastri dell'economia Africana; finché il progresso in questi campi non tiene il passo con lo sviluppo in altre aree, si creerà un serio ostacolo per la crescita accelerata di qualsiasi area.[25]
  • L'Etiopia è un isola di Cristianità ed è indicata nella storia come la prima (nazione) a ricevere l'Antico Testamento, oltre ad aver ricevuto il Nuovo Testamento prima di molte nazioni del mondo. Quando, nei tempi dell'Antico Testamento, ricevette la Legge e quando, nei tempi del Nuovo Testamento, ricevette il Vangelo, si assicurò che la Scritture fossero tradotte nell'antica lingua Ge'ez. Da quei tempi fino ad ora, vari libri di edificazione materiale e spirituale sono stati periodicamente compilati e scritti in Ge'ez. Ricordiamo con profonda gratitudine questi antichi padri che, nei limiti del tempo e delle opportunità avute, lavorarono con molta cura e dedizione lasciandoci libri per la preservazione della Fede e per l'aumento della conoscenza e della sapienza.[26]
  • Tutte le antiche Scritture furono scritte per la Nostra istruzione in modo tale che, attraverso l'incoraggiamento che ci danno, possiamo mantenere la Nostra speranza con forza d'animo. Perché vogliamo che la luce che viene dalle Scritture possa brillare per tutti, questa Bibbia per Nostra volontà ed ordine è stata rivista e stampata nel trentunesimo anno del Nostro Regno.[26]
  • [Su Menen Asfaw] Tutti voi la conoscevate bene, ma lei è stata più intimamente conosciuta da me. Lei era devotamente religiosa e non ha mai perso la sua fede anche in tempi di avversità. Durante i giorni memorabili della nostra relazione non abbiamo mai avuto divergenze tali da richiedere l'intervento di altri. Come Sara era con Abramo, così lei mi era obbediente. I nostri desideri sono stati condivisi fino a quando siamo stati separati dall'Onnipotente. Il suo contributo per il bene dei giovani, degli anziani e dei bisognosi non richiede nessuna testimonianza perché è maggiore di pensieri e parole.[27]
  • È dovere degli insegnanti di dirigere i pensieri e la prospettiva così come formare il carattere dei loro studenti.[28]
  • L'uomo fondamentalmente è una creatura pacifica; eppure, le esigenze dei nostri tempi hanno spesso richiesto che, per sopraffare il male e assicurare la pace e la prosperità, l'energia dell'uomo dovesse essere applicata all'apparato di difesa.[29]
  • L'Etiopia ha sempre prodotto alcuni dei migliori soldati; è importante che nel contesto odierno essa abbia gruppi di soldati tecnici ugualmente qualificati e capaci che possano reggere le armi e l'equipaggiamento e il trasporto al massimo livello di prontezza e sollecitudine, sia in pace che in guerra.[29]
  • Voi avete portato alla Nazione sorella del Congo il valore e l'eroismo che il vostro paese ha guadagnato tempo addietro dalla sua lotta per l'amore della libertà. Avete Sacrificato le vostre vite in difesa del principio della Sicurezza Collettiva. Il vostro sacrificio ha portato il frutto desiderato ed il Congo è oggi unificato.[30]
  • L'Etiopia è orgogliosa delle sue Forze Armate. È stato detto che la morte giunge all'eroe come un diletto. Siete caduti per una nobile causa e facendo questo avete compiuto ciò che ci si aspetta da un buon, solido soldato. Questo immortala i vostri nomi nelle pagine della storia. Voi siete morti ma il servizio che avete svolto vivrà dopo di voi, e vi preserverà nella memoria dei viventi.[30]
 
Haile Selassie con il presidente di Somalia Mohammed Siad Barre
  • Non soltanto le autorità della Somalia persistono, con la stampa, la radio e le pubbliche dichiarazioni, nella loro violenta campagna antietiopica, ma promuovono e appoggiano le violazioni della frontiera con l'Etiopia. Bande armate si sono infiltrate nel territorio etiopico e compiono atti di aggressione e di sabotaggio. Con questi metodi, i responsabili somali sperano di realizzare la loro dichiarata politica di ingrandimento territoriale. [...] Ma ci deve essere un termine alla provocazione. La nostra pazienza non è senza limiti.[31]
  • Ci hanno colpito il suo coraggio e la sua risolutezza, la sua determinazione nel dover assicurare la pace, la sua devozione ai principi di uguaglianza di tutti gli uomini e la garanzia di vita, libertà e felicità per tutti. Non è data a molti la possibilità di lasciare, in un così breve arco di tempo, una traccia tanto indelebile sulla sua nazione e sul corso degli eventi mondiali.[32]
 
Haile Selassie col presidente John Fitzgerald Kennedy nel 1963
  • La prematura e improvvisa morte del Presidente Kennedy, in giovane età, ha privato l'America e il mondo intero dell'ispirazione e dei servigi di questo leader scrupoloso e determinato. Egli sarà pianto non solo dai suoi amati ma da tutti i popoli, e in particolare dal popolo Africano.[32]
  • Il conflitto Algero-Marocchino in un certo modo ha fornito la prima opportunità per mettere realmente alla prova il meccanismo di una diplomazia costruttiva che noi abbiamo così laboriosamente e scrupolosamente costruito in Addis Ababa.[33]
  • Noi abbiamo provveduto a terra, macchine agricole, assistenza di esperti per queste aziende, e nutriamo grandi speranze che il loro successo stimolerà la Nostra gente a intraprendere sempre più imprese cooperative.
    Se il Nostro popolo non dovesse riuscire ad usufruire di questa opportunità, le conseguenze sarebbero in verità incresciose.[34]
  • Santi Padri, Noi abbiamo accolto il titolo da voi conferitoCi, Difensore della Fede, con grande onore. Possa Dio Onnipotente onorare i vostri nomi. Abbiamo ricevuto questo titolo donatoci da voi, Santi Padri, con religiosa riverenza. Possano le vostre preghiere aiutarCi nei Nostri sforzi nel compimento del compito affidatoCi.[35]
  • L'Etiopia non brama i territori o i possedimenti di altri, ma al contrario, rimane sempre pronta a difendere il proprio sovrano diritto contro gli altrui piani maliziosi.[36]
  • Gli indiani, a qualsiasi livello, sono attivi nella filantropia locale e nella vita comunitaria; tutte le Nostre relazioni con il popolo indiano non sono nuove, ma di lunga data. Naturalmente è una soddisfazione per Noi l'aver finora raggiunto effettiva cooperazione tra i nostri popoli; ma a dispetto di tutto ciò che è stato realizzato, c'è molto altro che può essere fatto.[37]
  • Se il pensiero di Platone e di Socrate, le credenze della Cristianità e del Giudaismo non fossero stati armonizzati con la filosofi a Hindu; se lo Yoga e le sue varie fasi non fossero stati esposti al pensiero Occidentale; se la religione e la filosofi a Occidentali non fossero state esposte alla filosofi a ed alla religione Orientali, mediante il persistente impegno di Vostra Eccellenza, quanto più povero sarebbe stato il pensiero umano![38]
  • Nel loro desiderio mentale di isolare il popolo etiope dal resto dei suoi consanguinei nel continente, hanno sostenuto che gli Etiopi appartengono all'Africa solo geograficamente; eppure non c'è bisogno di indovini per comprendere che il popolo Etiope non è né Europeo né Australiano. Essi sono sempre stati legittimi cittadini dell'Africa, per sangue, linguaggio e nazionalità, e rimarranno sempre tali, fino a che esisterà la razza umana.
    Gli Etiopi non sono razzisti; la loro opposizione contro lo sfruttamento non è diretta contro i bianchi in quanto esseri umani, ma contro il sistema e le politiche atte a mantenere le persone in catene e schiavitù perpetua. Ogni nazione, gialla o verde, bianca o nera, che vada contro i legittimi interessi di questo continente dovrà sempre fronteggiare l'opposizione dell'Etiopia.[39]
  • Il progresso in questo mondo è stato possibile solo tramite la costante applicazione della conoscenza che era accumulata da voi scienziati e dai vostri predecessori nei secoli scorsi. Basta guardare ai miracoli di Axum e Lallibela per comprendere che questo continente in cui siete ora riuniti condivideva, un tempo, i benefici della scienza e della tecnologia.[40]
  • In un mondo reso forte e prospero dalla forza dell'intelletto umano, un'ulteriore sfida a questo intelletto è che la scienza si incarichi di risolvere l'importante problema dello sviluppo; perché tutto il genere umano deve condividere la vita migliore che il progresso ha reso possibile.[40]
  • La comunicazione rapida tra i Paesi africani è uno dei più importanti strumenti grazie ai quali possiamo promuovere lo sviluppo in Africa; deve essere ricordato che abbiamo discusso di questi problemi varie volte, ma l'atteso progresso delle comunicazioni interafricane non è stato raggiunto.[41]
  • Durante gli anni della vita di Dante e attraverso la sua magnifica "Divina Commedia", che ha la Nostra profonda ammirazione, si erano manifestati i primi barlumi del Rinascimento, il grande risveglio dello spirito umano che ha così tanto trasformato la natura della vita sul pianeta. Dal tempo di Dante in poi le immense forze dell'intelletto umano e dell'immaginazione hanno iniziato ad esser dirette con sempre crescente concentrazione ed effetto sulla natura dell'uomo e sulle sue relazioni con i suoi pari e con il mondo. I brillanti traguardi raggiunti durante il Rinascimento – in verità attraverso tutta la storia conosciuta – rendono fedele testimonianza al genio e alle capacità dell'uomo.[42]
  • Far ricadere tutte le responsabilità sulle spalle di una sola persona, mentre tutti gli altri siedono a guardare pigramente e cercano solo di criticare e trovare difetti è, nella nostra epoca, agire in contrasto con il movimento per il progresso e l'avanzamento del paese.[43]
  • L'Etiopia, come è risaputo, ha una lunga tradizione di storia documentata che arriva indietro fino alle iscrizioni di Aksum. Il paese è stato anche fortunato nella sua scolarizzazione, basata sulle antiche scuole delle nostre chiese (le università del passato) che sono state guardiane della nostra cultura attraverso le epoche.[44]
  • Le lezioni dell'esperienza raramente sono semplici. Fu attraverso lo spargimento di sangue ed il dolore che l'Etiopia conobbe l'incredibile potere delle armi moderne e di una forza militare organizzata. Dalle ceneri della guerra gli Etiopi cominciarono a ricostruire una nuova e più potente nazione. Ci ripromettemmo nella sofferenza che l'Etiopia non avrebbe mai più sofferto per debolezza tali oltraggi che le erano stati arrecati.[45]
  • Il potere militare di cui le nazioni qui rappresentate oggi dispongono può essere giustificato solo al fine di preservare la pace e la libertà. C'è sufficiente fame e miseria nel mondo senza ulteriori guerre e sofferenze. Le vaste somme di denaro ingoiate dai moderni arsenali, capaci di infinita distruzione, potrebbero essere impiegate per fornire cibo alle bocche affamate, per debellare la povertà, l'ignoranza e la malattia, per edificare, per un mondo unito, il miglior modo di vivere che il genio umano ha reso possibile.[45]
  • La semplice esistenza di un fondo di conoscenza non è sufficiente; a meno che la conoscenza non venga nutrita ed alimentata da insegnanti devoti ed allo stesso tempo da studenti desiderosi, questa, come una pozza d'acqua formatasi in seguito alle piogge cambierà il suo colore e lentamente scomparirà.[46]
  • Il dinamismo, accoppiato con una preoccupazione coscienziosa per il benessere della nazione, è una qualità necessaria per la mente giovanile.[46]
  • È ovvio che auto-aiuto, duro lavoro e iniziativa sono requisiti per lo sviluppo economico e sociale di ogni nazione. Tuttavia è ugualmente vero che ci sono ancora accordi internazionali antiquati che limitano seriamente gli sforzi dei paesi in via di sviluppo nell'accrescere il loro potenziale. Fin quando rimarranno impedimenti per il libero flusso del commercio internazionale; fin quando non ci sarà un prezzo minimo garantito per i beni primari a livello remunerativo senza discriminazioni, lo sviluppo economico e sociale delle nazioni in via di sviluppo resterà seriamente svantaggiato. In questo contesto i paesi economicamente avanzati possono rendere un prezioso contributo. Tali nazioni potrebbero, come istanza, estendere ulteriormente l'assistenza bilaterale o multilaterale e rinunciare a ostacolare accordi come ad esempio tariffe preferenziali e altri sistemi di protezione che, alla lunga, si rivelano un cattivo servizio al progresso economico e sociale dei paesi in via di sviluppo.[47]
  • Il parlamento è un'istituzione per mezzo della quale ogni singolo Etiope presta servizio per il bene pubblico e l'unità di propositi.[48]
  • Qualsiasi ufficiale che strumentalizzi le leggi elettorali per guadagni o interessi personali, a spese del popolo, sarà imputato e punito per violazione dell'interesse nazionale. Il nostro Parlamento è uno degli organi governativi cui sono affidati il benessere e l'unità del popolo etiopico. Nella stessa misura in cui sono stati compiuti dei progressi in altre branche del governo, così anche le regole e le procedure che governano le elezioni nazionali sono state migliorate e messe in atto.[48]

Per chiamare alla responsabilità i funzionari pubblici

14 aprile 1960; in Discorsi di sua maestà imperiale Haile Selassie I tradotti in italiano, F. A. R. I. – Federazione Assemblee Rastafari in Italia, 2015.

  • È assiomatico che lo sviluppo in ogni Paese procede simultaneamente in tutte le aree della sua vita; quando un Paese avanza economicamente, progresso equivalente deve essere fatto nella creazione di istituzioni sociali e politiche più altamente sviluppate. Ogni tentativo di ritardare l'avanzamento in ogni singola area inevitabilmente ritarderà lo sviluppo di tutte, e creerà serie distorsioni nel tessuto complessivo della nazione.
    Questo principio Noi lo abbiamo sempre riconosciuto e siamo sempre stati guidati da ciò nelle Nostre azioni; l'importanza che abbiamo dato all'educazione nel Nostro Paese è derivata dalla Nostra determinazione di eliminare l'ignoranza e preparare la Nostra gente ai cambiamenti che la comparsa dell'Etiopia nel mondo moderno porterà su di loro.
  • L'Etiopia per lunghi secoli è rimasta isolata, sulle sue roccaforti montane, dal mondo esterno; emergendo da questo isolamento all'epoca della battaglia coloniale per il potere in Africa, il compito che la nazione ha fronteggiato nel preservare la propria indipendenza e nel superare le difficoltà poste dalla transizione dall'antico al moderno è stato moltiplicato più volte. Mentre Noi conducevamo la battaglia dell'Etiopia per la difesa della sua libertà, allo stesso tempo abbiamo assunto come Nostro primario compito l'educazione e la formazione nel servizio pubblico di coloro che Noi avevamo chiamato perché Ci assistessero nell'amministrazione del Governo. Nei nostri sforzi di raggiungere questi due obiettivi, abbiamo dovuto combattere contro chi rimaneva ancorato all'antico e al superato. Il popolo etiope, che ha beneficiato di questi sforzi, sa che tutta la Nostra vita è stata sacrifi cata alla battaglia per raggiungere questi fi ni, e crediamo che esso abbia dimostrato ampiamente la sua gratitudine e il suo affetto per Noi.
  • Gli Etiopi sono orgogliosi dei tremila anni di storia documentata, e possono esserlo. Noi siamo orgogliosi di ciò che è stato raggiunto durante il Nostro Regno, e ringraziamo Dio per questo. Siamo felici di lasciare che sia la Storia a giudicare la saggezza delle Nostre azioni.
  • L'uomo è mortale; ognuno di noi qui, un giorno, di troverà di fronte al suo Creatore e risponderà per le sue azioni. Coloro tra noi ai quali è stata data la grave responsabilità di governare portano un pesante fardello di fronte al popolo e dinanzi a Dio Onnipotente, per un adeguato adempimento dei propri doveri. Lavoriamo dunque tutti in questo senso, così che il popolo d'Etiopia possa vivere per sempre in felicità e prosperità.

Intervento alla seconda conferenza africana

15 giugno 1960; in Discorsi di sua maestà imperiale Haile Selassie I tradotti in italiano, F. A. R. I. – Federazione Assemblee Rastafari in Italia, 2015.

  • Alla prima sessione della Commissione Economica delle Nazioni Unite per l'Africa, abbiamo notato che la crescita politica dei popoli d'Africa è stato lo sviluppo dell'evoluzione più sorprendente e straordinaria nella storia documentata dell'uomo. La continuazione di questa lotta nei mesi successivi ha raggiunto risultati oltre le aspettative nel rapido emergere di un gran numero di nuovi Stati e nei risultati raggiunti dai popoli Africani verso l'indipendenza. Tali realizzazioni si distinguono come una testimonianza viva di quello sviluppo e per la salutare vitalità dei popoli di questo grande continente. Saremmo infedeli al volere dell'Onnipotente che ci ha offerto la possibilità di unità, se acconsentissimo a questo ideale di diventare un mero sogno.
  • Dobbiamo trovare modi e mezzi per arrestare l'insensata distruzione di vite africane. Gli Africani non hanno commesso nessun peccato, a meno che il raggiungimento dell'indipendenza e della libertà dall'oppressione coloniale possa essere considerato tale.
  • Dobbiamo risolutamente unirci come impavidi e determinati sostenitori dei nostri fratelli Sud Africani. Fu con la coscienza di questo dovere in mente verso i nostri fratelli che abbiamo concesso assistenza finanziaria e borse di studio per gli orfani di coloro che sono caduti come vittime in Sud Africa.
  • L'indipendenza non può essere una semplice parola priva di significato, essa deve rimanere un principio che non ammette compromesso o sospetto, un principio che richiede rispetto per sé e allo stesso tempo pari rispetto per i diritti degli altri.
  • Dobbiamo collegare le nostre strade, dobbiamo collegare ed associare le nostre compagnie aeree e pensare in termini di fusione dei nostri servizi internazionali. Vorremmo, infatti, proporre l'istituzione, attraverso la sottoscrizione di quote di partecipazione, di un a Banca per lo Sviluppo Africano per promuovere l'espansione dei nostri affari, del commercio, delle comunicazioni e dei servizi internazionali; dobbiamo scambiare informazioni agricole e tecniche, dobbiamo, in tutti i campi dell'attività umana, raggiungere rapporti altamente sviluppati. Se raggiungeremo questi obiettivi, allora la nostra dipendenza dai mercati esteri, con tutti i suoi effetti avversi, potrà essere sollevata e la nostra libertà incommensurabilmente rafforzata, senza in alcun modo diventare isolazionisti o seguire politiche economiche strettamente nazionaliste.
  • Socialmente e culturalmente, dobbiamo sviluppare quei legami naturali dei nostri popoli tra di loro che sono stati allungati e indeboliti attraverso la frammentazione del nostro continente dalle pratiche coloniali del dividere e comandare. Anche oggi le differenze tribali ed altre differenze, vestigia di quell'epoca spiacevole, sono state sfruttate per gli stessi fini deplorevoli. Dobbiamo fare in modo che la storia di ciascuno dei nostri popoli sia conosciuta dagli altri ed apprezzata in tutto il continente.
  • L'essere qui in occasione della Conferenza degli Stati Africani Indipendenti, alle Nazioni Unite, o in qualsiasi altro forum internazionale, dimostra che la nostra unione fa davvero la nostra forza.
  • Il destino del nostro continente non è più deciso da parte dei non-africani. Le tradizioni di Berlino ed Algeciras e l'intero sistema di colonialismo sono stati spazzati via dal continente. Ora abbiamo il nostro destino nelle nostre mani, ma non dobbiamo mai diminuire la nostra determinazione per non permettere mai a nuove forme di colonialismo, qualunque sia la loro apparenza, di prendere possesso di nessuno di noi, minacciando l'indipendenza conquistata a fatica ed, anzi, per la stabilità e la pace del mondo. I leader africani devono, in auto-abnegazione, spingere in avanti lo sviluppo economico, il benessere politico e spirituale dei loro popoli, nell'interesse, non solo del guadagno nazionale, ma di quella trascendente unità continentale che da sola può portare a termine l'era del colonialismo e della Balcanizzazione.

Risposta al brindisi del presidente W. Tubman

7 dicembre 1960; in Discorsi di sua maestà imperiale Haile Selassie I tradotti in italiano, F. A. R. I. – Federazione Assemblee Rastafari in Italia, 2015.

  • L'Etiopia e la Liberia sono vecchie e rispettate amiche ed è opportuno ed appropriato che i capi di queste due nazioni intrattengano l'uno per l'altro sentimenti di calorosa e profonda amicizia e che i loro popoli, uniti da questi legami di rispetto e ammirazione reciproci, condividano egualmente a questi sentimenti.
  • Molto prima che gran parte di questo continente d'Africa fosse conosciuto al mondo esterno, l'Etiopia e la Liberia rappresentavano i simboli gemelli dell'indipendenza, una nell'Africa Occidentale, la seconda dall'altro lato del continente, e la fiamma della libertà che questi due stati ressero alta, all'inizio tremolando debolmente, poi crescendo in intensità si è diffusa dall'Oriente all'Occidente, dal Settentrione al Meridione, e oggi illumina ogni angolo di questa vasta terra.
  • La causa dell'Etiopia è stata quella della Liberia; la causa della Liberia quella dell'Etiopia, e non potremmo chiedere benedizione più grande di quella che le relazioni tra i nostri due paesi siano mantenute su questo stesso livello elevato. Siamo fiduciosi che questo sia il caso.
  • Il Congo rappresenta, innanzitutto, un problema per gli Africani, e sono gli Africani che, mettendo, da parte le differenze superficiali, devono collaborare in unità per ripristinare l'ordine in Congo, per assicurare la sua integrità territoriale, e per prevenire l'insinuazione nel Congo, in qualsiasi veste, delle influenze colonialiste di cui il popolo Congolese ha cercato di sbarazzarsi.

Ai giudici sulla giustizia e la legge

24 luglio 1961; in Discorsi di sua maestà imperiale Haile Selassie I tradotti in italiano, F. A. R. I. – Federazione Assemblee Rastafari in Italia, 2015.

  • In Etiopia, i Re hanno ricevuto la loro missione da Dio e l'alleanza del popolo perché hanno fede nella giustizia delle loro azioni.
  • La nostra storia dimostra che gli Imperatori ed i Re hanno deciso casi e tramandato giudizi sulla base di precedenti e sul costume predominante. Sono stati assistiti dal "Fetha Negest", un codice giuridico compilato da dotti ecclesiastici. Era persino consuetudine quella di seppellire una copia di questo codice con i Governanti – un atto che simboleggia il fatto che mentre amministravano la giustizia durante la loro vita non avevano deviato dalle disposizioni del "Fetha Negest".
  • Coloro che vengono scelti come giudici devono comprendere la propria ingente responsabilità, poiché un giudice deve battersi per scoprire la verità affi nché il suo giudizio sia sempre imparziale e obbiettivo. Egli deve, inoltre, combattere per superare la paura e resistere a tentazioni come guadagni monetari e favoritismi, o qualsiasi altra pratica che potrebbe impedirgli il giusto adempimento dei propri doveri. Dovrebbe, ancora, ricercare la guida di Dio Onnipotente, essere legale verso la propria coscienza ed esaminare obbiettivamente i casi sottopostigli, così da poter evitare ogni abuso.
  • La giustizia è l'assioma fondamentale per la sopravvivenza della libertà e del governo.
  • Abbiamo più volte detto per quanto riguarda la Comunità Musulmana, che l'integrità e i diritti religiosi di tutti dovrebbero essere protetti e rispettati. Dato che le leggi vengono emanate in ogni momento, abbiamo da tempo permesso la stesura di leggi adatte alle loro pratiche religiose.

Durante la convocazione dell'università Haile Selassie I

19 dicembre 1961; in Discorsi di sua maestà imperiale Haile Selassie I tradotti in italiano, F. A. R. I. – Federazione Assemblee Rastafari in Italia, 2015.

  • Un obiettivo fondamentale dell'Università deve essere la salvaguardia e lo sviluppo della cultura del popolo che essa serve.
  • La musica, la drammaturgia ed altre forme artistiche trovano le proprie radici nell'antica storia del Nostro Impero, ed il loro sviluppo sino ad un più elevato picco di perfezione sarà possibile nell'atmosfera di un'università. L'Etiopia è dotata di una letteratura antica, ed il suo studio può essere promosso in questa sede, in modo che i giovani Etiopi, ispirati da quest'esempio nazionale, possano elevarla ai più alti livelli di eccellenza. Lo studio della storia eroica del Nostro Impero stimolerà l'immaginazione di autori ed insegnanti in erba. La comprensione di quella filosofi a di vita che è la base dei Nostri costumi tradizionali condurrà tutti noi ad una migliore comprensione della Nostra nazione e dell'espressione della Nostra nazione attraverso le arti.
  • Nessuna nazione può dividersi al suo interno e rimanere potente.
  • L'apprendimento e la formazione tecnica devono essere alimentati dalla fede in Dio, dalla riverenza per l'anima umana e dal rispetto per la mente pensante.
  • Questi sono tempi cruciali in cui le nazioni si sollevano contro le nazioni. Le tensioni aumentano, ed il disastro è possibile in ogni momento. Le distanze si stanno riducendo: la pace e la vita sono minacciate dall'incomprensione e dal conflitto. Ora è il tempo in cui la fede sincera nella parentela dell'uomo con Dio deve costituire il fondamento di tutti gli sforzi dell'uomo per l'illuminazione e l'apprendimento – le basi per ogni comprensione, cooperazione e pace.
  • L'educazione è costosa, e l'educazione superiore è la più costosa di tutte. Ma è anche un investimento, un investimento molto vantaggioso, ed il denaro speso nel coordinamento, nel rafforzamento e nell'espansione dell'educazione superiore in Etiopia è ben investito.
  • Dovete soprattutto essere eruditi, poiché è con le azioni piuttosto che con le parole che potete efficacemente ispirare i vostri studenti a prestare attenzione alle vostre parole.

Da Il Negus invita l'Italia d'oggi ad una più attiva presenza in Etiopia

Intervista di Igor Man, Il Tempo, 21 febbraio 1962

  • La storia cammina e sarebbe stolto pensare di arrestarne il fatale procedere, ma sarebbe anche errato presumere di forzarla.
  • Dopo la parentesi fascista voluta dimenticare in fretta, dopo aver archiviato il passato, l'Etiopia ha dimostrato di desiderare che i rapporti con l'Italia fossero improntati alla più schietta amicizia e a una più feconda cooperazione sul piano economico.
  • È vero che l'Etiopia ha ottenuto aiuti militari dagli Americani, né del resto noi abbiamo nulla in contrario a che la Somalia riceva aiuti militari da qualunque parte essi provengano, è proprio il fatto che l'Italia insista nel dirsi desiderosa di stingere più concreti rapporti con noialtri che non ci aiuta a capire come mai vada a impelagarsi in Somalia. Che lo facciano altri, non ci stupisce né ci interessa, ma che lo faccia l'Italia, la quale a suo tempo non aderì al progetto inglese per la cosidetta "grande Somalia", sinceramente ci addolora e ci lascia perplessi.
  • Ci sono pressioni straniere esercitate in Somalia per fomentar disordine, per esaltare empirici fervori nazionalisti, per resuscitare insomma l'idea ambiziosa della cosidetta "grande Somalia". Perché, noi ci domandiamo, l'Italia deve immischiarsi in questo giuoco?

Durante la visita in Eritrea

27 giugno 1962; in Discorsi di sua maestà imperiale Haile Selassie I tradotti in italiano, F. A. R. I. – Federazione Assemblee Rastafari in Italia, 2015.

  • Non è una sorpresa per noi, né ora né in passato, se un aggressore dovesse fare qualsiasi tipo di movimento attraverso l'Eritrea, poiché non vi è nulla di strano in questo. Quello che abbiamo trovato un po' sorprendente, tuttavia, è che, mentre il popolo Eritreo ha sempre sostenuto la propria libertà e galanteria con le azioni, dovrebbero ancora esistere, tra un popolo con una tale distinta testimonianza della storia, alcuni ipocriti che servono come strumenti volti a deturpare la storia passata e tradirla a favore degli stranieri.
  • Nei giorni in cui la supremazia delle armi decise la vittoria, è stato attraverso l'Eritrea che il nemico successivamente svolse atti di aggressione nei nostri confronti; oggi, i nostri nemici stanno cercando di condurre campagne di propaganda contro di noi attraverso questa stessa parte. Se l'Eritrea, come sbocco dell'Etiopia, ora diventa il palcoscenico di una campagna di propaganda come fu anche la porta d'ingresso del nemico nel paese, chi è quello che perde e chi è quello che vince? Il popolo Eritreo ha provato che cosa significa vivere sotto il dominio straniero durante 60 anni di sottomissione. Le altre parti d'Etiopia hanno anche sperimentato il dominio straniero durante i cinque anni di tribolazione.
  • La relazione del popolo Eritreo con quello Etiope non si limita all'aspetto politico. Non solo i due popoli sono uniti da cultura, geografi a e linguaggio , ma storicamente il patrimonio di Adoulis mostra che le altre tribù Etiopi sono originate in Eritrea. Nella lunga storia d'Etiopia come entità indipendente, l'Eritrea è stata separata da noi per solo 60 anni ed anche se siamo stati separati da barriere politiche ed artificiali durante questo breve lasso di tempo, non siamo stati separati nel nostro stile di vita e sentimenti reciproci.
  • È necessario essere consapevoli del fatto che, dato che l'Etiopia è stato il paese che ha combattuto contro l'imperialismo più di ogni altro, coloro che si avvicinano con una propaganda contraddittoria contro l'Etiopia lo fanno con l'intenzione di sminuire la nostra posizione storica considerandoCi come desiderosi di usare il nostro potere al fine di controllare gli altri.
  • Le condizioni esistenti hanno reso impossibile per le ex potenze coloniali di rimanere in Africa. Esse hanno fatto ricorso all'idea di dividere i popoli.
  • Non c'è esempio migliore che il privilegio di cui godono i Musulmani ed altri stranieri impegnati in tutti i tipi di affari in questo paese per confutare la falsa propaganda fatta contro l'Etiopia in relazione alla discriminazione religiosa e razziale. Perché la popolazione Islamica d'Etiopia è rimasta fedele ed ha combattuto insieme a Noi come patriota per l'indipendenza del proprio paese se fosse stata discriminata nella religione, secondo le false dicerie?

Alla facoltà di legge

14 settembre 1963; in Discorsi di sua maestà imperiale Haile Selassie I tradotti in italiano, F. A. R. I. – Federazione Assemblee Rastafari in Italia, 2015.

  • L'educazione sviluppa l'intelletto; e l'intelletto contraddistingue l'uomo dalle altre creature. È l'educazione che rende l'uomo capace di imbrigliare la natura ed utilizzare le sue risorse per il benessere ed il miglioramento della propria vita. La chiave per il miglioramento e la completezza del vivere moderno è l'educazione.
  • La persona educata che l'Etiopia e i paesi del suo livello necessitano non è quella che ha stipato briciole di conoscenza nella propria mente. L'individuo educato di cui c'è necessità è colui che usa le idee che ha ottenuto tramite le sue letture, libri, e discussioni per il migliore vantaggio del suo paese e del suo popolo.
  • L'Etiopia è un paese con le proprie culture ed i propri costumi. Questi, le nostre culture e usi, oltre che essere l'eredità del nostro passato storico, sono caratteristici della nostra Etiopicità. Non vogliamo che i nostri retaggi e le nostre tradizioni vadano persi. Il Nostro auspicio e desiderio è che l'educazione li sviluppi, li arricchisca e li modifichi.

Alle nazione unite

6 ottobre 1963; in Discorsi di sua maestà imperiale Haile Selassie I tradotti in italiano, F. A. R. I. – Federazione Assemblee Rastafari in Italia, 2015.

  • I giudizi delle Nazioni Unite sono stati e continuano ad essere soggetto di frustrazione, in quanto Stati membri individuali hanno ignorato e disprezzato le loro raccomandazioni.
  • La pace è un problema giornaliero, il prodotto di una moltitudine di eventi e di valutazioni. La pace non è un "è", ma è un "divenire".
  • Il disarmo è oggi vitale, piuttosto semplicemente, a motivo dell'immensa capacità distruttiva di cui l'uomo dispone.
  • Lo sfruttamento, comunque lo si guardi, ha molti volti. Ma qualsiasi aspetto esso assuma, questo male va rigettato dove non è presente e schiacciato dove lo è.
  • Riguardo alla questione della discriminazione razziale, la Conferenza di Addis Abeba ha insegnato, a coloro che la apprenderanno, quest'ultima lezione:
    che fino a quando la filosofi a che ritiene una razza superiore ed un'altra inferiore non sia definitivamente e permanentemente discreditata ed abbandonata;
    fino a che non cesseranno di esistere in ogni nazione cittadini di prima e seconda classe; fino a che il colore della pelle di un uomo non diventi di significato non maggiore di quello dei suoi occhi;
    fino a che i diritti umani basilari non siano egualmente garantiti a tutti indifferentemente dalla razza;
    fino a quel giorno, il sogno di una pace duratura e di una cittadinanza mondiale ed il dominio della moralità internazionale rimarranno non più di una fuggevole illusione, da essere perseguita, ma mai raggiunta.

Durante il summit dell'O.U.A.

21 luglio 1964; in Discorsi di sua maestà imperiale Haile Selassie I tradotti in italiano, F. A. R. I. – Federazione Assemblee Rastafari in Italia, 2015.

  • Durante l'anno trascorso abbiamo reso visite di Stato a quasi una dozzina di nazioni africane; nei punti di vista scambiati con gli altri dirigenti africani ci siamo imbattuti in un senso di risolutezza, dedizione e visione che -Ne siamo persuasi- ha avuto origine dalla comune accettazione dell'ideale dell'Unità Africana, nella comune risposta alla sfida irripetibile che l'Africa moderna presenta a ciascuno di noi, nella crociata comune per la quale siamo tutti arruolati.
  • Cosa ricerchiamo per l'Africa? Aspiriamo a consolidare e garantire la nostra preziosa libertà di nazioni indipendenti. Aspiriamo alla libertà per i nostri fratelli ancora assoggettati. Aspiriamo alla crescita e allo sviluppo dell'Africa nel campo economico, al miglioramento dello stile di vita degli Africani e di tutti gli esseri umani. Aspiriamo alla più intima collaborazione con coloro –Asiatici, Europei, Americani del Nord e del Sud- che condividono i nostri desideri e desiderano cooperare con noi. Aspiriamo a quell'autosufficienza che ci consentirà di giocare il nostro legittimo ruolo negli affari internazionali e di vivere in piena armonia con tutti gli uomini. Aspiriamo a fare in modo che alle nostre voci sia prestato ascolto e siano presi in considerazione i nostri punti di vista in merito ai principali problemi che il mondo odierno fronteggia.
  • Siamo convinti che è proprio nella nostra ricerca dell'unità africana che troveremo le soluzioni ai vessanti problemi che abbiamo innanzi. Ci siamo fatti carico della liberazione dei territori del continente africano ancora assoggettati, quali l'Angola, il Mozambico e la Rhodesia meridionale, e dell'eliminazione dell'apartheid. Questa battaglia deve e dovrà essere vinta; ma se la nostra vittoria dovrà essere reale e non effimera, siamo noi Africani a doverla ottenere. Possiamo accettare l'assistenza di coloro che ricercano i medesimi fini soltanto qualora non ne risultino pregiudicate le altre preziose libertà che egualmente desideriamo.
  • Nella nostra lotta per eliminare dal continente africano la spiacevole piaga dell'Apartheid, talmente ripugnante e detestabile per noi Africani, si sono purtroppo osservati progressi ancora troppo esigui. Molto è stato detto e scritto a condanna di questa forma di mortificazione estremamente ignobile e disumana che l'uomo esercita nei confronti dei propri simili. Ciascuno di noi qui presenti ha apertamente ed inequivocabilmente condannato questo male. Ma quali esiti hanno conseguito queste parole? A quali risultati hanno condotto le nostre condanne? Qual è stato l'impatto dei nostri attacchi e delle nostre critiche? Se vogliamo essere sinceri con noi stessi, dobbiamo ammettere che rimane ancora un lungo percorso da compiere per eliminare la discriminazione razziale dal nostro continente. Dobbiamo anzitutto esaminare il nostro stesso impegno. Abbiamo dichiarato che tutti i legami economici con il Sudafrica devono essere interrotti.
  • I legami dell'Etiopia con il Portogallo risalgono al XVI secolo e le nostre relazioni con tale nazione sono sempre state amichevoli. Non è stato facile richiedere il richiamo nella sua patria dell'Ambasciatore portoghese accreditato presso la nostra Corte, ma lo abbiamo fatto. Se non avessimo agito in tale maniera, non potremmo essere oggi presenti al vostro cospetto e dichiarare che l'Etiopia ha fatto ciò che ci hanno richiesto la morale, la coscienza ed il sangue dei nostri fratelli in Sudafrica, in Angola, in Mozambico.
  • Combinando i nostri sforzi con questi altri, la libertà per i nostri fratelli ancora soggiogati può giungere più rapidamente. Con l'aiuto internazionale potremo presto allontanare la piaga della discriminazione razziale dall'Africa.
    Non vi sia alcuna confusione al riguardo: la protratta oppressione degli Africani su questo continente e il continuo soggiogamento per ragioni razziali dei nostri fratelli in Africa meridionale costituiscono gravi pericoli, che minacciano le fondamenta stesse dell'unità cui aspiriamo. Non possiamo prender riposo sino a quando questi mali gemelli continueranno a esistere.
  • Il neo-colonialismo assume oggi due forme: economica e politica. Riconosciamo che la dominazione economica non soltanto è spesso il problema più difficile da rimuovere, ma funge anche da "cavallo di Troia" per l'affermarsi di quella politica. Riconosciamo inoltre che – data la storia del nostro continente e le condizioni entro le quali giungiamo alla libertà – non è inusuale che, nonostante i nostri migliori sforzi, l'indipendenza economica cui aspiriamo sia lontana e difficile da ottenere. Schemi commerciali istituiti da lungo tempo non possono essere assecondati a un nuovo orientamento con facilità e velocità. Non illudiamoci nel pensare che tali questioni, per la loro portata, non siano di alcun significato per il futuro dell'Africa. Cerchiamo piuttosto, allo stesso tempo, di applicarci con tutta la nostra forza per alterarne il corso.
  • Ripetiamo che il non-allineamento è in nessun modo anti-Orientale o anti-Occidentale, non più di quanto sia anti-Settentrionale o anti-Meridionale. Non è né anti- né pro- in una qualche maniera assoluta. È in gran parte affermativo, non negativo. È a favore della pace e della libertà. È per un livello di vita decente per tutti gli uomini. È per il diritto delle popolazioni di ciascuna nazione di adottare quel sistema economico e politico che la maggioranza al suo interno sceglie liberamente di seguire. È per il diritto degli uomini e delle nazioni di prendere liberamente la loro posizione circa le principali questioni del momento, secondo quanto le proprie coscienze e il proprio senso del diritto e della giustizia – e queste soltanto – dettino loro.
  • Abbiamo sostenuto in passato e reiteriamo ora che l'Africa debba essere dichiarata zona denuclearizzata. Insistiamo nuovamente affinché l'impegno per conseguire un progressivo disarmo venga raddoppiato. Il trattato che bandisce i test nucleari, seppur limitato, costituisce un passo in questa direzione, ma dovrebbe essere soltanto il primo di molti. I nostri sforzi unitari devono essere esercitati a questo scopo.

Trasmissione a livello nazionale giorno di liberazione dell'Africa

25 maggio 1965; in Discorsi di sua maestà imperiale Haile Selassie I tradotti in italiano, F. A. R. I. – Federazione Assemblee Rastafari in Italia, 2015.

  • Stiamo aspettando con ansia il giorno in cui quegli Africani nei territori dipendenti romperanno le catene della tutela straniera e diventeranno padroni del proprio destino.
  • I recenti avvenimenti in Rhodesia del Sud sono motivo di allarme – non solo il destino delle persone nel territorio è in pericolo ma anche la pace internazionale è minacciata. Un governo di minoranza bianca nel territorio sta arrestando quotidianamente e perseguitando arbitrariamente i combattenti per la libertà Africana, in particolare i loro leader, per sopprimere i movimenti nazionali per la libertà. Questa governo di minoranza ha anche adottato misure drastiche per dichiarare un governo coloniale. Ogni governo ed i popoli del mondo che danno valore ai diritti umani fondamentali, ed in particolare Noi africani, devono opporsi, con una sola voce, a questo schema pericoloso e senza precedenti del governo bianco di minoranza nel territorio.
  • Il Governo Sudafricano sta accelerando la sua campagna spietata : una campagna metodica di arresto quotidiano, di detenzione senza processo e di tortura degli Africani e dei loro leader che stanno lottando per i loro diritti umani fondamentali e libertà. Tutti i paesi amanti della pace del mondo devono agire insieme per forzare i governi coloniali di Sud Africa e Portogallo a desistere da queste politiche – politiche che sono inumane, politiche che negano i diritti umani di base, politiche che sono pregiudizievoli per la pace e la sicurezza del mondo intero – e a concedere l'indipendenza e la libertà di questi popoli oppressi.

In occasione del 20° anniversario dello statuto delle Nazioni Unite

27 giugno 1965; in Discorsi di sua maestà imperiale Haile Selassie I tradotti in italiano, F. A. R. I. – Federazione Assemblee Rastafari in Italia, 2015.

  • Oggi, i popoli del mondo stanno per riuscire a superare le barriere di tempo e spazio per vivere come membri di una famiglia di nazioni strettamente legata come risultato dei progressi compiuti dalla scienza moderna e tecnologia.
  • Lo Statuto delle Nazioni Unite incarna le speranze ed aspirazioni fondamentali del genere umano, di tutela dei diritti umani, mantenimento della pace nel mondo; alzando gli standard globali di vita, ed avanzandogli standard educativi senza fare alcuna distinzione di razza, sesso, lingua e religione.
  • Le piccole nazioni dovrebbero evitare di rendersi strumenti di accensione dell'attrito tra le Grandi Potenze. La ricezione di aiuto allo sviluppo e di altre forme di assistenza straniera non dovrebbe essere condizionata da obblighi di presa di posizione. Al fine di raggiungere questo obiettivo, non solo dovrebbero aderire ad una politica di non allineamento, ma dovrebbero anche contrastare e proscrivere costantemente tutti i piccoli conflitti causati, e quelli a venire, dalla prevalente guerra fredda internazionale.
  • Dato che la dottrina insostenibile della supremazia razziale, è una minaccia per il mantenimento della pace internazionale e della sicurezza, nonché una grave battuta d'arresto per la creazione di un clima salubre di comprensione e cooperazione nel mondo, dobbiamo lavorare insieme contro la filosofi a del razzismo.
  • Oggi le grandi potenze dovrebbero svegliarsi di fronte alla realizzazione del fatto che la chiave per il loro destino e per la loro futura felicità non risiede solo nelle loro mani. Non c'è pace senza cooperazione. Si rende noto che i principi sanciti nello Statuto e le risoluzioni adottate dall'Organizzazione non sono lì per essere rispettati ed implementati solo dalle piccole nazioni.

Per l'inaugurazione della fondazione H.S.I.

2 settembre 1965; in Discorsi di sua maestà imperiale Haile Selassie I tradotti in italiano, F. A. R. I. – Federazione Assemblee Rastafari in Italia, 2015.

  • La naturale origine di ogni essere umano è nell'essere uomo e per questo pari attraverso la creazione, l'unica differenza risiede nelle opportunità che si rendono disponibili.
  • Sebbene l'uomo abbia trovato assistenza per se stesso in queste macchine, la sua superiorità risiede nel fatto che è lui il loro inventore ed è egli stesso strumento di Dio.
  • Il denaro è uno strumento, ma non c'è dovere che non possa essere portato pienamente a compimento con il suo mero potere persuasivo; il lavoro delle organizzazioni benefiche non è soltanto la distribuzione di denaro, ma anche quello di donare calore personale, un servizio sincero e incoraggiamento spirituale.

Al parlamento giamaicano

21 aprile 1966; in Discorsi di sua maestà imperiale Haile Selassie I tradotti in italiano, F. A. R. I. – Federazione Assemblee Rastafari in Italia, 2015.

  • Il popolo Giamaicano ha una lunga storia gloriosa. Il popolo Giamaicano ha lottato per raggiungere la propria indipendenza e dal suo ottenimento, in una esemplare unità nazionale, ha proceduto nel procurarsi ulteriore abbondanza e progresso.
  • Il popolo della Giamaica, in generale, ha le proprie origini in Africa. Questo ci dà ancora un'altra base su cui si può stringere un rapporto sano, una relazione che non sarà utile solo ai Nostri rispettivi popoli, ma un rapporto che, a causa della fondamentale somiglianza tra Noi, contribuirà nel lungo termine ad un migliore mantenimento della pace e sicurezza internazionali. In aggiunta a questo, sia il popolo della Giamaica che quello Etiope sono dedicati ad un'altra causa, che è la causa del progresso e della prosperità.
  • Le persone di origine Africana sono emigrate in molte parti del mondo. Alcune di loro sono venute in Giamaica, altre in altre parti del mondo. Ma ovunque esse siano hanno esperienze storiche simili ed i problemi che attendono loro dipendono dalla comprensione, e questa potrà essere usata da tutti Noi come base per la creazione di una maggiore cooperazione che servirà per il nostro beneficio reciproco. In aggiunta a questo credo anche che i popoli della Giamaica e d'Etiopia hanno un'altra causa importante in comune, che è la causa della pace internazionale.

Conferenza stampa in occasione del 74° compleanno

30 luglio 1968; in Discorsi di sua maestà imperiale Haile Selassie I tradotti in italiano, F. A. R. I. – Federazione Assemblee Rastafari in Italia, 2015.

  • Io ringrazio Dio per avermi dato una vita così longeva. Questa è una cosa che può essere considerata solo come un dono dall'Onnipotente.
  • Di certo, la Seconda Guerra Mondiale ha condizionato l'Etiopia. È un fatto ben noto che il nostro Paese è caduto vittima delle forze di aggressione del Fascismo. Io ho avuto il privilegio di difendere il caso davanti alla Lega delle Nazioni a Ginevra ma il suo sistema di sicurezza collettiva non era stato rafforzato e non c'erano procedure standard alle quali ci fosse adesione universale per la risoluzione delle dispute internazionali. Il sistema fallì. L'Etiopia ha sofferto a causa del fallimento di quel sistema ma il concetto di sicurezza collettiva è stato stabilito più fermamente dopo la guerra.
  • Inutile dire, tutti i popoli africani hanno perso fiducia a causa degli eventi in Rhodesia e a causa del fallimento degli sforzi di molti Stati e individui di restaurare i diritti legittimi per la maggioranza Africana nella Rhodesia del Sud.

Anni settanta

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  • Le due qualità che più apprezzo negli italiani è la loro volontà di lavorare veramente esemplare e il fatto che ovunque essi vadano cercano di assuefarsi alle condizioni locali e di vivere in armonia con le genti del posto.[49]
  • L'acqua non solo è essenziale per la reale esistenza della vita, ma è anche una necessità basilare per il progresso economico e sociale di una comunità. Non dovremmo dimenticare che la culla della civiltà umana si trova nelle valli fluviali; la fornitura d'acqua è dunque un requisito fondamentale per il rapido sviluppo delle attività economiche di una nazione e per il benessere del suo popolo.[50]
  • Lo sviluppo di un paese non può essere intrapreso solo dal Governo; necessita della partecipazione, della cooperazione, del sacrificio e della lungimiranza di ogni individuo.[51]
  • Essendo le relazioni amichevoli tra Etiopia e Italia ormai di lunga data, c'è attualmente un significativo livello di commercio e di scambi tra le due nazioni; e poiché lo standard di vita dei nostri rispettivi popoli migliora giorno dopo giorno, il livello di questi scambi è destinato a crescere nel futuro. Questo di per sé fornisce un solido incoraggiamento per l'espansione del commercio tra i due Paesi, creando così migliore comprensione e fiducia tra i nostri due Governi.[52]
  • Le motivazioni e i desideri egoistici dell'uomo di perseguire esclusivamente il proprio interesse personale, facendo così fallire il suo compito divino di seguire l'obiettivo dell'unità di tutti, sono testimoni della fiacchezza della natura umana, e costituiscono il maggior ostacolo all'unità di tutti i Cristiani, per la quale noi ci battiamo.[53]
  • Le nazioni in via di sviluppo sono ora desiderose di maggiore conoscenza tecnologica per aumentare lo standard di vita delle loro popolazioni, perché è questo che le nazioni sviluppate hanno usato per raggiungere il loro presente status di avanzamento scientifico e sociale.[54]
  • Il colonialismo e la politica di razzismo impongono un esame di coscienza riguardo il tema dei diritti umani, che pesa ugualmente sulla coscienza di tutti gli uomini e di tutte le nazioni di buona volontà. La storia dimostra ampiamente che la libertà goduta da molti diventa fragile quando viene tollerata la negazione, anche solo a pochi, dei diritti umani basilari.[55]

Dall'intervista di Oriana Fallaci

24 giugno 1973; Intervista con la storia, Rizzoli, Milano, 1974.

  • I poveri e i ricchi ci sono sempre stati, e ci saranno sempre. Perché? Perché c'è chi lavora, chi ha voglia di guadagnare e chi ha voglia di fare nulla. Chi lavora, chi ha voglia di lavorare, non è povero. Infatti è vero che Nostro Signore Creatore ci mette al mondo uguali, ma è anche vero che quando si nasce non si è né ricchi né poveri. Si è nudi. È dopo che si diventa ricchi e poveri, a seconda del merito. Sì, sappiamo anche Noi che distribuire il denaro non serve. Perché? Perché per risolvere la miseria c'è solo un mezzo: lavorare.
  • Non è giusto aspettarsi di veder cadere l'aiuto dall'alto, come un regalo: bisogna meritar la ricchezza!
 
Haile Selassie da giovane, con suo padre Ras Makonnen
  • Ovvio che Noi siamo stati giovani: non siamo mica nati vecchi! Siamo stati bambino e poi giovanetto e poi giovane e poi adulto e poi vecchio. Come tutti. Il Nostro Signore Creatore Ci ha fatto come tutti. Forse lei vuol sapere che giovane eravamo Noi. Ebbene: eravamo un giovane molto serio, molto studioso, molto ubbediente. Qualche volta fummo puniti ma lei sa perché fummo puniti? Percé non Ci bastava studiare ciò che Ci facevano studiare e Noi volevamo studiare di più. Volevamo restare a scuola dopo che la lezione era finita, Ci dispiaceva divertirci, andare a cavallo, giocare. Non volevamo perdere tempo coi giochi.
  • Democrazia, repubblica: cosa vogliono dire queste parole? Cos'hanno cambiato nel mondo? Gli uomini sono forse diventati più bravi, più leali, più buoni? Il popolo è forse più felice? Tutto continua come prima, come sempre. Illusioni, illusioni. E poi bisogna vedere gli interessi di un popolo, prima di sovvertire con le parole. A volte la democrazia è necessaria e Noi pensiamo che alcuni popoli africani possano adottarla. Ma altre volta essa è un danno, un errore.
  • Perfino nei momenti più duri, più dolorosi, Noi non abbiamo rimpianto o maledetto il Nostro destino. Mai. E perché avremmo dovuto? Siamo nati di sangue reale, il comabndo Ci spetta.
  • Un re non deve mai rimpiangere la forza. Le cattive necessità sono necessità, e un re non deve arrestarsi di fronte a nessuna necessità. Neppure quando essa gli dà un dispiacere. Noi non abbiamo mai avuto paura d'esser duri: lo sa il re cosa ci vuole per il popolo, non lo sa mica il popolo.
  • Da una parte infatti non è possibile dimenticare ciò che gli italiani Ci fecero: soffrimmo tanto a causa vostra. Dall'altra, cosa dobbiamo dire? Capita a tutti di fare una guerra ingiusta e di vincerla. Non appena rientrammo nel Nostro paese, nel 1941, Noi dicemmo: dobbiamo essere amici degli italiani. Oggi lo siamo veramente. Voi siete cambiati in tante cose e Noi siamo camabiati in tante altre. E... mettiamola così: la storia non dimentica e gli uomini, invece possono dimenticare. Possono anche perdonare, se hanno un animo buono. E Noi cerchiamo di essere buoni. Sì, abbiamo perdonato. Ma non dimenticato. Dimenticato, no. Ricordiamo tutto, tutto!
  • Come sempre nella vita, nulla ha mai un colore preciso. Possiamo dirlo a cuor leggero: gli italiani hanno tormentato assai il Nostro paese però hanno fatto anche cose buone. Nulla di nuovo, nulla di miracoloso: bisogna precisarlo. Inoltre bisogna chiarire che, se non avessere fatto qualcosa di positivo, avrebbero avuto contro tutta la popolazione: dovevan pur tenersi buona la popolazione. Però... Ecco, diciamo che se in un senso essi interrupero quel che Noi avevamo incominciato, in un altro senso lo continuarono. E oggi siamo ben felici di aver protetto gli italiani al Nostro ritorno.
  • L'Etiopia esiste da tremila anni. Anzi, esiste dal giorno in cui fu creato l'Uomo. La mia dinastia regna da quando la regina di Saba incontrò re Salomone e dal loro incontro nacque un figlio. È una dinastia che continua da secoli e per i secoli continuerà. Un re è sostituibile e, del resto, la mia successione al trono è assicurata.

Attribuite

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  • Che la terra possa inghiottire chi non rispetterà la mia volontà e possa costui generare un cane nero.[56]
  • Menghistu? Un parente dell'uomo che tentò di detronizzarmi nel 1960? Ma no, non sarebbe rimasto nell'esercito. In ogni caso, quando tornerò al palazzo, dovrò abolire quel cognome...
Mengistu? A relative of the man who tried to overthrow me in 1960? But no, he wouldn't have remained in the army. Anyway, when I return to the palace I will have to abolish that surname...[57]
  • Molte ore di scoraggiamento sorgeranno prima che all'orizzonte appaia l'arcobaleno degli obiettivi raggiunti.[58]
  • [Dopo il Colpo di Stato in Etiopia del 1960] Questi colpi di Stato militari sono di moda; non sono per nulla sorpreso che certa gente abbia avuto l'idea di tentarne uno anche qui; ma ciò non fa che ritardare l'evoluzione economica e politica; e poi non posso ammettere che si assassinino quindici dignitari dell'impero.[59]
  • [Dopo il Colpo di Stato in Etiopia del 1960] Voi tutti sapete che noi riponevamo la nostra fiducia in coloro che si sono rivoltati contro di noi. Noi li avevamo fatti istruire. Noi avevamo dato loro dei poteri. Lo avevamo fatto perché facessero progredire l'educazione, la sanità e il livello di vita del nostro popolo. Avevamo affidato loro la realizzazione di molti programmi che noi avevamo formulato per lo sviluppo del nostro paese. Ma la nostra fiducia è stata tradita...[60]

Citazioni su Haile Selassie

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Haile Selassie sulla copertina di Time
  • Che sia di proposito o semplicemente per pragmatismo, Haile Selassie trasformò l'Etiopia, durante i suoi cinquantotto anni di reggenza, da un impero feudale primitivo a uno stato moderno incipiente. Consolidò il potere centrale privando i regnanti regionali della loro autonomia tradizionale; non gli era più permesso essere re, solo, al massimo, grandi servitori dello Stato. Creò un esercito nazionale permanente, dove prima c'erano solo le coscrizioni feudali, e una struttura governativa moderna. Sotto il suo regno, furono fondate le istituzioni di istruzione superiore e furono poste le basi per l'istruzione in massa. Furono lanciate politiche e programmi per incoraggiare lo sviluppo economico. La diplomazia dell'Imperatore fece dell'Etiopia un soggetto attivo e rispettato negli affari africani e persino mondiali. In un certo senso, i semi della sua caduta erano incorporati in ciascuna di queste misure, sebbene sia difficile comprendere come avrebbe potuto sperare di sopravvivere così a lungo come riuscì, se non avesse adottato tali misure. Alla fine, il sistema politico, sociale ed economico a cui diede vita fu distrutto perché il suo creatore esaurì la sua abilità di portare avanti il progetto e, come tanti autocrati, fallì nel fare quanto necessario alla sua successione. (David A. Korn)
  • Hailé Selassié governa il paese come se fosse un asilo. (John Gunther)
  • Haile Selassie voleva sviluppare il suo Paese, ma la giustizia sociale non era un concetto che esercitasse su di lui una grande impressione. (David A. Korn)
  • I fatti storici una volta scritti descriveranno Haile Selassie di Abissinia come un codardo che è scappato dal suo paese lasciando milioni di suoi compatrioti a combattere una guerra terribile, in cui sono stati trascinati dalla sua ignoranza politica e dalla sua slealtà razziale. [...] Mentre i popoli neri del mondo intero pregavano per la vittoria dell'Abissinia, questo piccolo imperatore stava demolendo la costruzione del proprio regno facendo la figura del salame con gli uomini bianchi, seguendo i loro suggerimenti su ciò che doveva fare, come arrendersi, come annullare le vittorie dei suoi re contro gli italiani. Sì, gli hanno detto come preparare il suo imbarco sull'aereo e, come un bambino sciocco, ha seguito ogni consiglio fino alla partenza dal suo paese per raggiungere l'Inghilterra, lasciando il suo popolo a farsi massacrare dagli italiani, e lasciando al mondo bianco serio a diridere ogni nero, lanciandogli le beffe di «è un incapace», «ve l'avevamo detto». Haile Selassie ha infatti dimostrato l'incompetenza del nero nell'autorità politica, ma ringraziamo Iddio che ci sono i neri che sanno che Haile Selassie non incarnava le vere qualità del popolo nero. (Marcus Garvey)
  • Il primo film che ho visto fu proiettato nella piazza di Gondar ed era un film documentario sulla visita dell'imperatore Haile Selassie ad Eisenhower. Questa è la prima immagine che ricordo ed è anche quella che fece apparire il nostro imperatore piccolo in confronto ad Eisenhower. (Haile Gerima)
  • Imperatore, i troni di questo mondo sono tutti tarlati; oggi è caduto uno, domani cadrà un altro: non abbia paura! Si aggrappi al Signore, creda in Lui: è l'unica roccia sulla quale possiamo appoggiarci. (Madre Teresa di Calcutta)
  • Incontrare l'imperatore [...] sarebbe stato come trovarsi faccia a faccia con la storia. (Nelson Mandela)
  • Mi intrattenni sempre che grande piacere con l'imperatore d'Etiopia Hailé Selassié, che aveva dato prova di grande vigore patriottico resistendo all'Italia. Le nostre conversazioni erano franche, animate, e qualche volta mi permisi anche di suggerirgli certe riforme.
    Ero un giovane studente quando lo sentii difendere invano il suo Paese dall'alto della tribuna della Società delle Nazioni, a Ginevra. La Sdn non poté impedire nulla. Ma neanche l'Onu ai giorni nostri si è mostrata più efficace. Cosa ne é successo dell'Etiopia? (Mohammad Reza Pahlavi)
  • Ora ci resta solo il negus. Lei mi chiederà: "Perché Haile Selassie cerca ancora di dar battaglia nella sua attuale situazione?". La tradizione bellica abissina vuole che il negus affronti personalmente il nemico. Egli finora non l'ha fatto, nè a sud nè a nord. I suoi generali combattono e sono stati battuti senza di lui. Ora egli vuole adempiere al suo dovere tradizionale. (Pietro Badoglio)
  • Se fosse morto vent'anni fa, Hailè Selassiè avrebbe potuto essere indicato alle più giovani generazioni come un modello, una sorgente di ispirazione come Atatürk in Turchia. Ma egli è diventato il simbolo di un regime detestabile. Le critiche si moltiplicano. I difetti, un tempo nascosti dal fumo d'incenso degli adulatori, ora appaoino in tutta la loro evidenza. (Maxime Rodinson)
  • Voi sapete bene che il deposto imperatore ha commesso crimini contro il popolo. Il popolo giudicherà sulla opportunità di processarlo nel momento più adatto. (Tafari Bante)
  • Hailè Selassiè ha sicuramente commesso molti errori durante il suo lunghissimo regno, prima fra tutti quello di essere stato sempre in bilico tra riforma e conservazione, senza mai operare una scelta risolutiva. Ma la rivoluzione che lo ha travolto nel nome della libertà e del progresso, si è rivelata cento volte più infausta del suo regime; ha causato all'Etiopia danni irreparabili; l'ha sprofondata in quella guerra civile che Hailè Selassiè aveva sempre cercato di scongiurare; ha accelerato, anziché bloccare, il processo di disintegrazione del paese. [...] Qualunque sia il giudizio definitivo su Hailè Selassiè, la sua figura merita rispetto e considerazione. È impossibile non provare un sentimento di grande ammirazione e di riconoscenza verso l'uomo che il 30 giugno 1936, dalla tribuna ginevrina della Società delle Nazioni, denunciava al mondo i crimini del fascismo e avvertiva che l'Etiopia non sarebbe stata che la prima vittima di quella funesta ideologia. Per questo suo messaggio, malauguratamente non ascoltato, gli siamo un po' tutti debitori.
  • Hailè Selassiè non aveva mai molto amato l'Africa, anzi si può dire che sino al 1955 l'avesse quasi ignorata. Del resto, non era un mistero per nessuno che la classe dominante etiopica non si considerasse affatto africana, ma indo-europea.
  • Il colpo di Stato in Eritrea, meditato da Hailè Selassiè sin dal giorno in cui aveva ratificato ad Addis Abeba l'atto federale, era tanto più grave in quanto in palese contraddizione con la politica che egli aveva inaugurato, a partire dalla seconda metà degli anni '50, nei confronti del continente africano e dei paesi non allineati. In poco tempo si era conquistato una solida reputazione di «pelegrino della pace», predicando l'unità degli africani, la moderazione, la concordia, le virtù del negoziato, e condannando severamente l'impiego della forza come mezzo di risoluzione delle controversie e intervenendo più volte come abile, ostinato e fortunato mediatore. Ma questa volontà di conciliazione, che egli manifestava nei riguardi di tutti i problemi esterni all'Etiopia, evidentemente non doveva ritenerla valida per le questioni interne dell'interne dell'impero, se è vero che egli decideva di rispondere con la repressione alle richieste di autonomia prima degli eritrei e poi dei somali, degli oromo e dei sidamo.
  • Agli inizi del suo regno Ailé Selassié introdusse in Etiopia la radio. Più tardi, i giornali e la televisione. Malgrado ciò, anche ad Addis Abeba non si sapeva nulla di ciò che accadeva nel resto del mondo. Sia la radio che i giornali e la televisione servivano solo come strumenti di propaganda reale.
  • Ailé Selassié era molto superstizioso e disperatamente attaccato alla vita. Ogni anno si recava a Ginevra dove si sottoponeva a cure di ringiovanimento e sembra che spesso rinnovasse il suo sangue con sangue giovane e fresco. Lo affliggeva un principio di arteriosclerosi. Ma la sua morte era più temuta dagli altri che da lui stesso. Il suo talento politico, infatti, non era stato abbastanza vasto da preparare il giorno in cui egli non ci sarebbe stato più. La sua genialità non era stata abbastanza completa da piantare un solido seme quando il suo sarebbe seccato. Le sue vecchie mani non avevano mai mollato o delegato il potere. Il suo vecchio cuore non aveva mai superato il principio dell'après-moi-le-déluge. Forse la morte gli faceva tanta paura perché sapeva che Ailé Selassié rischiava d'essere l'ultimo imperatore d'Etiopia, Leone di Giuda, Eletto di Dio, Potenza della Trinità, Re dei Re.
  • Durò più di un ora il colloquio. Sua Maestà rispondeva a fatica, con interminabili pause, ansimando. Spesso, poi, non capiva ciò che gli chiedevo evitando allusioni dirette. Forse perché non sapeva il francese come affermava, forse perché la sua vecchia mente non seguiva i concetti. E mi toccava ripetere, sopportar la sua stizza che a tratti diventava offensiva: «Ètudiez! Ètudiez!». Cosa dovevo studiare? La buona creanza o l'ipocrisia o le mille cose che i re non sanno? All'ultima domanda, infine, si spaventò. Era una domanda sulla morte. E Sua Maestà non amava la parola morte. Aveva troppa paura di morire, lui che mandava gli altri a morire con tanta facilità.
  • È ancora difficile, per un italiano, scrivere spassionatamente del defunto Ailé Selassié. Perché è arduo dimenticare che lo aggredimmo, lo insultammo, lo derubammo del suo paese con l'inutile guerra che Mussolini gli scatenò addosso quarantadue anni fa [...] Più che imbarazzo, senso di colpa. Anzi vergogna. E così a tale colpa, a tale vergogna, gli italiani che oggi si accostano al ricordo di Ailé Selassié reagiscono vedendone esclusivamente i lati migliori: i meriti del passato. I suoi ritratti grondano sempre ossequio eccessivo, ammirazione incondizionata, lusinghe. Raccontano sempre la sua compostezza ieratica, la sua dignità regale, la sua intelligenza acutissima, la sua generosità verso gli ex nemici. Non spiegano mai chi fosse in realtà il sovrano da noi reso vittima. Non osano dirci se era qualcosa di meno e qualcosa di più che una vittima. Ad esempio un vegliardo irrigidito in princìpi disfatti da secoli. Ad esempio il padrone assoluto di un paese che non ha mai udito le parole diritto, democrazia, e appena fuori città vive ai limiti della preistoria: oppresso dalla fame, dalle malattie, dall'ignoranza, dallo squallore di un regime feudale che non conoscemmo neppure nel Medioevo più buio.
  • I suoi veri amici erano gli americani cui consentiva il controllo politico ed economico del paese e ai cui consiglieri militari aveva consegnato l'esercito, l'aviazione, i servizi segreti. I suoi veri nemici erano i sovietici che aizzavano Gibuti all'indipendenza e aiutavano il Sudan che a sua volta aiutava l'Eritrea. Però andò anche a Mosca e l'Etiopia era piena di bulgari, di rumeni, di polacchi, di jugoslavi, insomma di ambasciate comuniste. Ailé Selassié andava d'accordo coi paesi arabi però chiamò gli israeliani a istruire la polizia segreta, la polizia criminale e la Guardia Imperiale. Con loro aveva in comune tutto l'interesse a non perdere i porti di Asmara e di Assab. I suoi rapporti erano ottimi anche coi francesi, nel timore che rinunciassero a Gibuti. Restavano freddini solo con gli inglesi: non gli aveva mai perdonato il distacco con cui lo avevano accolto durante l'esilio. E, sebbene gli inglesi lo avessero rimesso sul trono, nessuno lo aveva mai udito pronunciare una parola nella loro lingua. Che conosceva benissimo.
  • Il fatto era che l'imperatore non credeva all'Etiopia inserita in un clima di libertà e di democrazia, e non stimava molto il suo popolo. Con le persone di cui si fidava ripeteva sempre, con sprezzo: «Vous savez, ces gens...». E citava l'esempio del Congo: «Ecco cosa succede a dare la libertà a certa gente».
  • Vi erano due argomenti proibiti con Ailé Selassié: L'Eritrea e il ruolo che il principe ereditario Asfa Wossen ebbe nel colpo di Stato del 1960.
  • Aveva ottant'anni ed era molto debole. Abbiamo fatto del nostro meglio per salvarlo, ma non potevamo mantenerlo.
  • Hailé Selassié era vecchio, malato e nessuno lo amava. In passato aveva avuto idee progressiste e moderne, ma ormai aveva fatto il suo tempo. Non avevo nulla contro di lui sul piano personale, ma il popolo ci aveva chiesto di rovesciarlo e così io e i miei colleghi dell'esercito abbiamo fatto. Non potevamo salvarlo.
  • Morì di morte naturale, credo. Certo, tra i miei uomini ce n'erano molti che avrebbero voluto ucciderlo con le proprie mani, perché avevano perso fratelli e padri per colpa sua.
  • Il potere di Hailè Selassiè è assoluto: in Etiopia non esistono né partiti politici né sindacati e il parlamento ha un ruolo puramente simbolico e nominale in quanto non esistono neanche le elezioni. I due massimi poteri organizzati di questo regime tipicamente feudale sono un potente esercito e una potentissima Chiesa. L'imperatore, che senza dubbio la suprema mente politica del paese, esercita quindi il potere non solo in virtù del suo titolo ma anche grazie ai suoi alti valori personali. Hailè Selassiè nutre ambizioni panafricane e ambisce a venire considerato il numero uno di tutta l'Africa.
  • In quegli anni circolavano due diverse immagini di Hailè Selassiè. Una, quella nota all'opinione pubblica internazionale, presentava l'imperatore come un monarca esotico ma capace, dotato di un'energia inesauribile, di una mente acuta e di una profonda sensibilità; un uomo che si era opposto a Mussolini, aveva riconquistato l'impero e il trono, e nutriva l'ambizione di sviluppare il proprio paese e di svolgere nel mondo un ruolo di rilievo. L'altra immagine, formata poco per volta dalla parte più critica, e inizialmente esigua, dell'opinione pubblica interna, lo mostrava come un monarca deciso a difendere il potere con ogni mezzo; ma soprattutto come un demagogo e un padre padrone che, con i fatti e con le parole, mascherava la corruzione, l'ottusità e il servilismo della classe dirigente da lui stesso creata e blandita. Le due immagini, come spesso succede, erano vere entrambe. Hailè Selassiè aveva una personalità complessa: per taluni piena di fascino, per altri odiosa; certuni lo adoravano, altri lo maledicevano. Governava un paese che conosceva solo i metodi più brutali per conquistare (o per conservare) il potere, e dove le libere elezioni erano sostituite da pugnali e veleni, e le libere discussioni da forche e fucilazioni. Lui stesso era un prodotto di quella tradizione, alla quale a suo tempo aveva fatto ricorso. Tuttavia si rendeva conto che in tutto ciò c'era qualcosa di stonato e di incompatibile con il mondo nuovo. Non potendo certo modificare il sistema che lo manteneva al potere (e per lui il potere veniva prima di ogni altra cosa), ricorreva alla demagogia, al cerimoniale e a quei discorsi sullo sviluppo così assurdi in un paese tanto povero e arretrato. Uomo simpatico, politico astuto, padre tragico e avaro patologico, condannava a morte gli innocenti e graziava i colpevoli: capricci del potere, tortuose manovre di Palazzo, ambiguità e misteri che nessuno riuscirà mai a decifrare.
  • Per quanto di costituzione smilza e minuta, Hailè Selassiè ha un'energia di ferro, è uno di quei grandi vecchi che stupiscono per la loro vitalità e chiarezza di idee. Come persona è straordinariamente simpatico: è sereno, accattivante e nel suo modo di fare c'è quel momento di timidezza e imbarazzo con cui i grandi della terra si conquistano la simpatia dei piccoli.
  • Hailé Selassié, un vecchio signore aristocratico dalle mani bellissime e dall'ironia flagellante, non era uno stupido. I cinque anni di dominio italiano avevano dato all'Etiopia una organizzazione amministrativa che non aveva mai avuto e lui, il Negus, la conservò com'era. [...] Sapeva che se gli italiani se ne fossero andati via tutti, non ci sarebbe stata più una nuova Etiopia. Ma l'Etiopia era rimasta vecchia e i giovani intellettuali dicevano che non sarebbe mai diventata nuova finché fosse rimasto lui a comandare, un vecchio che credeva nella Bibbia mentre loro avrebbero fatto nuova l'Etiopia in un battibaleno.
  • Il Negus da vicino appare incredibilmente minuto e fragile, quasi diafano. La caratteristica barbetta ben curata incornicia un viso ascetico, d'un bronzeo colore antico; gli occhi, scuri e penetranti, mi fissano benevoli.
  • La voce dell'Imperatore ha caldi toni di gola, il suo discorso è semplice e diretto come solo può esserlo quello di un uomo complesso e impenetrabile.
  • Un aristocratico moderato e saggio, che in virtù della sua forza carismatica è riuscito ad imbastire, ma non ad unire, i diversi gruppi etnici che compongono l'impero.
  • Nessuno può essere profeta al di fuori di uno solo: Hailè Selassiè, che per noi è il nuovo Cristo.
  • Noi crediamo che il re sia Hailè Selassiè, il nostro ultimo Dio in terra. Lui è ancora vivo, si incarnerà in Ras Tafari e ci condurrà alla terra promessa. Non è assolutamente morto come qualcuno vorrebbe far credere. Ora non si manifesta unicamente perchè è nascosto in qualche parte del mondo per sfuggire alla cattiveria umana: un Dio non muore mai, come potrebbe?
  • Rastafari rappresenta la guida dell’uomo, è il nome del Cristo, è Hailè Sellassiè, in fondo sono la stessa cosa.
  • Ad Hailé Selassié non sarebbe mai venuto in mente di presentarsi candidato in una competizione elettorale: per governare gli bastava la legittimazione divina.
  • Come in ogni congiura feudale che si rispetti, ancora oggi permangono molti interrogativi sulla sua fine. Non c'è dubbio però che la morte del Negus abbia chiuso un'epoca nella storia dell'umanità.
  • Fino alla sua morte l'imperatore ebbe due letture preferite: la biografia di Napoleone e Il Principe di Machiavelli... con le annotazione di Napoleone.
  • La credenza secondo la quale Hailé Selassié era un discendente diretto del re Salomone, altro non era che un mito. La teoria della discendenza del Re dei Re da Salomone fu elaborata nel corso del XIV secolo, l'epoca d'oro dello Stato etiope. Vale a dire: pura leggenda al servizio del potere imperiale.
  • Non c'erano differenze tra la fortuna personale del Negus e il patrimonio dello stato.
  • Secondo i dissidenti etiopi, la frenetica attività diplomatica di Hailé Selassié non era altro che un modo di fuggire dai problemi quotidiani del paese.
  • Aveva un viso tipicamente etiopico, cioè africano e semita allo stesso tempo. Era piuttosto basso, rispetto alla media del suoi sudditi, ma indubbiamente bello. Dall'infanzia fino alla vecchiaia, le fotografie lo dimostrano. Naso aristocratico, aquilino, sguardo fiero, da uccello rapace. Un volto da re, di quelli che incutono timore e rispetto. Era freddo e taciturno, abituato a controllare ogni parola, ogni gesto, ogni pensiero. Amava i cani più piccoli del mondo (i minuscoli chihuahua: ne aveva due, uno bianco e uno nero, Lulu e Papillon, che nutriva personalmente di carne di prima scelta) ma anche le belve più grandi e possenti, i leoni, che lasciava liberi di circolare nel Ghebbi imperiale, di spaventare e (si dice) di azzannare gli ospiti indesiderati.
  • Con gli Italiani fu generosissimo. Vietò ogni forma di rappresaglia o vendetta, ordinò che fossero lasciati liberi di proseguire le loro attività. Ancora oggi, vivono in Etiopia migliaia di italiani e di figli di italiani, alcuni ricchi, altri agiati, altri ancora poveri.
  • Considerava il coraggio la dote più importante di un uomo, insieme con la dignità. Ma riteneva che un re «deve sapere come barcamenarsi, oscillare tra amici e nemici, tra il nuovo e li vecchio ». Egli aveva avuto, in abbondanza, tutte e tre le doti: coraggio, dignità e abilità manovriera. E tutte e tre gli erano state non utili, ma assolutamente indispensabili per conquistare il potere.
  • Creando uno strumento militare moderno nel quadro di una società rimasta fondamentalmente feudale, Hailé Selassié ha provocato una contraddizione che alla lunga si è dimostrata insanabile e catastrofica per il sistema monarchico e nobiliare. Non a caso furono proprio alcuni ufficiali a tentare, nel 1960, il primo colpo di Stato contro l'imperatore. Il colpo non riuscì, soprattutto perché mancò un legame di alleanza fra i congiurati e le masse. Quattordici anni dopo tale legame è stato stabilito e il colpo ha avuto successo.
  • In sostanza, rafforzò il potere centrale contro la anarchia feudale, i regionalismi, i fermenti delle grosse minoranze etniche e religiose. Pece dell'Etiopia, mosaico di popoli, uno Stato: non uno stato moderno, semplicemente uno Stato, con una bandiera, un inno, forze armate obbedienti ad un solo capo, una sola moneta, un embrione di apparato statale, con funzionari docili all'Imperatore, non ai ras locali.
  • La pasta di cui era fatto somigliava piuttosto a quella di certi condottieri italiani, principi del Rinascimento, avventurieri geniali o papi dalla mano di ferro. La sua origine aristocratica era indubbia. Non così quella regale. L'accesso al trono non gli fu facile. Dovè aprirselo con lance, spade e fucili.
  • Tutti i mali dell'Etiopia, fame, carestie, siccità, arretratezza, erano stati addossati sulle sue spalle, ormai curve e gracili. La storia lo giudicherà. Ieri, ad Addis Abeba, non e morto un uomo. È svanita una pallida ombra.
  1. a b Dal proclama di mobilitazione, 3 ottobre 1935; citato in Discorsi di sua maestà imperiale Haile Selassie I tradotti in italiano.
  2. a b Da un discorso al ritorno sul suolo etiope dopo cinque anni di esilio, 22 gennaio 1940; citato in Discorsi di sua maestà imperiale Haile Selassie I tradotti in italiano.
  3. a b Da un discorso sulla liberazione: La dichiarazione d'oro, 22 gennaio 1940; citato in Discorsi di sua maestà imperiale Haile Selassie I tradotti in italiano.
  4. Dall'appello al popolo etiope del 5 maggio 1941; citato in Gian Antonio Stella, E Graziani massacrò i monaci etiopi, Corriere della Sera, 18 febbraio 2017, p. 45.
  5. a b Da un discorso per la vittoria degli alleati, 15 agosto 1945; citato in Discorsi di sua maestà imperiale Haile Selassie I tradotti in italiano.
  6. a b Da un discorso in occasione della apertura di biblioteche e scuole serali, 30 marzo 1948; citato in Discorsi di sua maestà imperiale Haile Selassie I tradotti in italiano.
  7. a b Da un discorso agli studenti etiopi all'estero (Regno Unito), 8 gennaio 1951; citato in Discorsi di sua maestà imperiale Haile Selassie I tradotti in italiano.
  8. Da un discorso per la riconciliazione con l'Italia, 7 settembre 1951; citato in Discorsi di sua maestà imperiale Haile Selassie I tradotti in italiano.
  9. a b Durante la convocazione della commissione di codificazione, 26 marzo 1954; citato in Discorsi di sua maestà imperiale Haile Selassie I tradotti in italiano.
  10. Da un discorso sule nazioni unite e sulla lega, 1º giugno 1954; citato in Discorsi di sua maestà imperiale Haile Selassie I tradotti in italiano.
  11. a b Da un discorso agli studenti in partenza, 30 agosto 1957; citato in Discorsi di sua maestà imperiale Haile Selassie I tradotti in italiano.
  12. a b Da un discorso sulla formazione degli infermieri, 17 ottobre 1957; citato in Discorsi di sua maestà imperiale Haile Selassie I tradotti in italiano.
  13. Da un discorso all'Ospedale Dedjasmatch Balcha, 26 ottobre 1957; citato in Discorsi di sua maestà imperiale Haile Selassie I tradotti in italiano.
  14. a b Dal discorso di S.M.I. Haile Selassie I in onore degli ufficiali caduti, 15 febbraio 1958; citato in Discorsi di sua maestà imperiale Haile Selassie I tradotti in italiano.
  15. Da una dichiarazione posando la prima pietra della fabbrica tessile indo-etiope, 30 marzo 1958; citato in Discorsi di sua maestà imperiale Haile Selassie I tradotti in italiano.
  16. Dal discorso di S.M.I. Haile Selassie I in occasione del decimo anniversario dalla fondazione dell'organizzazione mondiale della sanità, 7 aprile 1958; citato in Discorsi di sua maestà imperiale Haile Selassie I tradotti in italiano.
  17. a b Dal discorso di S.M.I. Haile Selassie I in occasione della terza giornata dell'albero, 19 luglio 1958; citato in Discorsi di sua maestà imperiale Haile Selassie I tradotti in italiano.
  18. a b Dal discorso di S.M.I. Haile Selassie I in occasione dell'inaugurazione della scuola delle belle arti, 23 luglio 1958; citato in Discorsi di sua maestà imperiale Haile Selassie I tradotti in italiano.
  19. Dal discorso di S.M.I. Haile Selassie I in occasione del natale, 8 gennaio 1959; citato in Discorsi di sua maestà imperiale Haile Selassie I tradotti in italiano.
  20. a b Da un discorso per la presentazione dei colori della bandiera, 18 maggio 1959; citato in Discorsi di sua maestà imperiale Haile Selassie I tradotti in italiano.
  21. Da un discorso per la laurea in sanità pubblica, Gondar, 18 maggio 1959; citato in Discorsi di sua maestà imperiale Haile Selassie I tradotti in italiano.
  22. a b Dal discorso si S.M.I. Haile Selassie I ai giornalisti americani in visita, 14 marzo 1960; citato in Discorsi di sua maestà imperiale Haile Selassie I tradotti in italiano.
  23. Dal discorso al primo contingente di truppe etiope per il Congo, 17 luglio 1960; citato in Discorsi di sua maestà imperiale Haile Selassie I tradotti in italiano.
  24. Dal messaggio al seminario delle donne, 14 dicembre 1960; citato in Discorsi di sua maestà imperiale Haile Selassie I tradotti in italiano.
  25. Dal discorso di apertura dell'Africa Hall, 6 febbraio 1961; citato in Discorsi di sua maestà imperiale Haile Selassie I tradotti in italiano.
  26. a b Da un discorso per la bibbia revisionata in amarico, 23 luglio 1961; citato in Discorsi di sua maestà imperiale Haile Selassie I tradotti in italiano.
  27. Dal discorso di S.M.I. Haile Selassie I in occasione del passaggio dell'Imperatrice Menen, 15 febbraio 1962; citato in Discorsi di sua maestà imperiale Haile Selassie I tradotti in italiano.
  28. Da un discorso per la formazione degli insegnanti, 15 ottobre 1962; citato in Discorsi di sua maestà imperiale Haile Selassie I tradotti in italiano.
  29. a b Dal discorso si S.M.I. Haile Selassie I alla scuola tecnica per le forze di guerra, 1º febbraio 1963; citato in Discorsi di sua maestà imperiale Haile Selassie I tradotti in italiano.
  30. a b Dal discorso per la sepoltura dei defunti in Congo, 19 aprile 1963; citato in Discorsi di sua maestà imperiale Haile Selassie I tradotti in italiano.
  31. Dal discorso della Corona, 22 novembre 1963; citato in Angelo Del Boca, Il Negus, Editori Laterza, 2007, pp. 274-275.
  32. a b Da un discorso riguardo alla morte del presidente Kennedy, 23 novembre 1963; citato in Discorsi di sua maestà imperiale Haile Selassie I tradotti in italiano.
  33. Dal discorso in occasione del primo anniversario dell'O.U.A., 26 maggio 1964; citato in Discorsi di sua maestà imperiale Haile Selassie I tradotti in italiano.
  34. Dal discorso di S.M.I. Haile Selassie I sullo sviluppo comunitario, 7 luglio 1964; citato in Discorsi di sua maestà imperiale Haile Selassie I tradotti in italiano.
  35. Dal discorso di S.M.I. Haile Selassie I per il conferimento del titolo di difensore della fede ortodossa, 21 gennaio 1965; citato in Discorsi di sua maestà imperiale Haile Selassie I tradotti in italiano.
  36. Dal discorso di S.M.I. Haile Selassie I in occasione del nuovo anno, 11 settembre 1965; citato in Discorsi di sua maestà imperiale Haile Selassie I tradotti in italiano.
  37. Dal discorso di augurio di S.M.I. Haile Selassie I al presidente Rahdakrishnan, 12 ottobre 1965; citato in Discorsi di sua maestà imperiale Haile Selassie I tradotti in italiano.
  38. Dal discorso di S.M.I. Haile Selassie I per il conferimento di una laurea honoris causa a Sarvepali Rahdakrishnan, 12 ottobre 1965; citato in Discorsi di sua maestà imperiale Haile Selassie I tradotti in italiano.
  39. Da un discorso per l'Etiopia e l'OUA, 1º novembre 1965; citato in Discorsi di sua maestà imperiale Haile Selassie I tradotti in italiano.
  40. a b Dal discorso di inaugurazione della 15° conferenza di Pugwash, 29 dicembre 1965; citato in Discorsi di sua maestà imperiale Haile Selassie I tradotti in italiano.
  41. Da un discorso per l'unità africana e le telecomunicazioni, 8 marzo 1966; citato in Discorsi di sua maestà imperiale Haile Selassie I tradotti in italiano.
  42. Dal discorso di S.M.I. Haile Selassie I in occasione della esibizione italiana, 11 marzo 1966; citato in Discorsi di sua maestà imperiale Haile Selassie I tradotti in italiano.
  43. Da un discorso per le riforme costituzionali, 22 marzo 1966; citato in Discorsi di sua maestà imperiale Haile Selassie I tradotti in italiano.
  44. Dal discorso di S.M.I. Haile Selassie I sugli studi etiopici, 7 aprile 1966; citato in Discorsi di sua maestà imperiale Haile Selassie I tradotti in italiano.
  45. a b Dal discorso per il venticinquesimo anniversario della liberazione, 5 maggio 1966; citato in Discorsi di sua maestà imperiale Haile Selassie I tradotti in italiano.
  46. a b Dal discorso per la quinta cerimonia di laurea all'H.S.I.U. (Haile Selassie I University), 30 giugno 1966; citato in Discorsi di sua maestà imperiale Haile Selassie I tradotti in italiano.
  47. Da un intervento durante il consiglio sulle relazioni estere in New York, 17 febbraio 1967; citato in Discorsi di sua maestà imperiale Haile Selassie I tradotti in italiano.
  48. a b Dal discorso di S.M.I. Haile Selassie I in occasione delle elezioni generali, 10 dicembre 1968; citato in Discorsi di sua maestà imperiale Haile Selassie I tradotti in italiano.
  49. Citato in Intervista in treno con Haile Selassie, La Stampa, 9 novembre 1970.
  50. Dal discorso per il nuovo acquedotto di Assela, 6 dicembre 1970; citato in Discorsi di sua maestà imperiale Haile Selassie I tradotti in italiano.
  51. Dal discorso di S.M.I. Haile Selassie I alle unioni etiopiche del lavoro, 8 aprile 1970; citato in Discorsi di sua maestà imperiale Haile Selassie I tradotti in italiano.
  52. Dal discorso di S.M.I. Haile Selassie I all'apertura della fiera sull'elettronica, 6 aprile 1971; citato in Discorsi di sua maestà imperiale Haile Selassie I tradotti in italiano.
  53. Dal discorso d'apertura al consiglio mondiale delle chiese in Addis Abeba 12 gennaio 1971; citato in Discorsi di sua maestà imperiale Haile Selassie I tradotti in italiano.
  54. Dal discorso all'avviamento della facoltà di tecnologia, 24 novembre 1971; citato in Discorsi di sua maestà imperiale Haile Selassie I tradotti in italiano.
  55. Da un discorso alla sessione inaugurale africana del consiglio di sicurezza delle nazioni unite, 29 gennaio 1972; citato in Discorsi di sua maestà imperiale Haile Selassie I tradotti in italiano.
  56. Citato in Albert Sánchez Piñol, Pagliacci e mostri (Pallassos i monstres), traduzione di Patrizio Rigobon, Scheiwiller, 2009, p. 123.
  57. (EN) Citato in Raúl Valdés Vivó, Ethiopia's Revolution, International Publishers Co., Inc, p. 20.
  58. Citato in AA.VV., Il libro delle religioni, traduzione di Anna Carbone, Gribaudo, 2017, p. 315. ISBN 9788858015810
  59. Citato in Angelo Del Boca, Il Negus, Editori Laterza, 2007, p. 259
  60. Citato in Angelo Del Boca, Il Negus, Editori Laterza, 2007, pp. 259-260

Bibliografia

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  • Ras Julio, Discorsi di sua maestà imperiale Haile Selassie I tradotti in italiano, a cura di F. A. R. I. – Federazione Assemblee Rastafari in Italia, 2015

Voci correlate

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