Seconda guerra cecena

conflitto armato (1999-2009)

Citazioni sulla seconda guerra cecena.

Seppellimento di caduti in una fossa comune

Citazioni modifica

  • A differenza della prima guerra cecena di pochi anni precedente, poco popolare e spesso duramente criticata dai russi, il secondo conflitto godette di un grande consenso. La lotta contro il terrorismo fu, lo si può dire con certezza, il primo progetto a livello nazionale a dare a Putin un'incredibile popolarità, trasformandolo in un idolo di fronte alla schiacciante maggioranza degli elettori. (Nicolai Lilin)
  • Bombardare un convoglio con bandiera bianca è un crimine di guerra. Lo è anche usare bombe termobariche contro i civili. Lo è anche la tortura su scala industriale. Ho visto prove schiaccianti di tutte e tre le cose durante la guerra di Putin contro la Cecenia, e sono partito facendo fatica a capire come l'Occidente potesse permettere che questi crimini russi contro l'umanità restassero impuniti. Le prove che Vladimir Putin era un criminale di guerra nel 2000 erano chiare. Non posso dire altro che questo: ve l'avevo detto, accidenti. (John Sweeney)
  • È difficile, praticamente impossibile, descrivere quanto era crudele la seconda guerra cecena e quanto era spietato il padrone della macchina assassina del Cremlino. La cosa più difficile per me da sopportare, come reporter, come essere umano, era essere testimone dell'errore colossale fatto dai dirigenti occidentali che si coccolavano con Vladimir Putin benché le prove dei suoi crimini di guerra in Cecenia, e dei crimini contro l'umanità commessi quando l'Fsb fece esplodere gli appartamenti in Mosca, fossero schiaccianti. (John Sweeney)
  • Il secondo conflitto è stato un fulmine senza pietà scaricato sul terrorismo islamico internazionale. Siamo entrati ufficialmente in guerra alla fine di agosto nel territorio occupato dalle formazioni terroristiche e l’abbiamo preso sotto controllo totale a dicembre, liberando una difficile regione che si estende tra le montagne del Caucaso. A quel punto gli scontri diretti sono finiti e il nostro lavoro era limitato ad operazioni preventive e di routine di mantenimento dell’ordine e legalità della Federazione Russa sul territorio. (Nicolai Lilin)
  • In Cecenia l’esercito russo scatena bombardamenti massicci e devastanti sulla capitale Grozny; le offensive contro i separatisti sono spietate e sanguinarie. Furono i reportage sconvolgenti di Anna Politkovskaja a svelare le atrocità, i crimini contro la popolazione civile e le sistematiche violazioni dei diritti umani da parte dell’esercito russo e del governo. Violazioni, soprusi e corruzione che avevano infettato la Russia. (Leonardo Coen)
  • La maggior parte della gente che protesta contro la guerra in Cecenia [...] è stata accusata di aver rivelato segreti militari. Ma in realtà non sono segreti, sono cose risapute, l’autorità semplicemente non vuole che la gente ne parli. (Vladimir Konstantinovič Bukovskij)
  • La Russia è estremamente preoccupata della sua integrità territoriale. Come reagirebbero altri paesi ad una aggressione paragonabile all’attacco dei ceceni contro i russi nel Daghestan? La guerra in Cecenia è una faccenda di terrorismo e il terrorismo non ha confini. (Leonid Kučma)
  • Ma cosa poteva fare d'altro Putin, visto il suo profilo politico e la natura del suo successo? Trattare con i ceceni sarebbe stata un'umiliazione troppo forte. Non avrebbe mai potuto soddisfare, in tutti i casi, le loro rivendicazioni. Un ritiro delle truppe russe dalla Cecenia? Neanche parlarne. Né il presidente della Federazione Russa, eletto sull' onda della promessa di mettere fine alla rivolta cecena, poteva offrire lo spettacolo di un negoziato, sia pure fittizio, avviato con la sola intenzione di prendere tempo. (Bernardo Valli)
  • Mentre il cuore dei russi era angosciato per i giovani inviati in guerra, praticamente nessuno sembrava provare compassione per i civili ceceni, in teoria loro connazionali, ancora una volta sotto il tiro dei bombardamenti. Un'altra particolarità rendeva questa nuova guerra in Cecenia diversa dalla precedente: adesso, nella percezione comune, l'offensiva russa era capeggiata da un leader. Mentre El'cin, all'inizio della guerra del 1994, dava l'impressione di qualcuno che si agita in maniera scomposta e disperata, il suo nuovo primo ministro, che cinque anni dopo ricominciò la guerra, era percepito come un impavido difensore del cittadino comune. (Maša Gessen)
  • Ricordo benissimo quegli anni. Ero in Cecenia, tra i volontari che si prodigavano per recare aiuto alle innumerevoli vittime dell’«operazione anti terrorismo» voluta da Putin, tra le macerie di Groznyi, Katyr-Yurt, Itum-Kale e altre città. Di tanto in tanto tornavo a Mosca per riprender fiato, e ritrovavo gli amici alle feste. Si beveva, si ballava, e talvolta provavo a raccontarvi qualcosa degli orrori che avevo visto laggiù, i civili torturati, i bambini massacrati, i soldati che restituivano alle famiglie i corpi dei caduti in cambio di soldi, e voi mi dicevate: «Jonathan, siamo stanchi di sentir parlare della tua Cecenia». Ricordo ancora distintamente quelle parole. E allora andavo su tutte le furie: «Ragazzi, non è la mia Cecenia, è la vostra Cecenia. È il vostro maledetto Paese, non il mio. Io sono solo uno stupido forestiero qui tra voi. È il vostro governo che bombarda le vostre città e stermina i vostri concittadini». Ma niente, era troppo complicato, troppo doloroso, non volevate sentirne parlare. (Jonathan Littell)

Zbigniew Brzezinski modifica

  • I ceceni resistono da oltre 120 anni. Non sono né russi né ortodossi. E inoltre, in questo conflitto, sono le vittime. Le sofferenze che oggi vengono loro inflitte ricordano la decisione presa da Stalin nel '44 di cancellare questo popolo, deportandolo in Asia centrale.
  • Il piano che il Cremlino sta per mettere in atto in modo quanto mai deliberato comporterebbe le seguenti tappe: 1) Bombardamento massiccio delle città cecene, per costringere i civili ad abbandonare il Paese. Questa strategia è già stata largamente applicata. 2) Progressivo accerchiamento militare dei ribelli, spinti verso le concentrazioni urbane o semi-urbane dove i ceceni non possono usare ancora le stesse tattiche che hanno permesso di infliggere pesanti perdite ai russi. 3) A differenza del precedente conflitto, i russi non hanno alcuna intenzione di impegnarsi in costosi combattimenti di strada contro uomini assediati e determinati.
    L'idea, invece, è di utilizzare nuove armi contro i ceceni, prendendoli alla sprovvista con esplosivi e sostanze chimiche (tra cui i gas asfissianti), per annientare letteralmente – a debita distanza – le decine di migliaia di ribelli che, spinti dai russi, si raccolgono intorno alle rovine delle città. [...] L'obiettivo finale di questa strategia sarà il genocidio, al quale il mondo intero assiste passivamente.
  • L'amministrazione Clinton ha «compreso» e anche giustificato due guerre russe contro il popolo ceceno. Clinton ha paragonato la campagna russa agli sforzi fatti da Lincoln per salvare l'unità americana e ha proclamato, sommerso dalle critiche, che l'obiettivo della guerra era quello di «liberare Grozny».
  • Sebbene la Cecenia sia peggio del Kosovo, la Russia non è la Serbia, e un'azione in stile Nato non è in discussione. Il conflitto ceceno assomiglia a quello di Timor Est, in cui una forte pressione internazionale, senza minacce militari, ha convinto l'Indonesia che un accordo pacifico sarebbe stato più vantaggioso per i suoi interessi nazionali.
  • Un chiaro successo militare [russo], innanzitutto, stimolerà ulteriormente le aspirazioni neo-imperialistiche di Mosca, accrescendo il prestigio dei peggiori elementi della dirigenza russa. La politica di questo Paese farebbe un passo indietro.

Giulietto Chiesa modifica

  • In un solo senso la Cecenia era un problema interno russo: nel senso che Putin non può permettersi – né ora, né mai – di lasciar andare quel fazzoletto di territorio. Questa è la sua linea Maginot. Qualunque altro presidente russo, al suo posto, farebbe lo stesso. Altre repubbliche musulmane stanno a guardare, il Tatarstan, il Bashkortostan. E nel Caucaso del Nord altre repubbliche minori, come la Kabardino-Balkaria e altre, aspettano il loro turno.
  • Putin non può concedere l'indipendenza, ma non può ignorare la storia. In mezzo al fiume di sangue innocente c'è la possibilità di un cessate il fuoco, concordato con coloro che vogliono cessarlo. Non sarebbe un segno di debolezza, ma di saggezza.
  • Se non si arrivò fino al 2001 per fare i conti fu esattamente perché a Mosca ci si doveva liberare di Boris Eltsin, ormai impresentabile. E gli oligarchi, tutti insieme, scelsero «Nessuno» per sostituire l'ubriaco. Ma far vincere «Nessuno» significava dargli una fisionomia. E pensarono che questa poteva essergli conferita con una guerra vittoriosa. Così ruppero la tregua con Maskhadov, che era stato riconosciuto ufficialmente da Mosca come legittimo presidente e cominciarono la guerra. Facendo in modo che la colpa cadesse sui ceceni.

Achmat Kadyrov modifica

  • Il problema principale in questa fase della guerra sono le spedizioni punitive, che rappresentano un'inopportuna e ingiustificabile applicazione del potere contro la popolazione civile: atti vandalici, torture, vendita di uomini e di cadaveri. Quando qualcuno sparisce, nessuno sa dove sia finito, e poi i parenti ritrovano il corpo, la cosa genera almeno altri dieci nuovi miliziani. È per questo he il loro numero non scende. Erano quindicimila allora e sono quindicimila adesso.
  • Spero in una presa di posizione netta da parte di Putin. Gli ho detto: perché non rendiamo responsabile di quel che succede durante le spedizioni un solo generale? Il presidente ha chiesto che le si sospendesse. Certamente non è il primo ordine del presidente sulla Cecenia a non venire eseguito.
  • Se io fossi il dittatore della Cecenia, non effettuerei spedizioni punitive. Per trovare un miliziano, raccoglierei tranquillamente informazioni e mi presenterei alla sua porta verso le due o le tre di notte, gli stringerei la mano e gli direi "salve". Dopo questa visita il bandito scomparirebbe. Con tre o quattro operazioni simili, la situazione si chiarirebbe. È esattamente quel che è successo quando agiva l'Nkvd. Un colpo alla porta, e non si saprà mai più nulla di quella persona. La gente lo sapeva e aveva paura. Ecco come andavano le cose allora, altrimenti non sarebbero mai riusciti a mantenere l'ordine.

Aslan Maschadov modifica

  • Del milione di abitanti che contava la Cecenia di allora, più di 200.000 sono morti, 300.000 si sono rifugiati fuori del paese, decine di migliaia si sono sono spostati all'interno del paese, decine di migliaia soffrono delle conseguenze delle ferite ricevute, o delle torture subite. Migliaia di altri sono detenuti nelle prigioni e nei campi di "filtraggio" delle forze armate russe o dei loro collaboratori ceceni, nell'attesa del versamento di un riscatto o, più spesso, della morte dopo torture e privazioni innominabili.
  • I miei rappresentanti sono continuamente in contatto con le autorità e gli alti gradi russi. "Basta combattere," proponiamo noi "sediamoci a un tavolo". E per tutta risposta si alzano grida piccate: "Ma che tavolo! Che trattative! Per noi trattare equivale a morire! Che cosa diremo alla nostra gente, ai russi?...". E via di questo passo...
  • Lungi dal volere esagerare l'importanza del mio popolo negli affari del mondo e dell'Europa, resta il fatto che è oggi vittima di un lento sterminio e che la questione cecena costituisce, per il potere di Mosca, un elemento chiave nella sua opera di decostruzione della democrazia e dello Stato di Diritto o, se si preferisce, di costruzione di un Stato autoritario, para o pseudo-democratico.
  • Sul terrorismo, quotidiano e massiccio, dello stato russo e dei suoi accoliti ceceni, non ritornerò. In quanto agli atti terroristici perpetrati dalle frange della resistenza cecena, li ho, come sapete, ogni volta condannati. E continuerò a farlo. Resta il fatto che questo terrorismo non ha niente a che vedere col terrorismo fondamentalista internazionale. È l'opera di disperati che hanno, nella maggior parte dei casi, perso dei parenti in circostanze atroci, e che ritengono di potere rispondere all'aggressore ed all'occupante utilizzandone gli stessi metodi.

Anna Stepanovna Politkovskaja modifica

  • Al momento in Russia ci sono due tipi di criminali di guerra. [...] Il primo tipo di criminali comprende coloro che in guerra ci sono effettivamente stati e hanno combattuto. Essi sono, da un lato, i militari russi che hanno partecipato alle cosiddette «operazioni antiterrorismo» in Cecenia, e dall'altro i guerriglieri ceceni sul fronte opposto. I primi hanno visto cancellati i propri misfatti. I secondi si vedono affibbiare ogni sorta di crimini. I primi vengono assolti dal sistema giudiziario anche in presenza di prove certe (e pure questo è un fatto raro, in quanto la procura si preoccupa raramente di raccogliere le prove della loro colpevolezza). I secondi ricevono condanne severissime.
  • È una guerra terribile; medievale, letteralmente, anche se la si combatte mentre il Ventesimo secolo scivola nel Ventunesimo, per giunta in Europa.
  • In Cecenia sono stati traditi i mandati europei. Così ha ordinato il Cremlino, e l’Europa ha ubbidito docilmente, distruggendo tutti i valori che il nostro continente difendeva dalla fine della seconda guerra mondiale e che si sono sbriciolati scontrandosi con la tragedia chiamata seconda guerra cecena.
  • In Russia è in corso una guerra: sono ormai cinque anni che va avanti, e per lunghezza batte già la seconda guerra mondiale. Eppure, la campagna elettorale per la duma (il parlamento russo) alla fine del 2003 non ha mai affrontato questa domanda: perché la guerra non è ancora finita?
  • L’Europa è strisciata via vigliaccamente da un luogo dove bisognava lottare e insistere sulle proprie posizioni. Così ha firmato la condanna dei ceceni a non essere più considerati europei, uguali agli altri e degni di tutti i diritti universalmente riconosciuti, rifiutandogli anche il diritto a un controllo formale dell’Europa sull’andamento della guerra. Giudicate voi stessi.
  • La guerra è stata chiamata ufficialmente “operazione antiterrorista nel Caucaso del nord” – in altre parole, lotta contro il terrorismo – mentre tutti i ceceni, per volontà del Cremlino, sono stati dichiarati indistintamente banditi e terroristi e obbligati ad addossarsi collettivamente la responsabilità delle azioni criminali di alcuni loro concittadini.
  • La guerra in atto è assai utile e redditizia per l'esercito, fonte di promozioni lampo e di un gran numero di medaglie, fucina di carriere fulminee per i giovani generali "combattenti" che gettano le basi per future scalate politiche e finiscono catapultati nell'élite di Stato. Putin, intanto, martella il Paese con i suoi slogan: la rinascita dell'esercito è un dato di fatto e lui solo, Putin, ne è l'artefice perché ha rimesso in piedi un esercito umiliato (da El'cin) e offeso (nella prima guerra cecena).
  • Lo Stato continua a mandare gente in guerra, gente che vive per anni in quelle condizioni e che quando torna a casa non è in grado di capire la vita normale, di comprendere le leggi e le norme che la regolano. Molti allora si attaccano alla bottiglia o vanno a fare i sicari per la malavita. I nuovi datori di lavoro li pagano più che bene e riescono persino a convincerli che stanno facendo fuori gente che nuoce agli interessi dello Stato...
    E lo Stato che cosa fa, intanto? Se ne frega. Putin e i suoi hanno praticamente smesso di occuparsi degli ufficiali che hanno combattutto in guerre ormai lontane. E paiono quasi interessati a che la malavita possa disporre di killer competenti.
  • Oggi, con alle spalle i cinque anni dell'efferata seconda guerra cecena, il milione e più di soldati e ufficiali che l'hanno combattuta e la stanno ancora combattendo, è avvelenato da quell'esperienza; e continua a esserlo anche dopo, a casa propria. Quei soldati e ufficiali sono diventati un serio problema per la vita di una società civile, un problema che non si può più eludere, a cominciare dalla domanda: ma per che cosa hanno combattuto?
  • Oggigiorno gli ufficiali si dividono in due categorie tutt'altro che paritarie. La prima è quella di coloro che hanno combattuto, che hanno rischiato la vita arrampicandosi sulle montagne e sprofondando nella neve e nel fango per giorni e giorni, che hanno il corpo segnato dalle ferite. Per loro si può provare solo una grande pena. Stentano a riciclarsi nella vita di tutti i giorni, una vita che per noi è normale e per loro assurda. Dove bisogna sapersi muovere e dove non basta prendere il mitra in mano. Parlano una lingua diversa da quella degli ufficiali dell'altro gruppo, che sono stati anche loro in Cecenia, ma dietro una scrivania. E allora si ribellano, si attaccano alla bottiglia, soffrono, e gli «stanziali» ne fanno quel che vogliono: se ne lamentano con i superiori, li denunciano, brigano... Basta poco, e i più caparbi finiscono espulsi dall'esercito. Per che cosa? Per essere stati se stessi. Ricordando con ciò agli ufficiali da scrivania l'effettivo stato delle cose. Giorno dopo giorno.
  • «Perché ti preoccupi per certa gente?» mi chiedono sempre i militari quando cerco di capire chi risponderà con protesi e cure ai misfatti compiuti contro la popolazione civile. «Non sono esseri umani, sono bestie. E le bestie figliano altre bestie...»

Vladimir Putin modifica

  • Abbiamo permesso alla Cecenia di fare ciò che voleva. Non è diventata una repubblica sovrana, ma un'enclave di banditi.
  • Ci sono solo due soluzioni. O attacchiamo al grido "Comunisti, avanti!" e senza contare le vittime, oppure li sterminiamo pazientemente e metodicamente dall'aria. Senza fretta.
  • Noi non abbiamo bisogno di nessun mediatore. Sarebbe il primo passo verso l'internazionalizzazione del conflitto: prima arrivano i mediatori, poi qualcun altro, poi degli osservatori, e poi osservatori militari, e in seguito un contingente limitato di truppe. E avanti a questo passo...
  • Non dobbiamo abbandonare la Cecenia come abbiamo fatto in precedenza. Allora abbiamo fatto un'azione criminale abbandonando il popolo ceceno e amputando la Russia. Ora dobbiamo lavorare duramente e in seguito mettere in opera procedure politiche chiare che consentano a noi e a loro di decidere come possiamo coesistere. È un fatto inevitabile: dobbiamo vivere insieme.
  • Oggi siamo vittime dell'aggressione del terrorismo internazionale. Non è più una guerra civile. Oggi in Cecenia operano persone finanziate e addestrate all'estero. Quando hanno visto che la Russia era in grado di difendersi, hanno colpito le nostre città. Oggi siamo costretti a proteggere le vite dei nostri cittadini. Non ci hanno lasciato altra scelta.
  • Stiamo impiegando la forza contro i banditi, non contro il popolo. Sono i banditi che stanno tentando di imporre ai ceceni un tipo di vita e anche un modo specifico di pregare Allah. Noi ristabiliremo l'ordine. Ci sarà pace e tranquillità nella repubblica.

Antonio Russo modifica

  • Confermo che ci sono stati dei massacri di civili. Donne e bambini sono stati uccisi. Ricordo, benissimo, l'immagine toccante di un bambino di circa un anno con un piede amputato da una mina. Non sono ancora riuscito a reperire materiale sui campi, che sono controllati dall'esercito russo, dove è praticamente impossibile per un giornalista accedervi ma le testimonianze ci sono.
  • È un problema complesso, etnico sicuramente ma soprattutto geopolitico. La Cecenia, come del resto l'Azerbaijan, il Daghestan, la Georgia e l'Armenia, rappresenta un corridoio preferenziale tra il sud-est asiatico, la Russia e l'Occidente. Oggi prevalgono forti ragioni economiche relative alla presenza, all'estrazione e al trasporto del petrolio: la via ingusceto-cecena è la migliore, la più corta. Quindi il motivo commerciale è il principale, poi bisogna considerare l'odio storico tra ceceni e russi, che si combattono da 170 anni.
  • I ceceni sono dei guerrieri. O Putin decide di farli fuori tutti, di spazzarli completamente (470.000 sono rimasti nel loro territorio, 1 milione sono all'estero) o la guerra continuerà.
  • Io non parlerei di Olocausto. [...] Quello che si sta perpetrando è un vero e proprio etnocidio. Si sta portando avanti l'uccisione indiscriminata di un intero popolo, di quelli che vengono considerati terroristi. Un popolo che rischia di estinguersi, di sparire. Ho incontrato pochissimi ceceni di 50 anni, l'età media è estremamente bassa e l'incremento demografico è nullo. Si mandano i ragazzi in guerra, impedendo loro la possibilità di mettere su famiglia. E una scelta precisa, il frutto di uno studio a tavolino e una tattica antica: in quell'area sono sparite 5-10 etnie e i ceceni rischiano di fare la stessa fine.
  • Noi stiamo pagando la guerra a Putin dopo che Usa e UE hanno deciso la cancellazione di parte del debito russo.
  • Se vogliamo fare un parallelo tra il Kosovo e la Cecenia, dobbiamo evidenziare che sono due guerre condotte con metodi e mezzi molto diversi. Nel primo caso l'Uck combatteva con armi ridicole, mentre i ceceni sono organizzati, sono armati fino ai denti. Ho visto, personalmente, un ceceno posizionato su un tetto che con uno Sting abbatte tranquillamente un aereo russo. Bisogna considerare poi che se la guerra si prolungherà, sono pronti ad intervenire 5.000 ceceni dalla Turchia, 2.000 dalla Germania e 1.000 dall'Inghilterra. I ceceni non sono stanchi della guerra, la loro capacità di resistenza è stata una sorpresa per i russi.

Demetrio Volcic modifica

  • È una guerra asimmetrica, che vede lo scontro tra un esercito regolare e i guerriglieri. Ma piccoli gruppi mobili, specie se si muovono sul territorio amico, possono tenere in scacco forze a loro molto superiori. Di solito chi promuove uno scontro di questo tipo, in questo caso i russi, si fa illusioni sulla facilità del compito. Può insediare governi fantoccio, ma non avrà mai il consenso, al massimo qualche occasionale compagno di strada.
  • La rivolta cecena dura da molti anni ed è cresciuta, si è rafforzata e a cambiato di tono: da una rivolta nazionale è diventata qualcosa di diverso ma soprattutto ha acquistato questa forma di estremismo islamico e dunque anche è stata copiata in questo contesto la strategia degli estremisti islamici. Pertanto oggi possiamo dire che il modo di combattere dei ceceni, la loro guerriglia oggi è divenuta praticamente uguale a quella che usano Bin Laden e i suoi alleati.
  • Per Vladimir Putin il Caucaso è ciò che per George W. Bush è oggi l'Iraq: un pantano insanguinato da cui è molto difficile uscire indenni. Così come il presidente Usa, anche il leader del Cremlino non ha una strategia di uscita né militare né tanto meno politica.
  • Qualcuno al Cremlino dice che Vladimir Vladimirovič Putin, i cui indici di gradimento sono molto bassi appena assunta la presidenza del Consiglio, potrebbe divenire l'idolo della gente se fosse il promotore, e il vincitore, di una piccola guerra. In questo contesto, più di un giornale raccoglie a Mosca la tesi che siano stati i servizi segreti russi, o parte di essi, a montare il conflitto o almeno a partecipare ad alcune sue fasi per offrire all'opinione pubblica la figura del nemico della patria.
  • Quando i ceceni si opponevano ai russi nelle battaglie frontali perdevano, avevano molti morti; adesso hanno scoperto la strategia nuova, propria del network terrorista di Al Qaeda e dei gruppi radicali mediorientali, e dunque sono molto più pericolosi e difficili da affrontare.

Achmed Zakaev modifica

  • [«Perché i mass media internazionali forniscono così poche notizie sulla questione cecena?»] C'è solo una spiegazione: il mondo, l'occidente e l'oriente, si sono messi dalla parte della Russia e si sforzano in ogni modo di compiacere il suo regime. Solo una cosa è in grado di compiacere Putin, l'uccisione dei ceceni che da secoli sfidano l'autorità russa con il proprio amore per la libertà. Tanto sul piano culturale quanto su quello religioso, così come su quello geografico, la Cecenia si è trovata a cavallo tra le civiltà. I governi musulmani sono più vicini per animo al dittatore Putin rispetto ai ceceni, anche se condividono la stessa religione. Per i governi occidentali corrotti invece è più importante il business del petrolio e del gas con il Kgb che l'autonomia dei ceceni. Per gli USA e per l'Unione Europea, fin dall'inizio della guerra anticecena, c'è stata anche un'altra ragione per sostenere Putin. Hanno nutrito la speranza che, inghiottita la Cecenia, la Russia avrebbe abbandonato la Abchazija, l'Oscezia del Sud e la Pridnestrov'e, così che queste repubbliche, assieme alla Georgia ed alla Moldavia, si sarebbero venute a trovare sotto il loro completo controllo.
  • Fino a ora, i generali russi hanno fatto avanzare le loro carriere militari e politiche sul sangue dei ceceni, prendendo medaglie, promozioni e denaro, e nessuno è mai stato considerato responsabile. Se le cose non cambiano, siamo condannati a un circolo vizioso, perché i generali russi, ormai abituati a nutrirsi del sangue ceceno, non smetteranno di loro spontanea volontà.
  • L'esercito non vuole rinunciare alla sua posizione di dominio nel Paese, e il solo modo per mantenerla è creare nuovi conflitti locali. Una nazione come la Russia, che non ha ancora rinunciato alle sue ambizioni imperialistiche o imparato a rispettare seriamente le sue leggi, ha bisogno di un nemico. Non è abbastanza forte per affrontare un nemico esterno, ma può sempre scegliersene uno all'interno della federazione. Prima erano i ceceni, e i prossimi saranno gli ingusci, che in teoria sono solidali con i primi.
  • Nell'attuale situazione cecena, con il ruolo punitivo che si sono scelti i militari, non potranno che ritirarsi. Possono tirare avanti per un altro anno o due, ma non possono sconfiggere un intero popolo. I ceceni sono sopravvissuti al momento peggiore, quando la guerra di Putin aveva il consenso dell'opinione pubblica. Ora è diventata molto impopolare, invece, e noi continueremo a sopravvivere.
  • Non c'è nessun dialogo, la guerra continua, e a mio parere oggi nel Governo russo non c'è nessuno che potrebbe assumersi la responsabilità di fermarla. Non può farlo Putin, e neppure il primo ministro. Nessuno può farlo. [...] Perché la situazione in Cecenia è fuori dal loro controllo.
  • Non ci sono né eroi né vincitori in questa guerra, la nazione è stata umiliata e insultata nella sua totalità, e gli eroi non permettono che questo accada al loro popolo.
  • Oggi in Cecenia è cresciuta una generazione che non conosce niente oltre la guerra, e che non sa niente della Russia oltre alla violenza e al terrore. È improbabile che tra i giovani comandanti sul campo se ne trovi qualcuno che voglia aprire trattative con Mosca.

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