Gianni Barbacetto

giornalista e scrittore italiano

Gianni Barbacetto (1952 – vivente), giornalista e scrittore italiano.

Gianni Barbacetto
Per approfondire, vedi: Gianni Barbacetto, Peter Gomez e Marco Travaglio.

Citazioni di Gianni Barbacetto modifica

  Citazioni in ordine temporale.

  • Michele Sindona, banchiere di successo e burattinaio di massoni, mafiosi e killer.[1]
  • [Sulla strage di Piazza Fontana] Non conosciamo i nomi dei colpevoli ma abbiamo individuato nella strategia della tensione un apparato intercambiabile di uomini, spesso assoldati nello stato, al servizio di un'idea precisa: la conservazione del potere rispetto a qualsiasi forma di cambiamento, cambiamento che in quel preciso periodo storico, dalla fine degli anni '60 fino agli anni '80, veniva identificato nello spauracchio del comunismo.[2]
  • [Su Marco Nozza] Era un cronista di strada. Uno scrittore colto. Un grande divulgatore della storia italiana. Un giornalista molto insultato: lo chiamavano "pistarolo", con disprezzo, per la tenacia con cui seguiva le piste nere dell'eversione, senza credere alle "veline" ufficiali.[3]
  • [Su Ferdinando Imposimato] Per chi lo ama è l'ex magistrato che scava nei segreti inconfessabili dei misteri italiani. Per chi lo odia è il giudice di Forum sulle reti di Berlusconi.[4]
  • Se le regole che valgono per Oscar Farinetti valessero per tutti, a Milano ogni baretto che ha avuto il permesso di mettere quattro tavolini sul marciapiede, sotto una tenda di plastica, potrebbe costruirci attorno una struttura stabile in acciaio e cristallo.[5]
  • Gelli, a dispetto della sua mancanza di fascino, è stato centrale nella storia italiana dal dopoguerra fino agli anni Ottanta. Non un burattinaio in proprio, ma un volonteroso funzionario della guerra segreta che è stata combattuta in Italia. Nemico dichiarato: il comunismo. Nemico combattuto: la democrazia, le regole, la legalità.[6]
  • Licio Gelli ormai appariva un personaggetto da commedia all'italiana, mentre mostrava fiero le due foto appese sopra la sua scrivania: il Duce e Peron. A dispetto della sua storia, non sprigionava alcun carisma, non emanava alcuna aura luciferina.[6]
  • [Su Flavio Carboni] Ha attraversato la storia italiana, Prima, Seconda e Terza Repubblica, incrociando e mischiando contatti, conoscenze, affari, politica, poteri, bande criminali e apparati segreti.[7]
  • Lobbismo politico mischiato all’affarismo: la specialità di Carboni da sempre. Un know-how riconosciuto, nel mondo che emana lo "stantio odore di massoneria".[7]
  • Vecchia signora in disarmo, abituata ai tempi morbidi dei suoi caffè, ora Trieste ha però ripreso a guardare in faccia il futuro, a tentare la riscossa.[8]
  • Quando il vento della storia arriva, non è mai un vento leggero. È impetuoso, invece, soffia forte. Fa anche danni, ma cambia le vite e la direzione del tempo. Quando arrivò il vento del Sessantotto, una parte dei giovani si fece sospingere da quel soffio, assunse la sua parzialità e diventò protagonista del cambiamento.[9]
  • [Su Federica Guidi] Fa parte dell'italica schiera dei "figli di", che padri attenti alle aziende di famiglia preferiscono indirizzare verso carriere confindustriali o politiche, piuttosto che tenerseli in fabbrica. Sono figli fortunati: nel Medioevo sarebbero stati mandati in convento.[10]
  • Gemello politico di Beppe Grillo, Casaleggio era il suo contrario riguardo al palcoscenico, non ha mai amato i discorsi in pubblico e la tv, la politica spettacolo, il narcisismo dell'esporsi. Per questo lo hanno descritto come oscuro, misterioso, burattinaio, guru millenarista che ama stare dietro le quinte. In realtà era solo timido, ma quando era il momento, esponeva con decisione e con forza le sue idee.[11]
  • Comunione e liberazione era un gruppo compatto. Chi ne faceva parte viveva un'esperienza religiosa forte e, nello stesso tempo, riceveva indicazioni univoche anche per orientarsi nel mondo: in quello del lavoro e degli affari e in quello della politica.[12]
  • In fondo, che cosa ha fatto Farinetti a Expo? Intermediazione: ha scelto, a suo insindacabile giudizio, 120 ristoratori italiani che ha chiamato a lavorare negli spazi a lui assegnati, sotto l'insegna Eataly. Per questo ha incassato alcuni milioni di euro, lasciando a Expo soltanto il 5 per cento degli incassi.[13]
  • [Su Carlo De Benedetti] La sua ascesa era iniziata a metà degli anni Settanta, quando era stato chiamato ai vertici della Fiat come amministratore delegato. Durò quattro mesi: poi Gianni Agnelli lo cacciò. "Divergenze strategiche", si disse. Voleva scippare l'azienda agli Agnelli, si sussurrò.[14]
  • [...] per un giornalista essere bacchettato da Mauro della Porta Raffo è come per un politico essere ritratto in una vignetta da Forattini. Il Forattini degli anni d'oro, però.[15]
  • [Su Tina Anselmi] La Costituzione era il suo Vangelo civile. La Costituzione "nata dalla Resistenza": la citava spesso e la usava come bussola, come punto di riferimento quando doveva prendere decisioni politiche.[16]
  • [Su Umberto Veronesi] Non ha mai avuto paura di dichiarare la propria laicità. Si proclamava non credente, favorevole all'aborto, sostenitore dell'eutanasia. Diceva che "la marijuana non fa male" e che "i danni da spinello sono praticamente inesistenti". Grande seduttore di uomini e di donne, benché fieramente eterosessuale si diceva convinto che l'umanità stesse andando verso una progressiva de-sessualizzazione. E che anche le persone omosessuali potessero adottare dei figli.[17]
  • Giuliano Poletti, ministro fotocopia del Lavoro, che sulla fuga del cervelli, organo su cui non ha gran competenza, ha rilasciato ieri dichiarazioni assai poco cerebrali.[18]
  • Il conflitto d'interessi? È stato il tormentone di vent'anni di vita politica italiana. Per due decenni si è parlato molto degli incroci incestuosi tra incarichi pubblici e affari privati, contemplando una montagna su cui era seduto un imprenditore, padrone della tv in Italia, che si era fatto anche politico e capo del governo.[19]
  • 25 anni dopo le inchieste di Mani pulite l'Italia resta un paese ad altissimo tasso di corruzione. E dei politici e degli imprenditori coinvolti nello scandalo se ne sono andati solo quelli che sono usciti di scena per ragioni anagrafiche.[20]
  • Dal '92 in poi si è affermata una narrazione di quel periodo che è falsa. È stato detto di tutto: che c'è stato un utilizzo smodato della custodia cautelare, che li torturavano per parlare, che è stata un'operazione politica per fare crollare la Prima Repubblica o addirittura un grande complotto della Cia. Questo ci impedisce di fare i conti con quel sistema di corruzione. La speranza di una politica pulita che c'era 25 anni fa oggi è più debole di allora.[20]
  • [Su Angelo Scola] La sua provenienza culturale ed ecclesiale, il movimento di Comunione e liberazione, lo ha sempre fatto sentire un estraneo nella Chiesa di Milano, tra i preti formati sulle parole di Martini, nelle parrocchie e negli oratori dove il verbo ciellino non ha mai messo radici.[21]
  • Non c'è una parola, un gesto di Scola che sia rimasto impresso nelle cronache di questi anni. Se ne va solo, portandosi via la sua propensione alla depressione.[21]
  • Da morto, Martini sembra piacere a tutti. Eppure, da vivo, molti, fuori e dentro la Chiesa, si consideravano suoi nemici dichiarati.[22]
  • [Su Carlo Maria Martini] La sua forza era quella di costringere tutti i suoi interlocutori, cristiani o laici, a riflettere e a mettersi in gioco.[22]
  • Mani pulite scatena ancora oggi l'odio e l'amore, divide i detrattori dai sostenitori. Segno che quel che c'era dentro, la corruzione, i rapporti tra politica e affari, gli scontri tra politica e magistratura, è ancora un problema che scotta.[23]
  • [Su Mario Delpini] Bada poco all'immagine, non sa che cosa siano twitter e facebook, gira in bicicletta e all'apparenza preferisce la sostanza. Ma lavora sodo, ha compiuto ottimi studi, passa senza problemi dal greco antico all'inglese moderno e conosce bene i preti della sua diocesi, la più grande del mondo.[24]
  • [Su Nanni Svampa] Con Gianni Magni, "il cantamimo", Roberto Brivio, "il cantamacabro", e Lino Patruno, jazzista raffinato, indossa calzamaglia nera e bombetta, facendo il verso ai cantanti esistenzialisti francesi, e forma il gruppo dei Gufi. Tra il 1964 e il 1969 quei quattro così diversi e così complementari fanno cabaret, sperimentano teatro canzone, inventano humour macabro, praticano musica politica, azzardano satira sociale.[25]
  • Le invenzioni di Svampa e dei Gufi sono un pezzo del Sessantotto, quello che si respirava nell'aria, creativo e ribelle e irridente.[25]
  • Svampa recupera con acribia filologica la vecchia canzone popolare milanese, la spruzza di spirito anarchico, la mischia con le canzoni della Resistenza.[25]
  • È tornato in Italia Vittorio Emanuele III. Nel dicembre 2017, con un aereo di Stato, sono state riportate in patria le spoglie del re che mise il Paese nelle mani di un dittatore, lo spedì in guerre coloniali feroci, accettò l'alleanza con il nazismo, firmò leggi razziste e antisemite, lasciò portar via migliaia di cittadini italiani ebrei, abbandonò centinaia di migliaia di soldati nelle mani dei nazisti e infine scappò con ignominia.[26]
  • [Su Vittorio Emanuele di Savoia] Fu erede bambino di una casata senza regno, poi playboy non brillantissimo e amante di fuoriserie, con attitudine a uscire di strada, poi ancora imputato d'omicidio con ai polsi le manette della Gendarmerie.[26]
  • Vittorio Emanuele in Italia è già rientrato negli anni sessanta. Anzi, non ne è mai uscito. Fa parte a pieno titolo della storia recente del paese: quella storia italiana, invisibile e sotterranea, che ha a che fare con lobby riservate, logge segrete, aristocrazie occulte impegnate in affari internazionali, spesso sul crinale tra legalità e illegalità.[26]
  • L'autonomia è come la mamma: tutti le vogliono bene. Non si può parlar male della mamma; e non si riesce a dir male dell'autonomia. Vi immaginate qualcuno che possa sostenere: no, non voglio più autonomia, desidero più sottomissione, subordinazione, asservimento, dipendenza, sudditanza, servitù, schiavitù. Impensabile.[27]
  • [Su Salvatore Riina] Ha scalato con la ferocia la più feroce delle famiglie di mafia, quella corleonese. Ha dichiarato guerra ai palermitani di Cosa nostra, lui "viddano" di campagna, uccidendo il "principe di Villagrazia" per diventare al suo posto il capo dei capi. Ha infine osato l'inosabile, dichiarare guerra allo Stato e portarla fuori dalla Sicilia, a Firenze, a Milano, a Roma. Per trattare con lo Stato la sua "pace", in una scia di segreti, misteri e ricatti che ha portato con sé nel chiuso della cella.[28]
  • [Sui milanesi] Un groviglio indistinguibile di strafottenza e disponibilità, aggressività e gentilezza, senso d'impunità e desiderio di giustizia.[29]
  • [Su Attilio Fontana] Avvocato, volto moderato del Carroccio, fama di buon amministratore, sa parlare anche ai non leghisti, benché sia una vecchia volpe della politica.[30]
  • Bobo Maroni è un leghista bifronte, che si mostra ragionevole ed equilibrato quando indossa i panni ministeriali, ma che si trasforma quando deve parlare alla pancia della Lega.[30]
  • Fontana è leghista di governo e di dialogo, tessitore di rapporti e di alleanze.[30]
  • Craxi fu uno dei perni del sistema di corruzione che divorò la Prima Repubblica e portò il Paese sull'orlo del crac, con un debito pubblico che ancora oggi ci pesa addosso.[31]
  • [Su Giancarlo Giorgetti] È stato definito "il Gianni Letta della Lega". In effetti ha gestito, dietro le quinte, le partite più delicate della politica e dell'economia, spesso in coppia con un altro fiscalista nordista, Giulio Tremonti da Sondrio.[32]
  • [Su Giancarlo Giorgetti] È un leghista di lotta e di governo: viene eletto per acclamazione segretario nazionale della Lega Lombarda, partecipa a improbabili raduni in un crotto di Lugano con Umberto Bossi e i caporioni svizzeri della Lega Ticinese.[32]
  • [Su Il caimano] Più che un film su Berlusconi, quello di Moretti era già un film sull'impossibilità di fare un film su Berlusconi, tanto che c'era un film dentro il film: quello che Silvio Orlando tenta di produrre, con Silvio 1 interpretato da Elio De Capitani. Un inserto un po' sguaiato in cui ragazze Coccodé si dimenano in un luccicante studio televisivo e un Berlusconi-macchietta è sorpreso dalla caduta dall'alto di una valigia da cui escono mazzette di soldi.[33]
  • [Su Il caimano] Un film tentato ma impossibile, dentro un film di cui alla fine resta nella memoria la cupa scena finale, con un Silvio 2 incarnato da Nanni Moretti che esce condannato da un Palazzo di giustizia illuminato dai bagliori dei fuochi.[33]
  • Salvatore Ligresti è stato un oscuro e misterioso scalatore del potere, poi il celebrato "re del mattone" della Milano da bere, il rispettato "Mister 5 per cento" della finanza, il solerte alleato di Mediobanca. Infine, girato il vento, è diventato il bersaglio di ogni attacco e di ogni disprezzo.[34]

Dal suo blog su Il fattoquotidiano.it modifica

  Citazioni in ordine temporale.

  • [Su Camilla Cederna] La gustosa cronista leggera che raccontava dall'interno la borghesia milanese passata attraverso il boom economico venne ripudiata da quella borghesia che la ritenne una "traditrice", per la sua meticolosa curiosità che la portava a narrare, con prosa leggera e prodigiosa capacità di cogliere e descrivere i particolari apparentemente insignificanti, i fatti pesanti che, nel 1969 delle università occupate, dell'autunno caldo e della strage nella banca, finirono per cambiare la mappa fisica e antropologica di Milano.[35]
  • Per le stragi italiane, il principio di non contraddizione non vale. Sono infatti vere due affermazioni contraddittorie: "non sappiamo niente"; e "non c'è niente da sapere".[36]
  • Non c'è strage, non c'è inchiesta, non c'è processo in cui non siano emersi depistaggi di apparati dello Stato, testimoni sottratti, prove inquinate.[36]
  • I preti di Milano e le loro comunità, nella stragrande maggioranza, hanno sempre guardato con sospetto i gruppi di Cl che crescevano ai margini delle parrocchie, considerati come una sorta di setta autonoma che non riconosce l'autorità diocesana e, per di più, tende a mescolare in maniera spregiudicata e disinvolta religione, politica e affari.[37]
  • La casta invisibile è quella che, all'ombra della politica, presidia le società controllate dalla politica, gestendo, spesso a beneficio della politica, potere e affari.[38]
  • Fu Andreatta uno dei padri dell'Ulivo, e determinante nella scelta del leader, quel Prodi che poi fu il solo a battere per ben due volte Berlusconi.[39]
  • [Sulla strage di piazza Fontana] Arriva un momento in cui, senza perdere la memoria, si vorrebbe finalmente guardare al passato dei morti, del sangue, delle vittime incolpevoli e degli accusati innocenti, con il distacco sereno di chi ha capito il come e il perché.[40]
  • [Sulla strage di piazza Fontana] La collera è svaporata, il dolore resta privilegio di chi ha perso un padre, o un figlio, o una moglie, e la giustizia è, per tutti, una stanza irrimediabilmente vuota.[40]
  • Sette indagini. Dodici processi. Nessun colpevole. La giustizia non è riuscita a stabilire le responsabilità individuali, a condannare chi ha organizzato e realizzato la strage. Eppure è sbagliato dire che non sappiamo nulla, che non conosciamo la verità.[40]
  • Tangentopoli è un sistema di finanziamento dei partiti, ma è, contemporaneamente: per le imprese un sistema di accordi di cartello che azzera il mercato e la libera concorrenza, dilatando i costi delle opere pubbliche; per i partiti un sistema di formazione del consenso che usa il denaro pubblico senza badare né all'utilità delle opere realizzate, né all'efficienza dei servizi prestati, né alla compatibilità con i conti dello Stato.[41]
  • Partigiano, sopravvissuto al campo di concentramento, padre costituente, professore e poi rettore dell'università Cattolica, Lazzati è, in politica, un punto di riferimento per i cattolici democratici.[42]
  • Le scope di Roberto Maroni, quelle che dovevano ripulire la Lega della Bossi Family, delle spese allegre del Trota, del leghista che pagava con soldi pubblici perfino il pranzo di nozze della figlia, hanno fallito. Lo sporco è rimasto dentro la casa del Carroccio.[43]
  • [Su Roberto Formigoni] Un uomo che si era insediato all'ultimo piano del "Formigone", il nuovo grattacielo che aveva voluto come segno del suo potere e che si è invece trasformato nella sua Torre di Babele.[44]
  • Giovanni Falcone ci ha insegnato che cosa è l'atomizzazione: prendi un'inchiesta, un fatto, un fenomeno, li spezzetti nelle loro diverse componenti e finisci per non capirci più niente.[45]
  • I Cinquestelle che fanno finta di rinunciare a una parte dello stipendio da parlamentare, come imposto dalle regole del Movimento, e poi revocano i bonifici bancari sono dei furbetti di quarta categoria.[46]
  • Possiamo scandalizzarci di più se il pedofilo è un prete che pretende di insegnarci la morale sessuale.[46]
  • Io sarei per il sistema proporzionale, che è il più democratico. Ma con tre poli, l'unico sistema elettorale decente è quello a doppio turno.[47]
  • Parliamo di Emma Bonino? Il personaggio più sopravvalutato della politica italiana, che negli anni ha preso poltrone da destra e da sinistra. A questo giro è piaciuta alla sinistra chic perché sta su tutto e non impegna. È piaciuta soprattutto ai renziani che hanno cominciato (troppo tardi) a pentirsi di essere renziani. Un piccolo circolo che non ha capito il sentimento del Paese. Non poteva che finire sotto il 3 per cento.[47]

Da Se telefonando, intervista a Gianni Barbacetto

Intervista di Marilù Oliva, Thrillermagazine.it, 9 luglio 2009.

  • [Sulle intercettazioni telefoniche] Senza questo strumento d'indagine i cittadini italiani non avrebbero saputo nulla di malversazioni, di illegalità, di ruberie in cui sono state coinvolte persone indegne d'avere ruoli importanti nella politica, nell'economia, nello sport.
  • C'è una dimenticanza assoluta di un pezzo della storia recente del nostro paese, quella degli anni '70. Una storia che però ci impedisce di capire che cosa è successo, come si è arrivati ad oggi, le vicende dell'eversione, del terrorismo nero, una low-intensity-war, quella guerra a bassa intensità combattuta negli anni '70 e di cui sappiamo molto poco.
  • L'informazione deve essere libera anche nei suoi errori. Purché si tratti di errori e non di manipolazioni.
  • La maggior parte degli italiani non legge i giornali e la televisione fa censura assoluta su alcuni temi.
  • Internet è una grandissima ricchezza, il pericolo è che, siccome vi si trova tutto e il contrario di tutto, compaiono anche molti errori. Internet è un mezzo preciso solo se manovrato con cura, bisogna sempre controllare le notizie, mai fidarsi.
  • Io credo che debba finire questo sistema politico, perché non è riformabile. Dovrà cadere un regime trasversale in cui le responsabilità non sono uguali: nonostante ci siano persone perbene è prevalsa questa solidarietà anche di ceto, dobbiamo aspettare la prossima generazione di politici e probabilmente anche di nuovi partiti.

Da L'Italia delle P2. Intervista a Gianni Barbacetto

Intervista di Pierluigi Mele, Confini.blog.rainews.it, 24 giugno 2011.

  • La P2 è un'organizzazione, una forma anche più compiuta, completa ed istituzionalizzata, comparabilmente più presente e forte rispetto ai periodi successivi; però è nello stesso tempo anche una costante della storia italiana: il nostro paese ha, più di qualunque altro paese industrializzato al mondo, una forte presenza di livello occulto sotterraneo del potere.
  • L'Italia è un paese a due velocità: quella del potere visibile, delle gerarchie formali, e quello invisibile, dei poteri sotterranei segreti.
  • Si istituzionalizzava con la P2, ai tempi della guerra fredda, lo scontro dell'anticomunismo, dei circoli atlantici.
  • Le istituzioni non dovrebbero lasciare vuoti, quelli che lasciano vuoti sono gli uomini che occupano le istituzioni e le utilizzano non per fare gli interessi collettivi e soprattutto in modo trasparente e visibile, ma preferiscono agire nell'ombra sapendo che è più facile, remunerativo agire così e fare in modo che il loro potere non si mostri.
  • La P2 è insostituibile e non duplicabile, perché quello era un momento storico particolare in cui c'era uno scontro tra due mondi.

Da Gianni Barbacetto: "Tangentopoli? Un'occasione sprecata"

Intervista su Il Futurista, citato in Francescomusolino.com, 1° marzo 2012.

  • [Sul periodo di Mani pulite] È stata un'occasione persa per la politica che non ha colto l'occasione per rinnovare davvero le regole del gioco e gli uomini che lo conducono.
  • [Sul periodo di Mani pulite] Il sistema dei partiti è apparentemente crollato perché c'è stato solo un ricambio di facciata, che ha riciclato fin troppi protagonisti nella cosiddetta seconda repubblica. Soprattutto non sono cambiati i metodi e gli stili di lavoro.
  • Se la responsabilità civile è la minaccia che qualunque indagato possa portare in tribunale il proprio giudice, ciò vorrebbe dire il collasso del sistema giudiziario perché basterebbe una disponibilità economica per bloccare il processo.

Da Gianni Barbacetto: "Sala è moralmente inadeguato a fare il sindaco. Ed è un manager incapace"

Intervista di Marco Dozio, Ilpopulista.it, 10 giugno 2016.

  • Constato che ci sono state alcune indagini su Expo, molti arresti, molti appalti irregolari, molte infiltrazioni mafiose. Constato anche che non ci sono state indagini che hanno toccato Sala. O meglio qualcosa c'è stato, ma lui ne è sempre uscito archiviato. Possiamo dire che Sala non ha responsabilità penali per quello che è successo. Ma ha fortissime responsabilità politiche.
  • [Su Giuseppe Sala] È un manager che fa pasticci, che compra alberi a 700 euro l'uno quando ne costavano 200. Ripeto: non è questione di destra o sinistra, ma di inadeguatezza morale e manageriale.
  • [Su Giuseppe Sala] Che non sia un ladro è il minimo, che non abbia in ballo questioni penali altrettanto. Il problema è un altro. È la sua gestione di Expo a renderlo inadeguato per i sotterfugi e le furbate che ha utilizzato nell'amministrare denaro pubblico. Se usa quel metodo per amministrare il denaro pubblico del Comune di Milano siamo nei guai.
  • Pisapia avrebbe tenuto un assessore che si fa ristrutturare casa da un architetto che lavora con il budget dell'assessorato? No, Pisapia l'avrebbe cacciato a calci in culo.
  • Riservare un occhio di riguardo a Expo perché è un grande affare che interessa l'Italia? Nel nostro Paese c'è l'obbligatorietà dell'azione penale e occorre indagare senza avere occhi di riguardo per niente e per nessuno.
  • [Su Expo 2015] Le visite si attestano probabilmente sui 18 o 19 milioni, qualche milione in meno di quelle dichiarati ufficialmente. Inoltre nei primi mesi sono state gonfiate le cifre dei passaggi ai tornelli. Anche in questo c'è stata un'assoluta mancanza di trasparenza, non è stata detta la verità.
  • In realtà numeri di Expo sono semplici da capire. Ci sono 2 miliardi di denaro pubblico messi nell'operazione. Dunque le uscite, i soldi dei cittadini, sono 2 miliardi di euro. Le entrate ammontano a poco più di 700 milioni. Queste sono le cifre, tutto il resto è fumo.
  • Expo è un'operazione in perdita. Lo è strutturalmente, perché c'è stato un investimento di 2 miliardi di euro sperando di ricavare qualcosa dai biglietti, dalla pubblicità e dalle royalties.
  • Spero che prima o poi qualcuno faccia delle analisi distaccate infrangendo il mito, la narrazione di Expo come icona dell'Italia che riparte. Purtroppo l'Italia non è ripartita, siamo ancora qui che aspettiamo questa ripartenza.

Citazioni su Gianni Barbacetto modifica

  • C'erano persone di grande valore rispetto a uomini come Di Pietro che hanno soltanto distrutto e sono entrati per portar via quel che potevano portar via. Tu c'eri e dicevi solo stronzate, come hai sempre detto. È proprio la tua mentalità. C'eri tu e c'era anche Mattarella. (Vittorio Sgarbi)
  • Capra, capra ignorante, sei una merda secca, un finocchio. (Vittorio Sgarbi)

Note modifica

  1. Da Michele Sindona. Finanza, politica e misteri; prefazione dell'edizione italiana di Nick Tosches, Il mistero Sindona, Alet, 2009; riportato in Giannibarbacetto.it.
  2. Da un'intervista di Marilù Oliva, Grande, vecchio e nell'ombra. Intervista sul Sistema a Gianni Barbacetto, Repubblica.it, 13 ottobre 2009.
  3. Da Marco Nozza, il "pistarolo", Il Fatto Quotidiano; riportato in Giannibarbacetto.it, 29 maggio 2014.
  4. Da Candidato Imposimato, Il Fatto Quotidiano; riportato in Giannibarbacetto.it, 30 gennaio 2015.
  5. Da Eataly, la facciata è abusiva (ma ha i permessi), Il Fatto Quotidiano; riportato in Giannibarbacetto.it, 23 aprile 2015.
  6. a b Da Gelli, golpe e affari nell'Italia dalla doppia storia, Il Fatto Quotidiano; riportato in Giannibarbacetto.it, 17 dicembre 2015.
  7. a b Da Carboni, Boschi e quello "stantio odore di massoneria", Il Fatto Quotidiano; riportato in Giannibarbacetto.it, 17 gennaio 2016.
  8. Da Trieste, il risveglio della vecchia signora, Il Fatto Quotidiano; riportato in Giannibarbacetto.it, 21 febbraio 2016.
  9. Da Il Sessantotto di Luca Cafiero, Il Fatto Quotidiano; riportato in Giannibarbacetto.it, 18 marzo 2016.
  10. Da Mi manda papà. Resistibile ascesa di Federica Guidi, Il Fatto Quotidiano; riportato in Giannibarbacetto.it, 1° aprile 2016.
  11. Da Il visionario timido che ha inventato un movimento, Il Fatto Quotidiano; riportato in Giannibarbacetto.it, 13 aprile 2016.
  12. Da È a destra e a sinistra, ma non è più la Cl di una volta, Il Fatto Quotidiano; riportato in Giannibarbacetto.it, 28 aprile 2016.
  13. Da Sala, rimpatriata elettorale con Farinetti, Il Fatto Quotidiano; riportato in Giannibarbacetto.it, 24 maggio 2016.
  14. Da La condanna di De Benedetti, restato senza il Grande Nemico Silvio, Il Fatto Quotidiano; riportato in Giannibarbacetto.it, 19 luglio 2016.
  15. Da Il Gran Pignolo, 20 anni dopo: "La stampa italiana continua a peggiorare", Il Fatto Quotidiano; riportato in Giannibarbacetto.it, 3 settembre 2016.
  16. Da Tina Anselmi, che vita: Resistenza, Costituzione, lotta alla P2, Il Fatto Quotidiano; riportato in Giannibarbacetto.it, 2 novembre 2016.
  17. Da Veronesi, la ricerca e il potere, Il Fatto Quotidiano; riportato in Giannibarbacetto.it, 9 novembre 2016.
  18. Da Breve fuga del cervello di Poletti Giuliano, ministro, Il Fatto Quotidiano; riportato in Giannibarbacetto.it, 20 dicembre 2016.
  19. Da Due pesi e due misure: conflitti d'interessi, politica, parenti & affari, Il Fatto Quotidiano; riportato in Giannibarbacetto.it, 26 gennaio 2017.
  20. a b Da Anniversario Mani Pulite, Barbacetto: "Ma non sono state le inchieste ad archiviare quella classe dirigente", intervento al Palazzo di Giustizia di Milano, riportato in Alessandro Sarcinelli, Ilfattoquotidiano.it, 8 febbraio 2017.
  21. a b Da Addio a Scola vescovo triste, "straniero" a Milano, Il Fatto Quotidiano; riportato in Giannibarbacetto.it, 24 marzo 2017.
  22. a b Da Martini, il cardinale che continua a parlare ai milanesi, Il Fatto Quotidiano; riportato in Giannibarbacetto.it, 25 marzo 2017.
  23. Da Spazzali: "La mia Mani pulite, io a mani nude contro il Trio Lescano", Il Fatto Quotidiano; riportato in Giannibarbacetto.it, 3 luglio 2017.
  24. Da Arriva Delpini, il vescovo in bicicletta del dopo Scola, Il Fatto Quotidiano; riportato in Giannibarbacetto.it, 7 luglio 2017.
  25. a b c Da Nanni Svampa, il Gufo dissacrante che cantava Milano, Il Fatto Quotidiano; riportato in Giannibarbacetto.it, 28 agosto 2017.
  26. a b c Da La vera storia di Vittorio Emanuele di Savoia, italiano offshore, Il Fatto Quotidiano; riportato in Giannibarbacetto.it, 22 settembre 2017.
  27. Da Perché Milano ha detto No al referendum sull'autonomia, Il Fatto Quotidiano; riportato in Giannibarbacetto.it, 27 ottobre 2017.
  28. Da Totò Riina, si chiude il sipario sui suoi segreti, Il Fatto Quotidiano; riportato in Giannibarbacetto.it, 17 novembre 2017.
  29. Da Milano ti odio, Milano ti amo. Metti un sabato sera, Il Fatto Quotidiano; riportato in Giannibarbacetto.it, 8 dicembre 2017.
  30. a b c Da Bobo, il leghista bifronte che si veste da moderato (per Palazzo Chigi?), Il Fatto Quotidiano; riportato in Giannibarbacetto.it, 10 gennaio 2018.
  31. Da Sala e Milano, che prima o poi sarà "pronta" per una via a Craxi, Il Fatto Quotidiano; riportato in Giannibarbacetto.it, 26 gennaio 2018.
  32. a b Da Il più potente dei leghisti: Giorgetti, quello della tangente restituita, Il Fatto Quotidiano; riportato in Giannibarbacetto.it, 15 febbraio 2018.
  33. a b Da Silvio ormai non viene bene né al governo né al cinema, Il Fatto Quotidiano; riportato in Giannibarbacetto.it, 11 maggio 2018.
  34. Da Ligresti, l'impresentabile usato e poi scaricato dai salotti del potere, Il Fatto Quotidiano; riportato in Giannibarbacetto.it, 17 maggio 2018.
  35. Da Camilla Cederna: a Milano c'è un giardino, 20 giugno 2013.
  36. a b Da Segreti di Stato, sappiamo già tutto?, 28 aprile 2014.
  37. Da Scola e i miracoli: Milano avrà un vescovo ciellino, 23 giugno 2014.
  38. Da Tetto agli stipendi: la casta non li rispetta, 7 agosto 2014.
  39. Da Prodi e Letta, 101 abbracci e l'ombra Renzi, 2 settembre 2014.
  40. a b c Da Piazza Fontana, 45 anni dopo: il filo nero che porta a Mafia Capitale, 12 dicembre 2014.
  41. Da "1992": cara Stefania, ma l'Italia di Craxi era davvero il paradiso?, 20 aprile 2015.
  42. Da La Milano di Scola: via la Fondazione di Martini, arriva Cl, 22 ottobre 2015.
  43. Da Lo scandalo sanità in Lombardia, la fatina dei denti e i controllori puniti, 19 febbraio 2016.
  44. Da Formigoni realizza il suo sogno: fare "il collaudatore di vacanze", gratis, 22 dicembre 2016.
  45. Da Milano, il senso del Pd per il conflitto d'interessi, 6 marzo 2017.
  46. a b Da I furbetti del rimborsino. Se Mackie Messer fa la morale a Polly, 20 febbraio 2018.
  47. a b Da Elezioni 2018, ci avete imposto una legge criminale per scongiurare la vittoria M5s. Ora fateci un governo, 6 marzo 2018.

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