Leonid Il'ič Brežnev

politico sovietico

Leonid Il'ič Brežnev (1906 - 1982), militare e politico sovietico.

Brežnev nel 1972

Citazioni di Leonid Il'ič Brežnev

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  • Se il governo americano è capace di ascoltare la voce della ragione, esso deve cessare immediatamente i bombardamenti e le altre azioni aggressive contro il Vietnam del Nord e considerare realisticamente le proposte di trattative di quel paese.[1]
  • L'Unione Sovietica ha dato e continuerà a dare ampio aiuto militare, economico e politico al popolo vietnamita.[1]

Rapporto al XXIV Congresso del PCUS

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  • L'Unione Sovietica è uno Stato amante della pace. Ciò deriva dalla natura stessa del nostro ordinamento socialista. Gli scopi della politica estera sovietica, così come sono stati formulati dal XXIII congresso del PCUS, consistono nell'assicurate insieme agli altri paesi socialisti condizioni internazionali favorevoli alla costruzione del socialismo e del comunismo; nel rafforzare l'unità e la compattezza dei paesi socialisti, la loro amicizia e fratellanza; nell'appoggiare il movimento di liberazione nazionale e nel realizzare una collaborazione multiforme con i giovani Stati in via di sviluppo, nel difendere con coerenza il principio della coesistenza pacifica degli Stati a diverso regime sociale, nell'opporsi decisamente alle forze aggressive dell'imperialismo, nel liberare l'umanità dal pericolo di una nuova guerra mondiale.
  • Il sistema mondiale del socialismo esiste già da un quarto di secolo. Dal punto di vista dello sviluppo della teoria e della pratica rivoluzionaria questi anni sono stati eccezionalmente fruttuosi. Il mondo socialista ha arricchito il movimento comunista ed operaio di un'esperienza che riveste un'importanza immensa, veramente storica.
  • Il sistema mondiale del socialismo apporta un immenso contributo alla soluzione di un compito di importanza vitale per tutti i popoli come lo scongiuramento del pericolo di una nuova guerra mondiale.
  • Non è possibile costruire il socialismo, se non si parte dalle leggi generali e se non si tiene conto delle concrete peculiarità storiche di ogni paese.
  • L'appoggio attivo e coerente dell'Unione Sovietica e degli altri paesi socialisti ai popoli del Vietnam e degli altri paesi dell'Indocina è di importanza essenziale nella loro lotta contro gli interventisti imperialistici. Per quanto riguarda il Medio Oriente, i passi intrapresi dagli Stati socialisti sono stati uno dei fattori decisivi, che hanno fatto fallire i piani imperialistici volti a rovesciare i regimi progressivi nei paesi arabi.
  • Constatiamo con profonda soddisfazione che in Polonia, paese fratello, sono state superate le difficoltà ivi sorte. Il Partito operaio unificato polacco realizza provvedimenti volti a rafforzare i suoi legami con la classe operaia e con tutti i lavoratori, a consolidare ancor maggiormente le posizioni del socialismo nel paese. I comunisti dell'Unione Sovie­tica augurano di tutto cuore ai loro amici polacchi i più grandi successi.
  • Seguendo gli insegnamenti del grande patriota e rivoluzionario Ho Chi Min, il popolo vietnamita tiene in alto la bandiera del socialismo e si oppone impavidamente agli aggressori imperialistici. La Repubblica Democratica del Vietnam può essere certa di poter contare anche per l'avvenire, sia nella lotta armata che nel lavoro pacifico, sull'appoggio fraterno dell'Unione Sovietica.
  • I popoli dell'Unione Sovietica e di Cuba sono compagni di lotta, la loro amicizia è indistruttibile.
  • Come è noto, i dirigenti cinesi hanno avanzato una propria particolare piattaforma ideologica e politica, che nelle questioni fondamentali della vita internazionale e del movimento comunista mondiale è incompatibile con il leninismo, e ci hanno chiesto di rinunciare alla linea del XX congresso e del Programma del PCUS. Essi hanno lanciato un'intensa propaganda ostile al nostro partito e al nostro Paese, hanno avanzato pretese territoriali nei confronti dell'Unione Sovietica e sono persino arrivati a provocare incidenti armati di frontiera nella primavera e nell'estate del 1969.
  • Per quanto concerne l'Albania, noi, come per il passato, siamo disposti a ristabilire normali relazioni con essa. Ciò gioverebbe sia ai nostri due paesi che agli interessi comuni degli Stati socialisti.
  • Gli avvenimenti cecoslovacchi hanno ricordato di nuovo che nei paesi incamminatisi sulla via dell'edificazione del socialismo, le forze antisocialiste, conservatesi in misura maggiore o minore all'interno di questi paesi, possono in determinate condizioni galvanizzarsi e arrivare persino a palesi azioni controrivoluzionarie, facendo affidamento su appoggi esterni da parte dell'imperialismo, il quale, dal canto suo, è sempre pronto a far blocco con tali forze.
  • Gli avvenimenti cecoslovacchi hanno dimostrato in modo convincente quanto sia importante rafforzare senza posa il ruolo dirigente del partito nella società socialista, perfezionare incessantemente le forme e i metodi di direzione del partito, applicare con spirito creativo i criteri marxisti-leninisti nel risolvere i problemi maturi dello sviluppo del socialismo.
  • I fatti hanno dimostrato una volta di più in modo convincente che l'unità fraterna dei paesi socialisti è la barriera più sicura contro le forze che tentano di attaccare, di indebolire il campo del socialismo, di minare e di ridurre a zero le conquiste socialiste dei lavoratori. I popoli dei paesi socialisti dimostrano chiaramente a tutto il mondo che essi non rinunceranno alle loro conquiste rivoluzionarie, che i confini della comunità socialista sono incrollabili e intangibili.
  • Bisogna soffermarsi prima di tutto sull'imperialismo americano, il quale ha confermato di nuovo in questi ultimi anni la sua aspirazione ad assolvere il ruolo di una specie di garante e protettore del sistema internazionale di sfruttamento e di asservimento. Esso mira a dominare ovunque, interviene negli affari degli altri popoli, viola sfacciatamente i loro diritti legittimi e la loro sovranità, cerca di imporre, con la forza, con la corruzione, con la penetrazione economica, la propria volontà ad altri Stati e ad intere regioni del mondo.
  • Gli imperialisti saccheggiano sistematicamente i popoli di decine di paesi dell'Asia, dell'Africa, dell'America Latina. Essi ricavano ogni anno miliardi di dollari dal cosiddetto « terzo mondo ».
  • Non vi è crimine che gli imperialisti non siano disposti a compiere pur di mantenere o di ristabilire il loro dominio sui popoli delle ex colonie o degli altri paesi che si liberano dalla morsa dello sfruttamento capitalistico. Il quinquennio trascorso ha fornito molte nuove prove al riguardo. L'aggressione contro gli Stati arabi, i tentativi di invasione della Guinea da parte dei colonialisti, l'attività sovversiva contro i regimi progressivi nell'America Latina sono sempre lì a ricordare che la guerra dell'imperialismo contro i popoli amanti della libertà non ha tregua.
  • È difficile parlare con calma dei crimini che vengono perpetrati dagli invasori armati fino ai denti. Centinaia di migliaia di tonnellate di napalm hanno raso letteralmente al suolo, bruciandole, intere zone del Sud Vietnam. Quasi un milione e mezzo di vietnamiti sono rimasti intossicati, molti sono morti in seguito all'impiego delle armi chimiche. La coscienza di ogni persona onesta e tanto più la coscienza di un comunista non si rassegnerà mai a quello che compiono gli invasori americani e i loro accoliti, che si autodefiniscono rappresentanti della «civiltà occidentale» e del cosiddetto « mondo libero ». Vergogna a loro!
  • Il trionfo della causa del socialismo in tutto il mondo è inevitabile. E noi ci batteremo, senza lesinare energie, per avvicinare questo trionfo, per la felicità del popolo lavoratore!
  • L'Unione Sovietica chiede risolutamente che sia posta fine all'aggressione imperialistica contro i popoli del Vietnam, della Cambogia e del Laos. Il nostro paese è stato, è e rimarrà un sostenitore attivo della giusta causa degli eroici popoli dell'Indocina.
  • La nostra linea di principio nei riguardi dei paesi capitalistici, compresi gli USA, consiste nel mettere coerentemente e pienamente in pratica i princìpi della coesistenza pacifica, nello sviluppare le relazioni reciprocamente vantaggiose e nel collaborare con quegli Stati che lo vogliono sul terreno del rafforzamento della pace, conferendo un carattere il più stabile possibile alle relazioni con essi. Ma noi dobbiamo sempre discernere se ci troviamo di fronte ad un'aspirazione effettiva a risolvere le questioni mediante trattative o di fronte a tentativi di fare una politica da « posizioni di forza ».
  • Noi dichiariamo con la massima responsabilità: non abbiamo pretese territoriali verso chicchessia, non minacciamo nessuno e non intendiamo aggredire nessuno; noi siamo favorevoli a uno sviluppo libero e indipendente di tutti i popoli. Ma nessuno si provi a usare nei nostri confronti il linguaggio degli ultimatum e a trattarci da posizioni di forza.

La via leninista, vol. II

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  • Il processo rivoluzionario mondiale si sviluppa irresistibilmente e al suo centro vi è la lotta dei due principali sistemi sociali del nostro secolo, quello socialista e quello capitalista. (da un discorso a Varsavia, 12 novembre 1968)
  • La potenza del campo socialista è attualmente tale che gli imperialisti temono una disfatta militare nel caso di uno scontro diretto, che non va escluso. Occorre però rilevare che, nelle nuove condizioni, gli imperialisti usano sempre più frequentemente un'altra tattica, più perfida. Essi cercano gli anelli deboli del fronte socialista, puntano su un lavoro ideologico eversivo al suo interno, tentano di influire sullo sviluppo economico di questi paesi, di seminare zizzania, di introdurre delle fratture fra di essi, di incoraggiare e di fomentare i sentimenti e le tendenze nazionalistiche; mirano ad isolare singoli Stati socialisti per prenderli poi alla gola uno per uno. Insomma, l'imperialismo tenta di minare la saldezza del socialismo proprio in quanto sistema mondiale. (da un discorso a Varsavia, 12 novembre 1968)
  • L'esperienza dello sviluppo e della lotta che si è avuta negli ultimi anni nei paesi socialisti in queste nuove condizioni, compresa la recente galvanizzazione delle forze ostili al socialismo in Cecoslovacchia, ricorda con nuovo vigore ai comunisti dei paesi socialisti quanto sia importante non dimenticare nemmeno per un istante talune importantissime verità confermate dalla storia. (da un discorso a Varsavia, 12 novembre 1968)
  • Un partito armato della teoria marxista-leninista e rispettoso della volontà della classe operaia e di tutti i lavoratori è una forza decisiva nella lotta per il socialismo e il comunismo. Al tempo stesso, rappresenta la migliore garanzia che, nello sviluppo della società socialista, saranno pienamente salvaguardati gli interessi di tutte le classi lavoratrici in armonia con quelli degli altri strati sociali. (da un discorso a Varsavia, 12 novembre 1968)
  • L'obiettivo principale dell'imperialismo è la divisione dei paesi socialisti, l'indebolimento della nostra unità. La solidarietà dei nostri paesi è un colpo a queste speranze del nemico. E questa solidarietà sta riportando magnifiche vittorie. Ne è un esempio il Vietnam, la cui lunga eroica lotta contro le forze armate della maggiore potenza imperialistica sarebbe stata impossibile senza un attivo ed efficace aiuto dell'Unione Sovietica, della Polonia e degli altri paesi socialisti. La grande vittoria riportata recentemente dal popolo vietnamita, che ha costretto i dirigenti degli USA a cessare i bombardamenti e le altre azioni militari contro l'intero territorio della Repubblica democratica del Vietnam, costituisce al tempo stesso, come rilevano gli stessi amici vietnamiti, una grande vittoria del campo socialista e di tutte le forze della pace del mondo. (da un discorso a Varsavia, 12 novembre 1968)
  • Gli Stati socialisti sostengono il rigoroso rispetto della sovranità di tutti i paesi. Noi ci schieriamo risolutamente contro l'intervento negli affari interni di qualsiasi Stato, contro la violazione della sua sovranità. (da un discorso a Varsavia, 12 novembre 1968)
  • È ben noto che l'Unione sovietica ha fatto non poco per l'effettivo rafforzamento della sovranità e dell'indipendenza dei paesi socialisti. (da un discorso a Varsavia, 12 novembre 1968)
  • Le idee del comunismo predominano nel nostro secolo. La propaganda borghese non si è forse mai occupata così attivamente dei problemi del comunismo come ai nostri giorni. È evidente che la borghesia teme l'ulteriore estendersi del movimento comunista, il quale ha già ottenuto uno sviluppo mondiale, ha riportato importanti vittorie e, facendo trionfare il socialismo in paesi di tre continenti, ha dimostrato di saper realizzare nella pratica i suoi princìpi e i suoi ideali. (da un discorso a Varsavia, 12 novembre 1968)
  • A quali limiti possano giungere i revisionisti che agiscono sotto la copertura di una fraseologia di sinistra è mostrato dalla politica del gruppo di Mao Tse-tung. S'intende, tutte queste deformazioni sono profondamente estranee ai veri comunisti, fedeli al marxismo-leninismo. (da un discorso a Varsavia, 12 novembre 1968)
  • Con l'eroico lavoro di questi anni i sovietici, stretti attorno al partito di Lenin, hanno creato nel nostro paese un'economia moderna che per il volume della sua produzione si è piazzata già da tempo al secondo posto nel mondo, e per una serie di importanti settori anche al primo. (da un discorso a Varsavia, 12 novembre 1968)
  • Nel nostro paese gli operai, i contadini, gli intellettuali lavorano con grande entusiasmo, il che permette un continuo rafforzamento dell'unità morale e politica della società sovietica, la sua coesione intorno al partito. (da un discorso a Varsavia, 12 novembre 1968)
  • Il Partito comunista dell'Unione Sovietica ritiene che oggi uno dei nostri compiti più importanti sia quello di accelerare il progresso tecnico-scientifico, di armare i lavoratori delle cognizioni tecnico-scientifiche moderne, di applicare il più rapidamente possibile nella vita i risultati delle scoperte scientifiche. Ciò permetterà di utilizzare in modo più completo l'immenso potenziale creativo della nostra società socialista, accelererà sensibilmente la creazione della base materiale e tecnica del comunismo. (da un discorso a Varsavia, 12 novembre 1968)
  • Noi comunisti siamo fautori della vera democrazia e non concepiamo senza di essa un movimento in avanti. (da un discorso a Varsavia, 12 novembre 1968)

Citazioni su Leonid Il'ič Brežnev

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Brežnev insieme a Richard Nixon nel 1973
  • A me Breznev piaceva. Lo consideravo un buon interlocutore per trattative. Certo, la sua tendenza a mantenere i Paesi vicini assai più deboli dell'Unione Sovietica era irritante. Ma c'erano molti elementi che compensavano questi aspetti. Breznev era bambino in un periodo, prima della Guerra Mondiale, in cui la Russia era molto arretrata. E penso che in lui fosse rimasto una latente sensazione di inadeguatezza del suo Paese. (Henry Kissinger)
  • A parte ogni differenza ideologica, non posso impedirmi di nutrire una sincera ammirazione per Breznev, che è innegabilmente un diplomatico impareggiabile. (Mohammad Reza Pahlavi)
  • Breznev e Ceausescu, entrambi vendicativi per natura, si detestavano da molto tempo. Nel 1953, Breznev era diventato generale a due stelle e vicesegretario dell'ufficio politico dell'Armata rossa, dopo essere stato, qualche anno prima, primo segretario del comitato centrale del partito comunista della Moldavia, una regione che i sovietici avevano annesso, come Bessarabia, alla fine della seconda guerra mondiale. Perciò, essendo considerato un esperto di problemi romeni, era stato incaricato di supervisionare l'indottrinamento politico delle forze armate romene. Le sue taglienti critiche ai militari romeni avevano ferito profondamente Ceausescu, che allora aveva il suo stesso grado ed era responsabile, come membro del comitato centrale del partito comunista romeno, della sezione politica dei servizi di sicurezza dell'esercito romeni. Ceausescu non lo aveva mai dimenticato. Quando nel 1965 era arrivato al potere, aveva chiesto al DIE[2] un'indagine approfondita sulle attività di Breznev in Moldavia. Un anno dopo, quando Breznev era venuto in visita di stato in Romania, gli aveva presentato dei documenti che provavano che tra il 1950 e il 1952, durante la russificazione della Moldavia, egli aveva fatto deportare in Siberia più di un milione di romeni, per insediare al loro posto russi e ucraini. La discussione era stata estremamente accesa, e aveva segnato una rottura nelle relazioni personali tra i due uomini. Breznev avrebbe messo di nuovo piede in Romania solo dieci anni dopo. (Ion Mihai Pacepa)
  • Breznev e compari si sbarazzarono di Krusciov per difendere la politica e l'ideologia revisionista dal discredito e dalla denuncia di cui erano oggetto a causa dei suoi comportamenti e delle sue azioni insensate, delle sue stravaganze e dei suoi gesti poco opportuni. Breznev non rinnegò assolutamente il krusciovismo, i rapporti e le decisioni del XX e del XXII Congresso, che sono un’incarnazione di questa corrente. Breznev però si mostrò molto ingrato verso Krusciov, che in precedenza aveva portato alle stelle, al punto che non gli trovò, alla sua morte, nemmeno un posticino nelle mura del Cremlino per deporvi le sue ceneri! (Enver Hoxha)
  • Breznev era diverso da Kruscev. Il senso dell'umorismo di Breznev era semplice e naturale, mentre quello di Kruscev era volgare. Breznev portava camicie su misura con polsini doppi e gemelli invece delle camicie con maniche semplici preferite da Kruscev. Egli stava sul sedile posteriore di una limousine invece che davanti con l'autista come aveva fatto Kruscev. Era esternamente cordiale, al contrario di Kruscev, borioso e aggressivo. Ma se i giocatori erano cambiati, il gioco era lo stesso. Gli obbiettivi di Breznev erano quelli di Kruscev: aumento della potenza sovietica, allargamento dell'egemonia sovietica ed espansione del comunismo in tutto il mondo. Breznev non aveva l'evidente complesso di inferiorità di Kruscev poiché, dalla posizione nettamente inferiore di tredici anni prima, l'Unione Sovietica aveva allora raggiunto virtualmente gli Stati Uniti nella potenza militare. Ma questo non gli bastava: voleva una indiscussa superiorità. (Richard Nixon)
  • Breznev era in apparenza espansivo, sincero e materiale: da come spesso voleva stringermi il braccio per richiamare la mia attenzione, mi ricordava Lyndon Johnson. (Richard Nixon)
  • Breznev non sembrava affatto ambizioso, e tutti lo consideravano una figura provvisoria, un debole, erano convinti che sarebbe sparito dalla scena presto. (Sergo Anastasi Mikojan)
  • Bussai alla porta degli americani, dicendo: 'Sono dalla vostra parte, tra i nostri due paesi c'è sempre stata amicizia, l'Etiopia ha perfino inviato truppe per combattere al vostro fianco nella guerra di Corea. Ora aiutateci a ricostruire e a svilupparci'. Loro mi risposero che erano troppo impegnati con il Vietnam e non erano interessati all'Africa dal punto di vista strategico. Bussai alla porta della Cina, e la risposta fu no. Allora andai a Mosca. C'era Leonid Brežnev, mi ricordo ancora benissimo quando mi abbracciò la prima volta al Cremlino. [...] Gli spiegai la situazione e lui mi rispose: "Colonello, eccetto la bomba atomica, il mio paese è pronto a darle tutto ciò di cui crede di aver bisogno". E così fu. L'Urss ci aiutò con i fatti e non solo con le parole. Da quel momento Brežnev divenne per me come un padre. Ci siamo visti altre dodici volte, sempre in Unione Sovietica. Ogni volta, prima di parlare dei nostri problemi, gli dicevo: 'Compagno Leonid, io sono tuo figlio, ti devo tutto'. E davvero sentivo che Brežnev era come un padre. (Menghistu Hailè Mariàm)
  • C'è una barzelletta: Leonid Brezhnev, preoccupato per il calo di consensi, decide di richiamare Stalin in vita per chiedere consiglio. Il quale suggerisce: ammazza tutti i comunisti e dipingi il Cremlino di verde. Perché di verde, chiede Brezhnev. Ribatte l'altro: sapevo che non avresti avuto obiezioni sulla prima raccomandazione. (Sergej Gurijev)
  • Chi è giovane non ricorderà il longevo Leonid Breznev dalle enormi sopracciglia, ricco, corrotto e prigioniero di una classe dirigente che dissipava tutte le risorse in armamenti inutili. (Paolo Guzzanti)
  • Con Brežnev si era sicuramente mantenuto il disumano sistema sovietico, si sono continuate le persecuzioni politiche e il confronto militare con l'Occidente, sono cose che sanno tutti: si osservava tuttavia anche un'altra tendenza, pur avendo cioè apparentemente bloccato (come Alessandro III) le riforme, Brežnev non aveva fatto fare al paese una svolta di cento ottanta gradi come allora sembrava a molti, aveva anzi mantenuto lo scheletro delle trasformazioni khruščeviane per cui la sua amministrazione ottusa ma, bisogna ammetterlo, estremamente coerente ha avuto anche conseguenze benefiche. Il concetto brežneviano di «socialismo sviluppato» e di «crescita costante del benessere dei lavoratori», mille volte deriso dai giornalisti della perestrojka non era privo di fondamento, le relazioni economiche di tipo socialista si erano, come vediamo adesso, radicate nel profondo della psicologia della gente, riguardo a un reale benessere, quello ovviamente non c'era, parlare di benessere quando manca il burro e la carne sembra una presa in giro, tuttavia, con il raggiungimento di una certa parità in campo internazionale, alla gente non veniva più chiesto di dare tutta se stessa sarificandosi per la nazione come avveniva prima. Passo dopo passo, per via amministrativa e con un'assordante cigolio si cominciavano a raggiungere certi standard occidentali: appartamenti di proprietà, garanzie sociali, elettrodomestici, minimi possedimenti di terra e addirittura automobili private, cioè condizioni più o meno tollerabili per il cittadino medio. Non voglio adesso parlare dei più complicati processi che avvennero nella società dalla metà degli anni '60 alla metà dei '70, faccio solo notare che c'era in corso una tendenza all'accumolo graduale e quasi invisibile di beni materiali. Poi il leader divenne decrepito e la sua decadenza fisica assurse a simbolo dello sfaldamento della nostra enorme ma dissennata economia. (Boris Nikolaevič El'cin)
  • – Dì un po': secondo te chi è stato il capo di stato meno affascinante?
    – Vivente o di tutti i tempi?
    – Di tutti i tempi.
    – Beh, in questo caso non c'è dubbio: Brežnev. È il primo e l'ultimo della lista. (Seinfeld)
  • Fin dalla prima infanzia avevo sentito [dai miei genitori] varie storielle sul marasma senile del nostro segretario generale, Breznev, che l'ideologia ufficiale ci avrebbe imposto di esaltare. Un esempio. Avvisano il segretario generale: «Si è messo due scarpe diverse: una marrone e una nera. Vuole andare a cambiarsi?». E Breznev: «Ho già controllato, ma anche a casa ne ho due diverse...». (Elena Tregubova)
  • Il pensiero elevato e ispirato secondo cui il più importante dei diritti umani è quello alla vita, appartiene a Leonid Breznev. [...] Noi sappiamo quanto Breznev si è dato da fare con trasporto e costanza per evitare una catastrofe nucleare, per la creazione di rapporti di fiducia e amichevole cooperazione tra tutti i popoli. (Pimen I)
  • Lenin intuì che il comunismo erano i soviet più elettricità. Stalin ci aggiunse l'industria pesante. Krusciov esportò l'utopia tecnologica nello spazio e Breznev immobilizzò tutto questo. Congelò l'intero paese come nella migliore tradizione dell'inverno russo. (Demetrio Volcic)
  • Leonid Il'ič Brežnev ha rappresentato il potere per sedici anni, dopo le convulsioni del decennio chrusceviano, il fugace governo di Malenkov, l'orrido trentennio di Stalin e il mito della Russia «misera e gloriosa» di Lenin. Il periodo più recente è stato caratterizzato dalla prevalenza d'una oligarchia conservatrice, o «gerontocrazia repressiva». Brežnev è stato il fiduciario dell'oligarchia. (Alberto Ronchey)
  • Proprio un giorno del 1981 mi capitò di vedere da vicino, in un teatro di Varsavia, Leonid Breznev. Il Segretario generale entrò dalla porta degli artisti circondato dalle guardie del corpo, infagottato in un cappotto pesante, in testa il colbacco. Era rigonfio di cortisone, e si muoveva a scatti guidato da due attendenti che, spingendolo leggermente alle spalle, gli indicavano la direzione da prendere. Quando il gruppo giunse a un guardaroba, Breznev venne prima liberato del cappotto come si fa con i bambini. Poi (lui sempre inerte, lo sguardo vuoto) gli tolsero il colbacco. Quindi uno degli attendenti impugnò un pettinino, e con pochi tocchi rapidi gli acconciò i capelli. Dove s'era mai vista una simile scena, una metafora così trasparente dell'agonia d'un sistema politico? (Sandro Viola)
  • Quel testone crede di essere il solo a odiare il capitalismo americano. Stavo per dirgli che odiavo il capitalismo dieci volte più di lui, che io ero stato sfruttato dal capitalismo, mentre egli era vissuto sempre nel comunismo, e non sapeva cosa volesse dire essere torturato in una prigione capitalistica. (Nicolae Ceaușescu)
  • Sotto Stalin il potere aveva un'immagine religiosa, con Krusciov si è abbassato alla gente semplice. [...] Con Breznev il potere è diventato caricatura: lo deridevano tutti, perfino i ragazzini a scuola, mio figlio tornava con barzellette sempre nuove. Una aveva molta fortuna, quella dove Breznev accoglie la Thatcher e incomincia a leggere: «Cara signora Gandhi»; lo interrompono e gli dicono che si tratta della Thatcher, ma lui ripete «Cara signora Gandhi», e così via fino a che si stizzisce e risponde: «Lo vedo chi è, ma qui c'è scritto Gandhi». (Sergo Anastasi Mikojan)
  • Un mattino Leonid Brežnev ricevette nel suo studio al Cremlino, l'allora presidente della Repubblica italiana, Giovanni Leone. Al sovietico il nostro presidente era simpatico, perché non si mostrava arrogante come molti altri capi occidentali.
    Nell'ufficio solo i due presidenti e due testimoni: l'allora inviato dall'Ansa, Pio Mastrobuoni, ed io. Il seguito era in ritardo.
    Erano i giorni in cui la Spagna aveva conquistato la democrazia. «Ma voi siete molto simili agli spagnoli», constatò Brežnev.
    «Così, così» rispose Leone, non sapendo dove l'altro andasse a parlare.
    «Parlate praticamente la stessa lingua», proseguì il capo del Cremlino.
    «Be', sì. Lo spagnolo non è difficile per noi come il russo», si schermì il nostro presidente.
    «Sono sicuro che nessuno in Spagna sparerebbe contro di voi. Perché non ve la prendete? Così l'Italia si ingrandisce e sarà un vantaggio per tutti. Le piccole nazioni non sono destinate ad avere una vita facile, tutt'altro.»
    Leone guardò con aria desolata noi due giornalisti, tentò di buttarla sullo scherzo e di cambiare discorso.
    Ma a Brežnev questa annessione piaceva sempre di più e non demordeva.
    Parlò dei vantaggi di un'economia integrata. Certo, a Madrid andrà concessa una qualche autonomia. Sul piano mondiale si avrebbe un rimescolamento delle alleanze, perché l'Italia, rafforzata dalla Spagna, potrebbe sottrarsi alla tutela americana. Fece un largo gesto.
    I polsini, con i giganteschi gemelli, gli spuntarono dalla giacca. Allungò le braccia per stringere l'aria intorno ai confini della futura Italia-Spagna. Sembrava fatta.
    Per fortuna in quel momento entrarono le delegazioni del seguito e i discorsi presero una piega più noiosa. (Demetrio Volcic)

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