Francesco d'Assisi

religioso, santo e poeta italiano
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San Francesco d'Assisi, nato Giovanni di Pietro Bernardone (1182 – 1226), religioso e poeta italiano.

San Francesco D'Assisi (Jusepe de Ribera, 1643)

Citazioni di Francesco d'Assisi

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  • Come un cadavere.[1]
Perinde ac cadaver.
  • Quando pregate, dite il Pater noster, oppure: Ti adoriamo, o Cristo, in tutte le tue chiese che sono in tutto il mondo e ti benediciamo, perché per mezzo della tua santa croce hai redento il mondo.[2]
  • Vi prego, più che se riguardasse me stesso, che, quando vi sembrerà conveniente e utile, supplichiate umilmente i chierici che debbano venerare sopra ogni cosa il santissimo corpo e sangue del Signore nostro Gesù Cristo e i santi nomi e le parole di lui scritte che consacrano il corpo.
    I calici, i corporali, gli ornamenti dell'altare e tutto ciò che serve al sacrificio, debbano averli di materia preziosa. E se in qualche luogo il santissimo corpo del Signore fosse collocato in modo troppo miserevole, secondo il comando della Chiesa venga da loro posto e custodito in un luogo prezioso, e sia portato con grande venerazione e amministrato agli altri con discrezione.[3]

Attribuite

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  • Concedimi la serenità | di accettare le cose che non posso cambiare, | il coraggio per cambiare quelle che posso | e la saggezza per riconoscerne la differenza.
[Citazione errata] Citazione attribuita erroneamente a San Francesco D'Assisi da Alexander Dubcek[4], talvolta attribuita anche ad Agostino d'Ippona e Aristotele.[5] La citazione è tratta invece dalla Serenity Prayer di Reinhold Niebuhr.
  • O Signore, fa' di me uno strumento della tua pace. | Dove è odio, fa' che io porti l'amore. | Dove è offesa, che io porti il perdono. | Dove è discordia, che io porti l'unione. | Dove è dubbio, che io porti la fede. | Dove è errore, che io porti la verità. | Dove è disperazione, che io porti la speranza. | Dove è tristezza, che io porti la gioia. | Dove sono le tenebre, che io porti la luce. | O Signore fa' che io | non cerchi tanto di essere consolato | quanto di consolare; | di essere compreso, quanto di comprendere; | di essere amato, quanto di amare. | Poiché donando, si riceve; | perdonando, si è perdonati; | morendo, si resuscita alla vita eterna. | Amen (Preghiera semplice[6])
[Citazione errata] Questa preghiera viene attribuita a san Francesco da diverse fonti. Tuttavia questi versi vennero pubblicati per la prima volta nel 1912, da una piccola rivista francese, La Clochette. Nel 1915 Papa Benedetto XV entrò in possesso di questa preghiera e la apprezzò particolarmente tanto da volerne la pubblicazione su L'Osservatore Romano. La preghiera di lì in poi ebbe una diffusione mondiale, tanto che nei decenni successivi venne citata da Madre Teresa di Calcutta, Margaret Thatcher e Bill Clinton. Restano tuttora ignoti sia l'origine della falsa attribuzione a San Francesco, sia il reale autore della preghiera.[7] Vedi anche qui.

Fonti Francescane

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  • Badate alla vostra dignità, fratelli sacerdoti, e siate santi perché egli è santo.
  • Ciascuno manifesti con fiducia all'altro le sue necessità, poiché se la madre nutre e ama il suo figlio carnale, con quanto più affetto uno deve amare e nutrire il suo fratello spirituale?
  • Guardate l'umiltà di Dio,
    e aprite davanti a Lui i vostri cuori;
    umiliatevi anche voi,
    perché Egli vi esalti.
    Nulla, dunque, di voi
    tenete per voi,
    affinché vi accolga tutti
    Colui che a voi si dà tutto.
  • Il Signore mi dette e mi dà una così grande fede nei sacerdoti che vivono secondo la forma della santa Chiesa Romana, a motivo del loro ordine, che anche se mi facessero persecuzione, voglio ricorrere proprio a loro.
  • Ricordatevi, fratelli miei sacerdoti, ciò che è scritto riguardo alla legge di Mosè: colui che la trasgrediva, anche solo nelle prescrizioni materiali, per sentenza del Signore, era punito con la morte senza nessuna misericordia.
  • Se io incontrassi un sacerdote ed un Angelo, saluterei prima il sacerdote e poi l'Angelo.
  • Tutta l'umanità trepidi, l'universo intero tremi e il cielo esulti, quando sull'altare, nella mano del sacerdote, si rende presente Cristo, il Figlio del Dio vivo.

Cantico delle creature (Cantico di Frate Sole)

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Altissimu, onnipotente bon Signore,
Tue so' le laude, la gloria e l'honore et onne benedictione.
Ad Te solo, Altissimo, se konfano,
et nullu homo ène dignu te mentovare.
Laudato sie, mi' Signore cum tucte le Tue creature,
spetialmente messor lo frate Sole,
lo qual è iorno, et allumini noi per lui.
Et ellu è bellu e radiante cum grande splendore:
de Te, Altissimo, porta significatione.

Altissimo, onnipotente, buon Signore, a te spettano le lodi, la gloria, l'onore e tutte le benedizioni. A te soltanto, Altissimo, si confanno, e nessun uomo è degno di pronunciare il tuo nome. Laudato sii, mio Signore, con tutte le creature, specialmente messer fratello sole, che dà la luce del giorno e per mezzo del quale tu ci illumini. Esso è bello e irraggia con grande splendore: di te, Altissimo, ci presenta un simbolo.[8]

Citazioni

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  • Laudato si', mi' Signore, per sor'acqua, | la quale è molto utile et hùmele et pretiosa et casta.
  • Laudato si', mi' Signore, per quelli ke perdonano per lo tuo amore | et sostengo infirmitate et tribulatione.
  • Beati quelli ke 'l sosterrano in pace, | ka da te, Altissimo, sirano incoronati.
  • Laudato si', mi' Signore, per sora nostra morte corporale, da la quale nullu homo vivente pò skappare: guai a quelli ke morrano ne le peccata mortali; beati quelli ke trovarà ne le tue santissime voluntati, ka la morte secunda no 'l farrà male. Laudate et benedicete mi' Signore' et ringratiate et serviateli cum grande humilitate.

Citazioni sull'opera

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  • Concedo che Il Cantico di Frate Sole è un testo di un candore commovente. Ma quel candore non può essere trasferito da una età davvero primitiva all'età ultracomplicata del terzo millennio. (Giovanni Sartori)
  • Il Cantico di Frate Sole, nato come esortazione e preghiera, rivela nella sua forma linguistica, nel gusto latino degli aggettivi, nella memoria dei Salmi di David e del Cantico di Daniele, la cultura di uno scrittore umile per superiore vocazione. Così l'umiltà diventa anche accento stilistico. (Gianfranco Contini)

Citazioni su Francesco d'Assisi

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  • A udire questi due nomi, San Benedetto, San Francesco, uno sente piegarsi le ginocchia. I fondatori sono di solito delle aquile, i seguaci delle galline. (Ignazio Silone)
  • Credo che Francesco sia l'esempio per eccellenza della cura per ciò che è debole e di una ecologia integrale, vissuta con gioia e autenticità. (Papa Francesco)
  • E passando oltre con quello fervore, levò gli occhi e vide alquanti arbori allato alla via, in su' quali era quasi infinita moltitudine d'uccelli. E entrò nel campo e cominciò a predicare alli uccelli ch'erano in terra; e subitamente quelli ch'erano in su gli arbori se ne vennono a lui insieme tutti quanti e stettono fermi, mentre che santo Francesco compié di predicare [...] Finalmente compiuta la predicazione, santo Francesco fece loro il segno della croce e diè loro licenza di partirsi; e allora tutti quelli uccelli si levarono in aria con maravigliosi canti, e poi secondo la croce c'aveva fatta loro santo Francesco si divisoro in quattro parti [...] e ciascuna schiera n'andava cantando maravigliosi canti. (Anonimo, I fioretti di San Francesco)
  • Francesco d'Assisi, è assioma quasi volgare di tutti gli storici che di lui hanno scritto, non può essere tolto dall'età sua; e questa va studiata con pacatezza in ogni sua manifestazione. Eruditi e poeti, per amor di scienza, fervidi mistici e freddi patologi, si contendono la figura dell'umile seguace di Gesù; ma del Santo, noi non abbiamo che i contrassegni, i quali ci sono dati dai monumenti storici che di lui parlano; eppure, nessuno ha risposto pienamente ad una domanda semplicissima: codesti monumenti quale fede meritano? Quali sono le loro vere fonti? (Nino Tamassia)
  • Francesco d'Assisi. L'essenza della sua natura e il vigore del suo comportamento si fondano sulla volontà di un'imitazione radicale e pratica di Cristo. (Erich Auerbach)
  • Francesco è la libertà. E oggi la libertà se non vuol diventare disfacimento, dissipazione, nichilismo disperato, deve cominciare a scoprire nella sua etimologia il nome di Francesco. Se Francesco era davvero libero, allora la libertà per essere davvero se stessa dev'essere francescana. (Gianni Letta)
  • Francesco è la nostra guida, l'esempio. Nell'epoca in cui lui ha vissuto, la parola del Cristo era diventata arida, il suo seme non attecchiva quasi più, e la terra era disseminata di erbacce, di rovi. Francesco ha continuato a seminare un'altra volta, e la parola di Cristo ha ripreso a germigliare. (Biagio)
  • Il corridoio, alitato dal gelo degli antri, si veste tutto della leggenda Francescana. Il Santo appare come l'ombra di Cristo, rassegnata, nata in terra d'umanesimo. La sua rinuncia è semplice e dolce: dalla sua solitudine intona il canto alla natura con fede: Frate Sole, Suor Acqua, Frate Lupo. Un caro santo italiano. (Dino Campana)
  • Il santo poeta è da molti secoli nella memoria degli uomini e la sua poesia è ormai nella natura stessa. Poiché Francesco d'Assisi non è un santo che si veneri solo nelle chiese da sacerdoti e da fedeli; è il poeta che noi sentiamo e adoriamo dinanzi a tutte le cose belle. Quando il nostro amore vuol consacrargli un altare, noi pensiamo ai fiori dei campi, agli uccelli dell'aria, allo sfondo azzurro del cielo. (Marino Moretti)
  • L'esempio di san Francesco mostra quale posto può occupare la bellezza del creato nel pensiero di un cristiano. Non solo il suo poema è perfetta poesia, ma tutta la sua vita fu perfetta poesia tradotta in atto. Per esempio, la scelta dei luoghi in cui ritirarsi in solitudine o in cui fondare i suoi conventi era di per sé perfetta poesia in atto. Il suo vagabondare, la sua povertà erano poesia; egli si denudò per essere a contatto diretto con la bellezza del creato. (Simone Weil)
  • La sua carità si estendeva, con cuore di fratello, non solo agli uomini provati dal bisogno, ma anche agli animali senza favella, ai rettili, agli uccelli, a tutte le creature sensibili e insensibili. Aveva però una tenerezza particolare per gli agnelli, perché nella Scrittura Gesù Cristo è paragonato, spesso e a ragione, per la sua umiltà al mansueto agnello. Per lo stesso motivo, il suo amore e la sua simpatia si volgevano in modo particolare a tutte quelle cose che potevano meglio raffigurare o riflettere l'immagine di Dio. (Tommaso da Celano)
  • Mentre Bernardo si dava agli affari del mondo come un grande uomo politico della Chiesa e da essi si ritirava nella contemplazione per fare la grande esperienza dell'imitazione di Cristo, per san Francesco gli affari del mondo costituiscono l'ambiente vero e proprio per l'imitazione. (Erich Auerbach)
  • Osservando la vita e la natura di Francesco d'Assisi non si può fare a meno di pensare che quell'uomo deve aver avuto una madre dolcissima. (Hermann Hesse)
  • Piangendo Francesco disse un giorno a Gesù:
    "Amo il sole, amo le stelle,
    amo Chiara e le sorelle,
    amo il cuore degli uomini,
    amo tutte le cose belle...
    O Signore, mi devi perdonare
    perché te solo io vorrei amare."
    Sorridendo il Signore gli rispose così:
    "Amo il sole, amo le stelle,
    amo Chiara e le sorelle,
    amo il cuore degli uomini,
    amo tutte le cose belle...
    O Francesco, non devi piangere più,
    perché io amo ciò che ami tu.
    (Anonimo, dal calendario di Frate Indovino del 2001)
  • Quel san Francesco sapeva scegliere i posti più deliziosi per viverci in povertà: non aveva nulla di un asceta. (Simone Weil)
  • San Francesco chiamava gli animali «i nostri fratelli più piccoli». Per loro aveva le attenzioni più delicate. Voleva scrivere a Federico II perché con un editto stabilisse che a Natale le strade fossero cosparse di granaglie e di grano per gli uccelli: anch'essi dovevano gioire per la nascita del Redentore. Perché non fossero calpestati, scansava dai sentieri i vermi. A Sant'Angelo in Pantanelli, presso Orvieto, viene mostrato tuttora uno scoglio sul Tevere, dal quale avrebbe gettato nel fiume dei pesci che gli erano stati regalati, dicendo: «Fatevi furbi...». (Mario Canciani)
  • San Francesco d'Assisi rinunzia a tutto. Egli tiene un genere di vita ben particolare, strano. Eccolo posto come il più povero fra i poveri. Egli cammina col sajo e a piedi nudi. Nessuno ha lo spirito meno ristretto, meno esclusivo, l'anima più aperta. Egli ama la natura, questo asceta e in qual modo profondo, ingenuo, affascinante! Egli esercita un'influenza sociale. (Léon Ollé-Laprune)
  • San Francesco viene associato da molti alla pace, ed è giusto, ma pochi vanno in profondità. Qual è la pace che Francesco ha accolto e vissuto e ci trasmette? Quella di Cristo, passata attraverso l'amore più grande, quello della Croce. È la pace che Gesù Risorto donò ai discepoli quando apparve in mezzo a loro. La pace francescana non è un sentimento sdolcinato. Per favore: questo san Francesco non esiste! E neppure è una specie di armonia panteistica con le energie del cosmo... Anche questo non è francescano! Anche questo non è francescano, ma è un'idea che alcuni hanno costruito! La pace di san Francesco è quella di Cristo, e la trova chi "prende su di sé" il suo "giogo", cioè il suo comandamento: Amatevi gli uni gli altri come io vi ho amato. E questo giogo non si può portare con arroganza, con presunzione, con superbia, ma solo si può portare con mitezza e umiltà di cuore. (Papa Francesco)
  • Sotto ogni italiano si nasconde un Cagliostro e un San Francesco. (Leo Longanesi)
  • Venne egli è vero, questo pensiere d'introdurre tra' suoi la continua astinenza delle carni, al gran Francesco di Assisi; siccome nella sposizione della Regola, da lui data a' suoi seguaci, rapporta Ugone, e nella Storiale sua Somma par che lo confermi l'Arcivescovo di Firenze Santo Antonino. Ma appena glie ne sorse il talento, sel ritrovò soffocato in culla da un più prudente riflesso, con cui pensò, essere certamente incomparabile una sì grande astinenza di vita con una osservanza sì rigida di povertà. Oltre a che lo stesso Iddio, si narra da molti, ed in molte pitture si vede espresso, rivelò al gran Patriarca, che questo pregio ad altro Francesco si riservava, dicendogli: tralascia questo per lo Minimo del tuo nome [Francesco di Paola]. (Giuseppe Maria Perrimezzi)
  • Considerando l'origine di tutte le cose era colmato da una grande pietà e chiamava tutte le creature, non importa quanto piccole fossero, col nome di fratello e sorella, perché sapeva che esse provenivano dalla stessa sorgente dalla quale proveniva lui.
  • Pur vivendo nel mondo, egli imitò talmente la purezza degli Angeli, da essere proposto ad esempio ai perfetti imitatori di Cristo.
  • Venuta quindi a conoscenza di molti la notizia della semplicità della dottrina e dell'autentica vita di questo servo di Dio, alcuni uomini, attratti dal suo esempio, cominciarono a sentirsi incoraggiati ad abbracciare la vita di penitenza e, abbandonando tutto, unirsi a lui sia nel modo di vestire che di vivere. Primo fra questi fu Bernardo, uomo veramente venerando.
  • Il mondo circostante era, come si è già notato, un groviglio di dipendenze familiari, feudali, e altre. L'idea complessa di San Francesco era che i Piccoli Frati dovessero essere come pesciolini, liberi di muoversi a proprio piacimento in quella rete. E potevano farlo proprio per il loro essere piccoli e perciò guizzanti. [...] Calcolando, per così dire, su questa astuzia innocente, il mondo era destinato ad essere circuito e conquistato da lui, e impacciato nel reagire alla sua azione. Non si poteva di certo lasciar morire di fame un uomo continuamente votato al digiuno, né lo si sarebbe potuto distruggere e ridurre alla miseria, poiché era già un mendicante. Vi sarebbe stata una soddisfazione ben scarna anche nel percuoterlo con un bastone, poiché egli si sarebbe lasciato andare a salti e canti di gioia, essendo l'umiliazione la sua unica dignità. E nemmeno lo si sarebbe potuto impiccare, perché il cappio sarebbe divenuto la sua aureola.
  • [San Francesco] non confondeva la folla con i singoli uomini. Ciò che distingue questo autentico democratico da qualunque altro semplice demagogo è che egli mai ingannò o fu ingannato dall'illusione della suggestione di massa. Qualunque fosse il suo gusto per i mostri, egli non vide mai dinanzi a sé una bestia dalle molteplici teste. Vide unicamente l'immagine di Dio, moltiplicata ma mai ripetitiva. Per lui un uomo era sempre un uomo, e non spariva tra la folla immensa più che in un deserto. [...] Nessun uomo guardò negli occhi bruni ardenti senza essere certo che Francesco Bernardone si interessasse realmente a lui, alla sua vita intima, dalla culla alla tomba, e che venisse da lui valutato e preso in considerazione. [...] Ora, per questa particolare idea morale e religiosa non c'è altra espressione esteriore che quella di "cortesia". "Interessamento" non può esprimerla, perché non è un semplice entusiasmo astratto; "beneficenza" nemmeno, perché non è una semplice compassione. Può solo essere comunicata da un comportamento sublime, che può appunto dirsi cortesia. Possiamo dire, se vogliamo, che San Francesco, nella scarna e povera semplicità della sua vita, si aggrappò a un unico cencio della vita del lusso: le maniere di corte. Ma mentre a corte c'è un solo re e una folla di cortigiani, nella sua storia c'era un solo cortigiano attorniato da centinaia di re.
  • [San Francesco] vide ogni cosa con senso drammatico, staccata dalla sua posizione, non immobile come in un quadro ma in azione come un dramma. Un uccello poteva sfiorarlo come una freccia, [...] un cespuglio poteva fermarlo come un brigante; ed egli era pronto a dare il benvenuto a entrambi. In una parola, noi parliamo di un uomo che non confondeva il bosco con gli alberi, e non voleva farlo. Voleva piuttosto considerare ogni albero come un'entità separata e quasi sacra, come una creatura di Dio [...] Non voleva ergersi di fronte a uno scenario usato come mero sfondo, e recante la banale iscrizione: "Scena: un bosco". In tal senso vorremmo intendere che era troppo drammatico per il dramma stesso. Lo scenario avrebbe preso vita nelle sue commedie [...] Ogni cosa sarebbe stata in primo piano, e quindi alla ribalta; ogni cosa avrebbe avuto un proprio carattere. Questa è la qualità per cui, come poeta, egli fu perfettamente l'opposto d'un panteista. Non chiamò la natura sua Madre, ma chiamò Fratello un certo somaro e Sorella una certa passerotta. [...] È qui che il suo misticismo è così simile al senso comune di un fanciullo. Un bambino non ha difficoltà a comprendere che Dio creò cane e gatto; sebbene sia consapevole che la formazione del gatto e del cane dal nulla è un processo misterioso al di là della sua immaginazione. Ma nessun bambino capirebbe il senso dell'unione del cane e del gatto e di ogni altra cosa in un unico mostro con una miriade di gambe chiamata natura. Egli senza dubbio si rifiuterebbe di attribuire capo o coda a un simile animale. [...] Gli uccelli e gli animali francescani assomigliano davvero a uccelli e animali araldici, non perché fossero favolosi, ma nel senso che erano considerati come realtà, chiare e positive, scevre dalle illusioni dell'atmosfera e della prospettiva. In tal senso egli vide un uccello color sabbia in campo azzurro e una pecora d'argento in campo verde. Ma l'araldica dell'umiltà era più ricca dell'araldica dell'orgoglio, perché giudicava tutte le cose che Dio aveva creato come qualcosa di più prezioso e di più unico die blasoni che i principi e i nobili avevano dato soltanto a se stessi.
  1. Citato in Giuseppe Fumagalli, Chi l'ha detto?, Hoepli, 1921, p. 585.
  2. Citato in San Bonaventura da Bagnoregio, Vita di San Francesco d'Assisi, Edizioni Porziuncola, Assisi 1974.
  3. Citato in Alessandro Pini, Appunti sul pauperismo (dilagante), radiospada.it, 8 luglio 2013.
  4. Cfr. Introduzione - Dubcek umanista, Almapress-Unibo.it.
  5. (EN) Cfr. Laurie Goodstein, Serenity Prayer Stirs Up Doubt: Who Wrote It?, NY Times.com, 11 luglio 2008.
  6. Citato in Luciano Tallarico, Via crucis della pace. Un cammino ecumenico per i giovani dietro alla croce di Cristo, Effata Editrice IT, 2006, p. 22. ISBN 887402293X
  7. Cfr. Gian Guido Vecchi, La «preghiera semplice» non fu scritta da S. Francesco, Corriere della Sera, 20 gennaio 2009.
  8. traduzione da La Letteratura Religiosa, Fratelli Fabbri Editori, Milano 1965

Bibliografia

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  • Francesco e Chiara di Assisi, Fonti francescane : scritti e biografie di san Francesco d'Assisi, cronache e altre testimonianze del primo secolo francescano, scritti e biografie di santa Chiara d'Assisi, testi normativi dell'Ordine Francescano Secolare, a cura di Ernesto Caroli, Editrici Francescane, Padova, 2004.
  • Francesco di Assisi, Il Cantico di Frate Sole (o Cantico delle creature).

Filmografia

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Voci correlate

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