Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia
Stato europeo esistito dal 1945 al 1992
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Citazioni sulla Jugoslavia e sugli jugoslavi.
Citazioni sulla Jugoslavia
modifica- È uno dei più belli fra i paesi socialisti europei. Credevo che le nostre riviere, come quella della Crimea e quella caucasica, offrissero paesaggi fra i più meravigliosi del mondo, e certamente esse sono di una bellezza da togliere il fiato. Ma quando vidi Dubrovnik e altre località turistiche jugoslave rimasi umiliato. Mi resi conto che il nostro non era l'unico paese socialista che potesse vantare tali bellezze naturali. Forse la Jugoslavia, per il clima, i paesaggi costieri e la ricchezza di monumenti storici, supera anche le attrattive del nostro paese. (Nikita Sergeevič Chruščёv)
- Guardo alla Jugoslavia a volte con nostalgia, altre con rabbia. Con nostalgia per la sua incredibile diversità culturale e per i miei amici; con rabbia per la dittatura e per gli stupidi politici che l’hanno governata. Se la Jugoslavia fosse stata una democrazia, probabilmente non si sarebbe disintegrata. Ma era una dittatura, con un unico e infallibile leader al vertice e un potente apparato militare, poliziesco e burocratico. (Drago Jančar)
- Il mondiale italiano poteva essere il coronamento della sua carriera ma la decisiva partita contro l’Argentina si decise ai calci di rigore e proprio un suo errore dagli undici metri sancì la sconfitta della Jugoslavia. Quella contro l’Argentina fu l’ultima partita degli slavi ad un mondiale perché nel giro di poco tempo la Jugoslavia, dilaniata da profondi contrasti etnici, si disgregò. Così, con il passare degli anni, nell’immaginario collettivo degli jugoslavi il nome di Faruk Hadžibegić venne accostato ad una grande delusione, non solamente sportiva: se avesse segnato quel rigore forse i destini del Paese sarebbero stati diversi. Addio Jugoslavia. (Gigi Riva)
- Io non ho niente contro la Jugoslavia, ma sbaglio forse a domandare se non sia strano che un paese comunista riceva il doppio di noi che siamo alleati dell'Occidente? (Mohammad Reza Pahlavi)
- La devolution mi preoccupa molto, perché la decomposizione della Jugoslavia cominciò esattamente così: reclamata e imposta dai due grandi compari Tudjiman e Milosevic che distrussero l'unità del Paese per restare padroni in casa propria... (Indro Montanelli)
- La Federazione jugoslava, con la sua convivenza pacifica, era un modello di Unione Europea, fino a quando non sono entrate in gioco le trame del'imperialismo tedesco ed americano. Vivevano in pace popoli di diversa cultura, storia, confessione. Vivevano in armonia da 80 anni. In Jugoslavia non si chiedeva a nessuno di che razza o nazionalità fosse. (Slobodan Milošević)
- La Jugoslavia avrebbe potuto durare ancora per decenni, la sua fine non era inevitabile. Le esperienze, scartate dalla storia, a posteriori sembrano più deboli di quanto non lo fossero in realtà. Tuttavia in settant'anni le radici non hanno attecchito, nonostante l'ideologia, migrazioni e molti matrimoni misti. (Demetrio Volcic)
- La Jugoslavia è, insieme con l'Iran, l'unico Paese che abbia saputo tener testa a Stalin pur in circostanze difficili se non addirittura angosciose. Non era facile unificare le etnie e modernizzare un Paese come la Jugoslavia, e bisogna ammettere che il maresciallo Tito ha realizzato un'opera straordinaria. Dio voglia che i suoi successori si dimostrino altrettanto capaci. (Mohammad Reza Pahlavi)
- La Jugoslavia era una dittatura, anche se molto più libera di altri stati comunisti. Negli anni sessanta le frontiere vennero aperte e la gente scoprì che si viveva meglio che in Ungheria o in Cecoslovacchia. La cultura circolava abbastanza liberamente, la creatività era possibile. Altrove nell’Europa dell’est sarebbe stato difficile immaginare che – come succedeva a Lubiana o a Belgrado – le librerie esponessero opere di Solženitsyn, Kundera, Bunin, Camus o Orwell. (Drago Jančar)
- Mi preoccupa ogni tipo di divisione. L'indipendenza di un popolo attraverso la secessione equivale a uno smembramento. Pensiamo alla Jugoslavia. Ovviamente ci sono popoli e culture così differenti che non possono essere tenuti uniti neanche con la colla. Il caso jugoslavo è molto chiaro, ma mi chiedo se la stessa cosa valga per altri, per popoli che sono rimasti uniti fino a ora. (Papa Francesco)
- Nessun paese era pacifico come la Jugoslavia, costruita passo dopo passo e pezzo per pezzo dopo essere stata distrutta da Hitler. L’abbiamo distrutta, come se stessimo facendo lo stesso lavoro di Hitler. Tito ha costruito tranquillo paese passo dopo passo e mattone dopo mattone e poi siamo arrivati a spezzarlo per imperialistici interessi personali. Come possiamo essere compiacenti con ciò? Perché non possiamo essere soddisfatti? Se un paese tranquillo come la Jugoslavia ha dovuto subire tale tragedia, l’Assemblea Generale dovrebbe aprire un’indagine per decidere chi dovrà essere giudicato davanti alla Corte Penale Internazionale. (Mu'ammar Gheddafi)
- Pensavamo di essere liberi, vivevamo con ironia sotto il regime, nessuno di noi giovani pensava di iscriversi al partito. Non ci siamo fatti una coscienza politica reale, non sentivamo la necessità di fare un'alternativa, vivevamo nel "vacuum" politico. Finito il comunismo siamo stati strozzati dal nazionalismo dei vari Milosevic, Tudjman, Karadzic. In questo senso mi sento colpevole. (Slavenka Drakulić)
- [«Perché è fallita la Jugoslavia?»] Per non essersi evoluta in tempo. Mi spiego: il socialismo lottò per il riconoscimento internazionale della Jugoslavia e per la sicurezza delle frontiere esterne. All'interno, il socialismo storico ha avuto un destino comune ad altri Paesi europei, in quanto legato alla tradizione bolscevica. Ma è successo poi che, dopo Helsinki, la Jugoslavia non sia stata minacciata più da nessuno. Così si è posta la questione: come cambiare, adesso? (Milan Kučan)
- Siamo a lungo vissuti in una mistificazione. Sotto il regime di Tito la storia che s'insegnava nelle nostre scuole cominciava nel 1941 con l'inizio della guerra partigiana. Tutto il resto, quanto era avvenuto prima era ignorato. Era una storia ideologizzata e dunque falsa, come del resto quella che veniva insegnata sotto tutti i regimi comunisti. Per questo gli eventi ci hanno colti impreparati, la scoperta di determinate realtà ci ha travolti, ubriacati. In breve non eravamo sufficientemente immunizzati. (Slavenka Drakulić)
- Sei stati, cinque nazioni, quattro lingue, tre religioni, due alfabeti e un solo Tito! (filastrocca iugoslava)
- Contrariamente all'opinione diffusa in occidente, gli jugoslavi non hanno mai specificamente ripudiato la "dottrina Breznev" sulla "sovranità limitata", ovvero il diritto affermato dall'Unione Sovietica di intervenire militarmente in sostegno di un regime comunista la cui esistenza fosse messa in discussione.
- È difficile dire se la Jugoslavia ha mai causato seri inconvenienti ai sovietici. Questo è un problema ancora aperto. I diplomatici e i giornalisti jugoslavi che hanno relazioni con l'occidente tendono, per ovvie ragioni, a esagerare le divergenze che possono esistere tra i due paesi.
- L'arcaica dottrina marxista-leninista e di importazione che Tito ha imposto alla Jugoslavia, negli jugoslavi ha causato un vuoto spirituale, e diversi uomini di cultura di quel paese ritengono che, purtroppo, molti loro compatrioti lo abbiano colmato regredendo nella più primitiva forma di uno sciovinismo etnico che li porta a considerare loro rivali come dei subumani.
- La paura dell'Unione Sovietica e l'ingegnosità diplomatica degli jugoslavi hanno convinto i leader occidentali che la Jugoslavia potesse scegliere solo tra una versione titoista e una sovietica di sistema di dominio monopartitico comunista. Conseguentemente, sia i circoli della destra tradizionale repubblicana statunitense che i vari gruppi conservatori dell'Europa occidentale si sono dimostrati più che disposti a tralasciare ogni riserva sull'incompetenza dei comunisti jugoslavi a governare, e hanno chiuso gli occhi sulle palesi violazioni dei diritti umani che avvengono in Jugoslavia con gravità non diversa da quelle che vengono registrate negli altri paesi dell'Est, e che vengono invece condannate.
- La relativa povertà della Jugoslavia, se paragonata alle condizioni di altri paesi mediterranei, spesso viene attribuita dagli stessi jugoslavi a certe caratteristiche nazionali, all'assenza di qualsiasi tradizione industriale, all'usanza ben radicata della mancia o alla preferenza per il lavoro impiegatizio a quello manuale. Ma il fatto è che tutto ciò viene smentito dalla grande reputazione che i lavoratori jugoslavi hanno in Europa occidentale. È solo nel loro paese, dove tutto e niente appartiene a tutti e a nessuno, e nessuno è responsabile di niente, che tendono ad assentarsi dal lavoro o a indirizzare le loro energie verso attività non socializzate.
- [...] mentre negli altri paesi dell'Europa orientale da poco sovietizzati la repressione giunse all'apice quando il controllo sovietico era strettissimo, in Jugoslavia il terrorismo toccò il culmine solo dopo la rottura con Stalin.
- Nell'attuale contesto statuale e politico europeo la Jugoslavia è un paese utopico, che cioè non si pone da alcuna parte, non appartiene nè all'Est nè all'Ovest, nè al mondo dei paesi neutrali, quali la Svizzera e la Svezia, nè a quello filo-occidentale, nè tantomeno, ufficialmente, a quello filo-sovietico. Posta nel cuore dei Balcani, essa ha una lunga storia: è stata punto d'incontro e di scontro di molte civiltà e di molte fedi religiose - musulmana e cristiana, ortodossa e cattolica romana - che la hanno resa tragicamente affascinante e culturalmente ricca, e oggi è teatro di scontro e di incontro tra una concezione di vita marxista-leninista e quella democratica di modello occidentale.
- Non per tutta la massa degli jugoslavi il titoismo ha un saldo completamente negativo: non ci sono truppe sovietiche sul territorio jugoslavo, e diversamente dai russi gli jugoslavi non devono far la coda per le provviste alimentari, anche se in tutta la Jugoslavia, articoli come farina, olio, detersivi e caffè scompaiono spesso per finire sul mercato nero.
I dissidenti restano una piccola minoranza e molti jugoslavi che in privato condividono le loro opinioni temono che un sovvertimento potrebbe peggiorare le cose. La popolazione jugoslava si è adattata a una società priva di libertà, sapendo anche che tra le altre necessità, il lavoro, l'alloggio, la possibilità di istruzione per i loro figli e quella di viaggiare dipendono dai favori del partito, e si comportano di conseguenza. - Secondo i censimenti ufficiali, la Jugoslavia è costituita da non meno di 17 diversi gruppi etnici, dotati di propria lingua, dialetto, e cultura peculiari. Per i profani è difficile comprendere ciò che una comunità così differenziata può significare nella realtà quotidiana. Ogni anno milioni di turisti si recano in Jugoslavia per godere del clima, del paesaggio e dei tesori storici e artistici, ma pochi sono coloro che si fanno rovinare le vacanze dalla complicata situazione politica di quel paese. Peraltro, bisogna anche dire che sono pure pochi coloro che riescono ad avere idee chiare su quel problema.
- Una delle ironie della storia contemporanea è che l'occidente ha avallato l'attuale regime jugoslavo proprio per la sua condizione di paese non allineato, mentre, secondo Tito e i suoi successori, le relazioni della Jugoslavia con i paesi in via di sviluppo sono state usate per sostenere un continuo e violento attacco all'occidente.
- È vero che con Tito siamo diventati il più liberalizzato dei paesi socialisti, ma in fondo il sistema non è cambiato. Resta il monopolio di un partito in tutti i campi della vita, soprattutto l'economia e il governo.
- In Jugoslavia non c'è nulla da distruggere completamente, ma neanche nulla che non vada cambiato. L'autogestione inizialmente aveva aspetti positivi indebolire la burocrazia e orientare l'economia verso il mercato. Ma nella vita politica l'autogestione non può avere nessun ruolo. L'opinione che l'autogestione risolva tutto è un'utopia, il che non significa che sia inefficace.
- Lo slogan della fraternità e unità dei popoli jugoslavi, che un tempo aveva un ruolo ideologico-emozionale, oggi non ha più nessuna funzione. Lo jugoslavismo, nostro ideale durante la guerra, ora è morto. Può esistere ancora un'idea di jugoslavismo, solo se c'è parità tra i singoli Stati.
- Non è immaginabile un regime militare in Jugoslavia. Se vi si arrivasse la situazione peggiorerebbe. I non serbi penserebbero: ecco si torna all'egemonia serba. I serbi stessi per lo più rifiuterebbero una dittatura militare.
- È importante sottolineare che la Jugoslavia titista non è più sull’orlo della voragine, ma è già dentro. I conflitti politici e nazionalisti tra i vari clan di questo paese sono evidenti e lo saranno ancor di più in avvenire. La crisi economica ha raggiunnto la sua punta massima. La Jugoslavia è indebitata fino al collo, e i debiti non si possono assolvere contrattandone di nuovi. Essa è afflitta da una forte disoccupazione, l’inflazione è galoppante e i prezzi salgono vertiginosamente diventando inaccessibili agli operai comuni.
- È un fatto incontestabile che i popoli di Jugoslavia si siano battuti. La Jugoslavia, così come l’Albania, ha fatto dei grandi sacrifici. I dirigenti antimarxisti jugoslavi hanno speculato su questa lotta, hanno sfruttato davanti all’opinione pubblica, interno ed esterno, l’apprezzamento che l’unione Sovietica faceva della Jugoslavia, che essa considerava una importante alleata sulla via marxista-leninista dei socialismo.
- In Jugoslavia non esistono organi dei potere statale in quanto veri rappresentanti del popolo. Là esiste solo il sistema burocratico denominato «sistema di delega», che viene presentato come detentore del sistema dei potere, ragion per cui non si procede all’elezione dei deputati agli organi dei potere statale.
- L'«unione» e la «fraternità» dei popoli, a proposito di cui si parla molto in Jugoslavia, non sono state mai poste sulle giuste fondamenta dell'eguaglianza economica, politica, sociale e culturale delle nazioni e delle nazionalità.
Senza realizzare l'eguaglianza in questi campi, non è possibile risolvere equamente la questione nazionale in Jugoslavia. Da quasi tre decenni il socialismo «autogestionario», oltre alla demagogia sulla «comunità autogestionaria delle nazioni e delle nazionalità di un tipo nuovo», non ha potuto fare niente per la realizzazione dei diritti sovrani delle diverse nazioni e nazionalità nelle repubbliche e nelle regioni della Jugoslavia.
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