Milan Kučan

politico sloveno

Milan Kučan (1941 – vivente), politico sloveno.

Kučan nel 2011

Citazioni di Milan Kučan modifica

  • [Su Slobodan Milošević] Un despota burocratico e vendicativo che finirà prima o poi, se riesce a sopravvivere, nel reparto psichiatrico. Non è comunista, ha usato il partito per scalare le strutture gerarchiche, possiede un dizionario limitato di frasi fatte che tuttavia sgorgano libere e veloci, non avendo alcun impedimento intellettuale né sfumature. Le sue frasi sono composte da quattro, cinque parole. [...] Non è abituato a essere contraddetto, non sopporta l'opposizione. Risponde alle prime contestazioni, perché si è preparato, ma si trova in difficoltà alla seconda replica, quando bisogna reagire con velocità. Sarà difficile comprometterlo. Possiede la forza suggestiva della mentalità fanatica serba e in qualche modo affascina i suoi interlocutori occidentali.[1]
  • Temevamo che dopo il Kosovo sarebbe toccato a noi. Un'ottima ragione questa per opporci ai serbi. (da un intervista su Yugoslavia - Morte di una nazione)
  • Sapevo bene chi era Milošević. Milošević è un uomo che non si ferma di fronte a nulla pur di ottenere ciò che vuole. (da un intervista su Yugoslavia - Morte di una nazione)

Da Lubiana e Zagabria, festa solo a metà

Intervista di Alessio Altichieri, Corriere della Sera, 26 giugno 1991

  • [«Perché è fallita la Jugoslavia?»] Per non essersi evoluta in tempo. Mi spiego: il socialismo lottò per il riconoscimento internazionale della Jugoslavia e per la sicurezza delle frontiere esterne. All'interno, il socialismo storico ha avuto un destino comune ad altri Paesi europei, in quanto legato alla tradizione bolscevica. Ma è successo poi che, dopo Helsinki, la Jugoslavia non sia stata minacciata più da nessuno. Così si è posta la questione: come cambiare, adesso?
  • Chi conosce la Jugoslavia sa che già adesso sono in corso alcune guerre. Quali? Economiche, nazionali, come per esempio quella che soffoca i diritti degli albanesi nel Kossovo, oppure altre in Bosnia. o nella Krajina della Croazia, o in Slavonia. E poi guerre dell'informazione, psicologiche. Ecco i Balcani che non vogliamo.
  • [«Roma non riconoscerà Lubiana. Ma cosa si apsetta dall'Italia?»] Dico all'Italia che la Slovenia non vuole la sovranità per la pura sovranità, ma solo come mezzo e punto di partenza. Ne abbiamo bisogno per aprire il nostro Paese, non essere più prigionieri in questo separatismo che ha diviso l'Europa in blocchi, ma marciare verso l'integrazione che è oggi la caratteristica europea. Perciò, chiedo all'Italia che mostri verso di noi almeno la stessa benevolenza che mostrava allo Stato confinante, quando questa frontiera la separava dall'altro blocco.

Da "Non è la storia che divide gli europei d'oggi"

Discorso in Strugnano, Bivsi-predsednik.si, 16 marzo 2007

  • Le recenti guerre sul suolo della ex Iugoslavia hanno mostrato quanto coraggio, saggezza ed umanità siano necessarie per evitare le guerre e fermare i soprusi, e quanto poco basti per sprigionare l'odio, i pregiudizi ed il terrore, anche a causa del peso del passato. Dura è la strada che porta alla fattiva convivenza delle comunità umane. Inizia col rispetto per il prossimo.
  • Tutta la storia europea è la nostra, l'abbiamo fatta insieme. L'interpretiamo però diversamente, perché diversi sono stati i nostri ruoli.
  • Non è la storia quella che divide gli Europei d'oggi, bensì la sua interpretazione politica o ideologica.

Da Intervista a Milan Kučan

Il Piccolo, 10 maggio 2012

  • Penso che tutte le formazioni politiche, siano di destra o di sinistra, non possono pensare di prescindere dall'Unione europea. Non bisogna dimenticare che la decisione di entrare nell'Ue è stata sancita da un referendum. Non c'è politico che possa ignorarlo. Dobbiamo dire che la crisi economica ha rafforzato l'euroscetticismo anche in Slovenia. Ma ciò non significa che poniamo un punto di domanda sull'Ue, piuttosto che siamo siamo preoccupati per il suo futuro.
  • Il compito dell'Ue ora è di assistere la Serbia nel raggiungere tutti gli standard di accesso. Certo, in questo momento l'Ue non sta facendo abbastanza per convincere l'opinione pubblica serba. Inoltre c'è il capitolo Russia: non mi riferisco solo al legame tradizionale fra serbi e russi. Intendo concreti trattati di collaborazione che rappresentano ovviamente un dilemma per la Serbia.
  • Ritengo che prima o poi Ankara entrerà nell'Unione. Dovremmo apprezzare i grandi sforzi di democratizzazione di quel Paese. Inoltre l'Europa ha problemi in materia di rifugiati e col mondo islamico: un Paese democratico come la Turchia potrebbe essere un ponte tra l'Europa cristiana e la civiltà islamica. La sfida va affrontata senza paure, altrimenti manderemo un messaggio sbagliato non solo alla Turchia ma a tutto il mondo islamico.

Note modifica

  1. Citato in Demetrio Volcic, Sarajevo. Quando la storia uccide, Arnoldo Mondadori Editore, 1993, p. 178, ISBN 88-04-36871-3

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