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Paziente: E crede che io sia infelice?
House: Se sei infelice sull'aereo, buttati giù.
Paziente: Vorrei farlo ma... non posso...
House: Mmm... è questo il problema con le metafore: devono essere interpretate. 'Buttarsi dall'aereo' è stupido!
Paziente: E se non fossi sull'aereo... ma in un posto in cui non voglio trovarmi?
House: Questo è l'altro problema con le metafore. Sì, se tu fossi sul furgoncino dei gelati e fuori ci fossero caramelli fiori e vergini... Sei su un aereo! Tutti siamo su un aereo. La vita è pericolosa e complicata e... si cade dall'alto.
Paziente: Quindi ha paura dei cambiamenti?
House: Tu hai paura dei cambiamenti. Preferisci immaginare di poter scappare invece di provarci; perchè se ti va male non avrai più niente. Rinunci alla possibilità di fare qualcosa di vero, così puoi aggrapparti alla speranza. Ma vedi, la speranza è roba da femminucce.
Paziente: Quando uscirò di qui io non avrò più paura. A quanti viene offerta una seconda occasione?
House: A troppi. Metà della gente che salvo non merita una seconda occasione.
Sceriffo di El Paso: Sempre per i maledetti soldi. Per i soldi, e la droga. Va al di là di ogni immaginazione, cazzo. Che senso ha? Dove andremo a finire? Se vent'anni fa mi avessi detto che un giorno nelle nostre cittadine del Texas ci sarebbero stati ragazzini coi capelli verdi e un osso infilato nel naso non ti avrei creduto.
Sceriffo Bell: Cose dell'altro mondo, penso che quando non si dice più «grazie» e «per favore» la fine è vicina.
Era una di quelle giornate in qui tra un minuto nevica. E c'è elettricità nell'aria. Puoi quasi sentirla... mi segui? E questa busta era lì; danzava, con me. Come una bambina che mi supplicasse di giocare. Per quindici minuti. È stato il giorno in cui ho capito che c'era tutta un'intera vita, dietro a ogni cosa. E un'incredibile forza benevola che voleva sapessi che non c'era motivo di avere paura. Mai. Vederla sul video è povera cosa, lo so; ma mi aiuta a ricordare. Ho bisogno di ricordare. A volte c'è così tanta bellezza nel mondo, che non riesco ad accettarla... Il mio cuore sta per franare.
Chris misurava se stesso e coloro che lo circondavano secondo un rigido codice morale. Rischiava di incamminarsi su un sentiero carico di solitudine, ma trovava compagnia nei personaggi dei libri che amava, negli scrittori come Tolstoy, Jack London, e Thoreau. Per ogni circostanza sapeva trovare la citazione adeguata e non perdeva occasione per farlo.
Socrate diceva non so niente, proprio perché se non so niente problematizzo tutto. La filosofia nasce dalla problematizzazione dell'ovvio: non accettiamo quello che c'è, perché se accettiamo quello che c'è, ce lo ricorda ancora Platone, diventeremo gregge, pecore. Ecco: non accettiamo quello che c'è. La filosofia nasce come istanza critica, non accettazione dell'ovvio, non rassegnazione a quello che oggi va di moda chiamare sano realismo. Mi rendo conto che realisticamente uno che si iscrive a filosofia compie un gesto folle, però forse se non ci sono questi folli il mondo resta così com'è... così com'è. Allora la filosofia svolge un ruolo decisamente importante, non perché sia competente di qualcosa, ma semplicemente perché non accetta qualcosa. E questa non accettazione di ciò che c'è non la esprime attraverso revolverate o rivoluzioni, l'esprime attraverso un tentativo di trovare le contraddizioni del presente e dell'esistente, e argomentare possibilità di soluzioni: in pratica, pensare. E il giorno in cui noi abdichiamo al pensiero abbiamo abdicato a tutto.
Un filosofo è un uomo che costantemente vive, vede, sente, intuisce, spera, sogna cose straordinarie; che viene colpito dai suoi propri pensieri come se venissero dall'esterno, da sopra e da sotto, come dalla sua specie di avvenimenti e di fulmini; che forse è lui stesso un temporale gravido di nuovi fulmini; un uomo fatale, intorno al quale sempre rimbomba e rumoreggia e si spalancano abissi e aleggia un'aria sinistra. Un filosofo: ahimè, un essere che spesso fugge da se stesso, ha paura di se stesso - ma che è troppo curioso per non "tornare a s estesso" ogni volta. Ma i veri filosofi sono coloro che comandano e legiferano: essi affermano "così deve essere!", essi determinano in primo luogo il "dove" e l'"a che scopo" degli uomini e così facendo dispongono del lavoro preparatorio di tutti gli operai della filosofia, di tutti i soggiogatori del passato - essi protendono verso l'avvenire la loro mano creatrice e tutto quanto è ed è stato diventa per essi mezzo, strumento, martello. Il loro "conoscere" è creare, il loro creare è una legislazione, la loro volontà di verità è volontà di potenza. - Esistono oggi tali filosofi? Sono già esistiti tali filosofi? Non devono forse esistere tali filosofi?
Il filosofo è una persona che vive a stretto contatto con la sua follia. Non ha paura della sua follia; non ha paura di nulla. Gioca un po' con la sua follia... e al tempo stesso non vuole assolutamente diventare folle. Quindi si arma di una serie di buoni ragionamenti per tenere a bada la sua follia.
« Diventa ciò che sei. »
« Nessun vincitore crede al caso. »
« Non c'è realtà. Tutto è interpretazione. »
« Senza musica, la vita sarebbe un errore. »
« Ciò che non mi uccide mi rende più forte. »
« Di tutto conosciamo il prezzo, di niente il valore. »
« La grande tendenza fondamentale dell'uomo è inconscia. »
« Ciò che si fa per amore è sempre al di là del bene e del male. »
« Si paga caro l'acquisto della potenza; la potenza instupidisce. »
« Dove non entrano amore e odio, la donna si comporta con mediocrità. »
« Non la forza, ma la costanza di un alto sentimento fa l'uomo superiore. »
« La felicità non è fare tutto ciò che si vuole, ma volere tutto ciò che si fa. »
« Dormire non è poca arte: è necessario vegliare tutto il giorno per giungervi. »
« Platone rosso di vergogna, tra il baccano indiavolato di tutti gli spiriti liberi. »
« Bisogna avere ancora un caos dentro di sé per partorire una stella danzante. »
« La donna impara a odiare nella stessa misura in cui disimpara ad affascinare. »
« Rimorso. – Il rimorso è, come un morso di un cane a una pietra, una sciocchezza. »
« Là, dove lo stato cessa, li vedete, fratelli miei, l'arcobaleno e i ponti dell'Otreuomo? »
« L'uomo è un cavo teso tra la bestia e il l'Oltreuomo, – un cavo al di sopra di un abisso. »
« L'Atene del terzo secolo, se potessimo visitarla, ci sembrerebbe quasi popolata di pazzi. »
« Se dovessi cercare una parola che sostituisce "musica" potrei pensare soltanto a Venezia. »
« L'Oltreuomo è un fanciullo che gioca, spostando qua e là pezzi del gioco: un regno di fanciullo. »
« La pazzia è nei singoli qualcosa di raro, ma nei gruppi, nei partiti, nei popoli e nei tempi è la regola. »
[alle donne] « Sia questo il vostro onore: amare sempre più di quanto siete amate, non essere mai seconde! »
« Da quando vi sono uomini, l'uomo ha gioito troppo poco: solo questo, fratelli, è il nostro peccato originale! »
« Già la parola "cristianesimo" è un equivoco – in fondo è esistito un solo cristiano, e questi morì sulla croce. »
« Le stesse passioni hanno nell'uomo e nella donna tempi diversi. Perciò l'uomo e la donna non cessano di fraintendersi. »
« Colui che conosce la verità salta malvolentieri nelle sue acque, non quando sono sporche, ma quando sono poco profonde. »
« Una bella donna ha qualcosa in comune con la verità: entrambe danno più felicità quando si desiderano che quando si posseggono. »
« Meglio non sapere nulla, che molte cose a metà! Meglio essere un folle per propria iniziativa, che un saggio secondo il parere di un altro! »
« Una donna può stringere legami di amicizia con un uomo; ma per mantenerla, è forse necessario il concorso d'una leggera avversione fisica. »
« L'intero apparato della coscienza è un apparato per astrarre e semplificare – non orientato verso la conoscenza, ma verso il dominio delle cose. »
« Io amo colui che si vergogna quando il dado cade in modo favorevole a lui, e si chiede: 'Sono forse un baro?' giacché egli vuole andare a fondo. »
« C'è più ragione nel tuo corpo che nella tua migliore sapienza. E chissà a quale scopo per il tuo corpo è necessaria proprio la tua migliore sapienza? »
« Ci furono sempre malati fra coloro che sognano e cercano Dio; e tutti odiano ferocemente chi aspira alla conoscenza e la più giovane tra le virtù, che ha nome sincerità. »
« L'aforisma, la sentenza, sono le forme dell'eternità; la mia ambizione è dire in dieci frasi quello che chiunque altro dice in un libro, quello che chiunque altro non dice in un libro. »
« Dire due volte. – È bene esprimere subito una cosa due volte e darle un piede destro e uno sinistro. La verità può sì stare in piedi su una gamba, ma con due camminerà e andrà in giro. »
« Piccoli uomini, caratterizzati da una vogliuzza per il giorno, una vogliuzza per la notte, fermo restando la salute. [...] Essi compongono quell'umanità gregge che desidera solo l'animale capo. »
« È vero: amiamo la vita non perché siamo abituati alla vita, ma perché siamo abituati ad amare. C'è sempre un grano di pazzia nell'amore. D'altra parte c'è sempre anche un po' di ragione nella follia. »
« L'albero della conoscenza. – Verosimiglianza, ma non verità: parvenza di libertà, ma non libertà – è per questi due frutti che l'albero della conoscenza non può venir scambiato per l'albero della vita. »
« Che cos'è cattivo? – Tutto ciò che ha origine dalla debolezza. [...] I deboli e i malriusciti devono perire: questo è il principio del nostro amore per gli uomini. E a tale scopo si deve anche essere loro d'aiuto. »
« Tutto ciò che è profondo ama la maschera, e le cose più profonde nutrono addirittura odio per quel che è immagine e somiglianza. Non è l'opposto il solo giusto travestimento in cui può incedere il pudore di un dio? »
« La predica della castità è un pubblico incitamento alla contronatura. Ogni disprezzo della vita sessuale, ogni insozzamento della medesima mediante il concetto di «impuro» è il vero e proprio peccato contro lo spirito santo della vita. »
« Ogni spirito profondo ha bisogno di una maschera: e più ancora, intorno a ogni spirito profondo cresce continuamente una maschera, grazie alla costantemente falsa, cioè superficiale interpretazione di ogni parola, di ogni passo, di ogni segno di vita che egli dà. »
« Il fanciullo è innocenza e oblio, un nuovo inizio, un gioco, una ruota che gira da sola, un primo movimento, un sacro dir di sì. Sì per il gioco della creazione, fratelli, occorre un sacro sì: ora lo spirito vuole la sua volontà, il perduto per il mondo conquista per sé il suo mondo. »
« Ciò che fa meraviglia, nella religiosità degli antichi Greci, è la strabocchevole pienezza di gratitudine che ne prorompe: è un tipo d'uomo nobilissimo, quello che si pone così di fronte alla natura e alla vita! Più tardi, quando in Grecia la plebe prese il sopravvento, la paura lussureggiò anche nella religione: si andava preparando il cristianesimo. »
« Dobbiamo, di tanto in tanto, riposarci dal peso di noi stessi, volgendo lo sguardo là in basso su di noi, ridendo e piangendo su noi stessi da una distanza di artisti: dobbiamo scoprire l'eroe e anche il giullare che si cela nella nostra passione della conoscenza, dobbiamo, qualche volta, rallegrarci della nostra follia per poter stare contenti della nostra saggezza! »
« Una felicità che finora l'uomo non ha mai conosciuto: la felicità di un dio colmo di potenza e d'amore, di lacrime e di riso, una felicità che, come il sole alla sera, non si stanca di effondere doni della sua ricchezza inestinguibile e li sparge nel mare, e come il sole, soltanto allora si sente assolutamente ricca, quando anche il più povero pescatore rema con un remo d'oro! Questo sentimento divino si chiamerebbe, allora –umanità! »
« Vegetazione della felicità. – Immediatamente accanto al dolore del mondo, e spesso sul suo terreno vulcanico, l'uomo ha posto i suoi piccoli giardini di felicità. Che si guardi alla vita con l'occhio di chi dall'esistenza vuole soltanto la conoscenza, o di chi si arrende e si rassegna, o di chi si rallegra per la difficoltà superata, ovunque si vedrà che vicino al male è sbocciata un po' di felicità – e una felicità tanto maggiore, quanto più il terreno era vulcanico; sarebbe però ridicolo affermare che questa felicità giustifichi lo stesso dolore. »
« In un qualche angolo remoto dell'universo che fiammeggia e si estende in infiniti sistemi solari, c'era una volta un corpo celeste sul quale alcuni animali intelligenti scoprirono la conoscenza. Fu il minuto più tracotante e menzognero della «storia universale»: e tuttavia non si trattò che di un minuto. Dopo pochi sussulti della natura, quel corpo celeste si irrigidì, e gli animali intelligenti dovettero morire. — Ecco una favola che qualcuno potrebbe inventare, senza aver però ancora illustrato adeguatamente in che modo penoso, umbratile, fugace, in che modo insensato e arbitrario si sia atteggiato l'intelletto umano nella natura: ci sono state delle eternità, in cui esso non era; e quando nuovamente non sarà più, non sarà successo niente. »
« No. La vita non mi ha disilluso. Di anno in anno la trovo invece più ricca, più desiderabile e più misteriosa – da quel giorno in cui venne a me il grande liberatore, quel pensiero cioè che la vita potrebbe essere un esperimento di chi è volto alla conoscenza – e non un dovere, non una fatalità, non una frode. E la conoscenza stessa: può anche essere per altri qualcosa di diverso, per esempio un giaciglio di riposo o la via ad un giaciglio di riposo; oppure uno svago o un ozio; ma per me essa è un mondo di pericoli e di vittorie, in cui anche i sentimenti eroici hanno le loro arene per la danza e per la lotta. "La vita come mezzo della conoscenza" – con questo principio nel cuore si può non soltanto valorosamente, ma perfino gioiosamente vivere e gioiosamente ridere. »
« Un filosofo è un uomo che costantemente vive, vede, sente, intuisce, spera, sogna cose straordinarie; che viene colpito dai suoi propri pensieri come se venissero dall'esterno, da sopra e da sotto, come dalla sua specie di avvenimenti e di fulmini; che forse è lui stesso un temporale gravido di nuovi fulmini; un uomo fatale, intorno al quale sempre rimbomba e rumoreggia e si spalancano abissi e aleggia un'aria sinistra. Un filosofo: ahimè, un essere che spesso fugge da se stesso, ha paura di se stesso - ma che è troppo curioso per non "tornare a s estesso" ogni volta. Ma i veri filosofi sono coloro che comandano e legiferano: essi affermano "così deve essere!", essi determinano in primo luogo il "dove" e l'"a che scopo" degli uomini e così facendo dispongono del lavoro preparatorio di tutti gli operai della filosofia, di tutti i soggiogatori del passato - essi protendono verso l'avvenire la loro mano creatrice e tutto quanto è ed è stato diventa per essi mezzo, strumento, martello. Il loro "conoscere" è creare, il loro creare è una legislazione, la loro volontà di verità è volontà di potenza. - Esistono oggi tali filosofi? Sono già esistiti tali filosofi? Non devono forse esistere tali filosofi? »
« Una cosa sono io, un'altra i miei scritti. — Prima di parlare dei miei scritti stessi toccherò qui la questione di come sono stati capiti o non capiti. Lo faccio di sfuggita, come si conviene: perché non è ancora venuto il tempo per una tale questione. Anche per me non è ancora venuto il tempo, ci sono uomini che nascono postumi. »