Tito Boeri

economista italiano

Tito Boeri (1958 – vivente), economista italiano.

Tito Boeri (2013)

Citazioni di Tito Boeri

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  Citazioni in ordine temporale.

  • Il monopolio di Stati Uniti e Europa nel processo di selezione condanna invece Banca mondiale e Fondo monetario ad essere viste come mere emanazioni degli interessi strategici dei Paesi industrializzati. La scelta di chi guida queste istituzioni è troppo importante per essere affidata a meccanismi poco trasparenti, non democratici e sempre meno in grado di garantire che a prevalere sarà il candidato migliore.[1]
  • Il blog non è forse lo strumento più consono per svolgere la funzione vera della politica, che è quella di mediare fra interessi diversi e trovare una sintesi. Più probabile che Internet continui ad essere uno strumento di informazione e di denuncia. È una funzione comunque molto importante.[2]
  • Il fatto è che una riduzione dei contributi fa aumentare il disavanzo corrente, ma ridurrà automaticamente quelli futuri per il minor debito implicito associato al pagamento delle pensioni, man mano che queste andranno a maturazione. Non ci risulta che questa proprietà del nostro sistema previdenziale sia stata fatta valere nei negoziati a livello comunitario sulla legge di stabilità.[3]
  • [Su ius soli e ius culturae] Ha senso farli sentire apolidi a casa nostra? Ha senso presentarli ai nostri figli come degli estranei? Ha senso insegnare loro nella nostra scuola le nostre leggi, le nostre norme sociali, la nostra storia, impartire loro la nostra cultura per poi escluderli da tutto questo? Non corriamo il rischio di sviluppare in loro e nei nostri figli un sentimento di impotenza appresa, di ingiustizia, di discriminazione, premessa di rancore, odio, diffidenza?[4]

Corriere della Sera, 27 settembre 2008.

  • Il sistema internazionale delle esposizioni, delle mostre, delle Biennali, degli eventi a tema scientifico è oggi densissimo e pervasivo. E per quanto ogni anno si affaccino nel mondo nuove folle di turisti planetari (cinesi, russi, anche indiani) è molto difficile farsi largo in un quadro esacerbato di concorrenza. [...] perché 29 milioni di visitatori dovrebbero venire a Milano nell'estate del 2015? Per assistere a una straordinaria mostra sull'alimentazione (i cui materiali potrebbero essere consultati in tempo reale sul nostro I-Phone mentre ci rechiamo in India o in Brasile a studiare dal vivo le loro politiche alimentari)? Oppure per visitare le bellezze di Milano (nessun dubbio su questo, ma qualche dubbio sulla nostra capacità di contrastare da questo punto di vista il richiamo di concorrenti ben più agguerrite)? Non c'è proprio da scherzare: se vogliamo che l'Expo di Milano non sia un flop, è cruciale che Milano diventi gradualmente un polo di attrazione globale sul tema dell'alimentazione.
  • Grazie alle grandi aree coltivate che ancora la lambiscono Milano potrebbe davvero diventare la prima metropoli dove l'agricoltura torna ad essere una linfa vitale per la città e non solo una presenza estranea. Ma serve un' agricoltura plurale, promossa da politiche urbane plurali. Serve una nuova cintura di agricoltura estensiva che potrebbe ridisegnare il perimetro della città ed evitarne ogni ulteriore espansione; ma ci serve anche una «agricoltura a chilometro zero» per dare un senso alle migliaia di piccole porzioni di spazio vuoto che costellano la grande città diffusa del Nord Milano. E infine ci serve un'agricoltura urbana, per moltiplicare le superfici vegetali e organiche sui tetti e ai lati delle strade e creare ovunque occasioni di lavoro e di attenzione ambientale.
  • Serve un progetto che renda Milano una «città-mondo» anche nella produzione e commercializzazione del cibo; un progetto che aiuti le comunità di migranti a promuovere una diffusa imprenditoria alimentare e crei una rete di spazi (come le molte cascine dismesse presenti nei confini comunali) dove queste diverse culture possano trovare un supporto logistico.

Citato in repubblica.it, 11 settembre 2016.

  • Il problema vero che abbiamo oggi in Italia è quello dell'equità e non quello della sostenibilità finanziaria del nostro sistema pensionistico.
  • Ci sono delle persone che oggi hanno dei trattamenti pensionistici, o hanno dei vitalizi, come nel caso dei politici, che sono del tutto ingiustificati alla luce dei contributi che hanno versato in passato. Abbiamo concesso per tanti anni questo trattamento privilegiato a queste persone. Per chi ha degli importi molto elevati di prestazioni, non è il caso di chiedere loro un contributo che potrebbe in qualche modo rendere, alleggerire i conti previdenziali? Ci permetterebbe di fare qualche operazione di redistribuzione, per esempio andare ad aiutare quelle persone che sono in quella fascia di età prima della pensione che sono in condizione di povertà, oppure potremmo concedere maggiore flessibilità in uscita verso il sistema pensionistico. Ecco sono tutte operazioni che si possono fare in questo ambito. Legare contributi e prestazioni, questo è il vero problema di fondo.
  • L'INPS eroga delle prestazioni per conto dello Stato. Quindi fin quando lo Stato italiano non dovesse fallire, poniamo pure che l'INPS fallisse, e non fallirà vi assicuro, però ci sarà sempre lo Stato italiano. Se c'è qualcosa di cui le persone si devono preoccupare non sono i conti dell'INPS ma sono i conti dello Stato italiano, il debito pubblico.
  1. Da «Con lui si rischia un uso politico degli aiuti», Corriere della Sera, 31 marzo 2005.
  2. Da Grillo, blog e politica, in lastampa.it, 12 settembre 2007.
  3. Da Quel taglio rozzo alle pensioni d'oro, la Repubblica, 3 dicembre 2013, p. 1.
  4. Da Aver paura dei nuovi cittadini, la Repubblica, 2 novembre 2019, p. 35.

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