Piero Di Domenico

giornalista e critico cinematografico italiano

Piero Di Domenico (1965 – vivente), giornalista e critico cinematografico italiano.

Citazioni di Piero Di Domenico

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  • [Su Sangue all'alba] Il film diretto dal franco-russo Léonide Moguy, in questo caso in trasferta negli Stati Uniti, si inserisce a pieno titolo nel filone del "gangster movie", sfruttando al meglio il notevole cast assemblato, che va dall'emergente bellezza bruna e altera della ventiquattrenne Ava Gardner alla solidità di George Raft e Victor McLaglen.[1]
  • [Su Marocco] Il melodramma esotico tratto da un romanzo di Benno Vigny è il primo film americano della coppia von Sternberg-Dietrich, e con i suoi tratti onirici divenne il prototipo del cinema hollywoodiano barocco e antirealistico, grazie all'inverosimiglianza dell'ambientazione (un Sahara palesemente ricostruito in studio) che assume connotati marcatamente simbolici. Il mito di "femme fatale" della Dietrich (per questo ruolo candidata all'Oscar) viene controbilanciato dal mito maschile dell'uomo desiderato ma inafferrabile qui impersonato da Gary Cooper.[2]
  • La fiamma del peccato, con la sua cupa ambientazione urbana, è sicuramente uno dei film più rappresentativi del cinema noir. [...] si caratterizza per la predilezione per gli interni, per i netti contrasti tra ombra e luce, per la ricostruzione in studio degli esterni e per l'intensa caratterizzazione dei personaggi, a cominciare dalla perfida "dark lady" Barbara Stanwyck con sensuale catenella alla caviglia, divenuta in breve oggetto di culto. [...] Ambientato a Los Angeles, strutturato a flashback come il successivo Viale del tramonto, sempre di Wilder, quasi tutto il film si svolge di notte, con dialoghi scarni ed asciutti, che contribuiscono a incalzare il ritmo serrato della vicenda fino alla tragica conclusione.[3]
  • [Su Schiavo d'amore] Melodramma che riesce a restituire ottimamente il clima d'angoscia che contraddistingue il romanzo (di Somerset Maugham) da cui è tratto, è il primo film dove Bette Davis appare nel ruolo della maliarda senza scrupoli, una maschera che condizionò la sua carriera negli anni a venire. Per questo ruolo le venne ingiustamente negato l'Oscar, assegnatole prontamente come risarcimento l'anno successivo. [...] Il film di John Cromwell è uno dei più riusciti drammi sentimentali hollywoodiani e costituisce la prima e più convincente versione del romanzo di Somerset Maugham, a cui ne seguirono altre molto meno soddisfacenti.[4]
  • [Su Il ritratto di Jennie] Sospeso tra melodramma e thriller psicologico, il film di Dieterle, una "fragile storia di fantasmi", fu molto amato da Luis Buñuel per la sua magica combinazione di favola e di "amour fou" e soprattutto per i suoi virtuosi incantesimi figurativi (viraggi di vario colore, technicolor finale).[5]
  • [Su Shanghai Express] Sternberg costruisce un melodramma esotico che all'epoca ebbe grande fortuna e che ruota insistentemente intorno al volto della Dietrich, il cui viso riflette quello di una creatura che vive costantemente nella penombra e si alimenta di mezze luci ed effetti particolari, grazie alla fotografia da Oscar di Lee Garmes.[6]
  • Tratto dal romanzo omonimo di John Steinbeck, Furore venne portato sullo schermo da un regista di pari grandezza, capace di regalare immagini immortali, come la scena finale di Tom Joad che si allontana percorrendo la collina, mentre il sole sta nascendo. Ford, tenendo fede alla sua passione per i grandi spazi aperti raffigurati nei suoi western, disegna un grande affresco "on the road" con un bianco e nero (la fotografia è di Gregg Toland) aspro e graffiante. Premiato con due premi Oscar, il film è considerato il manifesto del New Deal di Roosevelt.[7]
  • [Su La taverna dei sette peccati] [...] un giovane ufficiale [...] desta l'interesse della scandalosa cantante Bijou (Marlene Dietrich), che dopo una vita turbolenta tra bettole e taverne, intravvede nell'incontro la possibilità di costruirsi un'esistenza diversa [...]. Una colossale zuffa che vede coinvolti tutti i personaggi determina però un finale amaro e senza prospettive di riscatto. Il dramma esotico di Garnett riprende il tema, caro al regista, del rapporto tra il crescere delle passioni e la furia degli elementi naturali, grazie all'ambiguità sensuale della Dietrich – in un ruolo molto vicino alla Amy Jolly interpretata in Marocco – e al crescente talento di un giovanissimo John Wayne, destinato di lì a poco a diventare uno dei miti immortali del cinema.[8]
  1. Da Sangue all'alba, mymovies.it.
  2. Da Marocco, mymovies.it.
  3. Da La fiamma del peccato, mymovies.it.
  4. Da Schiavo d'amore, mymovies.it.
  5. Da Il ritratto di Jennie, mymovies.it.
  6. Da Shanghai Express, mymovies.it.
  7. Da Furore, mymovies.it, 10 ottobre 2005.
  8. Da La taverna dei sette peccati, mymovies.it.

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