Furore (film)
film del 1940 diretto da John Ford
Furore
Henry Fonda in una scena del film
Titolo originale |
The Grapes of Wrath |
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Lingua originale | inglese |
Paese | Stati Uniti d'America |
Anno | 1940 |
Genere | drammatico |
Regia | John Ford |
Soggetto | John Steinbeck (romanzo) |
Sceneggiatura | Nunnally Johnson |
Produttore | Darryl F. Zanuck |
Interpreti e personaggi | |
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Doppiatori italiani | |
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Note | |
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Furore, film statunitense del 1940 con Henry Fonda, regia di John Ford.
Frasi
modificaCitazioni in ordine temporale.
- Forse non ci sono né peccati né buone azioni, ma soltanto delle azioni. Di queste, certe sono belle e certe meno belle. (Casy)
- La polizia si interessa sempre dei morti più di quanto si interessi dei vivi. (Tom)
- Questo povero vecchio ha vissuto la sua vita e adesso ha finito. Io non so se fosse buono o cattivo, e poi non importa. Una volta ho letto una poesia che diceva: "Tutto ciò che vive è sacro". Ma io non compiango questo povero vecchio che è morto, perché lui sta bene. Se dovessi pregare, pregherei per voi che siete vivi e non sapete dove andare. Il nonno invece non ha più pensieri di questo genere. La sua strada è finita ormai, quindi copritelo e lasciatelo in pace. (Casy) [elegia funebre]
- Non ci vuol coraggio a far qualcosa che si deve fare per forza. (Tom)
Dialoghi
modificaCitazioni in ordine temporale.
- Mamma: Ma prima di tutto devi dirmi una cosa, Tommy. Ti hanno maltrattato? Ti hanno fatto diventare cattivo?
Tom: Perché mamma?
Mamma: Dicono che succede.
Tom: No, mamma, sono rimasto com'ero prima.
Mamma: Perché ne ho sentite raccontare tante. E quando ti maltrattano si comincia a odiare tutti. E più ti maltrattano e più diventi cattivo. Finché uno non è più neanche un uomo, ma una specie di pazzo, che parla da solo. Sei ridotto così, figlio mio?
Tom: No, mamma, non temere.
Mamma: Perché io non lo voglio un figlio cattivo. - Tom: Mamma, la vita rende cattivi gli uomini.
Mamma: Ma tu m'avevi detto che non lo eri diventato, me l'avevi giurato!
Tom: Sì, lo so, ma che cosa posso farci? Perché la sorte si deve accanire contro di noi senza ragione? La resistenza di un uomo ha un limite, viene il momento che se ne ha abbastanza, che uno non ne può più.
Mamma: Devi farti forza.
Tom: Lo so, e ti giuro che faccio di tutto, mamma.
Mamma: Tu devi resistere, se no la famiglia si sfascerà. Tu devi resistere! - Mamma: Io non saprò più niente di te, Tommy, tu potresti morire e io non lo saprei. E se ti arrestano, chi me lo verrà a dire?
Tom: Mah. Forse, come diceva Casy, uno non ha un'anima per sé solo, ma un pezzetto d'una grande anima, che è la grande anima di tutta l'umanità. Quindi...
Mamma: Che cosa, Tom?
Tom: Quindi non importa, perché io non potrò mai morire. Io sarò dovunque, dovunque sia un uomo, dovunque ci sia un uomo che soffre e combatte per la vita, io sarò là. Dovunque ci sia un uomo che lavora per i suoi figli, io sarò là. Dovunque il genere umano si sforzi di elevarsi, coi ricchi e coi poveri, in questa comune aspirazione di continuo miglioramento. E dove una famiglia mangerà le frutta d'un nuovo frutteto, o andrà a occupare la casa nuova, là mi troverai.
Citazioni su Furore
modifica- Potente e incisiva versione cinematografica del romanzo omonimo [...] dove il regista attenua la violenza contestatrice della denuncia sociale (pur sottolineando con energia la presa di coscienza di Tom che scopre la lotta di classe) mentre racconta con partecipata passione il dramma e il disorientamento di chi, sradicato dalla propria terra, deve attraversare un'America che stenta a riconoscere [...]. Memorabile e struggente la prima parte, più complessa e «rooseveltiana» ma meno toccante la seconda, riscattata da un finale indimenticabile [...]. Perfetta la dura e drammatica fotografia di Gregg Toland e la recitazione di tutto il cast. (Il Mereghetti)
- Tratto dal romanzo omonimo di John Steinbeck, Furore venne portato sullo schermo da un regista di pari grandezza, capace di regalare immagini immortali, come la scena finale di Tom Joad che si allontana percorrendo la collina, mentre il sole sta nascendo. Ford, tenendo fede alla sua passione per i grandi spazi aperti raffigurati nei suoi western, disegna un grande affresco "on the road" con un bianco e nero (la fotografia è di Gregg Toland) aspro e graffiante. Premiato con due premi Oscar, il film è considerato il manifesto del New Deal di Roosevelt. (Piero Di Domenico)
- Un altro film senza il quale il cinema non sarebbe il cinema. Tratto dal romanzo di John Steinbeck viene portato sullo schermo da un regista di pari grandezza e prestigio. Il film è rigorosissimo culturalmente e formalmente: sembra di guardare le vecchie foto dell'epoca. Il regista ha puntato sul particolare, sui piccoli discorsi di miseria visibile, lasciando che i grandi temi ne venissero di conseguenza. Il cinema accoglie nel suo mito alcune situazioni tanto forti e perfette da non essere ripetibili, come la sepoltura del vecchio nonno, oppure l'immagine del camion-casa nelle strade delle infinite pianure, il ballo di Fonda con la madre (Darwell, premio Oscar), o la scena finale di Tom che percorre la collina andandosene, mentre il sole sta nascendo. Furore non è un documento del cinema, è un documento generale di storia. Con questo film Ford vinse l'Oscar e si pose come uno dei massimi autori assoluti. Quando una certa critica ha tacciato, durante la sua lunga e articolata attività, il regista di faziosità, manicheismo, persino fascismo, sarebbe bastato ricordare Furore, grandissimo manifesto populista. Ford non era fascista e non era comunista, stava dalla parte di quella che riteneva la giustizia, si fidava del proprio buon senso e giudizio. La sua apparente semplicità era ricchezza. Anche adesso il suo mondo è condivisibile e non è mai lontano. Quanto manca Ford. (il Farinotti)
- Un poema di solenne pietà, un gran capolavoro dei film su strada. Considerato politicamente un conservatore, J. Ford diresse uno dei film più progressisti mai fatti a Hollywood anche perché riuscì a far coincidere il tema della famiglia, a lui caro, con quello della gente: alla fine i Joad entrano a far parte della famiglia dell'uomo. Lo sceneggiatore Nunnally Johnson modificò [...] il finale senza speranza di Steinbeck, in linea con l'ottimismo del New Deal. Straordinario bianconero di Gregg Toland (che, come disse Ford, non aveva nulla di bello da fotografare). (il Morandini)