Scuderia Ferrari

squadra corse italiana di Formula 1 con sede nella città di Maranello (MO)

Citazioni sulla Scuderia Ferrari.

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Citazioni

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  • Anche per la Ferrari i successi sono sempre stati strettamente legati alle capacità dei piloti. Ho potuto seguire i campionati dalla metà degli anni '60 in poi e ricordo John Surtees, campione mondiale nel motociclismo, iridato nel 1964 con la Ferrari Formula 1, un vero fuoriclasse che abbandonando Maranello ha relegato la Scuderia a non vince più per dieci anni, fino a quando Enzo Ferrari ha avuto l'intuizione di ingaggiare un giovane talentuoso: Niki Lauda. Così il Cavallino Rampante è ritornato al successo, fino a quando anche l'austriaco abbandona e sull'onda di Lauda arriva un altro solo mondiale con Jody Scheckter nel 1979 e poi nulla più, fino all'arrivo di Michael Schumacher. Questa a ben guardare è la storia dei Mondiali della Ferrari, una storia con tanti anni di assenza di successi. (Claudio Lombardi)
  • Capii la differenza del correre per Ferrari o per qualsiasi altra scuderia: con gli altri team sei il pilota di una squadra, quando corri per Ferrari sei il pilota di un intero Paese. È una sensazione fantastica. (Jody Scheckter)
  • Da noi [in Italia] c'è il fenomeno grandissimo e bellissimo della passione Ferrari, che è stupendo, ma ha anche dei risvolti negativi di un tifo che vede solamente in una direzione. Questa penso sia una cosa che appartiene al calcio, non all'automobilismo. (Gabriele Tarquini)
  • Da quando misi piede a Maranello capii realmente come è formata una scuderia di Formula 1. (Carlos Reutemann)
  • Essere alla Ferrari significa far parte di una squadra con un livello superiore di intensità. La F1 è dura, ma la Ferrari lo è ancora di più, perché qualsiasi pilota soffre l'ambiente difficile, perché la Rossa è una religione in Italia [...]: il pilota è sempre un bersaglio, se la squadra commette un errore, il capro espiatorio è sempre il pilota, perché la macchina non è mai il problema. (Mark Webber)
  • Ferrari è nata per lottare e per vincere. Continuerà sempre a fare il possibile per vincere. (Enrique Scalabroni)
  • Ferrari può vincere o può perdere, ma la Ferrari ci sarà sempre. Mentre mi chiedo: fra dieci anni ci sarà ancora la Red Bull nel campo delle corse? Fra dieci anni ci sarà ancora la Mercedes nelle gare? Ferrari c'è sempre stata anche se all'inizio dell'attività Enzo Ferrari ha trovato condizioni meno complesse di quelle in cui si opera oggi, ma ha saputo raggiungere un successo in cui ha trascinato l'immagine dell'Italia intera. (Gian Paolo Dallara)
  • Giù le mani dalla Ferrari: di me dite quello che volete. (Enzo Ferrari)
  • Guidare per la Ferrari è come stare in un altro mondo, Non avete idea del livello che si raggiunge. Non sei più solo uno sportivo, ma diventi come una rockstar. È incredibile il potere che ti dà l'associazione con il nome Ferrari. Anche adesso, quando vengo in Italia, ancora mangio e bevo gratis in parecchi posti. (Eddie Irvine)
  • Il fatto è che prima di un mondiale, oppure durante le prove delle prime gare di una stagione, tutto dipende dalla propria capacità di bluffare. Ecco, la Ferrari è capace in questo, bluffare. (Ron Dennis)
  • In Italia manca la cultura del motorsport, qui per essere qualcuno devi correre e vincere con la Ferrari in F.1 o non sei nessuno. [...] Un peccato ma è la dura realtà. (Rinaldo Capello)
  • L'ambiguità appartiene alla Ferrari come il motore a dodici cilindri. (Niki Lauda)
  • L'Italia è l'unico Paese dove si tifa Ferrari a prescindere da chi la guidi. Altrove contano i piloti. (Stefano Domenicali)
  • La F1 è la Ferrari; la Ferrari è la F1. (Bernie Ecclestone)
  • La Ferrari è cresciuta grazie al genio e alla caparbietà di un imprenditore. Poi, da sola, non ce la faceva a crescere, perché la seconda fase, quella della crescita e del consolidamento, è diversa da quella della creazione di azienda. È un po' quello che succede nel Nord Est. Crescere è soprattutto una questione di mentalità e di organizzazione. (Luca Cordero di Montezemolo)
  • La Ferrari è il centro del mondo, nel bene e nel male. (Fabrizio Barbazza)
  • La Ferrari paga un prezzo alto per il fatto di essere a Maranello, in Italia anziché in Inghilterra. Vede, in Inghilterra c'è un triangolo magico intorno a Londra, è il triangolo d'oro della F.1, delle corse, della meccanica. Lì non ci sono soltanto scuderie, c'è tutto. Ci sono idee, invenzioni, intuizioni che circolano. Tutti coloro che lavorano in F.1 si incontrano al bar, al ristorante, e anche se non parlano, se non fanno le spie, e non lo fanno, però chiunque ne capisca è in grado di annusare qualcosa, di capire in che direzione si sta muovendo una squadra anziché un'altra. Insomma, si annusa sempre quello che c'è nell'aria. A Maranello no: non annusi niente, perché la Ferrari è sola. E se fosse a Milano sarebbe la stessa cosa. La vera isola è l'Italia non l'Inghilterra. (Eddie Irvine)
  • Mi accorsi definitivamente che il mio destino si doveva incrociare con quello della scuderia di Maranello. L'attenzione dei tifosi, quella atmosfera speciale che ti circonda, il senso di entrare a far parte della storia dell'automobile mi presero come una malattia, una febbre che saliva di giorno in giorno. (Jean Alesi)
  • [«[...] una F1 senza Ferrari potrebbe esistere?»] No, è un binomio inseparabile. (Stefano Domenicali)
  • Noi non perdoniamo niente a nessuno, quindi fate bene a non perdonare niente anche alla Ferrari. (Enzo Ferrari)
  • Non tutti gli italiani tifano per la Nazionale, mentre tutti gli italiani e il cinquanta per cento dei non italiani tifano Ferrari. (Gianni Agnelli)
  • [«Perché la Ferrari apre le porte ai piloti stranieri e le tiene chiuse agli italiani?»] Perché gli italiani sono tendenzialmente esterofili e non hanno una grande considerazione dei loro meriti, delle loro risorse. Io ho vissuto in prima persona questo modo di pensare e di agire, nel 1992, quando alla Ferrari il mio compagno era Jean Alesi [...]. Jean non era un personaggio facile. Eppure la squadra preferiva confrontarsi con lui e non con chi parlava la stessa lingua. Se c'era qualcosa da decidere, una modifica da adottare, decideva lui. (Ivan Capelli)
  • Qualsiasi pilota italiano post-Ascari che ha provato o proverà a rivincere il mondiale lo ha fatto e lo farà non grazie alla Ferrari, ma malgrado la Ferrari. È stato così per Alboreto, dalle ali tarpate per virus tecnici aziendali, è andata in questo modo per Patrese, prima corteggiato e poi non preso dalla Rossa, e sarà così per chiunque altro che riuscirà a farsi strada, di certo non potendo contare, almeno a corto raggio, sull'aiuto concreto del Cavallino. Ed è tabù parlarne, perche farlo vuol dire toccare concetti scomodini. Pertanto, piano quando si parla di Nazionale Rossa. (Mario Donnini)
 
Tifosi della Scuderia Ferrari al Gran Premio d'Italia 1996: «Quando ero alla Ferrari, non era un lavoro, era una missione che ti assorbiva completamente. Uscivi dall'ufficio, andavi al bar a prendere un caffè e il barista ti chiedeva: allora, questa Ferrari, vinciamo o no? Andavi al ristorante e trovavi il tifoso o il cameriere che chiedevano: vinciamo la prossima gara? E via di questo passo. Aprivi il giornale la mattina e c'era un articolo tutti i giorni sulla Ferrari» (Andrea Stella).
  • Quando ero alla Ferrari, non era un lavoro, era una missione che ti assorbiva completamente. Uscivi dall'ufficio, andavi al bar a prendere un caffè e il barista ti chiedeva: allora, questa Ferrari, vinciamo o no? Andavi al ristorante e trovavi il tifoso o il cameriere che chiedevano: vinciamo la prossima gara? E via di questo passo. Aprivi il giornale la mattina e c'era un articolo tutti i giorni sulla Ferrari. (Andrea Stella)
  • Quando sei un pilota di F1, ci sono due cose che si desiderano sempre: una è diventare campione del Mondo e l'altra è guidare per la Ferrari. (Robert Kubica)
  • Rispetto agli altri team di F1 la casa di Maranello sembrava la Nasa, con quella pista pazzesca controllata centimetro per centimetro dalla Tv a circuito chiuso che consentiva a Enzo Ferrari (grazie a 10 telecamere fisse) di osservare, registrare e rivedere mille volte il comportamento di pilota e macchina in ogni metro della pista rimanendo comodamente seduto in poltrona. (Niki Lauda)
  • Se alla Ferrari approdi nel momento sbagliato e sei italiano hai ottime probabilità di bruciarti la carriera. (Ivan Capelli)
  • Sono un appassionato delle corse, in vita mia non ho fatto altro, e la sfida che ho raccolto è la più affascinante del paddock, guidare la Scuderia Ferrari. L'entusiasmo e la passione sono ovunque, è incredibile! A volte l'eccesso di entusiasmo che sta intorno alla squadra è un po' difficile da gestire, perché bisogna tenere le persone con i piedi per terra, calme in modo che riescano a lavorare bene. La squadra ha uno spirito latino e questo amplifica tutte le emozioni. (Frédéric Vasseur)
  • Stare alla Ferrari era una specie di inferno dove sembrava di picchiare la testa contro un muro di mattoni, ma non importava perché era il più bel muro del mondo. (Phil Hill)
  • [A proposito delle prestazioni della Ferrari nella stagione 2020] Vedere la Ferrari al quinto posto nel Campionato costruttori è solo doloroso. (Martin Brundle)
  • Guidare una monoposto del Cavallino Rampante rappresenta un sogno per tutti quelli che fanno questo mestiere.
  • [Ultime parole famose] La Ferrari non mi ha mai cercato, ma io preferisco correre con un'altra squadra e battere le rosse. Ho l'impressione che la Ferrari sia sempre leggermente favorita rispetto alle altre scuderie.
  • Non credo che nessun pilota rifiuterà mai un'offerta della Ferrari.
  • Ho sempre detto che in Ferrari non ci si lavora, ma ci si vive.
  • La pressione... beh, se si è la Ferrari ci sarà sempre, è qualcosa che non possiamo cambiare perché fa parte di ciò che questo marchio rappresenta in termini storia, ed è ovvio che ci siano sempre grandi aspettative. Dobbiamo semplicemente convivere con la pressione, perché non scomparirà mai.
  • [«Ci sono stati momenti particolarmente difficili da quando sei al timone della Scuderia Ferrari?»] Ogni singolo giorno.
  • [«Si ricorda della prima volta che ha messo piede a Maranello?»] Benissimo, ero con Jules [Bianchi]. Lui non era ancora in F1, io giovanissimo lo aspettavo fuori dal cancello della pista di Fiorano. Lo stavano intervistando, io dovevo restare fuori perché non avevo il pass. Fissavo quel cancello nella speranza che un giorno sarei potuto entrare. Adesso lo attraverso spesso.
  • [Sul correre per la Ferrari] Da piccolo, quando guardavo il Gran Premio [di Monaco], cercavo sempre la macchina rossa non so perché, è sempre stato così. Quando mi guardo che sono in rosso, sono fiero ed è un'emozione speciale.
  • [Sulla prima visita in Ferrari, da bambino] Rimasi seduto nel parcheggio per due ore e intanto cercavo di immaginare come fosse l'interno della sede. Nella mente mi figuravo di ammirare una struttura simile a quella vista in Charlie e la Fabbrica di Cioccolato, capisci? Con gli Umpa Lumpa che scorrazzavano in giro.
  • Ferrari è un mito, qualcosa di magico. Ogni cosa ha un suo stile unico alla Rossa, inavvicinabile dagli altri team. È qualcosa di diverso. Anche il tifo degli appassionati, qualcosa di incondizionato, è come una religione. I colori ti avvolgono e ti conquistano, e questo vale anche per persone che non sono coinvolte al cento per cento nella Formula Uno. Ho sempre avuto l'impressione che qualsiasi persona in Italia, non importa se avesse due o novantadue anni, sapesse perfettamente chi erano i piloti della Scuderia Ferrari e come stavano andando!
  • La differenza tra la Scuderia Ferrari e gli altri team è che a Maranello sei parte di una famiglia, e questa cosa si sente davvero. È sufficiente che tu esca dalla corsia box con i colori della Casa del Cavallino ed automaticamente fai parte della sua storia e del suo mito. Questo è davvero unico. Sono sensazioni che percepisci e ti entrano dritto nel cuore e lì rimangono per sempre.
  • Quando penso alla Casa del Cavallino penso anche al profondo rispetto, al senso di appartenenza, a delle relazioni che rimangono forti nel tempo, perché essere stato nella storia della Scuderia è qualcosa di distintivo per un pilota. [...] Ecco, questo è davvero qualcosa di speciale, quello che si vive alla Ferrari non subisce il trascorrere del tempo, è sempre attuale.
  • [«Sappiamo quanto sia speciale guidare una Ferrari, ma c'è stato un momento in cui hai pensato "Oh mio Dio, lo sto facendo davvero"?»] Il mio primo test a Fiorano [...]. Quando mi sono visto con la tuta rossa e sono saltato nella macchina rossa... ho visto mio padre che era lì con me quel giorno molto emozionato. Poi si è asciugato una lacrima quando stavo per uscire dal box, è un ricordo che non dimenticherò mai. E poi, sì, la prima Monza [...], vedere così tanto rosso e sentire che tutti cantavano e urlavano il tuo nome. È qualcosa che mi rimarrà impresso per sempre, qualcosa che un giorno potrò raccontare ai miei nipoti.
  • In Ferrari è diverso perché i tifosi sono veramente appassionati e pazzi per la F1 e la squadra. Si tratta di qualcosa che non ho mai vissuto prima. Ho visto gente impazzire per me in Spagna, ma qui puoi vedere che i tifosi sono pazzi per qualcosa di più grande di te. È come se tu avessi il compito di rendere orgoglioso tutto il marchio, tutto il paese. Non te stesso o il pubblico. Hai il compito di portare il Cavallino in alto. È come giocare per una squadra nazionale: stai rappresentando l'Italia quando guidi per la Ferrari.
  • La Ferrari è un posto fantastico. In ogni circuito in cui vai ci sono i tifosi, hai più supporto di qualsiasi altro pilota, ogni gara ti fa sentire quasi come a casa tua per la quantità di supporto che ricevi da tutti i tifosi della Ferrari nel mondo. È vero che è anche impegnativo, è una squadra molto impegnativa dal punto di vista mentale, perché c'è più pressione in giro.
  • Sono molto orgoglioso. Soprattutto venire in una squadra come la Ferrari, indossare il Rosso ogni fine settimana, non lo do per scontato, perché so quanto è difficile e quanto ha significato, quanto mi è costato arrivare qui, quanto ho dovuto sacrificare e lottare per questo.
  • È molto semplice: per me la Ferrari è una categoria dello spirito.
  • La Ferrari è una ossessione. Fine delle trasmissioni.
  • Per storia e per tradizione, il Cavallino è "obbligato" a vincere, qualunque sia lo spessore della concorrenza: non esiste complesso di inferiorità in pista, per la Signora della Velocità.

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