Fabrizio Barbazza
pilota automobilistico italiano
Fabrizio Barbazza (1963 – vivente), ex pilota automobilistico italiano.
Citazioni di Fabrizio Barbazza
modificaCitazioni in ordine temporale.
- I piloti di oggi, si lamentano già che le F1 saranno più faticose da guidare. Ai miei tempi si viaggiava fortissimo in curva senza nessuno sterzo idraulico, senza frenata assistita etc etc. Perchè non tornate a giocare con la Playstation che è da dove venite??[1]
f1allostatobrado.wordpress.com, 20 maggio 2010.
- [...] essendo nato a Monza sin da bambino entravo nel parco a vedere le macchine. Avevo la passione per i kart ma purtroppo mio papà non mi permise di correrci, allora mi buttai sul motocross, ma non era il mio sport. Avevo le quattro ruote nel sangue.
- A 18 anni mio padre mi chiese se volevo correre in macchina e naturalmente le risposi di sì. Andammo alla scuola di pilotaggio di Morrog dove Henry disse che avevo talento. Ma sicuramente lo diceva a tanti ragazzi. Mio padre volle vederci più chiaro. Avevo un amico, il compianto Riccardo Paletti che nel 1982 avrebbe debuttato in F1, che mi invitò nel novembre 1981 a fare una prova su di una F3. In base al risultato avremmo deciso il da farsi. [...] Riccardo fece una decina di giri e mi lasciò il volante. Alla partenza feci 1a e retro, mi si bloccò il cambio e pensai che la mia carriera fosse finita. Poi con calma cominciai a macinare strada, al secondo giorno di prove feci un tempo che mi avrebbe permesso di partire a metà schieramento del campionato europeo di F3 di quell'anno. Tutti rimasero allibiti nel vedere un ragazzino senza esperienza fare quei tempi.
- [«La gara di Donington 93 ce la ricordiamo tutti, è entrata negli annali. Anche per te fu una gara speciale, riuscisti ad ottenere il tuo primo punto iridato [...]»] Di quella gara ho un ricordo indelebile, Senna mi passò all'ultima curva e vidi la traiettoria che aveva, mi stupì e la provai. Mi resi conto che c'era un grip molto maggiore di dove passavano tutti gli altri piloti me compreso. La feci anch'io e così potei tenermi dietro per una ventina di giri Patrese su di una Benetton. Aldilà di quello feci solo due cambi gomme ed arrivai letteralmente sulle tele.
- Fino a che non si ritorna a gare con delle regolamentazioni più umane le gare saranno sempre peggiori. Tornare a macchine meno elettroniche, meno sofisticate. Tutto questo darebbe più spazio ai piloti. Io mi ricordo che le macchine di una volta erano difficili e faticose da guidare, adesso vedi i piloti che scendono e sono delle rose. Dovrebbero fare un po' più di fatica ed imparare a contenere consumi di gomme, benzina, freni, cambi.
- La Ferrari è il centro del mondo, nel bene e nel male.
- [...] la mia carriera è stata da self-men, così purtroppo non vai da nessuna parte. Minardi è stato un piacevole momento, ma non è stata certo colpa sua se io non ho decollato. È difficile diventare un grande, se pensi che piloti come Damon Hill hanno vinto un campionato e che quasi ci riesce anche Irvine, di grande questi due non avevano niente. Sono stati fortunati, se preferisci hanno trovato le spinte giuste.
Intervista di Massimo Consonni, monzainpista.com, 26 agosto 2021.
- Da casa mia potevo sentire il rombo dei motori della pista di Monza, io prendevo la mia bicicletta e correvo nel parco a vedere chi era. Conoscevo tutti i buchi dell'autodromo per poter entrare.
- La pista di Monza mi veniva facile, era come girare a casa mia. Aveva delle curve fantastiche che purtroppo non esistono più, che erano la prima e seconda di Lesmo e la prima variante, era in queste curve dove si faceva la differenza con gli altri piloti.
- Volevo fare la F3000, ma non avevo grandi sponsor, così l'unica possibilità che mi venne offerta fu di Cesare Gariboldi, grande estimatore delle gare americane, che mi offrì di correre negli USA via Robin Herd, padrone della March, in un nuovo campionato di F. 3000 che si stava creando. Firmai il contratto con un team di un italoamericano emigrato da 40 anni negli USA, Frank Arciero, dove passai gli anni più belli della mia carriera. Arrivai a Los Angeles senza saper parlare inglese, la prima mattina che mi riunii con Frank e con il capo squadra e vedendo l'assoluta assenza di comunicazione tra le parti, il capomeccanico Mark Weida pronosticò un campionato disastroso. Invece vinsi 5 gare su 9 e il campionato!
- Nel settembre 1992 vedo un mio ex compagno di scuola, Massimo Ciceri, proprietario della Beta Utensili e lui mi chiede che cosa ne sia stato della mia carriera. Gli spiego cosa era accaduto in tutti gli anni passati visto che ci eravamo persi di vista [...] e lui mi disse che probabilmente erano interessati a rientrare in F.1. Cominciai a contattare Minardi, fissammo una prova a Misano dove io feci meglio di quello che si pensasse e mi aprì le porte per entrare in Minardi, ma la cosa più importante fu quella di portare un buon budget. C'era da dire che io ero a digiuno di macchine da corsa da ben 2 anni [...]. Nel novembre 1992 dopo che firmai il contratto, Minardi fece delle prove a Misano con la macchina vecchia con motori Lamborghini per provare le nuove sospensioni semi attive che sarebbero state montate sulla M 193. Erano quasi due anni che non guidavo, ma i tempi fatti registrare furono molto vicini a quelli di Christian Fittipaldi che aveva appena finito la stagione con quella macchina. Mi ricordo che dissi a Gustav Brunner e Aldo Costa che secondo me le sospensioni non funzionavano a dovere perche non si riusciva a controllare gli scuotimenti della macchina e loro non mi presereo sul serio. Alla gara di settembre a Monza dopo che la macchina era tornata con sospensioni normali, Brunner mi disse che avrebbe dovuto ascoltarmi prima quando io lo avevo avvertito. Questo mi fece molto piacere, sapere che un ingegnere al suo livello mi avesse detto quella cosa.
- Nel 1994 mi chiama Massimo Sigala chiedendomi se voglio fare il Motorshow con la Ferrari 333 e accetto. Massimo rimase molto impressionato dalla mia guida. Lui stava facendo la squadra per correre la stagione in IMSA [...] e mi diedero la possibilità di correre con loro. A Daytona alla prima gara eravamo la Ferrari più veloce in pista, perdemmo la gara per un problema al cambio quando io stavo riposando. [...] La seconda gara a Serbring, ancora la Ferrari più veloce, e gli stessi ingegneri della macchina ufficiale non capivano il perchè eravamo così veloci. Avevo un bravo ingegnere che si fidava ciecamente delle mie spiegazioni e assettava come dicevo io. [...] Questo era un mio punto di forza, la messa a punto che io facevo senza l'ausilio dei computer. Sentivo la macchina come pochi sapevano fare senza aiuto tecnologico.
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