Nigel Mansell

pilota automobilistico britannico

Nigel Ernest James Mansell (1953 – vivente), ex pilota automobilistico britannico.

Nigel Mansell (1991)

Citazioni di Nigel Mansell

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  • Elio era un ottimo pilota. Aveva uno stile di guida molto preciso ed elegante, cui aggiungeva la grande passione che gli derivava dall'essere italiano. [...] I ricordi più belli che ho di noi due sono legati al divertimento e alle battute conseguenza di ciò che combinavamo in quegli anni, avventure di cui qui non posso scrivere... [...] Ma non c'era solo il lavoro: era un uomo pieno di fascino, carismatico, suonava benissimo il pianoforte. Per questo l'Elio pilota mi piaceva ma l'Elio uomo era ancora meglio.[1]
  • I piloti di oggi non sapranno mai cosa significhi guidare una vera F1. [Il Circus] non farà più ritorno alle vetture dell'era turbo degli anni ottanta. Guidare quelle monoposto è stata la cosa più esaltante e spaventosa che ho fatto nella mia vita. In qualifica avevi a disposizione fino a 1500 cavalli [...]. Ad ogni singola curva la macchina cercava letteralmente di ucciderti.[2]
  • La gente dimentica che, quando guidavo per le varie squadre fino al 1992, ero il numero due, e avevo al mio fianco quattro diversi campioni del mondo. Quando guardo indietro alla mia carriera, capisco molto di più ora che allora il motivo per cui non mi apprezzassero troppo. Quando sei un campione del mondo e vieni battuto dalla vettura numero 2, come è successo alla Williams con Piquet, è normale che non ero il suo migliore amico.[3]
  • La morte di Ayrton Senna è stata una giornata catastrofica per il motorsport. Lo ha cambiato per sempre, perché ha sterilizzato i circuiti di gara in tutto il mondo. Questo è un terribile errore. La Formula 1 era uno sport incredibile che premiava se guidavi bene e penalizzava se lo facevi male. Ora è cambiato oltre ogni immaginazione. [...] Tanti piloti brillanti si sono rotti le gambe o le braccia, o qualsiasi altra cosa e non potevano continuare la loro carriera. Ora i buoni piloti fanno errori atroci e non si fanno male. A malapena sudano in macchina. Alla fine della gara, è come se fossero appena usciti dal parrucchiere.[4]
  • [Dopo il passaggio dalla Lotus alla Williams] La prima grande differenza fra le due squadre è la percentuale minima di stupidaggini che alla Williams fanno. Vogliono sapere tutte le cause delle rotture, o le spiegazioni degli errori; non hanno mai sprecato tempo per urlare o per piangersi addosso. Il mio rapporto è stato quindi perfetto fin dall'inizio. Quando ho provato per la prima volta con il team di Frank, mi era sembrato di essere tornato indietro nel tempo: perché si lavora come alla Lotus nell'epoca di Chapman.[5]

Alessandro Gargantini, autosprint.corrieredellosport.it, 19 agosto 2022.

  • [...] quando penso alla Casa del Cavallino penso anche al profondo rispetto, al senso di appartenenza, a delle relazioni che rimangono forti nel tempo, perché essere stato nella storia della Scuderia è qualcosa di distintivo per un pilota. [...] Ecco, questo è davvero qualcosa di speciale, quello che si vive alla Ferrari non subisce il trascorrere del tempo, è sempre attuale.
  • La differenza tra la Scuderia Ferrari e gli altri team è che a Maranello sei parte di una famiglia, e questa cosa si sente davvero. È sufficiente che tu esca dalla corsia box con i colori della Casa del Cavallino ed automaticamente fai parte della sua storia e del suo mito. Questo è davvero unico. Sono sensazioni che percepisci e ti entrano dritto nel cuore e lì rimangono per sempre.
  • [«Sei geloso del fatto di essere stato l'ultimo pilota ad essere stato scelto da Enzo Ferrari?»] Sì, questa cosa è importante su tanti livelli. Sia perché tocca le mie emozioni, perché è una cosa unica, un privilegio del quale vado molto fiero, ma anche, e questo è l'altro aspetto, è qualcosa di storico. Perché, dopo di me, nessuno. Uno dei momenti più intensi della mia carriera è la vittoria in Brasile, la prima in rosso, perché ho avuto l'onore di poterla dedicare a Enzo Ferrari. [...] [«Cosa pensi che apprezzasse di te?»] Il coraggio. Il fatto che fossi britannico, forte, determinato. Mi ha sempre visto come un leone e non è un caso che questo è il soprannome che mi è stato dato e che io ho sempre amato tantissimo. Perché mi sono sempre sentito così, un combattente, un pilota che guida fino all'ultima goccia ed estrae sempre il massimo dal mezzo che ha a disposizione. Penso che qualsiasi Costruttore ami avere un pilota così, perché rende il loro lavoro più semplice e appagante. La mia relazione con Enzo Ferrari, anche per questo motivo, è sempre stata solida e piena di rispetto da entrambi i lati. Ed era così ancor prima che arrivassi a Maranello.
  • [«Come ti troveresti a correre con tutte le regole di ingaggio nei duelli che ci sono oggi?»] Oggi ci sono forse un po' troppe regole. Quando attacchi un pilota, ci sono cose che si possono fare, mentre altre no. È come se ci fosse una procedura per passare la macchina davanti. D'altro canto, tutto si evolve e le nuove regole vanno comprese, non necessariamente era meglio prima. Ad esempio, ricordate il modo in cui Senna mi tenne alle sue spalle a Monte Carlo nel 1992? Penso che al giorno d'oggi lui avrebbe subito dieci stop and go ed io avrei vinto quella corsa! [...] Per me, il modo di correre dev'essere il più "puro" possibile. E, sotto questo aspetto, troppe regole non aiutano.
  • Ferrari è un mito, qualcosa di magico. Ogni cosa ha un suo stile unico alla Rossa, inavvicinabile dagli altri team. È qualcosa di diverso. Anche il tifo degli appassionati, qualcosa di incondizionato, è come una religione. I colori ti avvolgono e ti conquistano, e questo vale anche per persone che non sono coinvolte al cento per cento nella Formula Uno. Ho sempre avuto l'impressione che qualsiasi persona in Italia, non importa se avesse due o novantadue anni, sapesse perfettamente chi erano i piloti della Scuderia Ferrari e come stavano andando! Per me, Enzo Ferrari aveva la stessa simbologia del Papa: quando la Rossa vince una corsa suonano le campane in chiesa. Non esiste nulla di nemmeno paragonabile al mondo.

Citazioni su Nigel Mansell

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  • Se Mansell è in giornata e ha l'auto giusta, è impossibile cercare di tenerlo dietro. Ti sorpasserà, anche sopra la testa, ma ti sorpasserà. (Ayrton Senna)
  • Sulla Williams di Mansell l'unica cosa intelligente sono le sospensioni. (Michele Alboreto)
  • Una velocità eccellente e una sensibilità meccanica fuori dell'ordinario. [...] ma il suo punto debole era il carattere, eccessivamente influenzabile [...]. Se non fosse stato per questa sua fragilità caratteriale, il suo potenziale agonistico era eccezionale. (Cesare Fiorio)
  1. Da Gianluca Gasparini e Nigel Mansell, Trent'anni senza un amico, SportWeek, La Gazzetta dello Sport, 2016.
  2. Da un'intervista ad Auto - International Journal of the FIA; citato in Isabel Iuliano, Mansell: "I piloti di oggi non sapranno mai com'è guidare una vera F1", formulapassion.it, 24 luglio 2019.
  3. Da un'intervista per Adrian Flux; citato in Alessandro Prada, Mansell: "Capisco perché non piacevo ai compagni", formulapassion.it, 8 settembre 2022.
  4. Da un'intervista al Daily Mail; citato in Mansell: "È una F1 anestetizzata. Ora i piloti sudano a malapena", tuttosport.com, 15 giugno 2020.
  5. Da un'intervista ad Autosprint, 1986; citato in Interviste ritrovate: Nigel Mansell, autosprint.corrieredellosport.it, 16 agosto 2015.

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