Risorgimento

periodo storico durante il quale l'Italia conseguì la propria unità nazionale

Citazioni sul Risorgimento.

I protagonisti dell'unità d'Italia

Citazioni modifica

  • È un grave torto credere che il movimento unitario sia partito dalla coscienza popolare: è stata la conseguenza dei bisogni nuovi delle classi medie più colte; ed è stato più che altro la conseguenza di una grande tradizione artistica e letteraria. (Francesco Saverio Nitti)
  • [Per una Storia del Risorgimento concepita non come strumento di lotta politica, ma compresa alla luce di una autentica indagine storica] E veramente (se debbo manifestare anch'io il mio avviso) converrebbe all'uopo dissolvere addirittura questo «corpo letterario» che si è venuto formando col nome di «Storia del Risorgimento»: questo corpo letterario, che ha al suo servigio innumerevoli scrittori e scrittorelli, pubblicisti e dilettanti, e una rete di «società storiche» con «riviste speciali», e pel quale si annunzia persino di tanto in tanto l'istituzione di speciali «cattedre». [...] Lo spirito animatore della cosiddetta «Storia del Risorgimento» è, tutt'al più, poetico, ma non certamente storico; e, a dissolverla, basterebbe nient'altro che introdurvi lo spirito storico, perché in questo caso essa si fonderebbe nella storia politica del secolo decimonono, nella quale il moto italiano prenderebbe il suo significato proprio, spogliandosi dei colori onde il sentimento e l'immaginazione lo hanno finora rivestito. E si renderebbe giustizia, come in istoria è doveroso fare, alle forze di resistenza che al moto liberale opponevano la vecchia Italia e la vecchia Europa, o, nella fraseologia dei politicanti, l'oscurantismo e la reazione. Giustizia: il che non significa recriminazione o rimpianto pel passato, che è morto e ben morto, ma semplicemente intelligenza di quel passato, e, mercè di essa, intelligenza del presente e dei problemi del presente. Troppo volentieri ci siamo velati gli occhi per non vedere ciò che, veduto e riconosciuto, avrebbe da noi richiesto fatica di opere. Ma forse una delle conseguenze della presente guerra sarà il disinteresse per la «Storia del Risorgimento», quale è stata finora concepita, venendo a spegnersi (com'è da augurare) le risonanze delle passioni e dei motivi sentimentali che impedivano la conversione critica di quella fantasmagoria in vera e propria storia. La storia, che dovrà ricercarsi e insegnarsi da ora in poi in Italia, sarà, non la storia edificante del Risorgimento, ma la più grande e varia – e non sempre adattabile all'edificazione – storia del mondo moderno, perché non ci accada una seconda volta di essere sorpresi da una guerra europea, ignari delle materie in contestazione e costretti a farci istruire in fretta e furia da istruttori, che essi stessi, in fretta e furia, s'istruivano. (Benedetto Croce)
  • I nomi del Risorgimento sono vivi, sono dentro di noi, ci appartengono. Ovunque vada, in questo lungo viaggio in Italia, mi rendo conto che gli italiani sono sempre orgogliosi della loro storia. Quando sono a Torino, a Milano, e non soltanto, mi muovo con emozione per le strade che ricordano i nomi degli uomini che hanno fatto l'Italia, i re e i primi ministri, ma anche i Cattaneo e i Mazzini. Il Risorgimento lo porto nel cuore. E sono convinto che non sia un sentimento soltanto mio, che gli italiani lo sentano quanto me. (Carlo Azeglio Ciampi)
  • Il Risorgimento è un fatto che ha visto protagonisti tanti, tantissimi lombardi. Noi siamo loro figli e non dobbiamo chiedere scusa a nessuno, semmai è Craxi che lo deve fare: è lui che blatera, blatera... (Umberto Bossi)
  • Il Risorgimento è un fenomeno tipicamente massonico. (Angela Pellicciari)
  • Il Risorgimento, fin dal 1848, dopo il breve e strumentale entusiasmo per il "Papa liberale", fu anche anticlericale e anticattolico. (Massimo De Leonardis)
  • Il Risorgimento italiano, compiuto da una minoranza dinamica, spesso fra l'apatia o il clamore passeggero delle folle, offre tuttavia diversissimi quadri nel suo svolgimento sì da costituire l'evento più caratteristico e quindi il più poetico della storia del secolo XIX dopo la caduta di Napoleone. (Alfredo Signoretti)
  • Il risorgimento italiano è il fatto più glorioso e consolante dell'epoca moderna. L'Italia è sempre la prediletta figliuola della Provvidenza; quando tutti la credevano morta o per lo meno immersa in profondo letargo, la voce di Dio la chiamò a nuova vita, la fece sorgere a grandi ed immortali destini. La sventurata dormiva ma si è risvegliata: era morta, come dicevano i suoi calunniatori, ma oggi è risuscitata. Il dito di Dio operò visibilmente tanto portento: stolto chi non lo vede, empio chi non ci crede! (Giuseppe Massari)
  • Il risorgimento italiano, specialmente sul primo apparire, fu risorgimento europeo; e, per rispetto alla filosofia, l'Italia tiene lo stesso luogo di Alessandria, dove s'incrociarono le diverse, e talvolta opposte direzioni dell'umano pensiero. Sbaglierebbe assai chi credesse il nostro risorgimento un semplice ritorno alle idee antiche: prima perché la storia non si ripete mai, e poi perché sul vecchio tronco italogreco s'innesta tralcio novello, il pensiero germanico. (Francesco Fiorentino)
  • Il Risorgimento si è fatto contro il papato, e non poteva farsi diversamente: e in questo senso hanno concorso anche quei credenti cattolici che vi hanno partecipato effettivamente. La contraddizione non era di un uomo [Pio IX], né poteva cancellarsi per opera di un uomo: era nell'istituto, nell'idea. Il Risorgimento è il popolo italiano che prende in mano le sue sorti e si ricollega al corso della civiltà europea, da cui si era andato estraniando dalla fine del Rinascimento. Il Risorgimento significa autonomia politica, libertà religiosa, sovranità nazionale, iniziativa popolare: tutte cose che il papato non poteva accettare. (Luigi Salvatorelli)
  • La Rivoluzione d'ottobre [rivoluzione fascista dell'ottobre 1922] non può e non deve ripetere gli errori del Risorgimento, finito in malo modo nel compromesso antirivoluzionario del Settanta, che preparò il ritorno al potere attraverso il liberalismo, la democrazia, il socialismo, di quegli elementi borbonici, granducali, austriacanti, papalini che avevano sempre combattuto e bestemmiato l'idea e gli eroi del Risorgimento. È necessario che il Fascismo prosegua senza esitazioni il suo fatale cammino rivoluzionario. (Curzio Malaparte)
  • L'Italia è nata dal pensiero di pochi intellettuali: il Risorgimento, unico episodio della nostra storia politica, è stato lo sforzo di altre minoranze per restituire all'Europa un popolo di africani e levantini. (Giaime Pintor)
  • Nelle Osservazioni semiserie di un esule in Inghilterra (1827), dove spira un'aura tra barettiana e liberaleggiante (per interderci, alla Constant del Commentaire al Filangeri), mi sono imbattuto in una frasetta incantevole. Il buon Pecchio descrive un suo innocente tête-à-tête con una bella fanciulla, e nota: «Passammo vicino a un antico campo romano. Si vedono ancora i rialzi di terra dentro cui que' conquistatori del mondo chiudevano le loro legioni. Ella mi fece da Cicerone, e per vero eccesso di cortesia mi parlava de' romani quasi fossero gli antenati degli italiani». Poffardelmondo! Uno dei buoni precursori del nostro Risorgimento, uno di coloro che lavoravano a una Italia ordinata, rispettata e civile, pigliava così sottogamba i romani! O per meglio dire, non gli passava pel capo di rivendicarli come genitori, per svillaneggiare il paese che l'ospitava; né credeva corresse pei suoi lombi sangue quirite, come tanti coglioni ammaestrati ognidì si sentono. Ho già raccolto qualche altro centro dell'antiromanità del Risorgimento, ma questo mi pare curioso. (Arrigo Cajumi)
  • Occupata Roma, il Risorgimento finiva. E gli italiani cominciavano a innalzare monumenti ai «padri della Patria», che uno alla volta abbandonavano questa nostra penisola tribolata e «miracolata». [...] A ciascuno il suo bel monumento, tutti ben alti sul loro piedistallo, da non poterli toccare con le nostre mani. E sarà fin troppo facile far credere che il Risorgimento sia stato possibile grazie all’opera concorde di questi uomini, e grazie allo «stellone» d’Italia. La verità, come abbiamo visto, è un’altra. La verità è che fra questi uomini spesso non vi fu concordia, ma avversione e odio, discrepanza e irresolutezza. La verità è che il Risorgimento fece l’Italia quale poi ce la siam trovata noi italiani, lacerata e divisa. Divisa fra italiani ricchi e italiani poveri. Fra italiani del Nord e italiani del Sud. Fra italiani dotti e italiani analfabeti. Tutte divisioni che oggi noialtri italiani, faticosamente, penosamente, stiamo cercando di colmare. Ma per far questo dobbiamo sapere la verità su come l’Italia fu fatta. Dobbiamo insomma studiare sul serio la storia di quel «miracolo» che fu il nostro Risorgimento. (Luciano Bianciardi)
  • Per Mazzini, il valore primo del Risorgimento era l'unità italiana; per i moderati l'indipendenza dei vari Stati dalle interferenze straniere, per Carlo Cattaneo e Giuseppe Ferrari, invece, nella loro gerarchia dei valori politici, le libertà individuali avevano la priorità. (Denis Mack Smith)
  • Quando si tratta di grandi avvenimenti come il nostro Risorgimento c'è rischio che la storia venga mitizzata, che la retorica e la propaganda di parte semplifichino eventi e conflitti di non facile interpretazione. Gli storici di mestiere sanno che il Risorgimento è un fenomeno più complesso di quello che si legge sui libri di testo o che si vede sui monumenti nelle strade e nelle piazze. Non c'è niente di nuovo, è risaputo che il Risorgimento è stato gestito da personalità in forte contrasto fra loro... [...] Cavour è stato lì per lì per impiccare Garibaldi che se avesse potuto avrebbe fatto altrettanto. [...] I tempi sono maturi perché si possa guardare a quegli eventi con l'occhio della storia che non ha paura di rilevare contraddizioni e realtà e non quello della retorica e della propaganda. Non c'è nessun problema per l'identità nazionale perché se si va a vedere le condizioni dell'epoca è stata una stagione straordinaria. Seppur con tutti i difetti hanno avuto un'abilità e una fortuna miracolose [...] hanno preso decisioni difficilissime per lo più senza sbagliare col coraggio di sacrificare le proprie posizioni per raggiungere un compromesso quando c'era bisogno. L'impressione è quella di una stagione memorabile della nostra storia con tutti i limiti che tutti gli uomini politici hanno, che magari li avessimo oggi... (Alessandro Barbero)
  • Senza la coscienza de' mezzi essenziali al raggiungimento di un certo scopo, è impossibile che lo scopo sia raggiunto. L'Italia vuol risorgere: ecco lo scopo. Ma come, perché e a qual diritto si risorge? Quali sono le condizioni di un vero risorgimento? Cosa è l’Italia, e cosa vuole, o meglio dev'essere, se brama risorgere? Ecco un quesito per molti rispetti difficile e scabroso, ma un quesito, che se non è risoluto, la coscienza del proprio compito fa difetto. La verità è stata sempre pericolosa a dirsi, e può esser fatale quando si vuol dirla ad un nazione. Ma l'amore è un sacrificio, e non si ha diritto ad amare la verità senza voler correre i rischi che possono accompagnarla. (Raffaele Mariano)

Valerio Evangelisti modifica

  • Chi guarda, oggi, effigi di uomini baffuti e barbuti che, in pose plastiche, puntano la baionetta o, se di rango, fissano da cavallo un destino lontano? Questi simulacri ci circondano quotidianamente, eppure non li vediamo nemmeno. Il Risorgimento ha subito la stessa sorte. È onnipresente, eppure non esiste. Non ci dà né stimoli né riflessioni.
  • Il Risorgimento è divenuto tanto "ufficiale" da non esistere nemmeno, se non in un'iconografia tanto onnipresente quanto neutra, fatta di statue e di cimeli. Cose di pietra e di metallo, insomma. Inesorabilmente fredde come soprammobili cui non si fa più caso, tanto sono abituali.
  • Solo gli scrittori potrebbero rianimare il Risorgimento, e farlo uscire dal sacello, simile alla ghiacciaia di un frigorifero, in cui è rinchiuso. Conservato bene, però freddo freddo.

Aldo Forbice modifica

  • I milanesi decisero di non fumare più per colpire duramente le finanze austriache. Poi presero di mira le cantanti e le ballerine austriache, come con la bellissima Fanny Elssler, costretta a lasciare il palco della Scala, subissata dai fischi. Come siamo lontani dalle modalità sanguinose del terrorismo di oggi. Furono quelli i primi segnali organizzati dei patrioti che poi sfociarono nelle cinque giornate di Milano.
  • Quelle delle cinque giornate fu la prima battaglia di massa di liberazione contro l'occupante straniero: il popolo fu in prima linea, ma anche la borghesia e l'aristocrazia vi parteciparono attivamente.
  • Una rivolta senza capi preordinati, che divise le famiglie, che alimentò, forse per la prima volta, le speranze per liberare l'Italia dai troppi despoti, con l'obiettivo di dar vita a un'unica nazione.

Eugenio Scalfari modifica

  • Gli italiani che parlavano la lingua "nazionale" non superavano il 2 per cento della popolazione. Solo la religione era universalmente diffusa ma insufficiente a promuovere l'idea di nazionalità.
  • I suoi agenti principali furono Foscolo, Manzoni, Berchet, Mameli, Mazzini, Rossini, Verdi. I suoi strumenti politici furono per un verso Cavour e per l'altro Garibaldi.
  • Il Risorgimento italiano è stato un'operazione quasi esclusivamente culturale; gli interessi economici sono sopravvenuti dopo, da soli non avrebbero creato un bel nulla.
  • Quando il Manzoni, definendo la nazione, scriveva Una d'armi di lingua d'altare di memorie di sangue di cor compiva un macroscopico esercizio retorico senza alcun fondamento nella realtà.

Antonio Scurati modifica

  • È quell'idea di libertà politica ad averci dimenticati lungo un binario morto della storia, non siamo noi ad aver dimenticato il Risorgimento. L'eredità del Romanticismo è invece malignamente viva.
  • L'unica stagione epica del nostro immaginario poetico-nazionale a essere la più dimenticata.
  • Se il Risorgimento è dimenticato lo è perché la sua idea guida – la libertà attiva, intesa come libertà di fare e rifare politicamente il mondo in modo tale che si adatti meglio all'esistenza umana – è oggi un'idea morta.
  • Vorrei che Milano tornasse la città insorta del 1848 [cinque giornate di Milano], piena di virgulti e voglia di cambiamento, una Milano dove l'interesse privato e particolare venisse messo da parte per fare spazio al bene comune.

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