Questione meridionale
questione storiografica della storia d'Italia
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Citazioni sulla questione meridionale.
Citazioni
modifica- Amendola ha toccato nel suo intervento la grande e difficile questione dell'unità da realizzare tra disoccupati e occupati. Sono pienamente d'accordo che la realizzazione di tale unità è un obiettivo decisivo: se si determina una frattura tra occupati e disoccupati, tutta la battaglia per un nuovo sviluppo subisce un colpo. Perciò la questione del Mezzogiorno ancora ha carattere centrale. (Pietro Ingrao)
- Buona parte di questa natura, di questo genio materno e conservatore, occupa la stessa specie dell'uomo, e la tiene oppressa nel sonno; e giorno e notte veglia il suo sonno, attenta che esso non si affini; straziata dai lamenti che la chiusa coscienza del figlio leva di quando in quando, ma pronta a soffocare il dormiente se esso mostri di muoversi, e accenni sguardi e parole che non siano precisamente quelle di un sonnambulo. Alla immobilità di queste regioni sono state attribuite altre cause, ma ciò non ha rapporti col vero. È la natura che regola la vita e organizza i dolori di queste regioni. Il disastro economico non ha altra causa. Il moltiplicarsi dei re, dei viceré, la muraglia interminabile dei preti, l'infittirsi delle chiese come dei parchi di divertimento, e poi degli squallidi ospedali, delle inerti prigioni, non ha un diverso motivo. È qui, dove si è rifugiata l'antica natura, già madre di estasi, che la ragione dell'uomo, quanto in essa vi è di pericoloso pel regno di lei, deve morire. (Anna Maria Ortese)
- Che esista una questione meridionale, nel significato economico e politico della parola, nessuno più mette in dubbio. C'è fra il nord e il sud della penisola una grande sproporzione nel campo delle attività umane, nella intensità della vita collettiva, nella misura e nel genere della produzione, e, quindi, per gl'intimi legami che corrono tra il benessere e l'anima di un popolo, anche una profonda diversità fra le consuetudini, le tradizioni, il mondo intellettuale e morale. (Giustino Fortunato)
- «È questo il momento in cui la stessa collera della natura scatenata sul Mezzogiorno dà un tono perentorio alla protesta delle popolazioni meridionali. Le quali, ed è qui la novità, non vogliono elemosine, provvidenze paternalistiche che ripugnano alla loro coscienza civile e politica. Conoscendo i limiti del proprio diritto, e misurando su quei limiti, senza alcuno zelo servile, il loro dovere, le popolazioni meridionali vogliono soltanto quel che loro spetta come facenti parte della famiglia italiana, nella quale, con l'Unità, si sono illuse di entrare a parità di diritti, non avendone che lo sfruttamento e la degradazione. Tutto questo è stato reso possibile dal tradimento della classe politica che aveva in mano le sorti del Mezzogiorno. La borghesia terriera del Sud accettò lo sfruttamento perpetrato dal protezionismo industriale del Nord per avere, in cambio, qualche posticino nel branco delle maggioranze governative, il possesso indisturbato della terra e la continuità dell'oscurantismo.
«In omaggio alla verità, nostra sola padrona, aggiungeremo che, al banchetto protezionista, se pur prendendo solo le briciole, parteciparono alcune aristocrazie operaie del Nord portate dalla dinamica di classe a realizzare migliori salari, anche se ottenuti con una maggiorata soffocazione economica delle popolazioni rurali del Sud. […] La Questione Meridionale è tutta la questione italiana. Se la piaga della degradazione non si chiude, la cancrena che potrebbe seguirne non minaccerebbe solo la distruzione della parte malata ma l'intero organismo nazionale. […]» (Leonida Rèpaci) - È stato ben detto che il problema meridionale è un problema nazionale, perché non si possono risolvere problemi nazionali se non si risolvono i problemi dell'Italia meridionale. (Giovanni Battista Adonnino)
- Giolitti amministrò il flusso delle rimesse migratore con un criterio tuttora sub judice: per Gaetano Salvemini, veemente accusatore del "ministro della malavita", ingrassò cinicamente il Nord a spese del Mezzogiorno, rendendo cronica e insolubile la "questione meridionale". (Paolo Pavolini)
- Giuliano Procacci e Rosario Villari che hanno parlato nell'ultima tornata dei lavori [incontro culturale bilaterale di Oxford], si sono preoccupati di rintracciare gli elementi unificati della storia d'Italia. Entrambi hanno posto l'accento sulla esistenza di un forte dato di continuità rintracciabile nella presenza, a tutt'oggi, di vecchi problemi e annosi equilibri: la questione meridionale con il divario fra nord e sud – Ginsborg e Davies hanno parlato addirittura di «una nazione» e di «due paesi»: uno arretrato il Mezzogiorno ed uno avanzato il nord – la questione agraria, il rapporto città-campagna situato nel contesto europeo. (Piergiovanni Permoli)
- I poeti nuovi, molti di questi poeti nuovi, non a caso partivano allora dal Sud, da Salerno, dalla Lucania, dalla Sicilia: avevano scoperto che finalmente per l'Italia c'era una tradizione più antica di quella che le ultime storie le avevano proposto.
E la terra di Campanella, la terra dei presocratici, la terra che incominciava a parlare con Alvaro, aveva ancora qualcosa da dire in una tradizione veramente intesa, veramente aperta alle sue contraddizioni ed ai suoi contrasti, una tradizione seria e non più giubilante. Io direi che nel momento in cui l'Italia ha scoperto la sua serietà, il Sud è entrato nella storia d'Italia. (Alfonso Gatto) - I vecchi governi hanno inventato, allo scopo di non risolverla mai, la questione meridionale. Non esistono questioni settentrionali o meridionali. Esistono questioni nazionali. (Benito Mussolini)
- [Guerra al brigantaggio in Calabria] Il racconto dei pochi mesi di quell'inverno 1863 registra atrocità da una parte e dall'altra. Sì, questi soldati mandati in un mondo arretrato di cui non capiscono la lingua e non conoscono gli usi, le tradizioni, le credenze, ricordano i militari americani in Vietnam, Afghanistan, Iraq. E c'è un'altra concordanza: l'aver sciolto l'esercito borbonico e rimesso in libertà quei soldati fornì ai ribelli un'enorme massa di sbandati. Un po' come è successo in Iraq con l'esercito di Saddam (Luigi Guarnieri)
- Il ruolo, cui l'energia nucleare sarà chiamata nell'economia del Mezzogiorno, è fondamentale, perché essa, mettendo a disposizione in un futuro ormai prossimo quantitativi di energia notevoli a basso prezzo e senza aggravi notevoli per la bilancia dei pagamenti, permetterà di avviare a definitiva soluzione la «questione meridionale» e consentirà l'inserimento del Mezzogiorno nella più vasta comunità italiana ed europea, in condizioni di parità. Perché se il Mezzogiorno è povero di risorse naturali, energetiche e minerarie, mediante l'energia nucleare esso potrà e dovrà crearsi un'industria, segnatamente produttrice di beni di consumo e, attraverso un programma pianificato a lunga scadenza, potrà inserirsi nello sforzo produttivo dell'Europa riscattando il proprio peccato d'origine. Quando ciò sarà realizzato, se avremo le capacità e la disciplina di realizzarlo, potremo dire che il genio dell'uomo avrà vinto una grande battaglia contro le forze avverse della natura e allora finalmente «Cristo non si è fermato a Eboli».[1] (Felice Ippolito)
- Il Sud ha bisogno di fatti e non di pagliacciate. (Antonio Di Pietro)
- Il Sud puzza. Puzza da morire di cancro, di leucemia, di polmoni, di malattie genetiche. Puzza un po' ovunque: nella Piana del Volturno, a Taranto, a Gela, a Priolo e Augusta, a Brindisi e in Val d'Agri. Puzza di monnezza accatastata da decenni, di scarti dell'industria petrolifera e di quella della produzione di cemento, di residui gassosi e no della chimica di trasformazione, di fumi di altiforni per fare l'acciaio e di rifiuti tossici interrati o bruciati illegalmente. Con quella puzza si campa male e si muore troppo. (Pino Aprile)
- In estrema sintesi, il nostro Sud ha avuto un'eredità storica pre-unitaria pesantemente negativa, specialmente per quanto riguarda l'istruzione (all'unificazione, gli analfabeti erano il 90% circa della popolazione meridionale). Ha poi subito i contraccolpi negativi delle due guerre mondiali e della dittatura fascista (scarsamente interessata al Sud). Anche quando nel secondo dopoguerra il problema dell'arretratezza del Sud venne affrontato, prevalse una mentalità assistenzialistica, che incentivò i fenomeni mafiosi, e solo pochi furono i tentativi di investire in capitale fisico e umano. Io non ho perso la speranza che si possa cambiare ma che, soprattutto, siano gli stessi meridionali a rialzare la testa e farsi loro stessi imprenditori capaci di sconfiggere le mafie. Ci sono molti importanti segni in questa direzione, che va appoggiata e sostenuta. (Vera Zamagni)
- L'ambiente fisico del Mezzogiorno d'Italia costituisce, per ragioni geografiche e geologiche, il presupposto naturale di quel complesso di problemi economici e sociali sinteticamente indicati con l'espressione «questione meridionale». Fin da quando, sullo scorcio del secolo scorso, una serie di insigni meridionalisti, tra i quali emerge Giustino Fortunato, affrontò lo studio sulla «questione», venne dissolta la leggenda di un Mezzogiorno ricco e altamente produttivo, perché difatti, dietro le cortine ubertose della Terra di lavoro o della Conca d'oro, si succedono montagne aspre e dirute, terreni secchi e franosi, poggianti su di un sottosuolo povero di risorse naturali, energetiche o minerarie. (Felice Ippolito)
- L'euro al Sud non se lo meritano. La Lombardia e il Nord l'euro se lo possono permettere. Io a Milano lo voglio, perché qui siamo in Europa. Il Sud invece è come la Grecia e ha bisogno di un'altra moneta. L'euro non se lo può permettere. (Matteo Salvini)
- L'Italia meridionale le ha fatte tutte [le guerre], considerandole un'evasione e una breccia per l'emigrazione. Ora l'Italia meridionale tenta un'evasione interna [...] meridionalizza la nazione. (Corrado Alvaro)
- L’Italia non può farcela se non mette al centro della sua agenda politica il Mezzogiorno. (Giuseppe Mangialavori)
- La Padania è una realtà politica, culturale ed economica ben nota in tutto il mondo, anche se la classe politica stracciona del Mezzogiorno finge di non saperlo, mentre per noi il Meridione esiste solo come palla al piede, che ci portiamo dolorosamente appresso da 150 anni. (Mario Borghezio)
- La questione meridionale è così difficilmente solubile, perché costituzionale, di clima. Anzi, non è una questione; è un modo – che vale un altro – di essere. (Umberto Saba)
- Lo Stato italiano[2] è stato una dittatura feroce che ha messo a ferro e fuoco l'Italia meridionale e le isole, squartando, fucilando, seppellendo vivi i contadini poveri che scrittori salariati tentarono d'infamare col marchio di briganti. (Antonio Gramsci)
- Noi sotto lo stesso tricolore, dalle Alpi fino al mare, | ma se diventiamo una questione? | La questione è meridionale. (Eugenio Bennato)
- Non lo dimentichiamo: esistono treni rapidi che «avvicinano» Torino (o Düsseldorf) al meridione, c'è la televisione che invia messaggi di... unità attraverso i presentatori e le acconciature delle belle annunciatrici, c'è il cinema, ci sono anche i libri e i rotocalchi (senza contare l'azione più specificamente politica dei partiti governativi e delle opposizioni)... Pure non si sfugge all'impressione che il Mezzogiorno resti ancora e in larga parte la terra solitaria e difficile, talvolta incomprensibile, che Abba e gli altri – le armi in pugno – vennero a scoprire e a «ricondurre» all'Italia vincendo, com'è noto, molte e cruente e gloriose battaglie ma in definitiva perdendo la loro guerra liberatrice. [...] non è una affermazione che si faccia a cuor tranquillo, giacché resta comunque incomprensibile come un secolo così complesso di tragedie e di sommovimenti possa aver lasciato tanta parte del Mezzogiorno ferma ed estranea.
Come è possibile questo?
Se appena però ci si rifiuta di limitare il ragionamento alle modifiche più evidenti e naturali del costume meridionale (del resto molto limitate per esempio nei paesi dell'interno) e si bada invece al crescente dislivello nello sviluppo economico e culturale del sud rispetto alle altre regioni italiane (dislivello paurosamente cresciuto negli ultimi dieci anni) si deve ammettere come un dato della situazione italiana la perdurante «estraneità» del sud rispetto al resto della Nazione.
Né vi può ormai essere alcuno disposto seriamente a imputare questo ai meridionali in genere e non al blocco industriale-agrario che ha guidato secondo il proprio interesse la Nazione determinando per il Mezzogiorno una funzione e un destino coloniali. (Aldo De Jaco) - Non si può negare, che lo Stato dia senza dubbio molto di più delle sue complessive entrate e delle sue forze economiche generali al Settentrione che non al Meridione e alla Sicilia: deve dare; non dico che faccia male a dare; ma senza dubbio dà molto di più. (Giovanni Battista Adonnino)
- Qualora fosse approvata l'autonomia differenziata, il Sud andrà praticamente in bancarotta. E sarà in quel momento che questa maggioranza strapperà in modo definitivo l'articolo 3 della Costituzione, che sancisce l'uguaglianza di tutti i cittadini, e l'articolo 5, secondo cui la Repubblica è una e indivisibile. (Alessandro Caramiello)
- Si è sempre meridionali di qualcuno. (Così parlò Bellavista)
- Accetterei qualunque nuovo sacrificio per il Mezzogiorno piuttosto che distaccarlo dalla Madre Patria.
- Il Mezzogiorno è stato troppo ingannato e troppo deluso, perché debba provare ancora delusioni.
- Il Mezzogiorno è una forza immensa e non bisogna scoraggiare le sue energie, che non sono mai spente e si rinnovano sempre.
- Il Mezzogiorno è una grande forza dell'Italia, contrariamente alle opinioni di pochi ignorantelli che ne parlano nei loro giornali con tanta volgare leggerezza.
- La questione meridionale è una questione economica, ma è anche una questione di educazione e di morale. (Francesco Saverio Nitti)
- Napoli e la Basilicata sono dunque i due estremi della questione meridionale: la città popolosissima e la campagna spopolata.
Note
modifica- ↑ Cfr. Carlo Levi.
- ↑ Il brano, scritto nel 1920, si riferisce al Regno d'Italia costituito sotto la monarchia Sabauda.
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