Lettore

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Citazioni sul lettore.

Il lettore (E. Manet, 1861)

Citazioni

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  • A differenza della televisione e della stampa, il libro esige innanzitutto una struttura del tempo fatta per leggere. Il lettore deve avere un tempo organizzato in maniera tale da consentire la lettura del libro, il quale non può essere letto in una sola volta; si deve poter riprendere in mano il libro a cadenze tali per cui ogni volta ci si ricordi ciò che si è letto in precedenza. Ciò esige un tempo molto strutturato in funzione della lettura. Questa condizione non è facile da realizzare, anche perché richiede una lunga educazione alla lettura, che deve cominciare fin da piccoli. A quarant'anni non si cambia la propria struttura del tempo. (Gian Arturo Ferrari)
  • A volte credo che i buoni lettori siano cigni anche più tenebrosi e rari che i buoni autori. (Jorge Luis Borges)
  • A volte si dice che i figli dei fumatori tendono a essere fumatori: anche per quanto riguarda i libri, i figli di lettori mediamente tendono a essere lettori più degli altri. Perché sono influenzati dal modello dei genitori, dal livello culturale familiare, dall'esistenza stessa dei libri in casa, dagli stimoli che ricevono per la lettura [...]. Sviluppare l'abitudine a leggere non è facile: gli psicologi dicono che [...] sono importanti le esperienze del primo periodo di vita. Per esempio il fatto che la madre legga libri di favole ai bambini e metta loro tra le mani dei volumi adatti. Per insegnar loro a "fumare" libri. (Piero Angela)
  • Ai lettori riesce facile trinciar giudizi guardando dal loro angolo tranquillo, da una sommità da cui è tutta aperta la visuale su tutto quanto avviene in basso, dove l'uomo scorge soltanto gli oggetti vicini. (Nikolaj Vasil'evič Gogol')
  • Alla letteratura è essenziale evitare questo rapporto diretto: essa non parla al lettore, meno che mai al suo cuore; al contrario, gli si presenta, ma non gli si offre, gli impone la fatica di cercare un contatto; lo frusta, lo elude; non risponde alle sue domande. (Giorgio Manganelli)
  • Avevo un insegnante di scrit­tura molto bravo, Andrew Lytle, che diceva sempre: "Scava il tema". Col­pisci il lettore ma non fargli mai ca­pire cosa lo ha colpito; se lui capisce cosa l'ha colpito, non riuscirai più a colpirlo di nuovo. (Flannery O'Connor)
  • Ci sono, intanto, tre categorie di lettori di giornali: innanzitutto l'illetterato, del tutto incapace di apprezzare la lettura di un capolavoro, poi l'uomo elevato, l'uomo istruito, il signore distinto, privo di immaginazione, che legge a malapena il giornale perché ha bisogno della fantasia altrui, e infine il rozzo bestione dotato di personalità, che il giornale lo annusa e se ne infischia della sensibilità dei maestri. (Arthur Cravan)
  • Ciò che rende tale un classico non è il fatto che venga acclamato dai critici, analizzato dai professori, studiato nei corsi universitari, ma che i lettori, una generazione dopo l'altra, vi traggano piacere e giovamento spirituale. (William Somerset Maugham)
  • Cogito ergo sum, ergo scrivo, ergo mi autopubblico, ergo mi autoleggo e chi s'è visto s'è visto. Stringi stringi: che bisogno c'è dell'editore? Mi pubblico io. Che bisogno c'è del lettore? Mi leggo io. (Massimiliano Parente)
  • Da lettore sono certo che o si viene agganciati subito, o mai più, ed è per questo motivo che molti libri sui miei scaffali sono stati misteriosamente abbandonati dopo la pagina 20. (John le Carré)
  • È il lettore che manda la palla in rete. (Nick Hornby)
  • E questa è la maniera più bella di scrivere: scrivere senza riempire tutti i buchi. In tal modo si considera il lettore un adulto: "eccoti qua il materiale", gli si dice "tu stesso devi essere in grado di percepire cosa hai da dire..." (Simon Carmiggelt)
  • Esprimi il tuo pensiero in modo conciso perché sia letto, in modo chiaro perché sia capito, in modo pittoresco perché sia ricordato e, soprattutto, in modo esatto perché i lettori siano guidati dalla sua luce. (Joseph Pulitzer)
  • I grandi premi non vengono mai dati allo scrittore, ma ai suoi lettori. Poveracci, se li meritano. (Ennio Flaiano)
  • I libri più utili sono quelli i cui lettori compiono essi stessi metà dell'opera; sviluppano i pensieri di cui si mostra loro il germe; correggono ciò che sembra loro difettoso, e fortificano con le loro riflessioni ciò che appare loro debole. (Voltaire)
  • I nuovi lettori hanno mentalità, mode, sentimenti completamente diversi da quelli dei lettori precedenti. [...] Anch'io, ogni tre anni, vivo una crisi. Quindi mi decido e mi rimetto all'opera per i miei nuovi lettori come se fossero i primi. [...] È per questo che ho la certezza che i bei lavori che disegnerò riusciranno a rendere felici i lettori di tutti i tempi. (Osamu Tezuka)
  • I peggiori lettori sono quelli che si comportano come soldati durante un saccheggio: si prendono quello di cui possono aver bisogno, insudiciano e scompigliano il resto e bestemmiano su tutto. (Friedrich Nietzsche)
  • I romanzi sono dei cunei che un autore con la penna in mano insinua nella chiusa personalità dei suoi lettori. Quanto più egli saprà calcolare la forza di penetrazione del cuneo e la resistenza che gli verrà opposta, tanto più ampia sarà la spaccatura che rimarrà nella personalità del lettore. I romanzi dovrebbero essere proibiti dalla legge. (Elias Canetti)
  • Il lettore di oggi è nel suo fondo psichico un utilitarista. [...] La cultura come prospettiva morale ed esigenza umana non è nel giro della sua fretta. (Francesco Grisi)
  • Il lettore vuole lasciarsi incidere da quello che legge, conservare un graffio nella memoria che gli permetta un giorno di mostrare la sua conoscenza attraverso un nome, un titolo, un personaggio. (Erri De Luca)
  • Il libro molte volte fa il meno e talvolta anche niente; lo stato dell'animo del lettore fa il più, e talvolta anche il tutto. È nota la storietta di quel pievano che vedeva nella luna una chiesa con un campanile, mentre la signora ch'era con lui scorgeavi invece due i quali facevano all'amore. Or questa storietta medesima può applicarsi ai libri ed ai lettori. (Giuseppe Bianchetti)
  • In realtà, ogni lettore, quando legge, è il lettore di se stesso. L'opera dello scrittore è solo una specie di strumento ottico offerto al lettore per consentirgli di discernere ciò che forse, senza quel libro, non avrebbe potuto intravedere in se stesso. Il riconoscere in sé, da parte del lettore, quanto il libro dice, è la prova della verità di quest'ultimo, e viceversa, almeno in una certa misura, la differenza tra i due testi potendo spesso essere imputata, non all'autore, ma al lettore. (Marcel Proust)
  • La carta è paziente, ma il lettore non lo è. (Joseph Joubert)
  • Io ritengo che il più prezioso servizio che le poesie, o qualsiasi altro scritto, possano rendere ai lettori, non consiste solo nel soddisfare il loro intelletto, offrire qualcosa di raffinato o interessante, e neppure nel dipingere grandi passioni, uomini o avvenimenti, ma nel riempirli di una virilità vigorosa e pura, di un sentimento religioso, inculcar loro il coraggio, come un bene fondamentale, un'abitudine. (Walt Whitman)
 
La lettrice (J.-H. Fragonard, 1170 ca.)
  • La duplice scortesia del lettore nei confronti dell'autore consiste nel lodare il secondo libro di costui a spese del primo (o viceversa) e nel volere che l'autore gliene sia grato. (Friedrich Nietzsche)
  • La letteratura, e la popolare in ispecieltà, come la teatrale, è sempre incontrastabilmente l'espressione più o meno manifesta, più o meno generale, del pensare e del sentire dei contemporanei; poiché, ripeto, il gusto letterario che domina in un tempo si forma più per opera de' lettori che degli scrittori. (Giuseppe Bianchetti)
  • La lingua, per uno scrittore, non è mai ovvia, scontata: la lingua dei gialli da classifica è morbida, penetrabile, adatta al mercato e al lettore debole, che vuole essere consolato o eccitato. Il lettore vero cerca nella letteratura un mezzo per decifrare il mondo e battersi contro il caos. Il lettore vero cerca nella letteratura un mezzo per decifrare il mondo e battersi contro il caos. (Ferruccio Parazzoli)
  • La mia letteratura è emotiva, le mie storie sono emotive; l'unico spazio che ha il testo per durare è quello emozionale; se dopo due pagine il lettore non avverte il crescendo e si chiede: «Che cazzo sto a leggere?», quello che capisce niente mica è lui, cari miei, è lo scrittore. Dopo due righe, il lettore deve essere schiavizzato, incapace di liberarsi dalle pagine; deve trovarsi coinvolto fino al parossismo, deve sudare e prendere cazzotti, e ridere, e guaire, e provare estremo godimento. Questa è letteratura. (Pier Vittorio Tondelli)
  • La vera letteratura non è quella che lusinga il lettore, confermandolo nei suoi pregiudizi e nelle sue insicurezze, bensì quella che lo incalza e lo pone in difficoltà, che lo costringe a rifare i conti col suo mondo e con le sue certezze. (Claudio Magris)
  • La verità è che solo gli scrittori mediocri sono tranquillizzanti. [...] io penso che la nozione di classico – ordine, regolarità, imitabilità – sia stata "inventata" allo scopo di tranquillizzare i lettori, perché in realtà le grandi opere, se lette con abbandono, incutono timore, suscitano paura, e perciò gli uomini o allontanano da loro lo sguardo oppure trovano il modo di sistemarle dentro nicchie rassicuranti. Funzioni sociali specifiche sono state via via costruite a tale scopo: grammatici e critici non hanno fatto per secoli che lavorare a questo fine, e il lettore, nella grande maggioranza dei casi, deve lavorare controcorrente per recuperare il senso originario del classico. Solo superando tale diaframma, si recupera quel "turbamento", che la grande opera, originariamente, ha dovuto produrre per nascere. L'uomo che legga queste opere senza provare tale "sgomento", dimostra di avere una corteccia tanto dura, che quella lettura, comunque, non potrà giovargli affatto. (Alberto Asor Rosa)
  • Leggere è niente, il difficile è dimenticare ciò che si è letto. E ormai non sono più gli autori ad allontanarsi dai loro libri, ma i lettori. (Ennio Flaiano)
  • – Lei, signor Bemis, è un lettore!
    – Un lettore?
    – Un lettore! Un lettore di libri, di riviste, di periodici, di giornali. La vedo sempre andare nel seminterrato all'ora di colazione. Questo è l'ultimo avvertimento. O lei si dedica al lavoro, dimenticando le letture...o si troverà a leggere sulla panchina del parco dalla mattina alla sera, perché sarà stato licenziato! Mi sono spiegato chiaramente?
    – Sì, molto chiaramente, solo che...
    – Solo cosa, Signor Bemis? Lo dica e poi torni allo sportello!
    – Il fatto è che mia moglie non mi permette di leggere a casa. Quando torno la sera e tento di prendere un giornale o un libro lei me lo toglie di mano! E dopo cena, neanche posso leggere perché lei nasconde tutto e ci riesce così bene che ormai io mi sono ridotto a leggere le etichette delle salse quando sono a tavola! Adesso, non mi fa più usare la senape! (Ai confini della realtà)
  • Mi abbandonai a quell'incantesimo fino a quando la brezza dell'alba lambì i vetri della finestra e i miei occhi affaticati si posarono sull'ultima pagina. Solo allora mi sdraiai sul letto, il libro appoggiato sul petto, e ascoltai i suoni della città addormentata posarsi sui tetti screziati di porpora. Il sonno e la stanchezza bussavano alla porta, ma io resistetti. Non volevo abbandonare la magia di quella storia né, per il momento, dire addio ai suoi protagonisti. Un giorno sentii dire a un cliente della libreria che poche cose impressionano un lettore quanto il primo libro capace di toccargli il cuore. L'eco di parole che crediamo dimenticate ci accompagna per tutta la vita ed erige nella nostra memoria un palazzo al quale – non importa quanti altri libri leggeremo, quante cose apprenderemo o dimenticheremo – prima o poi faremo ritorno. (Carlos Ruiz Zafón)
  • Nell'esperienza reale, secondo me, il lettore in un libro cerca il geroglifico del proprio destino, una verità sul mondo. (Massimo Onofri)
  • Non ho lezioni da dare, ma ricordi da richiamare alla mia memoria, perché il lettore veda se in essi non trovi le tracce delle prove da lui tentate o superate per trarre dalle pagine mute dei capolavori le tracce della poesia che, come quella dei sogni, canta forte nel cuore e non fa rumore. (Attilio Momigliano)
  • Non occorre più, qui, che il lettore intuisca: deve stare a sentire, e riuscire a reggere, questo è il suo compito. (Igor Sibaldi)
  • Non ritengo che sia funzione o compito dello scrittore emettere dei giudizi sui suoi personaggi. Spetta al lettore farlo. (Jake Arnott)
  • Non so immaginare che un libro possa essere buono, se non fa diventare buoni i suoi lettori. (Jean-Jacques Rousseau)
  • Ottiene la generale approvazione chi unisce l'utile al dolce, dilettando e istruendo al tempo stesso il lettore. (Quinto Orazio Flacco)
  • Per il buon lettore leggere un libro significa fare la conoscenza dell'indole e del modo di pensare di un estraneo, cercare di comprenderlo e se possibile farselo amico. (Hermann Hesse)
  • Per quello che mi riguarda, direi che è sufficiente che i libri ci insegnino qualcosa su noi stessi. Tutti i lettori dovrebbero accontentarsi di una cosa del genere. O quasi tutti i lettori. (John Maxwell Coetzee)
  • Più leggi, più ti senti appagato, riempi la tua vita. Ed è importante per un bambino avere un approccio positivo con i libri dall'inizio. Può spingerti a diventare un lettore per tutta la vita. (Jeff Kinney)
  • Prima di essere una scrittrice sono una lettrice, penso che non puoi scrivere se prima non ti sei imbevuta di parole altrui. Il lettore è principalmente un essere fortunato: può guardare alla vita dello scrittore rimanendo nell'anonimato. Può percorrere le strade del romanzo senza dover dare alcuna spiegazione. È una pulce, il lettore, che salta da una pagina all'altra e nessuno lo vede. È la parte più interessante del mio mestiere: dare qualcosa di mio a qualcuno che non conosco. (Melissa Panarello)
  • Quando scrivo cerco di non spiegare ma di suggerire le cose e lasciare del lavoro anche al lettore. Penso che faccia parte della funzione della scrittura cercare di tirare dentro anche il lettore. (Simon Mawer)
  • Quella di voler intravedere in particolari circostanze, in casi, in uomini che si distacchino appena dalla norma, il senso oscuro dell'allegoria, [è] una tendenza molto diffusa nei lettori: una tendenza e quasi un bisogno, qualche volta. (Silvio D'Arzo)
  • Quello che io vorrei ottenere con i miei libri è provocare nel lettore quel senso di raggelante vertigine che un libro che parla di cose soprannaturali può infondere. Che si creda o meno alla magia, il nostro cervello è ancora troppo statico per riuscire a disquisire di spettri o di cose bizzarre. Quindi, personalmente, nei miei libri cerco di trattare la magia in modo che sembri "realistica". Cerco di basarmi su miti che la gente, più o meno, un tempo conosceva, e cerco di fare in modo che i miei personaggi si comportino come farebbero le persone reali se essa esistesse davvero. Nel contempo cerco di evitare di trasformarla in qualcosa di ultra-tecnologico... proprio per mantenere intatto quel brivido che voglio che il lettore sperimenti, è piuttosto una sorta di trasgressione all'ordine naturale delle cose. (Tim Powers)
  • Sapete-- voi lettori non vi rendete conto quanto siete fortunati. Avete il diritto di perseguire libertà e felicità, di vivere in un mondo solido tridimensionale e di aspettarvi una normale consequenzialità su base quotidiana. (Amalgam Comics)
  • Se il lettore è intelligente (ogni lettore è, per definizione, intelligente). (José Saramago)
  • Se un lettore coscienzioso trova che un passaggio è oscuro, questo deve essere riscritto. (Karl Popper)
  • [I lettori possono essere:] 1) spugne, che assorbono tutto quello che leggono, lo restituiscono nello stesso stato, solo un poco insudiciato; 2) orologi a sabbia, che non ritengono nulla, e sono contenti di percorrere un libro tanto per passare il tempo; 3) filtri, che trattengono solo la feccia di quel che leggono; 4) diamanti di Mogol, come questo rari e preziosi, che approfittano di quel che leggono, e rendono altri capaci di profittarne. (Samuel Taylor Coleridge)
  • Tutti quei talenti stampati a morte [...] In ogni libro scopriamo con orrore un uomo che gli stampatori hanno stampato a morte, che gli editori hanno pubblicato a morte, che i lettori hanno letto a morte. (Thomas Bernhard)
  • Un buon lettore, un grande lettore, un lettore attivo è un "rilettore". (Vladimir Nabokov)
  • Un lettore deve fare un po' fatica a leggere, dai: in fondo è la parte bella della lettura, questa. (Percival Everett)
  • Un lettore di professione è in primo luogo chi sa quali libri non leggere. (Giorgio Manganelli)
  • Un lettore perspicace scopre spesso negli scritti altrui perfezioni diverse da quelle che l'autore vi ha poste e intravviste, e presta loro significati e aspetti più ricchi. (Michel de Montaigne)
  • Una delle differenze tra la poesia e la nuda enunciazione di un fatto è che la poesia cerca di portare il lettore dietro le parole, verso ciò che esse significano. (Bertrand Russell)
  • Vedi che la moltitudine dei lettori, non solo nei secoli di giudizio falso e corrotto, ma in quelli ancora di sane e ben temperate lettere, è molto più dilettata dalle bellezze grosse e patenti, che dalle delicate e riposte; più dall'ardire che dalla verecondia; spesso eziandio dall'apparente più che dal sostanziale; e per l'ordinario più dal mediocre che dall'ottimo. (Giacomo Leopardi, Operette morali)
  • Vedo me stesso essenzialmente come un lettore. Mi è accaduto di avventurarmi a scrivere, ma ritengo che quello che ho letto sia molto più importante di quello che ho scritto. (Jorge Luis Borges)
 
I lettori (J.-E. Blanche, 1890)
  • Verso il lettore non si è debitori che di una sola cosa: la chiarezza. Occorre che il lettore accetti l'originalità, l'ironia, la violenza, anche se gli dispiacciono. Non ha diritto di giudicare. Si potrebbe dire che la faccenda non lo riguarda. (Jules Renard)
  • Vorrei una prosa trasparente, non voglio che il lettore inciampi su di me; voglio che lui veda attraverso le mie parole ciò che sto descrivendo. Non voglio che lui dica "Oh, santo cielo, com'è scritto bene!": sarebbe un fallimento. (Vidiadhar Surajprasad Naipaul)
  • Il traduttore è l'unico autentico lettore d'un testo. Non dico i critici, che non hanno voglia né tempo di cimentarsi in un corpo a corpo altrettanto carnale, ma nemmeno l'autore ne sa, su ciò che ha scritto, più di quanto un traduttore innamorato indovini.
  • Si scrive per guarire sé stessi, per sfogarsi, per lavarsi il cuore. Si scrive per dialogare anche con un lettore sconosciuto.
  • Un bel trucco per sedurre il lettore consiste nel dargli quel senso di superiorità che deriva dal saperne più dei personaggi che si vede agire davanti. Come quando sullo schermo un uomo avanza e noi vediamo il sicario che lo aspetta dietro l'angolo. Superbi di dominarne la sorte dalla nostra oscura poltrona, ma ignari che il regista ci sta scaltramente manovrando a sua volta.
  • Conta solo il libro che si pianta come un coltello nel cuore del lettore.
  • I grandi lettori sono gente voluttuosa, pigra, abulica, gente che semplicemente fugge la responsabilità.
  • Il vero lettore è quello che non scrive. Soltanto lui è capace di leggere ingenuamente – unico modo di sentire un libro.
  • Io credo che un libro debba essere davvero una ferita, che debba cambiare in qualche modo la vita del lettore. Il mio intento, quando scrivo un libro, è di svegliare qualcuno, di fustigarlo. Poiché i libri che ho scritto sono nati dai miei malesseri, per non dire dalle mie sofferenze, è proprio questo che devono trasmettere in qualche maniera al lettore. No, non mi piacciono i libri che si leggono come si legge un giornale: un libro deve sconvolgere tutto, rimettere tutto in discussione.
  • Ogni lettore è un parassita che non sa di esserlo.
  • Un libro che lascia il lettore uguale a com'era prima di leggerlo è un libro fallito.
  • A seconda del lettore, e del libro, si tratta di lettura o di avventura.
  • Le frasi sono pietruzze che lo scrittore getta nell'animo del lettore. Il diametro delle onde concentriche che esse formano dipende dalle dimensioni dello stagno.
  • Per il lettore che sa leggere tutta la letteratura è contemporanea.
  • Dietro alla molteplicità, di qualunque specie essa sia, si nasconde un mistero. Allo stesso modo, il testo di un grande autore è costituito di lettere, segni, frasi, paragrafi, e qualcuno lo legge senza coglierne la composizione. Ma la stessa composizione fa segno verso qualcosa di completamente diverso. Quando il lettore lo ha compreso, interrompe la lettura per abbandonarsi alla gioia di un'intesa muta.
  • Due qualità formano il romanzo: l'una è insita nell'autore e nella sua libertà, l'altra nel mondo e nella sua necessità. Chiamo la prima «autarchia», mentre il nome per la seconda sarebbe «universalità». In questo senso il cosmo di Dio è romanzo.
    Da questa interpretazione consegue che il romanzo può divenire, nel migliore dei casi, analogia, poiché all'autore non è concessa né autarchia, cioè completa libertà, né visione universale. Ma tutti i grandi romanzi sono pervasi da un soffio di ambedue, e in questo consiste la gioia della lettura. Il lettore si trova dentro il mondo e fuori di esso.
  • Tra i monumenti della città ideale non dovrebbe mancare quello che il lettore ignoto ha dedicato all'autore senza nome come segno di gratitudine per il genio che gli venne in aiuto nella sua ricerca di una seconda e più leggera esistenza.
  • Ho accluso qui qualche cenno su alcuni dei racconti dell'antologia, annotazioni che ho pensato potessero interessare il lettore non professionale. Ma se mi rivolgo a un lettore ancor meno professionale di così, giuro che può chiudere a questo punto il libro senza rimpianti. Non perderà molto. (Scheletri)
  • I maggiori ringraziamenti vanno, come sempre a te, Fedele Lettore, perché tu sei infine il destinatario di tutto questo lavoro. Senza di te, sarebbe un giro vizioso. E se qualcuno di questi racconti ti è utile, ti fa volare con la fantasia, ti aiuta a trascorrere una noiosa ora di pausa per la colazione, un viaggio in aereo, o un'ora di punizione da solo in classe per aver tirato palline di carta, questa è la mia ricompensa. (Scheletri)
  • Nei miei lettori voglio provocare una reazione emotiva, quasi viscerale. Il mio scopo non è farli pensare mentre leggono. Metto la parola in corsivo per far capire che, se la storia è buona abbastanza e i personaggi sono sufficientemente vividi, il pensiero seguirà all'emozione dopo la lettura e a libro già riposto (talvolta con sollievo).
  • I lettori e i non lettori hanno sempre vissuto fianco a fianco, e i non lettori sono sempre stati la maggioranza. [...] A variare non sono le proporzioni di questi due gruppi di umanità, ma il modo in cui società diverse giudicano il libro e l'arte di leggere. [...] La nostra società accetta il libro come un dato di fatto, ma la lettura – un tempo ritenuta utile e importante, ma anche potenzialmente pericolosa e sovversiva – oggi è accettata con condiscendenza come un passatempo, un diversivo lento che manca di utilità e che non contribuisce al bene collettivo. [...] Nella nostra società la lettura non è altro che un'attività ancillare.
  • Il potere dei lettori non sta nell'abilità di raccogliere informazioni, di ordinare e catalogare, ma nella loro capacità di interpretare, associare e trasformare ciò che leggono. Per le scuole talmudiche, come per quelle islamiche, uno studioso può trasformare la fede religiosa in forza attiva attraverso l'arte della lettura, perché la conoscenza acquisita attraverso i libri è un dono di Dio. [...] Per le culture del Libro, la conoscenza non risiede nell'accumulo di testi e di informazioni, e nemmeno nell'oggetto libro in sé, ma nell'esperienza tratta dalla pagina e trasformata in nuova esperienza, nelle parole riflesse sia nel mondo esterno che nel lettore stesso.
  • L'esistenza di qualunque biblioteca [...] dà al lettore il senso di che cosa sia veramente la sua forza, una forza che combatte i vincoli del tempo, portando nel presente schegge del passato. Gli permette di affacciarsi, anche se segretamente e da lontano, nella mente di altri esseri umani, e di conoscere qualcosa di sé attraverso le storie accumulate a suo beneficio. Ma, soprattutto, dice al lettore che la sua forza consiste nella facoltà di ricordare, attivamente, attraverso la sollecitazione della pagina, momenti selezionati dell'esperienza umana.
  • Ogni lettore esiste per assicurare a un certo libro una piccola immortalità. La lettura è, in tal senso, un rito di rinascita.
  • Ogni lettore ha trovato il suo incantesimo per assicurarsi il possesso di una pagina che, per magia, diventa nuova e immacolata, come se nessuno l'avesse mai letta prima.
 
La lettrice nella foresta (R. Henri, 1918)
  • Chi di voi vorrà fare il giornalista, si ricordi di scegliere il proprio padrone: il lettore.
  • Io vivo di lettori. I lettori non m'impongono altra servitù che la sincerità: l'unica che non pesi.
  • La cultura, per un giornalista, è come una puttana: la puoi frequentare ma non devi ostentarla. La cultura si tiene nel cassetto. Il lettore non va trattato dall'alto in basso, ma preso per mano come un amico e portato dove vuoi.
  • Fino al tardo Ottocento [...] era pratica comune per i giovani, e per i lettori impegnati vita natural durante, trascrivere lunghi discorsi politici, prediche, pagine di poesia e di prosa, voci di enciclopedie e capitoli di narrazioni storiche. Questo lavoro di copiatura aveva diversi scopi: il miglioramento del proprio stile, la tesaurizzazione voluta di esempi pronti di argomentazione o di persuasione, il rafforzamento di una memoria accurata (elemento cardinale). Soprattutto, la trascrizione comprende un coinvolgimento totale con il testo, una dinamica reciproca fra lettore e libro.
    Questo coinvolgimento totale è la somma dei vari modi di risposta responsabile: marginalia, annotazione sistematica, correzione ed emendamenti filologici, trascrizione. Tutti insieme, essi generano una continuazione del libro che viene letto. La penna attiva del lettore verga «un libro in risposta».
  • Non è un vero lettore, non è un philosophe lisant, colui che non ha mai provato il fascino accusatore dei grandi scaffali pieni di libri non letti, delle biblioteche di notte evocata da Borges nelle sua fiabe.
  • Oggi soltanto i professionisti – epigrafisti, bibliografi, filologi – correggono ciò che leggono. Vale a dire coloro che incontrano il testo come una presenza viva, che ha bisogno della collaborazione del lettore per mantenere intatta la sua vitalità, la sua vivacità e luminosità. [...] E chi, fra noi, si prende la briga di trascrivere per piacere personale e per impararle a memoria le pagine che lo hanno interpellato più direttamente, che lo hanno «letto» con maggiore accuratezza?
    La memoria, ovviamente, è il perno della questione. La «responsabilità verso» il testo, la comprensione dell'auctoritas e la risposta critica che le si dà, le quali plasmano il modo classico di leggere e la sua rappresentazione da parte di Chardin, dipendono strettamente dalle «arti della memoria». [...] L'atrofia della memoria è la caratteristica precipua dell'educazione e della cultura nella seconda metà del Novecento. [...] Non impariamo più a memoria, «con il cuore». Gli spazi interiori sono muti o intasati di banalità discordanti.

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