Citazioni sui classici.

  • Aveva letto talmente tanto che come lettore io non potevo neanche accostarmi a lui, ma di regola non prendeva in mano un libro se lo scrittore non era morto da almeno trent'anni. Come fai se no a fidarti? diceva.
    – Con questo non voglio dire che non mi fido della letteratura contemporanea in assoluto. È solo che non vorrei sciupare del tempo prezioso leggendo opere che non hanno ricevuto il battesimo del tempo. (Haruki Murakami)
  • C'è un abisso incolmabile tra il libro che è stato decretato un classico dalla tradizione e il libro (quello stesso libro) che abbiamo fatto nostro per istinto, emozione e comprensione: con esso abbiamo sofferto, abbiamo gioito, l'abbiamo tradotto nella nostra esperienza e, nonostante ci sia giunto tra le mani sommerso da strati di lettura, in fondo siamo noi a scoprirlo per primi, un'esperienza sorprendente e inaspettata [...] Questo modesto ius primae noctis garantisce ai libri che chiamiamo classici la loro unica, utile immortalità. (Alberto Manguel)
  • Ciò che rende tale un classico non è il fatto che venga acclamato dai critici, analizzato dai professori, studiato nei corsi universitari, ma che i lettori, una generazione dopo l'altra, vi traggano piacere e giovamento spirituale. (William Somerset Maugham)
  • Destino di un classico è quello di suscitare perplessità e adeguamenti critici e, nel contempo, vivere per sé aldilà (e spesso aldifuori) della storiella che gli uomini a posteriori raccontano. (Francesco Grisi)
  • È un classico! Ossia è possibile scopiazzarlo senza che se ne risentano né lui né i suoi plagiatori. (Stanisław Jerzy Lec)
  • È una delle sue manie. I grandi classici, intendo [...] Lo sai come è fatto lui, no? Io non leggo contemporanei. Te lo dice sempre. [...] Aldo parte da questa premessa: il nostro tempo su questa terra è limitato. A leggere tutti i libri che sono al mondo io non ce la farò mai. Quindi non voglio perdere tempo a leggere troiate. Allora, se un libro continua ad essere stampato, pubblicato e letto dopo trecento anni da quando è stato scritto, significa che evidentemente dentro c'è qualcosa che vale la pena. Se è uscito indenne da un filtro così lungo, è più difficile che sia un libro inutile. (Marco Malvaldi)
  • I classici sono coloro che non riusciamo a considerare morti, con cui cerchiamo incessantemente il dialogo, interrogandoli prima che su di loro su noi stessi e sul nostro cammino, e soprattutto lasciandoci interrogare da loro. (José Tolentino de Mendonça)
  • I grandi classici, sono sempre degli scrittori "radicali", nel senso più proprio del termine, in quanto, appunto, "vanno alla radice delle cose", esplorano, sommuovono le profondità dell'essere, come un aratro che rovescia le zolle e ne mostra il lato a lungo nascosto. Rappresentare l'essere significa necessariamente tornare verso le origini, rimontare all'indietro o scendere in profondità al di là della civilizzazione. In ogni grande classico l'elemento barbarico, primitivo, è almeno altrettanto forte di quello che esprime la civiltà e la cultura. Dioniso sta dietro ad Apollo, ed è da lui che viene la forza primigenia del grande autore: prima di prender forma, prima di assumere l'involucro armonico che più facilmente scorgiamo, c'è uno sconvolgimento tellurico che cambia la forma del territorio e inonda di lava gli ordinati assetti dei letterati comuni, dei prosecutori, dei continuatori e degli esegeti. Chi vede solo Apollo, vede solo una metà del classico, e non sempre quella più significativa. In conclusione, niente è meno imitabile del processo attraverso il quale il grande classico arriva a costruire la sua opera. Secondo la nostra ottica, infatti, grande classico è l'artista che, per costruire un ordine, deve necessariamente spazzarne via molti altri. Di conseguenza, ciò che lui fa è talmente specifico e peculiare da non poter essere mai veramente ripetuto. (Alberto Asor Rosa)
  • Io penso che una persona intelligente e moderna deve leggere i classici in generale con un certo «distacco», cioè solo per i loro valori estetici, mentre l'«amore» implica adesione al contenuto ideologico della poesia; si ama il «proprio» poeta, si «ammira» l'artista «in generale». (Antonio Gramsci)
  • L'idea della scuola-azienda si contrappone metafisicamente al classico. Classico, infatti, non esprime alcun rimando al passato, tantomeno al morto passato, bensì il più fiero contrasto al modo, all'ora. Classico è ciò che attualmente non è moda, non è il ritornello dell'ora; esso porta in sé un timbro di battaglia, un'esigenza di contra-dizione. (Massimo Cacciari)
  • La classicità non è la serie dei nostri grandi libri, che certo aiutano a meglio intender l'uomo: è un modo di sentire e di pensare, mutando la meraviglia in forma oggettiva. (Francesco Flora)
  • La verità è che solo gli scrittori mediocri sono tranquillizzanti. [...] io penso che la nozione di classico – ordine, regolarità, imitabilità – sia stata "inventata" allo scopo di tranquillizzare i lettori, perché in realtà le grandi opere, se lette con abbandono, incutono timore, suscitano paura, e perciò gli uomini o allontanano da loro lo sguardo oppure trovano il modo di sistemarle dentro nicchie rassicuranti. Funzioni sociali specifiche sono state via via costruite a tale scopo: grammatici e critici non hanno fatto per secoli che lavorare a questo fine, e il lettore, nella grande maggioranza dei casi, deve lavorare controcorrente per recuperare il senso originario del classico. Solo superando tale diaframma, si recupera quel "turbamento", che la grande opera, originariamente, ha dovuto produrre per nascere. L'uomo che legga queste opere senza provare tale "sgomento", dimostra di avere una corteccia tanto dura, che quella lettura, comunque, non potrà giovargli affatto. (Alberto Asor Rosa)
  • Nei confronti degli scrittori classici del Siglo de oro Tomás Wong aveva un atteggiamento di diffidenza. Il fatto che qualcuno avesse deciso che erano classici lo rendeva nervoso. Essere classico era una specie di malattia che guastava la buona letteratura, ne faceva l'oggeto di studio di studienti e di opere di eruditi, e la letteratura era qualcosa che doveva entrare senza mediazioni, senza intermediari, tra lettore e autore, possibilmente entrambi in condizioni di solitudine. (Paco Ignacio Taibo II)
  • Ogni generazione deve reinventare i classici. Io credo che ogni generazione debba assumersi la responsabilità di impegnarsi in questa reinvenzione. (Simon Critchley)
  • Ogni nuovo libro danneggia quelli già usciti. Che rimorso, rubare un solo lettore ai classici. (Marcello Marchesi)
  • Per il vero umanista, l'autore classico non è certo uno la cui opera si possa comprendere meglio di quanto egli stesso l'abbia compresa. Per l'umanista, cosa che non bisogna mai dimenticare, lo scopo supremo non è, originariamente, quello di "comprendere" i modelli classici, ma di uguagliarli o di superarli. Il filologo non è dunque legato ai suoi modelli anzitutto solo come interprete, ma come imitatore, quando non addirittura come rivale. (Hans-Georg Gadamer)
  • Qualsiasi lettura completa di un testo tratto dal proprio passato linguistico e letterario è un atto multiplo di traduzione. (George Steiner)
  • Quando uno scrittore diventa un classico non c'è più bisogno di leggerlo: basta citarlo. (Roberto Gervaso)
  • Quando rileggi un classico non si coglie niente di più del libro rispetto ad una precedente lettura; ma vedi in te stesso più di ciò che c'era prima. (Clifton Fadiman)
  • Sto iniziando a sentirmi classico. Tutti mi conoscono, nessuno mi legge. (Valeriu Butulescu)
  • Un classico è qualcosa che tutti vorrebbero aver letto ma che nessuno vuole leggere. (Mark Twain)
  • Un classico è un libro che non deve essere scritto di nuovo. (Carl Clinton Van Doren)
  • Un grande classico è uno scrittore che si può lodare senza averlo letto. (Gilbert Keith Chesterton)

Italo Calvino modifica

  • Chiamasi classico un libro che si configura come equivalente dell'universo, al pari degli antichi talismani.
  • D'un classico ogni prima lettura è in realtà una rilettura.
  • D'un classico ogni rilettura è una lettura di scoperta come la prima.
  • È classico ciò che persiste come rumore di fondo anche là dove l'attualità più incompatibile fa da padrona.
  • È classico ciò che tende a relegare l'attualità al rango di rumore di fondo, ma nello stesso tempo di questo rumore di fondo non può fare a meno.
  • I classici sono libri che esercitano un'influenza particolare sia quando s'impongono come indimenticabili, sia quando si nascondono nelle pieghe della memoria mimetizzandosi da inconscio collettivo o individuale.
  • I classici sono libri che quanto più si crede di conoscerli per sentito dire, tanto più quando si leggono davvero si trovano nuovi, inaspettati, inediti.
  • I classici sono quei libri che ci arrivano portando su di sé la traccia delle letture che hanno preceduto la nostra e dietro di sé la traccia che hanno lasciato nella cultura o nelle culture che hanno attraversato (o più semplicemente nel linguaggio o nel costume).
  • Il «tuo» classico è quello che non può esserti indifferente e che ti serve per definire te stesso in rapporto e magari in contrasto con lui.
  • I classici sono quei libri di cui si sente dire di solito: «Sto rileggendo...» e mai «Sto leggendo...».
  • Si dicono classici quei libri che costituiscono una ricchezza per chi li ha letti e amati; ma costituiscono una ricchezza non minore per chi si riserba la fortuna di leggerli per la prima volta nelle condizioni migliori per gustarli.
  • Un classico è un libro che non ha mai finito di dire quel che ha da dire.
  • Un classico è un'opera che provoca incessantemente un pulviscolo di discorsi critici su di sé, ma continuamente se li scrolla di dosso.
  • Un classico è un libro che viene prima di altri classici; ma chi ha letto prima gli altri e poi legge quello, riconosce subito il suo posto nella genealogia.

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