Vladimir Kara-Murza

politico russo

Vladimir Vladimirovič Kara-Murza (1981 – vivente), politico russo.

Kara-Murza nel 2017

Citazioni di Vladimir Kara-Murza

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Intervista di Pierre Ograbek sulle elezioni presidenziali in Russia del 2018, Rsi.ch, 16 marzo 2018.

  • Putin sarà il nuovo presidente. È al potere da 18 anni. 18 anni! C’è un’intera nuova generazione di russi nati sotto Vladimir Putin. Coloro che andranno ora a votare per la prima volta sono proprio quelli nati sotto Putin. Certo, quando oggi si parla di elezioni in Russia bisogna mettere la parola "elezioni" tra virgolette: non hanno nulla a che vedere con una vera procedura democratica.
  • [«È innegabile [...] che in Russia Putin goda di un notevole sostegno»] Credo sia molto importante ricordarsi che questa popolarità supposta del signor Putin non è mai stata verificata e confermata da un’elezione libera e democratica, contro dei veri oppositori.
  • Il regime di Putin non è al potere grazie al popolo russo, non ha un mandato democratico ricevuto dal popolo. È per questo che sempre più persone scendono per le strade a protestare contro il regime. È il solo modo per esprimersi, per opporsi al Governo: non abbiamo delle vere elezioni, tutti i canali televisivi sono controllati dallo Stato, il Parlamento è solo di facciata, non c’è una vera opposizione. Chi si oppone a Putin finisce in prigione.
  • Non si può fare il confronto tra le manifestazioni in Svizzera e in Russia: voi non rischiate niente se andate a manifestare contro il Governo. In Russia invece potete perdere il lavoro, essere espulsi dall’università, avere problemi con la giustizia e la Polizia, potete essere incarcerati (come capitato a molti). Quindi ci vuole parecchio coraggio per protestare apertamente.
  • [Su Aleksej Naval'nyj] Il suo solo errore è quello di opporsi a Vladimir Putin. Evidentemente non è un errore, lo fa apposta.
  • A tutti coloro che sostengono che Vladimir Putin è così popolare io chiedo una sola cosa: perché un capo di Stato così popolare ha così paura di un’elezione libera?
  • Al momento in cui il regime di Putin perderà il potere sarà troppo tardi per sedersi e pensare a cosa occorre fare. Bisogna pensarci ora.
  • Dopo quanto mi è successo valuto ancora meglio i rischi. Non ho dubbi sull'origine: c'è la firma dei sevizi di sicurezza interna russi, l'ex KGB. Per decenni ha avvelenato degli oppositori politici, sia all’interno che all'esterno del paese. È chiaro che si è trattato di una rappresaglia per la mia attività politica nell’opposizione russa. Hanno utilizzato una sostanza tossica molto forte: ero in coma, molti organi non funzionavano più, secondo i medici avevo il 5% delle possibilità di sopravvivere. Non era un avvertimento, era per uccidere. Una sostanza molto sofisticata: i dottori non sanno cosa fosse. La diagnosi ufficiale dell’ospedale di Mosca dice: "sostanza tossica sconosciuta". La conclusione evidente: è opera di persone legate in un modo o nell’altro ai servizi di sicurezza interni russi.
  • La Russia è un paese europeo. Non è normale ritrovarsi con una dittatura in Europa, nel XXI° secolo.
  • [«Rischiate di essere manipolati da Washington?»] Non c’è alcun rischio. Ma è quanto dice la propaganda del Cremlino: dice che tutti noi oppositori siamo agenti statunitensi, agenti stranieri. Evidentemente sono delle bugie. Spetta soltanto a noi, cittadini russi (e non agli americani o ad altri) cambiare la situazione in Russia. L'unica cosa che chiediamo all'Occidente, compresi gli Stati Uniti e la Svizzera, è di mantenere i propri principi.
  • [Sugli oligarchi russi] Non è normale che delle persone che vìolano i principi della società democratica in Russia vogliano godere dei privilegi delle società democratiche occidentali, poiché mandano i loro figli nelle scuole occidentali, depositano i loro soldi nelle banche occidentali, acquistano case e vetture nei paesi occidentali. È un'enorme ipocrisia da parte di quelle persone, ma anche da parte dei paesi occidentali che li accettano.

Intervista di Gianni Vernetti, Lastampa.it, 3 luglio 2019.

  • La storia di questi ultimi due secoli ci insegna che l'unico modello in grado di garantire sviluppo, benessere ed una dignitosa vita umana è quello che si fonda sul rispetto dello stato di diritto, sulla piena libertà politica e sul rispetto dei diritti di ogni individuo. Questo è il modello della "democrazia liberale" inviso a Putin che ha trasformato la Russia da una democrazia imperfetta com’era, in una perfetta dittatura.
  • Non so esattamente che cosa Salvini ammiri del Presidente Putin: forse le centinaia di prigionieri politici o il fatto che il più importante leader dell’opposizione, Boris Nemtsov, sia stato ucciso a pochi metri dal Cremlino?
  • Le forze sovraniste e l’estrema destra europea stanno dando qualcosa a Putin che gli mancava da tempo: una nuova legittimazione internazionale.
  • La fuga di Yanukovych nel 2014 e l’esperimento democratico di Piazza Maidan, con migliaia di giovani che chiedevano più Europa, più Occidente, più democrazia sono stati un evento catastrofico per Putin. Ucraina e Russia sono molto vicine: lingua, cultura, identità e secoli di storia condivisa. Per questo motivo Putin ha temuto più di ogni altra cosa il "contagio democratico": se l’esperimento avesse avuto successo a Kiev, la tappa successiva avrebbe potuto essere Mosca. Quindi la reazione è stata durissima: la guerra nel Donbass, l'annessione della Crimea ed oggi il rilascio dei passaporti ai cittadini ucraini di lingua russa.
  • Tutta l'ideologia anti-europea, anti-liberale ed anti-occidentale di Putin è anacronistica e sbagliata. La Russia da sola potrà essere soltanto, ben che vada, un "junior partner" del colosso cinese.
  • Non dimentichiamo che nell'agosto del 1991, uno dei regimi più repressivi della storia, l'Unione Sovietica, cadde in soli tre giorni. E solo in questi ultimi due anni centinaia di migliaia di giovanissimi sono scesi in piazza sfidando i divieti delle autorità contro la corruzione, gli abusi di potere, contro l’autoritarismo di Putin e del suo regime. Si, un futuro democratico in Russia è certamente possibile.

Intervista di Sabrina Pisu, Espresso.repubblica.it, 14 giugno 2021.

  • La parola "estremista" nel vocabolario del Cremlino indica, infatti, chiunque si opponga a Vladimir Putin e al suo sistema di potere corrotto, autoritario e cleptocratico. Imbavagliare, intimidire, imprigionare o uccidere gli oppositori.
  • Il problema crescente per Putin è che tanti russi, soprattutto giovani, sono stufi non solo di un sistema arretrato e autoritario, che non dà speranza e prospettive, ma anche di vedere la stessa faccia da venti anni. [...] Il regime è nel panico, disperato. I russi sono pronti a votare chiunque non sia il candidato sostenuto dal Cremlino.
  • Il mio dovere è lavorare perché sia sempre più vicino il giorno in cui la Russia diventerà, come ha detto Navalny, "un normale paese europeo". E non ho dubbi che succederà. Milioni di persone nel mio paese lo vogliono.
  • Il punto è che Navalny non dovrebbe essere in prigione: è ancora illegalmente, ingiustamente, per motivi politici, incarcerato dal regime del Cremlino. Non è colpevole di nulla se non di essere un avversario politico di Putin, che sta violando non solo la legislazione russa, ma anche gli impegni internazionali assunti dalla Russia come Stato membro del Consiglio d'Europa, che ha aderito alla Convenzione Europea dei diritti dell'uomo. Navalny, va ricordato, è solo uno dei quasi 400 prigionieri politici oggi in Russia, in carcere per aver osato intralciare il cammino di Putin.
  • L'attenzione internazionale è, a volte, l'unica difesa per chi è perseguitato da regimi autoritari.
  • Non ho avuto mai dubbi che sarei rimasto in Russia. E che Navalny avrebbe fatto lo stesso. Arrenderci e scappare sarebbe il regalo più grande per il Cremlino, è quello che vuole. Non lo faremo mai.

Sull'invasione russa dell'Ucraina del 2022, Internazionale.it, 24 febbraio 2022.

  • È difficile dire se l’opposizione interna alla guerra possa avere qualche effetto concreto. Ma di certo gli esponenti dell’élite culturale russa che alzano la voce contro l'ennesima aggressione del Cremlino stanno difendendo l'onore della nazione come fecero i sette manifestanti che nell'agosto 1968 protestarono sulla piazza Rossa contro l'invasione sovietica della Cecoslovacchia.
  • Attaccando l'Ucraina, Putin correrebbe un rischio. In passato i leader russi non hanno avuto molto successo con le "piccole guerre vittoriose" lanciate per scopi di politica interna: dalle disastrose campagne del regime zarista in Crimea e in Giappone nell'ottocento e all'inizio del novecento fino all'invasione dell'Afghanistan negli ultimi anni dell'Unione Sovietica. Il risultato di solito è l'opposto di quello sperato.
  • Per un leader come Putin, ossessionato dalla storia russa, sarebbe una beffa inciampare in uno degli errori più comuni della tradizione politica nazionale.

Discorso pronunciato prima dell'arresto, 15 marzo 2022; citato e tradotto ne Ilfoglio.it, 17 aprile 2023.

  • Yuri Andropov era una persona che simboleggiava e incarnava il peggio del peggio della repressione politica post staliniana nell'Unione sovietica. Fu tra gli organizzatori dell'invasione sovietica dell'Ungheria nel 1956. È stato uno che per anni ha dato priorità all'individuazione e al perseguimento dei dissidenti politici in Unione sovietica. Una delle cose che fece fu istituire un'orribile pratica di psichiatria punitiva. I dissidenti, persone che si opponevano al regime comunista, venivano confinati con la forza in istituti psichiatrici, dichiarati pazzi mentali e tenuti lì in condizioni di tortura per anni e anni. È a quest'uomo che Vladimir Putin ha dedicato una targa commemorativa nel dicembre 1999.
  • L'intero modus operandi del regime di Putin è che le persone intorno a lui, non dimentichiamolo mai, non è solo un regime autocratico, è anche un regime cleptocratico, dalla classica definizione greca della parola "governato dai ladri"; quei ladri vogliono rubare in Russia e poi spendere e nascondere il denaro rubato in occidente, dove hanno i loro yacht, le loro ville, i loro conti bancari, o molto spesso le loro famiglie. Per anni e anni, i paesi occidentali hanno permesso che ciò accadesse.
  • Per anni, Boris Nemtsov ha chiesto ai paesi occidentali di imporre sanzioni personali di alto livello contro i compari e gli oligarchi di Putin. Ma molti nel mondo occidentale hanno scelto di voltarsi dall'altra parte. Non sono solo un politico, ma anche uno storico per formazione, e una cosa che sappiamo dalla storia è come finisce l'acquiescenza nei confronti dei dittatori: finisce sempre allo stesso modo. Vorrei che ci fossimo sbagliati su questo punto, ma oggi tutto il mondo vede ciò che il regime di Putin sta facendo all'Ucraina.
  • Molto spesso, le persone in occidente vedono solo il lato ufficiale. Vedono Putin, la repressione, le azioni aggressive e la guerra in corso. Molto spesso si perde di vista l'altra faccia della Russia. L'altra faccia, ovviamente, è che nel mio paese ci sono milioni di persone che rifiutano e dissentono radicalmente da tutto ciò che il regime di Putin rappresenta, dalla cleptocrazia agli abusi, alle repressioni e ai crimini contro l’umanità che vengono commessi.
  • Un sacerdote ortodosso russo è stato arrestato dopo aver lasciato la sua chiesa dopo essersi espresso contro la guerra nel suo sermone. Dopo la funzione domenicale nella sua chiesa nella regione di Kostroma, ha ricordato alla gente il sesto comandamento, "non uccidere". Per questo, è stato arrestato e portato alla stazione di polizia, incriminato e multato in base al nuovo reato amministrativo di "discredito dei servizi armati della Federazione russa". Quindi, se reciti un comandamento biblico, stai screditando le forze armate; questa è la realtà orwelliana che il regime di Vladimir Putin ha creato nel nostro paese.
  • [Sul putsch di agosto] I cittadini russi, i moscoviti che rifiutarono il colpo di stato, non erano armati di nulla se non della loro dignità e della loro determinazione a difendere la libertà. Sono scesi in strada a migliaia, poi a decine di migliaia e infine a centinaia di migliaia, e si sono letteralmente piazzati davanti ai carri armati. Poi i carri armati si fermarono e si allontanarono. Questo è stato il mio primo ricordo politico consapevole. Avevo dieci anni all'epoca e questa lezione mi accompagnerà per tutto il tempo in cui vivrò. Quando un numero sufficiente di persone nella società è disposto ad alzarsi in piedi, a porre fine alla repressione, a difendere la propria dignità, i propri diritti, la propria libertà, tutta l'apparente forza delle dittature diventa impotente.
  • Sappiamo che arriverà un giorno in cui la Russia diventerà un normale paese europeo. Credo sia nell'interesse, non solo di noi russi ma anche di tutti voi della comunità internazionale, avere a Mosca un governo che rispetti i diritti e le libertà del proprio popolo e che si comporti da cittadino responsabile sulla scena internazionale. Sappiamo che quel giorno arriverà e tutto ciò che facciamo nel movimento di opposizione russo ha come obiettivo quello di cercare di avvicinarsi a quel giorno.

Intervista di Elena Servettaz, Swissinfo.ch, 29 settembre 2022.

  • In Occidente attualmente si parla molto della "responsabilità collettiva" dei russi per l'aggressione di Putin all'Ucraina. L'idea di "responsabilità collettiva" però è sbagliata, soprattutto dal punto di vista di chi come me oggi è in carcere perché si è espresso apertamente contro la guerra. Non dobbiamo dimenticare che nei giorni seguenti il 24 febbraio sono state arrestate più di 16'400 persone durante le manifestazioni contro la guerra.
  • Ai funzionari e agli oligarchi di Putin è stato permesso di sfruttare i Paesi occidentali e la Svizzera non era di certo il più detestato, in quanto cuore bancario dell'Europa. Lì hanno potuto accumulare il denaro rubato ai contribuenti russi. Coloro che frequentano il Cremlino e gli ambienti ad esso vicini, da tempo si sono abituati a rubare in Russia e a spendere in Occidente. I Paesi democratici che hanno permesso tutto ciò hanno finito per diventare complici.
  • Le svolte in Russia avvengono spesso in modo repentino e inaspettato, come nel 1905, nel 1917 o nel 1991. Oggi dobbiamo già pensare al futuro. Il regime di Putin non sarà eterno e quando giungerà al termine sarà importante che vengano ripristinate la democrazia e la libertà economica. La Russia dovrà tornare a essere integrata nelle strutture europee e nella comunità internazionale. Continuo a credere nell'ideale di un'Europa libera, unita e pacifica. Ciò però sarà possibile solo se vi prenderà parte una Russia libera e democratica.

Intervista di Sabrina Pisu, febbraio 2023; Lespresso.it, 7 maggio 2024.

  • Ricevo lettere da tutta la Russia, persone che vogliono esprimere solidarietà e sostegno per la mia posizione contro Putin e contro la guerra. Mi ricordano quello che ho sempre saputo: quante persone belle, perbene e con vedute democratiche ci sono in Russia e quanto sia falsa la propaganda ufficiale del Cremlino sul "sostegno universale" al regime e alla guerra.
  • Per me il movimento dissidente sovietico offre una lezione di grande speranza e ottimismo: per quanto forti siano le forze della tirannia, alla fine la verità, la dignità e le convinzioni ne escono più forti. Come amava dire un dissidente sovietico: la notte è più buia prima dell'alba.
  • Il Comitato investigativo russo mi ha proibito di telefonare ai miei figli sostenendo che questo potrebbe "minacciare l'indagine". E questo la dice lunga di un regime che parla di "valori familiari".
  • Una caratteristica della società russa è che, per quanto bui siano i tempi e per quanto forte sia la repressione, ci sono sempre persone disposte a difendere quello che è giusto. La mia speranza è che quando le persone nel mondo libero pensano e parlano della Russia, ricordino non solo gli abusi, gli aggressori e i cleptocrati che siedono al Cremlino, ma anche coloro che si oppongono a loro. Anche noi siamo russi.
  • Putin è al potere da più di due decenni segnati da guerre. È arrivato al Cremlino come conseguenza della brutale guerra in Cecenia. Poi la distruzione dei media indipendenti, del pluralismo politico, delle libere elezioni e dei diritti civili. Quindi l'invasione della Georgia, l'annessione della Crimea, la prima incursione nell'Ucraina orientale, il bombardamento della Siria. Ora un attacco su vasta scala all'Ucraina, con crimini contro l'umanità nel mezzo dell'Europa. Non si fermerà finché rimarrà al potere. Anni di pacificazione occidentale nei confronti di Putin ci hanno portato a questo.
  • Quelli di noi che sono in prigione per aver parlato contro la guerra sono più liberi di quelli fuori che sono costretti a difenderla pubblicamente.

Messaggio aperto lanciato prima della sentenza, 10 aprile 2023.

  • A pentirsi di quanto hanno fatto dovrebbero essere i criminali. Io sono in carcere per le mie idee politiche. Per essermi espresso contro la guerra in Ucraina. Per avere osteggiato per anni la dittatura di Putin. Per avere chiesto sanzioni internazionali ad personam ai sensi della legge Magnitskij contro chi viola i diritti umani. E non solo non mi pento di nulla di tutto questo, ma ne sono persino orgoglioso.
  • Nelle loro ultime dichiarazioni di solito gli imputati chiedono di essere assolti. E l'assoluzione sarebbe anche l'unico verdetto giuridicamente plausibile per chi non ha commesso alcun reato. Io, però, non ho nulla da chiedere a questa corte. So già quale sarà il mio verdetto. Lo so dall'anno scorso, da quando nello specchietto retrovisore ho visto degli uomini in uniforme nera, mascherati, che inseguivano la mia auto.
  • So [...] che verrà il giorno in cui le tenebre che incombono sul nostro Paese si dissolveranno. Il giorno in cui si potrà dire nero al nero e bianco al bianco, in cui anche ufficialmente si ammetterà che due per due fa ancora quattro, in cui la guerra sarà guerra e un usurpatore potrà essere detto tale, e in cui i veri criminali saranno coloro che questa guerra l'hanno istigata e scatenata, e non chi ha cercato di fermarla.
  • Anche oggi, anche nelle tenebre che ci circondano, anche da dentro la gabbia in cui mi trovo, io amo il mio Paese e credo nella sua gente.

Intervista di Federico Fubini, corriere.it, 29 giugno 2023.

  • Nel caso della mia sindrome, la legge russa proibirebbe la detenzione. Ma ai prigionieri politici la legge non si applica.
  • Qualsiasi regime autoritario sente la sua mancanza di legittimità, perché non ha un vero mandato elettorale. Il regime di Vladimir Putin non fa eccezione. Può mantenere il potere solo con la censura, la repressione e la paura. Quindi chi dice la verità sulla corruzione, sugli abusi, sulla guerra rappresenta il pericolo maggiore, perché smaschera questa cleptocrazia autoritaria e aggressiva. Putin farà di tutto per far tacere queste voci.
  • Per anni, gli agenti del Cremlino hanno rubato in Russia e speso o nascosto il denaro in Occidente. E per anni i Paesi occidentali lo hanno permesso. Sono fiero di aver avuto un ruolo nell'approvazione dei "Magnitsky Act" in diversi Paesi occidentali, più di 30, che hanno posto fine a questa ipocrisia imponendo il blocco dei visti e il congelamento dei beni. Queste leggi sono pro russe, perché introducono un po' di trasparenza e di responsabilità per coloro che violano i diritti dei cittadini e saccheggiano le risorse dei contribuenti russi. Sono molto efficaci. Non sorprende che il Cremlino non abbia gradito.
  • I processi teatrali di Stalin negli anni '30 erano condotti in pubblico. Il mio invece è stato sempre coperto e anche il giorno del verdetto l'aula era piena di un "pubblico" preselezionato, mentre i miei amici e colleghi, i giornalisti indipendenti e i diplomatici occidentali sono stati tenuti fuori.
  • La macchina propagandistica del Cremlino sta facendo di tutto per fingere che tutti in Russia sostengano la guerra e Putin. Ma il fatto che tanti nel Paese — politici, artisti, giornalisti, sacerdoti, avvocati, insegnanti, persino ufficiali di polizia e militari — si siano pronunciati contro la guerra, spesso a costo del carcere, dimostra quanto poco valga questa propaganda.
  • Putin l'ha già persa [la guerra] quando non solo non ha distrutto lo Stato ucraino indipendente come voleva, ma ha coalizzato l'intero mondo civilizzato a sostegno di Kiev. Il regime di Putin finirà con questa guerra, è solo questione di tempo. E la Russia avrà un'opportunità di cambiare. È nostra responsabilità usarla con saggezza. Dobbiamo imparare dalla fallimentare transizione post comunista degli anni '90 e assicurarci che la Russia post Putin faccia pienamente i conti con il passato, in modo che il passato non si ripeta mai più.
  • Il regalo più grande che gli oppositori del regime di Putin potrebbero fargli sarebbe fare le valigie e andarsene. Non voglio far loro questo regalo. La Russia è il mio Paese. che se ne vadano loro, se vogliono.

Intervista di Marija Voloch, Poligon Media, 27 giugno 2023; tradotto in huffingtonpost.it, 30 giugno 2023.

  • La polineuropatia che ho alle gambe e alle mani è la conseguenza dei due avvelenamenti. Dopo il primo ho dovuto reimparare a camminare, poi ho usato il bastone per un anno.
  • La paura è un lusso che un politico dell'opposizione non può permettersi, in Russia.
  • Molti anni fa, mentre giravo Hanno scelto la libertà, un documentario sui dissidenti sovietici, chiesi a Vladimir Bukovskij che cosa lo aveva aiutato a resistere e a non cedere allo sconforto e alla paura nelle prigioni e nei campi. Mi rispose: "La consapevolezza di essere nel giusto. Se sai di essere nel giusto, la paura sparisce". Ora so cosa intendeva.
  • Un politico non può esporsi "da remoto". Se sei lontano, in un posto sicuro, non puoi criticare il potere e invitare la gente a lottare contro un regime autoritario. O per lo meno io non credo di avere il diritto morale di farlo. È una questione di etica e di responsabilità, soprattutto per un personaggio pubblico.
  • Michail Chodorkovskij è tornato in Russia nell'autunno del 2003, Boris Nemtsov nella primavera del 2014 e Aleksej Naval'nyj nell'inverno del 2021, tutti pienamente consapevoli dei rischi che avrebbero corso. Ma sentivano forte la responsabilità verso il Paese e verso la loro coscienza.
  • Mi è stato vietato di chiamare mia moglie e i miei figli per un anno e due mesi, dall'aprile 2022 al giugno 2023. Prima dal Comitato Investigativo, poi dal Tribunale di Mosca. È l'ennesimo, amatissimo uso sovietico: non si puniscono solo i "nemici", ma anche le loro famiglie. Una pratica che viene applicata di frequente ai prigionieri politici.
  • Tutto questo è già successo, nel nostro Paese, ed è finito. Finirà anche questa volta, e sappiamo persino come, più o meno. Nessuno è mai riuscito ad abrogare le leggi della storia.
  • [...] Miljukov era soprattutto uno storico molto profondo e serio. I suoi Saggi sono una panoramica fondamentale della storia culturale, spirituale, socio-economica, militare, sociale e politica del nostro Paese negli ultimi dieci secoli. E spiegano molte cose, anche dei giorni nostri.
  • In cella la TV è accesa dalla mattina alla sera. E fa paura. Fa paura pensare che gran parte della popolazione del nostro Paese vive in una bolla di propaganda, con livelli impressionanti di odio, aggressività, isteria, bugie mostruose e istigazione alla violenza. Chi collabora a tutto questo è chiaramente un criminale. E quando tutto sarà finito, dovrà essere processato come accadde ai loro omologhi nazisti a Norimberga, o ai capi ruandesi di Radio Télévision Libre des Mille Collines, chiamati a rispondere delle loro azioni al Tribunale internazionale delle Nazioni Unite.
  • So (e vedo dalle lettere che ricevo) che molti sono sconfortati e hanno perso il senso del futuro e della prospettiva. Amici, no!, non fatelo! Tutto questo finirà, e pure in un futuro abbastanza prossimo. E non è né fede cieca, né ottimismo ingenuo: è la storia che ho studiato. Stiamo vivendo un periodo storico che il nostro Paese ha già vissuto altre volte: nei "sette anni tristi" della fine del regno di Nicola I, negli ultimi anni prima della morte di Stalin, negli anni Ottanta. La stessa combinazione perniciosa di reazione interna e isolamento internazionale. Sappiamo anche, però, come tutti quei periodi sono finiti. Qualcosa cambierà, e non ci vorrà molto. Ed è importante farsi trovare pronti per non perdere l'opportunità di fare tutto ciò che serve, questa volta, per sottrarci al solito circolo vizioso e costruire finalmente un Paese libero, moderno ed europeo, che non sia più una minaccia per i suoi cittadini o per il mondo che lo circonda. Credo fermamente che ci riusciremo. E io stesso farò tutto ciò che è in mio potere perché questo accada.

Lettera inviata nel dicembre 2023; Avvenire.it, 1 febbraio 2024.

  • Non ci sono vere elezioni nel nostro Paese da molti anni – l'ultima volta che si è svolto qualcosa di simile a una competizione elettorale è stato negli anni 1999-2000 (non è la mia opinione, sono le conclusioni degli osservatori dell'Osce). Tutto ciò che è seguito è stato solo la preparazione per la "legittimazione" formale del regime con vari gradi di validazione esterna.
  • [Sulle elezioni presidenziali in Russia del 2024] Pochi, nelle condizioni di dittatura e repressione, sono pronti a parlare pubblicamente o a scendere in piazza, ma tutti possono prendere la propria scheda elettorale, cancellare tutti i candidati Z e scrivervi sopra "No" [...]. E anche questo sarà un atto civile [...].
  • Ultimamente nella nostra società si discute molto degli errori degli anni '90 e sulle ragioni del fallimento dell'esperimento democratico. A mio avviso, l'errore più importante, che ha predeterminato tutto ciò che sta accadendo oggi, è il rifiuto di giudicare e condannare pienamente i crimini del periodo sovietico. Dopo il crollo del regime sovietico, era di vitale importanza aprire gli archivi, condannare i crimini del Pcus e del Kgb a livello statale, assicurare alla giustizia coloro che hanno commesso questi crimini e, attraverso la Lustration law, difendere la giovane democrazia dalla possibilità di rivalsa da parte degli attuatori delle precedenti politiche repressive.
  • Molti Paesi post-totalitari – la Germania dopo il nazismo, il Sudafrica dopo l'apartheid, gli Stati latinoamericani dopo le dittature militari – hanno attraversato questo percorso di presa di coscienza nazionale e di moralizzazione della società in una forma o nell'altra. I Paesi dell'Europa centrale e orientale hanno fatto lo stesso dopo la caduta del comunismo. In Russia questo è stato poi proposto dai leader più lungimiranti del movimento democratico: Vladimir Bukovsky e Galina Starovoitova. Ma l'inerzia dell'apparato burocratico e l'opposizione delle parti interessate nel governo e nelle forze di sicurezza si sono rivelate più forti. «Perché fomentare il passato, non c'è bisogno di una caccia alle streghe», spiegarono gli allora funzionari nelle conversazioni con Bukovsky. «Allora le streghe torneranno e inizieranno a darti la caccia», rispose. E, ovviamente, si è scoperto che aveva ragione.

Repubblica.it, 21 febbraio 2024.

  • Vladimir Putin è personalmente responsabile della morte di Aleksej Navalny. Perché Aleksej era il suo prigioniero personale. E solo su suo ordine personale potevano agire gli avvelenatori del Secondo servizio dell’Fsb, investigatori, pubblici ministeri e giudici che sbrigavano fascicoli giudiziari e sentenze; alti gradi carcerari che creavano condizioni da tortura.
  • Quest'uomo ha portato con sé la morte per tutti i 25 anni del suo potere, a partire proprio da quell'autunno in cui di notte furono fatte saltare in aria persone pacifiche che dormivano nei loro appartamenti.
  • Muoiono i migliori: i più coraggiosi, i più sinceri, i più appassionati.

Articolo firmato per il Washington Post; citato ne Lastampa.it, 12 marzo 2024.

  • I leader occidentali parlano spesso della loro determinazione a rispondere al Cremlino. A volte lo strumento più potente è semplicemente quello di dire la verità [...]. Putin non è un presidente eletto legittimamente. È un dittatore e un usurpatore. È il momento che il mondo lo dica.
  • In molti si chiedono perché i dittatori perdono tempo per organizzare "elezioni" in cui tutti sanno che sono una messa in scena, un rituale senza senso. Ma nel 21esimo secolo, l'unica fonte ampiamente accettata di legittimità per qualsiasi governo arriva in forma di scheda elettorale e anche i regimi che non hanno una legittimità reale sentono il bisogno di creare una apparenza di legittimità
  • Secondo le stime più caute, i detenuti politici in Russia sono centinaia, mentre il numero totale di russi che hanno affrontato condanne amministrative o penali dal 2018 per aver esercitato il loro diritto alla libertà di parola sono 116mila, secondo una recente inchiesta giornalistica. Ci sono stati più processi politici nell'ultimo mandato di Putin che sotto i leader sovietici Nikita Krushchev e Leonid Brezhnev insieme.

Citazioni su Vladimir Kara-Murza

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  • Dall'inizio dell'operazione militare speciale la vita dei giornalisti indipendenti in Russia è diventata difficile. Per esempio, il 22 aprile Vladimir Kara-Murza, giornalista e politico che supporta il Sergej Magnitskij Act, già avvelenato due volte in precedenza, è tornato in Russia dall'America e al suo arrivo è stato arrestato, proprio in virtù della nuova legge sulle fake news, poiché in America parlava delle vittime tra la popolazione civile ucraina. Ora, in Russia, rischia dieci anni di prigione. (Zoja Svetova)
  • Il Cremlino lo odia apertamente perché, insieme a Boris Nemtsov, ha ottenuto l’adozione della legge Magnitskij negli Stati Uniti che ha portato a dolorose sanzioni personali contro persone molto influenti della cerchia di Putin. Le prove di questo odio sono la crudele condanna a 25 anni di carcere e i due attentati alla sua vita. Vladimir si trova ora in una colonia siberiana in condizioni simili alle mie, ma dopo gli avvelenamenti subiti, la sua salute è precaria. Non è esagerato dire che Kara-Murza potrebbe morire o essere ucciso da un momento all’altro. (Il'ja Jašin)
  • Sono preoccupato per Vladimir Kara-Murza.
    Dopo l'assassinio di Naval'nyj si è visto con chiarezza che la vita di ogni prigioniero politico russo è a rischio. Ma il destino di Kara-Murza suscita un'ansia particolare.
    Da un lato, Aleksej e Vladimir sono due figure diversissime. Ma dall'altro, hanno molto più in comune di quanto possa sembrare a un primo sguardo.
    Entrambi hanno causato problemi personali alla cerchia di Putin. Naval'nyj con le sue inchieste anticorruzione e le sue rivelazioni. Kara-Murza con l'attività di lobby in Occidente per l'applicazione di sanzioni individuali.
    Entrambi in Russia sono stati dichiarati de facto nemici dello stato. Naval'nyj era stato incluso nell'elenco dei terroristi e degli estremisti che rappresentano una minaccia per la sicurezza nazionale. Kara-Murza è stato accusato di alto tradimento e un tribunale gli ha inflitto l'inaudita condanna a 25 anni di colonia penale.
    Entrambi sono stati trattati dal sistema carcerario con estrema spietatezza. Aleksej e Vladimir hanno passato lunghi periodi in isolamento, sono stati sottoposti a condizioni detentive al limite della tortura. Entrambi hanno avuto seri problemi di salute.
    Infine, la cosa essenziale: Putin ha già tentato di uccidere entrambi. Naval'nyj e Kara-Murza sono sopravvissuti a tentativi di avvelenamento organizzati dai servizi segreti.
    Capisco che le mie parole siano la voce di uno che grida nel deserto. Ma Vladimir Kara-Murza deve essere salvato. La minaccia alla sua vita non è soltanto reale, è spropositata. (Il'ja Jašin)
  • Davanti ai giudici, Vladimir Kara-Murza ha paragonato il suo processo a quelli dell'epoca staliniana. Di sicuro l’oppositore sa di cosa parla: durante il regno del "piccolo padre dei popoli" due suoi bisnonni furono infatti condannati a morte, mentre suo nonno fu mandato nel gulag.
  • In Russia qualsiasi opposizione alla guerra è severamente punita, ma il governo ha voluto evidentemente trasformare Kaza-Murat in un esempio aumentando considerevolmente il prezzo della sua dissidenza. La giustizia, infatti, ha rincarato la dose accusandolo di "sovversione".
  • Kara-Murza incarna tutto ciò che Putin detesta: è stato giornalista e oppositore politico, è carismatico, parla molte lingue e trova le porte aperte a Washington. Inoltre è in possesso di un secondo passaporto, quello britannico. Insomma è un "cosmopolita", come si diceva ai tempi di Stalin.

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