MotoGP
massima categoria del motomondiale
Citazioni sulla MotoGP, classe del motomondiale disputata dal 2002.
Citazioni
modifica- A fine marzo 2002, il motociclismo cambiava radicalmente: dopo ben cinquantatré stagioni con la cilindrata ferma a 500 centimetri cubi (dal 1949!), la classe regina prendeva il nome di MotoGP e sperimentava una formula inedita: cilindrata 990, ciclo a quattro tempi, sei cilindri al massimo, pesi diversi secondo il frazionamento. Per la prima stagione, tuttavia, le 500 a due tempi sarebbero sopravvissute: senza di loro griglia miserrima. (Nico Cereghini)
- [«Ha mai provato una MotoGP?»] A me piacciono le cose che fanno paura e le moto attuali non mi fanno paura, sono gestite dall'elettronica. Io la chiamo elettronica anti-scemo. [«Cioè?»] D'accordo la sicurezza, ma i piloti sono troppo fighetti. Ormai si rischia più per strada che in pista, pensi che le MotoGP non impennano al cambio di marcia! E quanti drammi se la ruota dietro scivola un po'. Sa che diceva ai miei tempi il meccanico se mi lamentavo per la tenuta? [«Cosa»] "La moto è come una donna: per essere contenta e andar forte deve bere, fumare e muovere il culo". (Marco Lucchinelli)
- Bisogna che ci chiediamo che cosa è, oggi, la MotoGP. Fino alla prima decade, il 2010, è stata uno strumento che la Casa costruttrice aveva a disposizione per studiare cose nuove, per sviluppare la tecnologia che nel medio termine si poteva pensare di usare per la produzione di serie; penso ai consumi, ad esempio. Poi, Dorna ha preso una strada diversa: oggi la MotoGP più che uno sport è uno spettacolo. [...] [«Come si fa, oggi, a fare una moto che vada più forte delle altre?»] Bisogna cercare dei vuoti nel Regolamento, e cercare di sfruttare il tuo vantaggio più che puoi; perché appena dimostri che la tua moto magari domina, e questo altera lo spettacolo, si interviene sul Regolamento Tecnico. [...] Oggi va così. La Dorna non vorrebbe più trovarsi nella situazione in cui un pilota parte, allunga, prende un vantaggio e va a dominare la gara. Perché diventa monotona, come spettacolo, mentre l'obiettivo di Dorna è creare lo spettacolo [...] L'obiettivo è quello: i piloti dovrebbero stare insieme per tutta la gara, per lottare nel finale. È la miglior situazione che può desiderare chi sta davanti alla TV. Ma anche in circuito. Poi, certo, non è sempre possibile [...]. Però il regolamento è fatto per provare ad evitarlo. (Jan Witteveen)
- Fino a ora, in MotoGP abbiamo offerto 40 minuti spettacolari, ma a parte questo non c'è molto. In F1 vedi molta più preparazione: l'avvicinamento all'evento, la gara stessa in cui conta la strategia, che in MotoGP non c'è. (Massimo Rivola)
- In questo mondo mega tecnologico, il miglior sensore che si può incorporare ad un moto è il pilota. Nulla ti può dare più informazioni. In MotoGP hai bisogno di un pilota che sia il più veloce, ma anche il più intelligente. (Filippo Preziosi)
- Io sarei per previlegiare la MotoGP. Non si può pensare di fare sempre di più, bisogna fare meglio. La domenica solo MotoGP. [«Sei l'unico della vecchia scuola, e tra i pochi in assoluto, a dire che la MotoGP dovrebbe prevalere sulle altre classi. Gli altri dicono che è il campionato mondiale, che tutte le gare sono ugualmente importanti»] Sì, sono tutte importanti, ma io la domenica in televisione vorrei vedere soltanto la MotoGP, con tanto spazio per il pre-gara e poi tutto il post-gara. Le altre classi possono fare la loro gara il sabato, la domenica andrebbe riservata alla MotoGP con tutto lo spazio possibile. (Marco Lucchinelli)
- Io sono fermamente convinto che i grandi campioni della MotoGP avrebbero vinto comunque, anche con le due tempi. Un fenomeno è tale sia con una MotoGP che con una 500. Magari gli sarebbe servito un po' più tempo per imparare... se mettessimo Marquez su una 500 avrebbe bisogno di due giorni per adattarsi, ma sarebbe comunque un vincente. È sicuramente vero che le MotoGP a quattro tempi sono più facili, il pilota con un po' meno talento riesce a stare più vicino ai più forti. Ma alla fine è sempre il talento a fare la differenza. Sarebbe bello vedere i piloti di oggi sulle moto di allora: secondo me non tutti potrebbero essere veloci, ma sarebbero in tanti ad andare forte comunque. (Loris Capirossi)
- La MotoGP è allo stesso tempo più facile e più complicata. Non è una moto più facile da guidare, ma è più facile perché hai qualcuno che ti prepara casco e tuta pronta mentre io dovevo fare tutto da me. Quando ci sono 20 piloti in un secondo e mezzo non è facile, ricordo che fra noi in qualifica c'erano 7 secondi di differenza, se non di più. Inoltre le moto sono molto più esigenti dal punto di vista fisico. [...] Non penso che la MotoGP sia più facile da guidare, ma ora ci sono molti meno highside. (Kenny Roberts)
- La MotoGP è il coronamento di tutti gli sforzi che fai come pilota. (Michele Pirro)
- La MotoGP è una fossa dei leoni, ma io voglio starci dentro. (Franco Morbidelli)
- La MotoGP in generale ha bisogno di spazi di fuga non necessariamente più grandi, ma fatti in maniera differente. [...] I piloti di MotoGP sono molto più esigenti dei piloti di Formula 1, perché loro cadono e si rompono le ossa. Hanno un modo di divertirsi nella pista differente: si inclinano, vanno da una parte all'altra, è molto diverso. (Jarno Zaffelli)
- Le MotoGP adesso sono incredibili. La maggior parte delle persone pensano che sia facile guidarle, ma non sono assolutamente d'accordo. Ad oggi abbiamo all'arrivo 12 piloti in 8 secondi e per essere competitivi ogni dettaglio deve essere impeccabile. Ci vuole abilità e tanto coraggio. Tratto i piloti della classe regina col più dovuto rispetto. Davvero. (Steve Parrish)
- Lì se ci arrivi è perché hai manico. (Alessandro Gramigni)
- [Sulla MotoGP degli anni Duemiladieci] L'obiettivo di avere costi ridotti e prestazioni più livellate tra le varie moto è giusto, però, se questi vincoli durassero troppo a lungo, toglierebbero interesse alla Case. Le Case vogliono un campionato che promuova le loro moto e che consenta la crescita dei propri tecnici, quindi bisogna dar sfogo a queste esigenze. Altrimenti si organizza uno show con i team che fanno business, cercando un bilancio attivo, e non il massimo della competitività. (Filippo Preziosi)
- Lo spettacolo offerto dalla MotoGP è palesemente molto più bello di quello offerto dalla F1. (Massimo Rivola)
- [Nel 2023] Nell'attuale MotoGP hai a disposizione un anno, massimo due, per dimostrare quanto vali. Con questa mentalità sono dell'idea che molti giovani verranno sprecati. [...] Purtroppo la MotoGP di oggi è più che mai simile alla Formula 1, dove tutto dipende dal mezzo. Ovviamente il pilota ha ancora più influenza che in F1, infatti Lewis Hamilton non potrà vincere con una Williams. (Remy Gardner)
- Nella MotoGP ogni pilota deve riuscire ad ottenere il meglio dal proprio "pacchetto", non esiste una moto perfetta. (Chris Vermeulen)
- Non è l'organizzatore, non è lo spettacolo offerto è Valentino [Rossi] il fenomeno mondiale che ha trasformato la MotoGP da sport di nicchia a sport planetario. (Giovanni Di Pillo)
- [Nel 2023] Ricordo la prima volta che salii su una MotoGP, era nel 2018, e all'epoca non c'erano né ali, né aiuti, niente! Guidare era più semplice. È stato più difficile perché dovevi stare molto attento all'anteriore in accelerazione. A parità di potenza oggi possiamo andare molto più veloci grazie all'aumento di grip e carico aerodinamico... Possiamo andare sempre più veloci, ma per le sensazioni che il pilota era abituato a provare, ho preferito la vecchia scuola. Perché alla fine lo sforzo fatto dal pilota è stato ripagato. Adesso è diverso. [...] Tutto è migliorato: la moto, il motore, il grip... Sulla maggior parte dei circuiti non ci sono problemi di ruota... Personalmente non mi piace. Oggi è completamente diverso. Ricordo che durante il mio primo anno in MotoGP andavo nel panico ad ogni uscita di curva. Non potevo prepararmi per il turno successivo, non avevo tempo. La ruota anteriore era ancora per aria, dovevo spingere tutto il corpo in avanti per cercare di tenere l'anteriore a terra, ma allo stesso tempo dovevi subito prepararti per la frenata successiva... Ora premi il pulsante e basta... resto seduto dove sono, non ho bisogno di muovermi... [...] È, come dire, troppo facile... La moto aiuta troppo! (Takaaki Nakagami)
- In MotoGP fallisci al 100% se un aspetto della moto non è abbastanza buono. Se qualcosa non è abbastanza buono per ottenere quegli ultimi due decimi, allora non passi dal podio al 7º posto, sei direttamente fuori dai punti: ecco quanto è stretta la forbice. La più piccola debolezza significa che devi attraversare una fase difficile.
- [Nel 2023] Non è un segreto che siamo stati piuttosto critici per quanto concerne lo sviluppo, l'aerodinamica e i dispositivi per regolare l'altezza. Onestamente, per noi non sono non sono un bene per lo sport. Il motore, il telaio e le sospensioni delle MotoGP sono già delle opere d'arte. Ovviamente possiamo aggiungere elementi più strani o di alta tecnologia, ma dobbiamo prestare attenzione a quanto vanno a incidere sui costi e sul rendere lo sport più complicato, perché alla fine dobbiamo attrarre un vasto pubblico e il pubblico vuol vedere i piloti lottare e sfidarsi tra loro in pista, non la battaglia tecnologica tra le Case.
- [Nel 2023] Se hai una buona base sulla moto e un pilota forte in altre discipline, sai già che finirai da qualche parte tra i primi cinque. Nella MotoGP, invece, al momento non è una cosa scontata. Un errore significa che devi lottare per gli ultimi punti.
- [Sulla MotoGP degli anni Duemilaventi] In un team vecchio stile, un pilota dice: "la nostra moto non ha la frenata della Ducati". E la squadra dice all’ingegnere giapponese: "dobbiamo migliorare la frenata". Bene, e poi? Cioè, loro non spiegano come bisogna fare, perciò l'ingegnere non riceve dei dati certi su cui lavorare. Deve cercare un pò da solo la natura del problema lasciando lavorare il Team nella sua routine del weekend. Ma è ben diverso, se si va dall'ingegnere e si dice: "Abbiamo fatto un confronto con la Ducati, in base ai nostri dati e alle nostre analisi abbiamo visto che frena (faccio un esempio, eh) mediamente 7 metri più in giù". E glielo dimostri col conforto dei dati. Quindi si può spiegare, per esempio: "noi riteniamo che probabilmente loro hanno questa differenza tecnica che abbiamo analizzato e che li aiuta, che noi dobbiamo compensare in qualche modo, ma se riusciamo a fare questo anche noi forse ci avvicinano a loro...". Voglio dire che parlando così, è più facile capire i problemi e risolverli. Ma per fare questi discorsi, serve il sostegno di un livello di analisi di alto livello ed ingegneri che li capiscano e sappiano come spiegarsi. [«Quindi il commento del pilota, ritenuto un tempo sacro, non basta più?»] Nella MotoGP di oggi, no. Il pilota va benissimo, perché è lui che guida, però il suo giudizio, la sua sensazione, va sostenuta da dati scientifici più precisi. Diventa solo lo stimolo ad avviare la ricerca. È una "denuncia" poi devono partire le indagini. È questa l'evoluzione. La MotoGP adesso è un ambiente molto più tecnologico, e le nuove tecnologie vanno usate. Perché i piloti dicono sempre le stesse cose: c'è poco grip, non c'è accelerazione, c'è poco feeling in ingresso curva... Ma bisogna capire perché, e oggi questo viene spiegato dall'analisi più seria e sofisticata dei dati. La MotoGP moderna impone che si faccia così, e le Case europee adesso fanno così.
- [Sulla MotoGP degli anni Duemilaventi] Negli ultimi anni le Case italiane sono state più aggressive nella ricerca tecnologica e nello sviluppo di un metodo, mentre quelle giapponesi hanno considerato più che altro il cosiddetto "business standard" come si è sempre fatto storicamente: fare un buon telaio, un buon motore, lavorare sull'elettronica; quindi maneggevolezza, frenata, accelerazione. Invece gli altri, Ducati in testa, si sono spinti più avanti. [...] Le aziende italiane non sono mai contente, continuano a fare ricerca, a cercare nuove idee, a sperimentare, per capire dove si può trovare anche un decimo di secondo. A volte si corrono dei rischi ma ogni decimo di secondo al giro è importante, pensate sulla distanza di una gara! E questa appunto è la mentalità della Formula 1, dove studiano e investono anche per guadagnare mezzo decimo, per risparmiare qualche decina di grammi! [«Quindi siamo entrati in una nuova era»] Infatti il problema delle Case giapponesi è che non hanno perfettamente capito che questa MotoGP non ha nulla a che vedere con quella di venti anni fa. Fino a che i Gran Premi erano un affare tra di loro, cioè tra le aziende giapponesi, lo sviluppo delle moto avveniva secondo le regole delle aziende giapponesi: una lunga programmazione, il lavoro diluito nei mesi doveva portare a fine campionato senza scossoni. Ecco perché le novità arrivano sempre lentamente. Avevi bisogno di un telaio? Ci volevano tre mesi. Ci voleva un motore diverso? Se ne parlava per l'anno successivo. [«Le italiane quindi hanno velocizzato questo processo»] [...] parlerei di Case europee, non solo italiane: sono state sempre molto aggressive, ma in certi anni hanno anche fatto del casino secondo me: nel senso che a volte c'erano troppe novità non provate adeguatamente. A volte hanno sbagliato strada, oppure l'hanno persa, però hanno sempre mantenuto questo spirito aggressivo e una volta che hanno sistemato le cose gli è rimasto. E adesso è quella la mentalità vincente: introdurre novità in continuazione, anche piccole cose, per cercare di migliorare la moto continuamente. Ed è grazie a questa aggressività se sono arrivate a stravolgere gli equilibri. [«Invece i giapponesi non hanno cambiato mentalità, giusto?»] Eh sì. Su questo i giapponesi hanno avuto sempre un approccio conservativo, ed è rimasto: cioè si prova tutto bene e se non dà beneficio non si usa, se il test team non ha provato un pezzo il pilota ufficiale non lo vede mai... Per loro, oggi è come ieri: una volta fatta una moto, si fa una piccola evoluzione e poi il resto lo mettono sulla moto dell'anno dopo. Hanno sempre fatto così. Anche perché negli anni d'oro – da Doohan a Marquez, passando per Valentino – quella moto bastava per vincere: non c'era bisogno di fare evoluzioni frettolose, perciò quando venivano delle idee nuove le si metteva l'anno dopo. Ma adesso l'approccio alle corse impone un continuo sviluppo ed una costante evoluzione.
- [Sulla MotoGP degli anni Duemilaventi, «[...] ha ancora senso, oggi, fare la moto su misura per le esigenze di un pilota?»] Non così tanto, infatti questo è un altro aspetto della MotoGP di oggi. I dati e la tecnologia impongono un lavoro molto diverso per arrivare a rendere efficace la moto, cioè in grado di sfruttare il grip delle gomme. Non è più il periodo in cui il problema si risolve con un telaio dedicato ad un pilota, oppure facendo la moto con le caratteristiche di un determinato pilota. [«Appunto, come accade per le auto di F1»] Sì, perché è sbagliato quello che c'è stato prima! Bisogna prima organizzare il lavoro a casa e in pista, poi coordinare tutto. Il lavoro inizia lì.
- È difficile andare forte in MotoGP senza aver vinto, o quantomeno aver dimostrato il proprio talento nelle altre classi.
- La MotoGP è [...] il nostro vero banco di prova, dove sviluppiamo tecnologia che poi travaseremo.
- Se togli una carena ad una MotoGP oggi non trovi nessuno spazio libero, non riesci ad infilarci un cablaggio, un sensore, niente!
- Arrivare in MotoGP dalla porta di servizio, con l'ultimissima delle moto è difficilissimo: mi chiedo ancora adesso come ho fatto a rimanere qui. Se mi chiedessero: lo rifaresti? Probabilmente no. Ce l'ho fatta, ma un sacco di volte ho pensato di smettere. [...] Non aveva senso continuare: non mi pagavano, venivo criticato, faccio figuracce in mondovisione e vedevo miei coetanei vincere in Moto3 o in Moto2. E io arrivavo sempre ultimo.
- Il fatto è che nell'attuale MotoGP si potrebbe fare un film solo su quello che succede nel primo giro [...] In quella situazione si vede davvero la pazzia dei piloti, sembra che ormai sia diventato come era l'ultimo giro di gara una volta.
- In MotoGP è impressionante, nessuno capisce come quei 45 minuti di gara vadano oltre le possibilità umane, per provare a vincere devi davvero superare il tuo limite, e quello lo puoi scoprire solo in corsa.
- In MotoGP il tempo che vai in moto è niente rispetto a quello che spendi per fare il pilota. E intendo in generale, ma anche nel weekend di gara. Mi sono reso conto che passavo più tempo a guardare i dati che a guidare. Per analizzare un giro da un minuto e trenta magari stai dietro al computer per un'ora.
- In MotoGP se segui l'istinto puoi andare forte un giro ma non sai perché, c'è sempre un metodo. La bravura del pilota è mettere il proprio talento al servizio della moto, capire come usarla. Magari vuoi entrare in una curva a dieci chilometri più forte, se però poi esci venti chilometri più piano è frustrante. C'è tanto metodo e poco istinto, ma quando scappi via da un leone non è che usi il metodo. Nel giro di qualifica deve venirti tutto naturale e a volte è un casino.
- In MotoGP sei responsabile del miglior prodotto di una casa. Stai guidando un pezzo unico, la miglior tecnologia che un marchio può costruire. [...] Hai in mano il lavoro di un centinaio di persone, però a conti fatti ti resta davvero poco tempo per guidare. Mi divertivo di più a casa allenandomi con la moto da cross perché giri, fai...
- Pensavo bastasse solo l'istinto, invece con le MotoGP devi essere metodico. L'istinto serve quando fai un sorpasso, quando dici: lì ci sto. Tutto il resto è metodo, tecnica.
- Se la mia fidanzata mi chiedesse di lasciare la MotoGP? Io lascerei lei, mi sembra ovvio.
- Con una MotoGP un attimo prima sei in sella un attimo dopo ti ritrovi per terra.
- La MotoGP [...] è più focalizzata sulla perfezione, sui tempi, a mio parere un po' più noiosa: Se fai bene ai primi giri il grosso è fatto.
- Per me è sempre stato bello vivere la pista e camminare per il paddock. [...] Invece quando vai in MotoGp tutti stanno nascosti, nessuno può entrare nel motorhome, alle 6 del pomeriggio è già tutto finito e tutti sono andati via. Si vive meno l'atmosfera tipica delle gare. E questo è un po' più triste perché è il bello delle corse: tu corri, la gente può prendere un aperitivo, c'è la musica, ti diverti ad andare a vedere una gara, invece adesso in MotoGP è tutto troppo serio.
- C'è più pressione, più rischi, ma anche più soldi.
- [Nel 2024] In MotoGP negli ultimi anni c'è stata molta spinta [...]. Adesso è come la Formula 1. Vediamo prototipi con molta aerodinamica, sempre più cavalli, un esercito di ingegneri sullo sfondo e molti soldi. Le moto sono davvero, davvero, davvero veloci. Le corse motociclistiche sono sempre pericolose, sì, ma la MotoGP deve riflettere attentamente su dove vuole arrivare. Non devi esagerare. Mi piace la MotoGP come la Formula 1 per moto. Ma oltre 360 chilometri orari in rettilineo? È troppo...
- La MotoGP è brutale, è selvaggia. La potenza, l'accelerazione. Chiunque abbia mai guidato la MotoGP difficilmente troverà qualcosa di paragonabile.
- Nel 2002 è iniziata l'era della MotoGP. È stato un cambio enorme, anzi radicale, rispetto all'epoca delle 500. È arrivata nuova tecnologia, si è cominciato a respirare un'aria diversa. C'era molto entusiasmo, perché si sono aperti nuovi orizzonti: la 500 era ormai in stallo, non aveva più uno sviluppo apprezzabile da diversi anni. Con l'arrivo dei motori a quattro tempi, invece, è stata attuata una vera e propria rivoluzione: sono aumentati notevolmente gli investimenti da parte delle Case, si è iniziato a vedere molti ingegneri nel box, si è spinto pesantemente sullo sviluppo tecnologico, i costruttori di gomme poi hanno fatti altri, enormi, investimenti; ha cominciato a dilagare l'elettronica, che si è messa al servizio dei motori, e nella competizione si sono buttate praticamente tutte le Case più importanti. Quindi, siamo entrati in un circolo vizioso, abbiamo provocato un'incontrollabile escalation: sempre più test, più investimenti, moto sempre più veloci, prestazioni sempre più alte. Tutto più forte, tutto di più, sempre di più. In modo vertiginoso.
- [Nel 2023] Farei dei cambiamenti nel format. Tutte le schifezze devono sparire: niente winglet, niente dispositivi di altezza di guida, niente controllo anti-wheelie, controllo di trazione ridotto al minimo. I costi devono diminuire e le regole devono durare dieci anni, in modo che i costruttori meno performanti possano recuperare. Al giorno d'oggi non ci sono più impennate. Il pilota ha pochi problemi a controllare la moto. Basta aprire il gas su una moto da 280 CV e non succede nulla. È frustrante. Ogni moto ha bisogno dei suoi punti di forza e di debolezza, in modo che la competizione sia equilibrata. Ma al momento tutti si limitano a copiare i migliori, il che fa sì che tutti si muovano nella stessa direzione. Per quanto ami le corse, questo sviluppo mi delude. Abbiamo più elettronica della Formula 1. Questo deve finire. [...] Mi piacciono le cose semplici: le marce corte, trovare la trazione con quello che hai. Mi piace trovare l'aderenza meccanica, trovare il passo, trovare il giusto equilibrio. L'unica cosa che possono fare in questi giorni i piloti è frenare più tardi, rischiare di più sull'anteriore e poi si verificano brutte cadute. Lasciate che la gente faccia errori in uscita dalle curve. Non vogliamo un campionato a moto unica, vogliamo differenze.
- [Nel 2023] L'elettronica sta dominando la MotoGP attuale e questa è una delle più grandi ragioni che mi hanno spinto a lasciare. Io penso una cosa: è figo guidare queste moto, ma ora è tutto controllato. A questi piloti non stanno dando l'opportunità di crescere e capire cosa gli manchi nella guida, dato che tutto è compensato dai controlli. Dovrebbero togliere i controlli, sarebbe tutto più divertente e spettacolare, come lo è il DNA delle due ruote. Invece l'unica cosa che fa la differenza è la frenata e l'entrata in curva. Ormai questa MotoGP sta diventando come la Formula 1 se non peggio, dove a dominare è l'elettronica. Ma queste non sono macchine, bensì moto. Non abbiamo bisogno di muoverci verso quella direzione.
- [Nel 2024] Senza nulla voler togliere ad alcuni piloti, credo che oggi le MotoGP siano molto facili da guidare. In Formula 1 vedi che le due auto di un team di solito sono molto vicine, giusto? Lo stesso accade in MotoGP. Hanno tutte le stesse cose, la stessa elettronica. I piloti non possono più fare la differenza. Adesso escono di curva e hanno tutti il controllo di trazione che lavora allo stesso modo. Non succede nulla, non ci sono errori. È molto facile guidare in questo modo. L'unica area in cui possono fare un po' di differenza è in frenata ed è per questo che vediamo così tanti errori e incidenti in quella fase. Hai le turbolenze create dall'aerodinamica, le gomme anteriori che si surriscaldano. È spiacevole perché non puoi vedere il vero talento. Ci sono piloti, non dirò chi, che riescono a essere davanti o comunque in buone posizioni secondo me non grazie al talento ma grazie a quanto le moto siano sicure e facili. Oggi devi piegare e aprire il gas, fine.